venerdì 30 giugno 2017

Dylan Dog - Il terrore

Dylan Dog  N°  370 
Il terrore

Soggetto e Sceneggiatura: Gabriella Contu 

Disegni: Giampiero Casertano 

Copertina: Gigi Cavenago 

Periodicità: mensile 
uscita 29/06/2017 
Prezzo: 3.50€

Alta è l'allerta terrorismo nella capitale inglese. Londra sarà ospite di una manifestazione scientifica internazionale e potrebbe essere bersaglio del fondamentalismo islamico. La paura è alta ed anche un ragazzino che gira con una valigetta 24h con dei fili penzolanti è motivo di preoccupazione. Quando poi Ahmed si dirige verso un luogo affollato l'isteria raggiunge livelli estremi.

Mi è sembrato di leggere su carta uno di quegli episodi dei cartoni animati per bambini dove tutto succede per caso. Dylan, che non avrebbe dovuto avere nulla a che fare con la conseguenza degli eventi, si ritrova essere protagonista di un attentato a Londra senza neanche sapere il perché: con una scusa banalissima. Bloch viene tirato in mezzo, non si capisce bene a che scopo. I politici si comportano come sotto cocaina, senza che un vero studio sui comportamenti sociali possa sostenere le loro azioni.
La trama è scontata dalla prima vignetta all'ultima e, oltretutto, l'impiego del McGuffin di hitchcockina memoria e tremendamente deludente. Mischia una sequenza di "già visto" e "scontato" imbarazzante. Senza contare che l'autrice desatura della tensione di cui è intrisa l'iconica copertina di Cavenago già nelle prime due pagine.

Alle matite un Casertano, senza infamia e senza lode, che deve tenere a battesimo la nuova leva di casa Bonelli cercando di sopperire graficamente alle mancanze in sceneggiatura.

Speriamo che quella di Gabriella Contu sia una sceneggiatura di prova, per prendere le misure, e che nelle sue prossime apparizioni tiri fuori un po' di carattere ed originalità. Un'avventura che aveva Dylan Dog come protagonista, ma che sarebbe stata più adatta a Nick Rider, Julia e forse, persino, a Morgan Lost.

Ce li facessero spendere meglio sti soldi anziché dedicarsi a crossover con Dampyr, con doppie copertine...

martedì 27 giugno 2017

Mercurio Loi - La legge del Contrappasso


Mercurio Loi n°2
La legge del Contrappasso

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 


Disegni: Giampiero Casertano 

Colori: Stefano Simeone 
Copertina: Manuele Fior 

Il Contrappasso, il criminale che ha lasciato senza voce il Colonnello Belforte, è tornato a seminare il panico tra i malvagi altolocati di Roma. E' il carnevale nella città eterna e le persone si preparano ad indossare le maschere ed a mettere a nudo la propria anima. In questo groviglio di sentimenti, attese, colpi di scena, sarà Mercurio Loi a mettersi sulla strada del vendicatore ed a tentare di svelarne l'identità celata dalla maschera.

Tanto sulla griglia. Questo numero di Mercurio Loi mi pare meno solido del primo. Se si vede la voglia di raccontare e l'abilità nel farlo di Bilotta, si nota anche l'eccessiva presenza di sottotrame che faticano a trovare il loro spazio per essere espresse. I carbonari, Amalia ed il suo impresario, il sarto e la sua apprendista, Contrappasso, Mercurio, Belforte tutti hanno una linea narrativa che li guida e che li intreccia. Per essere un Bonelli di 96 pagine, tutti, fanno fatica a trovare il loro spazio. Se, in un passato remoto, il settantenne Castelli riempiva di verbosità il suo Detective dell'Impossibile, ora, Bilotta, riempie di dialoghi, di ottima fattura anche se necessiterebbero, nei baloon più ricchi, di un lettering meglio scandito, la vita di Loi e dei suoi co-protagonisti. L'ambientazione, gli intrecci, le trovate narrative sono d'effetto intrigante, ma tutto viene soffocato dal troppo diversificare le linee narrative. Non so se l'autore ha un numero massimo di albi in cui sviluppare la storia del suo eroi fuori dai canoni, ma ha infilato in questo albo ciò che avrebbe potuto essere materiale per almeno due mesi di pubblicazione.

