martedì 31 maggio 2016

Dylan Dog - Vietato ai minori

Dylan Dog N°  357
Vietato ai minori

Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju 
Disegni: Davide Furnò & Paolo Armitano 

Copertina: Angelo Stano 

Periodicità: mensile 
Uscita: 28/05/2016 
Prezzo: 3.20€

Lei è Vanessa Wilson, bellissima attrice di film horror, americana, dimenticata da tutti e che ha imboccato il viale del tramonto. Lui è Dylan Dog, suo grande fan, indagatore dell'incubo. Quando lei si reca a casa sua, aveva conservato una vecchia lettera che le aveva scritto, per essere consolata, gli lascia un invito per una rassegna cinematografica che si svolgerà a Los Angeles nella notte di Halloween.
Nonostante la sua paura del volo, una tra tante, il nostro si catapulta nella Mecca del cinema perché il suo quinto senso e mezzo non la smette di allarmarlo. Si troverà così, coinvolto in un festival cinematografico di estrema pericolosità.

Note positive. Un'ottima sceneggiatura di Pasquale Ruju, sostenuta da dei dialoghi semplici, ma non banali. L'alternanza tra cinema e realtà funziona e le emozioni vengono trasmesse con efficacia. Sulle ali di Hostel, si riflette su una situazione che potrebbe essere non così lontana dalla realtà.
Ai disegni un duo che, mantenendo la propria personalità, riesce a confondere il proprio tratto con quello di Corrado Roi. La loro matita è più decisa ed affilata, ma il gioco dei neri e dei grigi è realmente intrigante. 
Nel complesso, adatta, ma meno originale di quanto si volesse presentare, l'idea di dotare di volti noti, con nomi diversi, i co-protagonisti del fumetto. Persino io che non son fisionomista ho riconosciuto a chi si sono rifatti gli autori per le loro citazioni.

Nota neutra. La copertina di Stano, richiamo a Frank Miller, giusto nel colore concentrato solo sulla camicia di Dylan.

Nota negativa. Una, ripetitiva, ma di enormi dimensioni per il progetto editoriale in corso. La trama verticale completamente assente anche in questo numero. Se è vero che alcune belle storie, che si rifanno a qualche archetipo presente nel nostro retaggio di lettori ed appassionati del genere, ci vengono presentate ciò non ci permette di scordare la premessa che aveva reso Recchioni curatore della serie. Si parlava di "stagioni televisive" per il bel londinese, ma né di questo progetto né della presenza di John Ghost se ne vedono più le tracce. Onestamente l'esperienza horror di casa Bonelli sarebbe più godibile se in redazione non si fossero dimenticati della promessa sottoscritta con i lettori. Ammetto che è una tara con la quale affronto mensilmente la creatura di Tiziano Sclavi, che, non dimentichiamoci, avvalla le scelte del curatore romano.

venerdì 27 maggio 2016

Nathan Never - Altri mondi


Nathan Never N°  300
Altri mondi

Soggetto e Sceneggiatura: Bepi Vigna

Disegni: Roberto De Angelis
Copertina: Sergio Giardo
Colori: Francesca Piscitelli

Periodicità: mensile
Uscita: 18/05/2016
Prezzo: 3,20€

Ogni tanto si torna sul luogo del delitto e, di solito, lo si fa in occasione di una ricorrenza. Se poi a questa ricorrenza ti invitano Bepi Vigna e Roberto De Angelis, per la modica spesa di 3.20€, e con un albo interamente a colori, beh, si accetta.

La premessa è buona, la copertina di Giardo è meglio di tanti lavori che, di sfuggita, gli ho visto mettere in copertina agli ultimi cinquanta numeri di Nathan Never. Il taglio delle vignette e la colorazione, che tanto devono alle prime serie di Orfani, hanno il loro perchè. Anche se in quelle pagine in cui i protagonisti sono a colori e tutto i resto in, quell'upgrade del, bianco e nero, a volte, si ha l'effettiva sensazione di trovarsi davanti ad un livello di Photoshop mal gestito.

I disegni dell'albo, come detto di De Angelis, sono una certezza. Il dinamismo che il disegnatore riesce ad imprimere alle scene è sempre credibile e la scelta di diverse inquadrature rende l'albo un piccolo film su carta. Anche la cura dei dettagli dei diversi ambienti in cui si svolge la vicenda si rivela essere un'arma vincente. Ogni pagina è ricca e ben bilanciata. Non satura mai l'occhio del lettore, ma, anzi, gli permette di essere maggiormente coinvolto in una vicenda che tende ad escluderlo.

Onestamente, quindi, la storia ideata da Vigna, il più tecnologico dei tre sardi che ha creato il poliziotto del futuro di casa Bonelli venticinque anni fa, mi ha deluso parecchio. Oltre al lasciarmi perplesso mi ha anche disorientato. Senza fare eccessivi spoiler, ma... La dinamica narrativa/commemorativa scelta da Bepi permette a Nathan di entrare ed uscire da Matrix per riaffiorare (lui o chi prima di lui) sulle pagine di altre, storiche, testate della casa editrice milanese. Si riconoscono, ad esempio, Darkwood, l'Amazzonia (no, non quella del commercio on-line), Londra e New York. I visitatori capitano in queste località mentre sono attivi gli eroi di carta che noi tutti conosciamo. Ciò che mi ha più disorientato è stata la reazione di Nathan nel trovarsi, nel passato, a respirare la stessa aria di Martin Mystère. Nei vent'anni in cui ho letto le avventure dell'Agente Alfa, lui era entrato in contatto con il Detective dell'Impossibile, che si era trovato a vivere nel futuro. Erano diventati amici. Come è possibile che leggendone il nome sui giornali, visitando i luoghi in cui è vissuto, a Nathan, non sia venuto in mente il tempo che avevano trascorso insieme? Ho trovato questo omissis decisamente disturbante. Poi, oh, nei quattro anni in cui sono stato assente dalla testata è successo qualcosa che ha resettato tutto, una specie di patto con Mefisto che dopo l'Uomo Ragno ha deciso di incasinare anche l'Universo Alpha.
A questo si unisca anche la profonda profusione di vocaboli tecnici, da puntata di Star Trek: Voyager in crisi di idee, e ne viene fuori una storia dalla quale il lettore ne esce frastornato. Chiudendo l'albo non può fare a meno di pensare: vabbè.

