martedì 26 febbraio 2019

Morgan Lost Black Novels - Il Babau

Morgan Lost Black Novels - N° : 2 
Il Babau

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 

Disegni: Ennio Bufi 

Colori: Arancia Studio 
Copertina: Fabrizio De Tommaso 

Periodicità: mensile 
Uscita: 22/02/2019 
Formato: 17 x 23 cm, b/n 
Pagine: 64 
Codice a barre: 977242169204190038 
Prezzo: 3,50 

La fine del fenomeno degli assassini Rockstar ha portato al collasso l'economia di Neo Heliopolis. La Sezione 5 sta importando dall'estero assassini di fama per sopperire alla mancanza e ricreare il fenomeno. Crudeli figure sono state acquistate dalle prigioni di Belgrado, dal Giappone e da altre parti del mondo.
Morgan Lost, contattato da una vecchia amica, viene a scoprire che colui che a perseguitato lui ed altri bambini in orfanotrofio è uno di loro. Il Babau sta uccidendo ancora e solo lui potrebbe avere il coraggio di fermarlo. Anche se sarà molto difficile.

Nota simpatica: tra i crediti si dice che dei colori si è occupato Arancia Studio. Dal numero scorso Morgan Lost ha abbandonato la sua tricromia ed è tornato al classico bianco e nero di casa Bonelli. Sempre 64 pagine, sempre 3.5€ il suo costo, ma abbiamo perso un colore. Probabilmente sarà transitorio, ma per adesso questa è la condizione di lettura in cui ci si trova.

Devo ammettere che a prima vista i disegni di Ennio Bufi mi avevano infastidito. Poi mi sono messo a leggere la storia di Chiaverotti ed ho visto come ha portato su carta i personaggi e le ambientazioni che gli sono state assegnate. Devo dire che mi sono ricreduto subito. Il suo tratto graffiato ed inciso con pennini efficaci l'ho trovato ben calibrato in ogni pagina. E' stato messo alla prova nelle situazioni più disparate (veicoli, tecnologia, erotismo, orrore, dinamismo) ed ha trovato sempre la chiave grafica giusta per coinvolgermi nella lettura.

Qualche pagina superflua nella sceneggiatura di Chiaverotti, ma l'albo fila via liscio e, fin troppo, rapido.
  

lunedì 25 febbraio 2019

Razzie Awards 2019 - I premi

Anche quest'anno, prima degli Oscar, arrivano i Golden Raspberry Award Foundation, riservati ai film più brutti dell’anno.

Se per i film candidati ai premi seri mi rammarico di non averne visti a sufficienza, qui sono contento di non averne visto alcuno.

Già il poster italiano di Holmes & Watson con Will Ferrell e John C. Reilly mi aveva profondamente inquietato. Sono contento di sapere che la produzione del film ha fruttato i premi per Peggior film, Peggior regia, il Peggior attore non protagonista e il Peggior remake o sequel. Un totale di quattro, meritatissimi, premi.

Abitudinaria per il premio di Peggior Attrice è la, a volte, simpatica Melissa McCarthy per la sua performance non in uno, ma in due film: Pupazzi senza gloria e Life of the Party.
Peggior sceneggiatura? Cinquanta sfumature di rosso.

Melissa agli Oscar
Peggior attore e Peggior Combo sono stati entrambi assegnati al Presidente degli Stati Uniti d'America Donald J. Trump per Fahrenheit 11/9. Nello stesso film troviamo la Peggiore Attrice Protagonista: Kellyanne Conway.

Donald, orgoglione.

PEGGIOR FILM
•“Gotti”
•“Holmes & Watson”
•“Pupazzi senza gloria”
•“Robin Hood”
•“Winchester”

PEGGIOR REGISTA
•Etan Cohen, “Holmes & Watson”
•Kevin Connolly, “Gotti”
•James Foley, “Cinquanta sfumature di rosso”
•Brian Henson, “Pupazzi senza gloria”
•The Spierig Brothers, “Winchester”

PEGGIOR SCENEGGIATURA
•“Death of a Nation”
•“Cinquanta sfumature di rosso”
•“Gotti”
•“Pupazzi senza gloria”
•“Winchester”

PEGGIOR ATTRICE
•Jennifer Garner, “Peppermint”
•Amber Heard, “London Fields”
•Melissa McCarthy, “Pupazzi senza gloria” e “Life of the Party
•Helen Mirren, “Winchester”
•Amanda Seyfried, “The Clapper”

PEGGIOR ATTORE
•Johnny Depp (voce), “Sherlock Gnomes”
•Will Ferrell, “Holmes & Watson”
•John Travolta, “Gotti”
•Donald J. Trump (nei panni di se stesso), “Death of a Nation” and “Fahrenheit 11/9”
•Bruce Willis, “Death Wish”

PEGGIOR ATTORE PROTAGONISTA
•Jamie Foxx, “Robin Hood”
•Ludacris (voce), “Show Dogs”
•Joel McHale, “Pupazzi senza gloria”
•John C. Reilly, “Holmes & Watson”
•Justice Smith, “Jurassic World: Il regno distrutto”

PEGGIOR ATTRICE PROTAGONISTA
•Kellyanne Conway (nei panni di se stessa), “Fahrenheit 11/9”
•Marcia Gay Harden, “Cinquanta sfumature di rosso”
•Kelly Preston, “Gotti”
•Jaz Sinclair, “Slender Man”
•Melania Trump (nei panni di se stessa), “Fahrenheit 11/9”

PEGGIOR COMBO
•“2 attori o pupazzi a caso (specialmente nelle bizzarre scene di sesso),” “Pupazzi senza gloria”
•“Johnny Depp e la sua carriera che sta svanendo”, “Sherlock Gnomes”
•“Will Ferrell e John C. Reilly (mentre buttano via due tra i personaggi più amati della letteratura),” “Holmes & Watson”
•“Kelly Preston e John Travolta (che ricevono delle recensioni stile Battlefield Earth),” “Gotti”
•“Donald J. Trump e la sua meschinità”, “Death of a Nation” e “Fahrenheit 11/9”

PEGGIOR REMAKE, COPIA o SEQUEL
•“Death of a Nation” (copia di “Hillary’s America”)
•“Holmes & Watson”
•“Il giustiziere della notte”
•“The Meg” (copia di “Lo squalo”)
•“Robin Hood”

Oscar 2019 - I premi

E anche questa lunga notte è andata. E "i premi più importanti del cinema mondiale" sono stati assegnati.
Come è andata?