Ai disegni il vate Giampiero Casertano, che, onestamente, svolge il suo compito, ma non lascia il segno. Non credo per demerito suo, ma più per il tipo di colorazione decisa da Stefano Simeone.

La copertina di Fior è sintetica e puntuale.

Rimango in attesa dell'assestamento del terzo numero, ma Mercurio Loi rimane la serie più interessante partorita dalla casa delle idee milanese negli ultimi anni.

giovedì 22 giugno 2017

Justice League - Rinascita - 6

JUSTICE LEAGUE 6 (64)

(Contiene Justice League 8-9, Cyborg 3)

di Bryan Hitch, John Semper Jr., Neil Edwards, Will Conrad

9788893517577

16,8×25,6, S, 72 pp, col.

€ 3,95

Un misterioso virus informatico ha attaccato i membri della League. Il satellite che funge da loro base nello spazio, la Batcaverna e persino Cyborg sono stati hackerati e messi fuori combattimento. Chi può avere causato un tale caos tra gli eroi più potenti della Terra?

Hitch getta ancora basi, non una storia vera e propria, e prolunga il senso di inutilità che mi pervade mentre acquisto questo albo. I disegni di Edwards, a tratti, salvano il salvabile, ma è troppo poco.

Cyborg continua la sua indagine interiore, che non porta a nulla se non a girare in giro su se stesso ed a ripetere dinamiche già viste. Piacevoli i disegni ci Conrad e la decisione di colorare a tinte diverse la fase reale e quella onirica vissute dal protagonista.

In ogni caso, mi dispiace, basta. Questo è l'ultimo albo della Justice League che acquisto. Dopo cinque anni di reboot e tre mesi di rinascita si può ben dire che la Justice League è stata sconfitta dalla mancanza di idee dello sceneggiatore. Justice League dovrebbe essere un albo speciale che esce una volta all'anno, non un quindicinale dove si pubblica qualsiasi cosa. Preservare i personaggi con belle storie e grandi disegni, questo dovrebbe essere lo scopo di riunirli in una sola testata. Tanto vale seguire il proprio preferito sulla sua testata riservata che non dover leggere ulteriori boiate. E sperperare denaro.

Grazie e, speriamo, a presto in qualche cartonato.

mercoledì 21 giugno 2017

Justice League - Rinascita - 5

JUSTICE LEAGUE #5 (63)

(Contiene Justice League 7, Cyborg 2, Titans 3)

di Bryan Hitch, John Semper Jr., Dan Abnett, Jesus Merino, Paul Pelletier, Brett Booth

9788893517560

16,8×25,6, S, 72 pp, col.

€ 3,95

La League è attanagliata dalle proprie paure. I membri, amici, della Justice League si scagliano uno contro l'altro. Ponte di questo comportamento è Jessica Cruz, la nuova Lanterna Verde assegnata alla Terra ed interesse amoroso di Barry Allen. Nel suo anello si è annidata la creatura che gli eroi pensavano di avere sconfitto e che si nutre delle paure delle persone. 
Cyborg è il nulla.
I Titani stanno accettando nelle loro menti il ritorno di Wally West, ma il tecno mago Kadabra non ha intenzione di lasciare respiro ad i giovani eroi. Con i suoi trucchi e la sua malvagità studia un piano per sconfiggere definitivamente il suo storico avversario. Linda Park ne sarà la chiave.

Come al solito poco si salva di questo, ultimamente deludente quindicinale. Che Cyborg sia sempre la solita solfa senza speranza è assodato. Stupisce la pochezza di Hitch e della sua Justice League: cinque numeri interlocutori nei quali ha pensato solo a far sparire personaggi che gli sono scomodi. Un po' meglio, anche se caotica, la serie con protagonisti i Titani. Si punta sulle dinamiche giovani, per quanto possa essere giovane Nightwing, e, anche se i concetti sanno un bel po' di già visto, riesce a mantenere vivo l'interesse.

