venerdì 19 luglio 2013

The Lone Ranger

John Reid, uomo di legge e futuro procuratore di Colbyville torna a casa dopo nove anni di assenza, per studio, in città. Dal treno su cui viaggia, in modo rocambolesco, fugge il terribile criminale Butch Cavendish, la cui impiccagione era prevista in città per festeggiare l'arrivo della ferrovia. Sulle tracce del fuorilegge si mettono sette rangers, tra i quali è presente Dan il fratello di John e John stesso. La caccia va male e Cavendish stermina tutti i rangers alle sue calcagna.
Trovati i cadaveri degli uomini di legge, l'indiano Tonto prepara loro le fosse e li seppellisce. Al momento di coprire la fossa di John Reid questi, però, si rivela essere ancora vivo. Un cavallo bianco, sacro ai comanche, la tribù di Tonto, lo designa come vendicatore dei torti subiti dalla povera gente.
I due fanno coppia fissa per arrestare il criminale assassino, ma le trame che si nascondo nell'ombra non sono loro chiare e si troveranno invischiati in guai sempre più grandi.

Quasi 500 milioni di dollari sono stati investiti dalla Disney nella travagliata produzione di questo western. Dopo il flop di John Carter di Marte un grande rischio per la casa di produzione di Topolino. Un rischio che il botteghino rischia di non ripagare. E' probabile che rientreranno dei costi con l'edizione in home video, ma è molto difficile che lo facciano con gli incassi cinematografici. Ma perchè? Il film è divertente, certo la trama è tremendamente scontata che sembra che gli autori passino in sala con i post-it per comunicarti quello che succederà nella scena successiva, ma funziona proprio nella sua semplicità. E' prodotto da Jerry Bruckheimer e Gore Verbinski, che lo dirige pure, e con loro, come protagonista e produttore, c'è Johnny Depp. Un Johnny Depp che non fa' né Johnny Depp né Jack Sparrow, ma caratterizza Tonto in modo piacevole e simpatico. Il ranger solitario ha il viso ed io fisico di Armie Hammer (J. Edgard), bravo e simpatico. Il cast di supporto è azzeccato. Oltre a facce note del cinema americano troviamo anche una Helena Bonham Carter in splendida forma.
L'ambientazione è tremendamente azzeccata, i costumi sono eccezionali (sì, anche il completo ed il cappello del protagonista sono una piacevole sorpresa) e gli effetti speciali sono da par loro.
Quello che manca, per piacere al pubblico medio americano, è una gran dose di botti ed esplosioni. Sì ci sono scene fracassone, ma, per assurdo, sono realizzate con garbo. Insomma, uscire dopo Man of steel e Into Darkness - Star Trek non gli ha fatto bene.
Un altro problema che affligge il film è l'anzianità del personaggio. Se Batman e Superman ne sono di poco più giovani hanno, però, avuto la fortuna di non essere mai stati riposti in un angolo per lungo tempo, e questo è sia un bene che un male. The Lone Ranger nasce nel 1933 come programma radiofonico, dal 1949 al 1957 è andato in onda in tv per più di 220 episodi some telefilm e dal 1966 come catone animato in 27 episodi in due serie. A tutto questo si aggiungono anche dei fumetti, sempre molto datati. L'errore, secondo me, è stato incentrare tutto solo sulla pubblicità e sui nomi degli autori de I Pirati dei Caraibi. Non c'è stato un revival del mito, non c'è stata l'opportunità da parte dei giovani di conoscere il personaggio in modo approfondito prima di vederlo al cinema. Certo, ci potrà essere una riscoperta al contrario, grazie al Tubo, e, forse, lo stesso film, alla distanza, potrà stupire.

Comunque, per quello che mi riguarda: è divertente, si fa guardare e, volendo, riguardare nonostante le quasi tre ore di durata. Ammetto che io sono uno di quelli che da bambino vedeva sia il telefilm in bianco e nero ed i cartoni animati, col protagonista vestito in color carta da zucchero. Ehyo Silver!, i proiettili d'argento, la fanfara western come colonna sonora: i ci ritorno bambino e mi commuovo!