Speravo che Alfonso Cuarón facesse la doppietta e vincesse sia Miglior Film che Miglior Film Straniero e, invece, nella prima categoria è stata battuto da Green Book. In compenso il regista si porta a casa, oltre a quella per Miglior Film Straniero, la statuetta come Miglior Regista, quinto regista messicano in sei anni a vincere l’Oscar e doppia quello che 2013 vinto con Gravity.
Come detto Green Book, a sorpresa (mica tanto) ha strappato a Roma il premio per miglior film. Qui bisognerebbe aprire una parentesi sulla situazione politica americana, sull'integrazione degli immigrati, sulla situazione dei più deboli e sulla necessità della Commissione degli Oscar (composta prevalentemente da uomini anziani e bianchi) di riconoscere di premi ad attori e produzioni neri. Infatti, quella del 2019 è quella, ad oggi, nella quale il numero maggiore di attori neri ha vinto dei premi: Regina King, Ruth Carter, Hannah Beachler, Mahershala Ali, Peter Ramsey, Spike Lee, Kevin Willmott). 

I migliori attori.
Green Book (a questo punto perchè non BlacKkKlansman, se doveva essere un sorpresone, forse perchè va a toccare interessi più radicati e contemporanei?) porta il secondo Oscar, Miglior Attore non Protagonista, a Mahershala Ali che non ho visto in questo film, ma che trovo un attore molto bravo.
Regina King, per Se la strada potesse parlare, ritira il premio di Miglior Attrice non Protagonista, mentre Olivia Colman prende quello più importante per La Favorita: Miglior Attrice Protagonista. Gleen Close rimane, ancora, a bocca asciutta dopo sette nomination.


Si porta a casa il suo primo Oscar competitivo Spike Lee. Dopo quello assegnato alla carriera gli viene assegnato quello per la Miglior Sceneggiatura Adattata. 
Bryan Singer non è stato mai menzionato, ma Bohemina Rapsody era in gara su diversi fronti. Improbabile la vittoria come Miglior Film, certa è stata quella per Ramy Malek come Miglior Attore Protagonista. Il protagonista di Mr. Robot, dove già era bravo, figlio di immigrati egiziani ha scalato gli altri concorrenti e messo in bacheca una meritata statuetta.

Le scenografie da Oscar di Black Panther.
La politicizzazione degli Oscar, di cui si accennava sopra, risulta evidente sia per la candidatura di Black Panther a Miglior Film, sia per l'eccessivo numero di premi assegnatigli: tre. Se si possono capire Miglior Colonna Sonora e Migliori Costumi, non trovo accettabile quello per Miglior Scenografia. Sarò vecchio io, ma se realizzi qualcosa in CGI sono effetti speciali; la scenografia deve essere tangibile. Sicuramente sono i tempi che cambiano, ma ancora non sono pronto per accettare un premio dato con questi presupposti.
Altro titolo per la Marvel arriva non inaspettato: Miglior Film d'Animazione è Spiderman - Un Nuovo Universo.

Sara Pichelli, disegnatrice originale di Miles Morales.
Anche per quanto riguardava la Miglior Canzone l'esito delle votazioni non è stato inaspettato. Lady Gaga ha vinto con la sua Shallow da A star is born.

Ciumbia!
A bocca amara è andato ai party post serata chi si aspettava premi importanti per Vice. Il film, con un grande Christian Bale, si deve accontentare del premio tecnico per Trucco e Parrucco.

Purtroppo dei film di cui abbiamo parlato ho avuto occasione di vederne pochi, ma spero di riuscire a recuperare presto almeno quelli candidati nella categoria principale.

All'anno prossimo.

TUTTI I VINCITORI:

MIGLIOR FILM
•Black Panther – Kevin Feige, Produttore
•BlacKkKlansman – Sean McKittrick, Jason Blum, Raymond Mansfield, Jordan Peele e Spike Lee, Produttori
•Bohemian Rhapsody – Graham King, Produttore
•La Favorita – Ceci Dempsey, Ed Guiney, Lee Magiday and Yorgos Lanthimos, Produttori
•Green Book – Jim Burke, Charles B. Wessler, Brian Currie, Peter Farrelly e Nick Vallelonga, Produttore
•Roma – Gabriela Rodríguez e Alfonso Cuarón, Produttori
•A Star Is Born – Bill Gerber, Bradley Cooper e Lynette Howell Taylor, Produttori
•Vice – L’Uomo nell’Ombra – Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Adam McKay e Kevin Messick, Produttori

ATTORE PROTAGONISTA
•Christian Bale – Vice – L’Uomo nell’Ombra
•Bradley Cooper – A Star Is Born
•Willem Dafoe – Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità
•Rami Malek – Bohemian Rhapsody
•Viggo Mortensen – Green Book

ATTRICE PROTAGONISTA
•Yalitza Aparicio – Roma
•Glenn Close – The Wife
•Olivia Colman – La Favorita
•Lady Gaga – A Star Is Born
•Melissa McCarthy – Copia Originale

ATTORE NON PROTAGONISTA
•Mahershala Ali – Green Book
•Adam Driver – BlacKkKlansman
•Sam Elliott – A Star Is Born
•Richard E. Grant – Copia Originale
•Sam Rockwell – Vice – L’Uomo nell’Ombra

