mercoledì 4 settembre 2019

The Boys

Il mondo dei supereroi è soggetto ad un’attenzione che, negli ultimi dieci anni, è aumentata esponenzialmente. Prima c’era Tim Burton con il suo Batman interpretato da Micheal Keaton, adesso c’è la Disney che domina il botteghino con gli Avengers. 
La versione cartacea di questi eroi, però, è nata ben prima della maggior parte del suo pubblico. Loro già durante la Seconda Guerra Mondiale erano già sulle pagine dei quotidiani e dei giornalini per difendere sia il loro Paese che il mondo.
Negli anni le loro evoluzioni sono state molteplici. Hanno affrontato dimensioni parallele, guerre glattiche, verzioni zombie, universi alternativi. Ma questo, a scrittori di grande fantasia non è bastato. Un esempio è Garth Ennis che, grazie alle capacità grafiche di Darick Robertson, ha portato, nel 2006, un fumetto in cui gli Eroi non sono proprio così buoni. Io di quel fumetto ero all’oscuro e non l’ho letto.

Ho scoperto dell’esistenza di questa opera grazie a Amazon ed alla sua piattaforma Video. Infatti, a metà del 2019, qui è stata pubblicata l’omonima serie televisiva The Boys.
Entrambe le opere narrano di un gruppo di semplici esseri umani che, in qualche modo, sono rimaste vittime dei Supereroi. Ma non vittime di danni collaterali dovuti a qualche loro intervento per proteggere il mondo. Vittime perché un eroe mentre era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti ha ucciso loro la fidanzata, vittime perché la moglie e stata vittima di uno stupro da un eroe e poi è svanita nel nulla, vittime per tanti motivi legate ai vizi e difetti di queste icone.


Il pantheon di Ennis è costituito da Patriota (il suo Superman, con lati oscuri), Queen Maeve (la sua Wonder Woman tormentata), A-Train (un Flash non così retto), Abisso (l’Aquaman di serie B), Black Noir (ancora devo inquadrarlo), Translucent (un uomo invisibile) e, la nuova arrivata nella formazione dei Sette, Starlight (l’unica ancora animata da quella voglia ingenua di fare solo del bene).
L’anti-pantheon, coloro che sanno dei vizi e delle deviazioni degli eroi e vogliono combatterli, è costituito da un manipoli di esseri umani guidati da Billy Buthcer. I loro metodi sono discutibili, i loro obiettivi decisamente difficili da raggiungere anche per via della protezione da parte delle autorità di cui gli eroi godono.


Eroi, non dimentichiamolo, che non lavorano da indipendenti, ma che percepiscono uno stipendio dalla Voight e che vendono i diritti della loro immagine per commercializzare scarpe, giocattoli, tazze e ogni tipo di gadget che ci può venire in mente.

Questo è solo l’impianto narrativo pensato da Ennis e portato sul piccolo schermo.
La video trasposizione ci permette di goderci un Karl Urban in gran forma, nei panni di Butcher, una cinica Elisabeth Shue a capo della multinazionale che controlla gli eroi, Karen Fukuhara, che ormai viene scritturata sempre per interpretare l’eroina giapponese silenziosa, Jack Quaid, per il quale lo spettatore è tenuto a provare empatia, Antony Starr, il Patriota a capo dei Sette, Dominque McElligott, la sua seconda in comando, Erin Moriarty, già vista in Jessica Jones su Netflix e tanti altri.


Solo che…
Solo che ho già visto The Thick, uno strano eroe nato nel 1986 per mano di Ben Edlund. Edlund ha puntato le evoluzioni del suo personaggio sull’ironia, la commedia e su un tono leggero. Se cambiamo registro e ci mettiamo la violenza, l’uso di droghe e il sesso otteniamo The Boys. Dico questo perché guardando la prima stagione di The Boys, io, non ho trovato tutta questa originalità nell’idea portata sulla piattaforma di Streaming digitale di Bezos.
Certo è recitata bene, ha mezzi tecnici, attori di livello e attrae pubblico per la sua presentazione graffiata e incisiva, ma, per me, questo primo capitolo manca di una vena di originalità. C’è solo un piccolo colpo di scena che mi ha sorpreso, ma il decorso della prima serie è stato prevedibile sin dalle prime battute. Onestamente ci marcia molto sulle restrizioni di visione che indica prima della messa in onda dello show (sesso esplicito, linguaggio volgare, eccessi di violenza), ma non ha niente di più di quello che offrono altri serial tv, che godono sia di maggiore che di minore notorietà.


 Una serie interessante che merita uno sviluppo più votato all’originalità. Un cast così ricco ed eterogeneo, con così tante possibili sotto trame da sviluppare, merita di più che una semplice riduzione a scazzottate tra umani e superumani.

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