giovedì 30 luglio 2015

The Babadook

Australia. Un bambino problematico figlio di una mamma single, dal marito defunto. La vita non è facile per via della paura dei mostri che perseguita il piccolo Samuel. Amelia, la madre, dorme molto poco ogni notte per tenerlo tranquillo. La sua vita peggiora quando Samuel trova nella libreria di casa Mister Babadook: un tomo rosso che si vuol far leggere come favola della buona notte. La madre inizia a raccontargli la storia, nuova anche per lei, ma sia i testi che i disegni sono troppo spaventosi e Samuel ne rimane traumatizzato.
Da quella notte i due vengono perseguitati dalla misteriosa figura di Babadook. L'oscuro protagonista della novella sembra divenire reale e pretendere la vita dal bambino.

L'Australia, ultimamente, ci ha presentato horror interessanti come Black Sheep e Zombeavers (di cui parleremo, tranquilli) che, nel loro trash, ci hanno divertito e spaventato. Koch Media presenta, nel panorama estivo italiano, questo serio esperimento di Jennifer Kent. E ci ammorba le gonadi per quasi novanta minuti.
Il film è triste, sciatto, irritante. Una solo inquadratura, per di più verso la fine del film, merita menzione mentre tutto il resto minzione.
La regista e sceneggiatrice porta sullo schermo una triste storia familiare, in un ambiente squallido e triste, con protagonista una madre triste ed un figlio viziato ed iperprotetto. Un bambino tale e quale a quelli che quando incontri sulle spiagge, nei ristoranti, incroci sul marciapiede, ringrazi che la tua vita li abbia incontrati per pochi secondi e che non lo rivedrai mai più. Qui ti tocca passarci insieme novanta minuti della tua vita. Lo spettatore dovrebbe rivolgere gli occhi alla Convenzione di Ginevra per capire come denunciare i produttori del film per tortura. 
Momenti di simpatia
La madre, già psicotica, prima di incontrare Babadook si meriterebbe l'internamento in un ospedale psichiatrico e che i servizi sociali le levassero il bambino.
Babadook, colui che dovrebbe essere protagonista del film, si vede per non più di un minuto totale nella pellicola. Una via di mezzo tra Nosferatu, Freddy Kruger ed Alice Cooper con il cappello di Willy Wonka. Insomma l'originalità che regna padrona. Non si vede praticamente mai. Quando succede è trascinato su un carrello, per far vedere che si muove senza camminare, con risultati ridicoli. Il mostro, così come il film, non è capace di spaventare lo spettatore. 
Partendo da questo assunto la regista decide di giocarsela con i meschini trucchi di chi non è capace. In primis sottolinea l'apparire del mostro con rumori improvvisi e musiche fastidiose, ma il massimo del banale lo raggiunge nella scena del frigorifero. Decine di scarafaggi sono lì ad attendere la protagonista, così come, non contenta, le tornano a camminare addosso mentre guida. Giocare sullo schifo che lo spettatore prova per questi esseri è veramente geniale ed originale.
Gli attori, alla fine, forse, non sono neanche male anche se non si riescono a giudicare visto come vengono affossati dalla sceneggiatura.

Insomma: un film intensamente noioso e banale, tanto da avvicinarsi ai livelli de Le Streghe di Salem. Decisamente deludente. L'impianto della storia mette, da subito, lo spettatore in condizione di tifare Babadook. Si spera ardentemente che abbia la meglio e che riesca a sterminare la famiglia. 

Fate anche voi il tifo per Babadook, ma da casa, al cinema non ci andate. Nemmeno gratis.

Titolo originale The Babadook


Lingua originale inglese
Paese di produzione Australia
Anno 2014
Durata 89 min
Genere orrore

Regia e Sceneggiatura Jennifer Kent

Produttore Kristian Moliere
Produttore esecutivo Jan Chapman, Jeff Harrison, Jonathan Page, Michael Tear
Casa di produzione Causeway Films, Smoking Gun Productions
Distribuzione (Italia) Koch Media
Fotografia Radek Ladczuk
Musiche Jed Kurzel
 
Interpreti e personaggi
 
Essie Davis: Amelia Vanek
Noah Wieseman: Samuel Vanek
Daniel Henshall: Robbie
Hayley McElhinney: Claire
Barbara West: Mrs. Gracie Roach
Benjamin Winspear: Oskar Vanek
Cathy Adamek: Prue
Craig Behenna: Warren

Doppiatori italiani
 
Francesca Fiorentini: Amelia Vanek
Gabriele Meoni: Samuel Vanek
Massimo Triggiani: Robbie
Chiara Gioncardi: Claire
Graziella Polesinanti: Mrs. Gracie Roach
Francesco Sechi: Oskar Vanek
Carmen Iovine: Prue
Roberto Certomà: Warren

2015 - AACTA Award Miglior film (ex aequo con The Water Diviner)
Miglior regia a Jennifer Kent
Miglior sceneggiatura originale a Jennifer Kent
Nomination Miglior attrice protagonista a Essie Davis
Nomination Miglior montaggio a Simon Njoo
Nomination Miglior scenografia a Alex Holmes
 
2015 - Empire Awards[1] Miglior horror
Nomination Miglior debutto femminile a Essie Davis
 
2014 - New York Film Critics Circle Awards Miglior opera prima

Dylan Dog - Gli abbandonati

Dylan Dog N° 347
Gli abbandonati

Soggetto, Sceneggiatura Paola Barbato
Disegni Giampiero Casertano

Copertina Angelo Stano

Una scomparsa misteriosa porta Dylan Dog e Bloch a Wynbring, cittadina limitrofa all'aeroporto di Southend. Il paese è stato abbandonato dopo pochi mesi dall'apertura dello scalo aereo e da allora sono cominciate a sparire diverse persone che vi si trovavano a transitare.
Stessa sorte capita ad i nostri eroi. Indagare sulle scomparse e rimanere entrambi vivi non sarà impresa semplice per l'Indagatore dell'Incubo e l'ex Ispettore di Scotland Yard in pensione.