ATTRICE NON PROTAGONISTA
•Amy Adams – Vice – L’Uomo nell’Ombra
•Marina de Tavira – Roma
•Regina King – Se la Strada Potesse Parlare
•Emma Stone – La Favorita
•Rachel Weisz – La Favorita

FILM D’ANIMAZIONE
•Gli Incredibili 2 – Brad Bird, John Walker e Nicole Paradis Grindle
•L’Isola dei Cani – Wes Anderson, Scott Rudin, Steven Rales e Jeremy Dawson
•Mirai – Mamoru Hosoda e Yuichiro Saito
•Ralph Spacca Internet – Rich Moore, Phil Johnston e Clark Spencer
•Spider-Man: Un Nuovo Universo – Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, Phil Lord e Christopher Miller

FOTOGRAFIA
•Cold War – Łukasz Żal
•La Favorita – Robbie Ryan
•Opera Senza Autore – Caleb Deschanel
•Roma – Alfonso Cuarón
•A Star Is Born – Matthew Libatique

COSTUMI
•La Ballata di Buster Scruggs – Mary Zophres
•Black Panther – Ruth Carter
•La Favorita – Sandy Powell
•Il Ritorno di Mary Poppins – Sandy Powell
•Maria Regina di Scozia – Alexandra Byrne

REGIA
•BlacKkKlansman – Spike Lee
•Cold War – Paweł Pawlikowski
•La Favorita – Yorgos Lanthimos
•Roma – Alfonso Cuarón
•Vice – L’Uomo nell’Ombra – Adam McKay

DOCUMENTARIO
•Free Solo – Elizabeth Chai Vasarhelyi, Jimmy Chin, Evan Hayes e Shannon Dill
•Hale County This Morning, This Evening – RaMell Ross, Joslyn Barnes e Su Kim
•Minding the Gap – Bing Liu e Diane Quon
•Of Fathers and Sons – Talal Derki, Ansgar Frerich, Eva Kemme e Tobias N. Siebert
•RBG – Betsy West e Julie Cohen

DOCUMENTARIO (corto)
•Black Sheep – Ed Perkins e Jonathan Chinn
•End Game – Rob Epstein e Jeffrey Friedman
•Lifeboat – Skye Fitzgerald and Bryn Mooser
•A Night at The Garden – Marshall Curry
•Period. End of Sentence. – Rayka Zehtabchi e Melissa Berton

MONTAGGIO
•BlacKkKlansman – Barry Alexander Brown
•Bohemian Rhapsody – John Ottman
•La Favorita – Yorgos Mavropsaridis
•Green Book – Patrick J. Don Vito
•Vice – L’Uomo nell’Ombra – Hank Corwin

FILM STRANIERO
•Capernaum – Libano
•Cold War – Polonia
•Opera Senza Autore – Germania
•Roma – Messico
•Un Affare di Famiglia – Giappone

TRUCCO E PARRUCCO

•Border – Göran Lundström e Pamela Goldammer
•Maria Regina di Scozia – Jenny Shircore, Marc Pilcher e Jessica Brooks
•Vice – L’Uomo nell’Ombra – Greg Cannom, Kate Biscoe e Patricia DeHaney

COLONNA SONORA
•Black Panther – Ludwig Goransson
•BlacKkKlansman – Terence Blanchard
•Se la Strada Potesse Parlare – Nicholas Britell
•L’Isola dei Cani – Alexandre Desplat
•Il Ritorno di Mary Poppins – Marc Shaiman

CANZONE ORIGINALE
•“All The Stars” da “Black Panther”
Musica di Mark Spears, Kendrick Lamar Duckworth e Anthony Tiffith; testi di Kendrick Lamar Duckworth, Anthony Tiffith e Solana Rowe
•“I’ll Fight” da “RBG”
Musica e testi di Diane Warren
•“The Place Where Lost Things Go” da “Il Ritorno di Mary Poppins”
Musica di Marc Shaiman; testi di Scott Wittman e Marc Shaiman
•“Shallow” da “A Star Is Born”
Musica e testi di Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt
•“When A Cowboy Trades His Spurs For Wings” da “La Ballata di Buster Scruggs”
Musica e testi di David Rawlings e Gillian Welch

SCENOGRAFIE
•Black Panther  Production Design: Hannah Beachler; Set Decoration: Jay Hart
•La Favorita  Production Design: Fiona Crombie; Set Decoration: Alice Felton
•First Man  Production Design: Nathan Crowley; Set Decoration: Kathy Lucas
•Il Ritorno di Mary Poppins  Production Design: John Myhre; Set Decoration: Gordon Sim
•Roma  Production Design: Eugenio Caballero; Set Decoration: Bárbara Enríquez

CORTO ANIMATO
•Animal Behaviour – Alison Snowden e David Fine
•Bao – Domee Shi e Becky Neiman-Cobb
•Late Afternoon – Louise Bagnall e Nuria González Blanco
•One Small Step – Andrew Chesworth e Bobby Pontillas
•Weekends – Trevor Jimenez

CORTO LIVE ACTION
•Detainment – Vincent Lambe e Darren Mahon
•Fauve – Jeremy Comte e Maria Gracia Turgeon
•Marguerite – Marianne Farley e Marie-Hélène Panisset
•Mother – Rodrigo Sorogoyen e María del Puy Alvarado
•Skin – Guy Nattiv e Jaime Ray Newman

MONTAGGIO SONORO
•Black Panther – Benjamin A. Burtt e Steve Boeddeker
•Bohemian Rhapsody – John Warhurst e Nina Hartstone
•First Man – Ai-Ling Lee e Mildred Iatrou Morgan
•A Quiet Place – Ethan Van der Ryn e Erik Aadahl
•Roma – Sergio Díaz e Skip Lievsay

