giovedì 31 agosto 2017

Spiderman - Homecoming

Dopo aver partecipato alla battaglia di Berlino,  Peter Parker è stato definitivamente affidato alle cure di Happy Hogan. Il rapporto tra i due non funziona benissimo, visto che il secondo tende ad ignorare ed a sottovalutare il primo e Peter è fin troppo ansioso ed assillante con lui.
Grazie la nuovo costume, creato per lui da Tony Stark, il ragno, va in giro a sventare piccoli crimini fino a quando non si imbatte in uno più significativo. Gli Avengers stanno svaligiando un bancomat. Quando Speedy interviene per fermarli scopre, con profondo disappunto, che i malviventi usano armi non convenzionali. I loro armamenti sembrano derivare da una combinazione di tecnologia terrestre con quella Chitaura, lasciata sul nostro pianeta otto anni prima durante la battaglia di New York.
Queste armi le commercializza, un deluso dalla società moderna, Adrian Toomes. Marito e padre di famiglia, Adian, con la sua banda, si occupa di realizzare armi non convenzionali ed a venderle ai malviventi. Indossando un costume volante speciale, che lo fa assomigliare ad un Avvoltoio, procaccia la tecnologia aliena la sua squadra ne tra materiale di vendita.
Quando Spiderman scopre il giro clandestino ed inizia ad occuparsene iniziano i guai anche per Peter Parker. Persino il suo mentore, Tony Stark, sembra non supportarlo più.
Riuscirà il quindicenne Peter Parker a gestire scuola, amori, amicizie ed un costume da ragno? Sopratutto senza farsi scoprire da zia May?

Come è stato questo, secondo, appuntamento con il personaggio creato da Stan Lee, Steve Ditko con al timone sia Sony (proprietaria dei diritti cinematografici) che Marvel (creatrice dell'UCM e che sbaglia pochi film)? Il cameo del Bimbo Ragno, in Civil War, era stato un buon preludio. Il costume, gli occhi che si possono modificare l'espressione, la spavalderia, insomma, un mix di caratteristiche che lasciava ben sperare.
Onestamente, questo, un po' come i due precedenti, è un film di cui ho sentito poco l'uscita cinematografica e che ho deciso di guardare in mega saldo, alla fine del periodo estivo.
Ho trovato molto interessante il costume "pelosetto" che l'amabile ragno di quartiere indossa. Non è più una tuta in neoprene con delle belle decorazioni, ma il ritorno all'idea di tessuto (ultra tecnologico) che ha seguito i supereroi fin dalla loro nascita. Ovviamente, all'interno nasconde la tecnologia più moderna delle StarK Industries: l'assistente vocale (doppiato in originale da Jennifer Connelly), impostazioni alternative delle ragnatele e, direttamente dall'armadio di Marty McFly, la capacità di adattarsi al fisico di chi la indossa. Anche il costume "originale", quello pre-Stark, si rivela intrigante. Ispirato al Ragno Rosso ed alla sua saga, è semplice, funzionale e, fin troppo, resistente.


Tom Holland è un Peter Parker credibile, basato sullo studente di liceo, non sull'evoluzione insensata che il personaggio sta subendo nella quasi decennale gestione fumettistica di Dan Slot. Piacerà di più ai ragazzini, ma il suo nervosismo e le sue paranoie, ripetute più volte nelle più di due ore di film, alla fine, mi hanno, un po', stancato.
Accanto a lui una banda di compagni di scuola multietnica ben assortita. L'amico del cuore che, già nei provini, scopre l'identità segreta di Peter, la bella, un Flash caratterizzato come un bulletto moderno (non ti picchia più, ti fa vedere che ha il soldo e ti bullizza su internet ed alle feste) e gli altri del club di decathlon accademico. Abbastanza scontato il plot twist su MJ, lo capirete subito anche voi.
Zia May, la più giovane di sempre nelle trasposizione dell'arrampicamuri su pellicola, è Marisa Tomei. Cinquanta anni, non fanno niente per ringiovanirla, non spiegano il suo dolore passato, ma offre una apprezzabile interpretazione.
Torna a vedersi Happy Hogan, il tramite tra il ragnetto e Tony Stark. Impegnato in quello che ha da fare, tiene in poco conto Peter. I siparietti che sono stati creati per loro, in ogni caso, sono divertenti.
Tony Stark. Il cuore dell'UCM non poteva mancare in questo capitolo (così come sono stati presenti, anche se in modo indiretto, almeno, altri due o tre Avengers. Dovrei rivedere il film per saperlo con esattezza). Per Peter Parker è il padre che non ha mai avuto, l'uomo che l'ha salvato in Iron Man 2, lo Zio Ben che non appare mai. Per lui Peter è un nipote lontano, non ammetterebbe mai di poterlo chiamare figlioccio, del quale vuole essere orgoglioso, nel quale crede e che vuole che sia migliore di lui. Passano gli anni anche per Robert, ma resta sempre carismatico.


