giovedì 30 settembre 2010

L'ultimo dominatore dell'Aria

Quattro sono gli elementi principali della Terra: aria, acqua, terra e fuoco. Nelle quattro regioni del mondo quattro gigantesche nazioni vantano nelle loro fila dei dominatori di uno dei quattro elementi. La nazione del fuoco ha sottomesso gran parte di quella della terra, sta cercando di conquistare quella dell'acqua ed ha sterminato quella dell'aria. Il suo scopo è quello di ottenere il dominio assoluto e di essere l'unica a dominare un elemento sterminando i dominatori degli altri. L'unico che potrebbe opporsi a questa situazione è l'Avatar: colui che è in grado di dominare tutti e quattro gli elementi ed entrare in contatto diretto con gli spiriti che proteggono il mondo. L'Avatar è scomparso ormai da 100 anni.
Uno strano ragazzino tatuato, unico superstite della Nazione dell'Aria, viene ritrovato da due giovani, fratello e sorella, durante una caccia nelle terre del ghiaccio del sud avvolto in una sfera di ghiaccio. Il bambino, di nome Aang, viene riconosciuto come l'Avatar ed in compagnia di Katara, l'unica dominatrice dell'acqua della tribù, e suo fratello viaggerà per il mondo per liberarlo dall'oppressione della Nazione del Fuoco ed acquisire la capacità di dominare tutti gli elementi. Dovrà, altresì, guardarsi dai suoi avversari che, per un motivo o per l'altro, tenteranno di farlo prigioniero e cercheranno di impedirgli di formarsi pienamente.

I trailer promettevano un gran film, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica del cartone animato americano "Avatar - La leggenda di Aang", di cui non ho mai beneficiato della visione, assomiglia molto a "La tigre e il dragone" in versione teen ager. Vi troviamo un piccolo Yellow Kid che a bordo di un Totoro gigante vola per il mondo con il tonto e la bella e nei suoi sogni parla con il Fortunadrago de "La Storia Infinita". La scelta del regista di far prevalere le emozioni all'azione non paga sul piano del ritmo narrativo. La voce fuori campo di Katara racconta la storia come se fosse già avvenuta insinuando il finale della trilogia nella mente dello spettatore. Il gran lavoro di costruzione delle ambientazione, scenografie curate e mecha degli oggetti e veicoli vengono sacrificati con la scelta di proporre il film in un 3D non nativo, ma realizzato in post produzione (assolutamente inutile se non per cavalcare la moda ed incassare la maggiorazione del biglietto) il cui unico effetto è quello di procurare fastidio per via degli occhialini da indossare per di 100 minuti. Il bambino protagonista è sicuramente bravo nelle arti marziali, ma come attore non è, a mio parere, all'altezza di un film di tale portata, chi si dimostra all'altezza è Dev Patel (Millionair), ma il più convincente si rivela Shaun Toub, nei panni dello zio dell'antagonista. A quanto esposto fino ad ora non resta che aggiunge un montaggio realizzato con l'accetta e l'inserimento di scene utili solo per allungare il brodo, che rallentano ulteriormente il ritmo, e dopo una shekerata siamo pronti a vedere il poco saporito cocktail realizza da M. Night Shyamalan.

Peccato che dopo il successo de "Il Sesto Senso" ed il godibile, ma per appassionati, "The Unbreakable" il promettente regista indiano non riesca più a realizzare un'opera convincente.

Se potete evitare di vederlo, fatelo.

Titolo originale The Last Airbender

Anno 2010
Durata 103 min

Genere avventura, fantastico
Regia L'ultimo dominatore dell'Aria
Sceneggiatura M. Night Shyamalan
Produttore M. Night Shyamalan, Frank Marshall, Sam Mercer

Interpreti e personaggi
Noah Ringer: Aang
Nicola Peltz: Katara
Jackson Rathbone: Sokka
Dev Patel: Zuko
Aasif Mandvi: Comandante Zhao
Shaun Toub: Iroh
Cliff Curtis: Signore del Fuoco Ozai
Jessica Andres: Suki
Summer Bishil: Azula

Doppiatori italiani
Federico Bebi: Aang
Lilian Caputo: Katara
Davide Albano: Sokka
Andrea Mete: Zuko
Franco Mannella: Comandante Zhao
Gaetano Varcasia: Iroh
Roberto Pedicini: Signore del Fuoco Ozai
Virginia Brunetti: Azula

mercoledì 29 settembre 2010

Giustizia Privata

In una serata normale, in attesa della cena, alla porta della famiglia Shelton, padre madre ed una figlia, qualcuno bussa. Clyde va ad aprire e viene colpita al volto da una mazza da baseball. Due criminali entrano in casa sua per derubarlo, ucciderlo, stuprare moglie e figlia ed uccidere anche loro.
La moglie e la figlia muoiono, lui sopravvive e riesce a riconoscere i due che gli hanno distrutto la vita. In tribunale però una falsa confessione rilasciata da uno dei due assassini gli permette di incastrare il suo socio e scontare una lieve pena. Il tutto per la paura dell'avvocato di Shelton, Nick Rice, di perdere la causa e rovinare la sua media del 96% di processi vinti. All'uscita dall'aula, durante l'incontro con i giornalisti, il criminale, Darcy, si avvicina a Rice e gli stringe la mano ringraziandolo. La scena non sfugge a Shelton.
Passano dieci anni. E' il giorno della condanna a morte del complice di Darcy, ma quella che doveva essere una silenziosa iniezione letale si trasforma in un supplizio. Poche ore dopo è il turno di Darcy, ancora in libertà e drogato, di scomparire e poi essere ritrovato fatto a brandelli dalla polizia.
E' l'inizio della cruenta vendetta tramata nell'ombra per un decennio contro il sistema giuridico da parte di Clyde Shelton. Catturato e sbattuto in cella di isolamento riesce lo stesso a compiere ed educare Rice al rispetto delle persone che difende.

Mai durante un proiezione cinematografica ho sentito chiacchierare tanto. Durante la messa in atto della vendetta di Shelton chiunque in sala si sentiva libero di commentare ed apprezzare lo svolgersi delle azioni.
Il film è un buon thriller con una meccanica di svolgimento accattivante. Il mistero su come il protagonista riesca ad impartire le sue lezioni al suo ex avvocato è lo stimolo portante per trattenere l'attenzione dello spettatore. Il finale, di una storia difficile da risolvere in modo stupefacente, pone interrogativi sul fatto che non si potesse compiere in un modo differente e, forse, migliore. La trama si perde alcuni personaggi lungo il suo corso a qualche dettaglio avrebbe potuto essere meglio curato, ma il tutto viene cancellato dalla intrigante dinamica della messa in opera degli omicidi.
Il cast è ricco di caratteristi di alto livello ed i due protagonisti tengono bene la scena: Gerard Butler con la sua irridente faccia da schiaffi accompagnato in quest'avventura da un Jamie Foxx "già visto" (gli atteggiamenti richiamano il discografico di Dreamgirls) che però ben si adatta al ruolo dell'avvocato arrivista a discapito di tutto.

Intrigante e complesso, con un finale migliorabile, da vedere e scervellarsi.

Titolo originale Law Abiding Citizen

Anno 2009
Durata 109 min

Genere drammatico, thriller
Regia F. Gary Gray

Interpreti e personaggi
Gerard Butler: Clyde Shelton
Jamie Foxx: Nick Rice
Colm Meaney: Detective Dunnigan
Bruce McGill: Jonas Cantrell
Leslie Bibb: Sarah Lowell
Michael Irby: Detective Garza
Regina Hall: Kelly Rice
Christian Stolte: Clarence Darby
Viola Davis: Sindaco
Michael Kelly: Bray
Josh Stewart: Rupert Ames
Roger Bart: Brian Bringham

Doppiatori italiani
Luca Ward: Clyde Shelton
Roberto Draghetti: Nick Rice
Carlo Valli: Detective Dunnigan
Franco Zucca: Jonas Cantrell
Chiara Colizzi: Sarah Lowell
Fabio Boccanera: Detective Garza
Christian Iansante: Clarence Darby

Capitan America - Rinato



Alla fine della Guerra Civile, a seguito della vittoria della fazione pro-registrazione dei superumani, Capitan America era stato catturato e portato a processo. Un processo al quale non arrivò mai. La sua compagna, Sharon Carter, gli sparò proprio sulle scale del tribunale. Sotto controllo mentale da parte del Teschio Rosso, Sharon, sparò a Capitan America con una particolare pistola creata dallo scienziato nazista Armin Zola. La particolare arma non solo uccise il corpo di Steve Rogers, ma ne separò anche la coscienza. La ribellione di Sharon al condizionamento mentale del Teschio mandò i piani dei due criminali all'aria e permise alla mente di Steve di rivivere, all'infinito, la sua vita passata.
Non tutto era perduto per il Teschio, aveva ancora una mossa da giocare , ma l'intervento dei Vendicatori e del vecchio aiutante di Cap, il nuovo Capitan America, James "Bucky" Barnes, chiamati da Sharon, mise fine ad ogni sua speranza. La coscienza di Steve Rogers prese nuovamente possesso del suo corpo che combattè fianco a fianco dei suoi salvatori ai piedi e dentro il Lincon Memorial per eliminare il Teschio.
Prima di riprendere il totale controllo della sua mente e del suo corpo Steve ebbe un'ultima visione, ma non del suo passato, bensì di un possibile futuro.
Due Capitan America sono ora in attività l'ex Soldato d'Inverno Bucky e Steve Rogers. Entrambi provenienti dal passato dove erano spalla l'uno dell'altro devono, ora, decidere chi impugnerà il mitico, ed unico, scudo simbolo dell'eroe.

Al solito. Ed Brubaker costruisce una nuova intrigante storia di un ciclo ad alto livello. Decidere chi, alla fine, impugnerà lo scudo non sarà stato facile vista la crescita di tutti i personaggi nell'arco narrativo da lui creato. Il fatto che Capitan America dovrà scontrarsi con il Capitan America Impazzito degli anni 50 è una chicca ulteriore. Le storie scritte dal soggettista responsabile della serie sono riuscite a ridonare linfa vitale ad una serie che sembrava destinata, nonostante la forza e l'importanza dell'eroe creato da Joe Simon e Jack Kirby 70 anni fa, a morire su se stessa. Con il suo stile narrativo, la scelta di disegnatori moderni ed incisivi, è riuscito a riportare l'attenzione su questo personaggio, tanta da far si che venisse messa in cantiere una trasposizione cinematografica. Il tutto senza escludere i nuovi lettori e coloro che si avvicinano al mondo di Cap per la prima volta. Le origini di ogni personaggio storico della saga sono state rinarrate brevemente in modo da permettere a chiunque di poter fruire a pieno dei character.