SUONO
•Black Panther – Steve Boeddeker, Brandon Proctor e Peter Devlin
•Bohemian Rhapsody – Paul Massey, Tim Cavagin e John Casali
•First Man – Jon Taylor, Frank A. Montaño, Ai-Ling Lee e Mary H. Ellis
•Roma – Skip Lievsay, Craig Henighan e José Antonio García
•A Star Is Born – Tom Ozanich, Dean Zupancic, Jason Ruder e Steve Morrow

EFFETTI VISIVI
•Avengers: Infinity War – Dan DeLeeuw, Kelly Port, Russell Earl e Dan Sudick
•Ritorno al Bosco dei 100 Acri – Christopher Lawrence, Michael Eames, Theo Jones e Chris Corbould
•First Man – Paul Lambert, Ian Hunter, Tristan Myles e J.D. Schwalm
•Ready Player One – Roger Guyett, Grady Cofer, Matthew E. Butler e David Shirk
•Solo: A Star Wars Story – Rob Bredow, Patrick Tubach, Neal Scanlan e Dominic Tuohy

SCENEGGIATURA ADATTATA
•La Ballata di Buster Scruggs – Scritto da Joel Coen & Ethan Coen
•BlacKkKlansman – Scritto da Charlie Wachtel & David Rabinowitz e Kevin Willmott & Spike Lee
•Copia Originale – Scritto da Nicole Holofcener e Jeff Whitty
•Se la Strada Potesse Parlare – Scritto da Barry Jenkins
•A Star Is Born – Scritto da Eric Roth e Bradley Cooper & Will Fetters

SCENEGGIATURA ORIGINALE
•La Favorita – Scritto da Deborah Davis e Tony McNamara
•First Reformed – Scritto da Paul Schrader
•Green Book – Scritto da Nick Vallelonga, Brian Currie, Peter Farrelly
•Roma – Scritto da Alfonso Cuarón
•Vice – L’Uomo nell’Ombra – Scritto da Adam McKay

giovedì 21 febbraio 2019

I kill giants

I kill giants
J. M. Ken Niimura, Joe Kelly

ISBN: 978-88-6543-007-1
Colore o B/N: Bianco e nero
Data di pubblicazione: 25/02/2014
Disponibile in digitale: Sì (anche formato Kindle)
Edizione: Regular (che la Variant c'ha la copertina di Zerocalcare, che anche no)
Formato e rilegatura: Brossurato 16 x 24
Genere: Rito di passaggio eroico
Pagine: 200
Prezzo: 15,00€

Barbara Thorson frequenta la quinta elementare, ama il fantasy, Dungeon's & Dragons, praticamente non ha amici e ha un segreto: lei uccide i Giganti. Solo che ha un carattere irrequieto e, sopratutto a scuola, tende ad essere insolente ed irrispettosa sia con i maestri sia con i compagni di classe. Solo l'avvicinarsi di una nuova arrivata, Sophia, la porta a pensare che un'amicizia, nella sua vita, sia possibile. 
Nell'intimità delle mura domestiche vive con suo fratello, più piccolo, e sua sorella, più grande che si occupa di loro oltre ad avere un lavoro a tempo pieno. La villetta nella quale vive ospita la sua stana al primo piano, ma lei non vi dorme: al primo piano si nasconde un orrore tale da non permetterle di salire le scale. Barbara, allora, ha deciso di dormire in cantina: è lì dove si allena ad uccidere i Giganti con il suo martello incantato Coveleski, il distruttore di giganti.

Era un po' che mi ronzava in testa di leggere questa storia scritta da Joe Kelly. Kelly (scrittore di Deadpool per la Marvel, creatore di Ben10, tra le altre cose) tratta un tema difficile con un personaggio difficile. Mettere in mano ad una ragazzina di dieci anni un enorme martello, in testa un cerchietto con le orecchie da coniglio ed inserirla alla presenza di bulli scolastici e situazioni familiari difficili non è facile. Kelly riesce in tutto. Kelly riesce a passare al lettore i sentimenti di Barbara, le sue paure, le sue difficoltà, il suo coraggio ed il suo bisogni di amore. I Giganti sono pericolosi, ci sono e arrivano e solo Barbara potrà affrontarli.
Ken Niimura, disegnatore dai lineamenti giapponesi e di nazionalità spagnola, non ha uno di quei tratti che attirano. La sua matita disegna come se fosse prigioniera di un manga realizzato in fretta, ma... Ma ha il suo effetto. Le prospettive difettose, le linee imprecise, i personaggi affilati tutto, qui funziona. Niimura trova l'espediente grafico giusto per mostrarci i due mondi, quello di Barbara e quello reale, in contemporanea ed il tutto diventa così naturale che quando si fondono il lettore neanche se ne accorge: quella è la sua realtà ormai. Nonostante quanto si possa pensare vedendo le prime pagine, il tratto di Niimura esalta la storia di Kelly e trasmette profonde emozioni in più punti, suscitando sentita commozione.

I Kill Giants è un libro. I Kill Giants deve essere letto. I Kill Giants ha da dire, è lì per aiutare ed i suoi autori hanno creato un piccolo capolavoro.
Al momento è esaurito sul sito Bao. Si parla di una ristampa (cartonata, a prezzo leggermente più alto, circa 20€) per fine Settembre 2018. Se non avete la fortuna di trovarlo in qualche biblioteca, libreria o fumetteria vicino a voi procuratevelo appena potete.

