venerdì 31 marzo 2017

Ghost in The Shell - senza spolier

Il Maggiore ha un anno di vita ed è già l'elemento di punta della Sezione 9.
La Sezione 9 è una squadra d'elitè della polizia, che si dedica ai crimini di maggior rilievo.
Il Maggiore è una cyborg che di umano ha solo il cervello. Nata dagli studi dell'Hanka e dalla dedizione della dott.ssa Ouelet è stata impiegata subito sul campo, per risollevare finanziariamente l'azienda.
Ma dentro al maggiore Mira Killian il cervello umano ancora non accetta e combatte il guscio nel quale è rinchiuso. La sua anima, ghost, lotta per accettare il suo nuovo corpo artificiale, shell.
Quando, poi, la strada dei membri della Sezione ), guidata da Aramaki, si imbatto in un hacker assassino che sta eliminando i più importanti scienziati dell'Hanka, il conflitto tre le sue realtà del Maggiore si acuisce ulteriormente.

C'era tanta attesa, tra gli appassionati, per questa trasposizione del manga di Masamune Shirow. La sua creazione aveva già preso vita animata nei film di Mamoru Oshii e nelle, più recenti, serie televisive. L'iconografia era stata dettata ed una nuova versione, per di più in con attori in carne ed ossa, avrebbe potuto essere un disastro totale. Tanto più che il manga del 1991 era nato in un'epoca in cui il cyberpunk era nuovo un po' per tutti; genere che, negli anni seguenti, è stato saccheggiato in silenzio da tanti e portato a conoscenza inconsapevole dei più (basta pensare alle sorelle, furon fratelli, Wachowski con Matrix).
I tempi dei quei tempi son passati e Rupert Sanders si è trovato a dirigere un film su un precursore venti anni dopo che era stato precorso. Come è andata a finire?


Togliamoci subito il dente: bene. E' andata a finire bene. Non si può gridare al capolavoro, rimarrà un film non per le masse, magari non farà i soldi attesi al botteghino, ma il film è riuscito.

Jamie Moss e William Wheeler non si sono limitati a prendere il film di Oshii del 1995 e copiarlo pari pari. Gli autori della sceneggiatura hanno, oculatamente, scelto passaggi iconici dell'anime integrandoli con soluzioni narrative originali e coerenti con la storia che avevano intenzione di raccontare. E' toccato, poi, a Rupert Sander trasferire le loro idee su carta in immagini di celluloide. Anche lui, che si vede che ha ben studiato il materiale d'origine, ha reso omaggio ad Oshii, a Shirow ed ai suoi predecessori, inserendo anche piccole citazioni dalla varia continuity originale. Grazie all'aiuto di Jess Hall, alla fotografia, l'immagine è sempre coinvolgente e curata. Altrettanto lo sono le musiche di Clint Mansell e Lorne Balfe decisamente ispirate all'originale. Il sonoro è sorprendente: anche se lo spettatore se lo aspetta spaventa e stupisce nei momenti giusti, Gli effetti speciali sono di notevole fattura, anche se, ancora, a volte, il distacco tra artificiale e reale (sopratutto nelle scene più semplici) si nota eccessivamente. Nonostante questo la realizzazione della metropoli in cui si svolgono le vicende è eccezionale. Carpe gigante, birre enormi, pubblicità di ogni genere, grandi come palazzi, circondano i cittadini della megalopoli.


Una delle principali critiche al cast è stata quella di aver scelto Scarlett Johansson come Maggiore. Critiche dovute principalmente alla sua etnia di provenienza più che alle sue doti artistiche. Critiche infondate. La sua interpretazione è severa, ma giusta, decisa e malinconica. Forse si poteva dare un po' di più, ma diamine, va benissimo così. Il cast, poi, è un guazzabuglio di etnie variegato, quindi niente da discutere. Ovviamente i comprimari hanno meno spazio della protagonista, ma se lo ritagliano significativamente. Batou è lui e viene spiegata l'origine dei suoi occhi. Aramaki? Anche se non gli assomiglia non importa: è Takeshi Kitano! E' un vero peccato che in occidente si vedano così poche produzioni con lui come protagonista: un grande. Carisma da vendere ed interpretazione di livello.


Un aspetto caratteristico del film è quello di essere stata pensato per il mercato americano. Per questo motivo, l'articolazione della trama è nettamente più semplificata. Lo svolgimento degli eventi richiede, da parte dello spettatore, una concentrazione minore ed un'attenzione meno vigile nel seguire gli eventi, confrontata con gli originali giapponesi. Infatti il percorso narrativo instrada immediatamente chi è seduto in sala sulla soluzione corretta del caso. Può essere un espediente approvabile o disdicevole, certo è che funziona e, senza fare troppo gli snob saputelli, è quello che conta. Se poi questo film piace alle nuove generazioni e porta chi l'ha visto ad acquistare il manga e vedere gli anime originali: tanto meglio. Altrimenti resta un intrattenimento di pregevole fattura.


Titolo originale Ghost in The Shell

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 106 min 
Rapporto 2,35 : 1 
Genere cyberpunk

Regia Rupert Sanders 

Soggetto Ghost in the Shell di Masamune Shirow 

Sceneggiatura Jamie Moss, William Wheeler  

Produttore Avi Arad, Steven Paul, Ari Arad, Michael Costigan 
Produttore esecutivo Michael Costigan, Tetsuya Fujimura, Mitsuhisa Ishikawa, Jeffrey Silver, Mark Sourian 
Casa di produzione DreamWorks Pictures, Paramount Pictures, Arad Productions, Amblin Partners, Reliance Entertainment 
Distribuzione (Italia) Universal Pictures 
Fotografia Jess Hall 
Montaggio Neil Smith, Billy Rich 
Effetti speciali Steve Ingram, Andrew Durni 
Musiche Clint Mansell, Lorne Balfe 
Scenografia Jan Roelfs 
Costumi Kurt and Bart 
Trucco Michele Perry 

Interpreti e personaggi

Scarlett Johansson: Maggiore Mira Killian
Takeshi Kitano: Daisuke Aramaki
Pilou Asbæk: Batou
Michael Pitt: Hideo Kuze
Juliette Binoche: dott.ssa Ouelet
Chin Han: Han
Danusia Samal: Ladriya
Lasarus Ratuere: Ishikawa
Rila Fukushima: Geisha
Joe Naufahu: Peter Browning
 
Doppiatori italiani

Domitilla D'Amico: Maggiore Mira Killian Kusanagi
Gabriele Sabatini: Batou
Gianfranco Miranda: Hideo Kuze
Franca D'Amato: dott.ssa Ouelet
Franco Mannella: Cutter
Francesco De Francesco: Skinny Man
Orsetta De Rossi: Hairi
Simone D'Andrea: Togusa

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