giovedì 12 gennaio 2012

J Edgar

John Edgar Hoover nasce a Washington il 1º gennaio 1895 e vi muore il 2 maggio 1972).
Hoover è colui che ha praticamente fondato l'FBI, di cui ne è stato direttore dal 1924 al 1972, ha introdotto le tecniche scientifiche durante l'analisi dei casi, ho portato ad un elevato livello la polizia federale.
E' stato un feroce avversario dei comunisti ed dei neri, nel periodo in cui non esisteva il politically correct, ma anche un uomo con un privato complicato. Legato in modo morboso alla madre, morbosa con lui, ed incapace di gestire una relazione sentimentale. Uomo dalla cieca fiducia in alcuni suoi collaboratori, Clyde Tolson (22.05.1900/14.04.1975, colui che potrà essere identificato come l'amore della sua vita, oltre il lavoro) e Helen Gandy (08.04.1897/07.07.1988, devota a lui per tutta la vita, non si è mai sposata neanche dopo la morte di Hoover), ma pronto a defenestrare chiunque al primo errore.
Grazie allo staff dell'Agenzia è riuscito, nei suoi 50 di regno al Bureau, a sopravvivere a 8 presidenti degli Stati Uniti (da Calvin Coolidge a Nixon, passano per Johnsson e Kennedy) senza mai sentirsi realmente in bilico sulla poltrona. Con un dossier segreto su ogni personalità, politica o pubblica, ha tenuto in pugno gran parte degli alti papaveri di Washington e non solo.
Una carriera costellata di successi che hanno portato alla repressione del comunismo negli anni '20, del gansterismo negli anni '40 e dei pericoli interni alla nazione dagli anni '50 ai '70.
Nella pellicola, strutturata come la narrazione delle memorie di J. Edgar Hoover a dei suoi agenti, vengono rammentate le tre importanti fasi della sua carriere che lo hanno visto protagonista.
La prima è quella della lotta al comunismo che, con la scusa della lotta alle minacce alla sicurezza interna, gli permette di installare ovunque microspie e di acquisire il suo archivio privato, col quale terrà in pungo i suoi futuri avversari.
La seconda è quella della guerra senza quartiere ai gangster. Dai piccoli ai grandi successi che portano il suo ufficio a mettere agli arresti, o sottoterra, gran parte della criminalità organizza operante nel suo Paese. Su tutti il successo la cattura e l'uccisione di John Dillinger.
Il caso più importante, però, è quello che ha sconvolto l'opinione pubblica americana: il caso Lindbergh. Potente aviatore si vede il figlio di pochi anni dalla sua casa di campagna, durante la notte. Hoover e la sua squadra arrivano sul posto che la polizia locale ha già fatto perdere molte prove, ma con i nuovi metodi scientifici riescono a ricostruirne alcuni. Sicuri che l'aviatore pagherà qualsiasi riscatto per riavere suoi figlio indietro, Hoover, gli fornisce banconote segnate in modo da potere tracciare il denaro una volta che verrà speso. Il rapitore, a distanza di tempo, verrà individuato in un uomo di origini tedesche, Bruno Hauptmann, e durante il processo come prove a suo carico verranno portate sia delle perizie calligrafiche che sui legni e sega da lui utilizzati durante il rapimento. Purtroppo, l'intuizione che Hoover aveva avuto il primo giorno sul luogo del delitto si rivelerà esatta: il bambino è morto ed il suo corpo, ridotto ormai a scheletro, verrà trovato per caso, a poche centinaia di metri di distanza dalla casa, da un cacciatore.
L'ultimo suo anno di vita lo vedrà combattere contro la malattia di Clyde e contro la sua malattia, che tacerà anche a se stesso.
Dopo il colloquio con un altro squalo quale si rivelerà essere Richard Nixon prenderà le sue precauzioni affinché il suo schedario segreto venga distrutto il giorno stesso della sua morte da Helen Gandy, ancora sua fedele segretaria dopo 48 anni.
Hoover muore, da solo, nella camera da letto nella quale era già morta sua madre nel 1972.

