lunedì 29 aprile 2019

Avengers - Endgame - Con Spoiler!

Cercare di parlare del penultimo film della Fase 3 dell'UCM voluta da  Kevin Feige, affidato ancora una volta alla regia dei fratelli Russo, non può che necessitare la presenza di qualche SPOILER, forse anche tracce di glutine e lattosio. Per questa ragione a chi non avesse visto il film sconsiglio di continuare a leggere le successive righe che andrò a scrivere.

Fermatevi adesso, se potete. Non sarà mia responsabilità se leggerete qualcosa che potrà minare la vostra degustazione della pellicola nel cinema già bello ed attrezzato della vostra ridente cittadina.

Dopo undici anni, più di venti film, tre Fasi, decine di personaggi, con Endgame si decidono i destini dell'UCM e di tanti di quegli eroi che in questi anni ci hanno accompagnato.

Chi è sopravvissuto? Chi non ce l'ha fatta? Chi ha segnato un momento importante per questa ultima epica battaglia dei Vendicatori Uniti?

Da chi partiamo?

Iron Man


Tutto è partito da lui nel lontano 2008. Questo eroe di secondo piano nato dalla fantasia di Stan Lee, grazie alla faccia spavalda di Robert Downey Jr., conquista cuori e fantasia degli spettatori di tutto il mondo. La sua frase "Io sono Iron Man" detta alla fine del primo film in solitario, ribadita nel terzo capitolo, dopo il quale sembrava che Robert Downey Jr. avrebbe abbandonato il suo personaggio, e ribadita in Endgame ha segnato la storia del suo universo.
Durante Infinity War il Doctor Strange aveva esaminato quattordici milioni di futuri possibili e ceduto la Gemma del Tempo a Thanos, sacrificando la sua vita per salvare quella di Tony Stark, dicendogli che era la sola via per avere una possibilità di vittoria nello scontro finale con il Titano. Da lì, lo spettatore aveva capito che l'unico modo per vincere sarebbe stato sacrificare la vita del filantropo e playboy. Dopo che Thanos ci dice "Io sono ineluttabile" è Tony a sconfiggere le sue armate, schioccando il Guanto dell'Infinito e ripetendo, dolorosamente la sua frase "e... io... sono... Iron Man". Lo sguardo con Strange che aveva anticipato l'avvenimento è stato uno dei momenti più intensi e drammatici di questi anni.

Natasha Romanoff e Clint Burton



I due personaggi sono sempre stati in simbiosi, da Budapest. E' giusto che siano loro ad andare alla ricerca della Pietra dell'Anima.
Dopo l'assenza di Occhio di Falco da Infinity War, era agli arresti domiciliari presso la sua famiglia, è lui a svolgere un ruolo primario in questo capitolo. Come Ronin va a caccia dei malvagi che, a suo parere ingiustamente, sono sopravvissuti allo schiocco di Thanos. Ad andare a Tokyo a riprenderlo è proprio la Vedova Nera, una che sa quello che si prova ad agire in quel modo, quando non si ha più niente da perdere ed a essere pronta a perdonarlo senza troppa reticenza e falsi moralismi.
La morte di Nat, il suo sacrificio per un bene più grande, segnano questo capitolo tanto quanto l'eroica dipartita di Tony Stark. L'evento sarà ancora più di sprone a Clint nel perseverare nel cercare di sconfiggere Thanos, proteggendo il Guanto dell'Infinito dall'assalto delle sue truppe.

Hulk e Thor


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I due protagonisti del buddy movie Thor: Ragnarock, una commedia divertente, ma non riuscitissima e che ha segnato per sempre il destino dello Zio del Tuono, sono coloro che subiscono più trasformazioni fisiche.
Il verdone, nei cinque anni trascorsi dallo schiocco, è riuscito a trovare un equilibrio con Banner, e viceversa. Adesso un Hulk più contenuto nelle dimensioni riesce ad interagire con le altre persone grazie alla coscienza ed all'intelligenza di Bruce. D'accordo la nuova condizione, ma, in un film di una tale durata, non mi sarei dilungato tanto in gag così ripetitive (tipo il selfie) ed avrei guadagnato qualche minuto per altro.


