Quattro sono gli elementi principali della Terra: aria, acqua, terra e fuoco. Nelle quattro regioni del mondo quattro gigantesche nazioni vantano nelle loro fila dei dominatori di uno dei quattro elementi. La nazione del fuoco ha sottomesso gran parte di quella della terra, sta cercando di conquistare quella dell'acqua ed ha sterminato quella dell'aria. Il suo scopo è quello di ottenere il dominio assoluto e di essere l'unica a dominare un elemento sterminando i dominatori degli altri. L'unico che potrebbe opporsi a questa situazione è l'Avatar: colui che è in grado di dominare tutti e quattro gli elementi ed entrare in contatto diretto con gli spiriti che proteggono il mondo. L'Avatar è scomparso ormai da 100 anni.
Uno strano ragazzino tatuato, unico superstite della Nazione dell'Aria, viene ritrovato da due giovani, fratello e sorella, durante una caccia nelle terre del ghiaccio del sud avvolto in una sfera di ghiaccio. Il bambino, di nome Aang, viene riconosciuto come l'Avatar ed in compagnia di Katara, l'unica dominatrice dell'acqua della tribù, e suo fratello viaggerà per il mondo per liberarlo dall'oppressione della Nazione del Fuoco ed acquisire la capacità di dominare tutti gli elementi. Dovrà, altresì, guardarsi dai suoi avversari che, per un motivo o per l'altro, tenteranno di farlo prigioniero e cercheranno di impedirgli di formarsi pienamente.
I trailer promettevano un gran film, ma così non è stato.
La trasposizione cinematografica del cartone animato americano "Avatar - La leggenda di Aang", di cui non ho mai beneficiato della visione, assomiglia molto a "La tigre e il dragone" in versione teen ager. Vi troviamo un piccolo Yellow Kid che a bordo di un Totoro gigante vola per il mondo con il tonto e la bella e nei suoi sogni parla con il Fortunadrago de "La Storia Infinita". La scelta del regista di far prevalere le emozioni all'azione non paga sul piano del ritmo narrativo. La voce fuori campo di Katara racconta la storia come se fosse già avvenuta insinuando il finale della trilogia nella mente dello spettatore. Il gran lavoro di costruzione delle ambientazione, scenografie curate e mecha degli oggetti e veicoli vengono sacrificati con la scelta di proporre il film in un 3D non nativo, ma realizzato in post produzione (assolutamente inutile se non per cavalcare la moda ed incassare la maggiorazione del biglietto) il cui unico effetto è quello di procurare fastidio per via degli occhialini da indossare per di 100 minuti. Il bambino protagonista è sicuramente bravo nelle arti marziali, ma come attore non è, a mio parere, all'altezza di un film di tale portata, chi si dimostra all'altezza è Dev Patel (Millionair), ma il più convincente si rivela Shaun Toub, nei panni dello zio dell'antagonista. A quanto esposto fino ad ora non resta che aggiunge un montaggio realizzato con l'accetta e l'inserimento di scene utili solo per allungare il brodo, che rallentano ulteriormente il ritmo, e dopo una shekerata siamo pronti a vedere il poco saporito cocktail realizza da M. Night Shyamalan.
Peccato che dopo il successo de "Il Sesto Senso" ed il godibile, ma per appassionati, "The Unbreakable" il promettente regista indiano non riesca più a realizzare un'opera convincente.
Se potete evitare di vederlo, fatelo.
Titolo originale The Last Airbender
Anno 2010
Durata 103 min
Genere avventura, fantastico
Regia L'ultimo dominatore dell'Aria
Sceneggiatura M. Night Shyamalan
Produttore M. Night Shyamalan, Frank Marshall, Sam Mercer
Interpreti e personaggi
Noah Ringer: Aang
Nicola Peltz: Katara
Jackson Rathbone: Sokka
Dev Patel: Zuko
Aasif Mandvi: Comandante Zhao
Shaun Toub: Iroh
Cliff Curtis: Signore del Fuoco Ozai
Jessica Andres: Suki
Summer Bishil: Azula
Doppiatori italiani
Federico Bebi: Aang
Lilian Caputo: Katara
Davide Albano: Sokka
Andrea Mete: Zuko
Franco Mannella: Comandante Zhao
Gaetano Varcasia: Iroh
Roberto Pedicini: Signore del Fuoco Ozai
Virginia Brunetti: Azula
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