lunedì 29 febbraio 2016

Razzie Awards 2016 - I Vincitori

Mentre tutti sono concentrati su quei premi la e sulla vittoria di quello lì, che glielo hanno dato più per sfinimento che per meriti, noi diamo un'occhiata a come sono andati i premi più evitati di Hollywood.
Come avrete capito c'è stato un solo film a farla da padrone, oserei dire un film insospettabile. Ma come è potuto loro venir in mente che 50 Sfumature di Grigio potesse fare questa incetta incredibile? Spiace, quasi, che non vi fossero membri del cast candidati come peggior attore ed attrice non protagonista e che si sia salvato il regista, ma non si può volere tutto.
Incredibile come il testa a testa tra il, disastroso, remake de I Fantastici 4 sia finito in pareggio. Pur non avendolo visto, credo che il ritorno della famiglia con i superpoteri sia stato sottovalutato. 50 sfumature ha portato in cassa alla sua compagnia cinematografica bei soldi, mentre i 4 sono stati un disastro annunciato anche al botteghino. Peccato che Sue e company non siano riusciti ad imporsi in solitaria. Come detto, però, 50 sfumature ha fallito nella scalata al premio per la peggior regia. Indovinate a chi è andato? A Josh Trank per i Fantastici, miserabili?, 4 che, con ogni probabilità è il film che lo terrà lontano da Hollywood per un bel po' di tempo.

Consoliamoci che domani si parla della delusione profonda che ci ha portato quell'altro premio là.


Con sto popò di fotografia ci chiediamo... ma anche no.

PEGGIOR FILM
Fantastic Four
Fifty Shades of Grey
Jupiter Ascending
Paul Blart Mall Cop 2
Pixels

PEGGIORE ATTORE
Johnny Depp, Mortdecai
Jamie Dornan, Fifty Shades of Grey
Kevin James, Paul Blart Mall Cop 2
Adam Sandler, “The Cobbler” and “Pixels”
Channing Tatum, Jupiter Ascending

PEGGIORE ATTRICE
Katherine Heigl, Home Sweet Hell
Dakota Johnson, Fifty Shades of Grey
Mila Kunis, Jupiter Ascending
Jennifer Lopez, The Boy Next Door
Gwyneth Paltrow, Mortdecai

PEGGIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Chevy Chase, Hot Tub Time Machine 2 & Vacation
Josh Gad, Pixels & The Wedding Ringer
Kevin James, Pixels
Jason Lee, Alvin & The Chipmunks: Road Chip
Eddie Redmayne, Jupiter Ascending

PEGGIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Kayley Cuoco-Sweeting, Alvin & The Chipmunks: Road Chip [Voice Only] & The Wedding Ringer
Rooney Mara, Pan
Michelle Monaghan, Pixels
Julianne Moore, Seventh Son
Amanda Seyfried, Love the Coopers & Pan

PEGGIOR REMAKE/RIP-OFF/SEQUEL
Alvin & The Chipmunks: Road Chip
Fantastic Four
Hot Tub Time Machine 2
Human Centipede 3 (Final Sequence)
Paul Blart Mall Cop 2

PEGGIOR COMBO SULLO SCHERMO
All Four “Fantastics,” Fantastic Four
Johnny Depp & His Glued-On Moustache, Mortdecai
Jamie Dornan & Dakota Johnson, Fifty Shades of Grey
Kevin James & EITHER His Segue OR His Glued-On Moustache, Paul Blart Mall Cop 2
Adam Sandler & Any Pair of Shoes, The Cobbler

PEGGIOR REGISTA
Andy Fickman, Paul Blart Mall Cop 2
om Six, Human Centipede 3 (Final Sequence)
Sam Taylor-Johnson, Fifty Shades of Grey
Josh Trank (& Alan Smithee?), Fantastic Four
The Wachowskis (Andy & Lana), Jupiter Ascending

PEGGIOR SCENEGGIATURA
“Fantastic Four” Screenplay by Simon Kinberg, Jeremy Slater and Josh Trank, Based on the Marvel comic book by Stan Lee and Jack Kirby
“Fifty Shades of Grey” Screenplay by Kelly Marcel, Based on the Novel by E.L. James
“Jupiter Ascending” Written by Andy and Lana Wachowski
“Paul Blart Mall Cop 2” Screenplay by Kevin James & Nick Bakay
“Pixels” Screenplay by Tim Herlihy and Timothy Dowling, Story by Herlihy, Based on a Work by Patrick Jean

RAZZIE REDEEMER AWARD
Elizabeth Banks (RAZZIE “Winner” for “MOVIE 47,” Multiple Hit Movies This Year)
M. Night Shyamalan (Perennial RAZZIE nominee & “winner,” director of “The Visit”)
Will Smith (For following up “After Earth” with “Concussion”)
Sylvester Stallone (All-Time RAZZIE Champ, award contender for “Creed”)

venerdì 26 febbraio 2016

R


Visto che in queste settimane sono impegnato in letture lunghe ed in fasi di piccolo studio e, quindi, sto trascurando un po' queste pagine, mi piaceva buttare lì due impressioni sul famoso R-Rated del cinema americano.
In pratica c'era questa intrinseca paura dei produttori cinematografici di lasciar classificare all'autorità un film R, ossia vietato ai minori di 17 anni e perdere, così, grossi incassi.
Un evento ha spiazzato i teorici del flop.