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Stessa sorte per Thor. Il dio del Tuono è minato nel morale e nel fisico per non aver sconfitto Thanos quando ebbe l'occasione di farlo. Non crede più in se stesso e solo il senso di amicizia con Hulk lo convince a tornare in azione. Finalmente, durante gli eventi che portano alla battaglia finale, acquisisce nuovamente un po' di confidenza con se stesso, simpatico lo scambio di battute con Cap sul campo (e non è la prima volta che i due si divertono nei momenti cruciali), ma... Ma, sì c'è un ma. Ma alla fine dei conti il personaggio cinematografico si distacca definitivamente da quello dei fumetti. La sua scelta di aggregarsi all'equipaggio della Milano, ai Guardiani della Galassia (vedremo come lo impiegherà James Gunn nel Vol.3) ci fa capire che il suo destino è perdere in epicità e guadagnare in comicità. A tanti può non piacere, se si pensa sopratutto al suo primo film in solo, ed al suo ruolo nel mondo cartaceo, ma questo è.

Nebula e i Guardiani



I Guardiani ci sono, onestamente poco, tranne Rocket (un grosso problema per Iansante, doppiatore suo e di Clint Burton), ma è giusto perché erano stati annientati da Thanos nello scorso capitolo, nel quale erano stati fondamentali ed era giusto, qui, lasciare spazio ad altri (in una dimensione più terrestre).
E', così, Nebula a guadagnare il centro del palcoscenico. Ma proprio di tutto il film. E' lei la figura chiave attraverso la quale si svolge tutta la parte finale del film. Karen Gillan si è trovata per le mani un personaggio che è cresciuto in modo esponenziale dalla sua prima apparizione e l'ha gestito nel migliore dei modi.
Solo un paio di domande possono sorgere su dei meccanismi della trama che l'hanno coinvolta. Una di queste è: perché quando va in risonanza con la se stessa del passato ci mette così tanto ad accorgersene ed a avere la possibilità di avvertire gli Avengers?

Ant-Man


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Senza il ritorno di Scott Lang al presente gli Avengers non avrebbero avuto la possibilità di Vendicare il mondo da Thanos. Che torni in quel modo però, è una, divertente, forzatura. 
Il suo ruolo è fondamentale per dare il via ai viaggi nel tempo per sistemare i danni di Thanos. Questi sono tremendamente ben riusciti. Vedere, di nuovo, i Vendicatori del 2012 nella battaglia di New York integrati con le nuove scene lascia a bocca aperta. Anche quella scena dell'ascensore con Cap e i membri dell'Hydra è decisamente ben realizzata: porta lo spettatore in una direzione e poi lo stupisce. Così come il ritorno ad Asgard di Thor, e Rocket, le scene con Natalie Portman e Renè Russo, un bel momento. Ma su tutti vince l'incontro tra Tony e suo padre, nel New Jersey; il loro dialogo è qualcosa che riassume e anticipa la crescita che per Tony culminerà con lo schiocco delle dita:  "Quale sarebbe il problema?", chiede il giovane Stark travestito da ricercatore del M.I.T.. Howard risponde "Non ho mai anteposto il bene comune al mio egoismo." Tony nascerà circa un mese dopo quella frase. Tony è già padre da qualche anno, nel suo corso del tempo, ed ha avuto una figlia da Pepper, anche Howard si sarebbe augurato una bimba perché, secondo lui, avrebbe avuto maggiori possibilità di dedicarsi più agli altri che ai suoi interessi personali. Morgan, la figlia di Tony, crescerà in un mondo che suo padre ha cercato di preservare e, grazie alla madre, avrà la possibilità di dare il meglio per tutti.


I viaggi attraverso il tempo segnano anche una svolta epocale negli Avengers: le tute quantiche. Le tute sono tutte uguali. E' la prima volta sul grande schermo che gli eroi rinunciano al loro costume individuale ed agiscono come un'unica entità.

