lunedì 30 ottobre 2017

Thor Ragnarok

Asgard è nei guai. La resurrezione di Hela, la Dea dei morti, prima figlia di Odino, sta sconvolgendo l'ordine delle cose. Asgard si avvia alla distruzione. Thor, il Dio del Tuono, e suo fratello Loki, Dio dell'Inganno, sono lontani dalla loro terra natia. Su Sakaar, sotto l'egida del Gran Maestro, uno degli Antichi dell'Universo, fratello del Collezionista, Thor deve combattere nell'arena per la sua libertà. Il suo avversario è l'Incredibile Hulk. Per evitare la caduta di Asgard Thor e Loki dovranno stringere un'alleanza e tornare a casa per fronteggiare Hela.

Com'è come non è, siamo giunti anche a questo Thor 3. Dopo la presentazione del personaggio, incarnato da Chris Hemsworth, del primo film, dopo la delusione del secondo affrontiamo l'opera di Taika Waititi (che da attore aveva recitato in Lanterna Verde). 
Il Ragnarok del film è giusto una scusa per una scorribanda intergalattica sulla falsa riga dei I Guardiani della Galassia. Il tema di fondo, importante e che potrebbe avere decisivi risvolti sul futuro del MCU, viene diluito talmente tanto che, alla fine, lo spettatore neanche si accorge di essere alle prese con un problematica che ha toccato e continuerà a toccare milioni di persone: la migrazione forzata. Purtroppo, per dare un senso al film, non posso essere, questa volta, esente da spoiler. Waititi, e gli sceneggiatori Eric Pearson, Craig Kyle, Christopher Yost, toccano temi importanti. Il primo, che porta avanti cento minuti della trama, è il rapporto familiare. La scoperta della nuova sorella, Hela, il carattere di Thor, la conferma che Loki non fosse dipartito e che ha sostituito Odino alla guida di Asgard, sono gli ingranaggi che muovono questa parte della trama. Il finale, con la distruzione di Asgard, ci pone di fronte ad un quesito ben più grave: la migrazioni di migliaia di superstiti asgardiani verso il pianeta Terra. Come verranno accolti? Cosa faranno una volta giunti? Sempre che vi giungano visto che Infinity War incombe.
A diluire tutto quello di cui abbiamo parlato qui sopra c'è l'amicizia tra Thor e Hulk, la rinascita della Valchiria, le mire di Hela, il Gran Maestro. Tutte trame che si intrecciano anche a distanza di anni luce.
Si intrecciano sorrette da un eccesso di umorismo. Ebbene sì, la pecca di questo film è che, a furia di voler alleggerire i temi, a voler rincorrere il successo de I Guardiani, sono state piazzate così tante battute (anche durante il finale, davvero, con la migrazione in corso e gente che ha perso la patria, l'intero pianeta dove è nata e che mai avrebbe pensato di lasciare) che da Thor - Ragnarok si è trasformato in Thor - Natale a Sakaar.
Penso che vada bene così per chi non ha mai conosciuto l'aspetto cartaceo dei supereroi in questione, ma per un appassionato del fumetto questo stravolgimento rischia di fargli alzare il tasso di nervosismo a mille non permettergli di godere del lungometraggio.
Il rapporto tra Thor e Hulk viene messo sul piano di Villaggio/Pozzetto ne Le Comiche, ma il due che l'uno era meglio. Loki fa le faccette buffe a più non posso e anche su questo si potrebbe discutere.

Passando, invece, agli interpreti. Waititi ha la buona idea di sfruttare il talento comico di Hemsworth (già notato dal grande pubblico in Ghostbuster). I siparietti comici con Hulk, per quanto eccessivi ed a volte fuori luogo, funzionano ed estrapolati dal contesto sono divertenti. Ruffalo ha l'occasione di dividersi tra la sua controparte in digitale ed il dottor Banner. In entrambi i casi ne risultano delle ottime caratterizzazioni. La maggior loquacità di Hulk è abbastanza fedele ai fumetti ed a quel capolavoro che Planet Hulk. Piccola parentesi: purtroppo sia la saga Ragnarok che Planet Hulk, qui, vengono solo sfiorate quando avrebbero meritato ciascuna un film di due ore.
Facce nuove all'orizzonte, anche fecce se per questo. Tessa Thompson è un Valchiria alla quale viene creato un background difficile come la sua vita presente. E' protagonista di scene dalla fotografia esaltante. Idris Elba riprende il suo ruolo di Heimdall in modo differente rispetto al passato, ma mi è piaciuto. Le new entry sono Cate Blanchett (Hela), Jeff Goldblum (Gran Maestro) e Karl Urban (Skurge). Partendo dal fondo. Son rimasto sorpreso di vedere Karl Urban (il nuovo Judge Dreed) tra i protagonisti di questo film. Seppure lui sappia il fatto suo, però, la sua interpretazione mi ha ricordato troppo per comportamenti e travestimenti Grima Vermilinguo, della saga de Il Signore degli Anelli. Jeff Goldblum è strepitoso. Era troppo che non lo vedevo sullo schermo e bearmi della sua arte, della sua follia e delle sue improvvisazioni mi spinge a voler rivedere il film. Su tutti, però, risalta ha Hela di Cate Blanchett. Bellissima. Ciò che la contraddistingue è l'essere l'unico personaggio esente da battute sciocche per tutta la durate del film. L'attrice porta sullo schermo una Galadriel Oscura che ammalia e che le permette di mettere in risalto le sue doti di attrice, mai troppo celebrata.
Le comparsate di sir Anthony Hopkins, nei due panni di Odino sempre carismatico con la sola presenza, e del Dottor Strange, in guanti gialli, sono stati degli interventi azzeccati. Ah, c'è Sam Neill.

Gli effetti speciali sono quello che ci si aspetta da un film Marvel, che impiega i migliori staff in ogni reparto.

Mi ha stupito la musica portante degli scontri: a voi non ha ricordato il tema di Wonder Woman nei film della DC?

Non manca l'intrusione di Stan Lee, con l'età aumentano anche le sue battute. Non mancano, nemmeno, le due scene dopo i titoli di coda.

Il film è da vedere? Sì. E' divertente, permette di svagarsi, ma sarebbe opportuno prestare attenzione, più di quanta ne hanno messa gli sceneggiatori, a tutte le sottotrame (da ascoltare con attenzione anche il discorso di Odino sul revisionismo politico).


Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 130 min
Genere cinecomic

Regia Taika Waititi 

Soggetto Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby (personaggio) 
Sceneggiatura Eric Pearson, Craig Kyle, Christopher Yost 
Produttore Kevin Feige 
Produttore esecutivo Thomas M. Hammel, Stan Lee, Victoria Alonso, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum 
Casa di produzione Marvel Studios 
Distribuzione (Italia) Walt Disney Studios Motion Pictures 
Fotografia Javier Aguirresarobe 
Montaggio Joel Negron, Zene Baker 
Effetti speciali Jake Morrison 
Musiche Mark Mothersbaugh 
Scenografia Dan Hennah, Ra Vincent 
Costumi Mayes C. Rubeo 

Interpreti e personaggi

Chris Hemsworth: Thor
Tom Hiddleston: Loki
Cate Blanchett: Hela
Idris Elba: Heimdall
Jeff Goldblum: Gran Maestro
Tessa Thompson: Valchiria
Karl Urban: Skurge
Mark Ruffalo: Bruce Banner / Hulk
Anthony Hopkins: Odino

Doppiatori originali

Lou Ferrigno: Hulk

Doppiatori italiani

Massimiliano Manfredi: Thor
David Chevalier: Loki
Roberta Pellini: Hela
Alberto Angrisano: Heimdall
Mario Cordova: Gran Maestro
Valentina Favazza: Valchiria
Dario Oppido: Skurge
Riccardo Rossi: Bruce Banner / Hulk
Dario Penne: Odino

martedì 24 ottobre 2017

Split

Kevin ha ventitré personalità che si alternano alla luce, ossia che prendono il comando del suo corpo. La sua situazione è seguita da una psichiatra, ora in pensione, la Dr.ssa Karen Fletcher, che riesce, dopo anni, a riconoscerle e gestirle. Quando Kevin inizia presentarsi troppo spesso alla sua residenza capisce che qualcosa sta cambiando. Anche i discorsi dei suoi alterego sulla Bestia la portano a sospettare che Kevin, ad insaputa di se stesso, abbia commesso un atto grave.
L'atto grave è il rapimento di tre ragazza a scopo sacrificale per il risveglio della Bestia.

Split è, in sintesi, l'estremizzazione del concetto, reso famoso da Robert Louis Stevenson nel 1886: la molteplicità delle personalità umane, nel suo romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Qui, però, l'argomento viene trattato in modo più scientifico, ma non per questo meno spaventoso. La figura della Dr.ssa Fletcher è propedeutica a questo scopo. Grazie ai dialoghi imbastiti con Kevin, durante le sedute improvvisate, ci porta a conoscenza del disturbo del protagonista e degli studi che lei stessa è pronta a pubblicare sulla situazione psicologica che ha analizzato. Betty Buckley, già vista in altri film del regista, è una figura materna e rassicurante ed il personaggio che interpreta le calza a pennello. Si trova, infatti, a suo agio a tenere teste alla personalità che James McAvoy le permette di incontrare.
James McAvoy, finalmente in un film non tratto da fumetti, torna ai ruoli che lo hanno reso un attore di fama. Dopo i trascorsi con Frost/Nixon e L'ultimo re di Scozia, ricopre un ruolo decisamente impegnativo, che avrebbe spaventato in molti. Sappiamo che il suo personaggio ha ventitré personalità, ma non le vediamo tutto. Quelle che sia alternano sullo schermo sono quattro o cinque, ma per ognuna l'attore scozzese è riuscito a trovare una caratterizzazione convincente e credibile. Se si passa sopra ad alcuni limiti di sceneggiatura, ci torneremo tra poco, lo si fa tenendo conto della maiuscola prestazione di McAvoy. Con lui ci sono tre scream girl. Quella che lascia il segno Claire Benoit, interpretata da Haley Lu Richardson. Essendo l'unica delle tre ad avere un cognome ed un passato è abbastanza ovvio il suo ruolo nella trama, ma, nonostante tutto, si impegna a dare un minimo di spessore al suo personaggio, aiutata dai suoi occhioni.

Si diceva della sceneggiatura. Un paio di buchi "americani" ci sono. Cosa intendo per buchi americani? Intendo quelle trovate, piazzate lì, in bella evidenza, che instradano lo spettatore americano medio a capire quello che sta succedendo sullo schermo. Qui capita un paio di volte, sempre per mano della Dr.ssa Fletcher, sempre nell'ultima parte del terzo atto del film. Le trovate del regista, che voleva che quegli eventi accadessero, sono decisamente troppo evidenti per il pubblico attento e, in una situazione reale come quella, non sarebbero mai passate inosservate per un "Kevin".

Detto questo? Il film è godibile. E' un ritorno al passato per M. Night Shyamalan, dopo molti film difficili (L'ultimo dominatore dell'aria (The Last Airbender),del 2010, e
After Earth del 2013) ed un allontanamento dalle sue origini (anche Lady in the Water non è che sia proprio riuscito). Il regista indiano riprende da dove diciassette anni fa aveva lasciato il filo del discorso e soffia sulle ceneri di Unbreakable per aggiungere un capitolo alla sua trilogia (chi ha visto il film sa). Uscirà, infatti, nel gennaio 2019 Glass nel quale torneranno Bruce Willis nei panni di David Dunn insieme a James McAvoy in quelli di Kevin Wendell Crumb (e le sue molteplici personalità). Anya Taylor-Joy riprenderà il ruolo di Casey Cooke e Samuel L. Jackson quello di Elijah Price, ovvero l'uomo di vetro (Mr. Glass in originale).