Lui.
Ok. Deadpool. Io il film non l'ho ancora visto, ma spero di rimediare presto. Non tanto perché sia un patito del personaggio, anzi ho provato a leggerlo, ma mi ha detto poco. L'esperienza cinematografica la voglio vivere più che altro per capire il fenomeno. In pratica, nei fumetti, questo personaggio è volgare, sanguinario, simpatico e sfonda spesso la quarta parete per interagire col fruitore del media Coraggiosamente, tutto questo è stato mantenuto anche nel film. Che è stato quindi classificato R. Senza paura della limitazione, regista, produttore ed in primis l'attore protagonista Ryan Reynolds hanno creduto nel progetto e l'hanno portato avanti. Ed hanno avuto ragione. Il film al botteghino ha incassato in modo strepitoso ed è già in programma un sequel.
Lui ne ha sofferto
Sono già stati annunciati Wolverine 3, che era già stato deciso R-Rated, e che sfrutterà la scia del successo del Mercenario Chiacchierone, e novità per Batman vs Superman. Torniamo un attimo al ghiottone canadese. Il personaggio ha sempre sofferto, sopratutto per i feroci appassionati del fumetto, della castrazione caratteriale subita nei film. Anche nell'ultimo episodio in solo ha patito cinematograficamente, ma ha avuto migliore riscontro in home video. Perché? Perché sul supporto casalingo è stata offerta la possibilità di accedere ad una versione estesa e, leggermente, più cruenta.
Stessa sorte toccherà al Cavaliere Oscuro contro l'Azzurrone. WB ha già annunciato che a fare da contraltare alla versione cinematografica, manco solo un mese all'uscita nelle sale, vi sarà una edizione con scene aggiunte e più aggressività su Blue-Ray e DVD.
Loro se la giocano
Quindi, quanto senso ha ancora perseverare nella politica di repressione della creatività per imporre un R-Rated, quando si può offrire un prodotto più incisivo, completo, godibile e meglio realizzato? Lasciando liberi gli autori ed i registi di esprimersi, a discapito di qualche soldo, potremmo avere dei prodotti migliori?

Che poi, in televisione, sulle pay tv, on demand, i minori, comunque, possono accedere a programmi del calibro di Games of Thrones e The Walking Dead, per citarne alcuni. Serie tv cult di pregevole fattura che hanno riscritto le regole dei serial televisivi e che propongo situazioni decisamente al limite.

Magari basta educare i nostri figli, le nuove generazioni, a rispettare i divieti e tutto diventa più semplice. Certo dovremmo rinunciare anche noi a qualche cosa, ma che male ci sarebbe? Ne potremmo godere insieme aspettando qualche anno e creando con loro dei bei momenti di divertimento.
Che, poi, niente. Ci sono anche loro...
Giusto una chiacchierata per rifletterci su.

mercoledì 24 febbraio 2016

Morgan Lost - L'orologio del tempo

Morgan Lost  N°  5 
L'orologio del tempo

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 

Disegni: Giuseppe Liotti 

Copertina: Fabrizio De Tommaso 

Colori: Arancia Studio 

Periodicità: mensile 
Uscita: 20/02/2016 

Un nuovo serial killer, con indosso la maschera di un caimano, balza agli onori delle cronache. Morgan Lost deve mettersi sulle sue tracce partendo dai sordidi anfratti del quartiere a luci rosse. Ma il tempo, in questa avventura, non scorre lineare. I suoi tre stati, presente, futuro e passato, si mischiano ed aprono finestre inaspettate sulle vicende che interessano il cacciatore di taglie e la madre dell'ultima vittima dello spietato assassino.
Riuscirà Morgan ad incassare la taglia ed assicurare il criminale alla giustizia, prima che il numero delle sue vittime cresca vertiginosamente?

Ancora non ho capito se questo fumetto mi piaccia o meno.
Ha spunti interessanti, ma sviluppi altalenanti. Quello che intriga particolarmente di questo numero è come, nel consueto numero di pagine, Chiaverotti sia riuscito ad inserire molte più sottotrame di quello che capita di solito; la madre, la prostituta, Inge, la mafia delle costruzioni, la moralità dell'avvocatura. Tanta carne al fuoco, tutta ben cucinata e niente che sia andato a fuoco. Però, perché c'è un però, il tutto manca un po' di sapore. Non riesco a capire se il cuoco ha scelto dei tranci di carne un po' troppo acquosi o se si è solo dimenticato di metterci il giusto pizzico di sale. Una bella mangiata, che ha riempito, ma che non lascia completamente soddisfatto. Sarà quest'aria che richiama molto Brendon, la sua più recente creatura, nonostante l'ambientazione di modernità distopica, ma che non è ancora stata approfondita. I personaggi secondari sembrano essere di eccessiva transizione, tanto da rendere più incisivi quelli episodici (destinati ad una prematura scomparsa) rispetto a loro stessi.
I disegni di Giuseppe Liotti non mi hanno affascinato molto. Ho trovato il suo tratto eccessivamente contratto e vacuo. Le sue figure, spesso, mi sono parse costrette nei movimenti, la dinamica delle scene sembra risentirne e non offrire l'esplosività necessaria.

Piccola nota sulla colorazione. Ancora adesso non riesco a trovare una correlazione continua tra ciò che "vede" il protagonista e come lo "vediamo" noi. In più in una delle pagine del volume è presente una, inopportuna, macchia arancione.
Come detto non sono ancora convinto di seguire le avventure di questo anti-eroe. Gli aspetti positivi sono controbilanciati da quelli negativi, quasi al grammo. Ciò che mi spinge ad acquistare anche il prossimo volume è la sua copertina. Intrigante, ma sarà il momento della verità. 

lunedì 22 febbraio 2016

Zootropolis - senza spoiler.

Judy Hopps, piccola coniglietta di campagna, ha un sogno: diventare una poliziotta. Il suo essere positiva, la sua voglia di realizzare il suo più grande desidero, la porteranno a vivere e lavorare a Zootrpolis: la città dove tutti gli animali vivono in pace. Quelli che una volta erano prede e predatori vivono fianco a fianco, ridono, scherzano, lavorano, si arrabbiano, come farebbero degli umani, ma senza cedere agli istinti primordiali.
Solo che... solo che da qualche settimana, in città, accade un fatto strano. Alcuni predatori ritornano ad essere tali. Regrediscono alla loro forma primitiva, da bipedi tornano ad essere quadrupedi, ed aggrediscono chiunque.
Sarà Judy, per puro caso, appena arrivata al distretto di polizia a trovare la pista giusta sulla quale indagare. 
Non lo farà da sola, anche se il suo capitano sembra fare di tutto per metterla in una angolo, ma sarà aiutata da un'astuta volpe truffatrice di nome Nick.

