giovedì 28 novembre 2013

Batman Vs Superman

Il seguito di Man of Steel, come noto, sarà un Batman contro Superman con Ben Affleck nei panni del pipistrello. A più di un anno e mezzo dalla sua uscita nelle sale cominciano a filtrare le prime indiscrezioni. Una gustosa è stata quella che riguardava il costume del Crociato Incappucciato. Sembra, infatti, che per la tenuta del più Grande Detective del Mondo si stia optando per la colorazione grigio/blu, resa famosa da Jim Lee.
Altra succosa anteprima è data dalla consueta azione di registrazione di domini Internet da parte della casa di produzione cinematografica. Sembra che la WB abbia registrato più di una ventina di nuovi per la nuova pellicola. Tra i tanti sono filtrati questi:

•Man of Steel: Battle the Knight
•Man of Steel: Beyond Darkness
•Man of Steel: Black of Knight
•Man of Steel: Darkness Falls
•Man of Steel: Knight Falls
•Man of Steel: Shadow of the Night
•Man of Steel: The Blackest Hour
•Man of Steel: The Darkness Within

Personalmente escluderei tutti quelli con la radice "Dark" nel titolo, oltre ad essere inflazionato dalla trilogia di Nolan, in questi anni è troppo abusato. Mi soffermerei di più su due titoli; il primo è Man of Steel: Knight Falls. Chi è il cavaliere caduto? Perchè? Sarà Batman od al contrario delle aspettative sarà l'uomo d'acciaio. La distruzione e le morti causate da Superman nel finale del primo film hanno avuto conseguenze sull'animo del criptoniano?
Personalmente il titolo più interessante, per me, è Man of Steel: The Blackest Hour. Perchè? Mi riporta alla memoria la celebre saga di Geoff Johns dedicata a Lanterna Verde. Potrebbero prendere tre piccioni con uno script. Partendo dall'ora più buia, con i protagonisti annunciati, potrebbero aprire la porta per la rinascita di un credibile Lanterna Verde (a me il film a lui dedicato non era dispiaciuto, certo non è in armonia con il nuovo corso deciso dalla WB e qualche decisione deve essere prese in proposito).

Comunque, per adesso, sono tutte speculazioni. Non ci resta che aspettare e vedere.

mercoledì 27 novembre 2013

Doctor Who - Speciale 50° Anniversario - Il giorno del Dottore

Un incrocio di linee temporali mette sullo stesso piano il Dottore che ha distrutto la sua stirpe ed il suo pianeta con le sue due più recenti incarnazioni. I tre si dovranno trovare a collaborare per combattere una minaccia aliena intesa a dominare la Terra. Già giunti sul nostro pianeta in epoca Vittoriana questi mostri mutaforma hanno atteso il momento propizio per sterminarci. Il momento è oggi.

Non racconto di più. La trama è complicata e rischierebbe di generare troppi spoiler in chi ancora non l'ha visto.
Sull'impianto generale dell'episodio niente da dire. Fortunatamente non è troppo lineare e le spiegazioni di quello che sta per succedere non vengono mandate allo spettatore via SMS da registi e sceneggiatori.. Qui la trama si dipana sotto gli occhi attenti del fan o del visitatore curioso. Nonostante questo qualche conseguenza risulta essere ovvia per chi conosce le dinamiche degli episodi del Dottore. Dove anche riesce ad essere originale, poi, abusa di questa originalità: mi riferisco alla scena della Torre di Londra e dei Cacciaviti Sonici. La soluzione trovata in questo caso sarà la chiave per risolvere situazioni complicate anche più avanti nell'episodio.
Vedere tre Dottori in azione sullo schermo è emozionante anche per me che sono abbastanza profano della serie. Sì, ho visto praticamente tutti gli episodi del 10° e dell'11° Dottore, ma non me li ricordo nel dettaglio. Ricordarsi i particolari aiuta perché a volte Moffat, autore sia del rilancio del personaggio in epoca moderna sia della sceneggiatura di questo episodio, vi fa riferimento. Tanti indizi disseminati nelle due ore di episodio portano alla mente ricordi ne i fan più accaniti: teste di robot, Dalek, libri, cacciaviti, sciarpe, frasi, cappelli, personaggi... Di tutto un po', tanto che basta per  solleticare sotto il mento l'appassionato come fosse un gattino.
La dinamica e la chimica tra i tre protagonisti è stata piacevole e convincente. Il Dottore di John Hurt sì è rivelato essere chi presumevo che fosse. La mi preferenza per l'11° Dottore rimane confermata. Tennant è sempre bravo ed è stato un grande nel tornare nei panni del Dottore. Nel finale si nascondono tante sorprese. La prima è il Curatore della galleria che altri non è che Tom Baker il Quarto Dottore, l'ultima è Peter Capaldi che sarà il 12° Dottore.
Della foto di gruppo finale ci sarebbe da fare un poster.
Le donne che affiancano i Dottori in questo episodio sono le ultime due compagne degli ultimi due Billie Piper (nel doppio ruolo di Rose Tyler/The Moment) Jenna Coleman (Clara Oswald) che mi piace sempre di più e si appresta a soppiantare Emy Pond nel mio cuore. Non devo aggiungere che sono brave e convincenti come sempre. Certo in questi quattro/cinque anni Billie Piper si è dimostrata molto flessibile nell'interpretare ruoli diversi, ma anche la Coleman non è stata da meno.

Moffat ha scritto un episodio degno del 50° Anniversario della nascita del Dottore. Oltre che essere geniale autore del suo rilancio ne sta alimentando il mito in modo moderno e vivace, capace di attirare nuovi spettatori ad ogni stagione.
Speriamo che Rai4 replichi questo episodio celebrativo al più presto in modo da poterlo vedere una seconda volta. Per chi non lo avesse visto neanche la  prima: vedetelo. Se non avete mai visto il Dottore: vedetelo. Un gran bel pezzo di televisione. Gli inglesi ci riescono, gli americani pure, il rammarico che in Italia non si provi mai a sperimentare e rischiare su un prodotto innovativo resta sempre.

Vedetevelo e gioitevelo. In attesa dello Speciale di Natale 2013 e del debutto del 12° Dottore.