I western di questo tempo sono roba difficile da proporre al pubblico, ma, che dire, a me è piaciuto e lo consiglio senza remore. Ecco, se l'avessero chiamato Il Ranger Solitario sarebbe stato meglio. Un po' di disamericanizzazione dei titoli tante volte non farebbe male,

Titolo originaleThe Lone Ranger
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneUSA
Anno2013
Durata149 min
Colorecolore
Audiosonoro
GenereWestern
RegiaGore Verbinski
SoggettoTed ElliottTerry RossioJustin Haythe
SceneggiaturaTed ElliottTerry RossioJustin Haythe
ProduttoreGore VerbinskiJerry Bruckheimer
Produttore esecutivoJohnny DeppEric Ellenbogen,Ted ElliottEric McLeodChad OmanTerry RossioMike Stenson
Distribuzione(Italia)Walt Disney Studios Motion Pictures
Effetti specialiIndustrial Light & Magic,Creature EffectsGentle Giant StudiosLidar ServicesMoving Picture Company
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

giovedì 18 luglio 2013

Brendon . L'equazione di Kellerman

Brendon n. 91, bimestrale 
L'equazione di Kellerman  
 
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Giuseppe Ricciardi, Ernesto Pugliese e Andrea Fattori
Copertina: Massimo Rotundo  
 
La Città della Scienza: Adelphia. Brendon vi giunge dopo aver affrontato uno psicopatico che torturava ed uccideva i viandanti che passavano vicino alla sua abitazione. Dalle informazioni che il Cavaliere di Ventura ha raccolto, uno dei matematici della Facoltà dei Numeri potrebbe aver collaborato con lui. Uno di loro, però, è morti di recente lasciando agli altri un'equazione, spiegazione della vita e della morte, da risolvere: l'equazione di Kellerman. La formula matematica sembra maledetta. Infatti chiunque tenti di risolverla muore in modo orrendo.
Sarà Brendon, senza ingaggio, a tentare di risolvere questo enigma matematico.

Inizia ad essere l'anno delle trame matematiche per le testate Bonelli che seguo. Prima Martin Mystère, con una storia tanto noiosa da farmi pensare di abbandonare il Detective dell'Impossibile, ed ora Brendon.
Chiaverotti dimostra di avere una marcia in più del BVZA realizzando una storia tesa, misteriosa e godibile inventandosi, anche, una misteriosa formula matematica che non verrà mai mostrata al lettore. Un intreccio soprannaturale soddisfacente ed appassionante supportato da un team di ottimi disegnatori.  Giuseppe Ricciardi, Ernesto Pugliese e Andrea Fattori si dividono i compiti tra disegni e chine e la loro mosso conferisce dettagli curati ed ottima caratterizzazione dei personaggi. Come gli sfondi sembrano reali tanto i visi dei protagonisti sembrano cesellati. Qualche volta questo va a discapito della dinamica, ma la grafica di quest'albo è un piacere per gli occhi. Peccato per un errore di lettering, ad un terzo della storia, se no sarebbe stato un albo stilisticamente perfetto.
La copertina di Rotundo era di difficile realizzazione. Anche lui non si è lasciato sfuggire l'occasione di disegnare numeri e formule matematiche, mostrando la difficoltà di rendere l'idea quando si parla di matematica in un disegno. Peccato che non sia riuscito a fare di più.

Un buon albo scritto e disegnato bene. Da leggere poiché continua nel solco delle cose fatte bene da Chiaverotti e dal suo team.
 

mercoledì 17 luglio 2013

Pacific Rim


Giganteschi mostri interdimensionali chiamati Kaiju entrano nel nostro mondo grazie ad una fattura dimensionale sul fondo dell'Oceano Pacifico. L'umanità ha creato robot giganteschi per combatterli e tentare di sopravvivere: gli Jaeger. Due piloti, i cui loro cervelli sono uniti da un contatto psichico, muovono il robot e combattono i mostri.
La situazione è al limite del collasso e bisogna tentare il tutto per tutto per terminare al più presto la guerra, prima che i Kaiju diventino troppo forti.
L'ultima speranza sono un manipoli di piloti esperti ed una nuova coppia formata da Raleigh Becket, ex pilota americano che ha smesso dopo aver perso il fratello in combattimento, e Mako Mori, una novellina giapponese di grandi speranze.

Ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!!
Cioè ci sono buchi di sceneggiatura che si vedono lontano un miglio, ma ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!! Nel senso che se tu vai a vedere un film del genere non è che proprio ci tieni che ci sia una sceneggiatura importante ci tieni che ci siano i robottoni che pestano i lucertoloni!!! E qui ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!!
Poi ci sono un sacco di ragazzi palestrati che guidano i robot, in una variante del Gakeen, il testone del Jaeger Gispy Danger lo ricorda molto ed una gran nippognocca. Ci sono riferimenti velati, che so un colore, un dettaglio, una posa, ai grandi cartoni animati degli anni '80 del secolo scorso che hanno ispirato la pellicola ed evidenti e palesi riferimenti a Godzilla di Iichiro Honda.
Quello che la fa da padrone sullo schermo (oltre i robottoni che pestano i lucertoloni!!!) sono gli effetti speciali. La realizzazione sia dei Jaeger che dei Kaiju è eccezionale. Qui non ci troviamo di fronte ad un livello di dettaglio come quello riscontrato nei vari Transformer. Questo film li rende obsoleti e ridicoli. Qui i robot funzionano perché ci sono meccanismi in rotazione e torsione, meccanismi che potrebbero persino funzionare nella realtà. I kaiju devono, come detto, tantissimo al mostro anfibio per eccellenza: Godzilla. A mio parere, però, i loro creatori sono in debito di idee anche con i mostri che il Maestro Nagai Go ha pensato per i suoi manga horror, su tutti Devilman.
A livello recitativo (Ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!!) è tutto molto americanamente testosteronico. I protagonisti son principalmente attori semi sconosciuti presi per risparmiare sui loro ingaggi ed investire il più possibile in effetti speciali. Un paio di attori di fama ci vogliono, devo aver pensato quelli del casting, ed hanno scelto Idris Elba (che ogni volta che lo vedo non lo riconosco) e Ron Perlman (favoloso e brutto caratterista). Da notare anche la presenza di Larry Joseph Campbell, cognato di Jim Belushi ne La vita secondo Jim, che ha solo un paio di battute ed inquadrature, ma la sensazione è che gli fosse stata riservata una parte più ampia poi tagliata.
Mossa geniale, anche se ovvia, dei produttori è stata quella di volere Kikuchi Rinko nella parte di Mako Mori. In quale Paese può sfondare un film del genere se non in Giappone? Come aiutarlo se non mettendo un'eroina giapponese nel team vincente? Poi è un piacere per gli occhi e ricordiamo che non è la prima pischella che passa visto che è stata candidata all'Oscar per Babel nel 2006, pur senza pronunciare alcuna parola per tutto il film.
Ultimo accenna sul cast. Mana Ashida, la bambina che interpreta la giovane Mako Mori, è bravissima. Una bambina di quell'età che riesce ad emozionare recitando su un set blu, senza nulla intorno, è encomiabile. Da vedere ed applaudire.
Due cose sui led e sui costumi. Da Avatar e dal ritorno di Tron, ormai, si usano colori a led dappertutto. Lo svolgersi delle battaglie solo di notte ha fatto di una moda un'esigenza piacevole. Le tute dei piloti di Jaeger, sopratutto i protagonisti, sono bellissime!!! Le voglio! Nera, che sfina, ma anche bianca non è male.La regia è di Guillermo del Toro. Uno si chiede: ma che centra Del Toro con un film del genere? Il visionario di Guadalajara è noto per il suo talento visionario (Il Labirinto del Fauno su tutti lo dimostra) e qui dirige un blockbuster pennellandolo con tocchi di ironia e sfumature goliardiche che strappano sorrisi nel caos.
La colonna sonora è semplice ed opportuna.

Non so se ve l'ho detto: ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!!

Il film di per se è di una semplicità imbarazzante, ma ci sono i robottoni che pestano i lucertoloni!!! Quindi è da vedere.