Un buon film, da vedere almeno una volta per apprezzare le interpretazioni di James McAvoy e Betty Buckley. Ben tornato mr. Shyamalan 

Titolo originale Split 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2016 
Durata 116 min 
Genere thriller, orrore 

Regia/Soggetto/Sceneggiatura
M. Night Shyamalan 

Produttore Marc Bienstock, Jason Blum, M. Night Shyamalan 
Produttore esecutivo Ashwin Rajan, Steven Schneider 
Casa di produzione Blinding Edge Pictures, Blumhouse Productions 
Distribuzione (Italia) Universal Pictures 
Fotografia Mike Gioulakis 
Montaggio Luke Franco Ciarrocchi 
Musiche West Dylan Thordson 
Scenografia Mara LePere-Schloop 
Costumi Paco Delgado 
Trucco Diane Dixon, Pamela Peitzman 

Interpreti e personaggi

James McAvoy: Kevin Wendell Crumb, le sue personalità e la "Bestia"
Anya Taylor-Joy: Casey Cook
Betty Buckley: Dr.ssa Karen Fletcher
Haley Lu Richardson: Claire Benoit
Jessica Sula: Marcia
Brad William Henke: zio John
Sebastian Arcelus: padre di Casey
Neal Huff: padre di Claire
Morgan Spector: Derek
Izzie Coffey: Casey da piccola
M. Night Shyamalan: Jai, guardia di sicurezza dell’appartamento della Dr.ssa Fletcher
Bruce Willis: David Dunn (uncredited)
 
Doppiatori italiani

Massimiliano Manfredi: Kevin Wendell Crumb, le sue 23 personalità e la "Bestia"
Letizia Ciampa: Casey Cook
Aurora Cancian: Dr.ssa Karen Fletcher
Lucrezia Marricchi: Claire Benoit
Elena Perino: Marcia
Paolo Marchese: zio John

giovedì 19 ottobre 2017

Life

Sulla stazione spaziale orbitante si sta aspettando l'evento. Una sonda deve rientrare dal pianeta rosso con, probabilmente, a bordo una forma di vita.
Gli astronauti a bordo, scienziati, meccanici, ingegneri, sicurezza, sono tutti allertati. Una minuscola forma di vita è veramente inclusa in uno dei campioni prelevati. Ogni cellula che compone l'organismo si comporta contemporaneamente come cellula muscolare, cellula nervosa e cellula oculare. "Calvin", così come è stato soprannominato dall'equipaggio, inizia a svilupparsi. Durante un esperimento, però, un incidente lo induce, nuovamente, allo stato di ibernazione iniziale. La paura che sia deceduto è tanta, così Hugh Derry, l'exobiologo, cerca di rianimarlo con una scarica elettrica.
Niente sarà più come prima.

Un po' Alien, un po' la Cosa, un po' Gravity, un po' di classici mostri spaziali.
Life non è che sia proprio questa novità nel panorama dalla fantascienza cinematografica e non. Però crea atmosfera.
Intendiamoci, se uno non avesse mai visto un film di fantascienza (sopratutto dei classici) la pellicola di Daniel Espinosa sarebbe, per lui, una rivelazione. Il mostro incattivito, l'equipaggio un po' svampito, il finale annunciato. Per chi ha dimestichezza con il genere, invece, risulta un buona pellicola, giustamente claustrofobica, ma con delle telefonate in diretta prima di ogni avvenimento.
La decisione di svolgere gli eventi sulla ISS è ottima. Finalmente l'umanità scopre una forma di vita aliena e la confina appena sopra la sua testa. Alien non è ancora arrivato così vicino. Il gruppo di astronauti che se ne deve occupare è ben assortito e sai già l'ordine delle (eventuali) dipartite.
Sorprende la presenza di un attivo Bradely Cooper e di un nutrito cast di ottimi comprimari. Ovviamente i protagonisti sono il Prince di Persia, allontanato dal suo regno delle sabbie del tempo, Jake Gyllenhaal, nella tuta David Jordan, e la coprotagonista di Mission Impossible Rebecca Ferguson, sotto il casco di Miranda North. Sorvolando come la sceneggiatura prosegua da programma, quasi mandandoti degli sms, i due ben si trovano sullo schermo e non sono bocconcini facili per il piccolo Calvin.
Oltre a basarsi sulla ricostruzione parziale degli ambienti della ISS, il film vive decisamente della componente CGI. Sperimentata in modo massiccio, in un ambiente simile, per Gravity, qui viene riproposta più in piccolo, ma con un'ottima resa. Gli ambienti spaziali sono credibili ed anche i dettagli minori contribuiscono a creare l'atmosfera. L'amorevole Calvin è seguito durante la sua crescita con cura e dedizione. La visione degli autori viene portata sullo schermo e resa tanto credibile quanto pericolosa.

E' un buon film. Una buona fantascienza, anche se tanto prevedibile.

La morale? Se svegli qualcuno che dorme della grossa progigli subito una tazza di caffè, altrimenti rischi la vita.

Titolo originale Life 
Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 103 min 
Rapporto 2,35 : 1 
Genere fantascienza

Regia Daniel Espinosa 

Sceneggiatura Rhett Reese, Paul Wernick 
Produttore David Ellison, Dana Goldberg, Bonnie Curtis, Julie Lynn 
Produttore esecutivo Don Granger, Vicki Dee Rock 
Casa di produzione Columbia Pictures, Skydance 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. 
Fotografia Seamus McGarvey 
Montaggio Simon Burchell, Frances Parker 
Musiche Jon Ekstrand 
Scenografia Nigel Phelps 

Interpreti e personaggi

Jake Gyllenhaal: David Jordan
Rebecca Ferguson: Miranda North
Ryan Reynolds: Rory Adams
Olga Dihovichnaya: Ekaterina Golovkina
Hiroyuki Sanada: Sho Kendo
Ariyon Bakare: Hugh Derry

Doppiatori italiani

Stefano Crescentini: David Jordan
Gaia Bolognesi: Miranda North
Francesco Venditti: Rory Adams
Claudia Catani: Ekaterina Golovkina
Taiyo Yamanouchi: Sho Kendo
Simone Mori: Hugh Derry

martedì 17 ottobre 2017

Batman - Rinascita - 16

BATMAN (129) 16
di Tom King, James Tynion IV, Marguerite Bennett, Tim Seeley, Mitch Gerads, Ben Oliver, Marcus To

Specifiche
Titolo: BATMAN (129) 16
Sottotitolo: Rinascita
Linea: Lion
Collana: Batman
Serie: Batman Rinascita
ISBN: 9788893519557
16,8x25,6, 72 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: edicola
Prezzo: 3,50

Quando le storie si chiudono è sempre difficile non fare spoiler, anche se nessuno le leggerà.