Nel caso sappiate che, in Italia, ha portato a casa il Gran Guinigi a Lucca Comics & Games 2011 come Miglior Sceneggiatura, come passa il tempo.

martedì 19 febbraio 2019

Alita - Angelo della Battaglia

Seconda metà del 2500. Dopo La Caduta una sola città sospesa è rimasta attiva: Zalem. Sotto la sua perpendicolare è nata la Città di Ferro. Qui, tutti i rifiuti, tecnologici o meno, vi vengono scaricati e la popolazione si inventa il modo di riciclarli per sopravvivere.
La società è un'integrazione multirazziale, idiomi, lineamenti si alternano senza soluzione di continuità. Molti dei residenti presentano innesti cibernetici per il potenziamento. Di alcuni di loro solo il viso è rimasto umano mentre tutto il resto del corpo è stato sostituito da circuiti e metallo.
Dayson Ido è un dottore. Il suo proposito è riparare, anche senza ricevere compenso, i cyborg meno abbienti in modo che possano sopravvivere alla Città di Ferro. Per questo necessita di recuperare pezzi utilizzabili, praticamente, senza spesa. Il suo supermercato è la discarica. Tra una scheda ed un bulbo oculare si imbatte in un busto funzionante, completo di testa e cuore, di un cyborg dalle sembianze di una giovane ragazza. Lo raccoglie e lo innesta in un corpo di sua costruzione.
Inizia, così, la nuova vita di Alita. Una giovane ragazza senza memoria, ma con grandi potenzialità combattive, che impara a conoscere il mondo intorno a sé, le discriminazioni, il Motorball, l'amore, il pericolo e l'avventura. La sua esistenza troverà senso nell'affrontare Nova, colui che gestisce l'irraggiungibile Zalem.



Era il 1990 quando Yukito Kishiro ideava, scriveva e disegnava per la prima volta Alita - L'angelo della battaglia. Ne uscivano i primi nove volumi del manga entro il 1995 e James Cameron, dall'altra parte dell'oceano, da lì a breve, avrebbe deciso di farne un film in quel di Hollywood. Sono passati venti anni, Avatar e tutti i suoi sequel in preparazione, e Alita ha visto la vita. Non con Cameron alla regia, ma con il suo amico Robert Rodriguez (eclettico amico, anche, di Tarantino, capace di passare da El Mariachi a Spy Kids, da Machete a Sin City, da Four Room a Dal tramonto all'alba e così via) a dirigere la baracca. Cameron è rimasto a supervisionare il tutto, a produrlo ed a scrivere la sceneggiatura insieme a Laeta Kalogridis (scrittrice con un gran bel curriculum).
Dopo venti anni, com'è Alita?



La trasposizione del personaggio principale sul grande schermo è stata realizzata interamente con la computer grafica. Alita è stata resa visivamente molto simile a colei che è stata conosciuta da chi ha letto il manga: occhi grandi, specchio dell'anima, e bocca piccola, capelli neri e fisico snello e veloce. Sotto quegli strati di pelle digitale, però, c'è Rosa Salazar, recentemente vista in Bird Box su Netflix, e conoscendone le fattezze era facile vederla lì sotto, ad agire nei panni di Alita. Nonostante la scelta di rendere la protagonista in digitale (strada precorsa dal film di Final Fantasy del 2001, con tutto il cast dalle fattezze umane in digitale) devo ammettere che la sua credibilità non è venuta meno. Gli artisti che hanno lavorato per trasporla sul grande schermo l'hanno dotata di atteggiamenti e movimenti tipici da ragazzina che l'hanno resa umana. Sono rimasto, però, inconsciamente turbato dai capelli: sarà stata una mia impressione, ma mi è parso che non avessero movimenti congrui con quelli dei capelli dei personaggi vicini alla protagonista. Per fami passare il dubbio dovrò rivedere il film con più calma.



A Rosa Salazar si affiancano attori di alto livello, vincitori e candidati a Premi Oscar. Il primo che incontriamo è Christoph Waltz. Il "padre" di Alita. Lui è sempre straordinario, ma il doppiaggio in italiano di Stefano Benassi è qualcosa in più. La familiarità con il quale lo fa parlare nel nostro idioma è un motivo di guadagno per l'attore.
Chiren, personaggio non presente nel manga, ma nei successivi OAV (anime destinati al mercato dell'Home Video Giapponese) ha le, bellissime e dure, sembianze di Jennifer Connely. Per necessità di copione, il suo personaggio risulta essere eccessivamente ingessato, ma l'attrice nata a Cairo, nello Stato di New York, riesce a permetterle un'evoluzione durante le due ore della pellicola.
Mahershala Ali è Vector, un affarista in contatto con Zalem e che persegue i suoi profitti senza guardare in faccia a nessuno. Ali, lanciatissimo con merito ed in sala in Italia anche con Green Book, sta assumendo, in questo genere di film, quei ruoli che una volta erano di Wesley Snipes. Non mi stupirei nel vederlo presto nei panni di Blade.
Keean Johnson, il nome dice poco, il personaggio pure. E' l'interesse amoroso della protagonista, serve a muovere certi meccanismi narrativi, ma resta sullo schermo per fin troppo tempo.


Il vero avversario di Alita, in questo primo film, è Grewishka (fortunato nell'essere interpretato da Jackie Earle Haley, il Rorschach del Watchmen di Snyder), uno sgherro del misterioso Nova, potenziato dallo stesso Vector. Gli scontri che Alita ha con lui le permettono di crescere e di ricordare qualcosa del suo passato. Un dualismo non proprio originale, ma che funziona.


La resa su schermo. Se per Alita ho già esternato i miei dubbi in riferimento ai capelli, per i mecha degli altri cyborg non posso che essere ammirato di ciò che è stato portato su schermo (lo stesso vale per i due corpi utilizzati da Alita e dai dettagli con i quali sono stati caratterizzati). Ciò che mi ha lasciato un po' perplesso è stata, invece, la scelta dei costumi per gli abitanti della Città di Ferro. In un'inquadratura ho visto una comparsa in bermuda verde militare, camicia simil hawaiana, borsello a tracolla, che smanettava con qualcosa: mi è sembrato di vedere un turista americano in gita. Mancavano infradito e calzino bianco ed eravamo a posto. Non so, ho avuto la sensazione che le comparse fossero state vestite in modo accurato. Mi sono fatto l'idea che siano state agghindate un po' con quello che capitava e non con la cura necessaria per immaginarsi un post catastrofe del 2563.