In ogni caso. Non mi pento nè di aver abbandonato la testata, nè di aver acquistato questo numero. Certo, ammetto la mia delusione per la poca originalità della trama, tendenzialmente paragura, anche se speravo, visti i nomi in campo per questo albo, di essere maggiormente coinvolto.

Giusto per festeggiare.

Ah, c'è anche una variant cover in vendita sul sito Bonelli. Ecco: anche no.

mercoledì 25 maggio 2016

Prossime Dimension(i)

Quando inizia a scavare nella rete, per trovare informazioni su un argomento, ti imbatti anche in rivelazioni inaspettate.

Si parlava, giusto l'altro giorno, delle possibili conseguenze della scomparsa di Disney Infinity. Bene, giusto Dimension della Lego potrebbe aver trovato il modo di trarne vantaggio con nuove licenze. Da tempo su Birckset è disponibile un elenco di nuove uscite per le prossime ondate di personaggi giocabili. Accanto ai cinque, misteriosi, "connectable" troviamo altre sigle, forse, meno criptiche.

Usciranno infatti due set HP, FB, GH, TTG, tre AT, uno per KN, S, MI, GR, ET e MrT.
Ma cosa vuol dire tutto ciò?

Ipotesi, non confermate, mi fanno propendere per queste soluzioni.

Due set HP per il maghetto con la cicatrice e due FB per il film Warner in uscita Fantastic Beast (una specie di prequel che ne espanderà il mondo)
Due set legati la reboot dei Ghostbusters, nonostante si appresti a non essere ben accolto dai fan storici.
Tre set dedicati all'A-Team più il misterioso MrT. E se fosse il quarto set specifico per il quarto del team di veterani?
Uno dedicato a Tommaso ed alle sue Mission Impossible.
Uno a Michele ed alla sua macchina in Kitt, Knigth Rider è il titolo originale du Supercar.
La S potrebbe significare l'apporto di Sonic alla corte dei mattoncini danesi, nuovo videogioco dopo Minecraft.
ET per la creatura di Rambaldi.
Mentre TTG potrebbe veder entrare una nuova famiglia Dc tra i giocabili: i Teen Titans Go, dall'omonimo cartone per ragazzi.

Ultimo è più misterioso GR.
E se fosse la prima ufficiale collaborazione con Disney? E se fosse quella Galactic Republic di Star Wars? Mistero misterioso.

È tutto? Mi sembra anche abbastanza.

Pronti a tirare fuori il portafogli? Anche perché, ricordiamolo, è ufficiale l'arrivo del portale Lego Dimension, con Wildstyle, Gandalf e Batman, a settembre, anche in Italia.

Buon salasso, ehm, divertimento!









lunedì 23 maggio 2016

Infinity Vs Dimension

Qualche post fa si era parlato di come Disney fosse uscita dal mercato dei Toy-for-Life, abbandonando il progetto Infinity. Come detto, 3.0 è l'ultima edizione di questo genere di videogame per la casa americana ed, io, ho provato a giocarci per capire quali fossero le criticità.

Una, mai risolta, è la lunghezza dei caricamenti. In un'epoca in cui i giochi si caricano mentre tu stai giocando, per aumentare la fluidità dell'esperienza, stanziando Giga di dati sull'hard disk della console, i tempi morti della creatura di Avalanche sono eccessivi. E' stata introdotta la barra di caricamento, che, però, non sempre è presente, e questo aiuta a vincere la noia. Gareggiare con gli sgusci su Tatooine è devastante per i nervi. Una corsa contro Sebulba dura meno di tre minuti, ma tra entrare ed uscire dall'arena ci vogliono almeno altri due minuti. Fatte due gare si è già perso troppo tempo.
Per il resto la dinamica, i combattimenti random stile rpg giapponese, e tante altre piccole esperienze non sono da buttare via. Il gioco tiene botta e non si vede l'ora di finire l'avventura. L'intercambialità dei personaggi e la ottima fattura delle statuette è un'attrattiva coinvolgente.

Gran belli, ma ognuno nel suo mondo.
Meno coinvolgente è il sistema delle Imprese. Oltre agli obiettivi classici di Xbox, il sistema per sbloccare qualche nuovo bonus è legato, come alla versione 2.0, al conseguimento di determinate Imprese durante il gioco. Alcune sono abbastanza semplici e gratificanti, anche se richiedono particolari personaggi per essere giocate, altre paiono noiose e semplici stratagemmi per allungare la vita del gioco (tipo la caccia agli uccelloni, ai cubi, ecc... nel capitolo base).

Espansioni per far convivere i personaggi.
Dimension. Non essendo uscito in Italia, non ho avuto l'occasione di giocarlo, ma ho notato, dai gameplaying nell'Internet, una caratteristica che lo potrebbe rendere più affascinante di Infinity. Se in Infinity i personaggi rimangono legati al proprio brand (seppure interno a Disney), i personaggi di Star Wars possono essere utilizzati solo nelle avventure del mondo creato da Lucas, Hulk e compagni possono portare a termine le missioni del mondo Marvel ed i Classic (Topolino, Mulan, Stitch) non possono altro che giocare con quelli dei classici Disney, in Dimension queste limitazioni non esistono. Doctor Who può aiutare Gandalf a portare a termine un'avventura nel Mondo di Batman e Superman. 

Eravamo quattro amici al bar.
Certo, Infinity ha la Scatola dei Giochi dove tutti i suoi campioni si possono incontrare e vivere fianco a fianco, ma non suona bene allo stesso modo. In più questo ambiente è intrigante, ma troppo lungo per essere giocato da un adulto ed allo stesso tempo troppo complicato, tecnico e ripetitivo per essere preso in considerazione da un adolescente. Qui Dimension si è trovato in netto vantaggio. I programmatori Lego non si sono dovuti barcamenare con brand, in continua lotta per la supremazia, all'interno della medesima compagnia. Hanno avuto la fortuna di lavorare con le licenze acquisite dalla ditta danese per le costruzioni a mattoncini, senza barriere di sorta.