Per Batman e Catwoman è trascorsa la notte e lui dovrebbe portarla in carcere, ma si sa com'è la gatta. Se poi consideriamo che il mistero delle numerose vittime attribuite a Selina è stato svelato, possiamo capire perché ci va bene che la storia finisca così-

Per Batwoman è un po' la stessa cosa. Si trova ad iniziare una nuova vita, chiudendo i conti con il passato ed affrontando un nuovo nemico, creato dal suo stesso padre: la Colonia.

Nightwing è sempre lui. Invischiato in una storia di vendetta, in cerca di giustizia e nelle mire di un killer deciso.

Per tutto può valere il discorso messo in piedi per il numero precedente e per tanti altri. Le due testate di Batman hanno una marcia in più, anche quando non mettono al centro della narrazione il Detective migliore del mondo. Le storie di Catwoman e Batwoman reggono bene si lasciano leggere con piacere. L'altro non è così male come qualche anno fa, ma... certi colpi di scena telefonato dai primi numeri sono, decisamente, troppo, scontati.

venerdì 13 ottobre 2017

Batman - Rinascita 13

BATMAN 13 (126)
di Tom King, James Tynion IV, Tim Seeley, Mikel Janin, Eddy Barrows, Marcus To
(Contiene Batman 13, Detective Comics 946, Nightwing 11)
9788893519045
16,8×25,6, S, 72 pp, col.
€ 3,50

Sulle pagine di Batman si conclude l'avventura sull'isola di Santa Prisca. Batman ed il suo gruppo potrebbero non riuscire a recuperare lo Psico Pirata e Gotham Girl potrebbe rimanere, per sempre, fuori di testa. Il piano del Pipistrello deve essere perfetto, dato che Bane è uno degli avversari peggiori che gli sia mai capitato.

Questa saga di King mi ha convinto. L'autore ha gestito bene i personaggi, anche se alcuni colpi di scena erano un po' telefonati, Adesso sono curioso di vedere gli sviluppi sul numero quattordici di questa rinascita. Il sodalizio con Janin si è rivelato decisamente fruttuoso. All'epoca dei suoi lavori su Nightwing non gli avrei dato due euro, ma la crescita del disegnatore spagnolo è stata decisamente intensa. Coadiuvato da coloristi ed addetti alle chine di livello, ha portato a termine una delle storie migliori dell'ultimo anno.

Poteva concludersi anche la battaglia con l'Associazione delle Vittime, che tiene banco sulle pagine di Detective Comics, ma un colpo di scena, atteso, ha sospeso la resa della Prima Vittima.

La formazione guidata da Batwoman si è mossa bene. Tempismo, coordinazione ed abilità tali da sorprendere anche il loro ricco mentore. Tynion mi piace e penso che abbia in serbo altre sorprese di livello per chi lo segue. Mi è piaciuto particolarmente il momento tra Clayface e la "sua" vittima. Le atmosfere rese dai disegni di Eddy Barrows sono intriganti. Anche la colorazione di Adriano Lucas fa la sua parte; riesce a permettere ai personaggi di emergere dalle profonde ombre, in cui si svolgono gli scontri, in modo adeguato.

A Bludhaven, Nightwing sta cercando una nuova vita, ma emergono ex-criminali di Gotham che non gli rendono le cose proprio facili.
Ciò che apprezzo della storia di Seeley è il taglio noir che l'autore ha scelto per narrare la nuova avventura dell'ex pettirosso. I disegni sono mediocri, ma tanto è solo un riempitivo.

mercoledì 11 ottobre 2017

Batman Rinascita 18 & Special

 

BATMAN 18 (131)
(Contiene Batman #17, Detective Comics #950-51, Nightwing #15)
di Tom King, James Tynion IV, Tim Seeley, David Finch, Christian Duce, Alvaro Martinez, Minkyu Jung
16,8×25,6, S, 72 pp, col.
9788893519991
3,50 €

Un numero di transizione per mettere in gioco le pedine delle diverse storie. Si parte da "Io sono Bane" con il molosso che tende l'agguato al Cavaliere Oscuro presso la struttura detentiva per folli criminali di Arkham. Qui, Bane, ha esposto le sue prede, amici del pipistrello, per affrontarlo da un punto di vantaggio.
Su Detective Comics, invece, Batman e la squadra di Batwoman sono alle preso con diversi problemi. Il primo è riuscire ad integrare l'Orfana non solo sotto il punto di vista del combattimento e delle missioni, ma anche di quello umano. La seconda è che ciò che Bruce Wayne credeva fosse una leggenda, forse, esiste veramente. La Lega delle Ombre sembrerebbe uscita allo scoperto e voler affrontare gli eroi di Gotham a viso aperto.
Transizione anche per Nightwing. In una storia, finalmente, con poche maschere si mette in luce la vita privata di Dick. Esperimento che funziona e che troppo poco spesso riempie le pagine di Batman. Realizzare un ciclo di storie con al centro Bruce Wayne sarebbe interessante, ma nessuno scrittore ha il coraggio di mettersi. Qui, invece, godiamo di uno squarcio sentimentale per il Grayson volante e la ex Defacer. Ovviamente è il preludio ad uno scontro, ma non è stato male leggerlo.
Ad intermezzo delle storie troviamo una breve con protagonisti Azrael e Batwing. Mi sembra un po' troppo Ultron, ma, se continuerà su albi che acquisto, vedremo come andrà a finire.

Come bonus, nel mese di settembre, c'è il Batman Day. Il 23 settembre è stata la data d'uscita dell'albo celebrativo (come sempre senza prezzo stampato sopra, quindi quando vai alla cassa non sai mai cosa ti aspetta). Nel volumetto italiano sono contenute quattro storie realizzate da Scott Snyder, Ray Fawkes, Paul Dini, Steve Orlando e disegnate da Declan Shalvey, Neal Adams, Riley Rossmo. Tra alti e bassi è un albetto senza pretese, che "regala" anche un segnalibro, del quale si può fare a meno, ma che anticipa il Natale di qualche mese. In più, grazie a Paul Dini, con una storia poco ispirata, si festeggia anche il venticinquesimo anniversario della nascita di Harley Quinn. Per collezionisti.

martedì 10 ottobre 2017

The Defenders

La Mano sta, da tempo, accarezzando New York. Le sue Dita hanno un piano e per realizzarlo stanno unendo le loro forze. Alexandra, che da tempo ne è la leader, sta accarezzando un sogno parallelo: attivare Black Sky, per essere sicura di poter combattere l'Iron Fist.
Gli eroi a spasso per la Grande Mela hanno tutti avuto a che fare con la Mano. Daredevil, Luke Cage, Jessica Jones e lo stesso Iron Fist su tutti. Storie diverse li porteranno ad unirsi per affrontare una minaccia che da soli li avrebbe schiacciati.
Riusciranno ad uscirne indenni ed in vita?