Segue un piccolo SPOILER.

Qui di seguito sono elencati ti metto i nomi dei Jaeger e dei Kaiju che appaiono nel film, li nominano talmente velocemente che rischi di perderteli:

Jaeger:
Gipsy Danger (per USA; Mark-3, relativamente obsoleto, ma successivamente aggiornato)
Coyote Tango (per Giappone; Mark-1)
Cherno Alpha (per Russia; Mark-1, con una testa-reattore che gli fornisce un apporto energetico senza precedenti)
Crimson Typhoon (per Cina; Mark-4, l'unico ad avere tre "braccia" e tre piloti, i gemelli Wei)
Striker Eureka (per Australia; Mark-5, il più recente e sofisticato dei Jaeger)

I Kaiju soni classificato in categorie diverse quando passa attraverso la breccia in base pericolosità.

Kaijū
Categoria I
Trespasser (il primo Kaijū, apparso a San Francisco)

Categoria II
Onibaba (apparso a Tokyo)

Categoria III
Knifehead (apparso nei mari dell' Alaska)

Categoria IV
Bladehead (apparso a Sydney)
Otachi (apparso a Hong Kong insieme a Leatherback)
Leatherback (apparso a Hong Kong insieme a Otachi)
Scunner (apparso nell'Oceano Pacifico insieme a Raiju e Slattern)
Raiju (apparso nell'Oceano Pacifico insieme a Scunner e Slattern)

Categoria V
Slattern (apparso nell'Oceano Pacifico insieme a Scunner e Raiju)

Comunque sia non andate via prima della fine dei titoli di coda. Ci sono una scena inedita, del sonoro inedito ed una doppia dedica alla memoria importante.

Titolo originale Pacific Rim 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione USA 
Anno 2013 
Durata 131 min 
 
Genere fantascienza

Regia Guillermo del Toro 

Soggetto Travis Beacham 
Sceneggiatura Travis Beacham, Guillermo del Toro 
Produttore Guillermo del Toro, Thomas Tull, Jon Jashni, Mary Parent, Jillian Share Zaks 
Produttore esecutivo Callum Greene 
Casa di produzione Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures 
Fotografia Guillermo Navarro 
Montaggio Peter Amundson, John Gilroy 
Effetti speciali Stephen Wallace, Rocco Larizza, Clay Pinney, Laird McMurray, Joshua Pinney, Cole Taylor, Marcus Rait, Industrial Light & Magic, Legacy Effects, Mr. X Inc., Ghost VFX, Hybride Technologies, Rodeo FX, Spectral Motion 
Musiche Ramin Djawadi 
Scenografia Andrew Neskoromny, Carol Spier 
Costumi Kate Hawley 

Interpreti e personaggi 
Charlie Hunnam: Raleigh Becket
Idris Elba: Stacker Pentecost
Rinko Kikuchi: Mako Mori
Charlie Day: Newton Geizler
Ron Perlman: Hannibal Chau
Heather Doerksen: Sasha Kaidanovsky
Ellen McLain: Jaeger AI
Robert Maillet: Aleksis Kaidanovsky
Robert Kazinsky: Chuck Hansen
Max Martini: Herc Hansen
Clifton Collins Jr.: Tendo Choi
Burn Gorman: Hermann Gottlieb
Diego Klattenhoff: Yancy Becket
 
Doppiatori italiani 
Giorgio Borghetti: Raleigh Becket
Alberto Angrisano: Stacker Pentecost
Chiara Oliviero: Mako Mori
Nanni Baldini: Newton Geizler
Alessandro Rossi: Hannibal Chau
Edoardo Stoppacciaro: Chuck Hansen
Pasquale Anselmo: Herc Hansen
Gianfranco Miranda: Tendo Choi
Fabrizio Vidale: Hermann Gottlieb

lunedì 15 luglio 2013

Brendon Speciale 11 - Seicento anni dopo

Brendon Speciale 11 - Seicento anni dopo
Soggetto: Claudio Chiaverotti
Sceneggiatura:Claudio Chiaverotti
Disegni di:Giuseppe Viglioglia
Copertina: Giuseppe Viglioglia

Nella Londra del 1765 un assassino spietato, dopo aver sistemato la sua vittima a domicilio, si trova tre le mani un e-book reader ed un libro dal titolo curioso: "“The Brendon D’Arkness Chronicles”. Qualcosa in quel libro digitale lo incuriosisce e gli riporta alla mente strani sogni e ricordi di un passato dimenticato. Come mai si sente così legato al protagonista che sembra essere vissuto 600 anni prima di lui? Chi è la misteriosa autrice del libro? Quale legame c'è tra loro?