Clint Eastwood non è proprio al massimo della sua forma, all'inizio della pellicola.
Il film è una lunga biografia di un uomo che, dietro le quinte, ha condizionato a suo favore quasi mezzo secolo di storia americana. Ha contribuito con il suo patriottismo a formare l'America come oggi la conosciamo, l'ha protetta dal comunismo, dai gangster e dalle persone che a lui davano fastidio. Ha reso la vita più difficile ai criminali e più sicuri gli Stati Uniti.
Il ritmo è cadenzato, mai eccessivamente lento, ma sempre sul filo dell'esserlo.
L'interpretazione di Leonardo Di Caprio ripaga il regista per la fiducia che gli ha accordato. Un ruolo difficile, da interpretare sotto strati di trucco, a volte più convincente, a volte meno, che consolida la sua carriera di attore. Non credo che lo porterà all'Oscar come Miglior Attore Protagonista, ma una nomination gli varrà. Al suo fianco il semi debuttante Armie Hammer, bello, se la cava egregiamente, e Naomi Watts offre una bella prestazione. Judi Dench interpreta la madre apprensiva del protagonista in modo estremamente realistico (un'altra candidatura all'Oscar?).
Clint torna a dirigere da suo pari nell'ultima mezz'ora. Trasmette una intensa carica di sentimenti allo spettatore, come da par suo. La costruzione e la messa in scena del finale sono veramente memorabili.

Non tra i capolavori di Eastwood (Gran Torino gli fa un baffo a questo film), ma un modo onesto di far conoscere la storia di uno dei più influente americani del 1900.
Da vedere, seguire, capire ed apprezzare.

Titolo originale J. Edgar
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2011
Durata 137 min
Genere biografico, drammatico

Regia Clint Eastwood
Sceneggiatura Dustin Lance Black
Produttore Clint Eastwood, Robert Lorenz, Brian Grazer, Ron Howard
Casa di produzione Imagine Entertainment, Malpaso Productions, Wintergreen Productions
Fotografia Tom Stern
Montaggio Joel Cox, Gary D. Roach
Scenografia James J. Murakami

Interpreti e personaggi
Leonardo DiCaprio: J. Edgar Hoover
Armie Hammer: Clyde Tolson
Naomi Watts: Helen Gandy
Josh Lucas: Charles Lindbergh
Ed Westwick: Agente Smith
Lea Thompson: Lela Rogers
Dermot Mulroney: Colonnello Schwarzkopf
Jeffrey Donovan: Robert Kennedy
Stephen Root: Arthur Koehler
Judi Dench: Anne Marie Hoover
Ken Howard: Generale Harlan F. Stone
Miles Fisher: Agente Garrison
Ryan McPartlin: Lawrence Ritchie
Damon Herriman: Bruno Hauptmann
Christian Clemenson: Ispettore Schell
Denis O'Hare: Albert S. Osborn
Geoff Pierson: Alexander Mitchell Palmer
Christopher Shyer: Richard Nixon
Michael O'Neill: Senatore McKellar
Amanda Schull: Anita Colby
Josh Hamilton: Robert Irwin
Zach Grenier: John Condon
Gary Werntz: Avvocato generale
Josh Stamberg: Agente Stokes

Doppiatori italiani
Francesco Pezzulli: J. Edgar Hoover
Gianfranco Miranda: Clyde Tolson
Barbara De Bortoli: Helen Gandy
Vittorio De Angelis: Charles Lindbergh
Davide Perino: Agente Smith
Elettra Bisetti: Lela Rogers
Angelo Nicotra: Colonnello Schwarzkopf
Massimo De Ambrosis: Robert F. Kennedy
Roberto Draghetti: Arthur Koehler
Marzia Ubaldi: Anne Marie Hoover
Roberto Chevalier: Ispettore Schell
Oliviero Dinelli: Albert S. Osborn
Pietro Biondi: Alexander Mitchell Palmer
Massimo Rinaldi: Richard Nixon
Michele Gammino: Senatore McKellar
Tiziana Avarista: Anita Colby
Roberto Gammino: Robert Irwin
Diego Reggente: John Condon
Bruno Alessandro: Avvocato generale
Simone Mori: Agente Stokes

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