Dopo la delusione di Iron Fist, sì l'ho visto e non ne ho scritto perché tendo a non essere troppo volgare su queste pagine virtuali, visto in proiezione di questo momento, Netflix ha rilasciato, ormai un mesetto fa, la serie tanto attesa: the Defenders.
In origine, nei fumetti, i Difensori, erano un non-gruppo di eroi che agivano in singolo, guidato dal Dott. Strange, che combatteva le avversità che si abbattevano su New York. Ora sono un gruppo di eroi che agiscono in singolo accomunati dalla conoscenza di Claire Temple (Rosario Dawson). Claire che sembra aver assunto a titolo definitivo il ruolo di Nick Fury del piccolo schermo. Infatti è lei che unisce i futuri difensori dopo averli conosciuti nelle singole serie e che prova a consigliarli su come agire per il meglio. Una specie di Grillo Parlante di Pinocchio, più che uno stratega militare come la sua controparte cinematografica. Dall'altra parte troviamo le Dita della Mano. Madame Gao, già conosciuta in precedenza, è un personaggio che non mi dispiace. Purtroppo gli autori non ci permettono di approfondirne la conoscenza, ma la sua longevità e le sue, ben nascoste, arti offensive, oltre che il suo parlare in cinese (sopratutto in passato) me l'hanno resa gradevole. Il trio delle, poche meraviglie, composto dai maschietti è stato abbastanza una delusione. Bakuto ed il suo complementare giapponese usano le stesse armi, combattono in modo simile e sono, decisamente, poco caratterizzati. Il terzo, uomo di colore che ha poteri psichici, poteva essere interessante, ma si è deciso di sacrificane la partecipazione sprecando preziosi spunti narrativi. Alexandra si salva solo perché ad interpretarla è stata chiamata un'icona del grande schermo come Sigourney Weaver. La quasi settantenne attrice americana rende peculiare il suo personaggio con movimenti misurati, espressioni facciali curate ed una mimica empatica. Cogliamo il suo personaggio in un momento della sua vita in cui è particolarmente vulnerabile e nel quale, per perseguire i suoi obiettivi, non può perdere tempo. Questo la espone su più fronti ed il suo carisma deve cercare di contenere gli attacchi delle altre Dita.

I buoni li conosciamo. Jessica è sempre irritante, Luke un idealista, Matt un uomo combattuto e Danny l'inutile. Che poi la serie gira tutta intorno a quest'ultimo e la scelta si può, quasi, considerare il peccato, difetto, originale degli autori. Per colpa di questa necessità della trama, i colpi di scena risultano telefonati e si comprende ben presto (sicuramente non nel dettaglio) come andranno ad incastrarsi le caselle del puzzle iniziato con il primo Daredevil.

Al contrario delle prime esperienze entusiastiche (Daredevil e Jessica Jones stagione 1 e parte di Daredevil stagione 2) qui troviamo molte cadute di ritmo ed eccessivi ritorni su argomenti già trattati. Gli otto episodi, per quanto pochi, di durata variabile, sembrano persino troppi per raccontare la vicenda. La voglia di accelerare la visione, in certi momenti, risulta essere troppa per renderla un serie televisiva incisiva. Persino i combattimenti, per quando ben coreografati, alla lunga, non emozionano più.

Si poteva fare di meglio. Sembra quasi che, ormai, si producano le serie Marvel perché bisogna. Gli ascolti saranno sicuramente buoni, il ritorno pubblicitario anche, ma si rischia di scadere qualitativamente in modo impressionante.

Arriveranno, nel prossimo futuro: il Punitore (e potrebbe essere una bella novità se verrà mantenuto lo spirito originale del personaggio), Daredevil 3 (il ciclo da cui prenderà spunto sembra interessante, se Charlie Cox deciderà di impegnarsi un po' di più), Jessica Jones 2 (che trovo un'idea inutile, se non prende una via originale), Luke Cage 2 e Iron Fist 2 (che spero siano una serie sola, perché i due personaggi, così impostati, non reggono altri otto episodi in singolo).


Titolo originale Marvel's The Defenders 
Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Formato miniserie TV 
Genere TVComics 
Puntate 8 
Durata,44-55 min (episodio) 
Lingua originale,inglese 
Rapporto,2:1 

Crediti
Ideatore,Douglas Petrie, Marco Ramirez 
Soggetto Stan Lee e Bill Everett (Devil), Brian Michael Bendis e Michael Gaydos (Jessica Jones), Archie Goodwin, George Tuska, Roy Thomas e John Romita Jr. (Luke Cage),  Roy Thomas e Gil Kane (Pugno d'acciaio) 

Interpreti e personaggi

Charlie Cox: Matt Murdock / Daredevil
Krysten Ritter: Jessica Jones
Mike Colter: Luke Cage
Finn Jones: Danny Rand / Iron Fist
Eka Darville: Malcolm Ducasse
Elden Henson: Foggy Nelson
Jessica Henwick: Colleen Wing
Simone Missick: Misty Knight
Ramón Rodríguez: Bakuto
Rachael Taylor: Trish Walker
Deborah Ann Woll: Karen Page
Élodie Yung: Elektra Natchios
Rosario Dawson: Claire Temple
Scott Glenn: Stick
Sigourney Weaver: Alexandra Reid


Doppiatori e personaggi

Francesco Pezzulli: Matt Murdock / Daredevil
Giuppy Izzo: Jessica Jones
Metello Mori: Luke Cage
Davide Perino: Danny Rand / Iron Fist
Federico Campaiola: Malcolm Ducasse
Luigi Morville: Foggy Nelson
Erica Necci: Colleen Wing
Gaia Bolognesi: Misty Knight
Luca Ferrante: Bakuto
Monica Ward: Trish Walker
Eleonora Reti: Karen Page
Monica Vulcano: Elektra Natchios
Francesca Fiorentini: Claire Temple
Rodolfo Bianchi: Stick
Ada Maria Serra Zanetti: Alexandra Reid