lunedì 12 giugno 2017

Wonder Woman - Senza spolier

Inizio del secolo scorso. Nel mondo sta giungendo a termine la Grande Guerra. Un armistizio permetterà di deporre le armi, ma non renderà giustizia alle milioni di vittime. Il Generale Erich Ludendorff, dell'esercito tedesco, nazista, non è contento della decisione presa dai vertici militari del suo Paese e vuole risolvere il conflitto per conto suo. Al suo sevizio, una geniale e malvagia scienziata, il dr. Poison, sta perfezionando un gas in grado di annientare ogni forma di vita che lo inali, anche attraverso le maschere antigas. 
Il colonnello Steve Trevor è l'unico ad avere le informazioni per fermare questa follia, ma fuggendo dal campo tedesco da cui le ha sottratte, è precipitato in mare. Solo l'intervento di Diana, figlia della Regina delle Amazzoni, lo ha salvato dall'annegamento. Sull'isola di sole donne nella quale viene curato, informa le Amazzoni che il mondo sta affrontando una grande guerra e che lui può fermarla. Solo Diana legge in quello che sta succedendo nel mondo un disegno di Ares, figlio di Zeus e dio della guerra, avversario che la sua stirpe è destinata ad affrontare. Nonostante il parere contrario di sua madre, la Regina, Diana parte con Trevor per le zone più calde del fronte. Il suo scopo è affrontare e sconfiggere l'ultimo dio greco rimasto.


Partiamo subito dalla principale anomalia, se confrontata con la storia reale, del film: la Grande Guerra contro i nazisti, senza svastiche, all'inizio del 1900. Oggettivamente non torna. Acquisisce un senso solo se l'evento si contestualizza nel mondo DC Comics dove esistono Metropolis e Gotham City. In questo mondo la realtà è leggermente diversa dalla nostra e da quella Marvel, tali eventi, quindi, potrebbero essere giustificati. Anche se, secondo me, dietro a questa scelta narrativa si nascondono due soluzioni narrative ad almeno due problemi contingenti all'orizzonte. Il primo è l'esistenza di un altro eroe, della concorrenza, che ha combattuto una guerra contro i nazisti e si è "ritirato" fino ai giorni nostri (scudo circolare e stella a cinque punte sul petto). L'altro è non offendere il mercato tedesco riportando alle memoria eventi che ancora scottano (dei quali, comunque, tanti di loro ancora non si sono pentiti). 


La storia resta, in ogni caso, ben imbastita. Nonostante la presenza delle voci da spiegone fuori campo che, pur velocizzando la narrazione, ogni tanto, sembra essere eccessivamente esplicativa e prolissa. 
Il film non è mirato per essere visto da un pubblico al di sotto dei dodici anni, ma abbraccia il vasto pubblico degli amanti dei fumetti americani. La sua narrazione si sposta da veder crescere la piccola Diana, alla sua gita nel mondo dei comuni mortali fino allo scontro finale. Le scelte tecniche scelgono di regalare più colore, per ricordare i bei vecchi tempi di inizio secolo scorso, ed eccedere, in alcuni casi, con gli effetti speciali digitali, fermandosi sempre ad un passo dall'eccesso. Importante è il tema musicale. Azzeccate le entrate del tema di Wonder Woman, tanto che in alcuni momenti era persino atteso. 


Il cast è fondamentale per la riuscita del film. Se troviamo Connie Nielsen, Regina delle Amazzoni, e Robin Wright, sua sorella Antiope e migliore guerriera tra le Amazzoni, come formatrici del carattere di Diana è evidente che non può uscirne un persona forte, anche se a tratti ingenua, genuina, corretta e dagli alti valori. Le due attrici ricoprono i loro ruoli con dura sensibilità e fermo affetto per l'unica figlia e nipote ed unica bambina dell'isola. Regalano una marcia in più alla prima parte del film. 

Non fate arrabbiare Bottondoro
Il Capitano Kirk si ritaglia il suo ruolo con sapiente faccia da schiaffi e genuino divertimento. La parte permette a Chris Pine di ricoprire il tramite che introduce Diana nel devastato mondo moderno e le sue battute cercano di metterla a suo agio. 
Non mancano Danny Huston, un vero nazista psicopatico, Elena Anaya, lo scienziato pazzo, ma dalla parte limitata e che non mi ha impressionato con la sua interpretazione, e David Thewlis, aristocratico inglese, babbano per l'occasione, con mire di pace. 


