mercoledì 28 marzo 2018

Lo chiamavano Jeeg Robot

In una Roma contemporanea e scossa dalle bombe terroristiche, un criminale di piccolo cabotaggio, Enzo Ceccotti, per sfuggire alla Polizia si butta nel Tevere. Per sua sfortuna, o fortuna, vi si getta proprio nel punto in cui erano stati depositati dei rifiuti tossici. Il liquido, acqua mista alle pericolose sostante, gli entra in corpo ed una volta giunto a casa sta male come mai nella vita.
Al suo risveglio scopre di avere un forza eccezionale. Ne approfitta per rapinare qualche bancomat, ma i criminali a cui deve favori tornano a bussare alla sua porta. Uno di loro, prima di una missione, lo porta a casa sua e qui conosce Ilenia. Ilenia è una ragazza con problemi psichici che crede nell'esistenza di Jeeg Robot e nella mitologia creata da Nagai Go prima per il fumetto e poi per la serie d'animazione.
Alla morte del padre, Ilenia, identifica Enzo con Hiroshi Shiba, protagonista di Jeeg Robot, per via della sua forza, e cerca di instillargli, con la sua innocenza traumatizzata, l'idea di usare i poteri per aiutare i più deboli.

 Lo chiamavano Jeeg Robot è un interessante esperimento del cinema italiano, costato 1.7 milioni di euro e che ha portato a casa un incasso oltre i 5 milioni, una raffica di premi ed apprezzamenti per tutto il cast.
Tutto questo è meritato.
Mi sono avvicinato al film con la prima trasmissione televisiva, qualche settimana fa, e devo dire che sono rimasto stupito della maturità messa in questa opera prima. Mainetti, regista e produttore, si è ritagliato i due ruoli per poter gestire la sua creatività senza nessun freno, la sua è stata una mossa tanto azzeccata quanto coraggiosa. Ha messo in piedi un cast di protagonisti e comprimari che funziona sin dalla prima inquadratura. Santamaria è Enzo Ceccotti, un criminale fuori forma che vive di espedienti e fughe dalla Polizia, mangia budini alla vaniglia e non ha una vita vera. L'attore riesce, oltre a questo, a trasmettere la difficoltà del suo protagonista a provare empatia per chiunque gli stia accanto e la sua necessità di mantenersi a distanza da chiunque. Ilenia Pastorelli e l'Alessia che riesce a fare breccia nell'animo e nel cuore di questo protagonista in difficoltà. L'ingenuità e la sua bellezza fisica scuotono l'animo di Enzo fino a farlo innamorare. Pastorelli, attrice di cui non sapevo l'esistenza (qui alla prima esperienza), riesce ad immedesimarsi nella parte ed a ammaliare con la sua interpretazione sia il protagonista che lo spettatore. Il botto lo fa anche Luca Marinelli, Fabio Cannizzaro (lo Zingaro). Passato da dimenticabili apparizioni prima ad una biografia televisiva inguardabile su De Andrè dopo, qui raggiunge quello che, per ora, è l'apice della sua carriera. Con un personaggio ai limiti della follia, un po' Joker di Heath Ledger, a sua volta un mix tra il Joker di Jack Nicholson ed il Corvo di Brandon Lee, un po' Al Pacino, un bel po' di follia espressiva sua, da vita allo Zingaro, l'antagonista finale di Enzo. Il trio di protagonisti così costruito si amalgama al meglio. Ma il merito va anche spartito con i caratteristi che li circondano. Senza di loro, senza una buona spalla accanto, nessuno sarebbe riuscito ad emergere ed a dare emozioni come è successo.

Funziona tutto in questo film. Gli effetti speciali, seppure minimi, ma ben realizzati. La colonna sonora. La scelta dei costumi e dei luoghi in cui prendono vita le vicende dei protagonisti. I cani. Su tutto funziona la sceneggiatura, anche se, a volte, la forzatura verso un'icona degli anni '70/'80 del secolo scorso si avvicina pericolosamente a stonare. Fortunatamente, per me, si ferma sempre mezzo passo prima di cadere nella trappola e lo scritto di Nicola Guaglianone e del fumettista Roberto Marchionni (in arte Menotti) ne esce vincitore. I due riescono a calibrare le, banali, origini, omaggio a Daredevil, ed il seme partorito da Nagai così tanto tempo fa. Il mix tri-culturale, America/Giappone/Italia risulta vincente rendendo il film godibile anche per più visioni.

Un film italiano coraggioso, anche più del Ragazzo Invisibile di Salvatores, che merita una possibilità.

Premi 

2016 - David di Donatello
Miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti
Miglior produttore a Gabriele Mainetti per Goon Films con Rai Cinema
Miglior attrice protagonista a Ilenia Pastorelli
Miglior attore protagonista a Claudio Santamaria
Miglior attrice non protagonista a Antonia Truppo
Miglior attore non protagonista a Luca Marinelli
Miglior montaggio a Andrea Maguolo e Federico Conforti
Mercedes-Benz Future Award a Gabriele Mainetti

2016 - Nastro d'argento
Miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti
Miglior attore non protagonista a Luca Marinelli
Premio Hamilton behind the camera a Gabriele Mainetti

Titolo originale Lo chiamavano Jeeg Robot 

Lingua originale italiano 
Paese di produzione Italia 
Anno 2016 
Durata 118 min 
Rapporto 2,35:1 
Genere Cinecomic

Regia Gabriele Mainetti 

Soggetto Nicola Guaglianone 
Sceneggiatura Nicola Guaglianone, Menotti 
Produttore Gabriele Mainetti 
Produttore esecutivo Jacopo Saraceni 
Casa di produzione Goon Films, Rai Cinema con il contributo del MiBACT in collaborazione con Sorgente SGR Spa, Sky Cinema e Banca Popolare di Bari 
Distribuzione (Italia) Lucky Red 
Fotografia Michele D'Attanasio 
Montaggio Andrea Maguolo 
Effetti speciali Maurizio Corridori 
Musiche Gabriele Mainetti, Michele Braga 
Scenografia Massimiliano Sturiale 
Costumi Mary Montalto 
Trucco Giulio Pezza 

Interpreti e personaggi

Claudio Santamaria: Enzo Ceccotti / Jeeg Robot
Ilenia Pastorelli: Alessia
Luca Marinelli: Fabio Cannizzaro / Zingaro
Stefano Ambrogi: Sergio
Maurizio Tesei: Riccardo "Biondo"
Francesco Formichetti: Sperma
Daniele Trombetti: Tazzina
Joel Sy: Claudietto
Antonia Truppo: Nunzia Lo Cosimo
Gianluca Di Gennaro: Antonio
Salvatore Esposito: Vincenzo
Juana Jimenez: Marcellone
Giampaolo Crescenzio: Pinocchio
Tommaso Di Carlo: Efeso
 
Doppiatori originali

Adriano Giannini: cronista

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