Il nuovo film Disney, nei cinema in questi giorni, il primo del 2016, il secondo sarà Moana (mi rifiuto di chiamarlo Oceania, solo per colpa di una cricca di bacchettoni) tra qualche mese, riporta la casa dello zio Walt a mettere al centro di un suo film animali antropomorfi, come non accadeva da molti anni (l'unico memorabile resta sempre Robin Hood). Non solo, la pellicola si presta a molteplici chiavi di lettura.
L'impianto generale della trama è quello di un classico giallo, venato di una spruzzata di noir. Un'indagine che, come sempre, coinvolge la protagonista ed un improbabile alleato; parte da un dettaglio insignificante per, poi, innestarsi nel meccanismo del "caso dell'anno". 
Avventura.
E funziona. Seppure la svolta sembra essere scontata, come ci si arriva è interessante e tiene alta l'attenzione dei più piccoli, mentre si divertono.
I livelli di lettura, come dicevamo sono molteplici. Il più evidente è il contrasto tra prede e predatori. Certo la preda è cacciata, il predatore caccia. Ma chi è veramente il predatore? Se vogliamo fare un piccolo salto dall'immaginazione alla realtà che ci circonda ecco che possiamo attualizzare ciò che scorre sullo schermo. Noi, qualunque sia il significato soggettivo di questo noi, siamo le prede e l'altro, il diverso, l'estraneo, il migrante, lo straniero sono i predatori. Loro mettono in discussione il nostro status quo, entrano nelle nostre vite e le rendono diverse. Qualcuno vuole farci credere che sono pericolosi e ci riesce. Nel film si parte con quattordici casi di predatori tornati aggressivi, in una megalopoli abitata da milioni di animali e divisa in quattro zone atmosferiche, simili ai climi terrestri nei quali prosperano le diverse specie animali. Questi quattordici casi diventano lo spauracchio per impaurire tutte le prede, che si sentono minacciate. Iniziano i dissapori tra le specie, la paura serpeggia ed è un attimo che accada tutto il resto: non ci ricorda qualcosa?
Un altro livello è quello dell'amicizia e della fiducia. Il film sottolinea come nella nostra società si sia persa la fiducia nel prossimo. Ci mostra un'utopia dove tutti credono negli altri, anche se c'è chi ruba e truffa, e come potrebbe essere migliore una vita nella quale affidarsi, credendo in loro, agli amici ed ai i conoscenti.
Zootropolis, dove i sogni si realizzano.
Come sempre, in un film Disney, non si può che meravigliarsi del livello tecnico del prodotto finale. Il dinamismo delle scene, la solidità degli sfondi, la cura del dettaglio sui protagonisti sono tutti elementi che gratificano l'occhio e immergono in questo mondo parallelo al nostro, con tanti vizi, pregi e difetti in cui possiamo riconoscerci.
Il dettaglio non si ferma lì. Provate a fare caso al telefonino più diffuso a Zootropolis. Date un'occhiata alle app ed a tanti altri piccoli dettagli disseminati lungo tutta la vicenda, vi divertirete.
I personaggi. I protagonisti hanno il loro peso specifico: sono simpatici, animati egregiamente (gli occhi di Judy) ed attirano la simpatia dei più piccoli. Per i più grandi c'è da guardare più intorno per trovare altri motivi d'interesse. Più che in tanti altri film, d'animazione o dal vivo, qui, sono ben caratterizzati i personaggi secondari. Flash, il sindaco, Yaz, il Padrino e tanti alti, oltre che ad essere stati affidati a voci note (sia in italiano che in originale) si sono visti ritagliare su misura un parte specifica. Come dare torto agli sceneggiatori se hanno deciso di affidare tutti gli uffici della burocrazia ai bradipi: sono sincere risate (sia di divertimento che amare) in ogni scena in cui appaiono.
Pubblica amministrazione
Le musiche si avvalgono della bravura di Michael Giacchino e della canzone traino di Gazelle... ehm... Shakira. Entrambe le scelte si sono rivelate azzeccate e piacevoli. La scelta finale di far scorrere i titoli di coda sul concerto di Gazelle rende giustizia a chi ha realizzato il film e non annoia lo spettatore che ha deciso di rimanere in sala.
Animali nudi, che scandalo!
Come sempre, in un film d'animazione, sono importanti le voci. Per quanto importanti non stiamo qui a citare quelle americane, ma voglio sottolineare il lavoro dei doppiatori italiani.
La scelta del direttore del doppiaggio di affidare i protagonisti ad Ilaria Latini ed Alessandro Quarta è stata saggia. Non si è fatto prendere a fregola degli attori "doppiatori per caso", come spesso accade ed ha fatto bene. Altra scelta saggia è stata quella di selezionare personaggi famosi (o noti) per i personaggi secondari. Troviamo, infatti, Massimo Lopez, Paolo Ruffini, Nicola Savino, Diego Abatantuono, Leo Gullotta, Teresa Mannino e, il mio preferito, Franco Zucca (a voi scoprire le loro controparti animali). Ma il suo lavoro non è finito qui. Il quadro si completa con la scelta di Ilaria Stagni, Alessandra Korompany ed ai loro colleghi che prestano la loro voce ad altri personaggi secondari.
Cross Brand Contamination.
Anche se non sarà il mio film Disney preferito, a scriverne mi è venuta voglia di rivederlo.

Titolo originale Zootopia 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti 
Anno 2016 
Durata 108 min 
Genere animazione

Regia Byron Howard, Rich Moore 

Soggetto Jared Bush 
Produttore Clark Spencer 
Produttore esecutivo John Lasseter 
Casa di produzione Walt Disney Animation Studios 
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures 
Musiche Michael Giacchino 

Doppiatori originali

Ginnifer Goodwin: Judy Hopps
Jason Bateman: Nick Wilde
Idris Elba: Direttore Bogo
Jenny Slate: Bellwether
Octavia Spencer: Signora Otterton
J.K. Simmons: Sindaco Leodore Lionheart
Tommy Chong: Yax
Nate Torrence: Benjamin Clawhauser
Shakira: Gazelle
Alan Tudyk: Duke Donnolesi
Raymond Persi: Flash
Tommy Lister: Finnick
Bonnie Hunt: Bonnie Hopps
Don Lake: Stu Hopps
John DiMaggio: Jerry Jumbeaux Jr.
Maurice LaMarche: Mr. Big
Leah Latham: Fru Fru
Mark Rhino Smith: McHorn
Peter Mansbridge: Peter Moosebridge
Jesse Corti: Manchas
 

