martedì 27 gennaio 2015

Il ragazzo invisibile - Il fumetto

IL RAGAZZO INVISIBILE 3 Numeri
17x26, B., 48 pp., col.
PANINI COMICS
Disponibile dal 11/12/2014
prezzo: € 3.50 cad.

Il ragazzo invisibile. Cinematograficamente è il ritorno alla sperimentazione di genere per Gabriele Salvatores, dopo l'ottimo Nirvana. Io, il film, non l'ho ancora visto.
In compenso ho acquistato in edicola i tre numeri della miniserie a fumetti, parte integrante del progetto che il regista premio Oscar ha deciso di sviluppare sui diversi media a sua disposizione. Al film si affiancano, dunque, un romanzo, una curata proposizione della colonna sonora ed, appunto, il fumetto. Panini Comics asseconda il tentativo di Rai Cinema e Indigo Film di realizzare qualcosa di particolare nel panorama italico. Contatta alcuni dei migliori disegnatori italiani che lavorano per la Marvel, su testate di pregio, ed affida loro, loro tre, porzioni di sceneggiatura da rendere graficamente. Vengono scelti tre tratti distinti: Werther Dell'Edera, con il suo stile cupo e  tagliente, Alessandro Vitti, che dona regolarità e morbidezza alle immagini e Giuseppe Camuncoli, che se la gioca con i suoi dettagli ed i contorni spessi che ben conosciamo grazie alle pagine di Superior Spider-Man e Amazing Spider-Man. Stili che possono piacere o meno, io avrei fatto a meno, in questo caso, perché lo considero comunque molto bravo, di Dell'Edera e dei suoi tagli, ma hanno fatto bene a sceglierlo per contrastare gli altri due artisti. La colorazione, fattore sempre più importante anche per i fumetti nostrani dopo Orfani di Recchioni, è affidata a due ragazze molto in gamba: Giovanna Niro e Francesca Piscitelli. Scelgono colori spesso freddi ed esagerano un po' con lo spessore dei neri, ma, tutto sommato, la resa è d'effetto.
Ultima nota sulla parte grafica. Le copertine di Sara Pichelli. Anche lei ha sfondato l'Universo Marvel e ne ha preso possesso di un dorato pezzetto: tutta sua era la testata Ultimate Spiderman con Miles Morales protagonista. L'ansia di mettere tante informazioni in un'unica tavola non ha prodotto lavori eccezionali, ma la sintesi da lei trovata rende inutile una seconda rilettura del fumetto. Vedendo le copertine ricordi perfettamente quello che hai letto. Il tutto realizzato con gran bei disegni davvero. Sempre brava.
La sceneggiatura. Oltre alla collaborazione strettissima con gli autori di quella del film Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e Alessandro Fabbri, presenti a tempo pieno in entrambi gli staff, sulla sceneggiatura originale ci lavora Diego Cajelli. La responsabilità della riuscita o meno del lavoro è, quindi, sulle spalle di quest'ultimo. Diego Cajelli, collaboratore di Astorina per le sceneggiature di Diabolik e di Sergio Bonelli Editore per quelle di diversi personaggi della Casa dell'Idee milanese, mi aveva stupito con una bella storia, anni fa, su un Dylan Dog Color Fest e da allora l'ho apprezzato. Del suo soggetto è rimarchevole la fluidità. La storia scorre senza grossi problemi. I salti temporali con i quali è costruita sono organici e, seppur abbastanza scontati, si seguono senza troppo difficoltà. Realizza un storia aperta nel finale, per un possibile seguito (a fumetti? Cinematografico? Televisivo?), che lascia a disposizione parecchi snodi per chi volesse svilupparli, ma che fornisce anche risposte (a volte banali) a coloro che hanno letto il fumetto. Certe scelte (i figli dell'atomo, la città in cui rinchiuderli, l'amore, il costume iconico) sono tutte in stereotipi già visti, triti, ma che ad un pubblico adolescenziale, come quello a cui sono rivolti questi tre numeri (e da quanto mi è dato intendere anche il film), potrebbero essere ignoti. Certo, se hanno visto l'Uomo Ragno almeno una volta, forse forse, proprio digiuni non sono. In conclusione la storia di lascia sì leggere, ma per chi di fumetti ne ha letti un po', neanche tanti, forse non è fondamentale. Sicuramente un buon riempitivo, dicendo filler sarei stato più di moda, ma il significato è lo stesso, ma niente di cui il mercato non si riesca a dimenticare senza eccessivo sforzo.

Edizione Panini. La case editrice ci ha creduto e non creduto. Le pagine dei tre numeri sono così piene di propria pubblicità di altre testate, che ti fanno capire come si stai cercando di attrarre giovani e meno giovani su altre testata dell'editore. La presenza di queste interrompe un po' troppo spesso il ritmo narrativo, ma si rivela un male necessario per la sopravvivenza della serie. 
A chiudere ciascuno dei tre albi tre redazionali su: film, sceneggiatori del film, autori del fumetto.  Centoventi pagine, una più una meno, per 10,50€.

Da apprezzare veramente lo sforzo per creare un supereroe italiano, che poi italiano non è. Da supportare economicamente da parte dei fan di genere, non per mostrare un apprezzamento ad occhi chiusi, ma per far capire a chi produce in Italia che ci sono talenti con le capacità per creare qualcosa che non siano le solite sitcom, telenovele e tv show per decerebrati. Basta dargli un po' di fiducia e rischiare qualcosa anche economicamente e quello non è mai facile, crisi o non crisi (anche perché sono più di venti anni che compro fumetti ed il mercato delle strisce disegnate è "sempre" in crisi).

Dopo aver letto il fumetto, che è stata la parte facile: è bastato trovare il tempo di leggerlo sul divano di casa, mi riprometto di vedere il film al più presto. Sia per completare il quadro narrativo voluto da Salvatores ed i suoi, anche se le recensioni in rete, dei non addetti ai lavori, non siano delle più lusinghiere, sia per la mia curiosità da cinefilo di vedere come attori Italiani di rilievo hanno interpretato questo esperimento.

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