domenica 29 aprile 2012

Il mondo dei replicanti

In un futuro prossimo l'umanità avrà la possibilità di vivere una vita surrogata. Androidi perfettamente le funzionalità umane prenderanno il posto degli esseri viventi che potranno vivere la loro vita in terza persona, sdraiate comodamente su un lettino, senza mai uscire di casa.
Tutto funziona per il meglio fino a quando qualcuno non inizia ad uccidere i surrogati con un'arma in grado di eliminare l'operatore.
Sul caso indagano due poliziotti, l'Agente Tom Greer e l'Agente Jennifer Peters, che troveranno non poche difficoltà a muoversi in un ambiente ostile, pieno di segreti ed interessi economici.

Il film scorre. Il film è banale.
La trama, i personaggi, le soluzioni e le situazioni sono tutte un deja vu di film passati o di soluzioni usate migliaia di volte al cinema e nei libri. L'esperienza può essere piacevole per qualcuno che non abbia mai bazzicato film di fantascienza, ma per i più smaliziati, al massimo, risulta essere un intrattenimento piacevole anche se senza colpi di scena.
Bruce Willis non è al massimo della forma, ma il valore aggiunto che fornisce al film è la ragione per restare sintonizzati dall'inizio alla fine.
James Cromwell (Star Trek Primo Contatto) riprende, voluto dai responsabili casting, un ruolo simile a quello che aveva già ricoperto in Io, Robot, di qualche anno prima. Rimane poco sullo schermo, ma si fa valere.
La sceneggiatura è, come detto, poco originale. Situazioni già viste, in diversi generi, si mischiano in questo film; su tutte, la scena finale ricorda tanto un film con Jena Plinskin.
Effetti speciali e colonna sonora ben si aggregano nella pellicola.

Se non c'è nulla in tv può aiutare a passare il tempo, se avete di meglio da fare non rinunciate ai vostri impegni per vedere questo film

Titolo originale Surrogates
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2009
Durata 104 min
Genere fantascienza

Regia Jonathan Mostow
Soggetto Robert Venditti, Brett Weldele
Sceneggiatura Michael Ferris, John D. Brancato
Produttore Max Handelman, David Hoberman, Todd Lieberman
Produttore esecutivo Elizabeth Banks, David Nicksay
Casa di produzione Touchstone Pictures, Road Rebel, Mandeville Films
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures
Fotografia Oliver Wood
Montaggio Kevin Stitt, Barry Zetlin
Musiche Richard Marvin
Scenografia Jeff Mann

Interpreti e personaggi
Bruce Willis: Agente Tom Greer
Radha Mitchell: Agente Jennifer Peters
Rosamund Pike: Maggie Greer
Boris Kodjoe: Andrew "Andy" Stone
James Francis Ginty: surrogato di Canter
James Cromwell: Dr. Lionel Canter
Ving Rhames: Il profeta
Jack Noseworthy: Miles Strickland
Devin Ratray: Bobby Sounders
Michael Cudlitz: Colonnello Brendon

Doppiatori italiani
Massimo Rossi: Agente Tom Greer
Claudia Catani: Agente Jennifer Peters
Francesca Fiorentini: Maggie Greer
Alberto Angrisano: Andrew "Andy" Stone
Giorgio Lopez: Dr. Lionel Canter
Alessandro Rossi: Il profeta
Stefano Crescentini: Miles Strickland

Brendon - Lo scrigno dei desideri

Brendon n. 84, bimestrale Lo scrigno dei desideri Soggetto e sceneggiatura: Claudio Chiaverotti Disegni: Esteban Maroto Copertina: Massimo Rotundo Atom Bilder è un ometto strano. Cappello a tuba e frac strappato. Quest'assurdo personaggio, però, porta con se una scatola che permette di realizzare i desideri. Premendo il bottone rosso sulla sua cima si può dar vita all'esistenza sempre desiderata. Il prezzo da pagare, in fondo, è misero: l'infelicità di qualcun altro. E' così che una ragazza di Port Hope si trova in coma, dopo aver premuto il bottone. La madre, disperata, ingaggia Brendon per indagare e far luce sul mistero. Le tracce di Bilder si spostano velocemente di città in città, lasciandosi dietro vittime ogni volta. Quale sarà l'obiettivo di Atom Bilder? Il segreto dello scrigno? Riuscirà Brendon a fermarlo? Purtroppo, stavolta, Chiaverotti non si spreme molto. La storia nasce molto da un incrocio tra The Box, il film del 2009 Richard Kelly, con Cameron Diaz e James Marsden, che si basa sul racconto Button, Button, ed un accenno di Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York, del 1968 di Roman Polanski con Mia Farrow. A questo aggiungiamo un tocco di malizia d'autore ed ecco confezionata la storia. Un po' debole per la verità, ma leggibile. I disegni di Maroto sono sempre dettagliati e curati nei particolari. Gli sfondi sono ricchi di minuzie ed anche i personaggi sono caratterizzati con costanza. Dovessi scegliere, l'artista spagnolo classe '42 già autore di lavori per Red Sonja, non è tra i miei disegnatori preferiti, ma si lascia gustare, una volta che ci si abitua al tratto. La copertina di Rotundo è tra l'onirico ed il metafisico e, con i colori sfumati, crea qualche aspettativa in più di quelle che si realizzano nell'albo. Nella speranza di rivedere alcuni personaggi apparsi in questo numero, con un caratterizzazione più approfondita, aspettiamo due mesi per leggere la prossima avventura del Cavaliere di Ventura.

mercoledì 18 aprile 2012

The Avengers 3D

Il professore Erik Selvig sta aiutando lo SHIELD ed il suo comandante, Nick Fury, ad imbrigliare l'energia del Cubo Cosmico, recuperato dal Howard Stark mentre cercava Capitan America nei ghiacci del Polo Nord. L'obiettivo è quello di trovare una fonte inesauribile e pulita di energia con la quale sostituire quelle attualmente in uso. Nick Fury non è l'unico ad aver messo gli occhi sul Cubo. Anche Loki, fratello di Thor, prova interesse per il misterioso oggetto. Grazie ad un sortilegio riesce ad entrare nel comando SHIELD ed a rubarlo.
A Fury non resta che radunare gli eroi più forti della Terra (e non) per non lasciaglielo.
L'agente Coulson si impegna a contattare la Vedova Nera, impegnata in una missione in Russia, che a sua volta viene mandata in India per convincere Bruce Banner ad unirsi a loro. Il dottor Banner, oltre ad essere uno scienziato esperto nei raggi gamma è, anche, l'unico ad essere sopravvissuto ad un'esplosione causata dagli stessi raggi. Pagandone uno scotto: quando si arrabbia si trasforma in un mostro verde, incontrollabile, di nome Hulk.
Fury mette in pista altri due eroi: Steve Rogers, Capitan America, e Tomy Stark, Iron Man. A loro, per recuperare il fratello, si unirà anche Thor di Asgard, il dio del tuono.
La battaglia non sarà facile, ma per salvare la Terra tutti questi eroi, con l'aiuto di Clint Burton detto Occhio di Falco, dovranno diventare una squadra.