Mancava solo la banda civica del comune di Golasecca, che intonava una marcia funebre, e Paola Barbato potrebbe aver descritto la situazione vissuta dai residenti nei paesi vicino all'aeroporto di Malpensa. 
Non so dire se in questa storia vi sia originalità o meno, quello che sento che manca è lo spirito del nuovo corso voluto da Recchioni. Forse a Paola Barbato non si può dire di no, ma, salvo alcuni piccoli dettagli, mi è sembrata una storia adatta al ciclo Gualdoni più che alla contemporaneità.
Casertano fa il suo. Riesce a raffigurare l'incubo voluto dall'autrice, ma senza spiccare in eccellenza. Gli aerei sono bellissimi, un paio di splash page intense, anche se simili e l'originalità di Casertano nel non disegnare solo il bello permettono all'albo di scorrere per tutte le 96 pagine. L'uomo ci ha abituato a grandi eccellenze sia sulle pagine di Dylan Dog, dove a debuttato col numero 10 ed ha espresso il suo capolavoro nel 19, che su molte altre collane. Gli piace molto sperimentare e cambiare, rischiando di diventare irriconoscibile: apprezziamolo.

Semplice la copertina di Stano. Citazione di un classico.

Roberto: sto ancora aspettando qualcosa di più.

mercoledì 29 luglio 2015

Justice League 39


Justice League 39 
Autore: Geoff Johns, J.M. DeMatteis, Andrew Kreisberg, Ben Sokolowsky, Jason Fabok, Andres Guinaldo, Daniel Sampere
Contiene Justice League 36-37, Justice League Dark 36, Green Arrow 35 

Specifiche
Titolo: Justice League 39
Linea: Lion
Collana: Justice League 
ISBN: 9788869710766
ISSN: 9772280013001-50039
16,8×25,6, S, col., 84 pp
Pubblico: Per Tutti
Genere: Supereroi
Titolo da: edicola

Justice League

Il Virus Amazo, creato da Lex Luthor, in seguito ad un attacco alla Lexcorp per ucciderne il presidente è libero a Metropolis. La sua conseguenza è che centinaia di persone stanno morendo dopo averlo contratto. I suoi effetti sono la manifestazione di super poteri che consumano l'ospite fino ad ucciderlo.
L'unica speranza del mondo è che i pochi superstiti, non infettati, della Justice League riescano a trovare il paziente zero e, quindi, una cura.

Inizia la vita di Fabok come disegnatore ufficiale della Justice League. Mi devo abituare un po' alla sua Wonder Woman, forse un po' troppo, statica, ma è un grande come sempre. La nuova suite di Batman per le emergenze bio-hazard? Fantastica. I dettagli del volto di Superman? Il paziente zero?
A Jones, come sempre, il compito delle nuove storie per la League. L'incipit non è dei più originali, mi ha ricordato molto la Marvel e gli Inumani di un recente passato, ma sono cosciente che saprà sorprenderci.

Justice League Dark

Nightmare Nure, Swamp Thing, Fankestein e Andrew Bennet sono intrappolati in una realtà dove il tempo sembra finire. Avranno qualche speranza di sopravvivere o sono destinati a morte certa?

De Matteis ha deciso che è venuto il momento di conoscere per bene tutti i personaggi a sua disposizione. Li ha separati in avventure diverse, in piccolo gruppi, e ci sta provando. Non male questo gruppetto, rimango in attesa del prossimo.
I disegni di Guinaldo son sempre curati anche se, a volte, la qualità di alcuni dettagli può perplimere il lettore.

Freccia Verde ha un nuovo team ed un nuovo punto d'inizio. Andrew Kreisberg e Ben Sokolowsky, autori di alcune delle sceneggiature di Arrow, prendono in mano la storia, fanno piazza pulita di comprimari in eccesso e rimettono al centro Freccia Verde. L'incipit sembra decisamente meno noioso e monotono della precedente gestione. Peccato che ai disegni Daniel Sampere non abbia idea di come tirare a campare. Gli offrono la possibilità di disegnare due guest importanti e lui dimostra di non esserne capace. Speriamo migliori col tempo.

venerdì 24 luglio 2015

Dylan Dog - La nuova alba dei morti viventi

Dylan Dog - I colori della paura 1
La nuova alba dei morti viventi

Soggetto: Tiziano Sclavi
Sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari

Copertina: Carmine Di Giandomenico

Colori: Annalisa Leoni

L'approccio a questa nuova iniziativa editoriale può andare dell'entusiastico al preoccupato. Come è possibile rendere, in chiave contemporanea, una storia così moderna già nel 1986. Tiziano Sclavi aveva utilizzato una narrazione lineare, semplice, precisa e diretta al bersaglio. riesce Recchioni a ricalcare le orme del padre di Dylan? Sì e gran parte del merito va ancora una volta all'impostazione data da Scalvi quasi trenta anni fa. Recchioni, per sfruttare al meglio questo formato di 36 pagine, gioca col lettore e cambia il protagonista della vicenda. Al centro dell'attenzione non sarà Dylan, Groucho, Xabaras o la bella Sybil. Il motore della vicenda è la custodia del clarinetto dell'Old Boy. Attraverso di lui viviamo le parti salienti della vicenda ed introdotti al mondo di questo eroe dei giorni normali.
Ad aiutare lo sceneggiatore romano in questo compito troviamo, ai disegni, un suo fedelissimo: Emiliano Mammucari. Le inquadrature cinematografiche pensate dall'artista di Velletri sono funzionali alla storia; rendono dinamica una narrazione che necessita di esserlo per lo stretto numero di pagine che è costretta ad occupare. Mammucari si rifà, senza nessun timore di metterlo in mostra, al primo numero classico di Dylan Dog. Cambia i tagli e le inquadrature, ma, nello schema classico bonelliano, cita con stima ad affetto il primo padre grafico dell'Indagatore dell'Incubo: Angelo Stano.
Fondamentale, in tutta questa collana che ristamperà in singoli albi 52 storie apparse sui molti Dylan Dog Horror Fest, sono i colori. I due maschiacci chiedono ad una delle più bravi coloratrici di casa Bonelli di mettere la sua arte al loro servizio. Annalisa Leoni non si fa pregare e, memore dei suoi ottimi lavori su Orfani, realizza un ottimo lavoro. Oltre ad un sapiente gioco di luci per valorizzare i disegni riesce a differenziare ogni parte arco narrativo con un colore dominante diverso. Il lettore ha la possibiltà di attraversare il blu nei ricordi di Sybil, di ammalarsi nel verde del laboratorio di Xabaxas e di vivere la gioia esplosiva del finale grazie ad un caloroso rosso.
Perla in apertura è la copertina di Carmine Di Giandomenica. Giusto da guardare, niente da commentare.