Cast 

Doctor 
Matt Smith (Eleventh Doctor)
David Tennant (Tenth Doctor)
John Hurt (War Doctor)

Companion 
Jenna Coleman (Clara Oswald)

Others
Billie Piper – Rose Tyler/The Moment
Tristan Beint – Tom
Jemma Redgrave – Kate Stewart
Ingrid Oliver – Osgood
Chris Finch – Time Lord Soldier
Peter de Jersey – Androgar
Ken Bones – The General
Philip Buck – Arcadia Father
Sophie Morgan-Price – Time Lord
Joanna Page – Queen Elizabeth I
Orlando James – Lord Bentham
Jonjo O'Neill – McGilliop
Tom Keller – Atkins
Aidan Cook, Paul Kasey – Zygons
Nicholas Briggs – Voice of the Daleks/Zygons
Barnaby Edwards, Nicholas Pegg – Daleks
John Guilor – Voice-over Artist
Tom Baker – The Curator
Peter Capaldi – Twelfth Doctor (uncredited)

Production 
Writer Steven Moffat 

Director Nick Hurran 

Script editor Richard Cookson 
Producer Marcus Wilson 
Executive producer(s) Steven Moffat
Faith Penhale

Incidental music composer Murray Gold 
Series Specials (2013) 
Length 76 minutes[1] 
Originally broadcast 23 November 2013 (2013-11-23) (International)
24 November 2013 (Australia & New Zealand) 

martedì 26 novembre 2013

Agents of S.H.I.E.L.D. - Episodio 8

Gli eventi di Thor - The Dark World hanno scosso l'Inghilterra. Nel luogo dello scontro finale tra il dio asgardiano e l'elfo oscuro Malekith la ricerca di materiali alieni coinvolge anche la squadra di Coulson.
Nel frattempo in Norvegia una coppia di fidanzati è alla ricerca di un'antica reliquia asgardiana di cui si favoleggia in testi medioevali. Le loro deduzioni li portano nel posto esatto e tra le loro mani posso finalmente stringere il primo dei tre pezzi della Lancia del Berserk. Anche gli effetti sono quelli sperati: la loro forza aumenta e riescono a mettere a ferro e fuoco Oslo senza problemi.
Richiamati in servizio Ward, Fitz-Simmons, May, Skye e Coulson si mettono sulle tracce sia del gruppetto di teppisti che possiede il primo pezzo di lancia che sugli altri due. In questo vengono aiutati dal massimo esperto di mitologia asardiana: il Dr. Elliot Randolph.
Quello che nessuno sa è che anche il Dr. Elliot Randolph nasconde un segreto.

Siamo arrivati all'ottavo episodio. Sotto la regia di Jonathan Frakes (Numero Uno di Picard in Star Trek The Next Generation e regista sia di numerosi episodi dell'omonima serie sia di alcuni dei film cinematografici dedicati alla TNG) viene sviluppato il personaggio dell'Agente Ward. Il regista mette in campo un tecnica poco vista in questa serie: nei luoghi stretti e chiusi predilige l'uso della steady cam rispetto alle telecamere classiche. Soluzione che comunica maggior movimente a scene statiche, ma che risulta fastidiosa in lunghi dialoghi campo/controcampo.
Monica Owusu-Breen (di estrazione Abramsiana visti i suoi lunghi trascorsi in Alias, Lost e Fringe, con qualche escursione in Brothers & Sisters) crea un ennesimo episodio stand alone. Sembra ormai essere questa la politica dello show: ogni episodio è autoconclusivo e, nel frattempo, pone qualche domanda e fornisce poche risposte. Viene esplorato il passato di Ward, le sue motivazioni, le sue paure, le sue speranze, come era stato fatto nelle ultime settimane con Skye, Simmons e Fitz. Mi aspetto nella prossima puntata un escursus su May per, poi arrivare vicini alla soluzione del mistero di Tahiti e della resurrezione dell'Agente Coulson.
Il cast impegnato risulta sempre più coeso e le dinamiche di gruppo si oliano sempre di più. Anche la guest stare dell'episodio Peter MacNicol ben si inserisce in tutto questo. La sua figura chiave è divertente e strafottente, a seconda delle situazioni, ma potrebbe essere un curiose personaggio ricorrente. Anche solo per brevi camei.

Gli ascolti negli Stati Uniti sono in leggera ripresa, in Inghilterra rimangono stabili. Sembra che la formula Whedon funzioni e che piaccia. L'attesa è quella di vedere qualche calibro che riesca a mettere in difficoltà la squadra di Coulson e di uno sviluppo della sottile trama orizzontale che univa i primi episodi della serie (extremis...hammer...ecc.).

Agents of S.H.I.E.L.D. 
Titolo The Well
Serie 1
Episodio 8

Regia Jonathan Frakes 

Sceneggiatura Monica Owusu-Breen
Prima Messa in Onda 19 November 2013

Personaggi ospiti
Peter MacNicol: Dr. Elliot Randolph

lunedì 25 novembre 2013

Thor - The Dark World

Dal passato, il Nono Dottore, diventato malvagio, ha trasformato i Teletubbies in esseri ancora più malvagi e terrificanti facendone il suo esercito. Il suo ritorno ha un'unico scopo distruggere l'universo conosciuto per farlo regredire all'epoca oscura in cui lui e la sua gente lo dominavano.
Ad opporsi a lui il Padre degli Dei, Hannibal Lecter con la barba, e suo figlio James Hunt. A mettere i bastoni tra le ruote ai due, però, ci si mette anche il fratello adottivo di James: Il commissario Wallander, noto per i suoi inganni ed il suo doppio gioco.
Il terreno di scontro principale sarà la Terra, in quanto punto focale della Convergenza dell'allineamento dei Nove Mondi, fondamentale per la vendetta del Nono Dottore.
Il mezzo attraverso il quale cercherà di compierla sarà la Regina Padme Amidala, che ospita dentro l'arma destinata a riportare l'oscurità dominare nell'universo.
Bill Anderson, uno dei tre padri della piccola Sofia, che è l'unico che sembra poter limitare i danni della Convergenza pare essere impazzito. Solo quando una ragazza, che ha postato le sue foto nuda su internet, ed un suo amico lo rimettono in sesto si ritrova a rinunciare alle sue dipendenze ed essere in grado di svolgere un ruolo fondamentale nel tentativo di salvare l'universo.
In tutto questo, la saggezza tattica e la forza del giovane James Blunt e della sua arma, il martello MewMew, saranno fondamentali per contrastare i piani del malvagio Dottore.