Steve Rogers


Capitan America è assente da, almeno, Civil War. Steve Rogers ha cercato di distaccarsi dal momento del suo ritorno in vita dal personaggio di propaganda che gli avevano cucito addosso durante al Seconda Guerra Mondiale. Ha perso lo scudo in Civil War, ma ha sempre tenuto a presentarsi con il suo nome di battesimo anche durante gli scontri più accesi. In Winter Soldier, quando chiama all'appello gli agenti dello SHIELD contro gli infiltrati dell'Hydra, si presenta come Steve Rogers, lo stesso fa in Infinity War quando, durante il combattimento, risponde all'"Io sono Groot" dell'albero alieno lo fa con il suo nome di battesimo e non con quello da super eroe.
Steve, in una chiacchierata con l'amica Natasha, prima dell'apparizione di Scott, quasi con amarezza le dice, a proposito dei gruppi di sostegno che gestisce: "Io continuo a dire alle persone di voltare pagina. Alcuni lo fanno. Ma noi no." E' vero. Lui ha avuto il coraggio di ribellarsi ad un Governo in cui non credeva più, ma non riesce a dimenticare quel ballo promesso a Peggy Carter.
La Fase 4 del progetto cinematografico Marvel sarà qualcosa che si discosta da quanto visto fino ad oggi. In Endgame vediamo morire la Vedova Nera, Iron Man, ci troviamo con un Hulk menomato per aver usato il Guanto dell'Infinito, Clint con un nuovo destino, un Thor bolso che lascia la Terra e va in giro per l'Universo con i Guardiani. Era il momento di cambiare il destino anche di Cap. Steve si offre di sistemare le Gemme nel corretto flusso temporale e grazie a questa decisione può tornare là dove avrebbe voluto sempre essere: nell'immediato dopoguerra al fianco di Peggy Carter. Tornerà dal tempo in cui era partito, ma lo farà da anziano, aspettando il giusto scorrere degli anni, e solo per cedere lo scudo al suo erede.
Anche qui sorgono le domande: ma cosa sarà successo quando il Cap surgelato è stato risvegliato? Steve e Peggy avranno avuto figli (perché, nel caso, nel presente ci saranno in giro i discendenti di Tony, Scott, Steve)? Non si sono creati dei paradossi?


Endgame è il secondo tempo complesso di un film lungo più di cinque ore, iniziato con Infinity War. Christopher Markus e Stephen McFeely, alla sceneggiatura, si sono trovati per le mani una trama complessa (gestire i viaggi nel tempo non è mai semplice) che, comunque, ha lasciato domande in sospeso; oltre a quelle citate in precedenza. Abbiamo assistito ad una corsa per realizzare il film di Captain Marvel (gli interventi di Brie Larson sono stati girati prima delle riprese del film dedicato al suo personaggio) e, poi, qui, si è vista poco e con, colpevole a mio parere, ritardo. Anche durante la battaglia finale, perché?
Gamora?
Shuri e Visione?
Però, insieme ai fratelli Russo, si sono divertiti a far imbestialire i maschi suprematisti bianchi in ben due modi. Il primo, durante la battaglia finale contro Thanos, quando Captain Marvel raccoglie il Guanto dell'Infinito e le protagoniste femminili si uniscono per darle supporto. Ci sono tutte: c'è Scarlett, c'è Nebula, c'è la Valchiria (futura Regina di Asgard), c'è Wasp, c'è Pepper, che finalmente indossa qualcosa che le ha regalato Tony, tutte sono lì per dire allo spettatore: nel nostro universo non c'è solo Carol Danvers! Le donne forti ci sono e ci saranno sempre. Eccole qui, tutte a proteggere il genere umano e la sua seconda possibilità. Il secondo, invece, è quando il vecchio Cap passa il suo scudo a Falcon. Ecco, qui han fatto dispiacere anche me. Evidentemente non per un fatto di razzismo, ricordo che Sam Wilson è nero, ma semplicemente perché per me non esiste un Capitan America che non sia Steve Rogers. Avesse anche passato lo scudo a Clint o Bucky, come, pure, accade e accadde nei fumetti, ecco, non mi sarebbe stato bene.