In quale apparato difetta questo piccola albo? Non nell'impostazione grafica ammicante ai fumetti esteri, con l'immagine "americaneggiante" di Dylan in alto a sinistra nella copertina ed il titolo dell'episodio in calce a destra. Però, sì, pecca nei redazionali interni. Nonostante la buona opera di Licari nell'Intro e nelle biografie di disegnatore e sceneggiatore (manca quella di Annalisa Leoni e questo è un gran torto), è Luca Barbieri ad essere ripetitivo e poco efficace nel, pur difficile, compito di dedicare il Focus On ad Emiliano Mammucari. Migliorabile con il tempo questa sezione.

Tirando le somme: vale la pena di passare in edicola e spendere questi due Euro settimanali?
Sì se: 
siete appassionati di Dylan Dog e avete tutto il pubblicato:
avete deciso di non acquistare i Color Fest e volete qualche storia nuova in attesa dell'uscita mensile;
se non avete mai letto Dylan Dog e volete un punto d'ingresso nel suo mondo.
No se: non vi interessa a prescindere, ma non stareste leggendo le pagine di questo blog.

giovedì 23 luglio 2015

Lupin III - La sigla della serie della Giacca Blu

E' da qualche giorno che al centro delle polemiche dell'Internet c'è la nuova sigla della nuova serie di Lupin III. Non che non ci sia niente di più importante di cui occuparsi, ma qui siam faceti ed allora...
Breve premessa. La serie della "giacca blu", il ritorno sui piccoli schermi del ladro più famoso del mondo, sarà ambientata in Italia e prenderà il via nella Repubblica di San Marino. Lupin sembra sposarsi con la sua fidanzata Rebecca Rossellini e Zenigata è invitato. Ben presto la storia prenderà la piega avventurosa che ci si aspetta e, sicuramente, ci divertirà parecchio.
Ma quindi cosa c'è che non va? C'è che Mediaset ha deciso, peraltro giustamente, di cambiare la vecchia sigla e proporne una nuova cantata dal solito Vanni e Moreno. Sul primo, ormai accettato dal grosso dei fan dei cartoni animati di nuova generazione, niente da dire. Qualche dubbio, trasversale per età ed estrazione sociale, viene ascoltando il rap del deturpatore dei titoli di coda di Big Hero 6.
Ma perché?
Ascoltiamo con testo a seguire.

Lupin, ahi!
Mi hanno detto che un ladro è in vacanza,
tanto da noi ne hanno visti abbastanza,
facci un giro che non ci si sbaglia,
gira, rigira, è un giro d’Italia.
E’ una festa e chiunque ti guarda,
forse sarà perché in testa hai una taglia,
meglio dire scompaio sulla battaglia,
commissario Zenigata.
E se quella ragazza è in squadra, sai che cosa ti dico?
è una gazza ladra e si chiama Fujiko. Ah-Ah.
Goemon non ride ma è forte,
Jigen fuma le sue siga-storte.
Oltre a questo ti posso dire
di chiudere finestre e porte.
Dalla Mona Lisa alla Torre di Pisa,
ho guardato che nessuno arriva. Oh!
E sei arrivato qui in Italia, Lupin.
Perché il tuo istinto non si sbaglia, Lupin.
(Il tuo istinto non si sbaglia, yeah)
E sei pronto per un’altra grande sfida,
questa è la tua vita, Lupin.
Tra calcio, mafia, zombie… c’hai da fare.
(C’hai da fare)
A te non piace mai se è banale,
hai poco tempo per il grande amore,
ma colpisci al cuore, Lupin.
Colpisci al cuore, Lupin.
L-U-P-I-N
Colpisci al cuore, Lupin.
A prescindere dalla musicalità infantile del brano è il testo a stupire in negativo. Un rap scontato già dalla prima strofa: Mi hanno detto che un ladro è in vacanza, tanto da noi ne hanno visti abbastanza, facci un giro che non ci si sbaglia. Bella considerazione sul nostro Paese che lasciamo passare, sopratutto lontana da quello che è sempre stato Lupin degli anni in cui l'abbiamo conosciuto. Il resto della sigla è un racconto didascalico delle immagini che vediamo scorrere sul video. Verso il finale, dopo aver con originalità citato mafia e calcio, c'è il capolavoro in contraddizione con quello che abbiamo sentito fino ad adesso: a te non piace mai se è banale. Grazie alla frase brillante pensata dagli autori, da soli, si dicono, che questa canzone a Lupin non sarebbe mai piaciuta.
In questo caso, secondo me non si tratta di uno scontro generazionale, di salvare Planet O o Castellina Pasi, di affossare Moreno, che non conosco solo per le due incursioni, negative, nel mondo dell'animazione, ma di un minimo di buon gusto. Speriamo che Mediaset, dubito, riveda la sua decisione e che dal 29 Agosto in seconda serata su Italia 1 assisteremo ad una sigla decente per il ritorno di un dei ladri più amati di sempre.

Batman 39

BATMAN
Autori: Snyder, Tynion IV, Manapul, Seeley, Capullo, McCrea, Buccellato, Janin
Contiente: Batman 37, Detective Comics 37, Grayson 4
Editore: RW LION
Collana: BATMAN 2012 - n° 39
Serie: BATMAN - n° 96
ISBN: 977188747233450096 
€ 3,50 

Batman

Joker è tornato. O forse non se ne è mai andato ed è stato sempre lì ad aspettare il momento opportuno? Il più malvagio criminale di Gotham ha prima messo contro al Cavaliere Oscuro i suoi più fidati amici ed ora tiene in pungo l'intera città grazie ad il suo, nuovo, siero modificato.
Niente sembra potere fare Batman, ogni suo tentativo sembra destinato a fallire. Nessuna, flebile, speranza all'orizzonte. Nemmeno quella lucina chiamata Jim Gordon sembra più splendere.

I risvolti della storia ideata da Snyder per il ritorno in azione del pagliaccio dal volto bianco hanno un che di inquietante. Può un essere umano così folle? Può mettere così tanto in gioco, da solo, solo per potersi vendicare della sua nemesi? Sono inquietanti anche la placidità e la limpidezza dei tratti con cui Capullo ci immerge nell'incubo. Questi due stanno realizzando davvero archi narrativi realmente coinvolgenti ed all'altezza delle aspettative. A seguire una breve di Tynion IV e McCrea, disegnatore dal passato orgoglioso al servizio del Miglior Detective del Mondo, in cui viene messa in discussione l'origine umana del Joker la vita della dottoressa Zaheer.