Di alto livello, invece, sia le scene di combattimento che quelle ambientate durante le sfide del Motorball. Queste ultime, ogni tanto, sconfinano in quella che si può definire la confusione da Transformers, o MdMB (Mordo di Michalel Bay). Sicuramente i movimenti dei partecipanti cybernetici a questo gioco, che è un po' un incrocio tra Speedball e Rollerball, sono stati ponderati, ma, a volte, per l'occhio umano, sfidano le legge della fisica e della compenetrazione dei corpi.



Alita è un film semplice, ma stratificato. Sullo schermo viene mostrata la rinascita di questa ragazza dalle caratteristiche speciali, ma accanto a lei accadono avvenimenti che possono far riflettere lo spettatore ad una seconda o terza visione. Non ho trovato confortevole l'eccessiva solarità data al film dalla fotografia. Avrei visto meglio gli eventi svolgersi costantemente con toni più cupi, rischiarati solo dalla solarità interiore della protagonista. Questa scelta, secondo me, si frappone tra lo spettatore ed il pathos necessario per lasciar trapelare le sofferenze a cui la ragazza è costretta ad andare in contro per crescere e recuperare i suoi ricordi.



Un film, a volte, troppo leggero per gli argomenti che tratta, ma che vale la pena essere visto sia da chi di Alita ha solo sentito parlare che da chi è stato affezionato lettore del manga.
Finalmente è arrivato al cinema, solo per questo merita. Un po' come L'uomo che uccise Don Chisciotte.
Ah, e, ovviamente: finale grandemente aperto per l'eventuale secondo capitolo (speriamo non tra altri venti anni).

mercoledì 13 febbraio 2019

EKHÖ - Volume 1

EKHÖ – Volume 1 – Mondo specchio: New York
Autori: Alessandro Barbucci, Christophe Arleston

ISBN: 978-88-6543-163-4
Colore o B/N: Bianco e nero
Data di pubblicazione: 18/02/2014
Formato e rilegatura: Cartonato 21 X 29
Genere: Mash-up pandimensionale urban-fantasy
Pagine: 64
Prezzo: 15,00€

Viaggiare in aereo è il modo più sicuro di spostarsi. Però quando un volo per New York incontra una pesante turbolenza, proprio dopo che un essere strano e sconosciuto ti domanda se accetti l'eredità di una zia morta vent'anni prima, e finisci in un mondo che non è il tuo, allora ti domandi quanto sia vero. Formicola Grattuglia, bella ragazza procace e bionda, ed, per casualità, il suo vicino di posto sul famoso aereo, si trovano si a New York, ma una Grande Mela decisamente diversa da quella che in cui si aspettavano di atterrare. Qui il mondo si è sviluppato in una direzione heroic-fantasy, non usa il denaro, ma l'oro, non vi è elettricità, Central Park non è ciò che ci si aspetta, anche se molti aspetti sono contigui a quelli della nostra realtà. Qui Formicola e Yuri si dovranno ambientare, perché è qui dove vivranno per sempre. Il mondo-specchio di Ekhö sarà terreno per le loro future, meravigliose, avventure.





Sempre Barbucci. Dove ti giri trovi un Barbucci. Ma che tavole stupende a realizzato per questo primo volume, in bianco e nero, di Ekhö? Sono spettacolari! Ogni centimetro di ogni tavola risulta essere disegnato. Ogni disegno è ricco di dettagli, come non se ne vedevano da tempo. Ogni dettaglio inscrive in sé altri dettagli e nell'insieme formano tavole che non ci si stancherebbe mai di guardare. Poi, furbescamente, il Barbucci, ha scelto un aspetto fisico decisamente appariscente per la sua Formicola, e questo intriga ancora di più.
Tutto in un bianco e nero fantastico, che nella ristampa estera a colori tanto perde quanto, a volte, guadagna su alcune tavole.


La storia, di Christophe Arleston autore francese che vive in Madagascar,  è decisamente semplice: il passaggio verso un altro mondo, qui per mezzo di un aereo e molta fantasia, un piccolo giallo (che si risolve in meno di una facciata) e la trovata della possessione da spirito di uno dei protagonisti (il quando si riconosce dalla pettinatura), ma è tutto il contorno a tenere alto il livello dell'intrigo.

Non è un caso se Ekhö, in Francia, è già arrivato all'ottavo volume. E' un'opera monumentale che, stampata nel formato francese e che Bao replica in Italia, valorizza al massimo le tavole di Alessandro Barbucci è qualcosa che l'occhio di ciascun lettore di fumetti dovrebbe apprezzare. Nel Bel Paese, al momento, siamo fermi al quarto volume; siamo a metà strada. Anche se non sappiamo fino a quando i due autori andranno avanti.

Per rifarsi gli occhi.

martedì 5 febbraio 2019

Mercurio Loi - Ciao, core

Mercurio Loi N° : 15 
Ciao, core

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Andrea Borgioli 
Colori: Francesca Piscitelli 
Copertina: Manuele Fior 

Periodicità: bimestrale 
uscita: 24/01/2019 

Formato: 21 x 16 cm, colore 

Pagine: 96 

Codice a barre: 977253232204290015 
Prezzo: 4.90€

Un dissertazione sull'amore coinvolge, in due storie parallele. Sia Mercurio Loi che il suo ex assistente, ora alleato di Tarcisio, Ottone si trovano ad avere a che fare con questo misterioso sentimento. Il primo scopre il rinvigorirsi della passione per Enrica, conosciuta qualche tempo fa, e percepisce che questa avventura potrebbe essere la più difficile di quelle da lui affrontate fino adesso. Il secondo non si riesce a darsi pace di essere l'assassino del padre della donna che ama e non sa se confessarglielo o meno.Tarcisio è nell'ombra di entrambi, più direttamente con Ottone, tramando con Galatea per Mercurio.
Come gestiranno i due uomini queste situazioni di cuore? Ne usciranno indenni o feriti?

