giovedì 31 marzo 2011

Dylan Dog - Tra moglie e marito…

Dylan Dog n. 295, mensile
Tra moglie e marito…

Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Franco Saudelli
Copertina: Angelo Stano

Un uomo timido, noioso, ordinario sposa un'avvenente ragazza straniera appena conosciuta. Dopo qualche settimana di convivenza, a seguito di misteriosi avvenimenti ed incidenti, sorge in lui il sospetto di aver sposato una strega. L'arrivo degli strani genitori dal suo Paese d'origine non fa che ingarbugliare di più la situazione. Un po' per simpatia verso il pover'uomo, un po' per curiosità e molto per il fascino emanato dalla consorte, Dylan accetta di provare a smentire i sospetti di Brett Balsey, l'uomo comune.

Marzano alterna toni da commedia a pure e semplici immersioni nell'horror con abile giocosità. La storia si rivela piacevole e lascia il dubbio fino alla fine su come sia composta la strana famiglia al centro della vicenda.
Saudelli disegna con tratto chiaro, forse in alcune tavole un po' incostante, atmosfere classiche alla Dylan Dog. Esalta la bellezza della protagonista e caratterizza con sicurezza i coprotagonisti.
Stano ha preso una piega che mi piace molto. Ha cambiato set di colori con i quali dipinge le copertine degli ultimi numeri e ciò mi piace molto. Toni di rosa azzurro di legano con il nero e le figure di zombie in modo armonico.

Il numero è divertente, si fa leggere e distrae dalla vita quotidiana quanto basta. In generale, forse, a Dylan Dog manca, volutamente, un balzo evolutivo che lo renderebbe più personaggio dei comics dei nostri giorni. Ma a noi va anche bene così.

mercoledì 30 marzo 2011

Julie and Julia

Julie Powell ha 29 anni, vive a New York e si è appena trasferita nel Queens con suo marito. Il lavoro amministrativo nel suo cubicolo nel call center di una società che si occupa della ricostruzione di Ground Zero dopo l'11 Settembre non la soddisfa. Scrittrice mancata decide, su suggerimento del marito, di aprire un blog di cucina su internet chiamato The Julie/Julia Project. Con questa sua avventura on line si propone di testare tutte le 524 ricette presenti nel libro del suo mito culinario Julia Child intitolato My Life in France in 365 gironi.
Julia Child è considerata una profeta della culinaria negli Stati Uniti dai primi anni sessanta del secolo scorso. Grazie alle esperienze vissute in Europa, ma sopratutto a Parigi, ha messo a frutto le lezioni di cucina ricevute e realizzato un libro e dei programmi di cucina in televisione. La sua vita è un parallelo in flashback con quella della Julie del 2002. Seguiamo le avventure delle due donne in una narrazione alternata.

Ritorna alla regia Nora Ephron (tanto per citarne uno C'è posta per te) con una commedia romantica dove l'amore per le due donne è il cibo. Tratto da una storia vera, e da due libri di successo "Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina" di Julie Powell e "My Life in France" di Julia Child e Alex Prud'homme, porta sullo schermo le due vite parallele delle due donne. Raccontando le storie in alternanza, quando l'una va a dormire l'altra si sveglia e ne seguiamo la vita, la Ephron ci fa vivere la passione per la cucina e le disavventure/avventure che ne seguono per le due protagoniste e per chi gli sta intorno.
Un buon ritmo con, forse qualche accenno biografico di troppo sulla vita di Julia Child negli anni 50, per una storia che scorre abbastanza bene. Diverte e commuove, ma mostra anche come gli americani mangino in modo diseducato. Forchette che portano cibo in bocca rivolte verso il basso, testa che si avvicina al piatto e non viceversa, insomma un insieme di antigalateo impressionante.
Tanto brava Meryl Streep, sempre al limite dell'ubriachezza molesta con gli atteggiamenti del suo personaggio, quanto senza punte d'eccezionalità, con una prova decorosa, Amy Adams. Impeccabile Stanley Tucci, il marito di Julia, mentre il galeteamente diseducato Chris Messina è senza infamia ne lode nei panni del consorte di Julie.
Curati gli ambienti francesi, fantasia nei set che vedono protagonista Meryl Streep mentre, salvo pochi esterni, la vita del personaggio di Amy Adams si svolge in un loft di 95 m2, sopratutto nella cucina.

Un film tutto sommato vedibile, dal quale tagliare almeno 20 minuti dei 120 che lo compongono. Devo, comunque, ancora capire cos'ha di tanto speciale la cucina francese.


Titolo originale Julie & Julia
Lingua originale Inglese
Paese USA
Anno 2009
Durata 123 min
Genere commedia drammatica
Regia Nora Ephron
Soggetto Julie Powell, Julia Child, Alex Prud'homme
Sceneggiatura Nora Ephron
Produttore Laurence Mark, Nora Ephron, Amy Robinson, Eric Steel
Produttore esecutivo Donald J. Lee Jr., Dana Stevens, Scott Rudin
Casa di produzione Easy There Tiger Productions, Scott Rudin Productions
Distribuzione (Italia) Sony Pictures
Fotografia Sephen Goldblatt
Montaggio Richard Marks
Musiche Alexandre Desplat
Scenografia Mark Ricker
Costumi Ann Roth
Interpreti e personaggi
Meryl Streep: Julia Child
Amy Adams: Julie Powell
Stanley Tucci: Paul Child
Chris Messina: Eric Powell
Linda Emond: Simone Beck
Helen Carey: Louisette Bertholle
Mary Lynn Rajskub: Sarah
Jane Lynch: Dorothy McWilliams
Joan Juliet Buck: Madame Brassart
Crystal Noelle: Ernestine
George Bartenieff: Chef Max Bugnard
Vanessa Ferlito: Cassie
Casey Wilson: Regina
Jillian Bach: Annabelle

Doppiatori italiani
Maria Pia Di Meo: Meryl Streep
Domitilla D'Amico: Amy Adams

Premi
Golden Globe 2010: miglior attrice in un film commedia o musicale (Meryl Streep)
Satellite Awards 2009: miglior attrice in un film commedia o musicale (Meryl Streep)

martedì 29 marzo 2011

Buried - Sepolto

Un autotrasportatore americano, Paul Conroy, di stanza in Iraq si risveglia in una bara sotto terra con a disposizione solo un accendino, una penna, un cellulare, una fiaschetta d'acqua, una torcia ed una luce d'emergenza.
L'unica sua possibilità di sopravvivenza è quella di riuscire a mettersi in contatto con qualcuno che lo possa aiutare ed esaudire le richieste dei sequestratori.

Singola location, la bara, qualche oggetto di scena, un serpente ed un po' di sabbia, oltre a qualche voce fuori campo sono gli ingredienti di questo film minimale in un film decisamente al risparmio. Il tutto si regge sull'intensa prova d'attore per Ryan Reynolds e sulla stabilità della sceneggiatura.
Per la prima volta viene portata sul grande schermo la claustrofobia estrema, quella che si può provare solo in una bara, la tafofobia, oltretutto sepolta sotto uno o due metri di terre nel pieno del deserto iracheno ed il tutto viene reso molto bene.
Come detto Reynolds ha la presenza di per portare sulle sue spalle tutto il film. Non ci si annoia, un po' si soffre con lui e si tifa per la sua salvezza. Ci si accorge inoltre come l'essere umano possa essere abbietto e gelido una volta nascosto da un apparecchio telefonico e riuscire ad infliggere sofferenze ulteriori ad un uomo ad un passo dalla morte.

Un film, costato poco, che diventerà un cult nel tempo. Da vedere.

Titolo originale Buried
Lingua originale inglese
Paese Spagna, Australia
Anno 2010
Durata 94 min

Genere thriller, drammatico
Regia Rodrigo Cortés
Sceneggiatura Chris Sparling
Produttore Adrián Guerra, Peter Safran, Ken Hirsh, Miguel Nada, Oriol Maymó, Víctor Reyes, Alejandro Miranda, Rodrigo Cortés
Casa di produzione Versus Entertainment in associazione con The Safran Company e Dark Trick Films
Distribuzione (Italia) Moviemax
Fotografia Eduard Grau
Montaggio Rodrigo Cortés
Scenografia María de la Cámara, Gabriel Paré
Trucco Mónima Alarcón Virgili

Interpreti e personaggi
Ryan Reynolds: Paul Conroy
José Luis García Pérez (voce): Jabir
Robert Paterson (voce): Dan Brenner
Stephen Tobolowsky (voce): Alan Davenport
Samantha Mathis (voce): Linda Conroy
Ivana Miño: Pamela Lutti
Warner Loughlin (voce): Maryanne Conroy/Donna Mitchell/Rebecca Browning
Erik Palladino (voce): Agente Speciale Harris

Doppiatori italiani
Massimiliano Manfredi: Paul Conroy
Gaetano Varcasia: Jabir
Francesco Prando: Dan Brenner
Angelo Maggi: Alan Davenport
Laura Boccanera: Linda Conroy
Barbara De Bortoli: Rebecca Browning

Premi
Festival del cinema americano di Deauville 2010: Premio della critica internazionale
National Board of Review Awards 2010: miglior sceneggiatura originale
Camerimage 2010: Rana di bronzo
3 Premi Goya 2011: migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior sonoro

lunedì 28 marzo 2011

Shining

Jack Torrance, sua moglie Wendy ed il loro figlio Danny, si trasferiscono come guardiani invernali all'Overlook Hotel. La struttura è un immenso complesso in alta montagna che ha bisogno di manutenzione continua per non subire gravi danni. I tre sono le uniche persone in tutto l'albergo. Wendy si occupa di controllare le caldaie e di cucinare, il piccolo Danny di giocare e sfrecciare lungo gli immensi corridoi con il triciclo e Jack di trovare l'ispirazione e tornare a scrivere il suo libro.
La solitudine, però, ha anche un effetto deleterio sulla mente dell'uomo. Inizia a diventare paranoico ed a parlare con i fantasmi che abitano l'hotel. Fantasmi ben più pericolosi sono quelli con i quali viene in contatto Danny. Il bambino ha una caratteristica particolare: lo shining, lo scintillio, che gli permette di vedere oltre il piano della realtà. Un dono del quale si era subito accorto, prima di lasciare l'hotel, il cuoco, poiché anche lui da bambino lo aveva. La stessa dote latente è presente in Jack. L'isolamento e lo shining portano Jack oltre la soglia della follia, tanto da minacciare la vita stessa della sua famiglia.

