mercoledì 28 marzo 2018

Lo chiamavano Jeeg Robot

In una Roma contemporanea e scossa dalle bombe terroristiche, un criminale di piccolo cabotaggio, Enzo Ceccotti, per sfuggire alla Polizia si butta nel Tevere. Per sua sfortuna, o fortuna, vi si getta proprio nel punto in cui erano stati depositati dei rifiuti tossici. Il liquido, acqua mista alle pericolose sostante, gli entra in corpo ed una volta giunto a casa sta male come mai nella vita.
Al suo risveglio scopre di avere un forza eccezionale. Ne approfitta per rapinare qualche bancomat, ma i criminali a cui deve favori tornano a bussare alla sua porta. Uno di loro, prima di una missione, lo porta a casa sua e qui conosce Ilenia. Ilenia è una ragazza con problemi psichici che crede nell'esistenza di Jeeg Robot e nella mitologia creata da Nagai Go prima per il fumetto e poi per la serie d'animazione.
Alla morte del padre, Ilenia, identifica Enzo con Hiroshi Shiba, protagonista di Jeeg Robot, per via della sua forza, e cerca di instillargli, con la sua innocenza traumatizzata, l'idea di usare i poteri per aiutare i più deboli.

 Lo chiamavano Jeeg Robot è un interessante esperimento del cinema italiano, costato 1.7 milioni di euro e che ha portato a casa un incasso oltre i 5 milioni, una raffica di premi ed apprezzamenti per tutto il cast.
Tutto questo è meritato.
Mi sono avvicinato al film con la prima trasmissione televisiva, qualche settimana fa, e devo dire che sono rimasto stupito della maturità messa in questa opera prima. Mainetti, regista e produttore, si è ritagliato i due ruoli per poter gestire la sua creatività senza nessun freno, la sua è stata una mossa tanto azzeccata quanto coraggiosa. Ha messo in piedi un cast di protagonisti e comprimari che funziona sin dalla prima inquadratura. Santamaria è Enzo Ceccotti, un criminale fuori forma che vive di espedienti e fughe dalla Polizia, mangia budini alla vaniglia e non ha una vita vera. L'attore riesce, oltre a questo, a trasmettere la difficoltà del suo protagonista a provare empatia per chiunque gli stia accanto e la sua necessità di mantenersi a distanza da chiunque. Ilenia Pastorelli e l'Alessia che riesce a fare breccia nell'animo e nel cuore di questo protagonista in difficoltà. L'ingenuità e la sua bellezza fisica scuotono l'animo di Enzo fino a farlo innamorare. Pastorelli, attrice di cui non sapevo l'esistenza (qui alla prima esperienza), riesce ad immedesimarsi nella parte ed a ammaliare con la sua interpretazione sia il protagonista che lo spettatore. Il botto lo fa anche Luca Marinelli, Fabio Cannizzaro (lo Zingaro). Passato da dimenticabili apparizioni prima ad una biografia televisiva inguardabile su De Andrè dopo, qui raggiunge quello che, per ora, è l'apice della sua carriera. Con un personaggio ai limiti della follia, un po' Joker di Heath Ledger, a sua volta un mix tra il Joker di Jack Nicholson ed il Corvo di Brandon Lee, un po' Al Pacino, un bel po' di follia espressiva sua, da vita allo Zingaro, l'antagonista finale di Enzo. Il trio di protagonisti così costruito si amalgama al meglio. Ma il merito va anche spartito con i caratteristi che li circondano. Senza di loro, senza una buona spalla accanto, nessuno sarebbe riuscito ad emergere ed a dare emozioni come è successo.