Okay, forse la trama non è proprio questa. Però, dai, è un modo per evitare eccessivi spoiler su un film appena uscito.
Comunque: come è stato Thor?
Intanto intanto c'è da subito la prima sorpresa: nuovo logo Marvel in testa ai film della Casa delle Idee di New York. Alle due dimensioni del logo classico, che caratterizzavano l'origine fumettistica, si è aggiunta la profondità, per passare il testimone al cinema ed alle sue nuove tecnologie.
Il film è ricco. Quasi due ore di rappresentazione dove si mischiano mondi diversi, livelli mitologici, conflitti familiari. In tutto questo, ottimamente legato su tutti i mondi in cui si svolge, quello che manca è un certo livello di epicità nei dialoghi caratteristico dei fumetti di Thor. Dei comics del dio del tuono io non sono fan e non essendone assiduo lettore, quindi, poco lo ho notato.
Natalie Portman riprende, dopo la gravidanza, il suo ruolo nei panni di Jane Foster. Lo fa con bravura e simpatia; caratterizza il suo personaggio con qualche tratto impacciato in più rispetto al passato (conoscere i genitori di un dio non deve essere facile , ma dall'imbarazzo ne esce con simpatia: "Hai parlato di me a tuo padre?"). Seppure con un ruolo maggiormente centrale rispetto al primo film, qui, nella prima parte sembra avere poche battute, ma vederla sullo schermo è sempre un piacere. Altre due donne forti sono state messe al centro dell'azione in questo secondo capitolo: Frigga, Renè Russo, e Lady Sif, Jane Alexander. La prima mette in mostra doti sorprendenti, che fanno ricordare come ha conquistato Mel Gibson negli ultimi Arma Letale, mentre la seconda ha troppo poco spazio. Jaimie Alexander è focalizzata a dare il massimo nelle poche sequenze in cui è tirata in ballo, ma non nascondo che mi sarebbe piaciuto veder maggiormente sviluppato il suo personaggio. Discorso a parte per Kat Dennings, sempre troppo vestita, che ha il suo perché a prescindere.
I maschi importanti sono molti. Si parte con Chris Hemsworth, forse meno convinto che in altre situazioni e che paga un doppiaggio un po' eccessivamente indolente. Tom Hiddleston, con il suo Loki in cui calza perfettamente, bisogna ringraziare chi l'ha scovato in passato. Stellan Skarsgård stralunato e nudo, forse già nella parte per Nynphomaniac di Von Trier, che ha la sua scena migliore nel suo incontro con Thor nell'appartamento londinese di Jane e Darcy. Idris Elba che si ritaglia una bella parte, un meccanismo che muove molti ingranaggi. Anthony Hopkins che, seppur interpretando un Odino limitato nei poteri rispetto all'onnipotente dei fumetti, dà carisma e profondità al suo personaggio, il padre degli dei, ancora più centrale in questo film che nel precedente. A Christopher Eccleston, Malekith, è stato affidato un ruolo che poteva essere dato a tanti altri: da Eric Bana a John Malkovich. Sicuramente ai fan dell'attore ha fatto piacere vederlo sul grande schermo in un simile colossal, ma, seppur bravo, non ha fatto la differenza; non ha elargito quel quid in più per rendere indimenticabile il suo personaggio.
La trama è articolata, molto, ma non difficile da seguire. A tratti è scontata è ed i colpi di scena sembrano telefonati, ma il finale, la scena finale, riscatta tutto. Ti fa uscire dalla sala con un OOOOHHHH stampato sulle labbra e ti lascia in attesa del terzo episodio.
Dietro la macchina da presa Alan Taylor. L'erede di Kenneth Branagh ha sulle spalle diversi episodi de Il Trono di Spade e si trova a suo agio con l'ambiente di cappa e spada che caratterizza il mitologico dio creato da Stan Lee. Niente da dire. Regia pulita, immagini chiare e comprensibili, poche sbavature. Devo solo controllare se non ha commesso un paio di errori nel montaggio della scena della battagli finale, ma, tutto sommato, la sua rimane un buon prova.
Il capitolo effetti speciali è quello che mi ha convinto meno. Se da un lato l'animazione del mantello in computer grafica lo ha reso più realistico e fluido dall'altro le battaglie aeree erano qualcosa di già visto. Le sequenze nei cieli di Asgard non possono che ricordare le battaglie e gli inseguimenti tra X-Wing e Tie Fighter in Star Wars dai quali, se l'orecchio non mi inganna, hanno preso anche gli effetti sonori. Una mancanza di originalità perdonabile, ma da sottolineare.
I costumi sono eccezionali, ma alcuni hanno lo stesso difetto delle armi del primo film: sembrano finiti. Il difetto colpisce sopratutto gli elmi dei guerrieri asgardiani, senza risparmiare quello di Heimdall che ha, comunque, sequenze importanti.
La colonna sonora è un classicone di musica classica cupa. Ormai quasi tutti i film dedicati ai supereroi hanno questa caratteristica. Se si provasse a guardarne uno ad occhi chiusi potrebbe essere difficile indovinare quale si sta guardando.

Carine le varie partecipazioni non accreditate durante il film. Intrigante, ma non da cadere dalla sedia, la scena dopo i crediti animanti. Simpatica quella dopo i crediti musicali.
Nel complesso un buon film di leggero intrattenimento. Thor non è uno dei miei franchise preferiti, ma per un pomeriggio al cinema va più che bene. Adesso si rimane in attesa, oltre che del secondo Cap e del prossimo Avenger, anche del terzo Thor: fosse anche  solo per dare una risposta all'interrogativo posto alla fine di questo.