Unire due geni di due generi artistici continui, ma diversi, è una fortuna che non si ha spesso. In questo caso ci troviamo di fronte a Kubrick che mette in scena un romanzo di King: l'apoteosi.
Partiamo dal concetto che film e libro sono due entità separata, come spesso accade, ma che questa distinzione, nonostante le enormi differenze tra le due opere, non si sente. La resa cinematografica che ottiene il regista permette al film di vivere di vita propria. Allo spettatore non importa che non siano presenti le siepi viventi, che non esploda l'hotel e tutto il resto, presente nel libro. La magia creata da Kubrick, con il cadenzato cadere del tempo, il folle crescere della pazzia di Jack, le ambientazioni labirintiche (sia all'interno dell'albergo, sia all'esterno), l'assuefacente e persistente presenza del colore rosso in quasi ogni scena, permettono la realizzazione di un mito a se stante. Tali sono la tensione, il ritmo, la resa visiva, l'immaginazione portate sullo schermo da rendere questo film, tratto da un romanzo horror un film che tutti possono e riescono a vedere. Chi l'ha visto lo vuole rivedere, chi non l'ha visto lo vuole vedere e lo cerca.
Una importante caratteristica tecnica è quella che ha visto l'utilizzo, per scene importanti e d'impatto, della steady cam a mano. Tale scelta ha valorizzato l'ambiente labirintico nel quale i protagonisti sono stati fatti agire, sia all'interno dell'hotel che nel labirinto.
Il fatto che esistano almeno tre versioni differenti, per durata e formato di proiezione, tutte approvate dallo stesso Kubrick, mette, inoltre, allo spettatore a conoscenza di questa anomalia la voglia di cercarle e confrontarle.
A tutto questo aggiungiamo una grande interpretazione di Jack Nicholson, cavoli come cresce la pazzia latente nel suo personaggio e come lui ne valorizza al meglio gli effetti, e l'ottima Shelley Duvall nei panni della consorte spaventata e stralunata. Non possiamo che ottenere il capolavoro del quali tutti parlano.
La versione italiana viene, oltretutto, valorizzata dal doppiaggio di Jack Nicholson da parte di Giancarlo Giannini, già trent'anni fa ottimo attore e doppiatore (tanto da ricevere una lettera di complimenti autografa da parte del regista inglese).

Se qualche film può non essere visto, sicuramente Shining non è tra questi. E già che ci siete leggete anche il libro.

Titolo originale The Shining
Paese USA, Regno Unito
Anno 1980
Durata 146 min (prima versione, accorciata di 3 minuti da Kubrick dopo una settimana di proiezioni in Nord America)
143 min (seconda versione, distribuita in Nord America e resto del mondo, Europa esclusa)
119 min (versione europea)
Rapporto schermo 1,85:1 (USA), 1,66:1 (Europa),1,37:1
Genere horror
Regia Stanley Kubrick
Soggetto Stephen King (romanzo)
Sceneggiatura Stanley Kubrick, Diane Johnson
Produttore Stanley Kubrick
Fotografia John Alcott
Montaggio Ray Lovejoy
Musiche Wendy Carlos e Rachel Elkind, Bela Bartok, Krzysztof Penderecki, Gyorgy Ligeti
Scenografia Roy Walker

Interpreti e personaggi
Jack Nicholson: Jack Torrance
Shelley Duvall: Wendy Torrance
Danny Lloyd: Danny Torrance
Scatman Crothers: Dick Halloran
Barry Nelson: Stuart Ullman
Philip Stone: Delbert Grady
Joe Turkel: Lloyd
Tony Burton: Larry Durkin
Barry Dennen: Bill Watson
Anne Jackson: Doctor

Doppiatori italiani
Giancarlo Giannini: Jack Torrance
Livia Giampalmo: Wendy Torrance
Davide Lepore: Danny Torrance
Marcello Tusco: Dick Halloran
Pietro Biondi: Stuart Ullman
Gianni Bonagura: Delbert Grady
Roberto Herlitzka: Lloyd

mercoledì 23 marzo 2011

Addio Liz



Elizabeth Rosemond Taylor, per noi comuni mortali Liz Taylor, era nata nel 1932 ed oggi ci ha lasciati all'età di 79 anni.
Addio all'ultima grande diva dell'età dell'oro del cinema.

lunedì 21 marzo 2011

Scott Pilgrim vs. the World

Scott Pilgrim è un ragazzo, di 22 anni, semplice che ama suonare il rock con la sua band, i Sex Bob-Omb, di cui è bassista e che si è appena messo con una teenager di 17, orientale.
La sua band si sta esercitando per partecipare ad una classica battaglia tra band ad eliminazione diretta, quando Scott sogna una ragazza con i capelli fucsia. Accompagnando la sua ragazza, Knives, in biblioteca incontra questa ragazza misteriosa che mai aveva visto prima. Se ne innamora e da li iniziano i suoi guai.
Dopo aver lasciato Knives inizia a frequentare Ramona, ma viene coinvolto nella lotta contro i suoi 7 Malvagi Ex.

Trama semplificata per quello che è un film tratto da un comic della Marvel molto per nerd. Il regista è quell'Edgar Wright che in tempi non sospetti aveva debuttato con un altro film anomalo come "La notte di morti dementi", cult horror commedy. Anche qui si sbizzarrisce con un montaggio curioso e con una rappresentazione visiva di molto vicino al fumetto ed ai videogiochi. Un film dal ritmo curioso con inserti musicali rock delle band che partecipano alle sfide (attraverso la quale si evince una morigerata critica al sistema musicale, mondiale e non solo americano, per come i produttori trasformano e conformizzano le nuove band emergenti pur di guadagnare). Sono presenti enormi quantitativi di citazioni da videogame, basti pensare Pac Man, Dragonball, i classici Street Fighter e, se non mi sbaglio, anche Guitar Hero.
Interpretato con personalità da Michael Cera, devo averlo già visto da qualche parte, ma giuro che non me lo ricordo e dai suoi compagni d'avventura. Caratteristica l'interpretazione di Ellen Wong, Knives, con espressioni facciali al limite del manga. Curiosa sia la resa sullo schermo dell'amico gay, interpretato da Kieran Culkin, e della batterista stralunata della band Sex Bob-Omb Alison Pill. Autoironici i camei di Chris Evans, il secondo, e Brendon Routh, il terzo, nei panni di due dei Malvagi Ex di Ramona. Criptica, invece, la resa di Mary Elizabeth Winstead nei panni di Ramona, recita a facce senza far trasparire molto pathos. Forse lo richiedeva il personaggio del fumetto, non so non l'ho letto.
Grazie a Wikipedia, ecco un riassunto dei personaggi più o meno importanti che si susseguono nella pellicola.

Personaggi principali
Scott Pilgrim: bassista della band Sex Bob-Omb che s'innamora perdutamente di Ramona Flowers;
Ramona Flowers: una misteriosa ragazza dai capelli colorati e dal passato turbolento di cui s'innamora Scott Pilgrim;
Wallace Wells: il coinquilino omosessuale di Scott Pilgrim;
Knives Chau: diciassettenne asiatica e fidanzata di Scott Pilgrim;
Kim Pine: batterista della band Sex Bob-Omb ed ex fidanzata di Scott Pilgrim;
Stephen Stills: chitarrista e cantante della band Sex Bob-Omb;
"Giovane" Neil Nordegraf: fan della band Sex Bob-Omb, sostituto bassista, e amico di Scott Pilgrim;
Stacey Pilgrim: sorella di Scott Pilgrim;
Julie Powers: ex fidanzata di Stephen Stills;
"Envy" Natalie V. Adams: ex fidanzata di Scott Pilgrim e leader della band The Clash at Demonhead.
I 7 Malvagi Ex
Matthew Patel: primo ex fidanzato di Ramona Flowers, possiede poteri mistici legati al fuoco;
Lucas Lee: secondo ex fidanzato di Ramona Flowers, skateboarder e acclamata star di film d'azione, simula la sua moltiplicazione grazie ai suoi stuntman;
Todd Ingram: terzo ex fidanzato di Ramona Flowers e attuale fidanzato di "Envy" Natalie V. Adams nonché bassista della band The Clash at Demonhead, possiede poteri, basati sull'energia, derivati dalla sua dieta vegana;
Roxanne "Roxy" Richter: quarta ex fidanzata di Ramona Flowers, dotata di abilità ninja;
Kyle Katayanagi e Ken Katayanagi: rispettivamente il quinto e il sesto tra i sette ex fidanzati di Ramona Flowers, sono popolari musicisti di musica elettronica dotati di poteri basati su energia sonica;
Gideon Gordon Graves: settimo ex fidanzato di Ramona Flowers e manager del Chaos Theatre, è la mente dietro la Lega dei Malvagi Ex.
Personaggi secondari
Comeau: amico di Scott Pilgrim che conosce tutti;
Jimmy: fidanzato di Stacey Pilgrim che sarà poi sedotto da Wallace Wells;
Tamara Chen: la miglior amica di Knives Chau;
Lynette Guycott: la batterista della band The Clash at Demonhead;
"Altro" Scott: il fidanzato di Wallace Wells.
Camei
Il creatore del fumetto Bryan Lee O'Malley appare in una breve sequenza nella scena ambientata al Chaos Theatre;
L'attore Clifton Collins Jr. appare nel ruolo di una delle due guardie vegane;
L'attore Thomas Jane appare nel ruolo di una delle due guardie vegane;
Nella versione originale la voce narrante è del comico e attore Bill Hader.