Funziona tutto in questo film. Gli effetti speciali, seppure minimi, ma ben realizzati. La colonna sonora. La scelta dei costumi e dei luoghi in cui prendono vita le vicende dei protagonisti. I cani. Su tutto funziona la sceneggiatura, anche se, a volte, la forzatura verso un'icona degli anni '70/'80 del secolo scorso si avvicina pericolosamente a stonare. Fortunatamente, per me, si ferma sempre mezzo passo prima di cadere nella trappola e lo scritto di Nicola Guaglianone e del fumettista Roberto Marchionni (in arte Menotti) ne esce vincitore. I due riescono a calibrare le, banali, origini, omaggio a Daredevil, ed il seme partorito da Nagai così tanto tempo fa. Il mix tri-culturale, America/Giappone/Italia risulta vincente rendendo il film godibile anche per più visioni.

Un film italiano coraggioso, anche più del Ragazzo Invisibile di Salvatores, che merita una possibilità.

Premi 

2016 - David di Donatello
Miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti
Miglior produttore a Gabriele Mainetti per Goon Films con Rai Cinema
Miglior attrice protagonista a Ilenia Pastorelli
Miglior attore protagonista a Claudio Santamaria
Miglior attrice non protagonista a Antonia Truppo
Miglior attore non protagonista a Luca Marinelli
Miglior montaggio a Andrea Maguolo e Federico Conforti
Mercedes-Benz Future Award a Gabriele Mainetti

2016 - Nastro d'argento
Miglior regista esordiente a Gabriele Mainetti
Miglior attore non protagonista a Luca Marinelli
Premio Hamilton behind the camera a Gabriele Mainetti

Titolo originale Lo chiamavano Jeeg Robot 

Lingua originale italiano 
Paese di produzione Italia 
Anno 2016 
Durata 118 min 
Rapporto 2,35:1 
Genere Cinecomic

Regia Gabriele Mainetti 

Soggetto Nicola Guaglianone 
Sceneggiatura Nicola Guaglianone, Menotti 
Produttore Gabriele Mainetti 
Produttore esecutivo Jacopo Saraceni 
Casa di produzione Goon Films, Rai Cinema con il contributo del MiBACT in collaborazione con Sorgente SGR Spa, Sky Cinema e Banca Popolare di Bari 
Distribuzione (Italia) Lucky Red 
Fotografia Michele D'Attanasio 
Montaggio Andrea Maguolo 
Effetti speciali Maurizio Corridori 
Musiche Gabriele Mainetti, Michele Braga 
Scenografia Massimiliano Sturiale 
Costumi Mary Montalto 
Trucco Giulio Pezza 

Interpreti e personaggi

Claudio Santamaria: Enzo Ceccotti / Jeeg Robot
Ilenia Pastorelli: Alessia
Luca Marinelli: Fabio Cannizzaro / Zingaro
Stefano Ambrogi: Sergio
Maurizio Tesei: Riccardo "Biondo"
Francesco Formichetti: Sperma
Daniele Trombetti: Tazzina
Joel Sy: Claudietto
Antonia Truppo: Nunzia Lo Cosimo
Gianluca Di Gennaro: Antonio
Salvatore Esposito: Vincenzo
Juana Jimenez: Marcellone
Giampaolo Crescenzio: Pinocchio
Tommaso Di Carlo: Efeso
 
Doppiatori originali

Adriano Giannini: cronista

lunedì 19 marzo 2018

4 Hoods - Il castello di ghiaccio

4 Hoods n° 1 

Prezzo 3,50 €
Periodicità: mensile 
uscita: 09/03/2018 

Il castello di ghiaccio – parte 1
Soggetto e sceneggiatura: Federico Rossi Edrighi
Disegni: Federico Rossi Edrighi, Riccardo Torti
Colori: Annalisa Leoni, Federico Rossi Edrighi

Il castello di ghiaccio – parte 2
Soggetto e sceneggiatura: Federico Rossi Edrighi
Disegni: Riccardo Torti
Colori: Annalisa Leoni, Gabriele Bagnoli

Tunnel & Troll
Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Riccardo Torti, Roberto Recchioni
Colori: Annalisa Leoni

Copertina: Roberto Recchioni e Cristiano Spadoni

Verde, Rosso, Viola e Barba. Questi i nomi dei 4 Hodds che dovranno affrontare le lande ghiacciate ed un terribile mostro di ghiaccio, per liberare la bella principessa da lui rapita.