Giusto qualcuno.
Quindi la Disney è effettivamente uscita dal mondo dei videogiochi? Ne siamo sicuri? Sbaglierò, ma io non ne sono così convinto. Come ben sanno i collezionisti, Lego ha recentemente pubblicato una serie di Minifigures dedicate ai personaggi Disney. Se facciam di conto che Dimension si basa sulla presenza di Minifigures particolari, possedute da giocatori, che interagiscono nel gioco... Beh cosa impedirebbe a Lego di creare mondi per i Pirati dei Caraibi, per Spiderman e Capitan America, per Elsa e Rapunzel? Questo porterebbe soldi nelle casse sia di Lego, ma anche di Disney. Soldi, per quest'ultima, magari un po' di meno, ma puliti puliti da qualsiasi costo e, sopratutto, da qualsiasi rischio aziendale. I costi per Lego, invece? Lo sviluppo di nuovi pacchetti gioco (siamo sicuri che un Dimension 2.0 non sia alle porte e che parte del lavoro non sia già stata fatta?) e la produzione di varianti dei suoi Minifigures in commercio. Quanto sarebbe bello veder dividere lo schermo tra Iron Man e Batman, Flash e Quicksilver? Lego ha così tante licenze che potrebbe creare incontri importanti come Ariel e Jack Sparrow, Biancaneve e le Tartarughe Ninja, Voldemort contro Darth Vader. Intrigante non è vero?  Sembra essere abbastanza semplice e conveniente per entrambe le aziende e, forse, un pelo più economico anche per i collezionisti. 

Tutto può succedere.
Intanto io vado avanti, per l'appunto, a collezionare, ed a giocare con, i personaggi Infinity che più mi piacciono ed ad acquistare i Dimension che, per me, han più significato.

giovedì 19 maggio 2016

Agent Carter - Season 2

E' finita. L'esperienza televisiva dell'Agente Peggy Carter, britannica combattente della seconda guerra mondiale, amata da Steve Rogers, spia internazionale e fondatrice dello SHIELD, è finita. Con il finale della seconda stagione, nonostante il cliffhanger, si chiude l'esperienza negli anni '40 del secolo scorso.
Un po' mi dispiace per due principali motivi. Il primo è Edwin Jarvis. James D'Arcy ha calzato molto bene i panni del maggiordomo di casa Stark. Nella serie, sposato con una donna brillante, che in qualche modo subisce le conseguenze del coinvolgimento del marito nelle avventure con Peg, si ritaglia sapientemente spazio e contende il minutaggio alla protagonista della serie. Grande pacatezza ed ingenua meraviglia in ogni coinvolgimento che lo vede protagonista sono lo sfogo comico ed ironico dai momenti seri. Secondo motivo è Hayley Atwell. Perfettamente a suo agio ne panni dell'Agente Carter, indosso gli abiti degli anni '40 con disinvoltura e confidenza. Il molto tessuto con cui è abbigliata non permette alle sue forme di esplodere come dovrebbero, a parte alcuni casi isolati, me questo le permette di mettere in risalto le sue capacità interpretative.

La trama di questa seconda, ed ultima, stagione vede entrare in gioco la misteriosa Materia Zero, un'attrice che non è poi così ingenua, l'Hydra ed il suo direttivo di uomini di potere americani pronti a volgere il destino a loro favore, cambi di comando nell'SSR, flirt amorosi della protagonista ed una nuova location. Peggy, infatti, per via di alcuni problemi relazionali con il nuovo capo dell'SSR di New York, Jack Thompson, decide di prendersi una vacanza a Los Angeles per visitare la neonata sede SSR comandata a Sousa. Il Capo Sousa chiede aiuto alla primaria sede dell'SSR per un misterioso caso: un lago cittadino ghiacciatosi nella notte e dentro al quale è stato ritrovato il corpo di una donna. Come è successo? Perché? Chi è lei? Tutte domande alle quali Peggy Carter cercherà di dare una risposta. Le sue indagini metteranno in moto una serie di eventi che la porteranno ad incontrare il dottor Wilkes ed a provare un profondo sentimento per lui. Peccato che sia lui che Whitney Frost, un'attrice che nasconde ben più di ciò che mostra, sia stati contagiati dalla Materia Zero e che debbano, per un motivo o per l'altro, capirne il funzionamento per sbloccare la loro situazione.
Visioni mistiche.
La serie, nonostante la trama intricata, i riferimenti al mondo Marvel ed Atlas del passato e all'importanza data alle figure femminili (Ana, Peggy, Whitney) si ritrova ad essere un trattore impegnato in una gara di Formula 1. Questo cosa vuol dire? Il pubblico, almeno io, si aspettava qualche deciso passo avanti verso la fondazione dello SHIELD, ma ciò non è avvenuto e gli episodi sono diventati  pesanti pur presentando spunti interessanti. Il pubblico americano non l'ha presa bene e gli ascolti han visto il brusco calo che ha portato l'ABC a decidere di sopprimere il prodotto. E' un peccato che si sia deciso di mungere troppo la mucca e la si sia portata alla soppressione.
Un po' di musica
Un peccato. Anche perché nel cast erano entrati attori di qualità come Wynn Everett, che interpretando Whitney Frost si prende il ruolo di Madame Masque, Lotte Verbeek , che con Ana rivela la parte casalinga di Jarvis, Kurtwood Smith, il Sergente Griggs di Rambo III sempre più carismatico, ed infingardo, più passano gli anni,  Currie Graham, caratterista dal volto noto, ed una irriconoscibile Lesley Boone che da il meglio di sè.

"Quella è la ricetta delle lasagne?"
Serie chiusa. Finita. Nonostante la rivolta dello zoccolo duro dei fan Marvel. Quello che spero che ABC abbia in progetto, magari uno all'anno, dei film tv per collegare Agent Carter alla nascita dello SHIELD. Sarebbe una bella sorpresa per il periodo di pausa che investe Agents of SHIELD tra gennaio e marzo, visto che è stato rinnovato per la quarta stagione.