Non ho voluto essere troppo specifico nella trama, poichè il film è da godere passo passo, e, sopratutto, ad oggi, non è ancora uscito al cinema.
Quello che posso dire, prendendola alla larga, è che:
- la colonna sonora è azzeccata in ogni passaggio, Alan Silvestri è al top della forma e dell'ispirazione;
- il montaggio è preciso e puntale;
- la visione 3D è luminosa e discreta, anche se non indispensabile;
ma voi volete sapere altro.
Joss Whedon è eccezionale. Mette giù una trama complessa, ma nella quale tutti i passaggi sono sensati ed appropriati. Ovviamente c'è tanto Cap e tanto Iron Man, ma c'è anche la calibratura giusta di Hulk. E' inutile tentare di creare trame articolate e complesse intorno a questo personaggio, la sua funzione definitiva è unica: Hulk Spacca!!! E in questo film spacca tanto ed è un piacere vederlo spaccare, come non ha mai fatto nei due film precedenti a lui dedicati. C'è molto Thor, come non potrebbe essendo il fratello il villain per eccellenza. A guarnire il tutto c'è anche l'importanza data a personaggi di minor cabotaggio come la Vedova Nera ed Occhio di Falco. A tutti viene dato il giusto peso per tutta la pellicola sia con frasi importanti che con battute di spirito.
Gli attori. Robert Downey Jr. interpreta il solito marpione al massimo della forma. Chris Hemsworth approfondisce il suo personaggio portato sullo schermo solo l'anno scorso. Scarlett Johansson mi ha convinto più che in recenti pellicole, rivitalizzata da un buon copione e da un bravo regista. La sorpresa è Mark Ruffalo che caratterizza un ulteriore aspetto di Banner e di Hulk in modo convincente. Samuel L. Jackson da finalmente sfogo alla sua creatività in più scene che nei cammei negli altri film Marvel e ci riesce bene. Chris Evans aumenta la carica iconica di Capitan America.
La regia è soave. Per tutto il film si respira aria di grandiosità, come deve essere. I Vendicatori sono "i più grandi eroi della Terra" e devono agire in eventi grandiosi. Il film è grandioso e tutto il merito è di Joss Whedon. Il papà di Buffy può ben dire di aver scritto un pagina importanti dei fumetti al cinema. I produttori, in testa ai quali risaltano i nomi di Kevin Keige e Jon Favreau, hanno compiuto la scelta giusta nell'affidare a lui il progetto.

E' estasiante, piacevole da vedere e da sentire. Un film in cui a scontri epici si alternano battute di spirito, a volte facili, a volte argute e pungenti. Un film nel quale ci si emoziona tanto e nel quale si ride anche tanto (una scena con Loki e Hulk entrerà nella storia).
Un film da vedere assolutamente. Possibilmente in 2D, io lo preferisco, anche il 3D, come detto, è realizzato abbastanza bene.

Vendicatori Uniti!

Ps: Sì, Stan Lee appare in un cameo.
Pps: Sì, c'è l'easter egg finale. Uno solo, tranquilli.

Titolo originale The Avengers
Paese USA
Anno 2012
Durata 135 min
Genere Cinecomic

Regia Joss Whedon

Soggetto fumetti della Marvel Comics
Sceneggiatura Joss Whedon, Zak Penn
Produttore Kevin Feige
Produttore esecutivo Jon Favreau, Stan Lee, Louis D'Esposito, Avi Arad, Alan Fine, Patricia Whitcher, Jeremy Latcham, Victoria Alonso
Casa di produzione Marvel Studios, Paramount Pictures
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures
Fotografia Seamus McGarvey
Montaggio Jeffrey Ford, Paul Rubell
Musiche Alan Silvestri
Scenografia James Chinlund
Costumi Alexandra Byrne

Interpreti e personaggi

Robert Downey Jr.: Tony Stark/Iron Man
Chris Evans: Steve Rogers/Captain America
Mark Ruffalo: Bruce Banner/Hulk
Chris Hemsworth: Thor
Scarlett Johansson: Natasha Romanoff
Jeremy Renner: Clint Barton
Tom Hiddleston: Loki
Samuel L. Jackson: Nick Fury
Clark Gregg: Ag. Phil Coulson
Cobie Smulders: Ag. Maria Hill
Stellan Skarsgard: Prof. Erik Selvig
Gwyneth Paltrow: Pepper Potts
Doppiatori originali
Lou Ferrigno: Hulk
Paul Bettany: J.A.R.V.I.S.

Doppiatori italiani
Angelo Maggi: Tony Stark/Iron Man
Marco Vivio: Steve Rogers/Captain America
Riccardo Rossi: Bruce Banner
Massimiliano Manfredi: Thor
Domitilla D'Amico: Natasha Romanoff
Christian Iansante: Clint Barton
David Chevalier: Loki
Paolo Buglioni: Nick Fury
Pasquale Anselmo: Ag. Phil Coulson
Ambrogio Colombo: Prof. Erik Selvig
Alessandro Rossi: Hulk

lunedì 16 aprile 2012

I 50+50 personaggi degli anime più amati

Son passati diversi giorni e, quindi, la notizia non è proprio fresca, ma trovare la traduzione online dal giapponese non è così immediato. Ebbene, nella serata di giovedì 5 aprile,sulla rete giapponese Fuji TV gli spettatori nipponici hanno avuto la possibilità di assistere ad uno speciale televisivo dal titolo "1 Oku 3 sen man-nin ga erabu Anime & Tokusatsu Hero & Heroine Best 50", tradutto alla buona la “Top-50 degli eroi e delle eroine degli Anime e dei Tokusatsu scelti da 130 milioni di spettatori”. Diciamoci la verità: i giapponesi raggiungono a stento i 130 milioni di residenti nel loro arcipelago (e qui quasi il 10% risiede nella sola Tokyo) ed il sondaggio, tirando bene bene le somme, è risultato essere stato votato da circa 14.000 spettatori dai 10 ai 70 anni.
Durante il programma sono state presentate le due attese classifiche delle eroine e degli eroi più amati. Bando agli indugi ed ecco, in perfetto stile cavalleresco, la classifica dedicata ai personaggi femminili:

Eroina più amata\(nome italiano dove possibile)\Serie anime\(genere)
01. Minami Asakura Touch - Prendi il mondo e vai (anime)
02. Fujiko Mine Lupin III (anime)
03. Maetel (Maisha) Galaxy Express 999 (anime)
04. Heidi Heidi (anime)
05. Nami One Piece (anime)
06. Usagi Tsukino (Bunny) Sailor Moon (anime)
07. Sally Yumeno (Sally) Sally la maga (anime)
08. Rei Ayanami Neon Genesis Evangelion (anime)
09. Anne Yuri Ultra Seven (tokusatsu)
10. Oscar François de Jarjayes Lady Oscar (anime)
11. Atsuko (Stilly) Lo specchio magico (anime)
12. Honey Kisaragi (Honey) Cutey Honey (anime)
13. Kozue Ayuhara (Mimì Ayuhara) Mimì e la nazionale di pallavolo (anime)
14. Momoko Sakura Chibi Maruko-chan (anime)
15. Yuki Mori (Nova Forrester) La corazzata spaziale Yamato (anime)
16. Sapphire (Zaffiro) La principessa Zaffiro (anime)
17. Naushika (Nausicaä) Nausicaä della Valle del vento (anime)
18. Ran Mori (Ran) Detective Conan (anime)
19. Hiromi Oka (Jenny Nolan) Jenny la tennista (anime)
20. Arale Norimaki (Arale) Dr. Slump & Arale (anime)
21. Seira Masu (Sayla Mass) Mobile Suit Gundam (anime)
22. Sohryu Asuka Langley Neon Genesis Evangelion (anime)
23. Bulma Dragon Ball (anime)
24. Haruhi Suzumiya La malinconia di Haruhi Suzumiya (anime)
25. Yui Hirasawa K-On! (anime)
26. Momorenger (Pink Ranger) Himitsu sentai Gorenger (tokusatsu)
27. Yuria (Julia) Ken il guerriero (anime)
28. Reika Ryuzaki (Reika Ross) Jenny la tennista (anime)
29. Hitomi Kisugi (Sheila Tashikel) Occhi di gatto (anime)
30. Benio Hanamura (Anne Hanamura) Mademoiselle Anne (anime)
31. Akiko Hoshi (Giusy Young) La stella dei Giants (anime)
32. Clarisse de Cagliostro (Clarissa) Lupin III - Il castello di Cagliostro (anime)
33. Doronjo (Miss Dronio) Yattaman (anime)
34. Megumi Noda Nodame Cantabile (anime)
35. Uran Astro Boy (anime)
36. Bijinder Kikaider-01 (tokusatsu)
37. Sara Crewe (Sara Morris) Lovely Sara (anime)
38. Megu Kanzaki (Bia) Bia, la sfida della magia (anime)
39. Maya Kitajima Il grande sogno di Maya (anime)
40. Saki Asamiya Sukeban deka (tokusatsu)
41. Anne Shirley (Anna Shirley) Anna dai capelli rossi (anime)
42. Lum (Lamù) Lamù, la ragazza dello spazio (anime)
43. Biancaneve Biancaneve (anime)
44. Akane Tendo Ranma ½ (anime)
45. Francoise Arnoul (003) Cyborg 009 (anime)
46. Dokin-chan Soreike! Anpanman (anime)
47. Kyoko Otonashi Maison Ikkoku - Cara dolce Kyoko (anime)
48. Kiki Kiki consegne a domicilio (anime)
49. Nana Osaki Nana (anime)
50. Kaori Makimura (Kreta Mancinelli) City Hunter (anime)