Al momento, ogni storia scritta da Brubaker si è sempre rivelata interessante. Un ciclo da non perde

lunedì 27 settembre 2010

Twilight

Figlia di genitori separati, Bella, raggiunge il padre inafettivo, sceriffo nella cittadina, a Forks in seguito alla decisione della madre e del suo nuovo compagno di lasciare Phoenix.
Nei primi giorni di scuola conosce quelli che diverranno i suoi nuovi amici e la strana famiglia Cullen. Edward, l'unico dei cinque senza ancora una compagna, la colpisce e lei colpisce lui. Dopo una lezione di biologia sulle cipolle iniziano un rapporto di scorbutica amicizia, che presto si evolve nella naturale attrazione tra adolescenti.
L'unico problema che si para sulla loro strada è che Edward fa parte della stirpe dei vampiri, come tutti i membri della sua famiglia. Vampiri che, però, rispettano la natura umana e si nutrono solo del sangue di animali. L'amore non ha frontiere e Bella, per nulla intimorita di questa situazione, accetta l'invito a pranzo della famiglia Cullen ed il conseguente invito alla partita di baseball familiare. Qui si presentano loro altri vampiri in transito, non "vegetariani", che adocchiano Bella e ne vogliono far spuntino.
I Cullen si prodigano per proteggerla e mantenerla in vita.

Un film adolescenziale arricchito di soprannaturale con vampiri un po' particolari. Gli esseri soprannaturali creati dalla Meyer vivono alla luce del giorno, non mangiano, non dormono, si riflettono negli specchi, si lasciano fotografare e sono dotati di poteri paranormali (a voi il compito di scoprire quali caratteristiche fanno parte del mito classico e quali no).
Gli effetti speciali, nonostante la ILM che se ne occupa, sono al limite del ridicolo, lo stile recitativo ricorda quello degli attori del Beverly Hills 90210 degli anni '90, la regia è fluida ed interessante adatta al genere. La trama, dei 117 minuti totali, occupa più o meno una 20 di minuti, il resto è psicodramma adolescenziale per ragazzine. Belloni e bellocci si affiancano belline e bellocce per tutta la pellicola.
Al fine il risultato è un 3 metri sopra il cielo in versione vampiro, senza i dialoghi di Moccia, con attori americani ed un gran lavoro dei doppiatori italiani per dare un po' di spessore al tutto. La somma da: un fenomeno mondiale per ragazzine e teenager che gli adulti, giustamente, faticano a capire fino in fondo.

Sinceramente tra un leone vegetariano ed un agnello stupido ti aspetti che spunti, non dico un cavallo goloso od un delfino curioso, ma almeno Buffy a sistemare un po' di questioni in sospeso.

Meno peggio di quanto ci si possa aspettare. Per una serata leggera in una settimana pesante.

Titolo originale Twilight

Anno 2008
Durata 117 min

Genere fantastico, romantico
Regia Catherine Hardwicke
Soggetto dal romanzo di Stephenie Meyer
Sceneggiatura Melissa Rosenberg

Effetti speciali Industrial Light & Magic

Interpreti e personaggi
Kristen Stewart: Bella Swan
Robert Pattinson: Edward Cullen
Peter Facinelli: Carlisle Cullen
Elizabeth Reaser: Esme Cullen
Ashley Greene: Alice Cullen
Billy Burke: Charlie Swan
Taylor Lautner: Jacob Black
Jackson Rathbone: Jasper Hale
Nikki Reed: Rosalie Hale
Kellan Lutz: Emmett Cullen
Cam Gigandet: James
Edi Gathegi: Laurent
Rachelle Lefevre: Victoria

Doppiatori italiani
Federica De Bortoli: Bella Swan
Stefano Crescentini: Edward Cullen
Sandro Acerbo: Carlisle Cullen
Giò Giò Rapattoni: Esme Cullen
Ilaria Latini: Alice Cullen
Christian Iansante: Charlie Swan
David Chevalier: Jacob Black
Davide Albano: Jasper Hale
Laura Lenghi: Rosalie Hale
Marco Vivio: Emmett Cullen
Massimiliano Alto: James

Inception

Ai giorni nostri esistono persone che hanno le idee, persone che le sfruttano e persone, come Dom Cobb, che le rubano. Cobb e la sua squadra, però, non rubano le idee una volta espresse le rubano dai sogni della gente. Con un metodo chiamato Inception, innesto, penetrano nella mente nella gente e vi vivono fino a quando non raggiungono l'obiettivo prefissato.
La sfida più grande sarà loro proposta da una vittima della loro tecnica: Mr. Saito. Giapponese, ricco ha il timore che dopo la morte del suo avversario nel campo dell'energia, Maurice Fisher, il figlio, unico erede, Robert decida di acquisire anche la sua azienda. Dopo aver subito un tentativo di innesto da Cobb ed esserne scampato gli offre la soluzione al problema che lo tormenta da una vita per innestare a Robert l'idea di frazionare l'impero del padre e crearne uno nuovo con le sue mani.
L'unico desiderio di Cobb, ritornare negli Stati Uniti per riabbracciare i suoi figli, è ad un passo. Recluta nuovi membri per il suo team. Per prima l'architetto dei sogni nei quali dovranno muoversi, Ariadne, poi membri di supporto importanti come il preparatore di droghe Yusuf, e lo stratega Eames. Insieme rapiscono Robert mentre si reca al funerale del padre e tentano l'innesto.
Un sogno che si sviluppa su tre livelli di incoscienza che, alla fine, darà un frutto.

Di Inception, scritto, prodotto e diretto da Christopher Nolan e interpretato da Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Marion Cotillard, e Cillian Murphy, è un film che non si può raccontare senza rischiare di svelare dettagli che possano rivelare snodi fondamentali della trama.
Costato tra i 150 e i 200 milioni di dollari, un'idea sviluppatasi nella mente del regista per 12 anni è sicuramente uno dei film più completi ed articolati proposti recentemente all'attenzione del grande pubblico.
Per tutta la durata della pellicola si affastellano nella mente dello spettatore indizi, supposizioni, domande che si risolvono tutte nel momento in cui Nolan decide che è il caso di tirare i fili. Tutti tranne uno che viene instillato nella mente del fruitore all'ultimo istante utile.
Ottimi dialoghi, attori nella parte dal primo all'ultimo secondo, un buon Di Caprio, una intrigante Ellen Page, camei di rilievo ed un manipolo di attori che il regista ben conosce il tutto condito da effetti speciali stupefacenti contribuiscono al miglior film degli ultimi anni.

Non vincerà l'Oscar, visto l'andazzo degli ultimi anni, ma il pubblico non se lo dimenticherà facilmente.

Da vedere senza esitazioni.

Titolo originale Inception

Anno 2010
Durata 148 min

Genere fantascienza, thriller
Regia Christopher Nolan
Sceneggiatura Christopher Nolan
Produttore Emma Thomas, Christopher Nolan
Casa di produzione Syncopy, Warner Bros. Pictures Group
Distribuzione (Italia) Warner Bros.

Interpreti e personaggi
Leonardo DiCaprio: Dom Cobb
Joseph Gordon-Levitt: Arthur
Ellen Page: Ariadne
Tom Hardy: Eames
Ken Watanabe: Mr. Saito
Dileep Rao: Yusuf
Cillian Murphy: Robert Michael Fischer
Tom Berenger: Peter Browning
Marion Cotillard: Mal Cobb
Pete Postlethwaite: Maurice Fischer
Michael Caine: Miles
Lukas Haas: Nash

Doppiatori italiani
Francesco Pezzulli: Dom Cobb
Andrea Mete: Arthur
Alessia Amendola: Ariadne
Francesco Bulckaen: Eames
Haruhiko Yamanouchi: Mr. Saito
Gaetano Varcasia: Yusuf
Simone D'Andrea: Robert Michael Fischer
Claudia Catani: Mal
Franco Zucca: Maurice Fischer
Dario Penne: Miles

mercoledì 22 settembre 2010

Dylan Dog - Il Santuario

Speciale Dylan Dog n. 24, annuale
Il santuario

Soggetto e sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Giovanni Freghieri
Copertina: Angelo Stano

Se non hai soldi per pagare le bollette e sei costretto a vendere tutto quello che hai in casa, se su un giornale leggi che un tuo vecchio amico potrebbe essere in pericolo allora accetti anche un caso strampalato ed il suo cospicuo anticipo monetario pur di risollevare la situazione. Così fa anche Dylan Dog. Dalle ultime informazioni giornalistiche sembra, infatti, che un uomo uccello sia stato avvistato su una misteriosa isoletta poco al largo dell'Inghilterra. Nonostante il mal di mare cronico, l'old boy, prende a noleggio una barchetta per investigare. Sulla sua rotta verso l'isola incontra uno yacht con a bordo il suo vecchio amico Lord Wells ed altri studiosi mandati dal proprietario dell'isola ad indagare. Eh si perché l'isola è di proprietà di un magnate che la vuole trasformare in un luogo di villeggiatura, ma ha riscontrato qualche problema. I suoi operai sono stati ripetutamente attaccati da stormi di uccelli, anche rari od estinti, e sono fuggito. Per non vedersi sfuggire anche l'investimento ha deciso di risolvere la situazione e le persone che ha inviato in missione non sono proprio tutte ciò che dicono di essere.
Dylan si troverà, suo malgrado, membro di una spedizione sanguinaria e cinica che lo alienerà e lo spingerà con sempre più fervore a tentare di salvare la fauna locale ed il suo amico ritrovato, Birdy.