Detective Comics

Un nuovo avversario dell'Ombra di Gotham si affacciato in città. 
Mentre è alle prese con l Cappellaio Matto, Batman si trova ad aiutare la polizia a scoprire chi è colui che piazza bombe per la città e minaccia la vita dei residenti, cercando di sovvertire le leggi ed il caos.

Manapul e Buccellato tornano su Detective Comics e riprendono il lavoro da dove l'avevano lasciato. Ricominciano l'opera di presentazione degli avversari del Cavaliere Oscuro. Questa volta tocca ad Anarky.  Disegni dai tratti diversi e dalle colorazioni cupe introducono il personaggio e preparano il lettore ad una nuova sfida.

Su Grayson, ed i suoi disegni di deriva francofona, l'ex pettirosso, amico di Batman, commette un errore che potrebbe fargli saltare la copertura. Poteva essere peggio, ma sotto certi aspetti si salva. Questo fumetto ha un motore interessante, sta agli autori non ingolfarlo.

lunedì 20 luglio 2015

Terminator - Genisys

1984. Sarah Connor sarà al madre di John Connor, che, in un futuro alquanto prossimo, guiderà la Resistenza contro Skynet e la sua determinata a caccia al genere umano. Skynet, sarà il sistema ideato per difendere il pianeta Terra dalle minacce e che deciderà che l'umanità stessa è una minaccia. Skynet che riuscirà  sostituire gli uomini con i suoi costrutti robotici: i Terminator. L'unico ad opporsi sarò il figlio di Sara, John. Per evitare tutto ciò manderà un Terminator in quest'anno per ucciderla prima che lei lo dia alla luce.
2017. L'anno del Giorno del Giudizio. Skynet raggiungerà la piena coscienza ed inizierà ad estinguere l'umanità.
E' l'anno in cui Kyle Reese dovrà portare Sara Connor per tentare un'ultima offensiva a protezione del genere umano.

Ok. Non si può raccontare di più, perchè nel parlare di un film che tratta di viaggi nel tempo e modifiche di linee temporali qualsiasi cosa si dica è a rischio spoiler. E lì sopra ne ho già spiattellati fin troppi.
Ci prova Alan Taylor a dare nuova vita alla saga di Terminator, nata nel 1984 del genio di James Cameron con quattro soldi. Ci prova con una sceneggiatura, piena di buchi e spiegoni puff, di Laeta Kalogridis, Patrick Lussier. Una sceneggiatura che, appunto se non ci fai troppo caso, funziona da buon intrattenimento. I tre periodi temporali portati sullo schermo sono ben realizzati. Si respira l'atmosfera del 1984 e dei film dell'epoca, si vive il post apocalittico visto in quell'obrobrio di Salvation, e la realtà da qui a due anni non è necessariamente così diversa da quella di oggi, tanto da funzionare. Quello che pone domande è: perchè Skynet, con tutta la sua intelligenza, ha bisogno della cosciente approvazione del genere umano per potersi attivare? Perchè deve usare un cavallo di troia del genere, quando, comunque, in un mondo così informatizzato potrebbe fare quello che vuole? Riesce il regista del peggiore Marvel Movie di sempre a far dimenticare gli ultimi venti anni di delusioni a cui la saga ci ha abituato? Grazie ad un cast abbastanza in forma sì, ma senza fornire spunti geniali o con mirabolanti scelte registiche inaspettate. Riesce grazie all'autocitazione, a volte in occasioni inaspettate, della saga. Riesce spostando i punti di riferimento dei fan. Riesce grazie al ritorno di Governator, e dici poco.
Il cast. Arnold! E' sempre un grande. Lui, vecchio ma non obsoleto, è quello che ci muove per andare al cinema. Il suo sorriso inquietante è fantastico. Il finale gli rende giustizia, anche se lo capisci appena vedi quello come andrà a finire.
"Sono tornato"
Il figlio di John McClane è cresciuto ed ora lotta nella Resistenza sotto il nome di Kyle Reese. Faccione da belloccio da prendere a schiaffi da bambino all'età adulta, sarà con noi anche nei seguiti.
Jason Clarke, nessuna parentela con l'Emilia, è uno spoileratissimo John Connor, ma io non vi dico niente lo stesso. C'ha la faccia da cattivo e la mette al servizio del film quando serve.
Matt Smith, stufo di andare in giro per l'universo su un Tardis, mi auguro che avrà ruoli più presenti nel prosieguo della saga, per adesso è stato poco sfruttato. Si può fare di più.
"No, non faccio niente di tutto ciò."
Emilia "Madre della Resistenza e dei Draghi" Clarke ci regala tutte le sue ciglia, senza la parrucca, ed una sbirciatina alle tette (visto che nella stagione 5 del Trono di Spade le tocca stare vestita seduta su una sedia senza schienale). Linda Hamilton quanto basta in certi momenti, non le sembra vero maneggiare mitra e lanciagranate e si diverte parecchio ad azionarli. Bravina, carina, facce buffe ed espressioni serie. Potrebbe essere la degna erede di Ellen Page, che mi piaceva tanto, ma non si vede più molto.

"F@nCù£0 i draghi. Datemi mille di questi!"
Tutto sommato? Il film è vedibile. Rende giustizia alla creazione di Cameron cancellando il Salvation e Le Macchine Ribelli dalla cronologia e salvando il capostipite con tanto del buono che c'era nel secondo capitolo.
Spaventano un po' i due seguiti, in uscita nei due anni a venire, e la/le serie televisiva/e con radici profonde in Sara Connor's Chronicles. Speriamo bene.

Il cinema quasi pieno di persone da quindi ai settanta anni, ad uno spettacolo pomeridiano, a due settimane dall'uscita in sale non può che dire che il film piace e diverte. 

Ah, sì. Scena post crediti presente: mi raccomando attendere prego.