Sommando tutto. Un film da vedere, che con il passare del tempo diventerà un piccolo cult, come lo è diventato "La notte dei morti dementi". Da vedere, ma anche da accettare così com'è se non si vuole fare lo sforzo di capirlo, anche solo acquistando il fumetto o cercando in rete le citazioni.

Titolo originale Scott Pilgrim vs. the World
Paese USA
Anno 2010
Durata 112 min

Genere azione, fantastico, commedia
Regia Edgar Wright
Soggetto fumetto creato da Bryan Lee O'Malley
Sceneggiatura Edgar Wright, Michael Bacall
Produttore Edgar Wright, Eric Gitter, Marc Platt, Nira Park
Produttore esecutivo Jeff Kirschenbaum, Scott Stuber, Ronaldo Vasconcellos, J. Miles Dale, Steven V. Scavelli, Joe Nozemack, Adam Merims, Lisa Gitter
Casa di produzione Marc Platt Productions, Big Talk Films, Closed on Mondays Entertainment
Distribuzione (Italia) Universal Pictures
Scenografia Marcus Rowland
Costumi Laura Jean Shannon

Interpreti e personaggi
Michael Cera: Scott Pilgrim
Mary Elizabeth Winstead: Ramona Victoria Flowers
Kieran Culkin: Wallace Wells
Alison Pill: Kim Pine
Mark Webber: Stephen Stills
Chris Evans: Lucas Lee
Anna Kendrick: Stacey Pilgrim
Johnny Simmons: "Young" Neil Nordegraf
Brandon Routh: Todd Ingram
Ellen Wong: Knives Chau
Satya Bhabha: Matthew Patel
Shota Saito: Kyle Katayanagi
Keita Saito: Ken Katayanagi
Mae Whitman: Roxy Ritcher
Brie Larson: Natalie "Envy" Adams
Erik Knudsen: Luke "Crash" Wilson
Aubrey Plaza: Julie Powers
Jason Schwartzman: Gideon Gordon Graves
Tennessee Thomas: Lynette Guycott
Jean Yoon: Mrs. Chau
Clifton Collins Jr.: Poliziotto
Thomas Jane: Poliziotto

Premi
2 Satellite Awards 2010: miglior film commedia o musicale e film attore (Michael Cera)

Cattivissimo Me

Il supercattivo Gru decide di realizzare la sua più grande impresa: rubare la Luna.
Per realizzare il suo obiettivo ha però bisogno di finanziamenti e per ottenerli si reca alla Banca del Male dove illustra il suo progetto al megadirettore. Il prestito gli viene negato, per via dei suoi recenti fallimenti e per la nuova politica bancaria che punta sui giovani. Giovani criminali come Vector, la nemesi di Gru. Il perfido Vector sottrae il raggio miniaturizzante a Gru rallentandone l'impresa di furto della Luna.
Unico modo per rientrare in possesso dell'arma per Gru è quello prendere sotto la sua ala le uniche persone che sono riuscite ad entrare nel covo di Vector: tre bambine dell'orfanotrofio. Quando le tre pesti entreranno a far parte della sua vita qualcosa per lui ed in lui cambierà.

Il film è per bambini, come molta dell'animazione che proviene dagli Stati Uniti. E' un film godibile e divertente, con qualche citazione dal mondo dei comics americano, come il direttore della banca che assomiglia tremendamente al capo ufficio di Dilbert, e dalla sua attualità, come il nome della banca stessa, Lehman Brothers.
Geniali sono gli assistenti di Gru: un esercito di Minions, specie di crocchette di patate con gambe, braccia, occhiali e tuta blu.
Grafica decisamente curata, trama divertente ed intrigante, anche se semplice, con personaggi di contorno curati, anche se ricordano co protagonisti di altri film d'animazione. Ad esempio la mamma di Gru ricorda la nonna di Cappuccetto Rosso di "Capuccetto Rosso ed i soliti sospetti" e le tre bambine ricordano a tratti Bo di "Monster's and Co.".
L'unica nota, che ho trovato personalmente, stonata è il doppiaggio del personaggio principale. Gru, infatti, viene affidato a Max Giusti, il presentatore dei pacchi di Raiuno. Ho potuto osservare alcuni fuori sincro spettacolari che mi hanno infastidito nella visione e questa è la pecca di cui gli si può far carico. La voce impostata, anche se qualche volta troppo, può essere sia pregio che difetto a seconda dei punti di ascolto.

Tutto sommato un film da guardare, anche solo per cogliere le citazioni ed assistere alle esibizioni dei Minions. In originale era in 3D al cinema, ma non perde assolutamente in dvd a casa.

Titolo originale Despicable Me
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2010
Durata 102 min

Genere animazione
Regia Pierre Coffin, Chris Renaud
Soggetto Sergio Pablos
Sceneggiatura Ken Daurio, Cinco Paul
Casa di produzione Illumination Entertainment
Distribuzione (Italia) Universal Pictures

Doppiatori originali
Steve Carell: Gru
Kristen Wiig: Miss Hattie
Julie Andrews: mamma di Gru
Jason Segel: Vector
Miranda Cosgrove: Margo
Dana Gaier: Edith
Elsie Fisher: Agnes
Will Arnett: Mr. Perkins
Ken Jeong: scienziato
Danny McBride: Fred McDade
Russell Brand: Dr. Nefario

Doppiatori italiani
Max Giusti: Gru
Angela Brusa: Miss Hattie
Manuela Andrei: mamma di Gru
Edoardo Stoppacciaro: Vector
Rossa Caputo: Margo
Veronica Benassi: Edith
Arianna Vignoli: Agnes
Alessandro Budroni: Mr. Perkins
Franco Mannella: Fred McDade
Nanni Baldini: Dr. Nefario

Skyline

Un'invasione aliena risveglia una Los Angeles vista con gli occhi di amici ricchi. Luci blu irrompono dal cielo e chiunque le fissi troppo a lungo ne viene risucchiato. Quattro amici tentano di fuggire verso la barca di uno di loro, con la speranza che il mare possa essere una salvezza.
Alieni giganti, alieni dotati di ali, astronavi aliene, grandi e piccole, sono loro avverse. Neanche l'esercito riesce a fermare l'invasione. Gli attacchi aerei producono danni temporanei ai velivoli nemici che, però, si autorigenerano in tempi rapidi. Sembra che per l'umanità intera non vi sia speranza.

Un incrocio tra la parte cattiva di Indipendence Day, la parte paurosa di Cloverfield ed I Gormiti.
Effetti speciali spettacolari che si integrano in modo egregio con la realtà che circonda i protagonisti del film.
Recitazione, trama, dialoghi tolgono alla pellicola tutto il fascino creato artificialmente.
Il doppio finale affossa ulteriormente una pellicola che così ben curata sotto il punto di vista fantascientifico lascia molto a desiderare sotto quello che il puro aspetto dell'intreccio.

Una boiata pazzesca, a tratti noiosa, salvata solo dagli effetti speciali.

Titolo originale Skyline
Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti
Anno 2010
Durata 95'
Genere fantascienza, thriller
Regia Colin Strause, Greg Strause
Sceneggiatura Joshua Cordes, Liam O'Donnell
Casa di produzione Hydraulx, Relativity Media, Black Monday Film Services
Distribuzione (Italia) Eagle Pictures
Effetti speciali Hydraulx

Interpreti e personaggi
Eric Balfour: Jarrod
Scottie Thompson: Elaine
David Zayas: Oliver
Donald Faison: Terry
Brittany Daniel: Candice
Crystal Reed: Denise
Neil Hopkins: Ray
J. Paul Boehmer: Colin
Tanya Newbould: Jen
Pam Levin: Cindy
Phet Mahathongdy: Mandy
Tony Black: Derek

Doppiatori italiani
David Chevalier: Jarrod
Chiara Gioncardi: Elaine
Paolo Marchese: Oliver
Nanni Baldini: Terry
Raffaella Castelli: Candice
Perla Liberatori: Denise
Roberto Gammino: Ray

Nathan Never - Il museo dei ricordi

Nathan Never n. 238, mensile
Il museo dei ricordi

Soggetto e sceneggiatura: Davide Rigamonti
Disegni: Max Bertolini
Copertina: Roberto De Angelis

Una serie di omicidi misteriosi ad opera di un killer seriale è l'indagine in cui è coinvolto Nathan Never. Parallelamente un uomo dotato di poteri esp rivive le morti dei cadaveri con cui viene in contatto, solo toccandoli.