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Il film si muove bene per tutta la sua durata. I Russo hanno trovato il modo di bilanciare, anche questa volta, i diversi toni caratteriali dei personaggi. Hanno concentrato nella prima metà la serietà, la tragedia, ed hanno scelto di alleggerire la seconda parte introducendovi più battute e più situazioni meno serie (l'Hulk ibrido che "Spacca" e fa danni durante la battaglia di New York). Trovano spazio quasi tutti i protagonisti che hanno segnato la storia dei cinecomics Marvel, c'è Michael Douglas, ci sono Michelle Pfeiffer e Tilda Swinton, c'è Robert Redford. Forse c'è anche Howard il Papero che combatte al fianco di Pepper Pots, che vogliamo di più? 


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Certo, come in ogni film ci sono eventi che funzionano meglio ed altri che si incastrano più a fatica, ma... Non mi importa.
A livello emozionale questa chiusura della Fase 3 (escluso il prossimo Spiderman) è stata ciò di cui avevo bisogno come spettatore. Una cavalcata lunga undici anni, di film riusciti (Avengers, Winter Soldier, Guardiani della Galassia Vol.1) e meno riusciti (il terribile Pantera Nera, gli ultimi due Thor, Civil War) ci hanno portato a questo doppio appuntamento, Infinity War ed Endgame, ricco di emozioni. La perdita di Nat, Cap con il Martello di Thor, il sacrificio di Tony, la morte di Peter Parker, lo sguardo del Doctor Strange durante l'ultima battaglia, il cambiamento interiore di Nebula sono emozioni che solo personaggi a cui ti sei affezionato ti possono offrire.


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Emozionare. Questo è ciò che deve fare un film. E se non vi siete emozionati quando Tony ha potuto abbracciare il padre nel passato, beh, credo che niente possa farlo più. Se non vi siete emozionati al funerale di Tony forse è perché non avete mai perso nessuno e non sapete cosa vuol dire, altrimenti ditemi voi cosa vi emoziona.

Emozionare. Endgame, pur essendo uno di quegli orribili film fatti per fare soldi (più di un miliardo di dollari in tre giorni), lo fa. Lo fa anche alla fine della pellicola. Qui, la silhouette di ogni attore, nel suo costume di scena, accompagna il suo nome e il suo autografo è a corollario del momento a lui dedicato. Anche in Star Trek VI: Rotta verso l'ignoro era successo. Era stato l'addio dell'equipaggio originale dell'Enterprise ai suoi fan.
Endgame si chiude così con un saluto ed un omaggio. Si chiude, giustamente, senza una scena post-crediti. Chiude un ciclo.

La Marvel andrà avanti a sfornare film dai suoi fumetti? Sì, è ovvio, la Fase 4 prevede già il prequel di Black Widow, The Eternals, il sequel di Doctor Strange, il sequel di Black Panther, Shang-Chi e i Guardiani della Galassia Vol. 3 (il 50% spero di riuscire a vederli al cinema), ma niente sarà più come prima.

Endgame è il film di cui avevamo bisogno e che ci meritavamo.

Titolo originale: Avengers - Endgame

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2019 
Durata 182 min 
Rapporto 2.39:1 
Genere Cinecomics

Regia Anthony e Joe Russo 

Soggetto Vendicatori creati da Stan Lee e Jack Kirby 
Sceneggiatura Christopher Markus e Stephen McFeely 
Produttore Kevin Feige 
Produttore esecutivo Victoria Alonso, Louis D'Esposito, Jon Favreau, Stan Lee, Trinh Tran, James Gunn 
Casa di produzione Marvel Studios 
Distribuzione in italiano Walt Disney Studios Motion Pictures 
Fotografia Trent Opaloch 
Montaggio Jeffrey Ford, Matthew Schmidt 
Musiche Alan Silvestri 
Scenografia Charles Wood 
Costumi Judianna Makovsky 