In ultimo il cattivo. Torna ad interpretare un personaggio dei fumetti Michael Keaton. Cosa si può volere di più? Gli sceneggiatori gli offrono il ruolo di un cattivo difficile, ma gli creano un passato, delle motivazioni dandogli, così, delle solide motivazioni per agire nel modo in cui opera. L'interpretazione di Michael Keaton è straordinaria. E' un attori vero, un attore di spessore, un attore che riesce a trasmettere il pathos in ogni scena in cui appare. Risulta credibile persino da avvoltoio. Chi ha visto il costume nei fumetti sa perchè lo dico. Qui, i costumisti hanno spremuto le loro meningi ed hanno creato una delle suite più realistiche mai viste. Michael Keaton ne esce vincete ed il successo di questo film è anche merito suo, sopratutto per la regola che se crei un cattivo credibile sei già oltre alla metà dell'opera. Di James Spader, Ultron, in Italia abbiamo potuto solo apprezzare l'interpretazione fisica (e la sua presenza è uno dei motivi per i quali Age of Ultron ha retto alle critiche), ma lui e Michael Keaton sono coloro che hanno reso giustizia ai cattivi che hanno portato sullo schermo.


Colonna sonora, affidata all'onnipresente Giacchino, di ottimo livello. Brani musicali scelti per sottolineare le situazioni, non memorabili, ma neanche inopportuni.

Computer grafica di alto livello, come poteva non essere? Ma che in alcuni tratti mi ha ricordato il film/miniserie tv, dedicata all'Uomo Ragno, della fine degli anni '70 del secolo scorso.


La regia di Jon Watts non è stata affatto male. Un nome che non conoscevo, dal curriculum limitato, ma che con passione ha farcito di omaggi il film. Una sensibilità molto apprezzata anche dai fan di Batman: quella scena notturna lì, con quell'inquadratura lì, non può che ricordare quella cosa lì.

Unico neo? La lunghezza del film. Centotrentatre minuti sono troppi per questa avventura. Portano al ripetersi di scenette nerd, simpatich, ma già viste, e, quel che è peggio, a diluire la carismatica interpretazione di Michael Keaton.

Non da strapparsi i capelli, ma da vedere. Certamente più riuscito dello scorso capitolo, questo secondo reboot in pochi anni ha dalla sua di sorvolare sulle origini dell'eroe e creare una storia realmente fruibile per lo spettatore.

Sì, ci sono le scene dopo i titoli di coda, ma già il finale è epocale.

Titolo originale Spiderman - Homecoming

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 133 min
Rapporto 2.35:1 
Genere Cinecomic

Regia Jon Watts 

Soggetto Stan Lee, Steve Ditko (fumetto), Jonathan M. Goldstein, John Francis Daley (storia) 
Sceneggiatura Jonathan M. Goldstein, John Francis Daley, Jon Watts, Christopher Ford, Chris McKenna, Erik Sommers 
Produttore Kevin Feige, Amy Pascal 
Produttore esecutivo Louis D'Esposito, Victoria Alonso, Patricia Witcher, Jeremy Latcham, Avi Arad, Matt Tolmach, Stan Lee 
Casa di produzione Columbia Pictures, Marvel Studios, Pascal Pictures 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures 
Fotografia Salvatore Totino 
Montaggio Dan Lebental, Debbie Berman 
Effetti speciali Industrial Light & Magic, Digital Domain, Gentle Giant Studios, Iloura, Lidar Guys, Luma Pictures, Method Studios, Sony Pictures Imageworks, Southbay Motion Picture Technologies 
Musiche Michael Giacchino 
Scenografia Oliver Scholl 
Costumi Louise Frogley 