Una trama semplice per un giallo intricato. Una buona storia per Rigamonti accompagnata da disegni consoni di Bertolini. Ultima di una serie di storie che da mesi tengono impegnato il lettore, a volte fan buttare i 2.70€ nel cestino, in attesa della fantomatica guerra dei mondi che inizierà sul numero 239. Finora abbiamo sopportato storie insulse e perdite di tempo, alternate a qualche storia sufficientemente intrigante, nella speranza che la tanto decantata saga che ci attende ne valga la pena e sconvolga veramente la monotonia nella quale è caduto questo interessante personaggio.

Una lettura che non si disdegna.

mercoledì 16 marzo 2011

Dylan Dog - Il Film

New Orleans è il luogo ideale dove le creature non morte si ritrovano per vivere la loro non vita accanto agli esseri umani. Il tutto si svolge da anni senza problemi, ma l'omicidio di un respirante porta alla luce vecchi problemi. Dylan Dog, trasferitosi da Londra al quartiere di Hell's Kitchen, è, ormai, solo un investigatore privato che ha messo da parte la passione per l'incubo che viene chiamato dalla figlia della vittima per indagare sulla misteriosa morte di suo padre. Tra un ripensamento e l'altro, affrontando lupi mannari e vampiri, in cerca di vendetta, vedendo trasformarsi il suo socio Marcus in uno zombie, Dylan riesce a far luce nei meandri in cui la polizia non andrebbe mai a guardare. La chiave di volta è la scomparsa di un antico artefatto chiamato il cuore di Belial, che consente al suo padrone di ricreare il demone Belial e, controllandolo, uccidere qualunque creatura.

Cosa manca: il campanello che urla, il maggiolone bianco, Londra.
Cosa c'è: il look alla Dylan Dog, il clarinetto, il galeone, giuda ballerino, la sedia, lo scrittoio, la pistola.
Cosa si intravede: Bloch e Groucho.
Tirando le somme. Senza essere troppo protettivi nei confronti di un prodotto italiano che finalmente sbarca al cinema, con soldi americani perché gli italiani non ne hanno voluto sapere per vent'anni.
Dylan Dog è un film piacevole, che fa prendere qualche spavento allo spettatore, con qualche (diverse) battuta scontata, ma che del Dylan Dog fumetto italiano mantiene solo il nome ed il look. I Platinum Studios hanno acquistato i diritti dalla Sergio Bonelli Editore ed hanno fatto del personaggio quello che volevano. Bonelli non è stato in grado, messo in condizione, reso interessato, scegliete voi, di proteggere la creatura di Tiziano Sclavi come la Marvel o la DC con i suoi figli. Ne è uscito un prodotto per le sale americane nel quale si perde parte dell'introspezione dylandoghiana sul rapporto mostri/umani, su chi è veramente tale, e la si lascia a qualche dialogo disseminato lungo la pellicola.
L'assenza di Groucho è compensata dalla presenza di Marcus. So bene che non è la stessa cosa, ma, oltre al fatto che i diritti per portare sullo schermo l'assistente originale sarebbero costati un patrimonio, la scelta non è stata del tutto insensata. Si è attribuita al personaggio parte della carica comica di Groucho, ma anche la capacità di costruire un dialogo di senso compiuto.
L'assenza del maggiolone bianco è dovuta al fatto che la Disney detiene i diritti in esclusiva per l'utilizzo di qual tipo di vettura sul grande schermo. Ammetto di non essere riuscito a leggere la targa del veicolo durante la proiezione, penso che dovrò stare più attento la prossima volta.
Oltre a Groucho è assente anche Bloch, l'ispettore di New Scotland Yard, amico di Dylan. All'inizio ho scritto che si intravedevano, nel senso che è presente una fotografia sulla scrivania di Dylan nella quale lui e la sua ragazza Cassandra sono travestiti l'uno da Groucho e l'altra da Bloch. Un piccolo omaggio ai due storici personaggi, come lungo il film ve ne saranno sia per Bonelli che per Tiziano Sclavi.
Per quanto riguarda l'impianto vero del film. Riscontriamo la presenza di caratteristi di buon spessore del cinema americano, come Peter Stormare un caricaturale padrino della mafia dei lupi mannari, e Taye Diggs, classico spacciatore di colore vampirico. Notiamo una presenza dal mondo del wrestling, che ormai sempre più fa capolino nel cinema, Kurt Angle, licantropo facilmente alterabile. La protagonista femminile è la bionda, bassa ed atletica Anita Briem, che ben si inserisce nel cast. Completa il quadro il protagonista Brendon "Clark Kent" Routh, che porta sullo schermo molto dell'esperienza che lo ha reso famoso al grande pubblico. Oltre ad espressioni ed atteggiamenti non mancano chili di muscoli in bella vista, che mancano al personaggio del fumetto. Tutto sommato una buona interpretazione, un ruolo affrontato con coraggio, sapendo di andare in contro ad un pubblico che si aspettava in quel ruolo solo e soltanto e solamente Rupert Everett.
Effetti speciali nella norma, con qualche caduta all'apparizione del primo licantropo e la realizzazione dell'artefatto, ma con qualche punta d'eccellenza, vedi Belial.
Kevin Munroe, alla seconda regia dopo TNMNT, si conferma alla regia di un comic movie di buon livello, con punte di paraculaggine nei confronti dei fan del fumetto per farsi perdonare le anomalie cinematografiche.
Ultima notazione. Solo a me sembra che la camicia di Dylan passi dal giusto rosso acceso allo strano color melanzana ogni tanto?

E' un film da vedere? Si, perché non è fatto male. Si, perché è un personaggio cult italiano che sbarca nel mondo della celluloide importante. Si, perché è divertente.
E' Dylan Dog? Ni, ma se faranno dei seguiti si impegneranno a migliorarlo. Diamo fiducia.

Titolo originale Dylan Dog: Dead of Night
Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 2010
Durata 110 min
Genere Horror, Azione
Regia Kevin Munroe
Soggetto Tiziano Sclavi
Sceneggiatura Thomas Dean Donnelly Joshua Oppenheimer
Produttore Gilbert Adler Scott Mitchell Rosenberg
Produttore esecutivo Kevin Munroe
Casa di produzione Hyde Park Films Long Distance Films Platinum Studios
Distribuzione (Italia) Moviemax
Fotografia Geoffrey Hall
Montaggio Paul Hirsch
Musiche Klaus Badelt
Scenografia Raymond Pumilia
Costumi Caroline Eselin

Interpreti e personaggi
Brandon Routh: Dylan Dog
Peter Stormare: Gabriel
Anita Briem: Elizabeth Ryan
Sam Huntington: Marcus
Taye Diggs: Vargas
Kurt Angle: Wolfgang
Brian Steele: Zombi tatuato

martedì 15 marzo 2011

Diario di una Tata

Una madre che ha fatto sacrifici per la figlia e la vorrebbe vedere lavorare nell'alta finanza. La figlia laureata in economia, ma con una forte passione per l'antropologia, non sa bene cosa fare della sua vita. Colloqui andati a male e delusioni lavorative la mettono ancora più in crisi. La sua vita svolta il giorno in cui, per un fortuito caso, trova un lavoro come tata per una ricca famiglia dell'Upper East Side di Manhattan. Da una madre nevrastenica, fanatica del controllo e dedita all'organizzazioni di party di beneficenza, ed un padre assente per lavoro e piacere, le viene affidata una piccola peste di sei anni di nome Grayer. Il disagio che il bambino prova in famiglia si riversa in disprezzo verso la sua nuova tata. Poco a poco Annie riuscirà a conquistare la sua amicizia e l'amore di un vicino di casa.

Un film semplice, una commedia che mette allo scoperto una situazione classica della famiglia ricca americana. I figli che crescono per lo più con le tate e lontani dai genitori. Talvolta, per giunta, tate straniere che non parlano la lingua e che hanno valori diversi dai loro datori di lavoro, o proprietari. In questo mondo entra la giovane Annie interpretata con semplice delicatezza, ed un po' di sfacciataggine, da Scarlett Johansson. Attorno al suo punto di vista di antropologa si muove un mondo tutto da scoprire. Una critica aggressiva al mondo dei ricchi americani, alla famiglia vista solo come casa in cui transitare tra un impegno e l'altro ed alla carriera come elemento distruttivo per gli affetti. Un argomento delicato trattato con buona padronanza dagli sceneggiatori e portato sullo schermo senza alti ne bassi dai registi (che poi sono sempre gli stessi che han scritto la trama).

Tutto sommato divertente e piacevole per gli occhi sia per i maschi, grazie a Scarlett Johansson, che per le donne vista la presenza di Chris Evans.