4 Hoods è un delusione enorme. Detto questo, detto tutto, ma almeno un po' devo argomentare.
Forse sbaglio io, ma, da quanto avevo capito, 4 Hoods avrebbe dovuto essere una serie Bonelli dedicata al mercato dei più giovani. Peccato che sembri essere scritta da cinquantenni (nonostante Edrighi sia del 1982) in preda a, sconfortanti, momenti di ricordi delle vecchie sessioni di gioco di ruolo. Non riesco a capire cosa intendano in Bonelli con "più giovani". Non riesco a capire a chi si rivolga questo prodotto, che vuole essere un prodotto coraggioso.Prezzare a 3.50 € un fumetto a colori di 68 pagine (le ultime della storia, riciclata, già presentata sul numero 0, pagato 2€, quindi doppia fregatura) di argomento fantasy è, di per sè, una scelta rischiosa. Realizzare storie di difficile scorrimento, infarcite di battute "da specializzato", rischia di limitare molto la platea.
Se alcune trovate sono carine, molte di più sono quelle che appesantiscono la narrazione. Ancora non capisco il perché della mutazione dimesionale nei momenti topici dei quattro protagonisti. La parte grafica si salva sì, anche con questa anomalia perché l'idea dei cappuccetti volanti è divertente, perché spinge i disegnatori a declinarli in molteplici modi perché, all'inizio, è originale (anche se ricordo grafiche simili in certi giornalini che si compravano al banco stampa della Parrocchia).

Io non ci spenderei i soldi che chiedono. Io gli ho già dato 5,5€ e non gliene do uno un più.

Per me 4 Hoods finisce qui.

venerdì 9 marzo 2018

Cartoomics 2018

Sorpresa delle sorprese, ma non così sorpresa perché aveva seguito di eventi dell’anno scorso, Cartoomics mix quest’anno si svolge su tre padiglioni.
Si è arricchito di azione rispetto agli anni precedenti oltre al classico mercato Del fumetto, dove si possono trovare albi nuovi, vecchi, da collezione di tutti gli editori, proviamo, come sempre le aree dedicate alla fantascienza, giapponesi, ai gadget, al videogioco. In questa sezione possiamo trovare un numero esteso di PlayStation4, con le quali i visitatori possono sfidare ai più svariati giochi, ovviamente il calcio è quello che la fa da padrone.
Non mancano ricarica dedicate ai supereroi, Diabolik, e a quanto può essere interessante per la fantasia di adulti e bambini.
Inoltre, sviluppata in due padiglioni, il 12 e il 16, possiamo ammirare una vasta area dedicata ai mattoncini assemblabili, meglio conosciuti come lego. Il padiglione 16, ospita le creazioni indipendenti dei geni che hanno per passione realizzare delle MOC e modificare i set standard. Al padiglione 12, invece possiamo trovare una pizza costruzioni dedicate al mondo di Star Wars. Questo mondo, qui, è rappresentato al meglio dai ragazzi della 501st Legione e della Rebel Legion che, come ogni anno, si prodigano a ricreare le atmosfere dei film di Lucas con i loro costumi e le loro scenografie.
Sempre appassionato portano in scena Assassin’s Creed, Ghostbuster, Ritorno al Fururo ed altri caposaldi sia dell’animazione che del cinema.
Importanti, divisi nelle classiche Agorà, sono, anche, i numerosi eventi, conferenze ed incontri organizzati, sia della fiera che degli espositori, con autori, disegnatori e personalità del mondo del fumetto e dell’animazione.