Si sa che Dylan Dog è la serie con la quale vengono veicolati la maggior parte dei messaggi sociali da parte della Bonelli, ma la campagna anticementificazione degli ultimi mesi inizia ad essere pesante. Aggiungiamo la sceneggiatura debole, pomposamente definita ispirata da "Uccelli" di Hitchcok, in cui si mischiano Lost ed Harry Potter a reazioni eccessivamente inaspettate degli amici di Dylan e ci troviamo in questa storia. Partita bene la Barbato ora si rannicchia su se stessa con la necessità di stupire a tutti i costi, bisognerebbe spiegarle che, ogni tanto, una storia meno contorta può stupire altrettanto quanto altre più articolate.
I disegni di Freghieri rispecchiano il suo stile classico, luminosi anche nel buoi, ma sono stentorei nei dettagli. Nonostante dia un buon ritmo alla narrazione viene rallentato dalla storia stessa e dai piccoli buchi lasciati nella sceneggiatura dall'autrice.

Da uno speciale, vuoi per il prezzo, vuoi per il numero di pagine, ci si aspetta sempre qualcosa di più che da un numero regolare; una volta era così. Negli ultimi anni ed un po' in tutte le collane questa buona abitudine è andata persa. Lo speciale del 24esimo anno di Dylan Dog non fa eccezione.

Per favore impegnatevi un po' di più per il piacere dei vostri lettore che, invecchiando, diventano sempre più esigenti.

martedì 21 settembre 2010

Ciao Sandra.

Nathan Never - Poteri mentali

Nathan Never n. 232, mensile
Poteri mentali

Soggetto e sceneggiatura: Mirko Perniola
Disegni: Germano Bonazzi
Copertina: Roberto De Angelis

Un ragazzino dalla faccia sfregiata appare alla moglie del più ricco e famoso magnate televisivo di New Al Khurtum e dice di essere suo figlio, ma prima di ulteriori spiegazioni viene messo in fuga dalle guardie del corpo. La donna ne rimane turbate, perché in effetti lei ha avuto un figlio nato morto che ora dovrebbe avere la stessa età del ragazzo che ha avuto di fronte, ed ingaggia l'Agenzia Alfa per risolvere il mistero. Nathan Never indaga e con facilità risolve l'arcano.

Ci si chiede quando la finiranno di proporci e farci pagare storie spazzatura come questa. I complimenti più sentiti per Perniola che riesce ad imbastire una trama di luoghi comuni, ovvietà, assenza di pathos che se fosse possibile premiare con il trogolo d'oro lo meriterebbe tutto. Persino il buon Bonazzi non riesce a trovare spunti decenti per dimostrarsi all'altezza del suo passato. Disegni schematici, tagliati con l'accetta, distribuzione delle vignette casuale per la quale la lettura ne risulta imbastita.
L'unico a salvarsi il solito De Angelis che fa di un frame della storia una copertina incisiva.
Si vede che in Bonelli hanno altro per la testa ed anziché realizzare con cura gli albi mensili sono concentrati sulla futura saga dei mondi. Speriamo, almeno, che ne valga la pena dato che ne stiamo pagando lo scotto da mesi (da prima dell'inizio della saga della Compagnia).

Rivoglio i soldi!

Invictus

Il Sudafrica del 1994 sta subendo grandi cambiamenti il nuovo Presidente è l'ex manifestante per i diritti umani e combattente contro l'apartheid, il nero, Nelson Mandela.
La paura dei bianchi che hanno sempre dominato il paese è palpabile, la voglia di rivalsa dei neri altrettanto. La criminalità è in aumento e la vita del Presidente costantemente in pericolo.
Una delle prime apparizioni in pubblico è per assistere ad un incontro di rugby tra l'Inghilterra ed il Sud Africa. Tra fischi ed applausi Mandela entra in campo, saluta i giocatori ed al termine si siede in tribuna. Il suo occhio non può far a meno di osservare come i bianchi tifino per la squadra di casa mentre i neri per gli ospiti. Da qui nasce un idea: rafforzare lo spirito della nazione utilizzando una chiave universale come lo sport.
Manca un anno alla Coppa del Mondo di rugby che lo stesso Sud Africa organizza e Mandela convoca il capitano della nazionale François Pienaar, figlio di una famiglia bianca preoccupata per il suo futuro, per una chiacchierata. Il carisma dell'uomo che ha vissuto per 26 anni in un carcere, isolato su un'isola, in una cella di 3 metri quadri, dormendo su uno stuoino, lo colpisce dritto allo stomaco. Al suo ritorno tra i compagni vede il mondo con occhi diversi.
L'opera di avvicinamento alla Coppa del Mondo si alterna tra allenamenti e contatto della squadra con le città satelliti nelle periferie delle metropoli.
Il Sud Africa, con forza, volontà ed il sostegno di un sempre maggior numero di cittadini sudafricani arriva a disputarsi la finale della Coppa del Mondo contro gli All Blacks neozelandesi.
Il sogno di un uomo, l'utopia di una nazione unita sotto un unico vessillo, sono ad un passo dal realizzarsi.

Vedendo la lista dei vincitori dei premi Oscar degli ultimi tre anni stupisce come questo film non abbia ottenuto il premio nell'ultima edizione, febbraio 2010.
Il film su un uomo ed il suo sogno è un mirabile sforzo di equilibrio tra la narrazione cinematografica e la cronaca documentaristica di quegli anni. Eastwood, si perché è lui l'uomo dietro alla macchina da presa, analizza il mito Mandela senza retorica, senza enfasi e senza piaggieria. Il ritratto che ne esce è quello di un uomo forte e carismatico che riesce ad ottenere quello che vuole con l'impegno ed il lavoro che profonde, ma anche con i problemi personali di ogni essere umano come il difficile rapporto con la sua famiglia. Chi viene a contatto con lui, lo stesso Pienaar ne è un esempio, trova nuove ragioni per migliorare la sua vita ed aiutare questo piccolo uomo a creare il suo sogno: la nazione arcobaleno. Nazione che inizia a vivere dal primo giorno dell'insediamento di Madiba al palazzo del governo quando, solo con le parole, riesce ad impedire la diaspora degli impiegati bianchi assumendone, anzi, di nuovi anche per la sua guardia personale.
Il film è un'opera vicina alla perfezione. Abbiamo davanti agli occhi la storia di Mandela, ma tutte le sue azioni vengono riflesse su Pienaar, l'uomo comune in ruolo chiave, una scelta narrativa interessante e ben costruita. Mai una battuta fuori posto e una colonna sonora che calza come un guanto fanno il resto.
SE Clint è stato all'altezza, forse anche oltre, della sua fama di regista altrettanto si può dire degli attori protagonisti: Morgan Freeman, Nelson Mandela e Matt Damon, François Pienaar, in gran spolvero.
Forse è facile fare un film che parli di un uomo così importante, forse no. Sta di fatto che questo lungometraggio sarebbe di buon metodo per insegnare la storia moderna a chi la snobba, per dimostrare loro come un solo uomo possa fare molto per coloro che gli sono vicino. Fosse anche un'intera nazione.

Titolo originale Invictus

Anno 2009
Durata 133 min

Genere drammatico, biografico
Regia Clint Eastwood

Casa di produzione Warner Bros. Pictures

Interpreti e personaggi
Morgan Freeman: Nelson Mandela
Matt Damon: François Pienaar
Adjoa Andoh: Brenda Mazikubo
Tony Kgoroge: Jason Tshabalala
Julian Lewis Jones: Etienne Feyder
Patrick Mofokeng: Linga Moonsamy
Matt Stern: Hendrik Booyens
Leleti Khumalo: Mary
Marguerite Wheatley: Nerine Winter Pienaar
McNiel Hendriks: Chester Williams
Scott Eastwood: Joël Stransky
Patrick Lyster: Mr. Pienaar
Penny Downie: Mrs. Pienaar
Zak Feaunati: Jonah Lomu
Grant L. Roberts: Ruben Kruger

lunedì 20 settembre 2010

Lasciami entrare

Nel 1981 a Stoccolma, in un sobborgo della città, misteriose morti per dissanguamento iniziano ad avvenire. Gli articoli di giornale al riguardo interessano un dodicenne di nome Oskar, vittima dei bulli della sua scuola, che inizia a sognare di difendersi da loro e di dissanguarli con il coltellino che si porta appresso. Il ragazzo è timido ed introverso, vive una situazione familiare complicata abitando con la madre separata ed il padre lontano, ed una sera fa amicizia con una sua vicina di casa, all'apparenza coetanea, dalle strane abitudini. La ragazzina di nome Eli sembra non patire il freddo, amare l'uscire dopo il tramonto ed è dotata di una particolare agilità. L'amicizia di fa sempre più salda e profonda fino al punto che Eli confessa ad Oskar di avere si 12 anni ma da tanto tempo: è una vampira e si nutre di sangue per sopravvivere. L'adulto con il quale viveva, e che ora è defunto, era il suo mezzo per procurarsi il nutrimento.
La rivelazione un po' inquieta Oskar, ma l'amicizia regge anzi gli dà forza per affrontare i bulli che lo minacciano giornalmente.

Un film che volendo trattare di vampiri apre una finestra sui comuni problemi della società svedese, e non solo, quali il bullismo, la sociopatia, la droga, la diffusione della criminalità giovanile, la pedofilia, la prostituzione, l'omicidio.
Riprese lente, neve a iosa, introspezione a livelli profondi. Tratto dal romanzo omonimo cerca di rispecchiarne al massimo la carica sociale trattando storie parallele a quella principale in modo completo e vivo.
Nonostante i premi vinti e i riconoscimenti ottenuti, personalmente, ritengo che non catturi lo spettatore per tutta la durata della, lunghissima, pellicola. Una narrazione più snella avrebbe consentito una visione più intensa. La carica di sensibilità con la quale tratta argomenti delicati è, però, veramente apprezzabile ed adatta.
Un remake americano autorizzato è stato girato nel 2010, prodotto dalla Hammer, diretto da Matt Reeves con Chloe Moretz e Kodi Smit-McPhee nei panni dei piccoli protagonisti.

Lento e lungo. Anche se tratta temi importanti e sensibili ed ha vinto molti premi non mi sento di consigliarlo, forse per lo stile svedese della pellicola. Magari con la riedizione americana potrebbe andare meglio.