Titolo originale The Nanny Diaries
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2007
Durata 106 min

Genere commedia
Regia Shari Springer Berman Robert Pulcini
Soggetto Emma McLaughlin
Sceneggiatura Shari Springer Berman Robert Pulcini
Casa di produzione The Weinstein Company, FilmColony
Distribuzione (Italia) 01 Distribution

Interpreti e personaggi
Scarlett Johansson: Annie Braddock
Laura Linney: Mrs. X
Alicia Keys: Lynette
Chris Evans: Harvard Hottie
Paul Giamatti: Mr. X
Donna Murphy: Judy

The Producers

Un produttore di Broadway ormai in rovina, Max Bialystock. Un ragioniere timido e spesso isterico, Leopold Bloom, che gli mette la pulce nell'orecchio di come, truffando, potrebbe fare più soldi con un fallimento che con un grande successo. I due diventano soci. Prendono un pessimo copione, una storia dedicata ad Hitler, un pessimo regista gay, Roger Di Mondiz e danno al nazista Franz Liebkind , autore del copione scelto, il ruolo del Führer. Il tutto con lo scopo è quello di mettere in scena il peggior musical di sempre. Come si sa non tutto va per il verso giusto quando si organizza un piano criminale. L'intoppo si ha quanto il protagonista si rompe una gamba, la sera stessa della prima. A sostituirlo viene chiamato l'unico che conosce la parte a memore: lo stesso regista gay.
La svolta interpretativa data da Di Mondiz rende, quello che avrebbe dovuto essere un inno al nazismo, un musical satirico e spiritoso. Quando gli investitori pretendono i loro soldi costringono Leo alla fuga a Rio de Janeiro soldi e fidanzata Ulla, la protagonista femminile dello spettacolo. Fine peggiore tocca a Bialystock. Ma la vita alla fine sorride anche ai furbi che non lo fanno per cattiveria e quando tutto si sistemerà le cose gireranno per entrambi al meglio

Tratto dal musical per Broadway, scritto da Mel Brooks e diretto da Susan Stroman la stessa regista del film, mantiene gran parte del cast teatrale anche sullo schermo. Nathan Lane, Matthew Broderick, Gary Beach e Roger Bart portano in vita il loro personaggi sul grande schermo come sulle assi del palco. Lo spettacolo teatrale ebbe un enorme successo e vinse il numero record di 12 Tony Award 2001, l'Oscar del teatro.
Per preservare lo spettacolo, lo stesso Mel Brooks, ha voluto trasformarlo in un film anche se era già stato tratto dal suo primo film da regista del 1968: Per favore, non toccate le vecchiette.
Spiritoso e piacevole, forse un po' lungo, mette in risalto doti non sospette di attori conosciuti al di fuori degli Usa per un altro genere di ruoli. Del cast fanno parte anche noti attori cinematografici come Matthew Broderick e Uma Thurman. Momenti di assoluto culto assalgono lo spettatore nella seconda parte del film, quella in cui, finalmente, la sgangherata commedia va in scena. Memorabili i costumi, la canzone e l'interpretazione della stessa di Gary Beach, nei panni di un effeminato Adolf, nella messa in scena del brano portante della commedia "Primavera per Hitler".
Dato il centellinare delle opere di Mel Brooks, nato nel 1926, ultima regia nel 1995, ultimo spettacolo teatrale del 2005, degli ultimi anni ognuna va goduta appieno. Anche questa si avvierà ad essere cult come tante altre a cui il regista/attore americano, ma di natali europei.

Da vedere ed apprezzare.

Titolo originale The Producers
Paese USA
Anno 2005
Durata 134 min

Genere musical
Regia Susan Stroman
Soggetto Mel Brooks
Sceneggiatura Mel Brooks, Thomas Meehan
Produttore Mel Brooks, Jonathan Sanger
Musiche Mel Brooks, Glen Kelly

Interpreti e personaggi
Nathan Lane: Max Bialystock
Matthew Broderick: Leo Bloom
Uma Thurman: Ulla
Will Ferrell: Franz Liebkind
Gary Beach: Roger Di Mondiz
Roger Bart: Carmen Ghia
Eileen Essell: la signora anziana

Notte buia, niente stelle

Quattro storie.
1922. Un agricoltore sposato da anni con una donna che ha ereditato cento acri di terra e non vuole dividerli con lui, ma venderli ad un'azienda di macellazione maiali. Il motivo? Voler lasciare la campagna ed andare a vivere in città. Lui non ci vede più. La fa ubriacare e con l'aiuto del figlio la uccide e ne getta il cadavere in un pozzo asciutto della sua fattoria. Ma il senso di colpa e topi misteriosi non gli permetteranno di vivere serenamente il dopo.
Il Maxicamionista. Una scrittrice di romanzi gialli per signora viene invitata a tenere una conferenza in una libreria a poche decine di miglia da casa. Un incidente sulla strada del ritorno la porta in un incubo. Viene violentata per ore e, creduta morta, gettata in una canalina di scolo dal suo carnefice. Nella canalina trova cadaveri di altre donne. Riuscita a tornare a casa prepara la sua vendetta.
La giusta estensione. Malato terminale di cancro, un buon padre di famiglia, incontra un venditore ambulante di giuste estensioni. Stretto l'accordo il venditore l'uomo vedrà tornare la salute a discapito di altri.
Un bel matrimonio. Mentre il marito è via la sua consorte scopre nel garage il segreto del coniuge: è un serial killer di donne. Il terrore si impossessa di lei, ma dovrà far buon viso a cattivo gioco per salvare il destino della sua famiglia.

Una raccolta di quattro racconti del maestro del terrore. Tutte ambientate nel Maine, come sempre, ricche di citazioni e collegamenti ad altre opere dell'autore. Scritta con il suo solito stile prolisso e descrittivo, che racconta tanto senza dire niente, ma tiene il lettore incollato al libro ci offre delle storie di orrore quotidiano spinto al limite massimo della sua efferatezza. Terrore ed orrore si alternano scritti nelle righe delle novelle. Emozioni diverse vengono lasciate provare al lettore.

Sempre bello leggere le produzioni di Stephen King, anche se personalmente lo preferisco nei romanzi completi. I miei preferiti: It e La bambina che amava Tom Gordon.

Titolo originale Full Dark, No Stars
Autore Stephen King
1ª ed. originale 2010
1ª ed. italiana 2010
Genere Antologia Horror

Terremoto in Giappone.


Noi andiamo avanti come se niente fosse, ma un Paese è sconvolto dalle forze della natura e dagli azzardi dell'uomo.
Sono vicino ad un Popolo ed una Terra che stimo da decenni e che saprà risollevarsi dalla tragedia in cui è precipitata.

Ganbare!

venerdì 11 marzo 2011

Nosferatu

Il giovane Hutter è un rampante agente immobiliare nella Brema del 1838. Il suo principale riceve un'interessante incarico di cercare casa ad un ricco conte carpatico, di nome Orlok, che ha deciso di trasferirsi in città dalla sua terra natale. Trovata una magione in vendita adatta allo scopo, proprio di fronte alla residenza Hutter, il giovane dipendente viene inviato in Carpazia a chiudere il contratto. Sul suo cammino incontra le superstizioni locali: storie di fantasmi, maledizioni e sparizioni proprio nei dintorni dell'attuale abitazione del Conte. Sul comodino dell'ultima locanda in cui si ferma trova, addirittura, un libretto che lo informa e mette in guardia dell'esistenza di una creatura sanguinaria il Nosferatu, un vampiro che si nutre di sangue umano. Spavaldo come un moderno giovane di città, incurante degli avvertimenti si reca al castello in piena notte e viene ricevuto dal Conte in persona.
A cena un incidente, una ferita provocata con il coltello del pane al dito di Hutter, lascia scorrere qualche goccia di sangue e risveglia strani interessi del Conte Orlok. Turbato Hutter si risveglia stando nel suo letto con due strani segni sul collo.
La trattativa per la casa va a buon fine. Hutter sempre più debole riesce a fuggire dal castello e viene ricoverato in un ospedale. Il Conte si trasferisce nella nuova residenza di Brema e la città viene sconvolta da un'epidemia di strana peste, che si manifesta con due buchi ravvicinati sul collo delle vittime.
Solo il ritorno in patria di Hutter stesso potrebbe mettere fine al mistero.

Capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922, questo film è sopravvissuto ai decenni solo grazie alla caparbia volontà del regista stesso. Ispirato fortemente, il tribunale dell'epoca lo definirà un plagio, al Dracula di Bram Stoker, racconta una classica storia di vampiri. La famiglia Stoker farà causa al Murnau che sarà obbligato a bruciare tutte le copie del film. Se ne salverà solo una, quella giunta ai giorni nostri. Tale copia verrà curata, restaurata e protetta nel corso degli anni da diverse case editrici e proposta su vari supporti, tutti con caratteristiche d'eccellenza.
Si tratta di un film muto. Per chi nell'era di internet, del blueray, del dolby digital non sapesse cosa sia un film muto: è la proiezione di una pellicola girata in bianco e nero con accompagnamento di musiche d'atmosfera e dialoghi presentati con cartelli da leggere tra una scena e l'altra. La caratteristica degli attori dei film dell'inizio del secolo scorso era quella di essere dotati di gran mimica facciale. Tale condizione era necessaria in modo da rendere ridotta la necessità di cartelli e permettere la rappresentazione di concetti con la solo loro presenza sullo schermo. Gli attori scelti ne sono consci e ben si cimentano nella prova. Gustav von Wangenheim che interpreta il giovane e spavaldo Hutter ci rende partecipe della nascita dei suoi dubbi, timori, paure, preoccupazioni. Max Schreck ci terrorizza con la sua feroce superiorità di essere immortale e fame di sangue umano.
Il film mantiene la sua forza comunicativa espressionista anche con il passare dei decenni. Dimostrazione di come un film semplice, per i canoni odierni, possa giungere a toccare le corde giuste dello spettatore nonostante il tempo che passa. Immagini, fotogrammi, della pellicola sono ormai entrati nella memoria degli appassionati di genere e non. Quante volte in altri film abbiamo visto richiamate le scene caposaldo di quest'opera. L'ombra del Nosferatu che sale le scale, la sua mano artigliata, il suo sorgere dalla bara. Film più o meno seri ne hanno attinto per rendergli omaggio. Provate a cacciare le citazioni in "Frankestein Junior", "Nightmare", "Dracula, morto e contento", "Dracula di Bram Stoker".
Come naturale, per un film così datato, leggende sulla sua lavorazione sono fiorite nel tempo. La più suggestiva è quella che vuole lo stesso Murnau ad interpretare il ruolo di Orlok e non il citato Max Schreck. Fonti accreditate vogliono che sia il regista, pesantemente truccato, ad impersonare il Nosferatu della leggenda.

