mercoledì 28 aprile 2010

Il Papà di Giovanna

Film del 2008 con regia di Pupi Avati narra la storia di Giovanna e suo padre nella Bologna del ventennio fascista.
Giovanna Casali (Alba Rohrwacher), 17enne, bruttina e con crescente disturbo mentale, è stata allevata da suo padre Michele (Silvio Orlando), attento e premuroso in ogni aspetto della vita della figlia, e da sua madre Delia (Francesca Neri), affettivamente distante sia da lei che dal marito.
I loro vicini di casa, un ufficiale della polizia del regime, Sergio Ghia (Ezio Greggio), e sua moglie, Lella Ghia (Serena Grandi), paralizzata su una sedia a rotelle, li aiutano quanto possono. Gli vengono in soccorso si con soldi i per l'affitto che con qualche razione di cibo extra che riescono ad ottenere grazie alla posizione di Sergio.
Michele è insegnante nella stessa scuola frequentata dalla figlie e nella quale viene commesso l'omicidio della migliore ed unica amica di Giovanna (interpretata da Valeria Bilello. Dell'omicidio viene prima sospettato un loro compagno di scuola, ma le indagini si spostano ben presto sulla ragazza. La sua confessione mette in luce tutti i problemi che fino ad allora il padre aveva volutamente fatto finta di non vedere, ma permettono a Giovanna di non finire in carcere. La sentenza di colpevolezza la costringe, comunque, ad un periodo di terapia presso una casa di cura per malattie mentali.
Intorno alla storia principale si muovono sentimenti contrastanti e situazioni intense. Scoppia la seconda guerra mondiale e Michele si trasferisce in un casolare vicino all'ospedale della figlia, lasciando la moglie a Bologna.

Un dramma familiare disegnato negli anni trenta in cui la iperprottettività del padre di Giovanna lo spinge ad annullarsi per la figlia. Il non essersi accorto della situazione psicologica delle figlia lo spinge a sacrificare tutto se stesso, i beni materiali, gli affetti e la famiglia per stare vicino alla sua unica ragione di vita. Michele per Giovanna e Giovanna per Michele sono l'un l'altro l'unico punto di riferimento in un mondo ostile che li vuole tenere lontani.
Dal disegno di tracciato da Avati nessuno ne esce bene. Michele in vent'anni perde tutto, amici, famiglie, lavoro, casa, Delia rimane ossessionata dal suo aspetto e nei momenti di difficoltà sempre fugge in cerca di maggiore stabilità, Sergio perde la moglie e gli costerà caro rimanere fedele al duce anche dopo la liberazione, Giovanna, per ultima, per il troppo amore ricevuto perde la sua fragile stabilità mentale e l'innocenza.

La cura dei dettagli proposta nel film e veramente apprezzabile. Macchine, vestiti, carri funebri, tram, ricostruzioni d'ambienti e d'abitudini di quegli anni sono realizzate maniacalmente bene.
La prova degli attori porta alla luce il talento drammatico di Ezio Greggio. L'attore riesce ad uscire dal cliché che si è costruito negli anni per affrontare un ruolo no semplice. E', forse, il più sfaccettato del racconto. Il fedele amico di Michele che lo soccorre in ogni situazione, innamorato segretamente di Delia da anni se ne tiene a distanza per non ferire l'amico, ufficiale di polizia che crede nelle opere di Mussolini fino all'ultimo dei suoi giorni lascia trasparire una sincera umanità.
Brava anche Alba Rohrwacher, nella parte di Giovanna, una menzione anche per il classico Silvio Orlando.
La narrazione risente un po' del montaggio sistematico, gli stacchi di nero tra una scena a l'altra e per indicare il passare del tempo lasciano lo spettatore un po' spiazzato, e dell'aggiunta di alcune scene non estremamente funzionali alla narrazione, anche se gradevoli.

Un film italiano da vedere almeno una volta.

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