Doppiatori italiani

Ilaria Latini: Judy Hopps
Luna Iansante: Judy Hopps (da piccola)
Alessandro Quarta: Nick Wilde
Emanuele Suarez: Nick Wilde (da piccolo)
Roberto Fidecaro: Direttore Bogo
Maria Letizia Scifoni: Bellwether
Alessandra Korompay: Signora Otterton
Massimo Lopez: Sindaco Leodore Lionheart
Paolo Ruffini: Yax
Gabriele Patriarca: Benjamin Clawhauser
Ilaria Stagni: Gazelle
Franca D'Amato: Dottoressa Madge Honey Badger
Frank Matano: Duke Donnolesi
Nicola Savino: Flash
Diego Abatantuono: Finnick
Roberta Greganti: Bonnie Hopps
Vittorio Guerrieri: Stu Hopps
Franco Zucca: Jerry Jumbeaux Jr.
Leo Gullotta: Mr. Big
Teresa Mannino: Fru Fru
Edoardo Stoppacciaro: Gideon Gray
Federico Bebi: Gideon Gray (da piccolo)
Luca Revelli: McHorn
Matteo Martinez: Peter Moosebridge
Paolo Marchese: Manchas
Stefano Alessandroni: Doug
Alessandro Ballico: Buck Oryx-Antlerson
Raffaele Palmieri: Pronk Oryx-Antlerson

giovedì 18 febbraio 2016

Dylan Dog - Ancora un lungo addio

Titolo: Dylan Dog - I colori della paura 31
Ancora un lungo addio

Testi: Paola Barbato
Disegni e Copertina: Carmine Di Giandomenico

Editore: Sergio Bonelli Editore
Formato:17x23 cm
Rilegato: brossura
Pagine: 36, a colori
Data di uscita: 17 Febbraio 2016
Prezzo: 1,99€

Con il numero 74 della collana regolare di Dylan Dog veniva dato alle stampe uno degli episodi che hanno segnato il protagonista ideato da Tiziano Sclavi. Lo stesso Sclavi era ai testi ed aveva alle matite un, ancora, genuino Ambrosini.

Dopo tanti anni, Paola Barbato, ormai colonna Bonelli, riprende l'idea sclaviana originale e gioca con le pieghe del racconto.
Intesse i classici battibecchi tra Dylan e Marina, ci mostra aspetti che non erano apparsi nella versione lunga del racconto e ci suggerisce sviluppi reconditi. Seppure scopriamo il perché della scelta dalla bionda Marina lo possiamo ritenere un pretesto abbastanza forzato. La conclusione non si rivela particolarmente originale, nonostante un piccolo dubbio sembri rimanere. Opportuna è la scelta di non mettere in continuity questa storia, vista la situazione narrativa made in Recchioni sulla collana mensile.
Si conferma un grande disegnatore Carmine Di Giandomenico. Apre il suo lavoro con una confidenziale immagine, per i lettori di lungo corso, mantiene per buona parte del suo lavoro la classica gabbia degli albi Bonelli e, poi, sfoga la sua fantasia creativa con delle elaborate splash page.
I colori mantengo la promessa fattaci dal disegnatore ed i diversi toni di colore sottolineano umori e sensazioni dei protagonisti.
All'opera sulla copertina ancora il buon Carmine Di Giandomenico. Immagine classica, intensa e perfettamente azzeccata.

Dopo il numero uno, la collana della Gazzetta dello Sport, ci propone un nuovo inedito decisamente soddisfacente. Un remake di un classico è sempre pericoloso. Non credo che ci fosse bisogno di aggiungere altro al Lungo Addio, però Barbato ha aggiunto qualcosa e svelato qualche retroscena. Un albo che potrebbe dividere i fan dell'Indagatore dell'Incubo, ma che bisogna leggere.

Appuntamento in edicola. 

mercoledì 17 febbraio 2016

Siccome l'altro è impegnato - Renato Pozzetto a teatro, senza spoiler

Non mi capita spesso di andare a teatro, un po' per pigrizia, un po' per disattenzione sulle programmazioni.
Ieri sera è successo. Dopo diversi anni, ecco presentarsi l'occasione di andare ad assistere ad una performance di cinecabaret firmata Renato Pozzetto,
L'attore lombardo, nato a Laveno Mombello nel 1940 , premio speciale ai David di Donatello e Nastro d'Argento come miglior giovane debuttante nel 1975, torna a calcare le assi del palco di un teatro con il suo nuovo spettacolo: Siccome l'altro è impegnato. L'altro è, senza dubbio, Cochi Ponzoni, suo compagno artistico di una vita, tra separazioni e ritrovamenti, del quale lo spirito aleggia grazie alla presenza di un complesso di quattro musicisti vocalist di gran talento armonico.
Lo spettacolo si divide in due atti a loro volta divisi in due momenti differenti. Si accennava prima al cinecabaret. Cos'è questa invenzione? In pratica, la parte di cabaret, che ripercorre i quarant'anni di carriera di Renato Pozzetto si alterna con la proiezione di due film iconici dell'attore, uno per atto. Ovviamente, per non rovinare la sorpresa, non sarò certo io a dire quali sono i titoli che lo stesso Pozzetto ha reputato così importanti da sceglierli per accompagnarlo in questa avventura.

La parte di cabaret è particolarmente incentrata sulla musica. Infatti non mancano i brani storici come "il piantatore di pellame", "l'uselin de la comare" e tante altre. Sopratutto nel primo atto è presente, finalmente, una discreta quantità di satira politicamente scorretta mentre, per tutta la durata dello spettacolo, alle canzoni si alternano i monologhi come il "barbiere di corso vercelli" e "il pilota capottato" (che ovviamente non so se sono i veri titoli, ma che rendono l'idea). Io, personalmente, mi sono divertito un mondo con la dissertazione "sui crauti, la pistola e Varazze".