Interpreti e personaggi

Robert Downey Jr.: Tony Stark / Iron Man
Chris Evans: Steve Rogers / Capitan America
Mark Ruffalo: Bruce Banner / Hulk
Chris Hemsworth: Thor
Scarlett Johansson: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Jeremy Renner: Clint Barton / Ronin
Don Cheadle: James "Rhodey" Rhodes / War Machine
Paul Rudd: Scott Lang / Ant-Man
Brie Larson: Carol Danvers / Capitan Marvel
Karen Gillan: Nebula
Danai Gurira: Okoye
Josh Brolin: Thanos
 
Doppiatori originali

Bradley Cooper: Rocket Raccoon

Doppiatori italiani

Angelo Maggi: Tony Stark / Iron Man
Marco Vivio: Steve Rogers / Capitan America
Riccardo Rossi: Bruce Banner / Hulk
Massimiliano Manfredi: Thor
Domitilla D'Amico: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Christian Iansante: Clint Barton / Ronin, Rocket Raccoon
Fabrizio Vidale: James "Rhodey" Rhodes / War Machine
Riccardo Niseem Onorato: Scott Lang / Ant-Man
Elena Perino: Carol Danvers / Capitan Marvel
Francesca Manicone: Nebula
Rachele Paolelli: Okoye
Alessandro Rossi: Thanos

giovedì 25 aprile 2019

Morgan Lost Black Novels - Ucciderò Morgan Lost

Morgan Lost Black Novels N° : 4 
Ucciderò Morgan Lost

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 

Disegni: Antonello Becciu 
Copertina: Fabrizio De Tommaso 

Periodicità: mensile 
Uscita: 23/04/2019 
Formato: 17x23 cm, b/n 
Pagine: 64 
Codice a barre: 977242169204190040 
Prezzo: 3.50€

Greta, la donna di Wallendream, ha intenzione di uccidere Morgan Lost, per vendicare il suo amato.
L'occasione le viene data da un folle uomo comune che acceca il cacciatore dei serial killer, ma non tutto va come lei ha programmato.
Intanto in Canada Igraine è sulle tracce dello scultore e in città appare un nuove serial killer: l'Astronauta!.

Numero nel quale si mettono le costine a cuocere sul fuoco, d'altronde ad uscire poco dopo la Pasquetta, periodo di grigliate, non poteva essere diversamente.
Chiaverotti modifica un po' le dinamiche tra i protagonisti della sua serie. Tra Greta-Regina-Morgan nasce un nuovo equilibrio, come l'esasperazione porta il Capo del Tempio della Burocrazia ad agire in modo eccessivamente irruente.
Della narrazione non mi hanno convinto, però, i tempi alternati della vicenda legata a Igrain Romanoff ed alla patologia che caratterizza Morgan in questa vicenda.

In linea con le aspettative ereditate da Max Bertolini, Antonello Becciu, una vita tra Alghero, Sassari e lo Ied di Torino, che ha già nelle sue corde le atmosfere chiaverottiane, grazie al suo lavoro su Kepher, ci offre una prova decisamente interessante. Ad occhio non ha sbagliato una tavola, ha reso ogni disegno curato e coinvolgente, ha offerto il dinamismo narrativo adeguato e ci ha portato nella vita di Morgan Lost con mano ferma. Un'ottima prova.