Dalla classifica generale si possono estrarre i dati per età, che fanno emergere i seguenti risultati:
Ragazzini: Nami (One Piece), Ran (Detective Conan) e Yui (K-On!)
Ventenni: Bunny (Sailor Moon), Minami (Touch) e Nami (One Piece)
Trentenni: Minami (Touch), Nausicaä e Fujiko (Lupin III)
Quarantenni: Maetel (Galaxy Express 999), Fujiko (Lupin III) e Honey (Cutey Honey)
Cinquantenni: Sally (Sally la maga), Fujiko (Lupin III) e Anne Yuri (Ultra Seven)
Sessantenni e over: Heidi, Maetel (Galaxy Express 999) e Fujiko (Lupin III)

Eroe più amato\(nome italiano dove possibile)\Serie anime\(genere)
01. Monkey D. Luffy (Rubber) One Piece (anime)
02. Son Goku (Goku) Dragon Ball (anime)
03. Lupin III Lupin III (anime)
04. Kamen Rider 1 Kamen Rider (tokusatsu)
05. Ultra Seven (Ultraseven) Ultra Seven (tokusatsu)
06. Conan Edogawa Detective Conan (anime)
07. Ultraman Ultraman (tokusatsu)
08. Atom (Astroboy) Astro Boy (anime)
09. Hoshi Hyuma (Tommy Young) La stella dei Giants (anime)
10. Jo Yabuki (Rocky Joe) Rocky Joe (anime)
11. Kenshiro Ken il guerriero (anime)
12. Char Aznable Mobile Suit Gundam (anime)
13. Tatsuya Uesugi (Tom Brandel) Touch - Prendi il mondo e vai (anime)
14. Susumu Kodai (Derek Wildstar) La corazzata spaziale Yamato (anime)
15. Amuro Ray (Peter Rei) Mobile Suit Gundam (anime)
16. Ryo Saeba (Hunter) City Hunter (anime)
17. Naoto Date L’uomo tigre (anime)
18. Anpanman Soreike! Anpanman (anime)
19. Hanamichi Sakuragi Slam Dunk (anime)
20. Shinji Ikari Neon Genesis Evangelion (anime)
21. Akira Fudo Devilman (anime)
22. Kamen Rider Den-O Kamen Rider Den-O (tokusatsu)
23. Tuxedo Kamen (Milord) Sailor Moon (anime)
24. Kenshin Himura Kenshin, samurai vagabondo (anime)
25. Tetsuro Hoshino (Masai Hoshino) Galaxy Express 999 (anime)
26. Daisuke Jigen (Jigen) Lupin III (anime)
27. Kinnikuman (King Muscle) Kinnikuman (anime)
28. Kamen Rider Kouga Kamen Rider Kouga (tokusatsu)
29. Conan Conan, il ragazzo del futuro (anime)
30. Kamen Rider Kabuto Kamen Rider Kabuto (tokusatsu)
31. Ultraman Taro Ultraman Taro (tokusatsu)
32. Gekko kamen Gekko kamen (anime)
33. Edward Elric Fullmetal Alchemist (anime)
34. Ken Washio (Ken l’aquila) La battaglia dei pianeti (anime)
35. Retsu Ichijoji Space Sheriff Gavan (tokusatsu)
36. Kira Yamato Mobile Suit Gundam Seed (anime)
37. Goemon Ishikawa (Goemon) Lupin III (anime)
38. Kamen Rider V3 Kamen Rider V3 (tokusatsu)
39. Koji Kabuto (Ryo Kabuto) Mazinga Z (anime)
40. Gan-chan (Ganchan) Yattaman (anime)
41. Shin-chan (Shin Chan) Crayon Shin-chan (anime)
42. Akakage Kamen no ninja Akakage (anime)
43. Kamen Rider Black Kamen Rider Black (tokusatsu)
44. Akarenger (Red Ranger) Himitsu sentai Gorenger (tokusatsu)
45. Harlock Capitan Harlock (anime)
46. Kaede Rukawa Slam Dunk (anime)
47. Jo Shimamura (Joe/009) Cyborg 009 (anime)
48. Spider-Man Spider-Man (tokusatsu)
49. Bem Bem, il mostro umano (anime)
50. Golgo 13/Duke Togo Golgo 13 (anime)

Anche qui, dalla classifica generale si possono estrarre i dati per età, che fanno emergere i seguenti risultati:
Ragazzini: Monkey D. Luffy (Rubber), Conan (Detective Conan) e Kamen Rider Den-O
Ventenni: Goku, Monkey D. Luffy (Rubber) e Milord (Sailor Moon)
Trentenni: Goku, Monkey D. Luffy (Rubber) e Char Aznable
Quarantenni: Lupin, Kamen Rider 1, Ultra Seven
Cinquantenni: Ultra Seven, Tommy Young (La stella dei Giants) e Ultraman
Sessantenni e over: Astroboy, Tommy Young (La stella dei Giants) e Rocky Joe

Che dire. Le classifiche coprono praticamente tutta la storia dell'animazione e dei telefilm live action della produzione giapponese. Anche se al 50° posto della classifica maschile, nella fantasia dei jappi permane il grande Golgo 13, poco conosciuto in Italia se non per il film d'animazione pubblicato in VHS da Yamato Video decenni fa, nato nel 1969 dalla mente e dalla matita di Saito Takao ed ancora in corso di pubblicazione. Tra i "vecchi" vecchi noti nel nostro Paese troviamo al 10° posto Rocky Joe (1968), al 3° posto il buon vecchio Lupin III (debuttante nel mondo dei manga del 1967, per mano di Monkey Punch) e al 9° Hoshi Hyuma (Tommy la stella dei Giants del 1966).
Tra i personaggi femminili, tra quelli più anziani, troviamo in alta posizione l'intramontabile Fujiko Mine (sogno erotico di Lupin III, alla quale è stata dedicata la nuova serie televisiva del ladro gentiluomo giapponese in onda in patria dal 1° di Aprile) in seconda posizione. Poi troviamo al quarto posto Heidi (personaggio letterario nato nel 1880), settimo per Sally Yumeno (1966), undicesimo per Atsuko (1962), dodicesimo Honey Kisaragi (nato nel 1972 per mano di Nagai Go) ed al tredicesimo Kozue Ayuhara, da noi amichevolmente detta Mimì (che tra l'altro vuol dire orecchio in giapponese) nata nel 1968 sul manga di Urano Chikako (solo 12 volumi, conclusi da tempo). Curiosa presenza in questa classifica è quella di Biancaneve, al quarantatreesimo posto, praticamente l'unico personaggio Disney di entrambe le liste.
Senza voler metter giù uno studio sociale da questa classifica, giocosa, si può intuire come i giapponesi amino in ogni età gli anime ed i manga. Quello che emerge è anche una profonda memoria storica del fenomeno, persino un'affezione ai personaggi che hanno accompagnato un periodo di vita dello spettatore dell'anime (e, perché no, del lettore di manga). Sarebbe curioso provare a lanciare lo stesso sondaggio sui personaggi di fantasia che hanno segnato la formazione degli italiani.
Quello che mi rammarica è che tra i cento personaggi presenti ne mancano due (uno per classifica) ai quali sono stato molto affezionato in tenera età. Nella graduatoria maschile risulta escluso il mio personaggio preferito in assoluto che è Daisuke Duke Fleed Umon, il principe del Pianeta Fleed, sfuggito all'invasione del suo pianeta da parte di Re Vega, giunto sulla Terra a bordo dell'astronave robot Grendizer. Insomma sto parlando del nostro Actarus a bordo del robottone gigante Goldrake!
In quella femminile mi manca tanto la ragazza che ha fatto girare la teste agli adolescenti della mia età: Ayukawa Madoka, la protagonista femminile di Kimagure Orange Road, che nel 1988, in patria, era risultata il personaggio femminile più amato degli anime. Una curiosità su questo personaggio. Lo stesso Matsumoto Izumi, il suo creatore, ha dichiarato che il suo aspetto era stato ispirato dai lineamenti di Phoebe Cates (la protagonista di Gremlins, 1984, e Gremlins 2, 1990) e quello della cantante giapponese degli anni '80, del secolo scorso, Nakamori Akina.