Non mancano, come sempre, essendo ormai diventati veri alfieri di queste manifestazioni, cosplayer dei personaggi più vari. Non si faticano ad incontrare alunni di Hogwarts, supereroi dc e marvel, personaggi dei videogiochi e del cartoni animati. Una bella nota di colore alla quale sono dedicati momenti importanti nei tre giorni.


Il prezzo del biglietto d’accesso non è proprio economico, ma per una tre giorni di questa intensità può anche valerne la pena. Il consiglio è sempre quello di andare a cercare, sui vari siti che le offrono, riduzioni, sconti e quant’altro possa permettere un risparmio a chi accede in questi giorni, sopratutto quando si tratta di famiglie numerose.

martedì 6 marzo 2018

Oscar 2018 - I premi

Con un giorno di ritardo, rispetto al solito, riesco a dare un'occhiata ai vincitori dei premi più ambiti dai professionisti del cinema.

Come pronosticato Coco si porta a casa la statuetta come miglior film d'animazione, alla quale aggiunge quella di miglior canzone. Succede da un po' di tempo, ma questa volta non era così scontato che Disney riuscisse nella doppietta. Tante altre canzoni di livello si contendevano il premio con il film della corazzata californiana.
Nessun film ispirato ai fumetti, Marvel o DC, riesce ad emulare Suicide Squad. L'unico che aveva qualche possibilità era Logan, ma ha perso contro Chiamami col tuo nome nella categoria miglior sceneggiatura non originale. Lo scontro era impari. Guadagnino, regista italiano del film girato nei dintorni di Crema, aveva dalla sua lo scrittore James Ivory  che è diventato, a 89 anni, il più anziano vincitore di una statuetta.


Il sottovalutato, dai critici non dagli spettatori, film di Denis Villeneuve, Blade Runner 2049 porta a casa due premi. Il primo, miglior fotografica, fa sollevare alto lo zio Oscar a Roger Deakins che alla quattordicesima nomination ce la fa. Come giusto anche il premio per i migliori effetti visivi va al sequel di Blade Runner.
Dunkirk non riesce a portare a casa i premi pesanti a cui era candidato, ma il comparto sonoro la fa da padrone. Miglior sonoro e miglior montaggio sonoro si aggiungono al premio per il miglior montaggio e portano a tre il totale per il film di Nolan.
Come è giusto per un film sulla moda, il Filo Nascosto vince nella categoria miglior costumi. Mentre Kazuhiro Tsuji è diventato il primo asiatico a vincere un Oscar per il trucco e parrucco per L'ora più buia.


Arrivando alle statuette pesanti, sfruttando il lancio dell'ultimo premio citato, non possiamo che essere orgogliosi del premio come miglior attore protagonista a Gary Oldman ne L'ora più buia. La sua controparte femminile è Frances McDormand, che doppia così il premio ricevuto nel 1997 come miglior attrice in Fargo. E' suo uno dei premi vinti da Tre manifesti a Ebbing, Missouri.


Miglior attore ed attrice non protagonista? Sam Rockwell, lo ricordate nei film di Iron Man?, è l'altro alfiere di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, mentre, Allison Janney (la ricordate in quella strepitosa serie sul Presidente degli Stati Uniti? No, non House of Card. West Wing) vince per I, Tonya.

Giungiamo, finalmente al cuore della serata. E' La forma dell'acqua che porta al successo Guillermo del Toro e viceversa. Sono suoi sia la statuetta per il miglior film ed il miglior regista. Devo ammettere che nutrivo dubbi, anche se in cuore mio ci speravo, che il regista messicano riuscisse a mettere a segno il suo personale ambo. Sono contento che ci sia riuscito, perchè mi pare essere uno di quegli uomini che tengono molto al cinema prima che al loro lavoro. Si è saputo riscattare dal disastroso Crimison Peak e ci ha offerto, a dire di chi l'ha visto, uno strepitoso film di sentimento e fantasia. Il suo film vince anche altri due premi tecnici: miglior scenografia e miglior colonna sonora.


