venerdì 28 ottobre 2016

Inferno - Senza spoiler

In un ospedale di Firenze si risveglia, con una ferita alla testa, Robert Langdon. La dottoressa Sienna Brooks se ne sta prendendo cura quando una donna carabiniere inizia a sparare all'impazzata in corsia. Il suo obiettivo sembra essere proprio l'arguto professore universitario. La dottoressa non esita un attimo a metterlo in salvo e grazie ad una fuga in taxi riescono arrivare a casa sua. Qui Langdon scopre di essere in possesso di un proiettore laser tascabile. Un'unica immagine è in esso contenuta: l'inferno disegnato dal Botticelli. Grazie a questo dipinto inizierà la corsa dei due fuggiaschi, ricercati da organizzazioni misteriose e dall'OMS, per individuare il posto dove un visionario ha nascosto un virus in grado di decimare la popolazione mondiale: Inferno.

Ammettiamo che il soggetto iniziale di Dan Brown, sto giro, non era malvagio. Tutto filava e c'erano sia delle location interessanti che dei comprimari di spessore. Con qualche anno di, colpevole, ritardo, dovuto ad impegni pregressi di Ron Howard e Tom Hanks ecco quindi sullo schermo Inferno. Un film che, a mio parere, in alcuni punti invecchierà male, visti i particolari effetti speciali utilizzati.
La regia dell'amico di Fonzie ci presenta sempre soluzioni piacevoli, grazie anche ad un montaggio capace, senza eccedere in originalità né peccare di superbia.
Rispetto alla vicenda cartacea, però, offre enormi differenze riscontrabili. Se la prima è anche l'ultima, il finale, che era stato l'atto coraggioso di Brown, quei produttore esecutivo che si è rimangiato decine di pagine di narrazione, altre minori hanno sì snellito gli eventi, ma, anche, privato lo spettatore di personaggi interessanti. Il povero Duomino è finito ad essere solo una mail, una visione di pochi secondi ed una figura in una telecamera di sicurezza: peccato.
Gli stravolgimenti tra le relazioni dei personaggi portano a scelte diverse la dottoressa Brooks ed introducono un retaggio inesistente tra Langdon e la dott.sa Sinskey.
Sidse Babett Knudsen (Elizabeth Sinskey) mi ha ricordato per molti versi Diane Lane, espressioni e modo di recitare, ed ha ben incarnato il ruolo che le è stato affidato.
Tom Hanks, protagonista sullo schermo con il suo faccione simpatico, ci ha presentato un Langdon un po' invecchiato ed appesantito, anche per via della condizione in cui è per tutta la pellicola. Il ruolo è il suo ed è un peccato non vederglielo interpretare più spesso.
La conferma della buona caratura di Omar Sy è piacevole, sarebbe ora di rivederlo come protagonista anche se qui ha goduto di un minutaggio decisamente ampio. Bene.
La rivelazione, un puntello in più nei 120 minuti di proiezione, è stato Irrfan Khan nei panni del Rettore (che nel libro era addirittura senza nome). Il casting è stato decisamente azzeccato. Sangue freddo, faccia simpatica, decisionista carismatico, perfetto.
La delusione è stata Felicity Jones. La prossima star di Rogue One: A Star Wars Story si è presentata per tutta la lunghezza del film con una sola espressione. Dotata di mobilita mandibolare ed della capacità di introdurre dei sorrisi si è dimostrata statica dal naso in su. Gli occhi non hanno mai espresso nulla di sincero e la sua fronte non ha mai mostrato segni espressivi: sembrava botulata. Speriamo che non sia una zavorra anche per l'evento Disney natalizio. Delle tre attrici che hanno accompagnato Hanks in questa saga lei, di certo, si trova al quarto posto; dietro, anche, a Sidse Babett Knudsen.

Il libro non era un capolavoro, ma era più soddisfacente in termini di trama, colpi di scena e nello giostrare le spiegazioni culturali tra Botticeli, Vasari, Dante e tanto altro.
Il film è un buon thriller di una durata importante. Forse è stato confezionato al meglio possibile, ma certe scelte poco coraggiose lo hanno privato di originalità.