Titolo originale Låt den rätte komma in
Lingua originale svedese
Paese Svezia
Anno 2008
Durata 114 min

Genere horror, drammatico
Regia Tomas Alfredson
Soggetto e Sceneggiatura John Ajvide Lindqvist

Interpreti e personaggi
Kåre Hedebrant: Oskar
Lina Leandersson: Eli
Per Ragnar: Håkan
Henrik Dahl: Erik
Karin Bergquist: Yvonne
Peter Carlberg: Lacke
Ika Nord: Virginia
Mikael Rahm: Jocke

Premi
Kansas City Film Critics Circle Awards 2009: miglior film straniero
BIFFF 2009: Corvo d'Oro per il miglior film
Scream Awards 2009: miglior film straniero
British Independent Film Awards 2009: miglior film straniero
Fantastic'Arts 2009: Grand Prix per il miglior film e Premio della critica
Méliès d'oro 2008

Benvenuti a Zombieland

Da due mesi gli Stati Uniti sono stati invasi da Zombie. L'evento si è sviluppato a seguito del probabile mutamento del virus della mucca pazza in una versione più aggressiva che in breve tempo fa aumentare la temperatura corporea degli esseri umani fino a fondere il cervello. Tale variazione non uccide le persone, ma le trasforma in zombie affamati di carne umana.
Il narratore, protagonista della vicenda, è Columbus, nome assegnatogli dal suo improbabile compagni di viaggio Tallahassee, in base al luogo in cui si vuole recare, attraverso gli Stati Uniti intento a tornare a casa per verificare che i suoi genitori siano ancora in vita. In questi casi le vicende non vanno come si vorrebbe, infatti dopo essere stato attaccato nel suo appartamento e sfuggito alla fame della sua vicina, nome in codice ed aver preso la decisione di partire Columbus è costretto a trovare un passaggio da uno dei pochi umani superstiti, Tallahassee.
Seguendo una serie di regole per sopravvivere, tra le quali:
1."Cardio";
2. "Doppio colpo" ("borsa con chiusura a zip" in una scena eliminata);
3. "Attenzione ai bagni";
4. "Indossare le cinture di sicurezza";
6. "Padella in ghisa";
7. "Viaggiare leggero";
8. "Prendi un partner che spacca";
12. "raccogli asciugamani di carta";
15. "Palla da Bowling";
17. "(Non) essere un eroe";
18. "Scaldarti";
21. "Evitare strip club";
22. "Quando in dubbio, mantieni una via d'uscita";
29. "Trova una controfigura";
31. "Controlla il sedile posteriore";
32. "Goditi le piccole cose";
33. "Coltellino svizzero";
i due si avventurano attraverso gli stati facendo la conoscenza di una copia di ragazze, Wichita e Little Rock, una di circa 20 e l'altra 12 anni, furbe e scaltre che gli rubano la macchina per ben due volte e poi si aggregano a loro, capendo che in una tale situazione l'unione fa la forza.
Metà dei quattro superstiti è Pacific Playland, un parco giochi dove si narra che non vi siano zombie. Arrivate a destinazione prima degli altri Wichita e Little Rock accendono tutte le luci ed attrazioni del parco ed iniziano a godersi momenti spensierati, ma la loro mossa attrae i non morti delle vicinanze che le intrappolano su un'attrazione. L'arrivo di Columbus e Tallahassee potrebbe essere provvidenziale, ma la situazione è molto critica.

Il film è un originale incrocio tra "Io sono leggenda" e "La notte dei morti dementi". Un horror sgangherato in cui non mancano le scene splatter ed un umorismo sagace. L'introduzione delle regole, che potrebbero essere utili allo spettatore in caso il mondo si popolasse davvero di zombie, e l'elezione dello Zombie morto della settimana sono davvero divertenti. Al tutto aggiungiamo un memorabile cameo di Bill Murray ed il film non può essere meno che imperdibile.
Convincente l'interpretazione di tutti i protagonisti, lo script ed il make up dei morti viventi. Il tutto contribuisce a creare una film che, a mio parere, diverrà di culto. Uscito negli Usa ad Ottobre 2009 non è mai approdato, inspiegabilmente, sui grandi schermi italiani nonostante i trailer nei cinema (sta succedendo sempre più spesso, altra vittima è "9" di Tim Burton), ma direttamente, a quasi un anno di distanza, in home video a Settembre 2010.

Da vedere, per spaventarsi e divertirsi.

Titolo originale Zombieland

Paese USA
Anno 2009
Durata 81 minuti

Genere commedia, horror
Regia Ruben Fleischer

Interpreti e personaggi
Woody Harrelson: Tallahassee
Jesse Eisenberg: Columbus
Emma Stone: Wichita
Abigail Breslin: Little Rock
Amber Heard: 406
Bill Murray: Se stesso
Doppiatori italiani
Gaetano Varcasia: Tallahassee
Davide Perino: Columbus
Manlio De Angelis: Bill Murray

venerdì 17 settembre 2010

Supreme Power (J.M.Straczynski, Gary Frank)

Una coppia in crisi, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, assiste ad un evento eccezionale: una navicella spaziale, con a bordo un bambino, precipita davanti ai loro occhi. La donna non si fa pregare e raccoglie il bambino, lo interpreta come segno divino per tenere in piedi il matrimonio. Poche ore dopo alla loro porta bussano degli agenti governativi che sequestrano il piccolo.
Gli Stati Uniti d'America, dall'amministrazione Carter a quella di Bush figlio, si prendono cura di lui. Lo fanno crescere in un ambiente controllato, gli instillano le doti del perfetto americano, lo rendono devoto alla patria per poter ottenere la sua incondizionata fiducia e lo sfruttamento dei poteri fantastici che hanno osservato in lui: l'udito, la vista, la velocità, la forza sono al di fuori di qualsiasi schema umano, in più la capacita di volare ne fanno un superuomo.
Una volta formato, questo patriota provetto, viene impiegato per scopi militari sui fronti di guerra dell'Iraq e dell'Afghanistan.
Un giornalista curioso nota le anomalie nelle strategie di battaglia dell'esercito americano, osserva come certe operazioni siano troppo facili ed inizia ad indagare. Il suo investigare lo porta a scoprire informazioni sul Progetto Hyperion, ne viene sconvolto. A breve, guidato dall'intelligence americana, pubblica un articolo, futuro vincitore del premio Pulitzer, in cui svela al mondo che Mark Milton è Hyperion, è dotato di superpoteri ed è il difensore dell'America.
Il nuovo ruolo sorprende Mark, e scontenta i politici e gli scienziati che ne hanno seguito e finanziato la crescita. Grandi interessi iniziano a ruotare introno a lui.
La rivelazione al mondo che esiste un superuomo fa uscire allo scoperto altri personaggi simili a lui. Uno su tutti è Blur, ragazzo di colore, figlio di madre vedova e della campagna americana, sopravvissuto ad una forte malattia e ripresosi dotato di ipervelocità. Un altro è il misterioso Nottolole, uomo di colore non dotato di poteri, ma mosso da vendetta contro la razza bianca per l'assassinio di suo padre e sua madre da parte di razzisti.
Durante le sue missioni sul suolo di casa Mark viene colto da dubbi ed incertezze, alla comparsa di quelli che lui ritiene due simili non esita a contattarli, ma i dubbi non fanno altro che crescere fino a spingerlo a ribellarsi contro le autorità che l'hanno cresciuto. Autorità che nel frattempo si sono impossessate del cristallo che faceva funzionare l'astronave che aveva portato l'alieno sulla Terra. Cristallo che è sfuggito al loro controllo e si è innestato nel corpo di un mercenario trasformandolo nella nemesi obbligata di Hyperion.
Ad indirizzare le azioni ed i pensieri di Mark appare una ragazza di nome Zarda, anche lei aliena e designata altra sua metà, che gli racconta parte, confusa, della storia del loro passato.
Stanco dei soprusi di un genere umano inferiore e gretto Hyperion si ribella e dimostra come lui possa disporre della vita di coloro che l'hanno schiavizzato per anni, per ottenere di essere lasciato in pace.

J.M.Straczynski è in ottima forma e lo si vede. La sua rilettura dei miti classici dei fumetti DC e Marvel è strabiliante, avvincente, mai noiosa. Tanta carne al fuoco viene messa in queste, più di 400, pagine e molte domande rimangono aperte. Possiamo tranquillamente riconoscere nei nuovi personaggi la matrice originale:
Blur, modernizzazione di Flash, nato nel 1934, è l'umano con il potere alieno della velocità;
Nighthawk, Nottolone basato su Batman, del 1939, e sui suoi problemi, non ha superpoteri, ma la vendetta ed i soldi lo rendono estremamente pericoloso;
Zarda, riscrittura dell'amazzone Wonder Woman, del 1941, rinasce dopo 2000 anni di attesa per soccorrere Hyperion in pericolo;
Kingsley, nuova interpretazione di Namor del 1939, nasce da genitori umani avendone solo l'aspetto, viene depositata dalla madre in mare pochi minuti dopo la sua messa al mondo;
Hyperion, è l'evidente nuovo Superman, del 1938, al quale la sorte ha riservato un destino diverso rispetto a quello originale.
Indeciso se difendere o distruggere la Terra, senza ricordi della sua nascita ed informazioni sulla sua missione e sul luogo della sua venuta, trova in Zarda la sua metà e colei che è depositaria di risposte ad alcune sue domande.
Riprendendo personaggi storici e linee narrative già tentate nel 1969, l'autore, crea una vicenda molto ben congegnata che ci permette di esplorare i miti sotto nuovi punti di vista. Miti che ora hanno una serie di scelte diverse da intraprendere che permettono loro di percorrere strade diverse rispetto a quelle da noi conosciute.
I disegni di Gary Frank sono godibili, precisi e puliti rendono questa vicenda, narrativamente lunga e complessa, semplice da seguire e da assimilare.

Uno sforzo colossale per chi l'ha scritta e per chi sceglie di leggerla ne "Le Grandi Saghe": tenere in mano un albo di 450 per 5 o 6 ore richiede anni di palestra. Io l'ho letto in più riprese, eheh.

Ottimo per capire la genesi di quelli che sono gli dei dell'Olimpo degli ultimi decenni.