Nelle classifiche ci sono tutti i vostri personaggi più amati? Ne manca qualcuno? Leggetele e divertitevi a ricordare i vecchi tempi.

venerdì 13 aprile 2012

Martin Mystère - Anni 30

Martin Mystère n. 320, bimestrale
Anni 30

Soggetto e sceneggiatura: Alfredo Castelli
Disegni: Giancarlo Alessandrini
Copertina: Giancarlo Alessandrini

Siamo negli anni '30 del secolo scorso. L'avventuriero Martin Mystère è in lotta con il suo ex socio ed amico Sergej Orloff per il possesso del Falcone Maltese. New York è spaventata dalla presenza di un gorilla gigante che scala l'Empire State Buildig, tenendo prigioniera in una mano una bella ragazza di nome Angie.
L'ispettore Dick Trevi cerca Martin per far luce sul mistero.
L'indagine porta a scoprire che... Va beh non roviniamo l'intreccio, ma come in un racconto di quegli anni, per quanto possa essere intricato, tutti i fili verranno dipanati.

1982. Uno studioso in fuga invia un plico misterioso ad un amico al Londra. Doc Robinson lo riceve dopo diversi giorni, ma non ha più notizie del mittente. Seguendo gli indizi del suo amico si mette sulle sue tracce per far luce su un mistero vecchio di secoli, peccato che sulla sua strada, con interessi opposti ai suoi, si frappongano dei misteriosi uomini in nero".

Due storie per questo albo speciale, con un numero extra di pagine al solito prezzo, che celebra i 30 anni di vita dell'archeologo dei mysteri del fumetto italiano.
Nato alla fine degli anni '70, dalla fantasia di Alfredo Castelli, ha faticato non poco a ritagliarsi un posto al sole del mercato editoriale. Nei tempi in cui esistevano ancora i contenitori di fumetti per ragazzi (forse uno dei pochi ancora in vita da allora è Il Giornalino) Castelli aveva proposto il suo personaggio a diverse case editrici. Tra rifiuti e pubblicazioni sfortunate eccolo approdare, per la svolta, a quella che diventerà la Sergio Bonelli Editore. Lo stesso Bonelli in persona da il beneplacito al progetto. I due cercano una formula nuova per il mercato italiano ecco, dunque, affiorare l'idea di un fumetto di 64 pagine in formato simil americano, anche se in bianco e nero. La storia viene disegnata da Giancarlo Alessandrini ed il personaggio principale chiamato DOC Robinson, dove DOC sono le iniziali dei suoi tre nomi. Imprevisti editoriali portano sia a cambiare il nome del protagonista che il formato dell'albo. Non convinti delle 64 pagine, gli autori, tornano al classico Bonelli di 96 pagine. Infine, il nome viene cambiato in Martin Mystère, titolo di lavorazione del fumetto che però era ritenuto troppo difficile da pronunciare dai più che si sarebbero recati in edicola per cercarlo.
Debutta nel 1982. Anni d'oro del fumetto italiano. Pochi sono i titoli in contemporanea nelle edicole, luoghi misteriosi sono le fumetterie. La nuova collana ha un buon impatto. Le sue vendite decollano e, senza prendere in considerazione lo sfacelo di copie che vendeva e vende Tex, si ritaglia un buon posto nella scuderia Bonelli a fianco di Zagor e Mister No.
Il personaggio non è proprio come se lo aspettava il buon Sergio. Lui lo sperava più vicino a Indiana Jones, ma l'effetto divulgativo mette in bocca tante parole al protagonista, rendendolo molto simile al suo creatore. Le avventure diventano sempre più affascinante e si conia il neologismo mystero per indicare quei misteri misteriosi che non riescono ad essere spiegati dalla scienza ufficiale. Inutile negare che i primi spunti vengono presi dai best sellers di archeologia fantastica che impazzano all'epoca. Berlitz e Kolosimo forniscono, così, materiale d'indagine per il nuovo personaggio a fumetti. Tra nozioni scientifiche, curiosità storiche e situazioni inventate di sana pianta, Martin Mystère compie prima un anno di vita, poi dieci, poi venti, poi venticinque fino ad arrivare ad oggi a compierne 30. Il tutto precorrendo X-Files, Lorenza Foschini ed i suoi Misteri e Roberto "Cazzenger" Giacobbo.
La sua vita editoriale ha visto alti importanti, bassi preoccupanti ed ora lo ha stabilizzato intorno alle 30.000 copie ad albo regolare, bimestrale. Piano piano sono andati a morire i progetti paralleli in perdita come i Giganti, i Maxi. Restano vivi l'Almanacco del Mistero e lo Speciale, entrambi a cadenza annuale. La soluzione, adottata da qualche anno, di renderlo bimestrale è stato un toccasana per la collana. Agli inizi le storie occupavano un numero indefinito di pagine, come i Tex, e potevano iniziare su un numero finendo a metà del successivo, sul quale iniziava un'altra storia. Poi, negli anni '90, si è tentato di confinare le trame in un albo od in suoi multipli rendendo, il tutto, a detta degli autori, un po' rigido. Il bimestrale, ad un prezzo inferiore di due albi a cadenza mensile, ha dato più respiro alle storie ed un modo più organico per raccontarle.
I 30 anni sono un traguardo ragguardevole, raggiunto nello stesso anno in cui Diabolik ne compie 50, ma non privo di insidie. Se da un lato il suo creatore è in prima linea a lanciare un'applicazione per iPad dedicata al suo personaggio, voci la danno per Giugno 2012, dall'altro non è così ottimista sull'eternità del suo gioiello. Da parte mia spero che vada avanti ancora per tanto tanto tempo e che continui ad insegnarmi cose nuove. Spero che sia d'aiuto a trovare nuovi stimoli per la mia curiosità, come ha fatto per tutti questi anni.
Parlano, invece, delle storie di questo albo.
Anni 30 è disegnata da Alessandrini e scritta da Castelli (guarda caso come la storia di DOC Robinson) ed è una dedica a tutto quel mondo che ha aiutato Martin Mystère a nascere e crescere. Citazioni da 1942 Assedio ad Hollywood, King Kong, detective e personaggi degli anni 30, strizzatine d'occhio allo storico lettore del fumetto sono la costante di questa storia. Divertente, scorrevole e ben disegnata. Vi è stata profusa grande inventiva e professionalità rendendola una delle migliori degli ultimi anni. L'idea dell'ambientazione è originalmente stupefacente e geniale.
L'altra storia, quella dedicata all'originale DOC, è tutta la rileggere (in quanto ogni collezionista ne conosce la versione estesa) e da assaporare.

30 anni spesi bene.
Grazie Alfredo, grazie Giancarlo.

giovedì 12 aprile 2012

E son 2.


Ebbene si. Con il 12 di Aprile si entra nel terzo anno di vita di questo blog. Ci facciamo gli auguri tutti insieme, io che lo scrivo e voi che lo leggete, e non posso fare a meno di ringraziarvi di passare qualche minuto della vostra giornata passando di qua. Chiedendovi di che cavolo avrà scritto quello la od incrociando queste pagine solo per caso sull'Internet.

Sia come sia: grazie a tutti per aver passato con me un po' di tempo!