Chi regge veramente il film è Gal Godot. Chi avrebbe mai detto che una ragazza dal solo passato di modella avrebbe permesso al film di Wonder Woman di trasmettere la sensazione di avere una vera Wonder Woman sullo schermo. L'innocenza che le si legge sul viso, lo stupore per le novità che incontra sembrano essere quelli genuini di una bimba che apre gli occhi su un nuovo mondo. La determinazione che le si scrive sui lineamenti durante la scena al fronte la rende epica. Non ultimo, nonostante i confronti con Linda Carter, il fisico le permette di indossare il costume di Wonder Woman in modo magistrale, nonostante la gravidanza in corso. La scelta della regista di evidenziare, in più riprese, il profilo dell'attrice è tecnicamente affascinante. Gal Godot decisamente una marcia in più per il film 


Da vedere e rivedere per apprezzare l'impegno che Zack Snyder, Deborah Snyder, Geoff Johns e tutti coloro che vi hanno lavorato hanno infuso. Una spanna sopra a molti degli ultimi lavori Marvel ed al pari dei recenti film WB. 

Da brividi.
Titolo originale Wonder Woman 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America, Italia 
Anno 2017 

Durata 141 min 
Rapporto 2.35 : 1 
Genere avventura, azione, fantascienza, fantastico 

Regia Patty Jenkins 

Soggetto William M. Marston (fumetti), Allan Heinberg, Zack Snyder, Jason Fuchs (storia) 
Sceneggiatura Allan Heinberg 
Produttore Zack Snyder, Deborah Snyder, Richard Suckle, Charles Roven 
Produttore esecutivo Geoff Johns, Rebecca Steel Roven, Wesley Coller, Stephen Jones 
Casa di produzione Warner Bros. Pictures, Cruel and Unusual Films, DC Entertainment, Dune Entertainment, Atlas Entertainment, Tencent Pictures, Wanda Pictures Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures 
Fotografia Matthew Jensen 
Montaggio Martin Walsh 
Musiche Rupert Gregson-Williams 
Scenografia Aline Bonetto 

Interpreti e personaggi 

Gal Gadot: Diana Prince / Wonder Woman 
Chris Pine: Steve Trevor 
Robin Wright: Generale Antiope 
Danny Huston: Generale Erich Ludendorff 
David Thewlis: Ares / Sir Patrick Morgan 
Connie Nielsen: Regina Hippolyta 
Elena Anaya: Maru / Dottor Poison 
Lucy Davis: Etta Candy 
Saïd Taghmaoui: Sameer 
Ewen Bremner: Charlie 
Eugene Brave Rock: Chief 
Lisa Loven Kongsli: Menalippe 
  
Doppiatori italiani 

Claudia Catani: Diana Prince / Wonder Woman 
Stefano Crescentini: Steve Trevor 
Laura Boccanera: Generale Antiope 
Stefano Alessandroni: Generale Erich Ludendorff 
Stefano Benassi: Ares / Sir Patrick Morgan 
Antonella Giannini: Regina Hippolyta 
Daniela Calò: Maru / Dottor Poison 
Ilaria Giorgino: Etta Candy 
Paolo Macedonio: Sameer 
Antonio Palumbo: Charlie 

mercoledì 7 giugno 2017

Mercurio Loi - Roma dei pazzi


Mercurio Loi n°1
Roma dei pazzi

Soggetto e Sceneggiatura Alessandro Bilotta 


Disegni Matteo Mosca 
Colori Francesca Piscitelli 

Copertina Manuele Fior 

Pubblicazione mensile 
Uscita 23/05/2017 
Prezzo 4,90€ 

Roma. Ottocento. Il coprifuoco del Papa Re. L'abolizione della cultura ed i libri censurati. Qui vive Mercurio Loi, uomo dall'ingegno sviluppato, arguto osservatore, perseverante camminatore. Lui ed Ottone, il suo assistente, son sfidati ancora dall'acerrimo nemico dell'uomo con bastone e mantello: Tarcisio è tornato e vuole umiliare il suo ex mentore con i suoi giochi d'astuzia. 

Alessandro Bilotta è uno dei pochi autori interessanti arruolati ultimamente nelle fila di casa Bonelli. Uno dei pochi che riesce, seguendo un suo filone personale, a scrivere un Dylan Dog degno di essere letto. Qualcuno a cui affidare un nuovo esperimento a colori della casa editrice milanese. Nello stesso mese in cui esce il peggior Indagatore dell'Incubo della gestione Recchioni, è programmato il debutto della sua serie regolare, con protagonista un personaggio di sua creazione. Mercurio Loi non ne ha il fisico, ma è assimilabile ad un Batman italiano dell'Ottocento. Ha un maggiordomo, una casa sotto il livello del manto stradale, un giovane assistente ribelle, una mente agile, un acerrimo nemico vicino alla follia, una città in cui agire. Ruotano intorno a lui sette segrete ed un poliziotto dalle caratteristiche particolari. Un Bruce Wayne senza mantello che ha piacere a difendere Roma dai criminali che si collocano oltre la normalità. 