E' uno spettacolo per appassionati del genere. Amanti pronti a perdonare la lunghezza eccessiva di alcune parti cinematografiche e pronti ad applaudire a scena aperta il coraggioso comico.

Per chi, come me, non è potuto andare al cinema a vedere i suoi film , "Ragazzo di Campagna", "Saxophone", "E' arrivato mio fratello", "Mia moglie è una strega", "La casa stregata", "Da grande" (che poi Tom Hanks porterà ad Hollywood con "Big"), partecipare a questo evento è un modo per ringraziare Renato Pozzetto per quanto ci ha fatto ridere e sorridere in questi anni.

Taaac.

lunedì 15 febbraio 2016

Maison Ikkoku - Il manga

 Maison Ikkoku - Cara dolce Kyoto
めぞん一刻 (Maison Ikkoku)

Genere manga
Lingua originale giapponese 
Paese Giappone 

Autore Rumiko Takahashi 

Editore Shogakukan 
Rivista Big Comic Spirits 
Target seinen 

1a edizione novembre 1980 - aprile 1987 
Tankจญbon 15 (completa) 

Editori italiani. Granata Press (incompleta), Star Comics 
1a edizione italiana 1o novembre 1998 - 1o gennaio 2001 (Star Comics) 
Volumi italiani 27 (completa) 
Perfect edition Italiana: Star Comics 2015/2016, 10 Volumi

Genere commedia romantica 

Yosaku Godai è un ronin, studente universitario decisamente fuori corso, che vive nell'economico Ikkoku Kan di Toeizaka. La sua vita si svolge tra tentativi di studio, vicini decisamente rumorosi ed invadenti, piccoli e grandi fallimenti.
La sua vita cambia quando giunge il nuovo amministratore della pensione: la giovane vedova Kyoko Otonashi. Appena il ragazzo la vede se ne innamora e, pur volendo rispettare il lutto per la perdita di Soichiro, ha intenzione di attirare la sua attenzione. Purtroppo sia lui che lei sono indecisi e tormentati e si mandano segnali contrastanti. Mentre cercano di capire i sentimenti che provano l'uno per l'altra, nelle loro vite vanno e vengono nuove conoscenze ed occupazioni. Se a corteggiare Kyoko ci si mette il bellissimo e sicuro di se maestro di tennis Shun Mitaka, anche nella vita di Godai non mancano le pretendenti. L'ingenua Kozue Nanao e dall'adolescente Ibuki Yagami sono due delle ragazze che confonderanno ulteriormente i sentimenti del ronin. A peggiorare la situazione, con la loro passione per l'alcool e di intromettersi nei fatti degli alti, fanno da contorno gli altri inquilini della Maison Ikkoku: la signora Hanae Ichinose, la disinibita Akemi Roppongi e l'inquietante Yotsuya.
 

E' il 1980 quando Rumiko Takahashi inizia la pubblicazione, in Giappone, di quello che diventerจค il suo nuovo capolavoro ed una pietra miliare del fumetto internazionale: คめぞん一刻 Mezon Ikkoku. Nei sette anni in cui è uscito sulle riviste è stato letto da milioni di giapponese e la prima raccolta in 15 tankobon del manga è entrata nelle case di 10 milioni di persone. Ovviamente a questa sono seguite altre edizioni e pubblicazioni internazionali. Granata Press era riuscita a portarla in Italia già nel 1998, prima su pubblicazioni antologiche, poi su albetti. Ma il compito di farlo riscoprire ai lettori più giovani, ed offrire a me un'edizione in cui leggerla con piacere, è spettato a Star Comics.




Dopo le curate edizioni di Orange Road e Video Girl AI è il momento della Perfect Edition di Maison Ikkoku. Uscita nell'aprile del 2015 e terminata con gennaio 2016, questa edizione ricalca quella bellissima uscita in Giappone una decina di anni fa. Il formato grande permette di apprezzare meglio le tavole della Takahashi e favorisce una lettura tranquilla. La copertina avoriata di cartoncino cordonato, stampato con colori, spesso tenui, quasi ad acquarello restituisce al manga quel tratto di tradizione e di classicitจค che si merita. Il peso di ogni singolo volume จจ ben studiato, tanto da non essere un ostacolo per la lettura, ma da renderla agevole e restituire al lettore un'esperienza confortevole. L'unica osservazione su cui mi sento di porre l'attenzione, avendo avuto negli anni '90 del secolo scorso in mano i volumi originali giapponesi del manga, è che, per i più anziani,  una mancanza significativa quella delle prime pagine di ogni  tankจญbon colorate di arancio. So che per molti non saranno molto, ma a me avrebbe fatto piacere poterne godere.
Tavola a colori

Alcune chicche sono state nascoste dall'autrice nel fumetto. Chicche che chi conosce un poco di giapponese non ha potuto far a meno di notare, ma che agli altri potrebbero risultare irriconoscibili. La più nota è quella che riflette l'assegnazione della stanze dell'Ikkoku Kan nei cognomi dei loro occupanti. Infatti, se per la stanza dell'amministratore, che è senza numero, viene usata la O di Otonashi per indicare lo zero, per le altre si usano i nomi dei numeri giapponesi:
1 - Ichinose 
2 - Nikaido (presente solo nel manga)
3 - Mitsukoshi (solo in due episodi dell'anime)
4 - Yotsuya
5 - Godai
6 - Roppongi (una variazione di roku, che significa sempre sei)
Non solo loro, ma a ben guardare anche altri personaggi che ruotano attorno alle vite dei protagonisti sono legati alla numerologia. Il maestro di tennis corteggiatore di Kyoko nasconde il numero tre (Mitaka), le due spasimanti di Godai il sette e l'otto (Nanao e Yagami) oltre a Kujo (con il nove) e la stessa Kyoko con Chigusa che จจ il suo cognome da nubile (1000).
Inoltre, guardacaso, i cognomi di alcuni protagonisti si rivelano essere aree geografiche in o nei pressi di Tokyo: Ichinose, Mitaka, Yotsuya e Roppongi. Sarà che in quest'opera, nata dalla vita vissuta dall'autrice ai tempi dell'Università, lei, vi abbia inserito luoghi e riferimenti di qualcosa che ha avuto un vero significato in quegli anni. Ci sarebbe da scrivere un libro intervista a Rumiko Takahashi solo per chiederle chiarimenti.