Buon secondo compleanno smurfland!

mercoledì 11 aprile 2012

American Donuts

Milano si sente ogni giorno un po' americana. Dopo l'esperienza di qualche tempo fa all'Arnold Coffee eccomi in un altro posto ispirato dalle abitudini di quelli che vivono al di la dell'oceano.
Da qualche tempo, ha aperto, in via Settembrini 26, American Donuts, sottotitolo Donuts and more...
Ma com'è questo locale.
Un sabato pomeriggio di struscio ha portato me, e due miei amici, a richiedere un pit stop e ci siamo lasciati tentare dalle quattro vetrine di locale. Appena entrati ci si presenta un lungo bancone ad L, la cassa è proprio nello spigolo dell'alfabetica lettera, sulla destra la macchina del caffè e poco alla nostra sinistra, di fronte a noi, un florilegio di dolci americani. Saltano all'occhio le epiche donuts di tutti i colori, bianco, cioccolato, rosa, granellate, seguono a ruota i muffins, la cheese cake, le torte al cioccolato con test del diabete incorporato, pancakes, bagels ed un sacco di altri dolci da apprezzare. Il mio ordine è rapido: una donuts rosa ed un cappuccino.
Dopo l'ordine, il donuts viene dato immediatamente su un piatto di ceramica, il cappuccino verrà portato nel giro di pochi minuti al tavolo, mi guardo intorno. La sala principale è arredata come il tipico grill americano: tavoli rettangolari, da quattro/sei posti, e poltrone doppie con lo schienale rosso, molto comode. Le altre due sale sono un po' meno americane. Quella al piano terra ricorda un po' una mensa, mentre quella nel soppalco sembra essere abbastanza intima e riservata.
Il locale non si limita ad offrire i servizi di caffetteria è, infatti, possibile anche lanciarsi in, quelli che loro chiamano: Breakfast and Lunch, Brunch, Heavenly Dinner (disponibile dal mercoledì alla domenica). Vedendo il menù la scelta è ricca ed interessante ed i prezzi non sembrano essere eccessivi, non nego che le foto sul sito internet facciano venire l'acquolina in bocca.
Ma veniamo al dunque. Ecco qui la mia merendosa portata.
Aggiungo lo zucchero al cappuccino, servito nella classica tazza di ceramica.
Rugo.
Ne bevo un sorso. Caldo al punto giusto, una crema densa quanto basta, con un sapore ricco. Leggendo sulle tazzine mi accorgo che utilizzano caffè della Illy, quella che viene considerata la miglior marca italiana di caffè.
Osservo il donuts.
E' grande, più grande dei quello di Arnold Coffee.
Massiccio, più massiccio di quello di Arnold Coffee.
Gustoso, ma leggermente più pastoso di quello di Arnold Coffee. La glassa è densa e pastosa. Nel proseguire nella degustazione mi vedo ad essere costretto a smettere il paragone tra i due donuts mangiati a Milano e mi gusto il momento. Sono troppo diversi, probabilmente anche come ricetta, tanto che non è giusto paragonarli e decretare un vincitore. Per il momento, sarà anche il fattore ricordo, restano in testa quelli degli Starbucks giapponesi (forse fatti con ingredienti meno naturali, ma decisamente buoni).
In un posto come questo non possono mancare i gadget ricordo. Tazze personalizzate American Donuts o con la bandiera americana, shopper in tela, donuts di peluche e quant'altro per rendere l'esperienza americana al 100%.

Non so se mi capiterà di recarmi all'American Donuts per una cena od un brunch, ma senz'altro mi accadrà di farci qualche altra merenda al sabato pomeriggio od in un giorno di ferie. I prodotti sono buoni e freschi, i prezzi competitivi (il mio sfizio è costato 3€, di cui 1,80€ di donuts), il locale è pulito, tranquillo ed accogliente.

Se ci passate davanti pensate di prendere una pausa e provarlo. Eccovi i riferimenti per, quelli che ho scoperto essere, i due punti di ristoro:

American Donuts 1
Via Sirtori, 4
Milano
Tel. 02 89057779

American Donuts 2
Via Settembrini, 26
Milano
Tel. 02 29525777

entrambi rigorosamente in zona Porta Venezia.

martedì 10 aprile 2012

Ghost Rider - Spirito di vendetta

Johnny Blaze ha fatto un patto con il diavolo per salvare suo padre da un tumore. Vendendogli la sua anima si è trasformato nel Ghost Rider, uno spirito dal teschio infuocato che caccia le anime di coloro che non sono buoni, e per questo è tormentato dai sensi di colpa. Johnny si è trasferito nell'Europa dell'est per isolarsi e cercare di uccidere meno persone possibili.
La situazione cambia quando un monaco ubriacone, ma deciso ed onesto, lo scova per chiedere il suo aiuto. La missione che dovrebbe accettare è quella di salvare un bambino, Danny, dal diventare il contenitore umano perfetto del diavolo Roarke, lo stesso che ha mutato lui nel Ghost Rider. In cambio Blaze otterrebbe di poter tentare, grazie ad un rituale antico dell'ordine di Moreau, di tentare di liberarsi del demone che lo possiede. Accettare è un attimo, ma le cose non sono così semplici.
Liberare il ragazzo sarà problematico e lo scontro finale tra Roarke ed i suoi scagnozzi e Johnny Blaze non sembra così scontato.

I personaggi principali

Nicolas Cage: Johnny Blaze per salvare la vita di suo padre da un tumore allo stadio finale ha venduto la sua anima al diavolo. Dopo aver fatto un patto con Roarke di notte si tramuta in un cacciatore di anime dal teschio infuocato chiamato Ghost Rider;
Johnny Whitworth: Ray Carrigan è un mercenario al soldo di Roarke. A seguito della sua morte , Roarke, gli dona dei poteri che gli permettono di putrefarre ciò che tocca e di far calare oscurità intorno a se;
Ciarán Hinds: Roarke è il diavolo che fece il patto con Johnny Blaze. Adesso è sulle tracce di Danny, figlio suo e di una donna umana, Nadya, nel quale travasare i suoi poteri;
Violante Placido: Nadya è la madre di Danny. Si allea con Johnny Blaze per recuperare il figlio quando viene rapito da Carrigan e dai suoi uomini;
Idris Elba: Moreau è un monaco alcolizzato che va a cercare il Rider per chiedere il suo aiuto nel salvare Danny, promettendo in cambio a Blaze di liberarlo dalla maledizione;
Fergus Riordan: Danny, il figlio di Nadya, la preda di Roarke.
Christopher Lambert: Methodius è un monaco alleato dello stesso ordine di Moreau, ma che con i suoi accoliti vive isolato, che si offre di liberare Danny dai suoi poteri in modo definitivo.

Cosa funziona in questo newquel di Ghost Rider?
La regia dinamica ed acrobatica. Sembra che i due registi, Mark Neveldine e Brian Taylor, siano specialisti di tecniche registiche alternative. Il loro carattere esce quando si lanciano nelle riprese di inseguimenti tra auto e moto e le inquadrature si rivelano interessanti.
Violante Placido. Finalmente un'attrice italiana entra a far parte in un film a medio/alto budget americano. Dopo Francesca Neri, che avevamo visto nel primo film su Capitan America ed in Danni Collaterali con Swarzenegger, tocca a lei a tentare di imporsi all'attenzione mondiale con quello che dovrebbe essere un blockbuster. Si vede che il lavoro svolto nel film di Clooney ha pagato e dato i suoi frutti.
Gli effetti speciali. Sembrano migliori di quelli del primo film. L'effetto fuoco è veramente bene realizzato. Sia la testa di Cage che tutti i mezzi che lui tocca quando è trasformato nel Rider, quando vanno a fuoco, assumono una dimensione oscura che li esalta. Tutto grazie, anche, al fuoco in CGI aggiunto.
Funziona anche il 3D. Buona la costante profondità durante tutta la durata del film, buona la luminosità, simpatico l'effetto cenere che cade sugli spettatori.
Cosa non funziona?
Purtroppo quello che non funziona è la trama. Per niente originale, scontata, lenta. Fa, quasi, rimpiangere il primo film dedicato al Ghost Rider. Vedere, nei titoli, i nomi di David S. Goyer, Avi Arad e quello dei Marvel Studios illude troppo lo spettatore.
Non funziona la location. Per risparmiare budget la produzione si è trasferita dagli studios hollywoodiani a Bucarest, Sibiu, Rovinari, Lago Vidraru, Transfăgărăşan e Hunedoara al Castello Hunyad. Il costo si è ridotto dai 110 milioni del primo film ai 52 di questo secondo, che ne ha guadagnato in tristezza. Una tristezza infinita che ha percorso il mio pensiero ogni volta che veniva proiettata una panoramica. Luoghi spogli, grigi, poveri, diroccati, estremamente tristi. Uno che va a vedere un cinecomic pensa di andare al cinema per sognare e divertirsi un po', ma questa pellicola tronca qualsiasi immaginazione. Giusto un paio di posti belli sono quelli delle riprese in esterni in Turchia, il santuario dove risiede l'ordine di Moreau, le caverne geologiche dove vive realmente della gente, ed il santuario della battaglia finale.