Titolo originale Terminator Genisys

Lingua originale Inglese

Paese di produzione Stati Uniti
Anno 2015
Durata 126 min
Genere fantascienza
 
Regia Alan Taylor
 
Sceneggiatura Laeta Kalogridis, Patrick Lussier
Produttore David Ellison, Dana Goldberg
Produttore esecutivo Megan Ellison, Laeta Kalogridis, Bill Carraro, Paul Schwake, Patrick Lussier, Robert Cort
Casa di produzione Paramount Pictures, Skydance Productions
Distribuzione (Italia) Universal Pictures
Fotografia Kramer Morgenthau
Montaggio Roger Barton
Effetti speciali Mark Hawker
Musiche Lorne Balfe
Scenografia Neil Spisak
Costumi Susan Matheson
Trucco Anji Bemben

Interpreti e personaggi

Arnold Schwarzenegger: T-800 "Guardiano"
Emilia Clarke: Sarah Connor
Jai Courtney: Kyle Reese
Jason Clarke: John Connor/T-3000
J. K. Simmons: Detective O'Brien
Lee Byung-hun: T-1000
Dayo Okeniyi: Danny Dyson
Matt Smith: Alex/Skynet/T-5000
Sandrine Holt: Detective Cheung
Gregory Alan Williams: Detective Harding
Courtney B. Vance: Myles Dyson
Michael Gladis: tenente Matias
Douglas Smith: Eric Thompson
Brett Azar: T-800
Aaron V. Williamson: T-800 (2029)
Wayne Bastrup: Giovane O'Brien

Doppiatori italiani
 
Alessandro Rossi: Guardiano
Alessia Amendola: Sarah Connor
Carlo Scipioni: Kyle Reese
Fabrizio Pucci: John Connor/T-3000
Paolo Marchese: Detective O'Brien
Daniele Blandino: T-1000
Luigi Morville: Danny Dyson
Francesco Venditti: Skynet/T-5000
Paolo Buglioni: Myles Dyson
Alessandro Budroni: Tenente Matias

venerdì 17 luglio 2015

Orfani: Ringo - Animali selvaggi

Orfani: Ringo N° 10
Animali selvaggi

Soggetto e Sceneggiatura Roberto Recchioni

Disegni Luigi Pittaluga

Copertina Emiliano Mammucari

Colori Luca Saponti

Periodicità: mensile
Uscita: 16/07/2015

Milano è ridotta il fantasma di se stessa. Rimangono in piedi, anche se mal messe, le opere dell'uomo, ma dell'uomo nessuna traccia. Il cibo è una risorsa rara e con Rosa in cinta nutrirsi è una necessità primaria. 
Oltre alle difficoltà della fame il gruppo dovrà affrontare altre minacce; la più preoccupante è Jonas. L'ex boyscout è sulle loro tracce da tempo e lo scontro potrebbe essere vicino.
Un decisione difficile sarà da prendere interna al gruppo e, probabilmente, i rapporti tra i quattro non saranno più gli stessi.

Siamo arrivati al decimo numero e qualcosa si muove. Finalmente.
Nelle mani di Recchioni la storia prende una svolta, cambiano i rapporti interpersonali e la vita per i protagonisti si farà sempre più dura. Dopo queste pagine dovranno vivere con le scelte che hanno fatto e con i sentieri che hanno deciso di percorre. Finalmente dopo mesi di assoluto immobilismo e di nulla un mese ben speso.
I disegni di Pittaluga sono interessanti. Realistici ed arcigni portano nel lettore dentro nella storia. Gli scorci della Milano distrutta fanno male a chi ci è cresciuto e la ama, ma rendono perfettamente l'idea e la rispettano. Mi hanno stupito la splash page con i bordi, evento non comune, ed effettivamente, adesso, espressivamente limitante.
Luca Saponti ai colori si distingue da chi è venuto prima di lui. Sottolinea le scene secondo le classiche linee guida della testata, tinte rosse e blu dominanti e qualche accenno di giallo, e rende la lettura scorrevole. 
La copertina metaforica di Mammucari entra di diritto nella top 3 di quelle della seconda stagione di Orfani.

Menzione speciale per gli estratti dal libro di Jsana Juric di questo mese: posso tranquillamente dire di essere d'accordo con lei.

Due numeri alla fine. Cosa ci aspetterà da qui a settembre?

giovedì 16 luglio 2015

Il Trono di Spade - Stagione Cinque



Finalmente sono in pari con il Trono di Spade. Di fatica per evitare gli spoiler di questa ultima stagione ne ho fatta tanta, ma adesso ne possiamo anche parlare.
Come è stato questo quinto capitolo della serie televisiva più vista al mondo? Stanco.

Si è vista una stanchezza di idee, una lentezza quasi eccessiva per le azioni di ogni singolo personaggio, persino una stanchezza nei nudi.
Partendo dall'ultimo concetto. Se non fosse per le due nuove leve, ne arrivano la metà alla fine, di nudi di protagonisti non ce ne sarebbero stati. La tanto decantata camminata della vergogna, la costruzione di un set al chiuso per mantenerne il segreto, per cosa? Per la controfigura nuda di Cersei sulla quale hanno incollato in diigitale, peraltro decisamente male, il viso della regina? Una scena che avrebbe potuto essere molto più coinvolgente, così ha perso molto della sua forza.
"Sì, sono proprio io credetemi."
Reek? Vogliamo parlare veramente del senza salame? davvero? Non si spiega la sua ultima azione. Possibile che tutto il lavoro fatto da Ramsay sia andato al macero così?
Il piccolo paralizzato? Arriva fin lì e non ci dite più nulla? Davvero?
La mega finta parrucca della Madre dei Draghi? Urka, ma con tutti i soldi che avete compratene una un po' migliore. Si respira aria di fintezza anche a fine puntata. Però ci sono i draghi, a parte l'effetto Fortunadrago, direttamente dalla Storia Infinita, finalmente si vedono i draghi!
"Vai che Atreyu mi aspetta"
Jon Snow. Tu non sai nulla. Cioè le buttano lì e poi tutto finisce così? Va bene che nella vita vera non tutto quello che uno inizia ha una conclusione, ma così! Dai. Ma secondo te uno si va fidare di Olly? Olly!!! Ma neanche fosse stato Mark Lenders. Non ma davvero gli autori hanno pensato che non avremmo capito il finalone?
Di Stannis si sapeva come sarebbe andata a finire.
"Ma che io mica me l'aspettavo"
Sansa. In questa serie si diverte un po' anche lei. O meglio, qualcuno si diverte con lei. Che sia il vero personaggi forte della saga?
"Non ti farò mai del male"
Tyron e Mormont. Bella coppia. Come la diventano non ve lo dico, ma secondo me funzionano. A parte il ruolo di Lord Friendzone devo dire che mi piace molto lo spirito ed il carattere che ha dato al suo personaggio James Cosmo.
Unico personaggio che veramente subisce un'evoluzione tangibile è Arya Stark. Adesso capisco i meme con Nessuno, ma questa è un'altra storia. Cresce di molto ed offre qualche sfaccettatura in più che quella del cagnolino al seguito del Mastino.
"Non proprio una collezione di farfalle"
La serie, piccolo spoiler, si regge sulla caduta, od anche solo sull'arrivo al ciglio del burrone da parte della casata Lannister. Per come è finita la quarta stagione ci si aspettava qualcosa del genere. Il problema è che le mosse di Cersei sono abbastanza incomprensibili, sopratutto per quanto riguarda l'Alto Passero, Certo che quando si parla di passeri non è che Cersei ragioni molto e, questa volta, la pagherà cara. Non solo lei anche suo figlio Tommen e sua moglie Margaery si troveranno in difficoltà (e dimenticati dagli sceneggiatori).