 

Onestamente, Maison Ikkoku è un manga che non può mancare nelle nostre librerie. Certo è un fumetto seriale e per esigenze editoriali risente di momenti di stanca e di ripetitività di quando si vuole allungare la storia a tutti i costi. Però lo stile dell'autrice è tanto piacevole, sia sotto il profilo grafico che narrativo, che le si perdona tutto. Anche un finale decisamente troppo veloce. Abbiamo aspettato anni (avranno detto i suoi lettori nel 1987) ed il finale racchiude così tanti mesi in cosจฌ poche pagine? Ebbene sì, così ha deciso la buona Rumiko e così noi leggiamo la storia di questi due innamorati indecisi.

Un fumetto calmo, tranquillo, che trasuda emozioni sincere dalle vignette di ogni pagina.

Grazie.

venerdì 12 febbraio 2016

Bishoujo Kotobukya- Batgirl

Un personaggio famoso ed iconico dei fumetti pubblicati dalla DC ha ottenuto una sua statua nella linea Bishoujo di Kotobukiya.
Creata da Bob Kane e Sheldon Moldoff nel 1961 ha avuto il suo primo alter ego nel personaggio di Bette Kane, Detective Comics n.359, The Million Dollar Debut of Batgirl sancisce la sua prima apparizione.. Già nel 1964, però, la sua identità segreta subisce una variazione. In concomitanza con il telefim dedicato a Batman dal 1966 al 1968, anche i fumetti decidono di presentare Barbara Gordon come nuova Batgirl. I lineamenti di Yvonne Craig le danno vita sullo schermo ed i tratti di Carmine Infantino ne suggellano l'ascesa sul medium cartaceo. 
La vita dell'eroina passa tra momenti felici e difficili culminando con la sua paralisi per mano del Joker im Batman: The Killing Joke.
Nel mezzo l'interpretazione cinematografica di Alica Silverstone in Batman & Robin di Joel Schumacher del 1997, sì quello con i costumi coi capezzoli.
Ora, come abbiamo detto, la Kotobukiya le ha dedicato una statua della linea Bishoujo, parola che letteralmente significa bella ragazza. Sulle traccia del disegno di Shunya Yamashita gli scultori dell'Atelier Bamboo hanno dato vita ai 9 pollici di pvc a abs che vedremo tra poco. Di questa statua ne esistono due versioni, al solito per sfruttare al meglio gli stampi, aumentare le vendite e riempire le case dei collezionisti. Ci sono, infatti, quella di cui parleremo e quella con classico costume nero. Io ho preferito quella più anni '60 del secolo scorso, per così dire.
Il frontale della scatola ha un'ampia finestra per vedere la statua ancora conservata. Una stampa semplice e pulita ci dice che personaggio abbiamo per le mani ed un dettaglio del disegno di Yamashita poco si discosta da quella che vedremo essere l'opera finale. Alla destra della statua il nome della linea a cui appartiene e sotto in nome del personaggio.
Sul lato destro abbiamo  il disegno di Yamashita a figura completa e sul retro, sempre su sfondo bianco, le foto, frontale e posteriore della statua che andremo ad avere per le mani. Non manca l'anticipazione della statua prossimamente in uscita sulla medesima linea: Poison Ivy.
Il lato sinistro, invece, ci propone una piccola sorpresa: una finestrella in plastica trasparente per vedere di profilo la nostra eroina
Una volta aperta la scatola ci troviamo per le mani la plastica trasparente che l'ha protetta fino ad ora. Ben sigillata, anche con incastri a pressione nella plastica stessa per restare salda sull'oggetto. Ulteriore protezione: il film di politene plastico che avvolge il busto della ragazza. Rimosso il tutto ed estratta delicatamente l'abbiamo per le mani.
E finalmente la statua!
Leggera. Come detto, realizzata principalmente in PVC, ma con un buon uso di ABS per alcune parti più morbide, ha un peso molto contenuto. Lo sculpt risulta subito stupefacentemente simili al disegno d'origine. Non ci sono sbavature di sorta, imprecisioni dovute allo stampo, anomalie nella pittura o difetti, neppure minimo. Il colore del costume è dato in modo uniforme e i toni di blu lucido utilizzati per il mantello danno la sensazione di movimento. I capelli rossi al vento sono molto gradevoli. Il viso, incastonato nella maschera dell'eroina, ha un incarnato piacevole e gli occhi sono espressivi e con una buona angolazione.
Il corpo è sinuoso. Ovviamente parliamo di un personaggio femminile dei comics americani che, di regola, è già dotato di attributi generosi. Messo in mano ad un artista giapponese l'effetto intrigante non può che aumentare ed ecco che su un corpo esile ed agile appaiono attributi femminili morbidi e piacevoli anche se, effettivamente, non esagerati.


Cura particolare è stata riservata alla definizione della parte posteriore della statua. Il mantello fluttuante, per via del classico vento che sferza i grattacieli di Gotham, lascia scoperto un bel pezzo forte.

Gli accessori, sempre curati, sono colorati con precisione di un azzeccato giallo oro.
Da non dimenticare anche il garloyle su cui posa il piede sinistro Barbara. Toni di grigio e nero lo colorano con sapienza e profondità. Un dettaglio necessario per conferire una posa plastica alla figlia del Commissario Gordon durante il suo servizio di vigilanza per proteggere la sua città.
Gargoyle 
Profilo
Dettaglio della verniciatura
Oro
La qualità della scultura è elevata, come molte realizzazioni giapponesi di questi ultimi anni. Il prezzo è molto accessibile per una statua di questa qualità, come spesso accade per i prodotti Kotobukiya. Quello che mi spaventa e lascia leggermente perplesso è quel senso di appicicaticcio che lasciano gli stivali dopo essere stati toccati. Non vorrei che anche questa statua sia soggetta al difetto di diversi gashapon giapponesi: trasudare il plastificante contenuto o nel PVC stesso o nei colori usati per dipingerlo. Un trattamento con prodotti specifici e molta cura e delicatezza dovrebbero risolvere il problema.

mercoledì 10 febbraio 2016

Jessica Jones (senza spoiler)


Dal 20 di novembre del 2015 che questa serie aspetta che io la veda, oppure è il contrario ancora non so, ma alla fine, con molta calma, ci sono riuscito: finita!
Come è andata?
Onestamente pensavo andasse meglio. Non che la serie non sia interessante, ma...