Per farsi una serata interessante nel mito del vampiro vero, e non di quello vegetariano dei giorni nostri, il mio suggerimento è quello di procurarsi i seguenti titoli in vhs/dvd/blueray: "Nosferatu" del 1922 di Murnau, "Nosferatu, il principe della notte" del 1979 di Werner Herzog con Klaus Kinski (il remake ispirato dal film) e "'L'ombra del vampiro" del 2000 di E. Elias Merhige con John Malkovich nella parte di Murnau e Willem Dafoe in quella di Schreck.

Titolo originale Nosferatu, eine Symphonie des Grauens
Paese Germania
Anno 1922
Durata 94 min
Colore B/N
Audio muto
Genere horror
Regia Friedrich Wilhelm Murnau
Soggetto Bram Stoker (romanzo), adattamento di Henrik Galeen
Sceneggiatura Henrik Galeen
Produttore Prana Film Berlin GmbH
Fotografia Günther Krampf, Fritz Arno Wagner
Musiche Hans Erdmann
Scenografia Albin Grau

Interpreti e personaggi
Max Schreck: Conte Orlok
Gustav von Wangenheim: Hutter
Greta Schröder: Ellen Hutter
Alexander Granach: Knock
Georg H. Schnell: Harding
Ruth Landshoff: Annie
John Gottowt: professor Bulwer
Gustav Botz: dottor Sievers
Max Nemetz: capitano del Demeter
Wolfgang Heinz: primo marinaio
Albert Venohr: secondo marinaio
Guido Herzfeld: oste
Hardy von Francois: medico dell'ospedale
Heinrich Witte

giovedì 10 marzo 2011

Enrico Brignano - Sono romano ma non è colpa mia

Reduce dallo strepitoso successo teatrale e televisivo, Enrico Brignano , torna in scena con lo spettacolo “SONO ROMANO MA NON E’ COLPA MIA”.
Uno show che dà voce a sentimenti ed emozioni. Brignano riflette ad alta voce, dà corpo ai ricordi di famiglia ma di una famiglia allargata, che risalendo di nonno in nonno, arriva fino a nonno Romolo, primo re di Roma.
Ma fuori dal nido degli affetti familiari, anche di quelli più lontani nel tempo, ce n’è per tutti, nessuno escluso: tempo di bilanci, di riflessioni e di speranze per il futuro, con un’ispirazione sempre educata a volte surreale e mai volgare, con uno spettacolo che ha come unica GRANDE pretesa, quella di far trascorrere una serata divertente.
Nei suoi esilaranti monologhi, l’Artista, mette alla berlina vizi e virtù degli uomini di oggi, dalle paure alle manie che ciascuno serba in cuore: un viaggio tra le piccole e grandi nevrosi degli italiani. Ma in questo viaggio fortunatamente viene in soccorso , anzi in “Pronto soccorso” la risata come un sorso d’acqua fresca, capace di mandar giù e per un attimo far dimenticare qualsiasi boccone amaro. Una pausa di serenità, una pausa di buonumore.
“Sono romano ma non è colpa mia” perché abitare nella capitale comporta una responsabilità non indifferente: saper far meglio di chi è venuto prima di noi, molto prima di noi.
Con l’aiuto e la maestria delle musiche e dell’orchestra diretta dal maestro Federico Capranica, Brignano vi accompagnerà tenendovi per mano attraverso i monumenti e i ruderi dei suoi pensieri.

E come si sarà capito le righe sopra sono quelle di promozione dello spettacolo pubblicate ufficialmente sul sito del Teatro Smeraldo, per pubblicizzare lo spettacolo dell'artista romano. Ma com'è veramente lo show?
Premettiamo che è un mix di monologo e canzoni che si protrae con verve più o meno animata per 3 ore ininterrotte, il che vuol dire senza una minima pausa né per lo spettatore né, sopratutto per l'artista.
Il palco ci presenta Brignano ed alle sue spalle una band, della Magliana, di 7 elementi, pianista compreso, e quattro coriste con coscia destra di fuori.
Ripercorriamo l'infanzia a Dragona dell'artista, dove le casa abusive costituiscono l'intero paese, la sua adolescenza con l'amore per la bella Diana ed i problemi sulla ruota panoramica, passando attraverso scene di vita familiare, in modo divertente, scanzonato, con giochi di parole, cambi di voce e brio. La prima ora abbondante se ne va senza quasi accorgersene.
Il cambio di scena è spinto dalla voglia di rivoluzione che ha bisogno questo paese, ma che non trova sponda nel romano. Ci presenta lo spirito rivoluzionario, anche un po' impacciato, di paesi più solleciti del nostro nell'atto come Francia, Russia, Cuba, Cina. Per la verità la parte più noisa dello spettacolo. Un gramlò di lingue inventate, di suoni vicini all'idioma della nazione rappresentata, che si protrae per troppo tempo e finisce per far emergere in superficie sullo spettatore la stanchezza dopo la giornata lavorativa.
Si conclude con il disagio di essere romano. Di vivere in una città come Roma. Una città nella quale da tutti Italia cittadini scontenti si recano per protestare e portare le loro ragioni ai potenti del Paese. Una città nella quale chi vi risiede o solo vi lavora ha problemi ad entrare.
Si chiude lo spettacolo con la canzone che da il nome allo spettacolo e con un, finto, fuori programma, di ringraziamento al pubblico. Battute sul teatro, scene di vita familiare, che sono la parte più genuina della show.
La gente in sala si diverte, ride, applaude un artista sempre più completo che ricorda sul palco un giovane Gigi Proietti. Ammiccamenti, battute, espressioni del viso rendono il comico intrigante e divertente.

Oggettivamente bravo. Soggettivamente lo prenderei a piccole dosi.

Uno spettacolo da vedere, andare a teatro è sempre un evento particolare e magico. Ecco, magari non allo Smeraldo, ma soprattutto non nella Galleria del Teatro Smeraldo. Una volta seduti avrete si e no 15 cm di spazio per cercare di parcheggiare le vostre gambe. Poltroncine scomode per quasi tutto il pubblico. Un peccato che un teatro chiuda, con lui muore una piccola parte dell'anima della città che lo ospita, soprattutto per cause politico urbanistiche. Magari una ristrutturazione, un iniezione di maggior appeale avrebbe potuto dargli qualche speranza di sopravvivenza in più.

mercoledì 9 marzo 2011

Man on fire

Città del Messico. Il fenomeno dei rapimenti è talmente radicato che la polizia corrotta ne è complice a pieno regime. L'unico modo che i ricchi hanno di proteggere le loro famiglie è quello di assoldare guardie del corpo private e stipulare assicurazioni che rispondano in caso di loro sequestro. Samuel Ramos, discendente di una ricca famiglia, sposato con Lisa e padre di Lupita, sei anni, è in difficoltà economiche ed ha la polizza in scadenza. Il vincolo per stipularne un'altra è che abbia al suo servizio una guardia del corpo, figura che ha dovuto licenziare per problemi economici. John W. Creasy ha un passato da mercenario, da assassino governativo , ed i rimorsi di tutto quello che ha fatto nella sua vita l'hanno portato sulla via dell'alcool, pesantemente. Senza lavoro da tempo gli si presenta l'occasione di essere assunto come guardia della piccola Lupita Ramos.
Il giorno in cui qualcuno decide di rapire la bambina la sua strenue difesa non sortisce l'effetto sperato. Lui si ritrova con due proiettili in corpo steso a terra, dopo aver ucciso due poliziotti corrotti, e la piccola viene rapita.
Dopo giorni di degenza in ospedale viene a sapere che la bambina è stata uccisa dai rapitori, perché qualcosa non è andato bene durante il pagamento del riscatto. Nonostante la non perfetta guarigione si arma di tutto punto e va in cerca dei responsabili.