Titolo originale Supreme Power
Testi J.M. Straczynski
Disegni Gary Frank
Editore Marvel Comics – Marvel MAX
1ª edizione agosto 2003 – agosto 2005
Periodicità mensile
Albi 18 (completa)
Formato 17 cm × 26 cm
Editore it. Panini Comics – Marvel Italia
1ª edizione it. ottobre 2004 – febbraio 2006
Collana 1ª ed. it. 100% Marvel MAX
Periodicità it. irregolare
Albi it. 3 (completa)
Formato it. 17 cm × 26 cm
Rilegatura it. brossurato
Pagine it. 144
Edizione recensita Le Grandi Saghe
settembre 2010
volume unico
Pagine 450

giovedì 16 settembre 2010

Burn After Reading

Osbourne Cox, analista della CIA, viene convocato dal suo direttore. La riunione verte sul suo ricollocamento all'interno dell'agenzia, ma il diretto interessato non intende accettare e così si dimette.
Giunto a casa decide di scrivere le sue memorie e pubblicare i segreti di cui è a conoscenza, anche se la moglie Katie Cox lo deride. Sfortuna vuole che un cd con parte dei dati che ha raccolto venga perso e ritrovato in una palestra da un inserviente.
Chad Feldheimer e Linda Litzke, istruttore e manager della palestra, pensano di sfruttare i dati del disco per fare qualche soldo.
Harry Pfarrer è un marito legato alla moglie, ma cronicamente infedele.
Le vite di queste cinque persone si intrecceranno a dar vita ad un ridicolo complotto osservato dalle alte sfere della CIA, curiose di vedere come andrà a finire.

Stilisticamente il film è gradevole. Le interpretazioni di tutto di attori protagonisti sono di grande livello, parliamo di Brad Pitt, George Clooney, John Malkovich, Tilda Swinton e Frances McDormand. La storia si rivela a tratti lenta, a tratti spiritosa.
Un film godibile sulla vita di coppia e sull'eccessiva importanza che viene data ai segreti ed ai complotti negli Stati Uniti, di cui, però, non riesco a capire i giudizi spassionatamente entusiasti letti in rete o riferiti da persone conosciute. Le ultime opere dei Coen non mi hanno convinto a pieno, reputo ancora di un altro livello titoli come Fargo, Fratello dove sei? o Non è un paese per vecchi.

90 minuti di buon intrattenimento che, probabilmente, non vedrete una seconda volta.

Titolo originale Burn After Reading

Anno 2008
Durata 96 min

Genere commedia, drammatico
Regia Ethan Coen, Joel Coen
Sceneggiatura Ethan Coen, Joel Coen

Interpreti e personaggi
Brad Pitt: Chad Feldheimer
George Clooney: Harry Pfarrer
John Malkovich: Osbourne Cox
Tilda Swinton: Katie Cox
Frances McDormand: Linda Litzke
Richard Jenkins: Ted Treffon
J.K. Simmons: Presidente CIA
David Rasche: agente CIA

martedì 14 settembre 2010

Shutter Island

1954. Due agenti federali, al loro primo lavoro insieme, Edward "Teddy" Daniels e Chuck Aule vengono mandati in missione all'Ashecliff Hospital sull'isola denominata Shutter Island. L'ospedale in questione è una casa di cura per criminali altamente pericolosi e malati di mente. Da una delle stanze della struttura è fuggita Rachel Solando, madre che ha annegato i suoi tre figli nel lago e, giudicata colpevole, è stata affidata alla struttura. Se l'isola è strana lo è ancora di più la scomparsa della Solando: alle 22 è stata accompagnata nella sua stanza, con sbarre alla finestra, e chiusa dentro, alle 24 era scomparsa.
Il mistero è fitto ed anche la collaborazione fornita agli agenti dallo staff dell'ospedale e dal suo primario, il dottor John Cawley, non è delle più aperte. A misteri ed omissioni si aggiunge anche l'intenzione di Teddy di scovare tra i detenuti/pazienti un certo Andrew Laeddis, ex portiere del suo stabile. Il suo socio Chuck non comprende come mai voglia assolutamente trovarlo. La spiegazione è tanto triste, quanto semplice: Laeddis ha dato fuoco allo stabile dove Teddy e sua moglie vivevano, mentre lui era al lavoro. Al suo ritorno a casa ha scoperto che la moglie era morta ed ora cerca vendetta.
Più le indagini proseguono, tra i tre blocchi che costituiscono l'ospedale, il cimitero ed il faro, più l'investigazione si spinge a fondo anche in Edward. I conti iniziano a non tornare più, piccoli indizi si trasformano in certezze fino al chiarimento finale.

Il montaggio è, a tratti, osceno. E questa è la prima notazione che non posso esimermi dal fare. Se in una scena ripresa in campo lungo i personaggi sono in una posizione capita spesso che una volta ripresi da più vicino siano in una altra, e questo è molto fastidioso.
La regia evocativa, fluida, valorizza i colori e le atmosfere dell'isola.
Gli effetti speciali digitali sono più che altro un effetto poster sullo sfondo e poco altro. Quelli manuali rendono discretamente l'effetto pioggia, convincono di più sulla tempesta, vissuta all'interno della struttura.
La trama, contorta e ben costruita, rivela dettagli della storia a poco a poco tentando di mantenere costante l'attenzione dello spettatore; a volte ci riesce a volte no.
I set, le scenografie, sono allestite con il solito equilibrio da Dante Renzetti: barocco lo studio del dott. Cawley, asettici i corridoi e le stanze d'ospedale, caotica l'isola dopo la tempesta.
Per quanto riguarda le prove recitative si può apprezzare un buon Di Caprio, imbolsito, ma più professionale di altre volte, un Ruffalo convincente ed un sempre speciale Kingsley. Povera la partecipazione femminile, anche se funge da fulcro di tutta la pellicola; le apparizioni della Williams, nel ruolo di Dolores moglie defunta di Daniels, sono intense e avvincenti anche se di breve durata nei flashback del marito.

Più di due ore di film che prende il largo solo dopo la metà. Non annoia, ma neanche stupisce. Erano anni che non vedevo un film di Scorsese e non posso dire di essermi pentito per averlo fatto. Se solo fosse "iniziato" un po' prima sarebbe stato più avvincente.

Titolo originale Shutter Island

Paese USA
Anno 2010
Durata 138 min
Colore colore

Genere thriller
Regia Martin Scorsese

Casa di produzione Paramount Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione (Italia) Medusa Film

Scenografia Dante Ferretti

Interpreti e personaggi
Leonardo DiCaprio: Edward "Teddy" Daniels
Mark Ruffalo: Chuck Aule
Ben Kingsley: dott. John Cawley
Michelle Williams: Dolores Chanal
Emily Mortimer: Rachel Solando
Max von Sydow: dott. Jeremiah Naehring
Jackie Earle Haley: George Noyce
Patricia Clarkson: Ethel Barton
Elias Koteas: Andrew Laeddis
Ted Levine: Warden
John Carroll Lynch: Dep. Warden McPherson

lunedì 13 settembre 2010

Jeeg Robot d'Acciaio - manga


Una nuova minaccia si abbatte sugli archeologi giapponesi. La Regina Himika, dell'antico regno Yamatai, vuole tornare in possesso della superficie terrestre dopo aver vissuto per secoli sul fondo del Mar del Giappone. Per riuscire nella sua impresa deve preparare il terreno ed eliminare tutti gli studiosi dell'antica, e mitica, cultura scomparsa.
Nelle mire dei suoi sicari rientra Senjirou Shiba, famoso archeologo giapponese. L'occasione di eliminarlo si presenta quando, insieme al figlio Hiroshi, pilota di Formula 1, rientra da un Gran Premio. Su una stradina di montagna i sicari di Himika fucilano sia lui che Hiroshi. Motivato dalla voglia di sopravvivere, di non lasciare morire il figlio e dall'intenzione di sventare i piani di conquista del regno Yamatai, riesce a portare Hiroshi nel suo laboratorio. Qui, prima di morire, trasformerà il ragazzo in un cyborg, grazie all'innesto nel petto della Campana di Bronzo.
Alla morte dello scienziato l'esercito invasore inizia ad attaccare il Giappone con mostri Haniwa, l'umanità sembra impotente. L'ultima opera del dottor Shiba ha, però, dato una speranza all'umanità. Il suo nome è Jeeg Robot d'Acciaio.
Il corpo di Hiroshi è, ora, in grado di trasformarsi nella testa del robot e la sua amica Miwa, ai comandi della navicella Big Shooter, di lanciargli i componenti utili a completare la nascita del grande paladino. Attraverso innesti magnetici alla testa di Jeeg si attaccano tutte le altre parti del corpo. Con le armi a sua disposizione è in grado di distruggere i mostri Haniwa e cercherà di impedire il ritorno del regno Yamatai e della crudele Regina Himika.

Nel 1975 Nagai Go dona la vita a due grandi robot creando per loro due linee narrative estremamente distanti: Ufo Robot Grendizer (il mitico Goldrake) e Jeeg Robot d'Acciaio. Se la prima è una serie fantascientifica, la seconda si rivela grandemente basata sulla storia del Giappone stesso.
L'edizione Dynamic Italia del 2002 ci aiuta a capirne un po' di più.
Nagai recupera i miti della cultura Yayoi, che si sviluppa dal III secolo a.C. al III secolo d.C. della storia del Giappone. Si colloca nel periodo immediatamente precedente al periodo Yamato. Yamato, antico nome dell'odierno Giappone, è l'era storica con la quale, grazie alla nascita dell'impero, inizia la storia moderna del paese del Sol Levante.
I riferimenti al periodo Yayoi sono molteplici:
- La regina Himika: ispirata dal vero personaggio storico della Regina Himiko del Regno Yamatai che, dotata di arti magiche grazie alle quali comunicava con gli dei, vissuta nel III secolo d.C.;
- Le statuette Haniwa: nell'anime troviamo i mostri Haniwa, mentre nella realtà le statuette erano "cilindri d'argilla", statuette, sui quali venivano raffigurati persone, oggetti od animali che venivano seppellite insieme al defunto;
- La campana di bronzo: viene inserita nel corpo di Hiroshi durante l'operazione che lo riporterà in vita. Il Giappone era un paese povero dal punto di vista minerario e le campane venivano solitamente realizzare in ferro. I materiali per realizzare la lega di bronzo erano più rari e scarsi. Le campane realizzare con questo materiale vennero avvolte in un manto di sacralità. Le dōtaku erano utilizzate per invocare le divinità, e come sappiamo i robot nelle serie nagaiane lo sono considerate, e la loro produzione si fermò con la salita al potere della Regina Himiko;
- La Yamata no Orochi: è l'astronave, dalla quale sporgono otto teste di drago, base operativa della Regina Himika. Nell'antichità era un mostro sanguinario ad otto teste della mitologia giapponese.
Dalla ricerca storica svolta dal suo creatore vediamo come il manga di Jeeg riesca a trasmette oltre avventura e divertimento un minimo di cultura.
I due volumi che ne compongono la saga sono illustrati da Yasuda Tatsuya. Pur essendo un allievo di Nagai non riesce ad infondere quel misticismo e dinamismo che si riscontra nelle opere realizzare totalmente di pugno da Nagai. Pur riempiendo bene le tavole si nota l'assenza di quello spunto ulteriore, di quella disciplina artistica che ha reso il suo mentore avanti nei tempi.