lunedì 22 aprile 2019

Ananke - I piaceri del male

ANANKE: I Piaceri del Male

Un trofeo da Cartoomics è stato lo sketch che Paolo Antiga ha disegnato per me. Essendo presente, non come artista con un suo stand, come curatore della parte grafica di un fumetto ho acquistato il primo numero di Ananke per riuscire ad ottenerlo.
Al soggetto ed alla sceneggiature Marco De Rosa, creatore della serie che coincide con la nascita della sua prima creatura fumettistica, ai disegni Sofia TerzoPaolo Antiga e Antonella Di Muro, il tutto coordinato da Giuseppe Candita, disegnatore per anni, per la Bonelli, di Julia.
Candita si è occupato di realizzare il prologo e l’epilogo della vicenda, in mezzo gli altri artisti. Tra Sofia Terzo, già vista su Torture Garden di Ed. Ink, Paolo Candita, su tutti Cannibal Family per Ed. Ink, e Antonella Di Muro, esordiente, gli unici disegni convincenti sono di Antiga.
Antiga si conferma essere una promessa del fumetto italiano che sta seguendo una curva di crescita estremamente rapida. Impressionante. Non fatico credere che tra qualche anno lo vedremo in attività su una delle testate principali del mercato italiano, con un occhio strizzato all’estero, anche grazie all’ala protettiva di Candita.

Ma la storia com’è? Bah… Tante aspettative ma, alla fine, la lettura si rivela deludente. Se il concetto di Ananke, che non sto a spoilerare, è abbastanza interessante è la sua messa in opera che si mostra decisamente banale.
La storia, il poliziotto duro e perspicace che sa quel che fa ma non si sa il perché, la superiore maiala che ha un occhio particolare per lui, la killer che vendica i torti ma non si sa perché, non offre una motivazione per continuare la lettura per un successivo numero.
I personaggi citati non hanno il tempo, forse anche solo per una ridotta foliazione dell’albo, di acquisire un profondità necessaria per creare empatia con il lettore. La scelta di non offrire un fan service adeguato, sopratutto in un numero 1 che si proietta ad un pubblico “adulto”, delude le aspettative di coloro che lo comprano per quello. Certe scelte di dialogo, da B movie erotico americano dell’ultimo ventennio del secolo scorso, generano sorrisi quando non sono richiesti e, sopratutto, in momenti in cui vorrebbero tendere ad altro.

Anche il titolo, I piaceri del male, sembra racchiudere il significato dell’intera opera prima di De Rosa, ma non mi ha trasmesso un collegamento stretto con ciò che ho letto in queste prime pagine. 

Io sono il primo a cercare di supportare e sostenere chi, in Italia, ha il coraggio e si autoproduce e autodistribuisce un fumetto in questo periodo di difficoltà del fumetto italiano.
Purtroppo, nonostante le interessanti premesse, Ananke non mi ha colpito, se non per i disegni di Antiga.

Auguro a De Rosa tutto il meglio e di essere io l’unico lettore non aver trovato il feeling giusto con la sua creatura.

giovedì 11 aprile 2019

Batman 52

BATMAN 52 (165)
di Tom King, Bryan Hill, Benjamin Percy, Lee Weeks, Philippe Briones, Chris Mooneyham, Klaus Janson

(contiene Batman 51, Detective Comics 986, Nightwing 47)
16,8×25,6, S, 72 pp, col.
9788829301485
€ 3,95

Il matrimonio è andato a monte, sia Bruce che Selina hanno bisogno di riflettere su come sono andate la cose.
Intanto Bruce Wayne viene convocato dal Tribunale di Gotham per essere membro della giuria in un processo contro Mr. Freeze. Il criminale è stato catturato per il crimine di cui è ritenuto colpevole proprio da Batman. Ma il giurato Bruce sarà della stessa opinione del Vigilante Mascherato.

Un risvolto interessante per il personaggio, sempre meno sfruttato, di Bruce Wayne. Un uomo ricco e di alta estrazione sociale, che viene visto con soggezione dagli altri membri della giuria, accetta di espletare il suo dovere di cittadino anche a dispetto di un, inedito, conflitto decisionale.
Tom King idea la storia, che in questa prima parte si muove con un telefilm procedurale, e Lee Week, con i suoi tratti graffiati, la realizza visivamente. Vedremo, nei prossimi numeri, quale sarà in destino di Victor Fries: colpevole, come si è dichiarato, o innocente?

Duke Thomas, Cassandra Cain e Fulmine Nero stanno cercando di capirsi e di affinare le capacità l'uno dell'altro. Il difficile è restare in disparte, anche quando è Batman a chiederlo, accettando di dover sottostare alle direttive di un nuovo arrivato a cui non è riconosciuta nessuna autorità. Sopratutto per Barbara Gordon queste limitazioni stanno strette.