Produttore esecutivo S.J. Clarkson (solo 1x01) Karim Zreik, Cindy Holland, Allie Goss, Alison Engel, Kris Henigman, Alan Fine, Stan Lee, Joe Quesada, Jim Chory, Jeph Loeb, Drew Goddard, Douglas Petrie, Marco Ramirez 
Casa di produzione Marvel Television, ABC Studios 

Prima visione

Distribuzione originale
Data 18 agosto 2017 
Distributore Netflix 

Distribuzione in italiano
Data 18 agosto 2017 
Distributore Netflix

lunedì 9 ottobre 2017

Blade Runner 2049 - Senza spoiler

Nel 2022 il grande black out ha brasato tutti gli archivi digitali e gran parte della tecnologia dell'epoca.
Nel 2049 i replicanti sono tornati ad essere una realtà, sotto il marchio Wallace non più Tyrell, in quanto fallita. Le colonie extra mondo ne richiedono sempre di più, ma rimango quelli che fuggono e che devono essere cacciati. L'agente K è un replicante di nuova generazione che è incaricato di catturare i replicanti che non rispettano le loro mansioni. Catturarli o terminarli.
La sua vita cambia quando procede al ritiro di un vecchio serie 8.

E' lento nella parte centrale. Centosessantatre minuti di film sono un bel po' e nel mezzo, a volte, si sentono. Questo è il difetto di Blade Runner 2049 diretto da Denis Villeneuve.
Tolto il dente possiamo dedicarci a tutto il resto. Cioè a tutto quello che funziona e che funziona un po' meno.
Funziona la colonna sonora che Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch sembra abbiano estratto direttamente dalle menti dei Vangelis e che riesce a sottolineare, a meraviglia, ogni passaggio della pellicola.



Funziona il rimando visivo al capostipite. Quelle inimitabili atmosfere "alla Blade Runner", che per trentacinque anni altri registi ed autori hanno cercato di imitare, qui tornano in vita. Tornano in vita con un senso e contestualizzate in modo sensato. Il black out del 2022 ha riportato indietro la tecnologia. Questo evento ha dato l'opportunità a Denis Gassner, lo scenografo, di ripescare a mani piene dalla pellicola originale ed aggiornare quanto si era visto nel 1982. Il suo lavoro non è un mero ricalco. Ciò che prima c'era è tornato in uso, ma si è evoluto. Accanto alla vecchia tecnologia troviamo Joi, gli schermi giganti e tanti altri dettagli che ci fanno capire che il tempo, da quando Gaff e Deckard erano in giro, è passato.

La fotografia di Roger Deakins ha richiami dal passato, ma mi cruccia il non riuscire a capire da solo che il soprabito di K è verde e non nero.


La messa in scena di Villeneuve è ciò che soddisfa di più il palato. Ho apprezzato moltissimo la decisione di portare in scene confronti e discussioni tra due o tre personaggi per volta. Il film, infatti, è ricco di scene durante le quali il dialogo si svolge tra due protagonisti, al massimo tre. Se sono presenti altri personaggi sono relegati a comparsa e non hanno battute. Devo dire che questa scelta mi ha messo a mio agio da subito, senza che me ne accorgessi, e che si è lasciata notare solo con lo scorrere dei minuti.

Dicono sia verde.
Di Ryan Goslin non ho grande esperienza. Non so come recita, non so cosa ha fatto (a parte Drive che devo vederlo da una vita), non ne conosco la carriera, non ho né giudizi né pregiudizi da offrire. Detto questo non so bene se la sua espressività sia limitata dal ruolo o dalle capacità attoriali. Nonostante tutto è stato un appropriato erede di Dekkard.

Camp in maglietta, pistola e super alcolici.
Harrison Ford ha gli anni che passano sulle spalle, ma trasuda carisma come se non ne perdesse mai una goccia. Vedere un film con lui è sempre una goduria. Peccato che, ultimamente, sia relegato in ruoli di supporto e di se stesso invecchiato. Spero di vederlo presto in un ruolo più ampio che lo valorizzi ancora di più. Non è, poi, colpa sua se subisce la decisione di Wallace che un po' mi ha lasciato perplesso.

A quando una Siri così?
Ana de Armas è la Siri che ogni maschio vorrebbe. E' Rachel per K. E' l'evoluzione più azzeccata del rapporto Rick Rachel che poteva essere pensata. Poco importa se qualcuno paragona la trovata a quella di Her, od addirittura a Ghost. Io Lei non l'ho visto e per me Joi ha funzionato benissimo, nonostante alcune decisioni che ne anticipano il destino.
Non avendo consultato la pagina IMBD del cast del film prima, ho trovato piacevole la presenza di Robin Wright e di Dave Bautista. Entrambi hanno parti importanti e significative, ben portate sullo schermo. Mi dicono che Mackenzie Davis è un'attrice di razza e la sua interpretazione di Mariette, che deve molto a Pris, le ha permesso di essere ben notata sul grande schermo. Le auguro un futuro roseo perché sembra meritarselo. Jared Leto, dalla sua, rende mistico, evangelico, il cieco genio che interpreta. Non so quanto mi ha convinto lui o quanto il doppiatore lo abbia reso più interessante rispetto a quanto sarebbe stato in originale.

Vedo e prevedo.
Ora. Devo recuperare i tre corti che avrei dovuto vedere prima del film, ma che anche dopo non fa male. Dedicati a Wallace, Sapper ed al black out del 2022 forniscono informazioni aggiuntive per incasellare il futuro di Blade Runner.

...e non manca la Pan Am.
Dekkard è un replicante? E' umano? Sappiamo che nel film del 1982 era umano. Sappiamo che Harrison Ford lo considera umano. Sappiamo che nel Final Cut di Scott sembra essere un replicante. Sappiamo che Scott lo considera un replicante. Sappiamo che ci sono replicanti che non hanno coscienza di esserlo. Sappiamo che i replicanti invecchiano come gli esseri umani. Sappiamo che in 2049 ci sono indizi che ci portano a credere più ad una versione rispetto all'altra.