Titolo originale Thor: The Dark World 

Paese di produzione Stati Uniti, Islanda 
Anno 2013 
Durata 112 min 
Colore Colore 
Audio Sonoro, Dolby Digital 
Genere Fantascienza, azione, supereroi 

Regia Alan Taylor 

Sceneggiatura Christopher Yost, Christopher Markus, Stephen McFeely, Joss Whedon[1] 
Produttore Kevin Feige 
Casa di produzione Marvel Studios, Universal Studios 
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures 
Fotografia Kramer Morgenthau 
Montaggio Conrad Buff, Malcolm Jamieson 
Scenografia Charles Wood 
Costumi Wendy Partridge 

Interpreti e personaggi 
Chris Hemsworth: Thor
Natalie Portman: Jane Foster
Tom Hiddleston: Loki
Stellan Skarsgård: Dr. Erik Selvig
Anthony Hopkins: Odino
Kat Dennings: Darcy Lewis
Idris Elba: Heimdall
Jaimie Alexander: Sif
Christopher Eccleston: Malekith
Adewale Akinnuoye-Agbaje: Algrim il forte/Kurse
Jonathan Howard: Ian Boothby
Ray Stevenson: Volstagg
Zachary Levi: Fandral
Rene Russo: Frigga
Tadanobu Asano: Hogun
 
Doppiatori italiani 
Massimiliano Manfredi: Thor
Valentina Mari: Jane Foster
Davide Chevalier: Loki
Dario Penne: Odino
Ambrogio Colombo: Eric Selvig
Alessia Amendola: Darcy Lewis
Roberto Draghetti: Volstagg
Alberto Angrisano: Heimdall
Stefano Benassi: Malekith
Stella Musy: Sif
Stefano Benassi: Malekith
Roberto Draghetti: Volstagg
Andrea Mete: Fandral
Emanuela Rossi: Frigga
Alberto Bognanni: Hogun

venerdì 22 novembre 2013

Roberto Vecchioni - Io non appartengo più - Concerto

Giovedì 14 novembre 2013. Teatro Nuovo. Piazza San Babila. Milano.
Dopo diversi anni, per un'occasione speciale, eccomi in quarta fila ad assistere al concerto numero n di Roberto Vecchioni. Chiuso il capitolo Teatro Smeraldo, chiuso in tutti i sensi, la nova casa per cantautore milanese è oggi questo Teatro, dalle classiche sedie in legno non poi tanto scomode, nel centro della mia città.
Sipario rosso che si apre e tre ragazze agli archi sulla sinistra, a poca distanza da loro il chitarrista e Duccio Fabbri all'ukulele, chitarra, piano, violino sulla destra. Al centro il microfono che attende il Roberto. Tutto intorno un nero profondo, luci dall'alto e fare a led alle spalle. In attesa un basso e la batteria, niente coristi.
Novità sul palco un leggio, con pochi fogli, contenente giusto una traccia che il cantante seguirà per interloquire con il suo pubblico. Si parte con i classici, si passa attraverso Le Ragazza si arriva alle Donne, si canta Il Dolore e la non appartenenza, si citano personaggi storici come Velasquez, ma, soprattutto, il concerto è intimo. Vecchioni, da sempre, è autobiografico, ma questa volta si sente particolarmente. Le canzoni che vedono protagonista il suo rapporto con la Fede, le dediche alle piccole nipoti, alla moglie, al figlio, a se stesso dipingono un uomo che si mette a nudo per mostrarci come siamo anche noi, anche se ci illudiamo di essere intoccabili.
Tutto bello. Grandi musicisti che si divertivano a suonare per Vecchioni, su di tutti il batterista calvo e la violoncellista Riviera Lazeri, che a tratti proprio se la rideva. Il resto va a gusti personali. Io avrei preferito che al posto del brano dedicato a Velasquez fosse stata presente una canzone meno frequente nelle sue scalette. Dell'album nuovo avrei voluto ascoltare Esodo ed avrei evitato Wislawa Szymborska e Il Miracolo Segreto. Gusti personali, ovviamente, ma questo è un blog ed è scritto apposta per parlare di gusti personali.
Non potendo rendervi partecipi delle sonorità vissute ecco, almeno, qualche foto della serata.







giovedì 21 novembre 2013

Agents of S.H.I.E.L.D. - Episodio 7

Un'arma dalle elevate potenzialità è in mano ad un gruppo di terroristi in Olsezia. Non sembra una missione così pericolosa da richiedere l'intervento dello S.H.I.E.L.D., ma una riunione dei vertici a Livello 8 decide di impiegare due membri della squadra di Coulson: Fitz e Ward.
I due non sono un team affiatato ed alla serietà professionale ed all'esperienza sul campo si contrappongono l'inesperienza in azioni fuori dal laboratorio e l'entusiasmo del secondo.
Non solo sul campo di battaglia gli eventi si fanno interessanti, anche nell'Hub, la struttura direttiva super segreta dello S.H.I.E.L.D., i compagni degli agenti in azione hanno il loro da fare. Skye non accetta la segretezza sulle azioni imposta dal Livello 8 e coinvolge Simmons per cercare qualche indizio sulla missione di Ward e Fitz. Una scoperta inquietante metterà le tre donne del gruppo in allerta. Solo Coulson sembra titubante a non credere nel sistema.

Prendendolo nell'insieme l'episodio non è stato male. Resta oscuro perché per disarmare un'arma, seppur molto pericolosa, debbano muoversi gli alti vertici dello S.H.I.E.L.D. e due agenti uno esperto di battaglie sul campo ed uno di tecnologia debbano essere mandati a staccare quattro fili. Però. Però l'episodio è stato utile sotto il punto di vista procedurale. Gli autori ci hanno permesso di entrare, per la prima volta, nelle gerarchie dello S.H.I.E.L.D.. Gerarchie rigorose e rigide, un sistema in cui credere e che funziona. Sotto il tranquillo velo d'acqua, comunque, qualcosa non va. Anche tra Agenti di Livello 8 ci sono segreti che non dovrebbero esserci, ognuno tenta di portare l'acqua al suo mulino. Interessante disamina dei meccanismi interni che porta persino Coulson a riflettere sul suo nuovo atteggiamenti e sul quel magico luogo che è Tahiti.
Gli autori approfondiscono due personaggi. Se rimane pur sempre spigoloso Ward ci dice poco di più di quello che sappiamo, anche se immaginiamo che dietro al suo rigore ci sia qualche segreto che lo spinge a comportarsi così- Un po' di spina dorsale viene donata a Fitz proprio mentre gli viene tolta una buona dosa di ingenuità. Le dinamiche di gruppo, anche con dialoghi silenziosi, si evolvono creando rapporti più solidi non solo tra le "coppie", ma, anche, tra le donne del gruppo. La nuova dinamica Skye-May-Simmons potrebbe partorire situazioni coinvolgenti.
Un nuovo personaggio, appartenente all'Universo Marvel cartaceo, appare in questo episodio: Victoria Hand. Non voglio svelarvi nulla, quindi se siete curiosi sarete costretti a cercarvi questo personaggio ambiguo nell'Internet.
L'episodio è scritto in modo fluido e divertente. Sempre alleggerito nelle scene più drammatiche da vie di fuga che portano un sorriso.