Un interessante diversivo.

Titolo originale Inferno 

Lingua originale Inglese, Italiano, Francese 
Paese di produzione USA, Italia 
Anno 2016 
Durata 121 min 
Rapporto 2,35 : 1 
Genere thriller

Regia Ron Howard 

Soggetto Dan Brown (dal romanzo Inferno) 
Sceneggiatura David Koepp 
Produttore Ron Howard, Brian Grazer 
Produttore esecutivo Dan Brown, William M. Connor, Anna Culp, David B. Householter 
Casa di produzione Imagine Entertainment, Columbia Pictures, LStar Capital 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures 
Fotografia Salvatore Totino 
Montaggio Tom Elkins, Daniel P. Hanley 
Effetti speciali Franco Ragusa, David Watkins, Michael Grobe, Jody Johnson, Double Negative, Instinctual VFX, Territory 
Musiche Hans Zimmer 
Scenografia Peter Wenham 
Costumi Julian Day 
Trucco Rita Balla, Móni Csomós 

Interpreti e personaggi

Tom Hanks: Robert Langdon
Felicity Jones: Sienna Brooks
Irrfan Khan: Harry "il Rettore" Sims
Omar Sy: Christoph Bouchard
Ben Foster: Bertrand Zobrist
Sidse Babett Knudsen: Elizabeth Sinskey
Ida Darvish: Martha Alvarez
Ana Ularu: Vayentha
Jon Donahue: Richard Savage
Fausto Maria Sciarappa: Parker
Francesca Inaudi: Guida turistica
Fortunato Cerlino: Guardia nel museo
Vincent Riotta: Guardia nel museo
Christian Stelluti: Rogue Bruder
Vincenzo Tanassi: capo della polizia
 
Doppiatori italiani

Roberto Chevalier: Robert Langdon
Valentina Favazza: Sienna Brooks
Antonio Sanna: Harry "il Rettore" Sims
Frederick Lackhar: Christoph Bouchard
Edoardo Stoppacciaro: Bertrand Zobrist
Patrizia Burul: Elizabeth Sinskey
Gemma Donati: Vayentha
Angela Brusa: Martha Alvarez

giovedì 27 ottobre 2016

Batman 52

Batman # 52 (109)
di Scott Snyder, Tom King, Tim Seeley, Greg Capullo, Ray Fawkes, Steve Pugh, Mikel Janin
Contiene Batman 48, detective comics 47, Grayson 16

Specifiche
Titolo: Batman # 52 (109)
Linea: Lion
Collana: Batman
Autore: Scott Snyder, Tom King, Tim Seeley, Greg Capullo, Ray Fawkes, Steve Pugh, Mikel Janin
ISBN: 9788893511667
ISSN: 9771887472334-60109
16,8x25,6, S, col., 72 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: edicola
Prezzo: € 3.50

Batman è decisamente nei guai. Mister Bloom non è solo, un esercito di umani mutati lo segue. Per il sostituto del Cavaliere Oscuro si prospetta una pesante batosta che minerà la sua vita e l'esistenza stessa di Gotham e dei suoi abitanti.
Sulla famosa panchina, Bruce Wayne sta sempre chiacchierando con l'uomo dalla carnagione chiara e dagli occhi verdi. Il dialogo è surreale, con doppisensi ricchi di responsabilità per il miliardario filantropo al quale i ricordi della sua vera vita stanno affiorando alla mente. Ma sarà una triste vicende legata alla sua nuova occupazione a far prendere a Bruce Wayne La decisione.

Finalmente Snyder, finalmente! Quello che ti chiedevo da mesi. Era ora. Adesso son curioso di come sistemerai tutto lo stravolgimento che hai generato in questi otto mesi, ma sono pienamente ottimista. Mi piacerebbe un nuovo costume, meno tenebroso. Davvero. Una nuova sfida anche per Capullo, dai impegnatevi.

