martedì 29 settembre 2015

Dylan Dog - L'impostore

Dylan Dog n. 317, mensile 
L’impostore  
 
Soggetto e sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Nicola Mari 
Copertina: Angelo Stano  
 

Un famoso conduttore televisivo viene assassinato in casa sua. L'unica testimone dell'omicidio è la sua ragazza, che sostiene che sia stato ucciso da un suo doppio. L'unica persona così abile da potersi trasformare in un altro è un famoso imitatore della televisione, che la sera prima aveva preso in giro la vittima. Scotland Yard non le crede e lei si rivolge a Dylan Dog, per indagare su suo incubo. Quando un'altro personaggio famoso rimane vittima del suo sosia, questa volta ripreso dalle telecamere, i dubbi sulla sua colpevolezza decadono.
L'Old Boy non si rassegna e grazie all'aiuto della dirigente della rete televisiva riesce a contattare il presunto killer. I due si trovano ben presto in una situazione mortale. Perché vengono commessi questi omicidi e qual mente malata c'è dietro a tutto questo orrore?

Ammettiamolo: l'incipit del sosia/gemello cattivo è usato ed abusato nel mondo della narrazione e non è nuovo neanche sulle pagine dell'indagatore dell'Incubo. Tuttavia, da un giovane sceneggiatore promettente di si aspetta una storia originale ed intrigante, ma le aspettative vengono ben presto deluse. L'intricato ordito tessuto da Alessandro Bilotta, che firma sia sceneggiatura che soggetto, si rivela una pesante macchine utile a nascondere un colpo di scena che tale non è. Fin dalle prime pagine, proprio grazie alla ricchezza di indizi falsi e tendenziosi disseminati, si riesce ad intuire chi è il vero colpevole. Infatti, al momento del colpo di scena finale penso che pochi lettori ne siano rimasti stupiti. L'innovazione di questo albo è che in 96 è pagine Dylan riesce a conquistare due ragazze in un botto solo, non un caso unico, ma molto raro. Come ci si immagina, per di più, due ragazze belle ed espansive.
I disegni di Nicola Mari, che era tanto che non vedevo all'opera, non sono più quegli A4 neri sporcati di bianco dei tempi di Nathan Never. Adesso il disegnatore Bonelli riesce a dosare meglio l'equilibrio tra bianco e nero senza, comunque, passare dai toni del grigio o da tinte sfumate. Nonostante la caratterizzazione grafica dei personaggi non sia canonica (Dylan ha un'altra faccia, lo sappiamo) i disegni di Mari aiutano una storia sotto tono a non sprofondare.
La copertina di Stano è un compito a casa svolto con la solita abilità, ma senza quello spunto d'eccellenza che tante illustrazioni dell'anno scorso aveva acceso. Graficamente ineccepibile, colorata con luminosa passione, rispecchia l'albo a cui è dedicata, ma non si staglia oltre la media dei buoni lavori dell'illustratore e disegnatore della scuderia di Via Buonarroti.

Un albo che si colloca nella media della collana mensile, ma che non stupisce. Fila e si lascia leggere, ma non incide niente nella memoria. Un albo come tanti, una buona mezz'ora di svago.

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