Non è stato male. Un mattoncino in più nella dinamica degli eventi, sia un seno allo S.H.I.E.L.D. (uno era già stata la presenza di Blake) sia nella chimica dei personaggi. Un domanda aleggia sempre più insistente: perché Coulson continua a dire che Tahiti è magica?
Volete un ragione extra per seguire il prossimo episodio? E' diretto da Jonathan Frakes, secondo regista proveniente dal mondo di Star Trek, stavolta The Next Generation.

Agents of S.H.I.E.L.D. 
Titolo The Hub
Serie 1
Episodio 7

Regia Bobby Roth 

Sceneggiatura Rafe Judkins, Lauren LeFranc
Prima Messa in Onda 12 November 2013

Personaggi ospiti
Saffron Burrows: Victoria Hand 

lunedì 18 novembre 2013

Orfani - Non per odio ma per amore

Orfani N°: 2
Periodicità: mensile
Non per odio ma per amore
Uscita:16/11/2013
Soggetto e Sceneggiatura Roberto Recchioni
Disegni Alessandro Bignamini
Copertina Massimo Carnevale

Passato. La bomba interplanetaria ha distrutto gran parte della civiltà sulla Terra. Gli adulti sopravvissuti hanno raccolto gli orfani rimasti, li hanno sottoposti ad una prova massacrante ed chi ce l'ha fatta è ora a Campo Dorsoduro a diventare un soldato migliore. Bambini ed adolescenti sono programmati dalla Professoressa Juric e dal Colonello Nakamura. Una degli orfani, però, ha una vendetta da esigere dal militare di origine giapponese.
Presente. Su un pianeta ostile la fanteria spaziale e le forze d'elitè stanno cercando le città, i nascondigli, gli accampamenti degli alieni locali. La ricerca è vana, fino a quando Boyscout e Angelo non scoprono, durante una perlustrazione, una città. Illuminata dall'alba scintilla come il corpo degli autoctoni ed, in più, nasconde un mistero.

Recchioni va oltre a dove Joe Simon e Jack Kirby si erano fermati. Fa anche di peggio. Gli Orfani sono destinati a diventare super-soldati al servizio della vendetta terrestre. Già si capisce da questo secondo numero, però, che le cose non sono così semplici. Oltre a mettere in risalto un intenso cinismo dei comandanti ed una soffocata ribellione di alcune reclute, l'autore butta lì un paio di spunti per un prossimo futuro. Piano piano, intanto, iniziano supposizioni e certezze su chi sono i misteriosi Angelo, Boyscout, Mocciosa, Pistolero ed Eremita. Juno e Jonas sono i primi due e la loro dinamica di coppia è assodata. Mocciosa è evidente chi possa essere. Eremita potrebbe essere lui e pistolero l'altro, ma nessuno è al sicuro da un colpo di scena.
I disegni di Bignamini sono molto curati, ma non potevamo non aspettarcelo dopo la prova sulla miniserie Bonelli Graystorm. Quello che manca, forse, è una sorta di dinamismo scenico. Anche nelle scene d'azione sembra, quasi, che si proceda per fotogrammi in pausa; si assapora il momento, ma non la dinamica che porta a raggiungerlo. L'effetto era già osservabile nel primo numero, che sia una scelta voluta?
I colori di Annalisa Leoni sono bel calibrati. I toni permangono da una vignetta all'altra, le tinte non si sovrappongono e non appesantiscono il disegno sottostante.
La copertina di Carnevale è meno criptica del solito. Di spalle Angelo e Boyscout, da sopra un'altura, osservano una città luminescente: è quello che esattamente accade nell'albo.
Ancora nel titolo un richiamo letterario e di stile "alla De Andrè", intrigante.
Tutto lascia presagire ad un buon fumetto. Rimanete sintonizzati che dal 17 Dicembre in poi si parla del terzo numero.

giovedì 14 novembre 2013

Cowboys & Aliens

Arizona. 1873. Nel bel mezzo del deserto americano un uomo senza memoria e ferito si risveglia. Al suo polso è  assicurato uno strano bracciale di foggia e materiali mai visti. Grazie ad un colpo di fortuna, chiamiamolo così, riesce a recuperare un cavallo e vestiti puliti ed a cavalcare verso la cittadina di Absolution. Qui, dopo aver ricevuto le prime cure da un prete, minacciato da un bullo lo mette a tappeto ed i due vengono messi in cella per la notte in attesa di essere trasferiti alla prigione federale.
A notte inoltrata arriva la diligenza che li dovrà portare a destinazione, ma qualcosa di strano solca i cieli della cittadina. Gli abitanti vengono rapiti da delle astronavi. Tra loro lo sceriffo, la moglie de proprietario del saloon ed il compagno di cella dello straniero, Percy Dolarhyde figlio del proprietario terriero da cui dipende il benessere economico di Absolution. Nella bagarre notturna il bracciale dello straniero, Jake Lonergan, inizia ad animarsi ed a sparare potenti raggi di energia, abbattendo le navi nemiche. Le navi cadute sfornano demoni antropomorfi all'apparenza imbattibili.
Alla fine della battaglia un gruppo di cittadini decide di andare a recuperare i rapiti, tra di loro la misteriosa Ella Swenson.