Robin War propone il capitolo successivo a quello di Batman 51, strano, per poi non tornare più su questa testata: non ne sono dispiaciuto. Come si diceva: chissene. Però vedere il finto Batman pestato dal vecchio Robin... Bei momenti.
Su Grayson, Dick obiquo anche lui, e l'Agente 1 stanno radendo al suolo Spyral ed Helena Bertinelli non ne è molto contenta. Anche qui chissene, sperando finisca presto. Lo si legge solo perchè si son pagate le pagine sulle quali è stato stampato.

venerdì 21 ottobre 2016

Nathan Never - Dove muoiono le stelle

Nathan Never N°  304 
Dove muoiono le stelle

Soggetto e Sceneggiatura: Michele Medda 

Disegni: Germano Bonazzi 

Copertina: Sergio Giardo 
Colori: Oscar Celestini 

Periodicità: mensile 
Uscita: 17/09/2016 

Quando una superstar dalla vita blindata come Sadie entra in un locale e rischia la vita per mano di un folle ed in quel locale c'è Nathan Never, fuori servizio, la sua vita può considerarsi al sicuro. Quando la superstar richiede un agente all'Agenzia Alfa per indagare sulle minacce di morte che riceve a scavare nella sua vita non può che essere Nathan Never. L'investigatore privato scava così a fondo da arrivare a rovistare tra le vite delle persone che abitano nel, dimenticato, primo livello. Quello scoprirà sarà un sorpresa, poco piacevole.

Dopo anni torno a mettere le mani e gli occhi su un numero di Nathan Never. Cosa è cambiato da quando ho fatto la mia ultima incursione nel mondo dell'Agente Alfa?
Nathan Never sta vivendo un momento editoriale complicato. Con Agente Alfa, miniserie in sei numeri, sta affrontando una riscrittura ed un approfondimento delle sue origini, mentre sulla serie principale, credo, abbia affrontato qualche minaccia particolare. Cosa ci ritroviamo? Ritroviamo gli stessi personaggi, negli stessi ruoli, con nessuna novità apparente, ma scritti da Michele Medda e disegnati da Germano Bonazzi: due colonne storiche del mensile che si ritrovano insieme dopo tanto tempo.
La storia di Medda è un classico noir con la voce di Nathan fuori campo, a guidarci nelle indagini attraverso i suoi pensieri. La vicenda, pur essendo semplice e lineare, ci porta in luoghi che non vedevamo da tempo e mostra dei mutati particolari che popolano il primo livello. Interessante, ma mi aspettavo qualcosa di più.
Germano Bonazzi, forse perché a colori, forse perché gli anni passano per tutti, mi è sembrato un po' fuori forma. I suoi disegni restano incisivi, ma non sono all'altezza di quelle emozioni che ci hanno offerto i suoi lavori prodotti negli anni d'oro.
La copertina di Giardo è una vera sorpresa. Pur nella sua semplicità, sembra essere di un livello più elevata rispetto ai suoi lavori a cui ero abituato? Che abbia capito che disegnare copertine è diverso che realizzare una storia intera? Che abbia capito che l'immagine che introduce l'albo deve essere più curata ed iconica della pagine interne? Che abbia frequentato un corso di disegno?

Un ritorno che mi ha soddisfatto al 50%. La mossa di riunire un team artistico caro ad i vecchi lettori di Nathan ed al loro ritorno aggiungere la colorazione, decisamente buona, dell'albo è stata decisamente attrattiva. Leggere qualcosa di diverso ogni tanto e piacevole, ma non mi porterà a tornare a seguire le avventure dell'Agente Speciale Alfa per eccellenza. Magari un'incursione ogni tanto, per celebrare qualche ricorrenza e qualche traguardo. Niente di più.

venerdì 14 ottobre 2016

Dylan Dog - Mater Dolorosa

Dylan Dog N°  361 
Mater Dolorosa

Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Recchioni 

Disegni e Colori: Gigi Cavenago 

Copertina: Angelo Stano 


Uscita: 29/09/2016 
Periodicità: mensile

Dylan aveva conosciuto Mater Morbi qualche anno fa. Aveva sofferto di un male misterioso che lo aveva portato a cedere al dolore ed a rassegnarsi alla morte. La bella e tentatrice Mater Morbi non lo aveva avuto e la sua vita era perseguita con una nuova coscienza di sé.
Ora è tornata per riprendersi ciò su cui aveva messo gli occhi: l'ex Old Boy.
Dylan è a pezzi, ma ancora non sa il perché, come non sa come uscire dalla situazione in cui si trova. L'unica via possibile sembra essere quella di scavare nel suo passato, nel suo presente ed in tutti i segreti che essi nascondono.
Buttandocisi ritroverà persone che ne hanno segnato l'esistenza, sui diversi piani, Morgana, Xabaras, Bloch e tutti gli altri.
Sconfiggerà il dolore che lo affligge?