Piacevole la presenza di un redivivo, e calvo, Christopher Lambert, e del sempre bravo Idris Elba.
Isterica ed un po' troppo sopra le righe la caratterizzazione da parte di Nicolas Cage di Johnny Blaze/Ghost Rider.

Triste, triste, triste. Tristezza è ciò che questo film riesce a trasmettere a chi lo guarda. Tristezza e sconforto dilagano per tutto il minutaggio della pellicola. Però se a fronte della spesa di 52 milioni di dollari il film, nel mondo, ad oggi, ne ha incassati quasi 90 milioni, forse, si può parlare di un successo commerciale.
Peccato, perché di fronte ad un film Marvel, logato Marvel Knights, mi aspettavo qualcosa di più. Invece, ho trovato molto di meno ed ho rivalutato sia il primo Ghost Rider che Daredevil ed Elektra. Per disintossicarmi mi son dovuto vedere Iron Man 1 & 2 e Thor e sono in attesa di trovare il tempo per Capitan America.

Sapevo di rischiare profondamente ad andare al cinema a vedere questo film, ma non mi aspettavo una sconfitta così sonante. Peccato.

Titolo originale Ghost Rider: Spirit of Vengeance
Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 2012
Durata 95 min
Genere Comic Movie

Regia Mark Neveldine e Brian Taylor
Soggetto David S. Goyer, basato sul fumetto della Marvel Comics
Sceneggiatura Scott Gimple, Seth Hoffman, David S. Goyer
Produttore Avi Arad, Michael De Luca, Ashok Amritraj, Steven Paul, Ari Arad
Produttore esecutivo David S. Goyer, Mark Steven Johnson, E. Bennett Walsh, Stan Lee, Manu Gargi
Casa di produzione Columbia Pictures, Marvel Studios, Hyde Park Entertainment, Ashok Amritraj, IMagenation Abu Dhabi, Crystal Sky Pictures, Michael De Luca Productions, Arad Entertainment
Distribuzione (Italia) Medusa Film
Fotografia Brandon Trost
Montaggio Brian Berdan
Effetti speciali Lucian Iordache (Adrian Nica, Daniel Popa, Adrian Popescu, George Tudoran)
Musiche David Sardy
Scenografia Kevin Phipps
Costumi Bojana Nikitovic
Trucco Daniela Busoiu, Adelina Popa

Interpreti e personaggi
Nicolas Cage: Johnny Blaze/Ghost Rider
Johnny Whitworth: Carrigan
Ciarán Hinds: Roarke
Violante Placido: Nadya
Fergus Riordan: Danny
Idris Elba: Moreau
Christopher Lambert: Methodius
Spencer Wilding: Grannik
Sorin Tofan: Kurdish
Jacek Koman: Terrokov
Anthony Head: Benedict
Cristian Iacob: Vasil
Jai Stefan: Krakchev
Vincent Regan: Toma Nikasevic
Ionut Cristian Lefter: Johnny Blaze da giovane

Doppiatori italiani
Pasquale Anselmo: Johnny Blaze/Ghost Rider
Francesco Pezzulli: Carrigan
Luca Biagini: Roarke
Roberto Draghetti: Moreau
Andrea di Maggio: Danny
Mario Cordova: Methodius

venerdì 6 aprile 2012

American Horror Story - Stagione 1

La famiglia Harmon, Ben, Vivien, Violet, si trasferisce da Boston a Los Angeles. Lui, psichiatra, ha tradito la moglie con un sua studentessa in un momento difficile della loro vita familiare. Lei li ha scoperti, cogliendoli sul fatto, ed ha deciso di troncare il rapporto. La figlia di è trovata in mezzo ed è caduta in una specie di depressione. Per ripartire da zero, allontanandosi dall'amante di Ben, decidono di trasferirsi in una villa d'epoca, molto bella e poco costosa, a Los Angeles. Il prezzo basso, come spiega loro la venditrice, è dovuto alla triste storia legata ai vecchi proprietari, un coppia gay, morti in un omicidio suicidio. Dopo l'acquisto, però, i nuovi proprietari si accorgono che i misteri non si fermano li. Infatti, si trovano tra i piedi ogni tre per due Adelaide la figlia, affetta da sindrome di Down, della loro vicina di casa, Constance. Vicina di casa che si rivela essere anche ex proprietaria del maniero e madre di Tate, ragazzo difficile, psicotico e violento, tra i primi pazienti del dott. Harmon. Ovviamente Tate si infatuerà di Violet e questo sarà fonte di nuovi problemi e di tensione familiare. Tensione che viene accresciuta anche con l'assunzione da parte di Vivien di Moira O'Hara, la domestica storica della casa. Vivien la vede come una donna anziana e con un occhio di vetro, mentre Ben vede in lei un'affascinante e provocante rossa che veste un sexy abito da cameriera corredato da un reggicalze.
La casa porta con se un passato tragico, si dai giorni della sua costruzione, riuscirà la famiglia Harmon ad essere la prima ad entrarvi in sintonia e sopravvivere?

Innanzi a tutto il cast. Jessica Lange è il punto di forza della serie. Interpreta il personaggio di Constance con carisma e flemma tale da renderla inquietante ad ogni inquadratura. Sotto la superficie di una donna sola e gentile nasconde un carattere forte, possessivo e violento. Tutto reso al meglio dalla recitazione della Lange. Gli altri protagonisti, perché si può ben definire un telefilm corale, si attestano mediamente su un alto livello qualitativo. Si alternano, sul piccolo schermo, nomi famosi come Zachary Quinto (uno dei due ragazzi gay, precedenti proprietari) e Dylan McDermott (Ben Harmon) accanto a cognomi famosi come Kate Mara (sorella di Rooney Mara di Millennium versione americana, bella psicotica) e Taissa Farmiga (sorella minore di Vera Farmiga, Up in the Air con Clooney) ed attori sconosciuto al grande pubblico italiano, ma, come detto, tutti danno al loro personaggio la loro carica di credibilità.
I creatori della serie sono Ryan Murphy e Brad Falchuk, che già nel 2009 hanno dato vita al fenomeno Glee. Se il principale contributo a Glee sembra essere di Falchuk ecco che in questa serie paiono emergere le preferenze e lo stile di Murphy. Infatti, sembrano essere richiamate le atmosfere cupe e fedifraghe di Nip/Tuck messe in scenda dal 2003 al 2010 nella serie creata da Murphy stesso. Il rapporto marito/moglie tra Ben e Vivien richiama molto quello tra Sean e Julia McNamara di Nip/Tuck.
La trama di fondo è interessante, ma lo svolgimento mostra qualche lacuna. Anche se l'idea, ammettiamolo economica, di svolgere tutta la serie in una casa e nel suo giardino, salvo qualche esterno poco costoso, è abusata da anni di cinema, ma nelle prime cinque puntate (di dodici che è la serie) ti tiene attaccato alla poltrona. Alla sesta si inizia a sentire qualche scricchiolio, si stabilizza fino alla decima e nelle ultime due fa succedere tutto quello che ti eri aspettato. Certo le soluzioni non sono tutte scontate, ma il sospetto che sarebbe andato a finire così era nell'aria. Le caratterizzazioni dei personaggi sono tutte molto buone, sopratutto quelle dei protagonisti saltuari. Adelaide e Chad sono quelli che mi sono piaciuti di più, mentre il due ragazzini gemelli rossi mi sono stati quelli più odiosi.
Gli autori hanno messo tanta, tanta, carne al fuoco peccato che avessero solo dodici episodi per cuocerla. D'altra parte il fatto che la serie si sia chiusa in fretta ha permesso di tenere il livello della tensione abbastanza costantemente alto per tutti gli episodi.
A parte meritano un commento la sigla e la fotografia.
La musica della sigla è odiosa: non c'entra con il telefilm ed è talmente fastidiosa che definirla musica è far torto ai musicisti. Il montaggio delle immagini, invece, richiama la serie ed i fotogrammi presenti vengono spiegati con l'andare delle puntate.
La fotografia è confusa. Il tempo in questa serie scorre tutto per i fatti suoi. Un esempio è l'ultima puntata nella quale due donne ed un neonato si ritrovano nello scantinato di sera. Da una finestra sullo sfondo entra una luce che neanche durante una giornata d'agosto in Sicilia. Capisco che per girare si necessiti di luce, ma allora non ambientate il tutto di sera o di notte perché, in quei momenti, di luce ce ne è poca.