Titolo originale Agent Carter 

Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2015-2016 
Formato serie TV 
Genere TV Comics
Stagioni 2 
Episodi 18 
Durata 45 min (episodio) 
Lingua originale inglese
 
Caratteristiche tecniche
Rapporto 16:9 
Risoluzione 720p 
Audio Dolby Digital 5.1 

Crediti

Ideatore Christopher Markus, Stephen McFeely 

Interpreti e personaggi

Hayley Atwell: Peggy Carter
James D'Arcy: Edwin Jarvis
Chad Michael Murray: Jack Thompson
Enver Gjokaj: Daniel Sousa
Shea Whigham: Roger Dooley

Doppiatori e personaggi

Ilaria Latini: Peggy Carter
Mauro Gravina: Edwin Jarvis
Gianfranco Miranda: Jack Thompson
Alessio Cigliano: Daniel Sousa
Paolo Maria Scalondro: Roger Dooley
 

Musiche Christopher Lennertz 

Produttore esecutivo Tara Butters, Michele Fazekas, Christopher Markus, Stephen McFeely, Chris Dingess, Kevin Feige, Louis D'Esposito, Alan Fine, Joe Quesada, Stan Lee, Jeph Loeb 
Casa di produzione ABC Studios, Marvel Television, F&B Fazekas & Butters 

giovedì 12 maggio 2016

Non così Infinity.

Dopo tre anni da suo debutto: chiude. Disney ha conclamato quello che la mancata uscita nel 2015 ha lasciato supporre agli amanti dei videogames. Disney Infinity non ce l'ha fatta. L'entrata nel mercato dei Toys-to-life avvenuta con le conoscenze dell'Avalanche Software non è riuscita. Secondo casa madre il mercato di questo tipo di intrattenimento per console è saturo e non ci sono molte possibilità di crescita. Da qui la decisione di chiudere la sezione videogiochi.

Rispetto al debutto, con la versione 3.0 già molte cose erano cambiate, semplificate per migliorare l'esperienza di gioco ed attrarre nuovi appassionati. Con l'introduzione dei personaggi dell'Universo di Star Wars erano stati eliminate la bustine dei dischi di gadget aggiuntivi per i personaggi ed era stata potenziata la caratteristica degli esagoni d'espansione. Inoltre, era stata organizzata una battaglia con i personaggi provenienti da tutte le versioni ed una divertente raccolta di circuiti di guida, alla Mario Kart per aumentare la longevità una volta finite le avventure sui, cosiddetti, mondi principali.

La prima, storica, ondata.
Quello che ha da sempre penalizzato la creatura Disney sono state le lunghezze dei caricamenti quando si decideva di cambiare area di gioco, che fosse il mondo, la scatola dei giochi o le avventure extra. Nel suo complesso le avventure, parlando del 2.0 che ho giocato a pieno e "millato" su XBox One, erano divertenti e rilassanti. Si poteva scorrazzare in giro, fare danni, guidare veicoli e, perché no, interagire con interessanti PNG secondari. Quello che non è riuscito, nel gameplay, a mio parere, sono state l'introduzione dei minigiochi specifici per i singoli personaggi e quelle cacce ai trofei che ti portavano a girare a vanvera per lunghi periodi.

Il punto forte di 2.0: la Marvel.
L'aspetto che più mancherà di questo gioco sono i personaggi. Scolpiti con cura, ben colorate e di grande effetto visivo rimarranno begli oggetti da collezione. Con pochi Euro, aspettando le offerte sul sito delle Amazzoni o nei grandi distributori di elettronica, ci si è potuti portare a casa i più amati personaggi Disney, Marvel e Star Wars di sempre. Decisamente curate nei dettagli, oltre che essere utilizzate sulla base del videogioco, facevano sia bella figura esposte in bacheca o sulle mensole e potevano essere giocate come semplici pupazzetti in mano a dei bambini. Anche qui, però, si può recriminare qualcosa. Nella prima versione erano presenti otto personaggi Crystal, ossia i plastica trasparente e solo con alcuni dettagli colorati, con caratteristi particolari. Questa tendenza era già scomparsa nella versione 2.0, visto il poco successo ottenuto. La scelta di alcuni personaggi ed il pompare, a vuoto, film appena usciti ha, invece, tarpato le ali alla 3.0. Le espansioni dedicate ad Arlo, Inside Out e le future Alice e Nemo, senza contare il flop di Quorra e Flinn da Tron (per quanto esteticamente bellissime) hanno messo in evidenza limiti di strategia e la volontà di spennare troppo il giocatore.

Edizione 3.0, mantenuta in vita dai fan di Star Wars
Onestamente, per mancanza di tempo, ho ancora la versione 3.0 sigillata nell'armadio, con Asoka pronta a darmi soddisfazioni contro l'Impero, ma non appena potrò mi ci divertirò. Intanto Sith dell'Impero, Mandaloriani, Jedi, Ribelli, Vendicatori, Principesse e sentimenti continueranno a fare bella figura nel mio studio accanto a fumetti e spade laser.

Una delle poche action figure di Gamora tratte dal Vol.1 dei Guardiani della Galassia

mercoledì 11 maggio 2016

The art of He-Man and the Masters of the Universe

THE ART OF HE-MAN AND THE MASTERS OF THE UNIVERSE

Specifiche
Linea: Lineachiara
Autore: 
ISBN: 9788899288365
23x30,5, C, col., 318 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: libreria
Prezzo: 40€