Poi, per fortuna, arrivano gli Altri e la battaglia di Hardhome. Spettacolo. Questa battaglia e quello che promettono i non morti sono qualcosa di veramente interessante e che muove la curiosità per la stagione successiva. Una gran bella battaglia ed un'altra interessante nuova aggiunta al cast, Rosabell Laurenti Sellers nel ruolo di Tyene Sand, salvano la stagione.

"Tra trenta secondi ti salvo la stagione"
Ah, sì. Poi c'è Jamie Lannister che va a dare una mano, fidaty, a sua figlia Myrcella a Dorne. Qui la bella sorpresa è quella di vedere Alexander Siddg (il Dottor Bashir di Star Tre: Deep Space Nine) in un ruolo non semplice, ma che potrebbe riscuotere interesse nel prosieguo.
"Batti cinque!"
Adesso non c'è che da aspettare la nuova stagione. Sperare che gli sceneggiatori ritrovino il ritmo e la verve delle prime annate e non lascino tutto alle grazie di qualche nuova attrice per attirare pubblico.

martedì 14 luglio 2015

Aliens - Scontro finale

Ellen Ripley è sopravvissuta, l'unica, all'attacco dell'alieno Xenomorfo che ha causato la morte di tutti i componenti dell'equipaggio della Nostromo. Ora è stata anche tratta in salvo dal suo vagabondare nello spazio in stato di sonno criogenico sulla navetta di salvataggio. Il problema è che sono passati 57 anni da quando i fatti sono accaduti,
La Weyland-Yutani, la compagnia che aveva inviato la Nostromo su LV-426, ha, da vent'anni intrapreso la terraformazione dell'inospitale roccia e nessun accadimento spiacevole si è ancora verificato. Ripley avverte i consiglieri della compagnia di fare attenzione perché l'astronave esplorata dal suo equipaggio all'epoca ospitava uova aliene contenti un pericoloso parassita. Il suo avvertimento non viene ascoltato, anzi sprona un arrivista funzionario a spingere i coloni alla suo ricerca. Il problema è che una volta inviato l'ordine non vengono, inspiegabilmente, più ricevute comunicazioni da parte dei terraformanti.
Una squadra di ricerca, composta da marines spaziali, lo stesso funzionario ed una riluttante Ellen Ripley viene inviata sul pianeta per verificare le condizioni della colonia. Ovviamente, nessun colono viene ritrovato vivo, tranne una bambina che si fa chiamare Newt e che vive, come una selvaggia impaurita, tra i cunicoli dell'insediamento umano. La sua paura è motivata dalla presenza di centinaia di xenomorfi pronti a renderla ospite di un loro nuovo cucciolo.
Ripley e la sua squadra dovranno provare a fermare l'invasione aliena e sopravvivere.

Testosterone anni '80 del secolo scorso a mille, anche se la protagonista è una donna.
Cameron, sì quello di Avatar, prende in mano la creatura di Ridley Scoot e la evolve nel secondo capitolo.  La prima parte della storia, tra intrecci di interessi commerciali e personali, strizza molto l'occhio a quella Fanteria dello Spazio che poi darà vita ad un film a se stante anni dopo. Non è difficile neanche rintracciare un'esorbitante profusione di mascolinità, aggressività e di una manifesta non sopportazione della catena di comando quasi irritante che, nonostante tutto, non crea grossi problemi allo svolgersi della missione.
La seconda parte è un'intensa caccia all'uomo, nel vero senso della parola, e di dimostrazione di manifesta superiorità della specie aliena che viene sconfitta solo dall'astuzia e dall'istinto di sopravvivenza di una scatenatamente materna Ripley.
La cura degli ambiente e delle atmosfere è maniacalmente piacevole. Seppur ricco, il budget a disposizione della troupe ha messo alla prova l'inventiva del regista e degli scenografi. Per realizzare il veicolo di trasposto si è modificato una di quelle strane vetture che si vedono negli aeroporti e che trascinano gli aerei. Per avere a disposizione più camere criogeniche, costose e poco utilizzate, si è utilizzato uno specchio per raddoppiarle. Queste sono solo alcune delle piccole astuzie messe in atto per risparmiare qualche soldo in più da dedicare agli effetti speciali. La scelta ha pagato, infatti, gli effetti speciali sono fenomenali, tanto che si sono portati a casa anche un Premio Oscar. Nonostante fossero a disposizione un numero limitato di tutte da alieno nel film questo non si nota, anche grazie ad un abile montaggio, ed anche le sequenze di volo delle navette o le esplosioni sono da antologia. Formidabile, poi, la lotta finale tra Ripley nell'esoscheletro e la regina aliena, tanto arrabbiata.
Cameron, inoltre, ha inserito una vera e propria chicca narrativa. Il conto alla rovescia finale, prima della distruzione dell'installazione, è di un quarto d'ora. Lo è a tutti gli effetti, infatti, dal primo annuncio all'esplosione del complesso trascorrono esattamente 15 minuti (controlla se non ci credi).
La regia del creatore di Terminator ed Avatar è misurata. Dove sono gli spazi stretti non lesina primi piani strettissimi dei suoi protagonisti, Sigourney Weaver su tutti, ma dove le miniature gli danno la possibilità di moderate panoramiche lui non si fa pregare a sfruttarle.
Nel cast oltre all'iconica, e già citata, Sigourney Weaver non possiamo fare a meno di notare la presenza di due volti che rimarranno nell'immaginario degli spettatori per decenni Paul Reiser, il viscido Carter J. Burke, e Lance Henriksen, Bishop, che negli anni diverrà tanto uomo immagine della saga quanto Sigourney ne sarà la donna immagine.
Musiche d'atmosfera ed effetti speciali azzeccati completano questo sequel che poco ha da invidiare all'originale.