Bryan Hill ha ereditato Detective Comics da Tynion IV e sta cercando di introdurci nella nuova dinamica di formazione di un nuovo gruppo, dopo che il passato è crollato su se stesso e su delle ambizioni troppo alte. La componente femminile sembra quella più carismatica di questo nuovo agglomerato di eroi, sopratutto se consideriamo l'aggiunta al gruppo che si svela nell'ultima pagina della storia. Philippe Briones ha un tratto che mi piace molto e che mi coinvolge nella lettura.

La storia sulle unità informatiche che vogliono conquistare Bludhaven è sempre avvincente ed originale... no, scherzo. E' qualcosa di cui si può fare a meno, un lavoro per Cyborg più che per Nightwing, ma che ci permette di vedere in azione Batgirl. Evidentemente l'identità segreta di Barbara Gordon è soggetto di esperimenti in casa DC. Le teste ai piani alti stanno cercandole una nuova dimensione che la porti ad essere conosciuta ed apprezzata dal pubblico dei più giovani.

Poche pagine che si leggono fin troppo in fretta.

lunedì 8 aprile 2019

Under the skin

Laura è una bella ragazza che, per le strade irlandesi, guida un furgoncino. Ogni tanto si ferma chiedere informazioni sulla strada da percorrere a qualche passante. alcuni di loro, i più adatti, vengono invitati da lei a salire sul suo veicolo per un passaggio. Di solito sceglie ragazzi soli, senza amici o parenti, senza nessuno che si preoccupi di loro. Il passo successivo è quello di invitarli nella sua casa, isolata, quasi diroccati, promettendosi loro, ma intrappolandoli in un liquido nero, senza che possano più scappare.
Laura non sembra essere una ragazza normale. Non mangia, non beve, non prova sentimenti apparenti per le sue prede e per nessuno del genere umano. Ma un giorno qualcosa cambia sotto la sua pelle. Vuole sperimentare il cibo, vuole condividere il calore con un altro essere vivente, ma si accorge di essere troppo diversa dal resto del genere umano. Perchè?

Glazer ha voluto fortemente realizzare un versione cinematografica del libro di Faber. Ha dedicato diversi anni alla sua preparazione e, tralasciando i significati metafisici nascosti, è venuta fuori una sbobba noiosa.
Detto questo. Se si riesce a giungere al finale del suo film, e non è da tutti, si riesce a intuire qualche chiave di lettura. Oltre la doppia valenza del titolo, sotto la pelle di Laura si agitano diverse interpretazioni. La prima, più immediata, è che la sua pelle è nascosta da una pelle diversa. Un costume che nasconde il suo vero essere. Una critica alla società che ci impone di indossare una maschera quando siamo con gli altri per essere accettati e non esclusi? La seconda è ciò che succede sotto la vera pelle di Laura. Come, ad un certo punto, scatti qualcosa che la incuriosisca tanto da rendersi partecipe di quel mondo che da anni sa attraversando senza esserne parte.



Per giungere a queste due chiavi di lettura bisogna, però, farsi due gonfiabili enormi. La ripetitività delle situazioni, la noia mortale trasmessa dalle inquadrature sono un forte, fortissimo, richiamo al tasto eject del lettore blu-ray. Un solo motivo spinge lo spettatore nel proseguire nella visione: la promessa di Scarlett Johansson completamente nuda, per la prima volta, sul grande schermo.
E anche qui si va sotto la pelle. Sì perché è vero: Scarlett è nuda, in diversi atti del film, e si mostra oltre il velo patinato nella quale siamo abituati a vederla in altre produzioni. Nuda si mostra come una donna normale, in un film in cui non lo è, è permette alle donne normali di rivalutarsi di fronte ad uno stereotipo. Fasciata negli abiti eleganti, pronta per una serata di gala grazie al trucco sapiente, inguainata nella tutina della Vedova Nera non le è permesso di mostrare i suoi difetti estetici ed è costretta a mentire sulla sua reale fisicità. 