E finalmente è uscito anche in italiano. Certo in originale costa qualcosa meno (circa 35 carte dalle amazzoni), ma è bello leggere di un mito dell'infanzia nella propria lingua. Oltretutto l'edizione RW-Lion è decisamente ben fatta. Mantiene le scansioni dei documenti che hanno scirtto la storia dei MOTU in lingua originale e, come nell'edizione americana, di delizia con il mini acetato di He-Man e Skeletor da posizionare sopra i diversi fondali.
Ma come celebra la serie questo volume? Si parte dagli albori, passando attraverso a soggetti e personaggi di cui non abbiamo mai, neanche, sospettato l'esistenza. Ci si immerge nella serie televisiva e nei giocattoli, che dal 1983 ci tengono compagnia. Si passa attraverso i fumetti allegati ai personaggi, che chi ha una certa età ha avuto la fortuna di tenere tra le mani e leggere. Si cammina con passo lieve sui sentieri segnati dalle delusioni degli anni '90 del secolo scorso, quando si sperava di riportare in auge il mito, senza esserci riusciti. Non prima, però di aver chiacchierato con Dolph Lundgren e di come è riuscito ad indossare i panni del Dominatore dell'Universo per eccellenza, dopo essere stato il sovietico avversario di Rocky nel suo precedente film. Per fortuna, poi, si torna tra i fasti con i retroscena sulla nascita delle moderna, primi anni 2000, statue celebrative e si termina con ipotesi su sviluppi futuri che potrebbero coinvolgere gli abitanti di Eternia.
Il tutto è accompagnato, anzi è dominato, dagli splendidi disegni di Norem e degli altri artisti che entravano nelle nostre case attraverso i giocattoli dell'infanzia. Sacrificati sulle pagine dei giornali per bambini, nei riquadri delle confezioni dei personaggi, da cornice su quelle dei veicoli, d'impatto su quelle dei playset, come il Castello di Grayskull e la Montagna del Serpente, finalmente, qui, trovano una casa accogliente. Stampati con inchiostri per l'editoria, su pagine di buona carta, nonostante siano passati più di tre decenni dal loro debutto, rivivono nel loro splendore.

Un quadro di Norem.
Un volume d'obbligo da ospitare nella proprio libreria se si sono amati i Dominatori dell'Universo. Rivivere la creazione di personaggi come He-Man e She-Ra, conoscere le curiosità su Man-at-Arms e Sorceress, comprendere un po' di più la relazione tra i cattivi come Skeletor ed Hordak ed i loro sgherri, Trap-Jaw, Mer-Man e Besat Man per il primo e su tutte la Tessitrice d'Ombre per il secondo, è esaltante e coinvolgente.

Con ansia si aspetta, ora, la pubblicazione del volume che raccoglie tutti i mini albi a fumetti usciti con i giochi dal 1983 ala 1987. In lingua originale c'è già da diversi mesi. Speriamo che arrivi anche nel nostro idioma.

Ma quanto erano belli!
Non mi stancherò mai di sottolineare che questo volume oltre ad essere interessante per gli appassionati è, soprattutto, un tributo per coloro che hanno dato vita a questo mito. Leggendo il libro scoprirete nomi che diverranno, insospettabilmente, noti anni a venire.

"Roooaaaaarrrrrr."

lunedì 9 maggio 2016

Hunger Games - Il canto della rivolta - Parte 2 (#eccenerapropriobisogno)


 La gallina maddalena è ormai simbolo del Distretto 13 (detto Ristretto 13 dopo pranzo).
Snow, non il John del trono di spade, è asserragliato nella sua magione a Capitol City, circondato da rose bianche e fedeli personaggetti.
La presidente Coin, detta così perchè quando si china lascia vedere la fessura del sedere e raccatta monetine per la macchinetta del cappuccio in questo modo, ha organizzato l'assalto alla capitale ed è intenzionata a spodestare il Governatore Snow per rendere libera (credici) Panem, con lo slogan: Più Panem per tutti, ma ognuno si porta il vino.
Tra baccelli trappolosi, che si mangiano metà della cumpa, strade sotterranee sicure (sicure che fai una brutta fine), donne tigrotto con la boutique in centro città, si arriva al faccia a faccia.

Quindi, ce lo siamo levato dal lettore blu-ray. Onestamente speravo in qualcosa di meglio, un crescendo, dopo la parte uno. E sì, il crescendo c'è stato: di inutilità.
La resa dei conti tra Katniss e Snow, ma vogliamo scherzare? Lo scherzone dell'eroina alla nuova dittatrice, a rischio di imperitura denasisazzione? E tu mi hai trascinato per quasi quattro ore, due film, due blu-ray, quasi 50€ per comprarli, e mi tiri fuori sta roba? Ma se facevi un film solo, ma neanche di due ore, facevi anche una figura migliore e non ti schiattava Philip Seymour Hoffman a metà lavorazione.

Perculiamo
Cosa si salva di tutto ciò? Non i due/tre finali a colpi di nero in sala in cui ci cucchiamo i due pargoli della coppia simbolo della rivoluzione. Non la scena della battaglia finale, che non c'è stata. Non le banali scelte narrative (il destino di Prim e della Coin). Non la fine di Snow, che già c'aveva i suoi problemi.
Problemi col dentista a Captiol City?
Sì il gatto. Sì i costumi.
Nì Jennifer Lawrence, nì, per via di quanto è stato sacrificato, Woody Harrelson, al quale è toccato interpretare le parti destinate Hoffman dopo la sua dipartita (scene tagliate con l'accetta, inutili ed inserite a caso da parte degli sceneggiatori).

Il solo motivo per vedere tutta la saga.
E' probabile che l'abbia già detto durante uno dei post dedicati ai capitoli precedenti di questa saga, ma se volete vedere un bel film sugli Hunger Games recuperate Battle Royale, di fattura nipponica, con Kitano Takeshi e tanti bravi attori giappi. Alternativa interessante era quella storia a fumetti con i giovani Vendicatori portati su un'isola deserta ed obbligati ad uccidersi tra loro per sopravvivere, bella bella, ma non mi ricordo il titolo.
"Via il naso." Again
Quadrilogia di una trilogia da evitare. Peccato perchè poteva rivelarsi un soggetto estremamente interessante

"Colpo di scena?" Anche no.