Interpreti e personaggi

Tom Holland: Peter Parker / Spider-Man
Michael Keaton: Adrian Toomes / Avvoltoio
Jon Favreau: Happy Hogan
Zendaya: Michelle Jones
Donald Glover: Aaron Davis
Tyne Daly: Ann-Marie Hoag
Marisa Tomei: May Parker
Robert Downey Jr.: Tony Stark / Iron Man
 
Doppiatori italiani

Alex Polidori: Peter Parker / Spider-Man
Luca Biagini: Adrian Toomes / Avvoltoio
Enrico Chirico: Happy Hogan
Emanuela Ionica: Michelle Jones
Simone Crisari: Aaron Davis
Aurora Cancian: Ann-Marie Hoag
Barbara De Bortoli: May Parker
Angelo Maggi: Tony Stark / Iron Man

lunedì 28 agosto 2017

Dylan Dog & Dampyr - Il Crossover di casa Bonelli

 

 

Dylan Dog N°  371 
Arriva il Dampyr

Soggetto: Roberto Recchioni 

Sceneggiatura: Roberto Recchioni, Giulio Antonio Gualtieri 
Disegni: Daniele Bigliardo 
Copertina: Gigi Cavenago 

Periodicità: mensile 
Prezzo 3,50€ (per ogni Variant) 

Dampyr N°  209 
L'Indagatore dell'Incubo 

Soggetto e Sceneggiatura: Mauro Boselli 

Disegni: Bruno Brindisi 
Copertina: Enea Riboldi 

Periodicità: mensile 
Prezzo 3,50€ (per ogni Variant) 

Dylan Dog ha accompagnato in un locale la sua nuova fiamma quando una donna bellissima inizia a corteggiarlo. Nello stesso momento Harlan Draka, il Dampyr, irrompe e inizia a sparare ad alcuni avventori, che si rivelano essere vampiri. Così come la spasimante di Dylan. Siccome, l'Indagatore dell'Incubo, è un romantico cerca di metterla in salvo, ma le cose si complicano. La donna riesce a raggiungere Craven Road 7 per chiedere l'aiuto all'ex Old Boy. Gli spiega come mortali creature agli ordini di Lodbrok, un Maestro della Notte, stiano per sferrare un colpo deciso a Londra. Dietro alle quinte John Ghost continua a tessere la sua trama, in accordo con le creature della notte, per dominare l'Inghilterra.
Il Dampyr e Dylan si alleano per cercare di contrastare Lodbrock ed il suo secolare nemico Lord Marsden. Il viaggio li porta fino alle isole Ebridi, al largo della Scozia, dove il primo potrebbe avere un covo pieno di armi di distruzione di massa. Qui incontreranno creature mitologiche e cercheranno di impedire al Maestro della notte di spargere distruzione e morte.

Bonelli tenta il primo esperimento di crossover e lo fa andando incontro ad una richiesta dei fan: vogliamo una storia che veda coinvolti Dylan Dog ed Harlan Draka. Come potrebbe Recchioni farsi sfuggire l'americanata? Quattro copertine e storia divisa sulle due serie, per poi far uscire il libro rilegato e cartonato, ricco di inserti speciali e, magari, a colori, in collaborazione con Bao, per Natale.
Periodo perfetto Agosto per far uscire un'iniziativa editoriale del genere. Tre quarti delle edicole delle grandi città sono chiuse, Dampyr esce in un terzo della copie di Dylan e quel terso se lo deve dividere in due copertine: trovare i quattro numeri è stato un delirio!