Anche quest'anno i premi sono stati assegnati. Inizia ora la corsa per l'anno prossimo. Se abbiamo fatto 90 perchè non fare 91.

Buon cinema a tutti.

Ecco tutti i vincitori ed i loro avversari.

Miglior Film

– Chiamami col tuo nome (Luca Guadagnino, Marco Morabito, Peter Spears, Emilie Georges)
– L’ora più buia (Eric Fellner, Tim Bevan, Douglas Urbanski, Lisa Bruce, Anthony McCarten)
– Dunkirk (Christopher Nolan, Emma Thomas)
– Lady Bird (Scott Rudin, Eli Bush, Evelyn O’neill)
– Il Filo Nascosto (Paul Thomas Anderson, Daniel Lupi, JoAnne Sellar, Megan Ellison)
– Scappa – Get Out (Sean McKittrick, Jason Blum, Jordan Peele, Edward H. Hamm Jr.)
– The Post (Steven Spielberg, Kristie Macosko Krieger, Amy Pascal)
– La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro, J. Miles Dale)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Graham Broadbent, Martin McDonagh, Peter Czernin)


Miglior Regia

– Dunkirk (Christopher Nolan)
– Lady Bird (Greta Gerwig)
– La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro)
– Scappa – Get Out (Jordan Peele)
– Il Filo Nascosto (Paul Thomas Anderson)


Miglior Attore Protagonista

– Il Filo Nascosto (Daniel Day-Lewis)
– Scappa – Get Out (Daniel Kaluuya)
– Roman J. Israel, Esq. (Denzel Washington)
– L’ora più buia (Gary Oldman)
– Chiamami col tuo nome (Timothee Chalamet)


Miglior Attrice Protagonista

– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Frances McDormand)
– I, Tonya (Margot Robbie)
– The Post (Meryl Streep)
– La Forma dell’Acqua (Sally Hawkins)
– Lady Bird (Saoirse Ronan)


Miglior Attore non Protagonista

– Tutti i soldi del mondo (Christopher Plummer)
– La Forma dell’Acqua (Richard Jenkins)
– The Florida Project (Willem Dafoe)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Sam Rockwell)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Woody Harrelson)


Miglior Attrice non Protagonista

– I, Tonya (Allison Janney)
– Lady Bird (Laurie Metcalf)
– Il Filo Nascosto (Lesley Manville)
– Mudbound (Mary J. Blige)
– La Forma dell’Acqua (Octavia Spencer)


Miglior Sceneggiatura Originale

– Lady Bird (Greta Gerwig)
– Scappa – Get Out (Jordan Peele)
– The Big Sick (Kumail Nanjiani, Emily V. Gordon)
– La Forma dell’Acqua (Guillermo del Toro, Vanessa Taylor)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Martin McDonagh)


Miglior Sceneggiatura non Originale

– Chiamami col tuo nome (James Ivory)
– Logan – The Wolverine (James Mangold, Scott Frank, Michael Green)
– Molly’s Game (Aaron Sorkin)
– Mudbound (Dee Rees, Virgil Williams)
– The Disaster Artist (Scott Neustadter, Michael H. Weber)


Miglior Film Straniero

– L’insulto
– Loveless
– Corpo e Anima
– The Square
– Una donna fantastica

Miglior film d’Animazione

– Coco (Lee Unkrich, Darla K. Anderson)
– Ferdinand (Carlos Saldanha)
– Loving Vincent (Ivan Mactaggart, Dorota Kobiela, Hugh Welchman)
– Baby Boss (Tom McGrath, Ramsey Ann Naito)
– The Breadwinner (Nora Twomey, Anthony Leo)

Miglior Fotografia

– Blade Runner 2049 (Roger Deakins)
– L’ora più buia (Bruno Delbonnel)
– Dunkirk (Hoyte Van Hoytema)
– Mudbound (Rachel Morrison)
– La Forma dell’Acqua (Dan Laustsen)