Se non lo hai mai visto: vedilo! Se lo hai già visto, anche venti volte: rivedilo, perdiana! Mica te lo devo venire io a dire.

Premi

1986 - Saturn Award 
Miglior film di fantascienza
Miglior regia a James Cameron
Miglior attrice a Sigourney Weaver
Miglior attore emergente a Carrie Henn
Miglior attore non protagonista a Bill Paxton
Miglior attrice non protagonista a Jenette Goldstein
Migliore sceneggiatura a James Cameron
Migliori effetti speciali a Robert Skotak, Stan Winston e Dennis Skotak
1987 - Premio Oscar 
Miglior montaggio sonoro a Don Sharpe
Migliori effetti speciali a Robert Skotak, Stan Winston, John Richardson e Suzanne M. Benson
1987 - Premio BAFTA 
Migliori effetti speciali a Robert Skotak, John Richardson, Stan Winston e Dennis Skotak

Titolo originale Aliens 

Paese di produzione USA 
Anno 1986 
Durata 137 min.
154 min. (Edizione speciale)
Rapporto 1.85:1 
GenereFantascienza

Regia, Soggetto, Sceneggiatura James Cameron 

Soggetto David Giler, Walter Hill 
Produttore Gale Anne Hurd 
Fotografia Adrian Biddle 
Montaggio Ray Lovejoy 
Effetti speciali Stan Winston 
Musiche James Horner 
Scenografia Peter Lamont 

Interpreti e personaggi 
Sigourney Weaver: Ellen Ripley
Paul Reiser: Carter J. Burke
Michael Biehn: Dwayne Hicks
Carrie Henn: Rebecca 'Newt' Jordan
Bill Paxton: Sold. W. Hudson
Lance Henriksen: Bishop
William Hope: Ten. S. Gorman
Jenette Goldstein: Sold. J. Vasquez
Al Matthews: Serg. Apone
Mark Rolston: Sold. Drake
Daniel Kash: Pvt. Spunkmeyer
Colette Hiller: Cpl. Ferro
Cynthia Dle Scott: Cpl. Dietrich
 
Doppiatori italiani 
Ada Maria Serra Zanetti: Ellen Ripley
Roberto Pedicini: Burke Carter J.
Renato Cortesi: Dwayne Hicks
Rossella Acerbo: Rebecca 'Newt' Jordan
Stefano De Sando: Sold. W. Hudson
Massimo Foschi: Bishop
Luca Biagini: Ten. S. Gorman
Sonia Scotti: Sold. J. Vasquez
Glauco Onorato: Serg. Apone
Piero Tiberi: Sold. Drake

lunedì 13 luglio 2015

Superman - L'uomo d'acciaio 15

SUPERMAN L’UOMO D’ACCIAIO #15
(Contiene Batman Superman 14, Superman Doomed 2, Superman Wonder Woman 12, Worlds’ Finest 27)
di Greg Pak, Charles Soule, Paul Levitz, Diogenes Neves, AA.VV.
9788869710612
9772284402009-50015
16,8×25,6, S, 104 pp, col.
€ 5,50

Doomed

Braniac è stato scoperto e con lui il suo piano. La Justice League è bloccata nella fortezza della solitudine e nessuno riesca a contrastare l'invasore. Neanche Superman potrebbe riuscire a sconfiggerlo. Forse liberare il Doomsday che è in Clark Kent è l'unica soluzione, ma potrebbe essere un viaggio di sola andata,

Finisce la saga più spezzettata di tutti i tempi. Vengono tirati tutti i fili e se ne intrecciano altri, per esempio quali avventure avrà vissuto Superman prima di tornare sulla Terra? Interessante anche il Superman/Wonder Woman Annual in cui un innocuo regalo si trasforma, con lo zampino di un dio, nel motivo del primo super litigio della coppia protagonista dell'albo. Disegni spesso non all'altezza dei personaggi di cui devono narrare le gesta, ma situazioni abbastanza divertenti.

Tendenzialmente inutili le altre due avventura contenute nel mensile. Terra-2, oltre ad avere disegni mediocri, si distingue per la sua inutilità mentre su Batman/Superman Greg Pak è in uno stallo permanente e non può neanche più fregiarsi di disegni intriganti.

Abbandonare la nave prima che affondi? Sperando che Rw-Lion faccia in fretta a rilasciare il cofanetto de L'Uomo d'Acciaio, più che volentieri.

venerdì 10 luglio 2015

Grosso Guaio a Chinatown

Era il 1986 quando il Pork Chop Express  viaggiava lungo il Golden Gate ed andara a consegnare la sua merce a Chinatown. Qui Jack Burton giocava d'azzardo con il suo amico Whang Chi e vinceva. Era quell'anno in cui Lo Pan trovava nella fidanzata di Whang Chi la cinese dagli occhi verdi che gli avrebbe permesso di vincere la maledizione che incombeva su di lui da 2000 anni. Era grazie a John Carpenter che il pubblico di mezzo mondo poteva godere di un capolavoro del cinematografo degli anni '80.
Con Kurt Russel nei panni del duro per forza, che dice di esserlo, ma al quale poi tocca esserlo davvero per aiutare un amico, e Dennis Dun in quelli dell'amico, che sembra mammoletta, ma ne sap iù del protagonista, Carpenter si prepara ad estrarre un cilindro dal coniglio. Con il suo fare visionario, il regista, mischia le mode del momento e tenta la carta di uno strano film nel quale si combatte usando le arti marziali cinesi, si vive nei miti e nelle leggende che gli immigrati, illegali o meno, avevano portato dalla loro patria e ci gioca aggiungendo un carismatico occidentale. L'uomo di Cathage regala un ritmo intenso e coinvolgente al soggetto di Gary Goldman, David Z. Weinstein e W.D. Richter. Allo stesso tempo regala a noi memorabili battute da citare con gli amici come:
"Sei pronto?" "Io sono NATO pronto...!", "Allora, voi state qui calmi, tenete il fortino, conservate vivo l'amor di patria e se non torniamo per l'alba chiamate il presidente"; ma sopratutto: "Esplosioni verdi? Gente che entra ed esce volando?? ahaaaa io chiamo la polizia!" ed infine "Sì, e l'uomo saggio ama usare l'ombrello quando piove". Tutte per bocca di Jack Burton, un Kurt Russel in gran forma, anche se l'ultima, in originale, veniva detta da Egg Shen. Se la voce di Carlo Valli doppia in modo egregio lo smanicato eroe diversi errori sono stati commessi in fase di adattamento, di quello che era considerato un B-Movie. Tuttavia, poco questo influisce sulla presa del film sullo spettatore. 
Nemmeno gli errori di montaggio, bottiglie che cambiano posto, finestre sottoterra, sole e pioggia che si alternano da un'inquadratura all'altra, la consistenza del fantasma di Lo Pan che va e che viene, riescono a ridimensionare il divertimento che la pellicola di Carpenter offre ancora oggi. Le scene di lotta cinese, le acrobazie volanti, le tre bufere (di cui almeno una a cui si ispira platealmente Raiden di Mortal Kombat), le battute, le atmosfere rendono la produzione di Larry J. Franco ancora godibile oggi. 

