venerdì 6 maggio 2016

Dylan Dog - La macchina umana

Dylan Dog N°  356 
La macchina umana

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Fabrizio De Tommaso 

Copertina: Angelo Stano 


Periodicità: mensile 
Uscita: 29/04/2016 

Il peggior incubo di Dylan Dog è diventato realtà: impiegato in un ufficio, a tempo indeterminato, con rischio di licenziamento continuo, sottoposto ai ricatti del datore di lavoro per conservare il posto. Un lavoro fisso per ricevere lo stipendio a fine mese e pagare le bollette. Una vita chiusa in un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire.

Difficile collocare questo albo dell'Old Boy nella continuity promessa da Recchioni prima dei suoi esordi come timoniere della testata Bonelli che ospita le avventure del personaggio creato da Tiziano Sclavi. Non segue gli spunti della trama orizzontale sui segreti di John Ghost, non evolve il personaggio di Dylan e le sue relazioni interpersonali, propone solo nuovi modelli di telefonino. Decisamente un po' poco al terzo anno di gestione.
Tuttavia Bilotta è una garanzia. La sua formazione è importante e di questo ci mette al corrente con questo albo che molto ricorda Tempi Moderni di Charlie Chaplin. Nella sua storia troviamo un'avvelenata critica sociale al consumismo ed allo strapotere delle multinazionali che governano le nostre vite, finanche esagerata per esigenze narrative. L'autore ci fornisce un incipit su come Dylan possa essere andato a finire lì, ma poco altro. Un orrore fantastico e molti orrori reali si alternano sulle pagine. Tuttavia, ancora, mi domando perché una storia del genere sia stata inserita sulla serie regolare, dove ben poco c'entra con quanto promesso. Il suo collocamento spezza una linea, crea uno scalino, in quello che dovrebbe essere. avrebbe meritato migliore sorte su un albo fuori serie, anziché perdersi in una numerazione insensibilmente progressiva. Nel frattempo, tutto ciò, permette ad un uomo con le idee confuse, impegnato a vantarsi di essere curatore di Dylan Dog per promuovere i suoi lavori personali, un uomo di marketing, con copertine fluorescenti e numeri a colori a iosa (ben vengano per carità se supportate da un contenuto valido), di guadagnare tempo.
De Tommaso ai disegni non eccelle né sfigura.
La copertina di Stano, labirintica ed inquietante, promette più di quanto l'albo mantenga. Si stancherà anche lui di vendere la sua arte a questo progetto od il soldo prevarrà (per nostra fortuna)?

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