L'edizione Dynamic Italia non è di grande qualità. Già nel 2002 si constatava come le pagine fossero di una carta non di qualità e nella stampa l'inchiostro non fosse distribuito in modo omogeneo. Il ribaltamento delle tavole, come in MazinSaga, è deleterio.

Affezionati del robot magnetico per eccellenza questo è il manga per voi. Sappiate, però, che si discosta parecchio dalla serie animata del 1975, e non ha un finale conclusivo.

Titolo originale Kōtetsu Jeeg
Testi Go Nagai
Disegni Tatsuya Yasuda
Editore Kodansha
1ª edizione aprile 1975
Collana 1ª ed. Dynamic Manga n. 13
Tankōbon 2 (completa)
Editore it. Dynamic Italia
1ª edizione it. marzo/aprile 2002 – giugno/luglio 2002
Collana 1ª ed. it. Dynamic Manga n. 13
Periodicità it. bimestrale
Tankōbon it. 2 (completa)
Formato it. 12,5 cm × 17,5 cm
Prezzo 4,40€ cad.
Rilegatura it. brossurato con sovracoperta
Lettura it. ribaltata rispetto all'ed. orig.
Editore it. d/visual
1ª edizione it. marzo/aprile 2009
Periodicità it. 2 volumi in contemporanea
Tankōbon it. 2 (completa)
Formato it. 12,5 cm × 18 cm
Prezzo 5,20€ cad.
Rilegatura it. brossurato con sovracoperta

venerdì 10 settembre 2010

Queen's Blade

Ogni quattro anni, per cercare la nuova regina, viene indetto in tutto il regno un torneo di combattimenti al fine di trovare la nuova erede al trono tra le ragazza più belle e forti. Questo torneo è chiamato Queen's Blade. La vittoria tra le contendenti è attribuita a chi sopravvive od a chi non si arrende,
Reina è la figlia ed erede di un conte, ma non ha alcuna intenzione di accettare la successione senza prima aver scoperto il mondo. Ha due sorelle Claudette e Erina che le sono affezionate e che la vanno a recuperare dopo ogni fuga dalle mura del feudo.
Le vicende la porteranno ad incontrare tante ragazze che hanno motivazioni forti per partecipare al Queen's Blade e diventare regine.
Nel dettaglio le protagoniste di questo anime sono:
Reina : Seconda figlia del Conte Vance, conosciuta con il nome "Guerriero Errante", sorella di Claudette ed Erina, si troverà a partecipare al torneo senza un obbiettivo preciso, ma con la voglia di aiutare gli altri e migliorare se stessa;
Nanael: angelo da un'ala malformata che supervisiona la messa in onda del Queen's Blade attraverso tutto il regno grazie all'utilizzo di sfere trasparenti sospese nel cielo. Un angelo dagli straordinari poteri anche se un po' combina guai;
Risty: Guerriera e "Nobile ladra delle pianure", sarà la prima persona che aiuterà Reina durante i suoi peregrinaggi quando questa si troverà ad affrontare Mellona;
Claudette: il Generale dei Fulmini, per la sua capacità di dominare gli elementi, figlia maggiore del conte Vance. Integerrima e seria.
Elina: Terza figlia del conte Vance, addestrata sin da piccola dal padre alle arti dell'assassinio, spionaggio e come guardia del copro. Ha un debole per Reina e fa di tutto per stare con lei, anche partecipare al Queen's Blade;
Tomoe: Sacerdotessa Shinto, del regno di Hinomoto (che altro non è se non un altro modo di leggere i Kanji che compongono la parola Giappone), si spinge sul continente per partecipare al Queen's Blade, al fine di vendicare la morte delle sue compagne a seguito dell'attacco subito da parte degli assassini di Fang;
Shizuka: amica fedele di Tomoe, l'accompagna nell'avventura nella nuova terra per proteggerla dai pericoli, e per curiosità;
Nowa: Mezza elfo e mezza umana, guardiana della foresta di Eiwa;
Alleyne: Maestro di Nowa nel sua addestramento di guerriera e guardiana della foresta, avversaria storica di Echidna, scorbutica, taciturna e decisa;
Echidna: Un'elfa di più di 500 anni, considerata la più probabile vincitrice del torneo, maestra di Irma, mercenaria ed assassina a pagamento.
Irma: Membro della setta degli assassini di Fang, allieva di Echidna;
Menace: Antica principessa egiziana della terra di Amara, risvegliata dalla Strega della Palude per partecipare al Queen's Blade per assicurarle il dominio sulla regione. Il suo scopo principale, però, è quello di radunare il maggior numero di servitori possibili al fine di ricreare il regno di Amara;
Mellona; la ragazza liquida al servizio della Strega della Palude, come Menace ed Airi, è capace di modellare il suo corpo trasformandolo sia in liquido rosa che in qualsiasi persona od oggetto che lei voglia;
Airi: una cameriera fantasma, al servizio della Strega della Palude, con gli stessi scopi di Menace;
Cattleya e Rana: una volta avventuriera famosa in tutto il regno ora, da quando ha perso suo marito Owen e deve badare a suo figlio Rana, Cattleya è diventata uno dei fabbri più famosi e stimati;
Ymir: figlia del Re dei Nani, ottima forgiatrice di armi, scende dai monti per confrontarsi con Cattleya ed incrementare il suo giro d'affari;
Nyx: una volta timida ed impacciata cameriera al servizio del Conte Vance, ora con l'aiuto di un misterioso scettro vivente guerriera a volte un po' maldestra, ma temibile;
Melpha: un religiosa combattente, credente e maestra di una tecnica molto particolare ereditata nei secoli che vorrebbe diffondere nel mondo;
Aldora: La regina in carica, vincente dei due ultimi Queen's Blade, nasconde un segreto che intimidisce anche gli angeli. Sarà l'ultima avversaria da affrontare per chi vorrà vincere il torneo.
Ognuna con il suo scopo, ognuna con i suoi punti deboli e le sue certezze. Ognuna, sopratutto, con il suo fisico prorompente.

Per chi poi si appassionasse ulteriormente a questi personaggi, e poi capirete cosa intendo, sono presenti sul mercato numerose action figure sia statiche che snodate, alcune sono:
Revoltech Queen's Blade #001 Leina (disponibile anche la colorazione del secondo giocatore);
Revoltech Queen's Blade #002 Airi (disponibile anche la colorazione del secondo giocatore);
Revoltech Queen's Blade #003 Echidna (disponibile anche la colorazione del secondo giocatore);
Revoltech Queen's Blade #004 Nanael (disponibile anche la colorazione del secondo giocatore);
Revoltech Queen's Blade #005 Melona;
Revoltech Queen's Blade #006 Menace;
Revoltech Queen's Blade #007 Alleyne;
Revoltech Queen's Blade #008 Elina;
Revoltech Queen's Blade #009 Cattleya;
Revoltech Queen's Blade #010 Nowa;
Revoltech Queen's Blade #011 Aldora (edizione speciale della versione Rebellion book di Aldora);
altre sono in uscita per FIGMA, MegaHouse e Griffon di migliore o peggiore qualità e dettaglio a seconda della casa di produzione.

Queen's Blade è un anime basato su quelli che in Giappone sono conosciuti come "visual game book" e che noi potremmo, in qualche modo, assimilare ai vecchi librogame. In questa particolare versione vi è un'interazione tra libro e carte da gioco in modo da dare vita ad un combattimento tra due avversari.
Creata nel 2005, la prima serie, basata solo su procaci personaggi femminili ha riscosso un così grande successo che ha dato vita ad una seconda serie per un totale di 24 episodi (12 per serie).
L'ambientazione fantasy, i numerosi combattimenti, la trama fluida e ben costruita lo rendono un anime godibile ed apprezzabile. L'unico nota negativa (o positiva a seconda dei punti di vista) è la sfrontata quantità di scene di nudo presenti. Solo dopo averlo iniziato a vedere mi sono accorto del significato della parola "Ecchi" presente nella descrizione del genere. Ecchi indica la presenza di nudi procaci e prominenti ed un gran numero di sballonzolamenti mammari. In effetti le armature delle ragazze sono tra le più fragile che un medioevo fantasy abbia mai visto. Il rimanere desnude per gran parte di ciascun episodio non procura alle protagoniste il ben che minimo imbarazzo, probabilmente anche per la quasi totale assenza di personaggi maschili di un certo spessore. Da notare che nessuna delle protagoniste ha un legame sentimentale, nonostante le avvenenti caratteristiche fisiche, o ne è in cerca.
Una volta assimilata la colorita caratteristica, la serie si rivela effettivamente godibile. Il fatto che nella seconda serie i nudi siano meno e non più casuali, ma, in qualche modo, collegati allo svolgimento della trama, rende il seguito dell'avventura ancora più piacevole.

Vincete la timidezza e guardatevi questa divertente serie "sub ita" grazie ai potenti mezzi dell'internet.