Una boiata pazzesca. Ci hanno messo dentro: gli alieni, gli indiani d'America, gli assalti alla diligenza, il buono cattivo ed il cattivo buono. Una macedonia insapore che ha l'ingrato compito di ricoprire di noia lo spettatore. E dire che la storia non è originale. Gli sceneggiatori Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof (Lost, Star Trek e molto altro dei recenti successi di Hollywood), Hawk Ostby, Mark Fergus si sono messi a lavorare sul fumetto di Scott Mitchell Rosenberg. Se il fumetto è debole perché lo scegli per produrre un film? Se è forte e vedi che il film sta venendo una boiata perché non ti fermi e ripensi qualcosa? Voglio dire i produttori sono, tra gli altri, Ron Howard e Steven Spielberg mica gli sprovveduti della corriera.
Passando al livello recitativo. Daniel Craig, protagonista della pellicola, riesce ad usare ancora meno espressioni di quante ne abbia messi in atto Kristen Stewart in Twilight; ed è record! La svogliatezza di recitare in questo film ha la faccia di Harrison Ford. Piacione di se stesso, penso cosciente di essere capitato in un film per il quale percepisce un bel mucchio di quattrini, se ne sta sullo schermo a fare faccioni ed a sparare ai cattivi. Il doppiaggio italiano, poi, ci mette il carico fornendogli una voce a dir poco improbabile. L'unica che si salva è Olivia Wilde, ma solo perché è Olivia Wilde.
Ulteriore capitolo negativo è la regia di Jon Favreau. Il regista dei primi due Iron Man, produttore del terzo, regista e fautore del successo di Kick Ass, qui toppa. Anche lui, adesso, ha uno scheletro da nascondere nell'armadio, un film del quale vergognarsi e del quale chiedere scusa. Non si capisce perché. pur credendoci, a parole, nel progetto, butta lì una regia anonima e sciapa che non fa altro che ricalcare e rafforzare i luoghi comuni che la sceneggiatura gli propone.

Un film a dir poco inutile e fastidioso. Uno spreco di energie creative e soldi. Vale giusto la pena vederlo se passa in tv. Ma anche no.

Titolo originale Cowboys & Aliens 

Paese di produzione USA 
Anno 2011 
Durata 118 min; 135 min (director's cut) 
Genere fantascienza western 

Regia Jon Favreau 

Soggetto dal fumetto di Scott Mitchell Rosenberg 
Sceneggiatura Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof, Hawk Ostby, Mark Fergus 
Produttore Ron Howard, Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof, Scott Mitchell Rosenberg 
Produttore esecutivo Steven Spielberg, Denis L. Stewart, Karen Johnson, Daniel Forcey, K.C. Hodenfield 
Casa di produzione Imagine Entertainment, DreamWorks SKG, Kurtzman/Orci, Platinum Studios 
Distribuzione (Italia) Universal Pictures 
Fotografia Matthew Libatique 
Effetti speciali Industrial Light & Magic 
Musiche Harry Gregson-Williams 
Scenografia Scott Chambliss 
Costumi Mary Zophres 

Interpreti e personaggi 
Daniel Craig: Jake Lonergan
Abigail Spencer: Alice
Buck Taylor: Wes Claiborne
Matthew Taylor: Luke Clairbone
Cooper Taylor: Muse Clairbone
Clancy Brown: Meacham
Paul Dano: Percy Dolarhyde
Chris Browning: Jed Parker
Adam Beach: Nat Colorado
Sam Rockwell: Doc
Ana de la Reguera: María
Noah Ringer: Emmett Taggart
Brian Duffy: Poliziotto
Olivia Wilde: Ella Swenson
Keith Carradine: Sceriffo John Taggart
Harrison Ford: Col. Woodrow Dolarhyde
Brendan Wayne: Charlie Lyle
Gavin Grazer: Ed
Toby Huss: Roy Murphy
Wyatt Russell: Piccola Mickey
Kenny Call: Greavey
Walton Goggins: Hunt
 
Doppiatori italiani 
Francesco Prando: Jake Lonergan
Luigi La Monica: Col. Woodrow Dolarhyde
Riccardo Rossi: Doc
Myriam Catania: Ella Swenson
Emiliano Coltorti: Percy Dolarhyde
Gianni Giuliano: Meacham
Antonio Palumbo: Sceriffo John Taggart
Francesco Bulckaen: Nat Colorado
Ilaria Stagni: María

mercoledì 13 novembre 2013

Calendario J. Scott Campbell 2014

Post rapido per il calendario dell'anno.
Gustatevi le immagini, tra bozzetti e definitive, della nuova opera di J. Scott  Campbell. L'autore americano ha avuto due anni per realizzarlo. Per motivi produttivi, infatti, l'anno scorso siamo rimasti senza.
















martedì 12 novembre 2013

Puffi 2014

L'espositore
Ci siamo. Finalmente la news tanto attesa è arrivata. Il soggetto della nuova serie della Schleich, probabilmente in uscita ad inizio anno, dedicata ai Puffi è filtrato.
Scavando in rete, oltre alle due foto sgranate, che trovate qui intorno, ho trovato anche i primi piani di tutti i nuovi  personaggi (le ho piazzate in chiusura per farvi sospirare un po'). Queste foto ci dicono che per l'anno prossimo sono stati scelti i... Pirati. Pirati? Cioè, abbiamo detto pirati? Siamo sicuri? La domanda nasce spontanea: Ma perchè? C'è un vasto mondo di possibili scelte e tu mi cadi sui pirati? Ok, sono disorientato.
Non lo so. Ultimamente sono sempre scettico quando ho sott'occhio le foto delle serie in uscita, ma questa mi ha lasciato quasi più perplesso del riciclone dell'anno in corso. Alla fine, dal vivo, non erano poi così male ed un paio carini li ho trovati. Per l'anno prossimo i Pirati.
Tutta la ciurma
Tutto sommato, guardandoli bene, sembrano essere teneri e simpatici. Forme e colorazione richiamano molto quelle degli ultimi anni, piuttosto che quelle degli albori, ma ci sta. 
Osservandoli meglio vediamo il ritorno alle armi, sparite da molti anni, con spade, coltello, pistola ed accetta. I due menomati fisicamente sono il Capitan Grande Puffo ed il Puffo Cuoco di Bordo (entrambi dall'occhio sinistro: caso o giochi violenti a bordo?) e ben cinque su otto sono senza scarpe. Puffetta è sempre più sdoganata, come richiede il mondo contemporaneo ed ha la faccia di chi conosce il fatto suo.
Secondo me questi Puffi della Schleich ricordano molto, e possono fare il paio con, quelli di McDonald's di qualche anno fa, quelli che regalavano con l'Happy Meal. Se poi ci aggiungiamo un veliero della Playmobil ed una vasca da bagno: il divertimento per i bambini è assicurato.
Comunque ecco i nomi di questi nuovi Puffi:

2.0760 Captain smurf (Capitan Grande Puffo)
2.0761 Pirate smurfette (Puffetta Pirata)
2.0762 Pirate smurf (Puffo Pirata)
2.0763 Ship's boy smurf (Puffo Mozzo)
2.0764 Ship's cook smurf (Puffo Cuoco di Bordo)
2.0765 Lookout smurf (Puffo Vedetta)
2.0766 Treasure hunter smurf (Puffo Cacciatore di Tesori) 
2.0767 Privateer smurf (Puffo d'Abbordaggio)
Il primo colpo d'occhio, quello alle foto sgranate mi aveva veramente preoccupato. Le immagine del dettaglio di ogni singolo personaggio mi ha piacevolmente sorpreso. Spero che una volta che li avrò tra le mani sarò ancora più convinto della scelta degli scultori della Schleich e che non mi deluderanno.
Aspettiamo con ansia Gennaio 2014 quando, sembra, inizieranno le consegne.

lunedì 11 novembre 2013

Agents of S.H.I.E.L.D. - Episodio 6 e le Nuove Miniserie Marvel

Attenzione qualche spoiler è inevitabile.