Tony Scott realizza questo suo progetto dopo quasi vent'anni dalla concezione. Era il 1987, anno di Top Gun, e già l'idea gli frullava per la testa. Il progetto vede la luce nel 2004 con protagonista Denzel Washington, impegnato su diversi fronti cinematografici, che gli offre una buona interpretazione nel ruolo dell'ex sicario con problemi che ritrova la fede e la tranquillità grazie all'ingresso nella sua vita della bambina interpretata da Dakota Fanning. La ragazza del 1994, nel 2004 al suo non film in 4 anni, è brava: il suo personaggio passa nel corso della pellicola dalla felicità di una famiglia ricca e tranquilla a vivere il rapimento ed il difficile addio da Creasy mostrando tutte le emozioni in modo convincente.
Tra i personaggi di contorno troviamo, in quelli che si possono definire lunghi camei, il nostro Giancarlo Giannini, Christopher Walken ed un Mickey Rourke, che aveva iniziato nel 2003 con "C'era una volta in Messico" la sua lenta risalita che l'avrebbe portato nel 2008 ad interpretare il wrestler nell'omonimo, e pluripremiato, film.
Una sceneggiatura adeguata e di buon ritmo per due terzi della pellicola. Gli eventi che si svolgono tra il rapimento e la decisione di vendetta hanno una tempistica rallentata rispetto a tutto il resto, come se mancassero scene che avrebbero dovuto dare una spinta alla narrazione. Tutto sommato un film che trasmette emozioni, ambientate in atmosfere di un Messico nascosto, interpretato da un cast adeguato.

Ci sono film migliori sia del regista che del protagonista, ma vale la pena non snobbarlo.

Titolo originale Man on Fire
Paese USA, UK, Messico
Anno 2004
Durata 146 min

Genere thriller
Regia Tony Scott
Soggetto A.J. Quinnell
Sceneggiatura Brian Helgeland

Interpreti e personaggi
Denzel Washington: John W. Creasy
Dakota Fanning: Lupita "Pita" Martin Ramos
Marc Anthony: Samuel Ramos
Radha Mitchell: Lisa Martin Ramos
Christopher Walken: Paul Rayburn
Giancarlo Giannini: Miguel Manzano
Rachel Ticotin: Mariana Garcia Guerrero
Jesús Ochoa: Victor Fuentes
Mickey Rourke: Jordan Kalfus

lunedì 7 marzo 2011

I Fantastici 4 e Silver Surfer

I Fantastici Quattro stanno organizzando il matrimonio del secolo tra Sue e Reed, ma un minaccia planetaria impedisce le nozze. L'araldo del distruttore di mondi Galactus, Silver Surfer, è giunto sul nostro pianeta per esplorarlo ed offrirlo come cibo al suo signore.
I poteri dell'alieno provocano scompensi sul pianeta, riportano in vita il signore di Latveria ed avversario dei F4 Victor Von Doom, alias Dottor Doom (Dottor Destino) e sconvolgono a livello molecolare il corpo di Johnny Storm, la Torcia Umana, il primo ad avere un incontro ravvicinato con lui.
L'esercito americano ingaggia sia i F4 che Destino per sconfiggere la minaccia. Una volta intrappolato Silver Surfer e separatolo dalla sua tavola, rendendolo così impotente, i militari lo torturano per estorcergli informazioni. Destino ne approfitta e si impossessa della tavola e dei suoi poteri. I F4 lo affrontano, sfruttando la nuova abilità di Johnny, e lo sconfiggono. Dopo aver liberato il surfista gli rendono la sua tavola e gli chiedono di fermare Galactus. Per salvare la Terra lui sacrifica la sua vita esplodendo all'interno dell'alieno invasore

Diciamo subito che come ogni film Marvel che si rispetti si deve aspettare la fine fine, ossia far scorrere i titoli di coda. Subito i titoli di coda, infatti, viene mostrata la scena nella quale compaiono Silver Surfer e la tavola librarsi nello spazio, si suppone che nonostante lo scontro Silver Surfer sia ancora vivo.
Partiamo dalla cosa peggiore di tutto il film: le pettinature della donna invisibile. La povera Jessica Alba sfoggia una decina di pettinature una peggio dell'altra, tali da renderla inguardabile.
La cosa migliore è la realizzazione dell'effetto che ricopre l'attore che interpreta Silver Surfer. Molto credibile.
La cosa più deludente, sopratutto per il fan accanito, è la realizzazione di Galactus. Nei fumetti è un gigantone alieno antropomorfo, qui una nube spaziale di gas e vapori che ingloba mondi. Seppur ben realizzata non rende l'idea voluta da Kirby e Lee nella sua rappresentazione grafica originale.
La storia scorre, senza troppa fretta, assomigliando più ad un fumetto che ad un film, e non so se sia proprio un bene. Ai botteghini non ha fatto gli sfaceli sperati e questo a precluso sia la realizzazione di un terzo episodio, sia la messa in opera della macchina realizzativa del film stand alone di Silver Surfer. Sembra ora che la Marvel stia progettando un (ennesimo) reboot della saga basandosi sui personaggi dei F4 Ultimates (la collana giovane dove si narrano da capo avventure alternative degli eroi classici), così come stanno facendo per Spiderman

Godibile fumettone per una serata in allegria e compagnia.

Titolo originale Fantastic Four: Rise of the Silver Surfer
Paese USA
Anno 2007
Durata 92 min

Genere Comics
Regia Tim Story
Soggetto Mark Frost, Michael France, dal fumetto della Marvel Comics creato da Stan Lee e Jack Kirby
Sceneggiatura Don Payne, Mark Frost, Michael France
Produttore Avi Arad, Bernd Eichinger, Ralph Winter
Produttore esecutivo Chris Columbus, Stan Lee
Casa di produzione 20th Century Fox

Interpreti e personaggi
Ioan Gruffudd: Reed Richards/Mister Fantastic
Jessica Alba: Sue Storm/Donna invisibile
Michael Chiklis: Ben Grimm/La Cosa
Chris Evans: Johnny Storm/La Torcia Umana
Doug Jones: Norrin Radd/Silver Surfer
Julian McMahon: Victor von Doom/Dottor Destino
Kerry Washington: Alicia Masters
Andre Braugher: Generale Hager
Beau Garrett: Frankie Raye
Brian Posehn: Prete
Stan Lee: sé stesso

Doppiatori italiani
Massimiliano Manfredi: Reed Richards/Mister Fantastic
Roberta Pellini: Sue Storm/Donna invisibile
Roberto Draghetti: Ben Grimm/La Cosa
Roberto Certomà: Johnny Storm/La Torcia Umana
Massimo Corvo: Norrin Radd/Silver Surfer
Mario Cordova: Victor von Doom/Dottor Destino
Silvia Tognoloni: Alicia Masters

Daredevil

Hell's Kitchen, un quartiere non proprio tranquillo di New York, è dove Matt Murdock è cresciuto. Figlio di un pugile di second'ordine, abbandonato dalla madre, che aveva riposto in lui le speranze di un futuro migliore del suo. Per arrotondare le borse dei piccoli incontri il padre, come altri pugili in quegli anni, era impiegato come esattore di debiti da parte della mala. Il giorno in cui Matt lo scopre fugge in un cantiere nel quale un getto di liquido radioattivo lo investe e lo rende cieco. Ricoverato in ospedale che la soppressione della vista ha accentuato i suoi sensi rimanenti: adesso vede il mondo come con un radar, sfruttando il rimbalzo delle onde sonore sui corpi che lo circondano. Rimessosi dall'ospedale viene portato dal padre ad assistere ad un suo incontro. Incontro che dovrebbe perdere, ma che vince e che gli costa la vita.
Matt diventa avvocato delle cause perse di Hell's Kitchen, insieme al suo socio Foggy Nelson, di giorno ed il vendicatore mascherato, giuria, giudice e boia, Daredevil di notte. Il suo obiettivo è quello di abbattere il regno del crimine instaurato in città dal temibile criminale Kingpin, re della criminalità organizzata.
La sua vita sembra svoltare verso una pseudo tranquillità il giorno in cui incontra, conosce e si innamora di Elektra Natchios, figlia di un miliardario greco in affari con Kingpin. Il tutto crolla quando il criminale decide di liberarsi del suo socio straniero assoldando il criminale Bullseye, dalla sorprendente abilità di trasformare in arma qualsiasi oggetto col quel uccidere al primo colpo i suoi bersagli. Nel tentativo di salvare il padre di Elektra, Devil viene coinvolto nella battaglia e Bullseye utilizza proprio l'arma di Matt per uccidere Nikolas Natchios. Elektra, prima stordita, si risveglia ed incolpa il diavolo rosso della morte del padre. La ragazza vuole vendetta e svela le sue arti ninja per cercare e sconfiggere Daredevil. Nonostante lui si professi innocente lei lo trafigge ad una spalla e lo smaschera, scoprendone la vera identità e credendogli. L'arrivo di Bullseye sul campo di battaglia ne decreta la morte. Devil la vendica e si reca a combattere Kingpin.
Nelle storie di supereroi niente è come sembra. Un piccolo ciondolo in barile lascia in Matt la speranza che Elektra sia ancora viva, così come Bullseye non è morto, ma solo gravemente menomato

Il primo tentativo dell'epoca moderna di riportare sullo schermo dei supereroi Marvel in carne ed ossa.
Il film si rivela essere un non capolavoro, ma un buon apripista. La storia è buona, viene messa molta carne al fuoco. Molti personaggi, tra primari e secondari, si dividono la scena. Gli elementi cardine per costruire una buona storia di Devil ci sono tutti. A partire da una brava e bella Elektra, Jennifer Garner, un cattivo psicopatico, Bullseye, Colin Farrel, il giornalista investigativo con una coscienza, Ben Urich alias Joe Pantoliano. E' presente anche il vero nemico storico di Murdock: Kingpin. Ecco, questa è la nota dolente della trasposizione: Kingpin è bianco. Va bene qualsiasi discorso antidiscriminatorio vogliate, va bene che è interpretato dal massiccio attore Michael Clarke Duncan (celebre per essere il gigante di colore de "Il miglio verde"), oltretutto un po' sottotono. Ma se per chi guarda il film con curiosità e col solo scopo d'essere intrattenuto per 100 minuti può andare bene qualsiasi stravolgimento della storyline del personaggio, per un fan accanito, che deve già accettare adattamenti dei comics per il grande schermo, questo è troppo.
Nel complesso il film non è malvagio, tanto che era previsto un sequel, ma da un anno a questa parte si sta pensando ad un reboot, ed ha generato un spin off (Elektra, appunto) interpretato sempre da Jennifer Garner.