Titolo originale The Hunger Games: Mockingjay - Part 2 


Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2015 
Durata 137 minuti 
Audio Dolby Digital 

Genere Distopico

Regia Francis Lawrence 

Soggetto Suzanne Collins (romanzo Il canto della rivolta) 
Sceneggiatura Danny Strong, Peter Craig, adattamento di Suzanne Collins 
Produttore Jon Kilik, Nina Jacobson 
Produttore esecutivo Suzanne Collins, Jan Foster, Allison Shearmur 
Casa di produzione Lions Gate Entertainment, Color Force 
Distribuzione (Italia) Universal Pictures 
Fotografia Jo Willems 
Montaggio Alan Edward Bell, Mark Yoshikawa 
Effetti speciali Gerd Nefzer, Craig Barron, Charles Gibson, Jay Grunfeld, Patric Roos, David Seager, BOT VFX, Double Negative, Exceptional Minds, Gener8 3D, Halon Entertainment]], Legend3D, Lidar Guys, Lola Visual Effects, Magnopus, Moving Picture Company, Prime Focus, ScanlineVFX, The Third Floor, Weta Digital 
Musiche James Newton Howard 
Scenografia Philip Messina 
Costumi Kurt and Bart 
Trucco Elena Arroy, Anita Brabec, Shutchai Tym Buacharern, Kim Collea, Peter De Oliveira, Victor Del Castillo, Gunn Espegard, Ann-Maree Hurley, Jan Kempkens-Odemski, Brian Kinney, Brad Look, Stevie Martin, Tracey L. Miller-Smith, Angela Moos, Bill Myer, Ve Neill, Fawn Ortega, Bryan Reynolds, Deborah Rutherford, Aida Scuffle, Joanetta Stowers, Noreen Wilkie, Roy Wooley, Mi Young 
Sfondi Larry Dias e Mark Rosinski 

Interpreti e personaggi

Jennifer Lawrence: Katniss Everdeen
Josh Hutcherson: Peeta Mellark
Liam Hemsworth: Gale Hawthorne
Woody Harrelson: Haymitch Abernathy
Elizabeth Banks: Effie Trinket
Julianne Moore: Presidente Alma Coin
Philip Seymour Hoffman: Plutarch Heavensbee
Jeffrey Wright: Beetee Latier
Stanley Tucci: Caesar Flickerman
Donald Sutherland: Presidente Coriolanus Snow
Jena Malone: Johanna Mason
Sam Claflin: Finnick Odair
Willow Shields: Primrose Everdeen
Mahershala Ali: Boggs
Elden Henson: Pollux
Patina Miller: Comandante Paylor
Natalie Dormer: Cressida
Robert Knepper: Antonius
Michelle Forbes: Tenente Jackson
Evan Ross: Messalla
Wes Chatham: Castor
Misty Ormiston: Leeg 1
Kim Ormiston: Leeg 2
Gwendoline Christie: Comandante Lyme
Stef Dawson: Annie Cresta
Meta Golding: Enobaria
Paula Malcomson: Signora Everdeen
 
Doppiatori italiani

Joy Saltarelli: Katniss Everdeen
Manuel Meli: Peeta Mellark
Flavio Aquilone: Gale Hawthorne
Stefano Benassi: Haymitch Abernathy
Francesca Guadagno: Effie Trinket
Franca D'Amato: Presidente Alma Coin
Pasquale Anselmo: Plutarch Heavensbee
Paolo Marchese: Beetee Latier
Roberto Pedicini: Caesar Flickerman
Massimo Foschi: Presidente Coriolanus Snow
Domitilla D'Amico: Johanna Mason
Andrea Mete: Finnick Odair
Agnese Marteddu: Primrose Everdeen
Alessandro Ballico: Boggs
Alessandra Cassioli: Comandante Paylor
Chiara Gioncardi: Cressida
Roberta Pellini: Tenente Jackson
Stella Gasparri: Comandante Lyme
Marta Gastini: Tigris

venerdì 6 maggio 2016

Dylan Dog - La macchina umana

Dylan Dog N°  356 
La macchina umana

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Fabrizio De Tommaso 

Copertina: Angelo Stano 


Periodicità: mensile 
Uscita: 29/04/2016 

Il peggior incubo di Dylan Dog è diventato realtà: impiegato in un ufficio, a tempo indeterminato, con rischio di licenziamento continuo, sottoposto ai ricatti del datore di lavoro per conservare il posto. Un lavoro fisso per ricevere lo stipendio a fine mese e pagare le bollette. Una vita chiusa in un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire.

Difficile collocare questo albo dell'Old Boy nella continuity promessa da Recchioni prima dei suoi esordi come timoniere della testata Bonelli che ospita le avventure del personaggio creato da Tiziano Sclavi. Non segue gli spunti della trama orizzontale sui segreti di John Ghost, non evolve il personaggio di Dylan e le sue relazioni interpersonali, propone solo nuovi modelli di telefonino. Decisamente un po' poco al terzo anno di gestione.
Tuttavia Bilotta è una garanzia. La sua formazione è importante e di questo ci mette al corrente con questo albo che molto ricorda Tempi Moderni di Charlie Chaplin. Nella sua storia troviamo un'avvelenata critica sociale al consumismo ed allo strapotere delle multinazionali che governano le nostre vite, finanche esagerata per esigenze narrative. L'autore ci fornisce un incipit su come Dylan possa essere andato a finire lì, ma poco altro. Un orrore fantastico e molti orrori reali si alternano sulle pagine. Tuttavia, ancora, mi domando perché una storia del genere sia stata inserita sulla serie regolare, dove ben poco c'entra con quanto promesso. Il suo collocamento spezza una linea, crea uno scalino, in quello che dovrebbe essere. avrebbe meritato migliore sorte su un albo fuori serie, anziché perdersi in una numerazione insensibilmente progressiva. Nel frattempo, tutto ciò, permette ad un uomo con le idee confuse, impegnato a vantarsi di essere curatore di Dylan Dog per promuovere i suoi lavori personali, un uomo di marketing, con copertine fluorescenti e numeri a colori a iosa (ben vengano per carità se supportate da un contenuto valido), di guadagnare tempo.
De Tommaso ai disegni non eccelle né sfigura.
La copertina di Stano, labirintica ed inquietante, promette più di quanto l'albo mantenga. Si stancherà anche lui di vendere la sua arte a questo progetto od il soldo prevarrà (per nostra fortuna)?

martedì 3 maggio 2016

Captain America Civil War (la recensione senza spoiler)

Niente trama, come al solito, per i film sui quali siete sensibili agli spoiler.