Ma arriviamo alla storia. Appare John Ghost! Ma è della stessa utilità, per lo sviluppo della trama, di una fetta di groviera quando sei seduto sul trono di ceramica e sei in dissenteria. Recchioni lo inserisce fisicamente nella sua trama e Boselli ne fa un accenno anche nella sua stesura. Nel complesso, in ogni caso, la storia è decisamente fruibile. L'incontro tra il Dampyr e l'Indagatore dell'Incubo, e le loro spalle, è proficuo per entrambi. Gli autori sono riusciti a ben amalgamare i caratteri dei protagonisti ed a rendere l'incontro interessante (ovviamente con la promessa implicita di ripetere l'esperimento).
I disegni sono di livello per entrambe le testate. Bruno Brindisi esordisce su Dampyr tenendo dei toni molto luminosi, Bigliardo si rende godibile sulle pagine di Dylan Dog ed il mix dei due funziona.

Nonostante tutto funzioni ho trovato l'idea un po' troppo americana rispetto al bacino d'utenza. Queste tecniche di vendita, doppie copertine, incroci di inizio e fine su testate diverse, sono quelle che hanno portato a creare la bolla dei Supereroi Marvel e DC. Crescevano le vendite perché i collezionisti venivano spremuti, ma la qualità delle storie calava e così l'affetto per i personaggi.
Il crossover, secondo me, è una strada da percorrere una tantum. Queste storie sono quelle da Speciale: storie vere, realizzate in modo speciale e dove accade qualcosa di speciale. L'ho letta volentieri, mi è piaciuta, ma avrei preferito una formula tipo Dylan Dog incontra Martin Mystère o Martin Mystère incontra Nathan Never (quella sì che è stata una genialata).

mercoledì 23 agosto 2017

Mercurio Loi - Il piccolo palcoscenico

Mercurio Loi n°3
Il piccolo palcoscenico


Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Onofrio Catacchio 

Colori: Erika Bendazzoli 

Copertina: Manuele Fior 
 
La ricerca di nuovo maggiordomo, dopo la dipartita del povero Ercole, è un compito impegnativo per Mercurio Loi. La sua mente è così distratta da non riuscire a provare interesse per alcuna indagine e da far sopire il suo innato istinto di osservatore. Mercurio, nel contempo, viene contattato da Augustino, un burattinaio di Roma, che vuole realizzare il burattino perfetto basato sul suo aspetto e mettere in scena uno spettacolo di burattini con Loi come protagonista. Intanto, tra i tetti della capitale sguscia un lardo di rarità. Su commissione, questa nera figura, ha il compito di sottrarre a ciascuno dei tre facoltosi individuati dal suo committente un particolare oggetto. Come tutte queste vicende potranno incrociarsi? E' un mistero che solo Mercurio Loi, magari anche a sua insaputa, potrà risolvere.

Onestamente, l'impostazione data da Bilotta a questo albo non mi è piaciuta. E' uno di quegli albi in cui l'autore manifesta la sua superiorità nei confronti del lettore. Chi scrive sottolinea come solo lui sappia dove la storia voglia andare a parare e che chi legge debba solo subire gli eventi. L'alternanza, nella narrazione degli eventi, tra realtà e teatro dei burattini è sì intrigante, ma porta il lettore a distrarsi ed a porsi domande, che, peraltro, potrebbero rivelarsi inutili, sul perchè ed il percome il burattinaio possa sapere in tempo reale ciò che accade al protagonista. L'intreccio narrativo non mi ha mai coinvolto e questo mi ha stupito date le sempre positive esperienze avute con gli scritti del narratore romano. Particolarmente arguta e piacevole ho trovato la decriptazione dei nomi, Mercurio e Ottone, esposta da Augustino al momento di realizzare il burattino del professore.

I disegni ed i colori, sopratutto le pagine in tono di blu sul finale, sono sempre piacevoli, accurati e di grande effetto. La ricostruzione della vecchia Roma, le viste dai tetti, i vicoli e le locande, tutto coinvolge chi legge a vivere l'avventura di Mercurio ed Ottone.

Copertina accettabile, anche se non è tra le mie preferite.

Un albo che non mi ha convinto perchè pretende di sviare il lettore e che il lettore sia complice di questo trucco. Non ho trovato credibili molte situazioni, ma non per questo, tirate le somme, smetterei di consigliare questa serie. Bilotta ha tentato un esperimento. A me non è piaciuto. Pace e alla prossima.