Miglior Scenografia

– La Bella e la Bestia (Sarah Greenwood, Katie Spencer)
– Blade Runner 2049 (Dennis Gassner, Alessandra Querzola)
– L’ora più buia (Sarah Greenwood, Katie Spencer)
– Dunkirk (Nathan Crowley, Gary Fettis)
– La Forma dell’Acqua (Paul D. Austerberry, Shane Vieau, Jeffrey A. Melvin)

Miglior Montaggio

– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Paul Machliss, Jonathan Amos)
– Dunkirk (Lee Smith)
– I, Tonya (Tatiana S. Riegel)
– La Forma dell’Acqua (Sidney Wolinsky)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Jon Gregory)

Miglior Colonna Sonora

– Dunkirk (Hans Zimmer)
– Il Filo Nascosto (Jonny Greenwood)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (John Williams)
– La Forma dell’Acqua (Alexandre Desplat)
– Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Carter Burwell)

Miglior Canzone

– Chiamami col tuo nome (Sufjan Stevens) – The Mystery of Love
– Coco (Kirsten Anderson-Lopez, Robert Lopez) – Remember Me
– Marshall (Common, Andra Day) – Stand Up for Something
– Mudbound (Mary J. Blige, Raphael Saadiq) – Mighty River
– The Greatest Showman (Benj Pasek, Justin Paul) – This is Me

Migliori Effetti Visivi

– Blade Runner 2049 (Lam Pau, John Nelson, Gerd Nefzer, Richard R. Hoover)
– Guardiani della Galassia Vol. 2 (Daniel Sudick, Christopher Townsend, Guy Williams, Jonathan Fawkner)
– Kong: Skull Island (Stephen Rosenbaum, Jeff White, Scott Benza, Michael Meinardus)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Chris Corbould, Neal Scanlan, Ben Morris, Michael Mulholland)
– The War – Il Pianeta delle Scimmie (Dan Lemmon, Joe Letteri, Daniel Barrett, Joel Whist)

Miglior Sonoro

– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Julian Slater, Mary H. Ellis, Tim Cavagin)
– Blade Runner 2049 (Ron Bartlett, Mac Ruth, Doug Hemphill)
– Dunkirk (Gary A. Rizzo, Gregg Landaker, Mark Weingarten)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Ren Klyce, Stuart Wilson, David Parker, Michael Semanick)
– La Forma dell’Acqua (Christian T. Cooke, Glen Gauthier, Brad Zoern)

Miglior Montaggio Sonoro

– Baby Driver – Il Genio della Fuga (Julian Slater)
– Blade Runner 2049 (Mark A. Mangini, Theo Green)
– Dunkirk (Richard King, Alex Gibson)
– Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Matthew Wood, Ren Klyce)
– La Forma dell’Acqua (Nelson Ferreira, Nathan Robitaille)

Migliori Costumi

– La Bella e la Bestia (Jacqueline Durran)
– L’ora più buia (Jacqueline Durran)
– Il Filo Nascosto (Mark Bridges)
– La Forma dell’Acqua (Luis Sequeira)
– Vittoria e Abdul (Consolata Boyle)

Miglior Trucco e Acconciatura

– L’ora più buia (Kazuhiro Tsuji, David Malinowski, Lucy Sibbick)
– Vittoria e Abdul (Daniel Phillips, Loulia Sheppard)
– Wonder (Arjen Tuiten)

Miglior Documentario

– ABACUS: Small Enough to Jail (Steve James, Julie Goldman, Mark Mitten)
– Visages, visages (Agnès Varda, Rosalie Varda, Jr.)
– Icarus (Dan Cogan, Bryan Fogel)
– Last Men in Aleppo (Feras Fayyad, Kareem Abeed, Soeren Steen Jespersen)
– Strong Island (Joslyn Barnes, Yance Ford)