Si parte male, con una copertina orrenda e definirla orrenda le si fa solo un favore. Ciò che stupisce è che l'autore è lo stesso Viglioglia che poi fa' un buon lavoro grafico illustrando ogni pagina e vignetta dello Speciale che abbiamo tra le mani. I suoi disegni, seppur non eccezionali, sono l'unica nota positiva di quest'esperienza di lettura fumettistica. Chiaverotti, che come al solito fa tutto lui, è veramente fuori forma. Col suo poco impegno realizza una delle peggiori storie mai lette sulle pagine del bimestrale che porta la sua firma.

Per questo obbrobrio ad episodi, la solita pessima abitudine estiva degli Speciali Bonelli, non vale neanche la pena spendere altre parole. E' Speciale solo perché costa di più degli albi regolari ed è anche molto peggiore di tanta altra roba pubblicata nella medesima collana.
Ancora uno così è lo Speciale di Brendon sarà l'ennesimo taglio al fumetto italiano dalle mie spese mensili.

venerdì 12 luglio 2013

Una notte da leoni 3

Dopo gli eventi del matrimonio di Stu, Mr. Chow è ancora in carcere a Bangkok. Grazie alla sua astuzia, però, riesce ad evadere di cella scatenando una ribellione tra i detenuti.
Nel frattempo Alan ha smesso di prendere i suoi farmaci ed ha combinato altri danni. Uno collaterale è stata la morte di suo padre a seguito di un infarto per una sfuriata. La famiglia all'unisono, quindi, decide di ricoverarlo in un centro psichiatrico in Aziona. L'unico modo per convincerlo di accettare il trattamento è quello di coinvolgere tutto il branco per accompagnarlo.
Ovviamente, durante il viaggio nulla va come deve. I quattro vengono sequestrati da Marshall, un boss della malavita a cui tutto è iniziato andare storto da quando Doug Nero ha venduto il rufis ad Alan per l'addio al celibato a Las Vegas. Marshall ha un conto in sospeso con Chow ed Alan è l'unico ad avere ancora qualche contatto con lui. Perciò sequestra e minaccia di morte Doug Bianco per obbligare gli altri tre amici a rintracciare Chow. Effettivamente i tre ci riescono, ma le cose non vanno nel modo sperato. Verranno coinvolti dal criminale cinese in reati in Messico e dovranno tornare a Las Vegas, ritrovando vecchi amici e vincendo i loro timori, per cercare di portare a termine la loro missione.