Ma com'è questa nuova opera delle future sorelle Russo? Il tocco di Kevin Feige è stato capace di generare un altro successo? La risposta a questa seconda domanda, a prescindere da come è venuto il film, è sì. Captain America: Civil War è destinato ad abbattere molti record d'incassi. Grazie a lui, Il Libro della Giungla e Star Wars: Il risveglio della forza, la Disney chiuderà un anno decisamente positivo.
Ma il film a te non è che abbia convinto tanto, nonostante la scimmia enorme che avevi sulla spalla.
Cosa non ha funzionato? Il tono finto maturo che si è voluto dare a certe situazioni. Di contro i classici momenti di alleggerimento arrivati, un po' troppo tardi, grazie all'entrata in scena di Ant-Man e Spider-man, senza dimenticare Stan Lee, hanno funzionato molto bene. Non ha funzionato il casting dei personaggi secondari. Se Emily VanCamp, Sharon Carter, ha il monologo migliore del film e riesce a dare importanza al suo personaggio, altrettanto non riescono a fare Martin Freeman e Daniel Brühl. 
"Ho fatto il botto."
Il primo, interprete di una figura destinata a crescere nei prossimi capitoli (sopratutto in Pantera Nera), mi sembra ripetitivo nei gesti e nelle espressioni. Seppure bravo, per ora, in ogni interpretazione mi ricorda Bilbo Baggins. Il secondo è sprecato in un ruolo che è sì centrale nello svolgimento degli eventi, ma non trasmette emozioni. Le stesse caratteristiche che lo avevano esaltato nei panni di Lauda in Rush (accanto a Thor, assente in quest'avventura Marvel) non gli hanno permesso di elevarsi in questa performance. Nella versione italiana, ho trovato, inoltre, fastidiose le voce assegnate in fase di doppiaggio sia allo stesso Freeman che allo Spider-man di Tom Holland, ma questo è un problema locale. Sicuramente rivedendo il film potrebbe essere mitigarsi questo disagio, ma la prima impressione mi ha lasciato perplesso.
"Novità in arrivo."
Una parentesi merita la presenza dell'Uomo Ragno in questo film. In pochi minuti, grazie alla sua interazione con un Vendicatore esperto, riesce ad entrare nelle grazie degli spettatori ed a creare attesa per il suo esordio in solo nel Marvel Cinematic Universe. Il tono più leggero e scanzonato che riesce a tenere nel mezzo della battaglia mette a suo agio lo spettatore. Chi guarda riesce a mantenere un distacco emotivo che non so quanto sia stato voluto in fase di scrittura. Sembra che gli autori fossero indecisi e mantenere il solito tono rilassato Marvel od inglobare qualche introspettività in più, fondamenta del DC Universe. Purtroppo dare un colpo al cerchio ed uno alla botte rischia di far sbandare entrambi. Non vi sono sbandamenti eccessivi, ma lo spettatore affezionato ai Cinecomics li nota. Decisamente positivo, inoltre, vedere zia May poco più che cinquantenne e con le fattezze di Marisa Tomei. Sicuramente un solido incentivo per andare al cinema a vedere il ragno di quartiere arrampicarsi sui muri del Queens.
Iconica.
Altri dettagli che non hanno funzionato. Le scritte cubitali che ci dicono dove si stanno svolgendo gli eventi, fastidiose. Le musiche che, nonostante riescano a sottolineare gli eventi, non coinvolgono e passano totalmente inascoltate.
Ciò che mi ha perplesso. Visione. Forte, autocosciente, dotato di una Gemma dell'Infinito, vestito in giacca e cravatta. Mi ha ricordato un po' troppo il primo Data di Star Trek. Rivedibile.
Una Visione tutta sua.
Per quanto concerne lo sviluppo degli eventi. Seppure sia una storia di intrighi, amicizia e tradimenti, sembra tutto troppo semplice. Le spiegazioni, come quella così dettagliata sugli eventi del 1991, sono fin troppo esplicative. A volte lasciare dei passaggi sotto intesi, permettere allo spettatore di ragionare da solo e di trarre le sue conclusioni, anche con una piccola discussione con gli amici a fine film, è meglio che mostrare troppo.
Zemo si rivela abile, ma la sua macchinazione dai presupposti così semplici riesce a giungere al suo scopo grazie, solo, ad una serie di coincidenze. Nella vita vera, probabilmente, la questione sarebbe scemata dopo mezz'ora.
#teamironman
Ottimi, come al solito quando sono curati dai fratelli Russo, i combattimenti. Sia la scena all'aperto, all'inizio, in mezzo alla folla del mercato, sia quella sulle scale che lo scontro tra i due team di Vendicatori, sono coreografati in modo spettacolare. Persino Wanda, che non entra in contattato fisico con nessuno, riesce ad essere determinante ed incisiva grazie ai suoi poteri, in queste risse dall'alto numero di mazzate. Eccezionale la sorpresona allestita da Ant-Man (con una delle battute più equivoche di tutto il film) e poco coraggiosa la scelta sul destino di War Machine, ma tant'è.
"Mamma che botta!"
I personaggi. Detto di Visione e Spider-Man tocca agli altri. Il Cap è sempre lui; crede in certi ideali e porta avanti la sua convinzione di essere nel giusto. La libertà è ciò che lo muove e le catene dei Governi internazionali non possono imbrigliarlo. D'altronde se i Governi possono muovere i fili dei Buoni possono decidere chi sono i Cattivi (#teamcap). Di contro Iron Man è tormentato dai sensi di colpa, non riesce a vedere il bene che fa, ma viene schiacciato dalla conseguenze, dai danni collaterali (è un civile non un militare addestrato).  Da questo dualismo nascono gli schieramenti. Logica e ragione portano la Vedova e Visione dalla parte di Tony e War Machine non può che sostenere il suo storico amico. Una Vedova convinta fino ad un certo punto della scelta fatta, che rimane sempre un po' titubante.
"Ti offro un caffè?"
Il personaggio secondario con la crescita maggiore è sicuramente Wanda Maximoff. Inizia ad essere cosciente dei suoi poteri, nel bene e nel male, ma l'addestramento da Vendicatore è ancora in corso, quindi non ha ancora acquisito la sicurezza che vorrebbe. Ant-Man ha il suo perché e riesce a portare i toni del suo film di debutto nelle scene in cui appare. Sam Wilson ha, finalmente, qualche giocattolo volante in più ed inizia a colorare l'attrezzatura. Qualche buona battuta per la spalla ufficiale del Cap. Occhio di Falco, che credevo sarebbe stato più presente, è sempre determinante quando appare. Nel suo ruolo di chioccia di Wanda e perfetto, d'altronde è l'unico (che sappiamo) ad essere genitore. Risulta quasi ovvio che sia lui ad avere un rapporto più diretto con lei. Il Falco riesca ad essere incurante dell'enorme potere che Scarlet potrebbe liberare, questo lo mette su suo stesso piano. Ottimo.
"Oh, mamma!"
Discorso a parte meritano Soldato d'Inverno e Pantera Nera. Il primo deve convivere con un passato violento e doloroso nel qual, per via del condizionamento dell'Hydra, ha commesso atti contro la sua natura. Il personaggio interpretato dall'ottimo Sebastian Stan è, suo malgrado, il fulcro della Civil War. Attorno a lui ruotano sia Steve Rogers che Iron Man ed i conflitti che li separano. Pantera Nera si rivela al mondo per vendetta. Dopo gli eventi di Age of Ultron, il Wakanda si rivela al mondo e chiede rispetto. Pantera Nera subisce una perdita importante e decide di punire il colpevole con le sue sole capacità, il suo schierarsi con Stark è istintivo e di comodo (un po' come quello del Ragno), anche perché, a certi livelli, non sempre tutto è come appare.