Per i cultori dei comics e per chi vuol passare un po' di tempo senza pensare.

Titolo originale Daredevil
Paese USA
Anno 2003
Durata 99 min,130 min (director's cut)

Genere Comics
Regia Mark Steven Johnson
Soggetto fumetto della Marvel Comics creato da Stan Lee & Bill Everett
Sceneggiatura Mark Steven Johnson
Produttore Avi Arad, Gary Foster, Arnon Milchan
Produttore esecutivo Bernie Williams, Stan Lee, Kim H. Winter, Kevin Feige, Becki Cross Trujillo, Kathleen M. Courtney
Casa di produzione 20th Century Fox

Interpreti e personaggi
Ben Affleck: Matt Murdock/DareDevil
Jennifer Garner: Elektra Natchios
Colin Farrell: Bullseye
Michael Clarke Duncan: Wilson Fisk/Kingpin
Jon Favreau: Franklin "Foggy" Nelson
Ellen Pompeo: Karen Page
Leland Orser: Wesley Owen Welch
Joe Pantoliano: Ben Urich
David Keith: Jack Murdock
Scott Terra: Matt Murdock da bambino
Derrick O'Connor: Padre Everett
Lennie Loftin: Nick Manolis
Erick Avari: Nikolas Natchios
Paul Ben-Victor: Jose Quesada

Doppiatori italiani
Fabio Boccanera: Matt Murdock/DareDevil
Francesca Guadagno: Elektra Natchios
Christian Iansante: Bullseye
Alessandro Rossi: Wilson Fisk/Kingpin
Roberto Draghetti: Franklin "Foggy" Nelson
Massimo Rossi: Wesley Owen Welch
Mauro Gravina: Ben Urich
Claudio Sorrentino: Jack Murdock
Gabriele Patriarca: Matt Murdock da bambino
Michele Kalamera: Nikolas Natchios
Stefano De Sando: Jose Quesada

Dark City

John Murdoch si risveglia nella vasca da bagno della stanza 614 di un hotel sconosciuto con una donna morta sul pavimento accanto al letto. Peccato che lui non sappia ne chi è lei ne chi sia lui ne cosa stia succedendo. Una telefonata misteriosa lo avverte di fuggire dalla stanza perché qualcuno lo sta venendo a prendere per eliminarlo.
Sulle sue tracce si mettono sua moglie, un poliziotto caparbio, ma, sopratutto, degli extraterrestri giunti sul nostro pianeta per studiare l'individualità umana. Parte dal qui, e dal conseguimento di alcuni poteri particolari, la sua lotta contro questa specie invasore nella speranza di ottenere la sua libertà.

Se partiamo dal concetto che non sono riuscito a vederlo tutto capiamo come questo film non mi sia piaciuto. Atmosfere eccessivamente scure, trama particolarmente lenta. Dalla sua ha buoni effetti speciali ed una originalità di fondo, ai quali si aggiunge un cast di alto livello che comprende William Hurt, Kiefer Sutherland e Jennifer Connelly.
Non avendolo visto tutto non saprei come approfondirlo, sta di fatto che è, seguendo l'onda delle recensioni sulla rete, un classico della fantascienza fine anni '90 del secolo scorso. A detta di alcuni la visione è obbligatoria, anche perché segna il debutto nel grande cinema di Alex Proyas.

Per me non ne vale la pena, però nel caso sbagliassi la prossima volta che passa in tv dategli una possibilità.

Titolo originale Dark City
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1998
Durata 100 min

Genere fantascienza
Regia, Soggetto, Sceneggiatura Alex Proyas
Casa di produzione Mystery Clock Cinema, New Line Cinema
Distribuzione (Italia) New Line Cinema

Interpreti e personaggi
Rufus Sewell: John Murdoch
William Hurt: Ispettore Frank Bumstead
Kiefer Sutherland: Dottor Daniel Schreber
Jennifer Connelly: Emma Murdoch / Anna
Richard O'Brien: Mr. Hand
Bruce Spence: Mr. Wall
John Bluthal: Karl Harris
Colin Friels: Eddie Walenski
Melissa George: May
David Wenham: assistente di Bumstead

Premi
Saturn Award - Miglior film di fantascienza (1998)
Silver Scream Award (Amsterdam Fantastic Film Festival) - Alex Proyas
Bram Stoker Award - Sceneggiatura (Alex Proyas)
BIFFF 1999 Premio Pegaso

Fringe - Seconda Stagione

La seconda stagione di Fringe ci promette risposte. E ce ne da. Ma non dobbiamo dimenticare che il suo creatore è J.J. Abrams, affiancato dallo staff che gli ha permesso di creare quei fenomeni televisivi degli ultimi quindici anni che sono Alias, Lost e lo stesso Fringe. Quindi le risposte le otteniamo, ma otteniamo, anche, nuove domande che ci accompagneranno fino alla terza stagione.
Ovviamente impossibile da riassumere senza svelare qualche spoiler ecco qualche accenno alla trama della serie.
La partenza è da dove avevamo lasciato il tutto alla fine della prima. Olivia rientra in modo traumatico dall'altra realtà, fanno la loro comparsa i guerrieri mutaforma a base mercurio che tentano di cambiare la storia del nostro mondo. Una testa con un simbolo particolare viene rubata da una banca criogenica e si riattacca al suo corpo. La Massive Dynamics continua a svolgere esperimenti oltre il limite del consentito ed a collaborare, almeno apparentemente, con la divisione Fringe. Scopriamo cosa fanno gli Osservatori, e ce ne è più d'uno, ma non chi sono ne da dove vengono; veniamo a conoscenza che, però, hanno uno scopo. Conosciamo altri bambini trattati col Cortexifan e ne scopriamo le capacità. Veniamo a contatto con la verità sul passato di Peter e sulle motivazioni che hanno spinto Walter a fare quello che ha fatto. Infine, rimaniamo sbalorditi da quello che succede nel mondo parallelo e dalle conseguenze che tali avvenimenti avranno su entrambi i mondi in futuro. Il tutto condito ed alternato da e con avvenimenti nel miglior stile X-Files possibile: viaggi nel tempo, virus letali, possessioni spirituali ed aliene ed altri inquietanti avvenimenti paralleli alla vita quotidiana.
Non possiamo che rimanere stupiti dalla coerenza della serie e dalla genialità dello staff che sta dietro ad ogni episodio. Gli sceneggiatori ci propongo solo un paio di episodi inutili (sui 23 totali). Il budget viene sfruttato nel modo migliore creando gli episodi in bottiglia (ossia quelli in uno spazio e con un cast limitato in modo da limitare il budget) in modo originale senza appesantire la serie. Il budget risparmiato in queste occasioni vien speso in modo ottimale negli episodi che più necessitano di investimenti.
Sempre simpatico il cercare le istantanee apparizioni dell'osservatore in tutti gli episodi e piacevole vedere le variazioni della sigla. Osserviamo, soprattutto alla fine della serie, come le sigle con lo sfondo classico blu ci introducano ad avventure nella nostra dimensione, mentre quelle a sfondo rosso facciano da apertura ad episodi che hanno come loro palcoscenico principale il mondo parallelo.
Grazie alle pagine della Fringepedia ecco sia l'elenco degli episodi che l'immagine dell'apparizione dell'Osservatore in ciascuno di essi.
1 A New Day in the Old Town / Un nuovo giorno nella vecchia città
2 Night of Desirable Objects / La notte degli oggetti desiderabili
3 Fracture / Frattura
4 Momentum Deferred / Il simbolo
5 Dream Logic / Sogni elettronici
6 Earthling / Il cosmonauta
7 Of Human Action / Conseguenze indesiderate
8 August / Agosto
9 Snakehead / Testa di serpente
10 Grey Matters / Materia grigia
11 Unearthed / Resurrezione
12 Johari Window / Progetto Elephant
13 What Lies Below / Il contagio
14 The Bishop Revival / Segreti di famiglia
15 Jacksonville / Jacksonville
16 Peter / Peter
17 Olivia. In the Lab. With the Revolver / Olivia. Nel laboratorio, con la pistola
18 White Tulip / Un tulipano bianco
19 The Man from the Other Side / Sincronia
20 Brown Betty / Cuore di vetro
21 Northwest Passage / Passaggio a Nord-Ovest
22 Over There: Part 1 / Dall'altra parte - prima parte
23 Over There: Part 2 / Dall'altra parte - seconda parte


Se pensavate che Lost fosse complicata e che Fringe fosse una serie per passare il tempo, beh vi sbagliavate. Fringe si sta articolando ed assorbendo spunti fantascientifici tali da necessitare di una attenzione al di sopra della media rispetto a telefilm di altri autori.
Comunque sia: da vedere a tutti i costi.