Nato su Le Storie, collana sperimentale di Bonelli, grazie ai disegni di Matteo Mosca, continua a vivere di questa matita sulle pagine del mensile. Il disegno si confà a ciò che il lettore, inconsciamente, tende ad aspettarsi. I dettagli sono numerosi in molte vignette e dove non sono presente se ne sente la mancanza. Il colore, di Francesca Piscitelli, non sempre riesce a sopperire all'assenza. Anzi, in alcuni casi si trova un po' lì per caso e stona. Curiosa la scelta, anche in copertina, di far tendere alla pelle di Mercurio un colore giallastro, quasi fosse malato di fegato. Magari nella sua storia di debutto è spiegato il perché (pelle olivastra?), ma è una caratteristica da tenere presente. Chissà se avrà ripercussioni sul futuro, nel caso si tratti di una malattia che il protagonista si porta dietro. 

La copertina è opera di Manuele Fior e ben sintetizza il personaggio e le atmosfere di cui si circonda. 

Quasi cinque euro, ma un investimento che il prossimo mese vorrò ripetere.

giovedì 1 giugno 2017

Dylan Dog - Graphic Horror Novel

Dylan Dog N°  369 
Graphic Horror Novel 

Soggetto e Sceneggiatura: Ratigher 

Disegni: Paolo Bacilieri, Montanari & Grassani 

Copertina: Gigi Cavenago 
  
Periodicità: mensile 
uscita 30/05/2017 
Prezzo 3.50€ (+0.30 centesimi sul numero precedente) 

Un uomo senza memoria in una toilette pubblica. Coperto di sangue, con pochi indizi nelle tasche tra i quali dei pennarelli da disegnatore. Senza memoria, inizia a disegnare sui muri del bagno per ricordare ciò gli è successo negli ultimi giorni. Ricorda di essere il più famoso autore di fumetti d'Inghilterra  e di aver assunto Dylan Dog per indagare su una serie di omicidi che riconducono alle sue opere. 

Notevole, di questo albo, è l'aumento del prezzo di copertina. In edicola non ci vediamo più dare il resto, ma non per un errore bensì perchè Bonelli ha deciso di aumentare del 10%, ben più dell'inflazione, il suo prodotto. Bisogna dire che ha scelto il numero giusto per porre in atto la nuova condizione: un aumento trova, anche, giustificazione nel miglioramento dei contenuti. Ovviamente sono ironico. 

Graphic Horror Novel è uno dei peggiori numeri di Dylan Dog che io abbia mai letto. 
Soggetto e sceneggiatura sono curati da Ratigher, che c'hai pure un'età ormai e ti firmi ancora come un imbrattamuri da cortile?. E' un'accozzaglia di ovvietà, banalità, colpi di scena telefonati, deviazioni di sceneggiature per tornare in carreggiata, caratterizzazione casuale dei personaggi e chi peggio ne ha ne metta. Che poi il finale è tirato via, così, con le pinzette, in un modo indegno. 

I disegni sono rovinati in coppia da Bacilieri ed il tandem di Montanari & Grassani. Ho abbandonato il Napoleone di Ambrosini per togliermi da davanti il tratto di Bacilieri, che pur trovavo adatto al personaggio, ed, ora, mi trovo lo stesso disegnatore su Dylan Dog. Qui, Bacileri, non c'entra nulla, tanto è vero che alla fine lo capisce anche lui e smette di disegnare lasciando le vignette bianche: una presa di autocoscienza. Montanari & Grassani fanno il loro, ma non si trovano ad integrarsi con il terzo incomodo. Fosse stato un albo solo loro sarebbe stato gestito meglio. 

Ormai chiunque sia amico di Recchioni e sappia scrivere una lista della spesa è autorizzato ad essere pubblicato sulle pagine di Dylan Dog. Da tempo, Gualdoni, non si leggeva niente di così indegno sulle pagine che ospitano la creatura di Sclavi. 

Mancano meno di tre anni al numero 400, speriamo che il curatore cambi.