Miglior Cortometraggio Documenatrio

– Edith+Eddie (Thomas Lee Wright, Laura Checkoway)
– Heaven is a Traffic Jam On The 405 (Frank Stiefel)
– Heroin(e) (Elaine Mcmillion Sheldon, Kerrin Sheldon)
– Knife Skills (Thomas Lennon)
– Traffic Stop (David Heilbroner, Kate Davis)

Miglior Cortometraggio

– DeKalb Elementary (Reed Van Dyk)
– My Nephew Emmett (Kevin Wilson Jr.)
– The Eleven O’Clock (Josh Lawson, Derin Seale)
– The Silent Child (Chris Overton, Rachel Shenton)
– Watu Wote: All of Us (Katja Benrath, Tobias Rosen)

Miglior Cortometraggio Animato

– Dear Basketball (Kobe Bryant, Glen Keane)
– Garden Party (Victor Caire, Gabriel Grapperon)
– Lou (Dave Mullins, Dana Murray)
– Negative Space (Ru Kuwahata, Max Porter)
– Revolting Rhymes (Jan Lachauer, Jakob Schuh)

 Qui, uno schema per il numero dei premi vinti da ciascun film:

La Forma dell’Acqua: 4
Dunkirk: 3
Tre Manifesti: 2
L’Ora più Buia: 2
Blade Runner 2049: 2
Coco: 2
Chiamami col tuo Nome: 1
Il Filo Nascosto:  1
I, Tonya: 1
Get Out: 1

venerdì 2 marzo 2018

Dylan Dog - Dormire, forse sognare

Dylan Dog N° : 378 
Dormire, forse sognare

Soggetto e Sceneggiatura: Gigi Simeoni 

Disegni: Giovanni Freghieri 
Copertina: Gigi Cavenago 
  
Periodicità: mensile 
uscita: 28/02/2018 

Dave sta portando a spasso il cane quando passa davanti ad un citofono. Da questo proviene la voce di una bambina disperata. Peccato che il citofono appartenga ad palazzo abbattuto da qualche giorno.
Dave, sei anni dopo, sta passeggiando con il figlio e ripassa per la stessa via. Con il citofono del palazzo, il piccolo, comunica con la bambina che aveva parlato con suo padre. Da quel giorno la crescita del bambino si ferma. Dopo altri sei anni va in coma e non riesce più a svegliarsi. I dottori non sanno cosa sta succedendo.
L'unica alternativa rimasta a Dave è quella di rivolgersi all'Indagatore dell'Incubo.

Tralasciando alcune scelte narrative incongruenti (perché i costruttori ricevono, in pompa magna, Dylan senza sapere che ruolo abbia e cosa lo spinga a porger loro domande) la storia di Simeoni offre spunti interessanti. Quella che poteva, con scelte diverse, trasformarsi in una storia dai risvolti eccessivamente semplice, assume un valore sociale grazie alle scelte dell'autore. Simeoni riesce a portare nel fumetto popolare la denuncia contro gli abusi familiari. Riesce ad introdurre l'argomento con sgomenta delicatezza e, grazie a questa scelta, salva la storia da una possibile discesa nel prevedibile. Prevedibile che, probabilmente, non sarebbe neanche stato tanto male, ma che avrebbe richiesto almeno un altro albo per essere approfondito.

Alle matite Giovanni Freghieri che torna ad alti livelli, sopratutto nelle ultime pagine. Il disegno volatile ed incisivo fornisce al Simeoni un mezzo evocativo in più per dare forza alla sua storia. La grande cura del dettaglio che mette l'artista piacentino è sempre un piacere per gli occhi.

La copertina di Cavenago, finalmente, racconta esattamente quello che leggeremo nell'albo. Lo fa senza fornirci anticipazioni, ma dando al lettore tasselli di un puzzle che si comporrà durante la lettura.

Un albo che avrebbe vissuto anche senza le richieste di Recchioni di inserire riferimenti a Rania e che, alleluia, solleva un po' la media dell'ultimo periodo.