Memento

Leonard Shelby ha un problema: ha perso la capacità di assimilare i ricordi a breve termine. La sua memoria si ferma subito dopo aver assistito, nel bagno di casa sua, allo stupro ed all'assassinio della moglie da parte di due malviventi. Ucciso il primo è stato tramortito dal secondo che è fuggito. Si ricorda solo che è successo, non si ricorda quanto tempo è passato dall'evento.
La sua vita è, ora, alla ricerca del secondo uomo intrufolatosi a casa sua; è in cerca di cieca vendetta.
Con rigore e metodo ha trovato il modo di fermare qualche ricordo. Il suo aiuto immediato è una macchina fotografica polaroid con l'aiuto della quale fissa volti, luoghi, oggetti che gli devono essere familiari. Il secondo aiuto è il tatooismo. Da solo o con l'aiuto, di tatuatori professionisti, incide le informazioni riservate, che non devono essere perse, sul suo corpo.

Il film è un classico plot di vendetta personale contro qualcuno che ti ha procurato del male. Niente di nuovo. L'intuizione dei fratelli Nolan, registra e sceneggiatore, è il farci vivere la vicenda come la vive il protagonista. Partendo dalla fine del film costruiamo a poco a poco gli indizi che hanno portato il protagonista a vivere quel momento: il focus per lui, l'inizio della vicenda per noi.
Per il tipo di montaggio scelto, in cui l'ultima scena in ordine cronologico ci viene mostrata per prima, poi la prima, poi la penultima, poi la seconda, e via ad oltranza, la scena finale del film viene a trovarsi nella parte centrale della pellicola.
Data la peculiare costruzione dell'intreccio il susseguirsi degli eventi potrebbe non risultare completamente chiaro alla prima visione, sopratutto se distratta e non concentrata, ma in aiuto ci viene il regista stesso che nella versione in DVD ha accluso un secondo disco, in cui i fatti sono narrati in ordine cronologico.
Con la nuova struttura il film perde tutto il suo fascino e si riduce ad essere una pellicola come tante, anche se ben girata.
Il protagonista è interpretato da Guy Pierce che riesce a dare il giusto spessore e l'idea della lucida follia in cui è immerso Leonard. Carrie Ann Moss, la quale ha vinto premi per la sua interpretazione femminile, è Nathalie, una ragazza con la quale Leonard entra in contatto per vie traverse, ma, a mio inutile parere, non mostra quella brillantezza proposta con altri ruoli.

Un film che ci apre uno spiraglio su come la nostra vita è costruita da sequenze di eventi rassicuranti, che il nostro cervello assimila. Senza di esse il susseguirsi dei nostri giorni diverrebbe una sequenza di fatti ingestibili, nonostante la presenza in essi di un scopo, la vendetta in questo caso, che ci invita a cercare di dargli un ordine.

Da vedere, rigorosamente nella versione originale.

Titolo originale Memento

Anno 2000
Durata 113 min

Genere drammatico, thriller
Regia Christopher Nolan
Soggetto Jonathan Nolan
Sceneggiatura Christopher Nolan, Jonathan Nolan

Interpreti e personaggi
Guy Pearce: Leonard Shelby
Carrie-Anne Moss: Natalie
Joe Pantoliano: Teddy Gammell
Mark Boone Junior: Burt Hadley
Jorja Fox: Catherine Shelby
Stephen Tobolowsky: Sammy Jankis
Harriet Sansom Harris: Signora Jankis

giovedì 9 settembre 2010

MazinSaga



Una ragazzina scappa correndo da un mostro a tre teste invocando il nome di Z. Koji Kabuto, giovane studente universitario, si risveglia dal sogno scosso, ma la sua giornata deve cominciare. Un giorno importante: il suo primo appuntamento con Sayaka, sua avvenente compagna di corso.
L'appuntamento procede per il meglio, ma una volta separatisi Sayaka viene rapita da un branco di teppisti che inizia a violentarla per tutta la notte ed il giorno successivo.
Koji, ignaro, si presenta in università dove suo padre, professore di fisica, ha un malore e viene portato in ospedale. La situazione è critica, per un misterioso motivo il corpo di Kenzo Kabuto sta svanendo pochi pezzi alla volta. Poco prima di svanire nel nulla per l'eternità riesce a sussurrare al figlio di recarsi alla casa di campagna, dove troverà qualcosa per lui.
Data l'infruttuosa ricerca di alcunché indirizzato alla sua attenzione, Koji, si sta dando per vinto quando scopre, sotto un tappeto, una botola. Gli si apre un mondo di cui era all'oscuro. Una registrazione del dott. Kabuto sia attiva non appena lui entra nella nuova stanza. Gli spiega delle ricerche al confine tra religione, scienza e fantascienza da lui condotte e gli rivela l'elmo di Mazinger. L'elmo che una volta indossato gli donerà il potere di un "dio o di un demone", a seconda di come lui vorrà usarlo.
Una volta calzato il suo corpo viene coperto da un'armatura indistruttibile e le sue capacita fisiche e psichiche vengono potenziate. Avverte la violenza ad il dolore che pervadono Sayaka, ancora prigioniera dei suoi rapitori. Il potere malvagio di Z si scatena, fino a distruggere parte di Tokyo ed proiettare il giovane Koji nello spazio e poi su Marte, di 128 anni nel futuro, per inseguire la richiesta di aiuto che aveva sognato.
Su Marte trova un insediamento di esseri umani sopravvissuti alla distruzione della Terra ed adattatisi alla nuova situazione di vita.
L'inseguimento del grido d'aiuto non si rivela vano. Un gigantesco robot dalle sembianze femminili sta combattendo, e soccombendo, sotto i colpi di un mostro biomeccanico a tre teste.
Una volta sconfitto l'avversario e curato all'ospedale della fortezza delle scienze, viene a conoscenza che il pilota del robot, la fascinosa Sayaka, aveva sognato di lui si da quando era bambina e che aveva combattuto quella battaglia disperata per far avverare il suo sogno.
La guerra è nel pieno svolgimento. Gli antichi abitanti di Marte sono tornati e non vogliono che i coloni terrestri dividano con loro il pianeta.
Alla fine dell'ultimo volume pubblicato in Italia un avversario terribile sta per affrontare Z: Psycogenie.

Purtroppo è impossibile dare un giudizio globale su questa nuova trasposizione dei miti Nagaiani ad opera del maestro stesso. Iniziato nel 1990 ed interrotto nel 1998 questo manga soffre per non essere stato ancora concluso. Arrivato in Italia nel 1999, grazie alla defunta Dynamic Italia, è giunto alla pubblicazione del 6 volume, a fronte dei 7, ad ora, pubblicati in Giappone.
Come si accennava, Nagai Go riscrive il suo mito più importante: Mazinger Z. Solo che qui le varianti sono parecchie. Z non è un robot, ma lo stesso pilota, Koji Kabuto, lo incarna. Grazie al casco che indossa diviene l'avversario dei malvagi, il vendicatore dei torti od il signore del male, a seconda della sua predisposizione d'animo.
Le autocitazioni si sprecano. L'elmo e la locazione in cui vengono trovati ricordano molto gli inizi di Devilman, gli avversari sono quelli già conosciuti nelle molte saghe, ma con un character design rivisitato. Il Barone Ashura, il Conte Blocken, il God Kaiser Hell sono più malvagi e crudeli. Duke Fleed, l'Actarus di Goldrake, appare come misterioso pilota di un veicolo simile al Brian Condor di Tetsuya Tsurugi, lo stesso Tetsuya è un agguerrito colonnello dell'esercito marziano.
Koji stesso non è il ragazzo spensierato dei vecchi manga anni 80. Ora è afflitto dal senso di colpa per i delitti e la distruzione a cui ha dato forma nei panni di Z nel suo presente. La sete di espiazione, che non sarà mai estinta, lo spinge su Marte nel disperato tentativo di mettersi al servizio dell'umanità
Anche il mecha vede una rivoluzione generale. Se una volta esistevano demoni e robot qui assistiamo alla fusione dei due generi, vengono create le biomacchine. Esseri viventi completati con parti robotiche ad alto contenuto tecnologico guidate da umanoidi a cui è stata data la vita in laboratorio allo scopo di pilotarli. La stessa Aphrodite Ace è un robot, al cui interno prende posto Sayaka, ma comandato dagli impulsi nervosi del pilota. Questo tipo di collegamento rende estremamente performante la creatura, ma, al contempo, riversa i danni che subisce alla corazza nella mente di Sayaka.

Riscrivere un mito ogni vent'anni come si propone di fare Nagai è un grosso rischio, e potrebbe essere un peccato di superbia.
La condizione che il mito non sia mai uguale a se stesso permette all'artista di dimostrare come una storia conosciuta possa essere riproposta alle nuove generazioni attualizzandola e rendendola più fruibile.
Nagai Go non pecca di superbia perché non si permette di offrirci storie scontate che sanno di vecchio e già visto. Ammicca ai vecchi lettori riproponendo i personaggi storici in vesti nuove, avvicina i nuovi alle sue vecchie opere offrendo uno spunto di partenza originale.
Disegni ricchi all'inverosimile di dettagli e linee cinetiche sono bilanciati nel modo opportuno in ogni tavola, anche se a volte, ammettiamolo, l'occhio non ce la fa a registrare tutto ciò che vede.
Forse la sosta, anche se inizia ad essere decisamente lunga, è caduta al momento giusto. Gli ultimi due volumi sono pieni di scene di battaglia, ma non trovano sfogo uno sfogo narrativo se non fine a se stesso.
L'ottima realizzazione offerta da Dynamic permette al lettore di fruire del prodotto oggi come più di dieci anni fa. I volumetti si conservano solidi, la carta bianca non mostra ingallimenti o cedimenti, le sovracopertine a colori e plastificate sono il valore aggiunto (ripreso dalle pubblicazioni d/visual, erede della Dynamic stessa). La vera pecca dell'opera è l'inutile ribaltamento delle tavole per favorire la lettura occidentale del fumetto. Non l'ho mai capita negli anni 90 e continuerò a non capirla adesso. Sospetto che il senso di pesantezza che l'occhio vive in alcune tavole doppie possa essere dovuto a questo errore, e non al tratto del maestro.
Vedere che nel 1999 un volumetto di questa levatura costava 6900 lire ed ora, senza le onomatopee tradotte e realizzato a Taiwan, costa tra le 4,7€ e le 8,9€ mette un po' apprensione.

Ci sono opere di Nagai Go che andrebbero lette da tutti a prescindere. Questa è una. Pazientando che prima o poi la finisca, in fondo Violence Jack, iniziata nel 1970, l'ha completata, per ora.