Il film è bello. Si prende i suoi tempi per raccontare la storia, nonostante lo spettatore. E' una storia che vuole essere raccontata, che ha atteso 35 anni per farlo, e che ha tutto il diritto di chiedere poco più di due ore e mezza del nostro tempo. Funziona, anche se, al momento, non ha monologhi che rimarranno nella storia del cinema.


Titolo originale Blade Runner 2049
Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 163 min 
Rapporto 2,35:1 
Genere fantascienza

Regia Denis Villeneuve 

Soggetto Philip K. Dick, Hampton Fancher 
Sceneggiatura Hampton Fancher, Michael Green 
Produttore Cynthia S. Yorkin, Bud Yorkin, Broderick Johnson, Andrew A. Kosove 
Produttore esecutivo Ridley Scott, Tim Gamble, Frank Giustra, Yale Badick, Bill Carraro, Val Hill 
Casa di produzione Alcon Entertainment, Thunderbird Entertainment, Scott Free Productions 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures
Fotografia Roger Deakins 
Montaggio Joe Walker 
Musiche Jóhann Jóhannsson, Hans Zimmer, Benjamin Wallfisch
Scenografia Dennis Gassner 

Interpreti e personaggi

Ryan Gosling: Agente K
Harrison Ford: Rick Deckard
Ana de Armas: Joi
Sylvia Hoeks: Luv
Jared Leto: Neander Wallace
Robin Wright: Tenente Joshi
Mackenzie Davis: Mariette
Carla Juri: Ana Stelline
Lennie James: Mister Cotton
Dave Bautista: Sapper Morton
Barkhad Abdi: Doc Badger
David Dastmalchian: Coco
Hiam Abbass: Freysa
Wood Harris: Nandez
Edward James Olmos: Gaff
 
Doppiatori italiani

Gianfranco Miranda: Agente K
Michele Gammino: Rick Deckard
Joy Saltarelli: Joi
Alessia Amendola: Luv
Emiliano Coltorti: Neander Wallace
Laura Boccanera: Tenente Joshi
Elena Perino: Ana Stelline
Loris Loddi: Mister Cotton
Simone Mori: Sapper Morton
Alberto Bognanni: Nandez
Ennio Coltorti: Gaff

venerdì 6 ottobre 2017

Justice League - Rinascita 4

JUSTICE LEAGUE # 4 (62) 

(Contiene Justice League 5-6, Cyborg 1) 
di Bryan Hitch, John Semper Jr., Tony S. Daniel, Matthew Clark, Tom Derenick, Paul Pelletier 

9788893516723 

16,8×25,6, S, 72 pp, col. 

€ 3,95 

Poniamoci nella condizione di un commento generale. Questa nuova gestione della Justice League mi lascia molto perplesso. La storia di Hitch, sicuramente getta basi per futuri sviluppi, ma lo fa in modo disorganizzato e desolante. Se è piacevole vedere i membri dei Superamici operare coordinati, ma su più fronti, le scelte narrative mi hanno lasciato decisamente perplesso. Di tre, almeno, sviluppi della storia nessuno è giunto ad una conclusione. Nessuna tessera del puzzle è stata minimamente delineata, al lettore non sono state date soddisfazioni e nessun gancio sensato è stato lasciato mantenere alto l'interesse. "E' successo, vabbè", questo è lo stato in cui ho chiuso il primo corso di Hitch. 

Un maggior interesse è da rivolgere alla scrittura di Semper. L'autore utilizza gli alter ego in borghese degli eroi coi quali siamo abituati a confrontarci. La scelta si rivela decisamente interessante, anche perchè li mette sotto il tallone delle loro paure più grandi. L'unica storia per la quale leggere ed acquistare questo albo. Peccato che sia solo in due parti. 

Cyborg è sempre peggio. 

Mancano i Titani che, nonostante personaggi assurdi come Aquald, sembravano coinvolti in una piacevole narrazione. 

Sospenderò a breve. 

giovedì 5 ottobre 2017

Justice League - Rinascita 3

JUSTICE LEAGUE # 3 (61)
(Contiene Justice League 4, Cyborg Rebirth 1, Titans 2)
di Bryan Hitch, John Semper Jr., Dan Abnett, Jesus Merino, Paul Pelletier, Brett Booth
9788893516716
16,8×25,6, 
S, 72 pp, col.
€ 3,95

Superman, quello vero, non quello morto, che era vero, ma è morto, e, quindi, è arrivato quello vero. Sta cercando di salvare la Terra, dal suo interno, fermando le macchine che generano terremoti.

No, beh, non è che succeda molto di più in questo numero, se non il cambio di disegnatore, da Daniel a Merino (probabilmente parente delle pecore da come disegna) che peggiora ulteriormente la situazione assurda di Hitch.

A complicare il tutto arriva l'ennesima serie su Cyborg. Onestamente no, quasi otto euro al mese per un albo del genere: anche no.

A discapito della presenza di Nightwing, si salva solo il lavoro di Abnett con i Titani. Simpatica l'idea di far combattere le vecchie versioni contro quelle nuove. Brett Booth non ha la mano che piace a me, ma il suo lo fa ed è ricco di dettagli.

Le uniche pagine che vale la pena leggere sono quelle di questa storia.

Peccato.

mercoledì 4 ottobre 2017

Speciale Brendon - Ritorno al Regno del Nonmai

Speciale Brendon N°  14 
Ritorno al Regno del Nonmai

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 

Disegni: Massimo Rotundo 

Colori: Arancia Studio 

Copertina: Lola Airaghi 

Periodicità: annuale 
uscita 19/07/2017 
Prezzo 6,30€

Brendon ha bisogno di tornare ad essere chi era in passato e qualche cambiamento nella sua vita è necessario. Quando scopre che la sua amica Scarlett ha una malattia che neanche i medici di Adelphia possono curare, decide di intraprendere un'avventura nel suo passato per trovare il metodo per salvarle la vita. Un'antica leggenda narra che l'Albero della Vita potrebbe donarle la salute, ma, prima di oggi, nessuno l'ha mai trovato.