"So figo e anche tu lo sai."
Captain America: Civil War è un buon film, ma non uno dei migliori della Marvel. La tematica di fondo si è già vista, anche piuttosto recentemente, in Batman V Superman (anche se lì ha avuto conseguenze diverse e trama e montaggio, grazie ai toni cupi, mi hanno coinvolto decisamente di più ). La maggior parte delle scene hanno un senso di dejà-vu che ritorna spesso (giusto per citarne una: la scalata verso fine film). Le scene d'azione sono eccellenti ed i fratelli Russo di regia hanno dimostrato di capirne. Purtroppo, o per fortuna, per realizzare una Civil War servono molti personaggi, ma gestirli sullo schermo non è poi così semplice (non si sa più come giustificare l'assenza di Pepper e questo inizia ad essere stancante e ripetitivo). Sopratutto se all'ultimo devi aggiungere uno pezzo da novanta come l'Uomo Ragno (che, a dirla tutta, ha un gran bel costume, anche se nelle inquadrature strette sembra un po' spugnoso). Non tutti hanno avuto lo spazio che avrebbero meritato e le dinamiche ne hanno risentito. A volte "più grande" non vuol dire "migliore". 
"Giusto per sgranchirmi le gambe."
In una personale classifica dei film Marvel dove Winter Soldier e Avengers si lottano il primo posto e che chiude con Thor - Dark World, con nel mezzo ottimi film, questo stacca di molto l'ultima posizione, ma non si distingue dalla massa.

Nonostante si chiami Captain America, il film, abbraccia tutto il mondo Avengers. Diventa, così, il seguito diretto di Age of Ultron e non il terzo film dell'epopea del Primo Vendicatore. Resta godibile, divertente, piacevole, a tratti lento per le eccessive spiegazioni. Sarà un successo lo stesso.
Spoilerone?



Lingua originale inglese 
Paese di produzione USA 
Anno 2016 
Durata 147 min
Genere Cinecomic

Regia Anthony e Joe Russo 

Soggetto Joe Simon & Jack Kirby (personaggio), Mark Millar (fumetto) 
Sceneggiatura Christopher Markus & Stephen McFeely 
Produttore Kevin Feige 
Produttore esecutivo Nate Moore, Stan Lee, Victoria Alonso, Patricia Whitcher, Louis D'Esposito 
Casa di produzione Marvel Studios 
Distribuzione (Italia) Walt Disney Studios Motion Pictures 
Fotografia Trent Opaloch 
Montaggio Jeffrey Ford, Matthew Schmidt 
Musiche Henry Jackman 

Interpreti e personaggi

Chris Evans: Steve Rogers / Captain America
Robert Downey Jr.: Tony Stark / Iron Man
Scarlett Johansson: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Sebastian Stan: Bucky Barnes / Soldato d'Inverno
Anthony Mackie: Sam Wilson / Falcon
Don Cheadle: James Rhodes / War Machine
Jeremy Renner: Clint Barton / Occhio di Falco
Chadwick Boseman: T'Challa / Pantera Nera
Paul Bettany: Visione
Elizabeth Olsen: Wanda Maximoff / Scarlet
Paul Rudd: Scott Lang / Ant-Man / Giant-Man
Emily VanCamp: Sharon Carter / Agente 13
Tom Holland: Peter Parker / Spider-Man
Frank Grillo: Brock Rumlow / Crossbones
William Hurt: Thaddeus "Thunderbolt" Ross
Daniel Brühl: Helmut Zemo
 
Doppiatori italiani

Marco Vivio: Steve Rogers /Captain America
Angelo Maggi: Tony Stark / Iron Man
Domitilla D'Amico: Natasha Romanoff / Vedova Nera
Emiliano Coltorti: Bucky Barnes / Soldato d'Inverno
Nanni Baldini: Sam Wilson / Falcon
Fabrizio Vidale: James Rhodes / War Machine
Christian Iansante: Clint Barton / Occhio di Falco
Francesco Venditti: T'Challa / Pantera Nera
Nino D'Agata: Visione
Gemma Donati: Wanda Maximoff / Scarlet
Riccardo Niseem Onorato: Scott Lang / Ant-Man / Giant-Man
Chiara Gioncardi: Sharon Carter / Agente 13
Simone Mori: Brock Rumlow / Crossbones
Luigi La Monica: Thaddeus "Thunderbolt" Ross
Francesco Pezzulli: Helmut Zemo