La regia, tranne che per rari tratti, si crogiola nella noia delle inquadrature didascaliche e speranzosamente poetiche. Le sequenza di guida sono altrettanto noiose ed il montaggio lento non aiuta a vivacizzare la situazione. Si salvano le scene al mare, la parte in cui Laura incontra l'uomo che la ospita ed il finale rivelatore della vera natura di lei.

La colonna sonora è dimenticabile.


Un film vitale.
Incasso decisamente deludente per questo film. Ci si chiede, e ci si risponde, su come siano andati spesi 13 milioni di dollari per la sua realizzazione e si è sorpresi che sia riuscito, addirittura, ad incassarne 5.4. Meno della metà negli Stati Uniti e, credo, che una grossa percentuale degli incassi siano dovuti alla presenza della Johansson. Viene, in ogni caso, da chiedersi cosa abbia spinto Scarlett Johansson a spogliarsi completamente per un film di così basso interesse. A mio parere era già decisa ad avere un figlio, nato in effetti nel 2014, ed ha voluto immortalare la sua bellezza pre-gravidanza in un film che sarebbe stato presto scordato.



In ogni caso, nonostante quello che ne penso io, il lavoro di Glazer è stato candidato ad una notevole quantità di premi:

2015 - British Academy Film Awards 
Nomination Miglior film britannico
Nomination Migliore colonna sonora a Mica Levi

2013 - Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 
Nomination Leone d'Oro al miglior film a Jonathan Glazer

2015 - Independent Spirit Awards 
Nomination Miglior film straniero

2013 - British Independent Film Awards 
Nomination Miglior regista a Jonathan Glazer
Nomination Miglior attrice a Scarlett Johansson
Nomination Miglior contributo tecnico a Johnnie Burn per il sonoro
Nomination Miglior contributo tecnico a Mica Levi per la musica

2014 - European Film Awards 
Miglior colonna sonora a Mica Levi

2014 - Gotham Awards
Nomination Miglior film
Nomination Miglior attrice a Scarlett Johansson

2015 - Empire Awards
Nomination Miglior film britannico
Nomination Miglior horror

Senza vincerne alcuno.

Mi spiace della delusione che genera questo film nello spettatore. Un minutaggio più corto, un montaggio meno rilassato lo avrebbero aiutato ad essere più godibile.
Da collezione per ricordare la bellezza della protagonista.

Titolo originale Under the Skin 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Regno Unito, Stati Uniti 
Anno 2013 
Durata 108 min 
Genere fantascienza 

Regia Jonathan Glazer 

Soggetto Michel Faber (romanzo) 
Sceneggiatura Walter Campbell, Jonathan Glazer 
Produttore James Wilson, Nick Wechsler
Co-produttori: Alexander O'Neal, Gillian Berrie 
Produttore esecutivo Tessa Ross, Reno Antoniades, Walter Campbell, Claudia Bluemhuber, Ian Hutchinson, Florian Dargel 
Casa di produzione Film4, FilmNation Entertainment, JW Films, Nick Wechsler Productions, Scottish Screen, UK Film Council, Silver Reel, Creative Scotland 
Distribuzione (Italia) BiM Distribuzione 
Fotografia Daniel Landin 
Montaggio Paul Watts 
Effetti speciali Mark Curtis (senior special effects supervisor) 
Musiche Mica Levi 
Scenografia Chris Oddy 
Costumi Steven Noble 
Trucco Chrissie Beveridge 

Interpreti e personaggi

Scarlett Johansson: Laura
Paul Brannigan: Andrew
Jessica Mance: Alien
Joe Szula:
Krystof Hádek:
Scott Dymond:

Doppiatori italiani

Ilaria Stagni: Laura
Nanni Baldini: Andrew
Massimo Triggiani: elettricista
Gianluca Crisafi: Colin
Francesco Meoni: uomo solo
Vittorio Guerrieri: uomo tranquillo
Sergio Lucchetti: uomo forestale