Partiamo dall'inizio. Jessica Jones è una serie tv nata dal fumetto Alias scritto da Brian Michael Bendis, uno dei migliori sceneggiatori degli ultimi anni di casa Marvel. Una graphic novel molto noir, con protagonisti personaggi a dir poco problematici. L'infanzia travagliata, per un senso di colpa immenso, condiziona tutta la vita di Jessica così come quella di Patsy, sua migliore amica e quasi sorella, le ha portato il distacco totale dalla tirannica madre. Il tratto è comune anche con l'antagonista di Jessica: Kilgrave. Il cattivo della serie ha avuto, forse, l'infanzia più difficile di tutti nonostante sia cresciuto con entrambi i suoi genitori che hanno fatto quello che pensavano dover fare per lui (e non sono cose belle). Vite difficili le hanno anche gli altri co-protagonisti della vita di Jessica. L'avvocato Jeri Hogart, lesbica, sposata, in via di divorzio ed innamorata di una donna più giovane e Luke Cage, dotato e con una pesante perdita alle spalle.

L'impianto originale è decisamente molto buono ed adulto. Infatti, come da copione Netflix, le storie che vengono portate sul piccolo schermo da queste miniserie si rivolgono sempre più ad un pubblico maturo ed adulto piuttosto che ai giovani innamorati dei costumi sgargianti e dall'azione spasmodica. Lo spaccato di vita di Jessica che seguiamo insieme a lei è decisamente difficile e triste. La sua più grande nemesi ritorna in città ed inizia a mietere cadaveri intorno a lei. Sarà questa sublimazione dell'agonia, del disagio, dell'inferiorità e della paura a far cercare a Jessica, alcolizzata che si nutre solo di whisky ed altre bevande ad alto tasso alcolico, un motivo per uscire dalla sua situazione e reagire. Motivo che, ovviamente, è più vicino a lei di quanto lei stessa pensi. Anzi, nel corso della sua ordalia scoprirà che c'è solo una persona alla quale può offrire il suo affetto e la sua fiducia e che anche altri possono credere in lei come persona e non solo come investigatrice privata, quindi pagata per ascoltare.

La serie è caratterizzata da personaggi riusciti.
In primo Jessica Jones. Krysten Ritter riesce a rendere tanto interessante quanto irritante il suo personaggio. Trasmette empaticamente al pubblico il disagio di essere un essere umano dotato di superpoteri, ma, allo stesso tempo, incapace di accettarli per fare qualcosa di più che guadagnare il pane minacciando le sue prede. Per tutto il telefilm i suoi abiti rimangono praticamente gli stessi jeans chiari, maglietta scura e chiodo nero. Praticamente, senza esserne cosciente, già indossa un costume. come uno scudo, per proteggere se stessa, per mezzo di uno scudo di routine, e non lasciarsi coinvolgere dai casi che segue. Per colpa di Kilgrave e dai danni che ha procurato alla giovane Hope, non ci riuscirà ancora a lungo.
"Un goccio?"
Kilgrave ha la faccia di David Tennant. Tanti lo definiscono il miglior cattivo Marvel di sempre, nelle produzioni video, anche migliore del Loki di Tom Hiddelston. Quello che ho visto io è stato un attore capace di entrare nel personaggio, caratterizzarlo al punto giusto, ma che si è ritrovato con il freno a mano tirato per via di alcune scelte narrative. Se un impianto narrativo va bene per una storia a fumetti non è detto che si possa ripetere anche per la sua trasposizione televisiva. Il telefilm si è ritrovato troppe volte, a mio parere, a ripetere situazioni e concetti già viste. Il gioco del gatto col topo tra Jessica e Kilgrave è risultato essere eccessivamente ripetitivo ed ha portato diversi momenti di stanca. Onestamente, tuttavia, dopo aver letto il nome del curatore della serie ero molto più preoccupato. Melissa Rosenberg, che rimarrà sempre sui nostri stomaci per averci propinato Twilight e l'ultimo capitolo in due, inutili, parti, è riuscita non andare eccessivamente fuori strada, grazie alla traccia sicura di Bendis, molto più solita di quella che la guidava nel suo recente passato di vampiri emo. A mio parere se fosse stato condensato il tutto in non più di otto episodi la serie ne avrebbe giovato.
"Ho qualcosa da dirti."
Per fortuna parte del tempo eccedente all'ideale, mio, ha permesso di sviluppare anche i personaggi di contorno che potrebbero tornare utili nella seconda stagione (già annunciata).

Rachael Taylor presta la sua arte per portare sullo schermo Patricia Walker. La scelta, diversa da quanto presente nel fumetto, si rivela interessante ed azzeccata. Il rapporto tra lei e Jessica cresce, tra amicizia e conflitto; lei è la coscienza che riesce a farla riflettere su quanto può essere importante. In più potrebbe essere un modo per portare una nuova eroina non prevista nel rooster di Netflix. Infatti, nei fumetti Patsy diventa Hellcat, ma questa è un'altra storia.
"E son problemi."
Carrie-Anne Moss, senza che neanche te l'aspetti, da forma allo squalo avvocato Jeri Hogarth. Una donna sicura che vede crollare le sue certezze, la sua vita sembra prendere una china specularmente opposta a quella della protagonista alla quale è legata principalmente per motivi di lavoro, è che esalta le doti di un'attrice da troppo tempo lontano dalle attenzioni che merita.
"Shark attacks!"
Wil Travalm, è Will Simpson una porta aperta sul futuro dell'eroina, che potrebbe essere già esplorata in un prossimo futuro. Eka Darville è Malcolm Ducasse, attore da non sottovalutare che ha saputo dare vita ad un personaggio difficile. La condizione di partenza e di arrivo di Malcom, con i suoi dubbi, incertezze e paure è uno dei passaggi paralleli migliori della serie. Erin Moriarty è Hope Shlottman, motore della serie. E' la coscienza di Jessica, il suo ritorno al passato ad una verginità morale persa per colpa di Kilgrave: come lei. Brava, bella ed incisiva.

