giovedì 30 marzo 2017

Dylan Dog - La ninna nanna dell'ultima notte

Dylan Dog N°  367 
La ninna nanna dell'ultima notte

Soggetto e Sceneggiatura: Barbara Baraldi 

Disegni: Corrado Roi 

Copertina: Gigi Cavenago 

Periodicità: mensile
uscita 29/03/2017 
Prezzo: 3,20€

Quando una bella donna, seppure abbigliata in modo strano, bussa alla porta di Dylan Dog, il nostro, non sa resisterle e deve accettare il suo caso. Ora, Domitilla Foster, psicologa infantile, ha notato come diversi bambini sono scomparsi dalle proprie case dopo la morte di uno dei loro genitori. Lei aveva in cura il piccolo Sam, ma ben presto si è accorta che aveva in comune qualcosa di inquietante con gli altri.

Barbara Baraldi parte bene. Ci cala nell'atmosfera del Villaggio dei Dannati, la mischia con un po' de Il Giorno del Giudizio senza tralasciare le atmosfere di quel film con Kevin Bacon ed i fantasmi di bambini, che ora non mi sovviene. Finalmente qualcuno che dipinge i bambini per quello che sono davvero: esseri umani senza una coscienza, senza una conoscenza vera di ciò che è il male. Persone che vivono in una società che tende ad edulcorarne sempre di più il concetto, diluendolo, cambiando i connotati alle figure che dovrebbero spaventarli: dai, ormai, non esiste più l'Uomo Nero, il Lupo non può più essere Cattivo, il Vampiro non dissangua le vergini, altrimenti i comitati per i genitori ti portano in tribunale solo per averne accennata la possibilità.
Tornando alla storia, purtroppo, però, Baraldi non riesce bene ad esprimere il suo concetto. Non dissemina indizi che permettano al lettore di supporre ciò che sta accadendo, ma affida tutto allo spiegone di uno dei personaggi secondari della vicenda, soluzione decisamente troppo spicciativa. Da quel momento parte un viaggio onirico che perde un po' la bussola rispetto alle aspettative iniziali. Di intrigante, per i lettori di antica data, c'è la filastrocca sulla notte, nella quale si può, senza troppa fatica, sostituire la parola morte e trovare vecchie atmosfere sclaviane.

Corrado Roi è sempre Roi. Lui è l'uomo a cui devi far disegnare Dylan Dog e che vale da solo il prezzo dell'albo. Però, sì perché stavolta c'è un però. L'ho trovato un po' stanco. ho avuto la sensazione che non volesse sperimentare troppo. Ho rivisto inquadrature vecchie, che l'hanno reso iconico, ma che, proprio per quello, hanno perso forza espressiva. A volte le scene notturne paiono un po' troppo confuse, ma la sua mano è sempre una delizia. Va a nozze nella prima parte della storia, passeggia tranquillo nel mezzo, ma mi aspettavo il botto (anche vista l'ambientazione) nel finale. Botto che no è avvenuto, seppure il suo lavoro resta apprezzabile.

Le copertine di Cavenago sono decisamente più cover rispetto a quelle di Stano. Però, ancora una volta, spoilerano più del necessario. Peccato.

Vi starete chiedendo: lo sviluppo verticale? La risposta è sempre la stessa: assente. Dylan continua a saltare di fiore in fiore, vivere avventure slegate tra loro. Sempre lontano dal progetto iniziali di Recchioni. 

Un albo che con buone, inaspettate, premesse si arena per colpa dell'autrice. Avrebbe potuto essere meglio, strappa la sufficienza nel suo insieme. 

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