Grosso Guaio a Chinatown è la dimostrazione palese di come un insuccesso al botteghino (13 milioni di dollari incassati la prima settimana contro i 25 attesi) riesca a recuperare terrreno nel tempo ed a portare soldi nelle casse delle major anche a quasi trent'anni di distanza.
Il cast, se uno va a vedere con il senno di poi, è composto da attori che o non hanno avuto fortuna o che hanno abbandonato poco dopo l'uscita del film. Suzie Pai, Miao Yin, è sparita dai radar quasi subito, le tre bufere si possono ritrovare in qualche ruolo da caratterista così come l'amico di Jack. Sono rimasti sulla breccia Kim Cattral, che ha visto il successo con Sex&City, lo scomparso Victor Wong, ovviamente ha spesso ricoperto il ruolo di Maestro di arti marziali, e l'inossidabile Kurt Russel, che non ha bisogno di presentazioni.
Le musiche, ovviamente, si adattano al contesto per via del fatto che Alan Howart le ha composte insieme al regista (musicista che ama realizzare da solo le colonne sonore dei suoi film).
I costumi sono dei vestiti degli anni'80 del secolo scorso, con spalline, stivali, canotte e tutto quello che c'era in quegli anni. Curati, per quello che potevano permettersi, anche gli abbigliamenti delle bande rivali cinesi. Particolare menzione per i polsini leopardati che indossa Tuono durante la cerimonia di preparazione delle spose, ma come non ricordare i bellissimi abiti di Lo Pan e la vestaglia da donna che indossa Jack durante quella telefonata?

Le scenografie sono vere. E' bellissimo ritrovarsi a vivere un'avventura tra le grotte di cartapesta, finti fiumi sotterranei e tutta quella pacchianeria dei film d'avventura di quegli anni. Vogliamo, poi, parlare della festosa pacchianeria della sala del matrimonio di Lo Pan? Lo stile dell'ascensore? La scala mobile? Il teschio circondato dai neon azzurri?

Gli effetti speciali di Richard Edlund sono l'esaltazione dell'artigianalità e dello stile di Carpenter. Il tre volte premio Oscar per Guerre Stellari, mischia tecniche artigianali ed effetti computerizzati per dare vita alle visioni del regista. Tutto, all'epoca, era molto bello e realistico. Oggi con i nuovi schermi a led o lcd e con il realismo eccessivo di alcuni film in CGI qualcosa si perde, ma restano sempre effetti visivi che riempiono occhi e cuore. Ma quanto ci siamo divertiti durante lo scontro tra Lo Pan ed Egg Shen?

Il film mantiene per tutta la sua durata il canone della commedia avventurosa con toni lievi e divertenti. Solo nel finale il regista si gioca, con garbo e sensibilità, una delicata carta horror, una strizzata d'occhio ai suoi storici ammiratori, con quel piccolo colpo di scena che ti apre un mondo.

Purtroppo la vena di Carpenter non sembra essere più florida come in quegli anni d'oro. The Ward del 2010 è stato un insuccesso nei cinema europei ed è uscito direttamente in home video in America. Il precedente Fantasmi da Marte, 2001, per quanto ben costruito, dinamico, risentiva della pecca di non essere un prodotto interamente carpenteriano. La fortuna vuole che Halloween - La notte delle streghe (Halloween, 1978),  The Fog (1980), 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981),  La cosa (The Thing, 1982),  Christine - La macchina infernale (1983), precedenti a Grosso Guaio a Chinatown, e  Il signore del male (Prince of Darkness, 1987), Essi vivono (They Live, 1988), Il seme della follia (In the Mouth of Madness, 1995), Villaggio dei dannati (Village of the Damned, 1995), Fuga da Los Angeles (1996), posteriori, sono, praticamente tutti, disponibili su qualche supporto da portarsi a casa.

Un sempreverde da guardare e riguardare. Disponibile in DVD, con la rimasterizzazione degli effetti speciali, e forse, da qualche parte, anche in bluray.
Sì, hanno prodotto anche i Funko.

Titolo originale Big Trouble in Little China
Paese di produzione Stati Uniti
Anno 1986
Durata 95 min
Rapporto 2,35:1
Genere azione

Regia John Carpenter

Sceneggiatura Gary Goldman, David Z. Weinstein, W.D. Richter
Produttore Larry J. Franco
Fotografia Dean Cundey
Montaggio Steve Mirkovich, Mark Warner, Edward A. Warschilka
Effetti speciali Richard Edlund
Musiche John Carpenter, Alan Howarth
Scenografia John J. Lloyd
Costumi April Ferry
Trucco Steve Johnson, Ken Chase

Interpreti e personaggi

Kurt Russell: Jack Burton
Kim Cattrall: Gracie Law
Dennis Dun: Wang Chi
James Hong: David Lo Pan
Victor Wong: Egg Shen
Kate Burton: Margo
Donald Li: Eddie Lee
Suzee Pai: Miao Yin
Carter Wong: Tuono
Peter Kwong: Pioggia
James Pax: Fulmine
Al Leong: Wing Kong

Doppiatori italiani

Carlo Valli: Jack Burton
Monica Gravina: Gracie Law
Claudio De Angelis: Wang Chi
Carlo Reali: Lo Pan
Guido Cerniglia: Egg Shen
Lorenza Biella: Margo
Saverio Moriones: Tuono