Penultimo passo in questo, inutilmente visti gli sviluppi, bimestrale di casa Bonelli. Alessando Bilotta conduce la sua creatura sul sentiero dell'amore. Lo canta, lo descrive e permette ai sui protagonisti di interagirvi in modo libero. Non mancano le macchinazioni complesse alle loro spalle, come  gli sviluppi del piano di Galatea. Alcune rivelazioni sorprenderanno il lettore, ma apriranno uno scenario inquietante per il destino di Mercurio.
E' interessante come, in poche pagine, lo sceneggiatore riesca a far evolvere il rapporto tra Mercurio ed Enrica. Entrambi hanno un'attrazione l'uno per l'altra, ma, come spesso accade, la parabola diventa discendente quando pochi dettagli, a volte non notati, iniziano ad ostacolare la relazione.
Tra Ottone e la ragazza di cui è innamorato gli sviluppi stagnavano da un po'. Qui, Bilotta, mette tanta carne al fuoco, per esigenze di tempo. Amante dei colpi di scena, leggibili in modo da lasciare dubbi al lettore, anche qui, la situazione sentimentale viene risolta. Ma non pensate che sia un lavoro tirato via. La sua cultura ed il suo amore per la narrazione complessa amano circondarci di similitudini. La gatta Amore è bianca e nera, due colori che si completano, come lo Ying e lo Yang, la paura dei Ragni (come il cognome fittizio di Tarcisio) di Mercurio viene affrontata in due distinti momenti e il suo disprezzo per i bambini di inizio episodio contrasta con i consigli che il Professore riceve, e segue, da Dante.

Il tutto viene accompagnato dal tratto grafico di Andrea Borgioli, non sempre costante che potrebbe essere interpretato come un tentativo di sdrammatizzare le tragiche vicende messe in scena. Non è una vita facile quella di Mercurio Loi.

Lavoro complicato per Francesca Piscitelli che ai colori si trova a gestire un albo difficile. I colori variano di tonalità dalla prime pagine a quelle che chiudono l'albo. La colorazione delle vignette di Borgioli parte con pastelli caldi, anche di notte, durante la fase dell'innamoramento per, poi, procedere in una desaturazione complessiva a per le due pagine prima delle ultime due. Il tutto passando per una falsa tricromia livida, per Mercurio, ed una mattone per Ottone.

Il quindicesimo numero della serie ci porta, anche, la seconda più bella copertina di Manuele Fior, dopo il colore giallo.

Chiuderà a marzo Mercurio Loi. Un esperimento editoriale che ha riabilitato il fumetto di qualità in edicola. Un fumetto che, grazie al suo creatore, ha portato a casa premi in ogni dove nel suo breve periodo di vita. L'apice della carriera per Alessandro Bilotta e una delle vette più alte di casa Bonelli. Come sempre, nella società moderna, quando qualcosa mette in difficoltà le menti di chi ne fruisce è meglio toglierla di mezzo che educare ad apprezzarla. Questa è la fine che ha fatto Mercurio Loi. Un uomo brutto, con mille difetti, ma che ci ha permesso di passeggiare tra le strade di una Roma antica, papale, facendocene apprezzare i vicoli e le loro atmosfere. Da marzo ci mancheranno anche gli editoriali di Bilotta, scritti con ricercato gusto e piacevole scelta di parole.

Il mondo del fumetto perderà qualcosa.

venerdì 1 febbraio 2019

Titans - La serie

Titans è un progetto curioso. Si sviluppa su undici episodi e non chiude neanche il cerchio che narrativo che ci propone.

Titans è un progetto curioso perchè è gestito, anche, da Greg Berlanti, colui che ha dato vita all'Arrowerse televisivo. E' colui che ha preso il clone povero di Batman, Green Arrow, e, ormai, da sette anni sta espandendo il suo universo narrativo grazie a Flash, Supergirl (ad ora, per me, la sua creazione più interessante) e Legend's of Tomorrow. I tre solisti, inoltre, godono della possibilità, una volta all'anno, di incrociare le loro strade in crossover tra le tre serie, che stanno iniziando a dare vita ad una serie nelle serie decisamente interessante.

Titans è un progetto curioso perchè ha un compito difficile: estirpare dalle menti di almeno due generazioni di telespettatori l'immagine che hanno dei Titans.


Questa.
Titans è un progetto che ha come fulcro il fondatore del gruppo: Dick (mai nome fu più appropriato) Grayson. Nella pianificazione degli sceneggiatori l'ex Robin è diventato un violento giustiziere che adora far sanguinare a cazzotti i cadaveri degli avversari che ha steso, tanto da ritrovarsi più volte con il viso e la bocca imbrattati di sangue di sconosciuti (che non è né molto igienico né molto salutare). E' un personaggio complesso, orfano, praticamente, come tutti i protagonisti di questo primo esperimento televisivo ufficiale della Warner Bros., che si accompagnerà ad altri personaggi con altri problemi.
Rachel, Raven, è il moto narrativo della serie. Lei è il fulcro dell'avventura, lei è colei che ha un padre misterioso per il quale c'è chi vuole ucciderla e chi vuole salvarla. Lei, in fin dei conti, è colei che rende un po' troppo prevedibile la serie. Sopratutto quando vedi che sei a metà dell'ultimo episodio e non è ancora "in salvo".
Kori, Stafire, paga il look con la quale hanno deciso di rappresentarla. Senza memoria è alla ricerca di Rachel, ma è costantemente vestita da prostituta anni '80 del secolo scorso. Devo essere sincero: la scelta di questo look è stata il freno principale che mi ha ostacolato nella visione di questa serie.
Gar, Beast Boy, è un personaggio inutile già nei fumetti, nei cartoni e qui non può che confermare il suo ruolo. Serve per completare la cromia variopinta delle chiome dei protagonisti, col suo verde si abbina al viola acceso di Starfire ed al neroazzurro di Raven.