Un fenomeno misterioso, nei dintorni di Philadelphia, ha ucciso un uomo lasciandolo sospeso a mezz'aria in un bosco. Uno dei membri della squadra di Coulson avrà la sfortuna di entrare in contatto con ciò che ne ha causato la dipartita e rischierà, a sua volta, la vita. Starà a tutto i team riuscire a salvare la sua vita. Coulson, nel frattempo, sta cercando di capire come mai si senta così diverso dal suo ritorno dopo l'aggressione di Loki.

FZZT prende spunto da quella che sarebbe potuta essere una vecchia sceneggiatura di X-Files dimenticata in un cassetto. Il mistero iniziale, i boschi, il contagio: tutto richiama alle avventure di Mulder e Scully. Però tutto è inserito con determinazione nella mitologia che la famiglia Wedon, con la preziosa collaborazione degli scrittori e dei  registi che lavorano con loro, stanno creando per il mondo televisivo Marvel. Infatti, chi ha visto Item 47, se non ricordo male un corto disponibile sul Blu Ray di The Avengers, riconoscerà uno dei coprotagonisti e si renderà conto che l'invasione Chitaura non ha lasciato solo conseguenze fisiche e psicologiche, ma anche qualche souvenir di troppo.
L'episodio è incentrato, oltre che su qualche ripetuto accenno alla misteriosa condizione di Coulson, soprattutto su Jemma Simmons, che di solito viaggia in coppia con l'Agente Fitz. Sarà la sua vita ad essere messa in pericolo e la minaccia della sua perdita metterà la squadra in condizione di unirsi di più. Una sceneggiatura classica, volendo, ma utile per dare una svelta ai rapporti di gruppo. Sia le coppie Coulson-May, Ward-Skye, Fitz-Simmons, che tutta la squadra si ritrovano più coesi alla fine dopo la risoluzione del mistero. 
Chi vuole a tutti i costi lo sviluppo di una trama orizzontale, per questa settimana, si deve rassegnare. L'episodio è uno di quelli classici che non hanno legami con gli altri nella serie che lo hanno preceduto. In compenso richiama, grazie alla presenza di Titus Welliver, altri eventi accaduti nel "post New York" e suggerisce qualche, ulteriore, riflessione sul personaggio di Clark Gregg.
Scene memorabili con Skye, purtroppo, questo giro non ce ne sono, ma Chloe Bennet rimane generosa di faccine e smorfiette come se non ci fosse un domani. Si scopre che anche il personaggio di Ming-Na Wen nasconde un segreto paragonabile a quello di Coulson, forse più d'uno, e con poche frasi viene alimentato il mistero sul suo passato. L'Agente Ward, tutto di un pezzo, rivela alcune sue paure e mostra la sua determinazione in un scena finale degna di un 007 di Timothy Dalton.
E' probabile che, dopo l'episodio pilota, questo sia il migliore della serie. Sceneggiatori e regista sono riusciti ad alternare tensione, divertimento ed empatia con i personaggi in modo decisamente convincente. Questo giro hanno fatto anche qualcosa di più: hanno nominato un personaggio noto della casa editrice che da il nome alla serie e che ancora non si è visto da nessuna parte, infatti, in un dialogo tra Simmons e Fitz si parla di Thypoid Mary (chi la conosce lo sa, gli altri si Wikipedizzino). Che sia la volta buona che pian piano introducano personaggi di peso come contorno? Speriamo che sia l'inizio di un crescendo che porti la serie ad uno scatto in avanti. Già dal prossimo episodio di parlerà di Agenti di Livello 8 (questa squadra è composta al massimo da quelli di Livello 7) ed un nuovo personaggio sarà introdotto (se ne parla nell'interweb, ma io non ve lo dico).

Notizie collaterali sui Live di casa Marvel. In settimana si è sparsa una voce, supportata da dichiarazioni semi ufficiali, che la Casa delle Idee di New York ha intenzione di produrre miniserie televisive dedicate ai suoi supereroi. L'idea, al momento, è quella di produrne 4. Curiosi di conoscere i personaggi coinvolti? Allora, si parla di quattro miniserie da 13 episodi ciascuna dedicate a: Luke Cage, Jessica Jones, Iron Fist e tenetevi forte... Daredevil. Il tutto, per i più ottimisti, dovrà portare alla realizzazione di una serie dedicata a I Difensori, il "non gruppo" creato dal Dottor Strange. Quindi tutto fa pensare che anche quest'ultimo potrà avere un suo film o qualcosa di simile. 
Anche i quattro personaggi a cui potrebbero essere dedicate le miniserie hanno più da dire di quanto possano far pensare solo i nomi. Sono tutti legati tra loro (Jessica e Luke lo saranno in modo particolare) e lo sono anche rispetto ad alcuni personaggi che appariranno in Avengers - Age of Ultron al cinema prossimamente. Il motore di questi legami sembra essere, proprio, Jessica Jones. Lei ha una correlazione con Devil, un'altra con Scarlet, una, intensa come detto, con Luke Cage (che a sua volta è legato fortemente a Iron Fist), e non dimentichiamo la familiarità della ragazza con uno dei più famosi eroi che lavorano nella Grande Mela: l'Uomo Ragno.
Di carne dal cuoco ce n'è tanta, speriamo la serva al sangue.
Il tutto a partire dal 2015 prodotto dalla ABC ed in onda su Netflix.