Tutto sommato vedibile ed apprezzabile, anche se si appiattisce un po' nel finale. Un esperimento come pochi se ne vedono in tv. Una serie horror, difficile, che va sostenuta per lo sforzo, dandole una seconda possibilità.

Premi
Satellite Awards
Nel 2011 premio per la miglior serie tv di genere.
Nel 2011 premio speciale per la straordinaria perfomance in una serie tv a Jessica Lange.
Golden Globe
Nel 2012 premio per la migliore attrice non protagonista in una serie tv a Jessica Lange.
Guild Awards
Nel 2012 premio per la migliore attrice in una serie drammatica a Jessica Lange.

Paese Stati Uniti d'America
Anno 2011 – in produzione
Formato serie TV
Genere horror
Stagione 1
Episodi 12
Durata 45 min (episodio)
Lingua originale inglese

Caratteristiche tecniche
Risoluzione 720p
Audio Dolby Digital 5.1

Ideatore Ryan Murphy, Brad Falchuk
Produttore esecutivo Ryan Murphy, Brad Falchuk, Dante Di Loreto
Casa di produzione 20th Century Fox Television

Interpreti e personaggi
Dylan McDermott: Benjamin "Ben" Harmon
Connie Britton: Vivien Harmon
Taissa Farmiga: Violet Harmon
Evan Peters: Tate Langdon
Jessica Lange: Constance Langdon
Denis O'Hare: Larry Harvey
Kate Mara: Hayden
Alexandra Breckenridge: Moira O'Hara (giovane)
Frances Conroy: Moira O'Hara (anziana)
Zachary Quinto: Chad
Sarah Paulson: Billie Dean

Doppiatori e personaggi
Massimo Rossi: Benjamin "Ben" Harmon
Claudia Catani: Vivien Harmon
Virginia Brunetti: Violet Harmon
Davide Perino: Tate Langdon
Micaela Esdra: Constance Langdon
Luca Dal Fabbro: Larry Harvey

Prima visione
Prima TV Stati Uniti d'America
Dal 5 ottobre 2011
Al in corso
Rete televisiva FX
Prima TV in italiano (pay TV)
Dal 8 novembre 2011
Al in corso
Rete televisiva Fox

giovedì 5 aprile 2012

Dylan Dog - L'assassino della porta accanto

Dylan Dog n. 307, mensile
L’assassino della porta accanto

Soggetto e sceneggiatura: Fabrizio Accatino
Disegni: Sergio Gerasi
Copertina: Angelo Stano

L'amore fa fare cose folli. Già al verde per conto suo Dylan abbandona Groucho a casa per passare intensi momento con la sua ultima fiamma. Si reca così in una piccola pensione di Edimburgo per starle vicino, nonostante lei sia sposata con un altro uomo e non abbia tempo di incontrarlo se non al giovedì pomeriggio, per poche ore. Nei, lunghi, momenti liberi Dylan, oltre a scrivere lettere alla sua innamorata, inizia a conoscere gli altri residenti nella pensione. Accanto ad una silenziosa signora coreana, un ragazzo scozzese ed una bella ragazza canadese (della quale lo scozzese è innamorato) vive il sig. Wilson. Un uomo riservato che nasconde un inquietante segreto, che nasconde un segreto più grosso. La passione del sig. Wilson è quella di catturare i topi in cantina e stritolarli con le sue mani. Il segreto ancora più recondito è che questa è una cura, che lui ha trovato per se, per non uscire alla sera a strangolare alla morte giovani donne. L'arrivo di Dylan, però, muterà il labile equilibrio psicologico dell'uomo e tutto potrà succedere.

I disegni di Sergio Gerasi spiazzano. Mi riportano alla mente quelli di Angelo Maria Ricci, un vecchi disegnatore di Martin Mystère, già dal numero 3 ed al quale erano stati affidati anche dei Bis ai bei tempi (ora lavora quasi esclusivamente per Diabolik). Tante volte il segno risulta essere ricercato ed insistito fino a quasi essere eccessivamente carico, ma dopo un po' ci si abitua e diviene anche piacevole.
La storia di Accatino parte instillando un po' di diffidenza, ma si risolve in modo non ovvio, anche un po' amaro, e quindi lascia soddisfatti. Un buon ritmo, buoni testi e buona interazione tra i personaggi non permettono di sentire la mancanza di Groucho. Inoltre, questa storia ci porta alla scoperta di un lato estremamente poetico e sdolcinato dell'Indagatore dell'Incubo ai più sconosciuto finora.
Ancora ammirevole la copertina di Angelo Stano. Evocativa, come molte delle sue ultime, ed azzeccata. Invecchiando il vino diventa più buono.

Un mix di elementi rendono questa storia un buon fumetto. Da leggere

mercoledì 4 aprile 2012

Arnold Coffee

Ieri ero in ferie e come nei migliori giorni di ferie mi son prodigato a sperimentare qualcosa di nuovo. O meglio di nuovo per Milano. Che la mia città non abbia un Starbucks ormai è assodato. Che ci siano in Italia forze che si spendano per evitare che realtà del genere prendano piede nel nostro Paese è plausibile. Da qualche temo, però, la città da bere, la città di tangentopoli e della moda ha la possibilità di vivere l'esperienza "americana" del caffè. In via Orefici, da diversi mesi, è aperto Arnold Coffee. Chi ha avuto la fortuna di viaggiare e vedere e provare sia Starbucks che i suoi cloni non potrà fare a meno di notare qualcosa di familiare. Il bancone, i menù, la postazione dello zucchero, le sedute ed il WiFi free rimembrano un'esperienza già vissuta. I ricordi che affiorano sono piacevoli, come la colazione a ritmo di Blues sulle poltroncine dello Starbucks di Ikebukuro a Tokio, con in suoi ottimi donuts, o nel parchetto ad Hell's Kitchen, a New York, con il cappuccino bollente ed il muffin gigante, appena di fronte alla caffetteria. Qui, invece, siamo a Milano; in una via di pieno centro, con grandi vetrine che affacciano su tram che sfrecciano, taxi nervosi e persone indaffarate. Seduto sul mio sgabello, in un orario di poco passaggio, mi godo il mio cappuccino e la mia donuts guardando gli avventori entrare ed uscire con il loro bicchieri di carta pieni di energia liquida al sapore di caffè.
Com'è questo beverone? Innanzi a tutto come non è: rovente. Il primo pregio di Arnold Coffee è quello di riempirti il bicchiere di un cappuccino a temperatura bevibile, come non accade mai nei tempi del caffè da asporto dal logo verde. Con l'aggiunta di zucchero, inizio a berlo e degustarlo. Mi piace, il mio cappuccino small, disponibile anche in medium e large come tutte le altre bevande. La schiuma è morbida, la temperatura giusta, il mix latte e caffè è piacevole.
Accanto al bicchiere del cappuccino trova posta anche una bella e rotonda donuts al cioccolato. Mi guarda languida e vogliosa di essere divorata e chi sono io per farla aspettare? Al primo morso si rivela soffice e gustosa, devo rallentare la mia foga per non divorarla in meno di dodici picosecondi. Se devo farle un appunto è che la copertura al cioccolato è troppo poco croccante e si appiccica alle mani, ma per il resto è veramente buona.
Degustando mi guardo anche attorno. Alla mia sinistra un ragazzo straniero guarda un film sul suo MacBook Pro. Alla mia destra una ragazza ed il suo caffè sono intenti a tagliare e gustarsi i pancakes con lo sciroppo d'acero. Al piano di sotto una ragazza ed il suo MacBook Bianco navigano in rete in un salottino piccolo e carino. Al piano di sopra, beh li non vedo, ma tre amici vi ci si sono appena recati con un caffè espresso, dei cornetti ed un bicchiere di caldo beveraggio. Noto come il caffè non sia l'unico sovrano in questa caffetteria. Sui tabelloni menù, tra le bevande calde e quelle iced, si possono leggere anche nomi di preparati esenti caffè: una buona idea per proporre gli altri prodotti anche ai non dipendenti dal nero liquido. Si, perchè oltre alle donuts abbiamo i bagel, i wrap, le bevande fresche, i succhi di frutta e tanto altro ben di dio.
Come in ogni negozio in stile che si rispetti non manca la gadgettistica, volete comprare una bella mug logata di Arnold Coffee? Sicuro che anche altre sorprese sono disponibili, basta chiedere.