Recchioni torna sul luogo del delitto. Riprende il tema autobiografico che lo ha portato, negli anni, a diventare curatore di uno dei fumetti più venduti e conosciuti nel Bel Paese.
La storia rimane intensa, poliedrica per l'alternarsi dei comprimari e delle location scelte per lo svolgersi degli eventi, ma perde in originalità. Si rivede, questo sì, John Ghost; un ruolo di confronto, ma di poca sostanza.
Gigi Cavenago si occupa della parte grafica con il suo tratto distintivo. Vi aggiunge un tocco ancora più personale facendosi carico anche della colorazione delle tavole.

Leggere un albo Bonelli a colori è sempre un bel momento durante il mese. Quando, poi, succede un po' così per caso, su un numero dispari, è ancora più intrigante.

Una storia di buon livello, che scava nel passato di Dylan, ma che, come al solito, poco porta alla continuity promessa da Recchioni quando a preso le redini dell'Indagatore dell'Incubo tra le sue mani.

venerdì 7 ottobre 2016

Speciale Dylan Dog N° 30 - La fine è il mio inizio

Speciale Dylan Dog N°  30 
La fine è il mio inizio

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Giulio Camagni 
Copertina: Massimo Carnevale 

Uscita: 21/09/2016
Periodicità: annuale 

Dylan Dog è invecchiato. Sua è la responsabilità di aver dato il via all'invasione dei morti viventi, quando non ha ucciso il paziente zero: Groucho.
L'ex Indagatore dell'Incubo ora vive in una Londra ricostruita dal misterioso Werner in un'oasi per Immemori, coloro che han deciso di assumere sostanze che permettono loro di dimenticare il loro passato. Ma qualcuno decide di smettere di assumerle, Herbert, ed a ricordare il suo passato, anche se in modo confuso. Dylan sarà tentato di seguirlo e di fuggire dall'oasi per tornare dalle persone che ha lasciato. Ma quale sarà l'illusione? E la realtà?

Quando si parla di Speciale è questo che intendo. Una storia fuori dagli schemi che porti qualcosa di nuovo al personaggio di cui si occupa. In questo caso, da anni, Bilotta, col la saga del Pianeta dei Morti, ci sta proponendo degli ottimi lavoro. Tra Color Fest, volume Bao, speciali e tutto il resto sta creando una mitologia per un vecchio Dylan (starà seguendo l'idea nota da Old Man Logan?). Riappaiono vecchi personaggi, assumono nomi nuovi e nuovi ruoli, ma alla fine tutti riconosciamo l'ambiente in cui veniamo portati dalla nostra immaginazione. La storia, quest'anno, però, è un po' più lenta del solito. Pare che l'autore abbia inserito un po' troppo angoli delle spiegazione, a volte leggermente ridondanti, e lasciato troppe domande, che magari sarebbe stato meglio chiarire subito, senza risposta. Alcuni colpi di scena sono telefonati (davvero non avevate capito chi era Herbert?), ma, tuttavia, l'avventura dell'Old Boy rimane piacevole. Certo, col prossimo episodio ci aspettiamo i fuochi d'artificio.
Ai disegni Camagni. L'artista porta a casa un lavoro onesto, ma senza punte d'eccellenza. Tende troppo a modificare i lineamenti dei protagonisti, come se, a volte, si dimenticasse che sono tutti ultra cinquantenni e li ritragga da trentenni. A parte questa sensazione di disagio che coglie alla sprovvista, alla fine, il lavoro del disegnatore si apprezza.

La copertina di Carnevale è bella, ma, forse, un pelo sotto le sue opere migliori.