Discorso a parte merita Mike Colter, che introduce Luke Cage (prossimo protagonista della nuova serie Netflix/Marvel). Per sua fortuna, Luke Cage, risulta essere un personaggio, seppur minore, altamente trasversale. L'idea di utilizzarlo già con Jessica Jones si rivela interessante in ottica della sua futura serie in solo. Serie che potrebbe sia percorrere il sentiero del passato del personaggio, pre-Jessica, la sua vita contemporanea alla venuta di Jessica od un post-Jessica pre-Defenders. Chi vivrà vedrà, ma, comunque: gran scelta! Se non è lui Luke Cage nessun altro può esserlo! Complimenti.
"Se proprio ci tieni a litigare."
Tirando le somme?
Una serie riuscita, ma decisamente sotto allo standard di Daredevil. Non per il cast, non per i personaggi, non per la fotografia eccezionale e non per la resa, abbastanza realistica dei poteri di cui è dotata Jessica Jones. Il difetto sta nella narrazione ripetitiva e ridondante. Si lascia vedere, ma soffre un po' di questo difetto.

Prossimi appuntamenti? Daredevil 2 18 marzo 2016 (che vedrà il debutto, spoiler, de Il Punitore il quale, forse, otterrà una serie tutta sua, sempre per Netflix) e Luke Cage, probabilmente a novembre o dintorni.


Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2015 - in produzione 
Formato serie TV 
Genere azione, supereroi, crimine 
Stagioni 1 
Episodi 13 
Durata 50-54 min (episodio) 
Lingua originale inglese 

Caratteristiche tecniche
Rapporto 16:9 
Risoluzione 4K 
Audio Dolby Digital 5.1 

Crediti
Ideatore Melissa Rosenberg 

Soggetto Brian Michael Bendis, Michael Gaydos (fumetto) 
 

Fotografia Manuel Billeter 
Montaggio Jonathan Chibnall, Tirsa Hackshaw, Michael N. Knue 
Musiche Sean Callery 
Produttore Tim Iacofano 
Produttore esecutivo Jeph Loeb, Joe Quesada, Melissa Rosenberg, Kevin Feige, Liz Friedman, Stan Lee, S. J. Clarkson (solo ep. 1x01) 
Casa di produzione Marvel Television,  ABC Studios, Tall Girls Productions 

Prima visione
Pubblicazione originale internazionale 20 novembre 2015 
Sito web Netflix 

Interpreti e personaggi
Krysten Ritter: Jessica Jones
Mike Colter: Luke Cage
Rachael Taylor: Patricia Walker
Wil Traval: Will Simpson
Eka Darville: Malcolm Ducasse
Erin Moriarty: Hope Shlottman
Carrie-Anne Moss: Jeri Hogarth
David Tennant: Kilgrave

Doppiatori e personaggi
Giuppy Izzo: Jessica Jones
Metello Mori: Luke Cage
Monica Ward: Patricia Walker
Alan Bianchi: Will Simpson
Federico Campaiola: Malcolm Ducasse
Rossa Caputo: Hope Shlottman
Emanuela Rossi: Jeri Hogarth
Alessandro Quarta: Kilgrave

lunedì 8 febbraio 2016

Batman 45

Batman 45 (102)
di Scott Snyder, Francis Manapul, Tom King, Tim Seeley, Greg Capullo, AA.VV. 
Contiene Batman 41, Detective Comics 41, Sneak Peek - Batman, Sneak Peek -Detective Comics, Sneak Peek - Grayson 

Specifiche
Linea: Lion
Collana: Batman
ISBN: 9788869716591
ISSN: 9771887472334-50102
16,8x25,6, S, col., 72 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: edicola
Prezzo: € 3.50

Batman

Gotham City ha perso il suo eroe mascherato. La criminalità è in aumento. Qualcuno deve raccogliere il suo testimone. Sarà il Distretto di Polizia a fornire in nuovo Batman. Un'armatura all'avanguardia che conterrà un uomo dai solidi principi e che creda in quello che fa.

Con la morte di Batman nel numero scorso due erano le scelte: ennesimo salto temporale o palliativo. La soluzione del palliativo, nella figura del nuovo Batman robotico è tanto semplice quanto ricca di possibili sviluppi. Avere un vigilante mascherato al servizio del GCPD sembra essere utile, ma rimane pure sempre un Robocop in attesa di rivoltarsi alle briglie che, inevitabilmente, lo legano.
Gli eventi trascorsi hanno segnato le persone, più di tutti Bullock e Gordon. E' proprio Gordon, con il suo taglio di capelli, la mancanza di baffi e gli occhi azzurri spiritati ad aver subito il maggiore cambiamento. Cambiamento studiato da Snyder in scrittura, ma reso, con un tratto che quasi mi mette a disagio, da Capullo.

Detective Comics

Harvey Bullock, nonostante i dissapori avuti con Batman, è convinto che il vigilante mascherato sia ancora vivo. Trascurando turni e adempimenti di lavoro, trova qualsiasi scusa e momento disponibile per cercarlo e riportarlo in servizio. Ma altri problemi si stanno per affollare nella vita di questo trasandato ufficiale di polizia.

Una storia di transizione. Qualcosa sta per succedere e le nuvole si stanno addensando sulla testa del dipartimento di polizia. Figure centrali di questa nuova storia di Manapul saranno Bullock Montoya ed Yip. Tutto sta a vedere come verranno mosse le pedine. Buccellato offre dinamismo quando ci vuole, ma soffre in alcune scene statiche. Detective Comics rimane, comunque, una delle collane più riuscite di questo nuovo corso DC Comics iniziato circa quattro anni fa.

Grayson ci propone quattro pagine di storia su cui niente di compiuto si può dire se non che: stiamo a vedere dove vogliono andare a parare. Nolenti o volenti.