Titolo originale Majinsāga
Autore Go Nagai
Editore Fusosha
1ª edizione 13 dicembre 1990 – in corso
Collana 1ª ed. Weekly Joung Jump
Tankōbon 7 (in corso)
Rilegatura brossurato
Editore it. Dynamic Italia
1ª edizione it. gennaio-febbraio 1999 – in corso
Collana 1ª ed. it. Dnyamic Manga n. 1
Periodicità it. bimestrale
Tankōbon it. 6 (in corso)
Rilegatura it. brossurato
Lettura it. ribaltata rispetto all'ed. orig.

martedì 7 settembre 2010

Dylan Dog - Lavori forzati

Dylan Dog n. 288, mensile
Lavori forzati

Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Di Gregorio
Disegni: Maurizio Di Vincenzo
Copertina: Angelo Stano

In un nuovo palazzo di uffici avvengono fatti strani. Chi si ferma oltre un certo orario a fare straordinari o scompare o esce raccontando di rumori ed ultra strazianti provenienti da un tredicesimo piano inesistente. Infatti, come in molti palazzi costruiti in paesi anglosassoni, il piano numero 13 non viene segnalato e dal 12 si passa direttamente al 14.
Dylan Dog è chiamato dalla sua nuova fiamma, l'avvocato del proprietario, a passare una notte all'interno del palazzo per testimoniare che non è infestato. L'indagatore dell'Incubo assume l'incarico, un po' per curiosità, un po' per fare un favore alla ragazza, e si ritrova così nella di lei compagnia ed in quella del proprietario e dell'architetto che l'ha progettato a tentare la sorte.
La notte andrà secondo le aspettative. Male.
Dylan e gli altri rimarranno intrappolati e schiavizzati per la costruzione del 13° piano fino alla fine dei loro giorni. I loro carcerieri saranno crudeli esseri antropomorfi con le fattezze di insetti e cani, che non li lasceranno in pace mai.

Storia ben scritta da Di Gregorio e graficamente interessante grazie a Di Vincenzo. Peccato che venga pochi mesi dopo l'avventura ambientata nel centro commerciale "Fuori Orario" dell'ultimo maxi. Un plot piuttosto simile, ma con uno sfondo sociale evidente. Il personaggio di Dylan Dog è stato spesso utilizzato come baluardo di campagne di sensibilizzazione a favore dei più deboli e sfortunati, mai, però, così intensamente in un albo regolare.
Una forte denuncia contro lo sfruttamento del lavoro nero clandestino, contro la mentalità arraffistica di manager senza scrupoli, contro le piccole commistioni, il vedo non vedo, che permettono tutto questo.

Una storia ben costruita, per riflettere e spaventarsi del quotidiano che non consideriamo.

L'allenatore nel pallone 2

A 24 anni di distanza dalla salvezza raggiunta con la Longobarda nella massima serie, Oronzo Canà torna sulla stessa panchina di Serie A per ripetere il miracolo. La presidenza è nelle mani del figlio del vecchio Borlotti e di un oscuro russo, Ramenko.
Il campionato sarà duro ed il tutto si deciderà all'ultima partita.

Non c'è molto da dire su questa operazione nostalgia attesa per 24 anni dai fan della bizona.
Quello che si può dire è senz'altro non positivo. Sergio Martino e Lino Banfi riprendono in mano la stessa sceneggiatura del 1984, cambiano nomi, attori e calciatori, ma la trama resta sempre la stessa. Si sforzano di trovare un modulo sostitutivo del famoso 5-5-5 e creano un fantomatico modulo a farfalla che non convince i veterani. Infarciscono di coprotagonisti inutili il tutto, per far lavorare chiunque, tra i quali troviamo: una poco convincente Anna Falchi, un paio di partecipanti a reality, calciatori ben poco in grado di recitare, l'inutile e dannoso Biagio Izzo ed una pletora di giornalisti ed opinionisti autoincensanti.
Su ogni muro appaiono marchi pubblicitari, vengono nominate bevande, carte di credito, bottiglie di acqua bene in vista sui tavoli, magliette con più di uno sponsor. Il tutto marchiano e di cattivo gusto.
La trama identica alla precedente prevede un presidente poco di buono, calciomercato fallimentare, partite vendute, crisi di coscienza e voglia di riscatto.

Da dimenticare.

Anno 2008
Durata 112 min

Genere comico, commedia
Regia Sergio Martino
Soggetto Lino Banfi, Sergio Martino, Luciano Martino, Luca Biglione, Romolo Guerrieri, Franco Verucci
Sceneggiatura Lino Banfi, Sergio Martino, Luciano Martino, Luca Biglione, Romolo Guerrieri, Franco Verucci
Casa di produzione Dania Film
Distribuzione (Italia) Medusa

Interpreti e personaggi
Lino Banfi: Oronzo Canà
Giuliana Calandra: Mara Canà
Anna Falchi: Gioia Desideri
Biagio Izzo: Fedele
Stefania Spugnini: Michelina
Alessandro Bonanni: Oronzino
Urs Althaus: Aristoteles
Joanna Moskwa: Myra
Andrea Roncato: Bergonzoni
Mirko Da Cruz Evora: Caninho
Andrea "Pucci" Baccan: Willy Borlotti
Emilio De Marchi: Ivan Ramenko
Ilaria D'Amico: se stessa
Milo Coretti: Burrai
Maurizio Casagrande: Cherubini
Max Parodi: Brambilla
Andrea Perroni: De Santis
Giorgio Alfieri: Luisini
Lucio Montanaro:Cameriere di casa Canà
Camillo Milli: Borlotti Senior
Gemelli Ceccarelli: I Gemelli
Alessandro Caroppo: Capo ultrà
Ivano Niosi: Operatore tv Gioia
Ettore D'Alessandro: Eliot
Antonio Zambito: Sorella di Crisantemi
Dino Cassio: Massaggiatore Longobarda
Emy Bergamo: La sexy guardalinee
Little Tony: se stesso
Sandro Piccinini: se stesso
Giampiero Mughini: se stesso

Tokyo Magnitude 8.0

Mirai e Yuuki sono due fratelli. Lei va in settima, lui all'asilo. La più grande è disincantata, contrappone la sua rudezza di ragazzina all'eccessiva assenza per lavoro dei genitori. Manica del telefonino e delle rane. Lui bimbo solare ed allegro, affezionato alla mamma ed al papà nonostante tutto cerca di tenere il più unita possibile la famiglia.
L'occasione per fare una gita tutti insieme, visto che sono iniziate le vacanze estive, è quella di andare ad Odaiba per vedere una mostra di robot, dei quali il piccolo Yuuki è un appassionato. Con le solite scuse lavorative i genitori affidano Yuuki a Mirai e li invitano ad andare da soli alla manifestazione.
La mostra è interessante, Yuuki ne e entusiasta. Un po' più annoiata sembra essere Mirai. Alla fine del giro Yuuki va in bagno e lei esce dal palazzo ad aspettarlo. Scrivendo sul telefonino sfoga la sua frustrazione concludendo il messaggio con la speranza che il mondo venga distrutto. In quel preciso momento un scossa di terremoto di magnitudo 8 si abbatte su Tokyo.
Yuuki ancora dentro il centro commerciale viene sorpreso dalla distruzione, Mirai e Mari, un'altruista fattorina motociclista, tornano all'interno per cercarlo.
Inizia così l'avventura dei tre per tornare a casa. Mari a Sangenjaya, dove sua figlia di quattro anni è sola a casa con la nonna, e Mirai e Yuuki a Setagaya, dove sperano di ritrovare i genitori.

Gli undici episodi di questo anime pongono la popolazione giapponese a confronto con la più temuta ed attesa minaccia con la quale vivono costantemente. Tokyo, megalopoli da 20 milioni di abitanti, è costruita su una faglia altamente sismica. Gli edifici che vengono costruiti sono studiati, la maggior parte, per resistere almeno a scosse di terremoto di magnitudo 6. Gli autori dell'anime dichiarano di aver studiato e simulato quello che potrebbe succedere alla capitale del Giappone se venisse scossa da una terremoto di magnitudo 8.
A ben veder dal risultato finale, circa 200.000 morti, migliaia di feriti, e dal livello di distruzione mostrato la città non ne risentirebbe più di tanto.
Il lato umano, invece, risulterebbe un po' alterato. Il self control dei giapponesi, sopratutto nei primi momenti, andrebbe a farsi benedire subentrando solo a due tre giorni di distanza.
Viene mostrata un macchina degli aiuti invidiabile. Ospedali da campo appaiono in breve ovunque e razioni di cibo vengono distribuite nelle aree più ampie, parchi, scuole, ospedali, agli sfollati. Scopriamo che le scuole stesse sono i palazzi meglio costruiti e manutenuti che fungono da centri di raccolta per gli sfollati, i feriti e come obitori. Le piccole case private vengono evidenziate come le più soggette a distruzione e morte, come lasciano intendere gli incendi a Sangenjaya.
Il punto di vista narrativo è la camminata on the road di Mirai, Yuuki, Mari. Questa famiglia improvvisata si darà man forte di fronte alle difficoltà lasciando da parte gli interessi personali e collaborando per raggiungere i loro scopi.

Tecnicamente ben realizzato, scientificamente provabile ed umanamente sensibile l'anime è godibile. Trasmette le emozioni giuste al momento giusto, anche se l'attesa di qualcosa di più catastrofico, che non si avvera, è dietro l'angolo. Trasmette bene la sofferenza e l'impotenza dell'essere umano a confronto con l'incontrollabile forza della natura che lo piega, fino a quasi spezzarlo.
Colonna sonora adeguata, sigle contrastanti tra loro ben si collocano nello spazio narrativo.

In giapponese sottotitolato in italiano, rintracciabile su Youtube.com.

Intenso, triste, coinvolgente da vedere. Per riflettere

Titolo originale Tōkyō Magunichūdo 8.0
Autore Natsuko Takahashi
Regia Masaki Tachibana
Character design Atsuko Nozaki
Studio Bones
Kinema Citrus

Musiche Kō ōtani
Rete Fuji TV
1a TV 9 luglio - 19 settembre 2009
Episodi 11