Ero al cinema per prenotare i biglietti di Man of Steel per il week end ed ho scoperto che la mia carta Grandecinema3 mi avrebbe permesso di vedere alcuni film aggratis. Tra questi c'erano Una notte da leoni 3 ed After Earth, per i quali ho da subito avuto la sensazione di boiata. Per una coincidenza di orari, più che per preferenza, ho optato per il primo. Sta di fatto che il film sarebbe dovuto iniziare alle .35 ed invece è iniziato alle .54, cosa che ci guadagnavo mezz'ora e vedevo After Earth, vabbè. In compenso mi sono spupazzato i trailer di Wolferine - L'immortale (che tanto mi pare il peggior film di supereroi dai tempi di Devil), Man of Steel (che tanto mi pare il miglior film di supereroi da tempi dei vari Batman, esclusi quelli di Schumacher) e Thor - The Dark World (che sembra caruccio).
Dicevamo. Il film. Ulteriore premessa. Un mio, personalissimo, modo di giudicare un film è vincolato anche alle circonvoluzioni che faccio mentre sono seduto a guardarlo. Più mi muovo più il film è noioso. In questo contesto non vale Eyes Wide Shut perché lì ho dormito, unica mia volta al cinema.
Durante la proiezione, privata visto che ero il solo in una sala da 200 posti, non riuscivo a stare fermo.
Il canovaccio della storia è sempre lo stesso: Alan ->  casino -> rapiscono Doug -> i tre amici vivono avventure al limite. Il problema è che dal primo, grande divertente rivelazione, a questo il mordente ed il divertimento sono scemati in modo pauroso. Qui ci sono giusto due o tre sequenze che fanno divertire, non ridere, con convinzione. Il regista, sceneggiatore, produttore, in questo capitolo, punta eccessivamente sulla violenza sugli animali per strappare un sorriso. Se, alla fine, la sequenza della giraffa può avere un senso, quelle sui galli da combattimento e sui cani da guardia no. La dinamica del trio è consolidata, ma la centralità di Alan, a volte, è esasperante. Buchi di sceneggiatura, sopratutto nella scena al Ceasar Palace lasciano di stucco lo spettatore, che si interroga sulla banalità degli errori commessi.
Importante, più che negli altri film, è la colonna sonora che sottolinea i momenti narrativi in modo adeguato.
Il finale, con Alan in frac, può mostrare una via da seguire all'attore che lo interpreta. Zach Galifianakis lo vedrei bene in un film in costume ambientato a fine 1800, anche nella parte del cattivo. Bradley Cooper è il più bravo del gruppo ed aiuta il film a mantenere un sua dignità. Ed Helms, purtroppo è più vittima del suo personaggio di quanto sia stato Galifianakis nel secondo capitolo. Ken Jeong è il protagonista negativo della vicenda, si fa odiare ed amare allo stesso tempo, ma, alla fine, non ci dobbiamo dimenticare che è il cattivo. Torna Heather Graham, un piccolo cameo, ed entra in scena John Goodman (era tanto che non lo vedevo), con la sua mole e la sua bravura, nei panni del boss in cerca di vendetta. Entrambi non sfigurano.

The Hangover Part III è la celebrazione dei suoi predecessori e non lo nasconde. Tuttavia è un film fatto tanto per fare e per sfruttare un franchise di sicuro botteghino. Dopo i due sequel scadenti, però, spero che questo sia davvero l'ultimo. Almeno fino a quando non torneranno idee divertenti a Todd Philips.
Ah, già che andate a vederlo non perdetevi la scena, corposa e curiosa peraltro, dopo i primi titoli di coda. E' divertente e ti lascia la curiosità di sapere cosa può essere successo. Spoiler per le più fetish: si vede Mr. Chow come mamma l'ha fatto! Imperdibile (?).

Sinceramente è un film che non consiglierei. Risparmiate i soldi e fate un salto da McDonald's a mangiare patatine fritte e milk shake che è più salutare.

Titolo originale The Hangover Part III 
Lingua originale inglese 
Paese di produzione USA 
Anno 2013 
Durata 100 min 
Genere commedia 

Regia Todd Phillips 

Sceneggiatura Todd Phillips, Craig Mazin 
Produttore Todd Phillips, Daniel Goldberg, David Siegel, Jeffrey Wetzel, Joseph Garner 
Produttore esecutivo Scott Budnick, J. C. Spink, Thomas Tull 
Casa di produzione Legendary Pictures, Green Hat Films 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures 
Fotografia Lawrence Sher 
Montaggio Jeff Groth, Debra Neil-Fisher 
Musiche Christophe Beck 
Scenografia Maher Ahmad 
Costumi Louise Mingenbach 

Interpreti e personaggi 
Bradley Cooper: Phil Wenneck
Ed Helms: Stuart "Stu" Price
Zach Galifianakis: Alan Garner
Justin Bartha: Doug Billings
Ken Jeong: Leslie Chow
Heather Graham: Jade
Jeffrey Tambor: Sid Garner
Gillian Vigman: Stephanie Wenneck
Sasha Barrese: Tracy Garner-Billings
Jamie Chung: Lauren Price
John Goodman: Marshall
Mike Epps: Doug
Melissa McCarthy: Cassie
Sondra Currie: Linda Garner
Jonny Coyne: Hector
Mike Vallely: Nico
Lela Loren: poliziotta
Oliver Cooper: Ronnie
Oscar Torre: agente Vasquez
Betty Murphy: madre di Cassie
 