Agents of S.H.I.E.L.D.
Titolo FZZT
Stagione 1
Episodio 6
Scritto da Paul Zbyszewski

Regia Vincent Misiano

Guest Starring

Vincent Laresca as Tony Diaz 
Titus Welliver as Agent Blake 
Robert Maffia as Baker
David Michael Paul as Justin 
Rick Gifford as Adam Cross
Thomas Robi as Scout #1 
Trevor Larcom as Scout #2
Caleb Burgess as Scout #3 
Jake Brennan as Scout #4
Troy Glass as Scout #5

venerdì 8 novembre 2013

Go Nagai Robot Collection

Ho avuto tra le mani la prima uscita della Go Nagai Robot Collection.
Ne avevo letto e sentito parlare, male, un po' ovunque: ero curioso di capire come fossero ed ecco tra le mie mano Jeeg Robot d'Acciaio.
Ecco, di acciaio c'è proprio il nulla, ma andiamo con ordine.
Il packaging è spettacolare. Scatola nera con scritte anni '80 del secolo scorso e sagoma del robot contenuto stampata sia sui laterali che sul retro. A dir la verità le sagome sono due: quella del Jeeg e quella del Goldrake, che si collocano come prima e seconda uscita della serie. E' probabile che il packaging non cambierà per tutta la durata della pubblicazione, ma sarebbe stata una bella idea quella di personalizzare ogni box con il profilo del personaggio contenuto. Sul box niente da rimarcare. Rigorosamente in cartone copre tutti e quatto i lati dell'alloggiamento in plastica in esso contenuto. Solo il lato frontale ha una finestra per mostrare il robot in tutta la sua artistica potenza. Peccato che il cartone, qui, oscuri il volto del robot.
In penombra.


I crediti dell'opera.
L'apertura della scatola, o unboxing come viene sempre più spesso chiamato, è difficoltoso. La linguetta di cartone che chiude il tutto è così bene incastrata che si rischia la rottura ad esercitare troppa forza.
Una volta rimosso il giaciglio plasticoso del Jeeg lo troviamo ben chiuso, grazie a delle parti in plastica concava vs convessa che ne permettono la chiusura senza l'utilizzo di scotch. Sicuramente qui abbiamo un grande passo avanti rispetto ai box in cui sono custodite le varie miniature Eaglemoos, siano esse Marvel, Dc o gli scacchi di Star Wars. D'altronde il licenziatario è la Dynamic Planning ed i giapponesi son da sempre maestri nel packaging.
I dolori arrivano quando viene estratto il personaggio dalla scatola.
Saltano subito all'occhio difetti di pittura, disomogenea, con bolle, mancante, ma il dettaglio anomalo è il peso. Ovviamente, come accennato, il confronto con i prodotti Eaglemoss è di dovere visto che ci muoviamo sul loro territorio. Quindi, paragonato ad una miniatura della ditta inglese delle stesse dimensioni è ben più leggera. Il personaggio, in posizione di battaglia, è alto circa 12 cm e sebbene sia la riproduzione dell'amato Jeeg non convince.

Davvero è troppo leggero. Il suo interno sembra essere vuoto e non pieno come un Galactus od un Batman sul gargoyle. La leggerezza della miniatura rovina la magia e causa ripetuti danni alla consegna nelle edicole. Girando un po' i rivenditori della mia città mi sono sentito spesso dire: "Me ne sono arrivati 5 (3 o qualche altro basso numero, fate voi ndr) e di sani ce ne erano pochissimi.". Sani si intende con entrambe le braccia integre, con la basetta di plastica, per la stabilità nell'esposizione, ancora attaccata sotto i piedi o la testa sul collo. Troppo leggeri, quindi, vuol dire poco resistenti e perciò facilmente rompibili in fase di consegna.
Ma il livello di dettaglio? I colori sono i suoi. Le forme pure, ma il viso ecco. Il viso ricorda quello di Jeeg, ma la ridotta dimensione della scultura fa si che se osservato attentamente ricordi molto quello di un topo muschiato del deserto.
Un po' diverso da quello della pubblicità, vero?
Parlando in soldoni. 5€ la prima uscita e perché no. Non è così pessimo da non valerli, ma neanche così stratosferico da paragonarsi con i prodotti Eaglemoss che costavano tra i 11 ed i 12€. Seconda uscita, Goldrake, 10€: ecco, già non ci siamo. Il valore massimo di queste miniature, se la qualità assume come costante la prima uscita, non può essere superiore di 5€. Terza uscita, Grande Mazinga, e prezzo definitivo per tutte le restanti, successive, quarantasette, uscite: 13 carte! Dai, ma state scherzando! Sono d'accordo che in tutto questo c'è lo zampino della Yamato, i cui prezzi non sono mai stati popolari, ma così è veramente fuori mercato. Da considerare che ai robot si alterneranno astronavi, nemici e piloti. Se i robot sono di dodici centimetri i piloti dovranno essere più piccoli, di quanto? A 13€? Siamo su candid camera.

Giuro, la mia scimmia collezionista vorrebbe contribuire al successo commerciale di questa idea, almeno comprando i piloti, ma i prezzi sono spropositati. Peccato.

Ecco la lista delle uscite:
1) Jeeg
2) Goldrake
3) Grande Mazinga
4) Mazinga Z
5) Duke Fleed
6) Garada K7
7) Venus Alfa
8) Hiroshi Shiba (Cyborg)
9) Boss Robot
10) Generale Nero
11) Big Shooter
12) Re Vega
13) Tetsuya Tsurugi
14) Afrodite A
15) Regina Himika
16) Koji Kabuto
17) Takeru
18) Giru Giru
19) Ministro Argos
20) Ministro Amano
21) Nave Madre
22) Diana A
23) Generale Scarabeth
24) Comandante Gandal
25) Ministro Mimashi
26) Generale Angoras
27) Doublas M2
28) Koji Kabuto (Alcor)
29) Sayaka yumi
30) Ministro Ikima
31) Miwa Uzuki
32) Generale Drayato
33) Dottor Inferno
34) Jun Hono
35) Generale Birdler
36) Generale Flora
37) Comandante Hydargos
38) Generale Rigarn
39) Astronave delle Regina Himika
40) Mikeros
41) Ministro della scienza Zuril
42) Generale Ardias
43) Barone Ashura
44) Generale Yuri Cesar
45) Marchesa Yanus
46) Gran Maresciallo delle Tenebre
47) Duca Gorgon
48) Conte Blocken
49) Signore del Drago
50) Fortezza Demoniaca