Ciò che c'è di buono in questa serie è che gli autori hanno potuto pescare a mani basse dagli dei minori della mitologia DC. Da questo lavoro di recupero lo spettatore può godere di personaggi come Jason Tood (già con le caratteristiche che ne segneranno il futuro), Donna Troy (Conor Leslie, una Wonder Woman in tono minore), ma, sopratutto Hawk and Dove (Falco e Colomba). Se i primi due personaggi si innestano nella narrazione, a parte per il gancio iniziale la coppia di eroi ornitologici si vede dedicato quasi il venti per cento del minutaggio totale della serie. Geoff Johns, uno degli sceneggiatori di punta della DC, ha da sempre molto a cuore questi due personaggi ed ha scritto per loro due episodi di spessore. Anche gli attori che sono stati scelti per ricoprire i ruoli li ho visti bene. Hank, Alan Ritchson, è quello reso meglio, sia per fisicità che per grugno e carattere. Dawn, Minka Kelly, in carne ed ossa si rispecchia molto in quella dei fumetti, ma paga il colore dei capelli obbligatoriamente decisamente forzato.


Poco igienico dire.
Andando a dare un'occhiata al cast dei personaggi principali, io personalmente, ho trovato una flotta di emeriti sconosciuti. Brenton Thwaites è Robin. Come detto un Robin travagliato da un misfatto che lo ha allontanato da Batman e che lo fa sentire in colpa per essere diventato quello che è diventato. L'attore è bravo, ha la giusta faccia da Dick per il ruolo.

Anna Diop è Starfire. E' un personaggio che nei fumetti ho visto sempre troppo poco in azione, ma che mi è sempre piaciuto. C'è chi si è scandalizzato perché è stata scelta una ragazza nera per interpretarla. A me poco importa chi vi sia sotto un'aliena arancione, quello che mi scoccia è che non sia arancione se non in alcuni momenti dello spettacolo.



Ryan Potter, lineamenti asiatici per dare ad ogni etnia il suo eroe e vendere meglio il prodotto nei Paesi ad est, è Beast Boy. Come detto, indipendentemente dall'attore, capelli verdi, la possibilità di trasformarsi solo, spero temporaneamente, in una tigre verde è un personaggio che mi dice poco. Carne da macello per attirare Raven in trappola.
Teagan Croft, è la Raven di cui sopra, quindicenne di belle aspettative. Occhi azzurri profondi, ruolo difficile da interpretare, tante aspettative per uno dei personaggi mistici più temuti nell'Universo DC. Devo dire che la ragazzina, con il suo personaggio, se la cava bene sullo schermo. Di sicuro non è aiutata dai piccoli buchi lasciati, consapevolmente, nella sceneggiatura dagli autori. Lo spettatore capisce presto quello che lei non ha ancora capito alla fine della serie. Rachel sembra essere un personaggio sveglio, ma, a volte, ignora indizi palesi che potrebbero svoltare la narrazione.



La serie, come si diceva, è un primo capitolo di qualcosa. E' come un fumetto americano che per via della serializzazione protrae una storia per un arco esteso di tempo (vedi il ciclo di Tynion IV su Detective Comics, per rimanere in tema). Si vuole costruire qualcosa di così ampio che negli ultimi minuti della serie vengono introdotti due personaggi che terranno impegnati sceneggiatori e spettatori nella prossima stagione. E, in ogni caso, non è detto che gli eventi siano lineari.

Unica nota negativa. Lo spettatore deve accettare, nel primo ventennio del nuovo secolo, un concetto vecchio di ottanta anni: la spalla. Non intesa come insaccato meno nobile del prosciutto cotto, ma come aiutante dell'eroe. Qui abbiamo Robin, l'altro Robin, Wonder Girl che sono spalle di Batman e Wonder Woman. Questo concetto serviva per rendere più vendibile il fumetto, per aumentarne la platea e per rendere le storie un po' meno cruente in quegli anni lì. Il quegli anni in cui c'era la Seconda Guerra Mondiale, in quegli anni in cui gli orfani, per un motivo o per l'altro, solo di padre o anche di madre, aumentavano in modo molto rapido. Anche per loro, dicevano in fumetti, c'era un possibilità. In un'epoca in cui il futuro non era che coperto dalle macerie, il ruolo di spalla poteva offrire ai piccoli lettori un sogno nel quale fuggire. Oggi gli eroi o sono tutti di un pezzo o si avvalgono di un team composto da altri eroi mascherati, tutti allo stesso livello. Ecco. Questo può essere un limite: un telefilm pieno di spalle.

Su Netflix. In italiano. Ne vale la pena.

Titolo originale Titans 

Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2018 – in produzione 
Formato serie TV 
Genere telecomics
Stagioni 1 
Episodi 11 
Durata 41-55 min (episodio) 
Lingua originale inglese 

Crediti

Ideatore Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti 
Soggetto Robert Haney e Bruno Premiani (fumetto) 

Interpreti e personaggi

Brenton Thwaites: Richard "Dick" Grayson / Robin
Anna Diop: Koriand'r / Starfire
Teagan Croft: Rachel Roth / Raven
Ryan Potter: Garfield "Gar" Logan / Beast Boy

Doppiatori e personaggi

Emanuele Ruzza: Richard Grayson/Robin
Benedetta Ponticelli: Korlandìr/Starfire
Lucrezia Marricchi: Rachel Roth/Raven
Stefano Broccoletti: Garfield Logan/Beast Boy

Produttore Robert Ortiz 
Produttore esecutivo Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti, Sarah Schechter 
Casa di produzione Weed Road Pictures, Berlanti Productions, DC Entertainment, Warner Bros. Television 

Prima visione

Distribuzione originale
Dal 12 ottobre 2018 
Al in corso 
Distributore DC Universe 

Distribuzione in italiano
Dall' 11 gennaio 2019 
Al in corso 
Distributore Netflix 

Opere audiovisive correlate
Spin-off Doom Patrol