Nel 2005 Sam Mendes (premio Oscar per American Beauty) prende in mano l'autobiografia di Anthony Swofford, veterano della guerra nel golfo e ne trae questo film.
1989.
Jarhead: letterelmente testa di barattolo, oggi è identificativo anche del taglio di capelli a sfumatura altra utilizzato nel corpo dei marines.
Anthony Swofford è figlio e nipote di veterani di guerra ed, a vent'anni, decide di seguire le orme della sua famiglia sui pericolosi sentieri del combattimento in terra nemica. Si arruola nei marines ed ha la fortuna di essere scelto per entrare a far parte dei tiratori scelti. Dopo un intenso addestramento militare lui ed il suo battaglione sono tra i primi ad essere inviati in Kuwait a combattere la guerra contro Saddam.
Lo spettatore vive con gli occhi e le esperienze del giovane marines molte delle situazioni a cui questi ragazzi vanno incontro nel deserto. Mesi di noia a pattugliare il deserto vuoto, lanciare bombe a mano nel nulla, sparare al nulla, fingere di sminare campi, idratarsi e disidratarsi.
La svolta nella missione viene quando Anthony ed il suo compagno ricognitore vengono scelti per una missione: uccidere due ufficiali dell'esercito iracheno prima dell'arrivo dell'aviazione. La situazione volgerà a loro favore, ma all'ultimo un ufficiale li bloccherà e loro portranno solo guardare gli aerei radere al suolo la zona in cui era il loro obiettivo.
La guerra di Anthony terminerà senza che lui abbia potuto sparare un colpo. Dei 175 giorni passati nel deserto il tempo impiegato in combattimento è stato di 4 giorni 4 ore ed 1 minuto.
Al ritorno a casa si ritroverà nella situazione di molti altri veterani: senza un lavoro ed abbandonato dalla ragazza.
Il film finisce come inizia, con questa frase:
"Un uomo usa un fucile per molti anni e va in guerra. Dopo, torna a casa e vede che qualsiasi altra cosa della sua vita, costruire una casa, amare una donna, cambiare il pannolino a suo figlio, rimarrà sempre un Jarhead. E tutti i Jarhead che uccidono e muoiono, saranno sempre come me. Noi siamo ancora nel deserto...".
Le esperienze del soldato Swofford vengono raccontate in modo pulito, lineare e senza retorica dal regista. Veniamo a conoscenza di situazioni che, se ce nè bisogno, ci confermano come la guerra non sia solo scontri a fuoco nei fronti caldi, ma, sopratutto, spreco di tempo e di esistenze per giovani che si ritroveranno a vivere un futuro rovinato. Impariamo che per dormire nel deserto i marines si scavano delle fosse nella sabbia e vi ci si sdraiano, vediamo i famosi pozzi di petrolio dati alle fiamme dagli iracheni imbrattare il deserto e ricoprire i marines, non ci stupiamo nel vedere il battaglione di Swofford attaccato dagli aerei americani per errore.
Quando si parla di film di guerra viene automatico il paragone con Full Metal Jacket di Stanley Kubric; un paragone insostenibile per qualsiasi film. Si può, però, paragonare questo film a The Hurt Locker, vincitore del premio Oscar come miglior film del 2010. Nulla a che vedere. Questo film è molto più denso di emozioni, una regia più precisa, pulita. Una narrazione continua e non una serie di eventi slegati permettono di mantenere un pathos che in THL non è presente (se non nella tensione del disinnesco di alcune delle bombe).
Troviamo anche un cast che sa fare il suo mestiere, gente che farà strada negli anni ed un premio Oscar. I nomi ad oggi più importati sono Jake Gyllenhaal (Donny Darko, L'alba del giorno dopo, I segreti di Broke Back Montain, ed i recenti Brothers e Prince of Persia e le sabbie del tempo) che interpreta il soldato Swofford e Jamie Foxx (Collateral, Ray in cui vince l'Oscar, Miami Vice, The Dreamgirls) il suo sergente istruttore e comandante in Iraq.
Un film ben realizzato. Con attori che danno un'ottima prova, che trasmettono emozioni, che si fanno amare od odiare.
Da vedere almeno una volta.
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