I prezzi non sono proprio amichevoli, rimangono su uno standard internazionale, anche perchè la caffetteria è in pieno centro città dove tutto costa di più. Se un wrap e un bagel costano circa 6€ le bevande in bicchiere partono da un minimo di 2,70€ e le donuts da 1,80€. Tutti gli altri prezzi sono da scoprire. Se siete fortunati possessori di ticket e buoni pasto, qui li accettano.

Mi manca da provare Mama Burger, provato a Tokio con fresca soddisfazione, magari in un "american tour" come quello proposto all'Otaria del Golfo. Appena mi capiterà sarete i secondi a saperlo.

Arnold Coffee
Milano Orefici
Via Orefici, 26
Milano
Tel. 02.36510200
OPENING HOURS:
MONDAY to FRIDAY 8:00am - 8:30pm
SATURDAY & SUNDAY 8:00am - 9:00pm

lunedì 2 aprile 2012

Razzie Awards 2012 - I vincitori

Potrà sembra monotono quello che è venuto fuori dalle votazioni per uno dei premi più attesi e meno ambiti dell'anno. L'esito delle premiazioni ha scossa la certezza che TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I fosse il film più brutto del 2011. Ma per i più esperti non ha stupito più di tanto. Per chi avesse, anche solo, visto il trailer l'esito non poteva che essere questo.
Il film più brutto dell'anno.
Il film, forse, più brutto di sempre.
Il film con un record di maggior numeri di Razzies Awards in un'unica edizione, insuperabile, solo eguagliabile in futuro.
E':

PEGGIOR FILM
BUCKY LARSON:BORN TO BE A STAR
JACK & JILL
NEW YEAR’S EVE
TRANSFORMERS:DARK OF THE MOON
TWILIGHT SAGA:BREAKING DAWN PART I

PEGGIOR ATTORE
Russell Brand - ARTHUR
Nicolas Cage - DRIVE ANGRY 3-D, SEASON OF THE WITCH and TRESPASS
Taylor Lautner - ABDUCTION and TWILIGHT S.B.D. PART I
Adam Sandler - JACK & JILL and JUST GO WITH IT
Nick Swardson -BUCKY LARSON: BORN TO BE A STAR

PEGGIORE ATTRICE
Martin Lawrence (As “Momma”) - BIG MOMMAS: LIKE FATHER, LIKE SON
Sarah Palin (As “Herself”) - SARAH PALIN: THE UNDEFEATED
Sarah Jessica Parker - I DON’T KNOW HOW SHE DOES IT and NEW YEAR’S EVE
Adam Sandler (As “Jill”) - JACK & JILL
Kristen Stewart - TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I

PEGGIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Patrick Dempsey - TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON
James Franco - YOUR HIGHNESS
Ken Jeong - BIG MOMMA’S #3, HANGOVER PART 2, TRANSFORMERS #3 and ZOOKEEPER
Al Pacino (As “Al Pacino”) - JACK & JILL
Nick Swardson - JACK & JILL and JUST GO WITH IT

PEGGIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Katie Holmes - JACK & JILL
Brandon T. Jackson (As “Charmaine”) - BIG MOMMAS: LIKE FATHER, LIKE SON
Nicole Kidman - JUST GO WITH IT
David Spade (As “Monica”) - JACK & JILL
The Underwear Model (aka Rosie Huntington-Whiteley) - TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON

PEGGIOR CAST D'INSIEME
The Entire Cast of BUCKY LARSON: BORN TO BE A STAR
The Entire Cast of JACK & JILL
The Entire Cast of NEW YEAR’S EVE
The Entire Cast of TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON
The Entire Cast of TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I

PEGGIOR REGISTA
Michael Bay - TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON
Tom Brady - BUCKY LARSON: BORN TO BE A STAR
Bill Condon - TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I
Dennis Dugan - JACK & JILL and JUST GO WITH IT
Garry Marshall - NEW YEAR’S EVE

PEGGIOR PREQUEL, REMAKE, SPIN-OFF O SEQUEL
ARTHUR
BUCKY LARSON: BORN TO BE A STAR (Rip-Off of BOOGIE NIGHTS and A STAR IS BORN)
THE HANGOVER PART 2 (Both a Sequel AND a Remake!)
JACK & JILL (Remake/Rip-Off of Ed Woods’ GLEN OR GLENDA)
TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I

PEGGIOR COPPIA SULLO SCHERMO
Nicolas Cage & Anyone Sharing the Screen with Him in Any of His Three 2011 Movies
Shia LeBeouf & The Underwear Model (aka Rosie Huntington-Whiteley) TRANNIES #3
Adam Sandler & EITHER Jennifer Aniston OR Brooklyn Decker / JUST GO WITH IT
Adam Sandler and EITHER Katie Holmes, Al Pacino OR Adam Sandler / JACK & JILL
Kristen Stewart & EITHER Taylor Lautner OR Robert Pattinson / TWILIGHT: BREAKING DAWN PART I

PEGGIORE SCENEGGIATURA
BUCKY LARSON: BORN TO BE A STAR - Written by Adam Sandler, Allen Covert and Nick Swardson
JACK & JILL - Screenplay by Steve Koren & Adam Sandler, Story by Ben Zook
NEW YEAR’S EVE - Written by Katherine Fugate
TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON - Written by Ehren Kruger
TWILIGHT SAGA: BREAKING DAWN PART I - Screenplay by Melissa Rosenberg

In tutte le categorie ha avuto almeno una nomination. In tutte le categorie ha preso un premio. Ha confermato la caduta verso il baratro della qualità e della decenza di Adam Sandler. Ha trascinato nel letame con se anche quello che fino allo scorso decennio era dichiarato uno dei più bravi di Hollywood: Al Pacino. L'avvocato del diavolo tocca il fondo partecipando a questa pellicola, speriamo che sia il modo di darsi una spin? Avrà voglia di rimettersi in gioco? Magari emulando il più giovane Robert Downey Jr, magari interpretando il Dottor Strange od il Mandarino in un Cinecomics?
Quest'anno sono arrivati tardi, non hanno avuto la possibilità di fare da traino agli Oscar (o di essere trainati dalla serate del cinema per eccellenza), ma hanno fatto ugualmente un gran botto.

Ora tutti al videonoleggio a prendere la nostra copia di Jack & Jill da vedere a casa, comodamente e con un bel mastello di pop corn!