E raccontata così ha qualcosa di interessante. In effetti, Chiaverotti svolge un buon lavoro nei primi due terzi della storia. Ci offre le motivazioni per ridare forza morale al suo Cavaliere di Ventura. Incontri, un po' eccessivamente, casuali lo rimettono in carreggiata, grazie a cambiamenti, sofferti, ma dovuti. Ciò, però, che l'autore trova come soluzione è tremendamente banale. La scappatoia viene offerta in modo casuale, ma ben argomentata. Onestamente mi sarei aspettato qualcosa di simile, ma diverso, od un finale opposto a quello a cui ho assistito.
Il ritorno di Brendon, in questo che sarà un ciclo di avventure annuali, si salva perché Massimo Rotundo ci offre una prestazione eccezionale. I suoi disegni ed i colori di Arancia Studio ci offrono un Brendon più carico ed impattante sul pensiero narrativo. Sotto il profilo grafico, a mio parere, le scelte azzeccate raggiungono quasi il cento per cento. Certo, neanche Rotundo può nulla sul finale deciso da Chiaverotti.

Un appuntamento annuale che si può provare a seguire. Anche se con questa storia del colore mi sa che in Bonelli iniziano a marciarci un po' troppo.

martedì 3 ottobre 2017

Dylan Dog - La fiamma

Dylan Dog N°  373 
La fiamma

Soggetto e sceneggiatura: Emiliano Pagani 

Disegni: Daniele Caluri 

Copertina: Gigi Cavenago 
 
Periodicità: mensile 
uscita 29/09/2017 
Prezzo: 3,50€

Scontri a Londra. La decisione, da parte dell'amministrazione centrale, di concedere i permessi per espandere una discarica ha generato un'ondata di violente proteste nel quartiere periferico interessato.Coinvolto dalla sua nuova, esagitata, ragazza Dylan si troverà proprio al centro di questi scontri. Sarà protagonista di diversi incontri con il mortale poliziotto "407" e cercherà di salvare dalle sue cure più persone possibile.

I Paguri debuttano su Dylan Dog. Dopo i lavori per Il Vernacoliere ed il loro maggior successo Don Zauker Emiliano Pagani, testi e sceneggiatura, e Daniele Caluri, disegni colgono l'occasione della gestione Recchioni per tratteggiare un aspetto delle vita del sempre più ex Indagatore dell'Incubo. Troviamo il nostro alle prese con un poliziotto malvagio, che mena i manifestanti e che insegue Dylan in giro per quartieri ed ospedali.
La storia ha ritmo, è disegnata in modo convincente, ma è ovvia ed inutile come tante altre del nuovo corso (nuovo si fa per dire visto che son più di tre anni che vi navighiamo in questo corso). Pagani riprende le tematiche a lui care, esasperazione del comunismo, retorica spiccia, frasi fatte, nutre la nemesi dei criminali (il poliziotto) con i peggiori aspetti del suo lavoro (li abbiamo visti recentemente in azione a Barcellona, picchiare anziani, buttare dalle scale uomini e donne, spezzare dita a donne indifese) e frulla tutto insieme. Ne esce un punto di vista che pretendere di descrivere l'intimità del protagonista, ma che nasconde una carica sociale opaca, senza spunto e con colpi di scena talmente telefonati che prima di chiamare ti mandano un sms. 

La copertina di Cavenago è l'aspetto migliore di questo albo.

Onestamente, ormai, mi chiedo quanti leggano ancora Dylan Dog perchè gli piace, quanti perchè sperano che migliori e quanti perchè è un appuntamento mensile che hanno da decenni. Io per adesso appartengo ancora alle ultime due categorie. Dovessi scendere ancora di una sarebbe una tristezza epocale.

lunedì 2 ottobre 2017

Batman - Rinascita 15

BATMAN #15 (128) 
di Tom King, James Tynion IV, Marguerite Bennett, Tim Seeley, Mitch Gerads, Ben Oliver, Marcus To
(Contiene Batman #14, Detective Comics #948, Nightwing #12)

Specifiche
Titolo: BATMAN (128) 15
Sottotitolo: Rinascita
Linea: Lion
Collana: Batman
Serie: Batman  Rinascita
ISBN: 9788893519540
16,8x25,6, 72 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: edicola
Prezzo: 3,50

Gli eventi di Io sono suicida sono terminati, ora Batman e Catwoman devono regolare il debito con la giustizia che la gatta ha accumulato. L'assassinio di duecentotrentasette persone è stato commutato da pena di morte ad ergastolo. In ogni caso il Crociato Incappucciato dovrà portare Selina in prigione di persona. Dopo un'ultima notte di libertà sui tetti di Gotham.

La gatta è dal 1940 nelle storie del pipistrello, ma è sempre più raro leggere le sue avventure in compagnia dell'alter ego di Bruce Wayne. Grazie a King, finalmente, anche in Rinascita, abbiamo un'interazione tra i due che ci fa capire come stanno le cose. Gerads ed i coloristi che lo accompagnano usano un tratto e dei colori che ben si amalgamano con la storia che si sta leggendo.

Batwoman è a capo della nuova squadra voluta dal Cavaliere Oscuro, ma non è sempre stata una sua fedelissima. Figlia del Generale Kane, Kate ha studiato per mesi Batman da lontano e solo quando lui l'ha affrontata direttamente ha scelto la sua strada. Con la Colonia che cerca di impossessarsi del Venom Mostrogeno, Batwoman dovrà capire ciò che vuole dagli uomini della sua vita: suo padre e suo cugino.

Batwoman Begins è una curiosa citazione dalla trilogia cinematografica di Nolan, ma, anche, un perfetto descrittore di quanto accadrà in questi due episodi, nei quali è strutturata la storia di Tynion IV. Disegni non dinamici, ma di impatto, con colori densi e ricchi. Tutto contrasta con il classico Batman, ma definisce, anche, un nuovo stile per Batwoman. Una mini interessante.

Infine Nightwing si trova a Bludhaven a cercare di capire chi e perché sta provando ad incastrare ex criminali di Gotham, che si stanno dando ad una vita onesta.

Boh, sì, si fa leggere, ma, come al solito...

A certi personaggi dovrebbe essere dedicato uno speciale annuale. Dagli americani si intende. Vuoi tenere in vita un personaggio per il quale hai poche idee. Concentri il tuo sforzo in centosessanta pagine e finisce lì. Poi lo fai comparire come guest da altre parti. Trovate una soluzione, per favore.