Doppiatori italiani 
Christian Iansante: Phil Wenneck
Alessandro Quarta: Stuart "Stu" Price
Roberto Stocchi: Alan Garner
Massimiliano Alto: Doug Billings
Oreste Baldini: Leslie Chow
Ilaria Latini: Jade
Renato Cecchetto: Sid Garner
Emilia Costa: Stephanie Wenneck
Barbara De Bortoli: Tracy Garner-Billings
Valentina Mari: Lauren Price
Angelo Nicotra: Marshall
Fabrizio Vidale: Doug
Francesca Guadagno: Cassie
Franca Lumachi: Linda Garner
Davide Chevalier: Ronnie
Eugenio Marinelli: agente Vasquez
Graziella Polesinanti: madre di Cassie
 

giovedì 11 luglio 2013

Vacancy 2 - The first cut

Un motel come tanti lungo un'interstatale americana. Una coppia di sposi si ferma per riposare qualche ora e consumare la prima notte all'oscuro di essere ripresi da delle telecamere. Il villino 6 è stato dotato dai proprietari del motel di telecamere e microfoni al fine di vendere illegalmente porno amatoriali con protagonista gente comune inconsapevole. La svolta la hanno quando un uomo si ferma per passare qualche ora con una prostituta. Le telecamere non registrano una notte di sesso, ma un omicidio sanguinario.
I proprietari catturano il serial killer e decidono di cambiare genere di film: dal porno allo snuff movie. L'alleanza col killer è fatta.
Tre ragazzi, Caleb e la sua fidanzata Jessica in compagnia del loro amico Gordon si fermano al motel prima dell'ultimo tratto di strada che li aspetta. Questo è il loro errore. Una notte di terrore a lottare per la vita contro tre uomini pericolosi ed armati il cui unico scopo è quello di filmarli mentre muoiono.

Questo film è un seguito, ma è anche il prologo dell'episodio precedente. Non so quanto successo abbia riscontrato il primo capitolo tanto da indurre i produttori ad investire in un secondo, ma tant'è.
Che dire è un horror giovanile, semplice, lineare, come tanti senza eccessi di stile. L'idea di base è inquietante. Chissà in quanti luoghi di riposo ci siamo fermati, durante le nostre vacanze, ed a nostra insaputa siamo finiti su qualche VHS o DVD per pervertiti (speriamo almeno di aver fatto bella figura)? Ci viene proprio il timore di andare in vacanza e fidarci degli estranei; alla fine, però, è come quando vai a mangiare fuori: o ti fidi o non esci di casa.
Il cast, come spesso in questi film di serie B, non eccelle né sprofonda. Rende la pellicola fruibile, nonostante le continue richieste di sospensione della verità, e l'ora e mezza passa senza troppi problemi.

Un classico horror estivo, da vedere giusto prima di partire (tipo quei film sui disastri aerei la sera prima di imbarcarsi per un viaggio transoceanico) senza dover pensare troppo.

Titolo originale Vacancy 2 - The First Cut 
Paese di produzione USA 
Anno 2009 
Durata 86 min 
Genere horror, thriller 

Regia Eric Bross 

Sceneggiatura Mark L. Smith 
Produttore Hal Lieberman
Brian Paschal
Michael Williams 
Casa di produzione Screen Gems, Hal Lieberman 
Fotografia AndrzejSekula 
Montaggio Angela M. Catanzaro 
Musiche Paul Haslinger 
Scenografia Horacio Marquínez 

Interpreti e personaggi 
Trevor Wright: Caleb
David Moscow: Gordon
Agnes Bruckner: Jessica
Gwendoline Yeo: Sposa
Beau Billingslea: Otis
Brian Klugman: Reece
Arjay Smith: Tanner