venerdì 29 dicembre 2017

Nuove iniziative Bonelli

Lucca Comics, oltre alle polemiche per certe decisioni commerciali e per il concerto di Cristina d'Avena (purtroppo), ha portato qualche novità interessante per quanto riguarda la Casa delle Idee di Milano.
Sergio Bonelli editore ha inaugurato la sua linea "young" , per giovani lettori, con due numeri zero: Creepy Past e 4 Hoods. Per entrare a gamba tesa sul mercato che, in Italia, è monopolizzato dalla Disney con il settimanale Topolino (ah, dove sono finiti Geppo, Tiramolla e Provolino?), sono stati scelti due argomenti abbastanza distanti tra loro.



Creepy Past dovrebbe, il condizionale è d'obbligo viste le poche pagine di storia effettiva nell'albetto, portarci in un mondo horror adolescenziale e di piccoli superpoteri. L'albo si dipana, principalmente, mostrandoci studi di personaggi e, come detto, otto pagine otto di storia. E' difficile giudicare cosa potrà venirne fuori, ma io credo di essere fuori target (non solo per l'età, anche per il modo in cui viene trattato l'argomento). La serie di Bruno Enna, Giovanni di Gregorio e Giovanni Rigano sembra essere caratterizzata da uno stile alla Monster Allergy (serie di culto che, però, non mi ha mai attirato), che continua a non provocarmi nessun coinvolgimento.



4 Hoods offre una albetto, sempre spillato come il precedente, nel quale viene presentata un storia di diverse pagine ed una guida al disegno dei personaggi. Roberto Recchioni scrive una storia semplice che, partendo dalle classiche situazioni di D&D, prende un poco in giro le dinamiche che si sviluppano tra i giocatori di ruolo. Federico Rossi Edrighi e Riccardo Torti illustrano le strane marionette, protagoniste della vicenda, su sfondi dettagliati e con avversari ben curati. Mi si sono accese un paio di lampadine in testa che mi lasciano ben sperare per questa serie. Se le mie idee saranno confermate sarà un fumetto interessante da sviluppare. Sempre che, come al solito, Recchioni non si dimostri inconcludente ed illusorio come su Dylan Dog. Proverò, in ogni caso, a primavera, ad acquistare il primo numero.

Albetti di questo formato, una volta, in fiera, te li regalavano. Adesso li fanno pagare 2€. Una cifra minima da investire, ma che per quello che offre Creepy Past risulta essere sproporzionata. 4 Hoods vale i 2€, sperando che in edicola arrivi ad un prezzo competitivo. Ah, dimenticavo, entrambi gli albi sono completamente a colori.

venerdì 22 dicembre 2017

Le Storie 28 (ossia Mercurio Loi numero Zero)

Le Storie N° : 28 
Mercurio Loi

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Matteo Mosca 
Copertina: Aldo Di Gennaro 

Periodicità: mensile 

Roma. 1825. La città è sotto il coprifuoco papale, le prime società segrete si organizzano, i primi vagiti del patriottismo e della carboneria iniziano a levarsi dalle ombre.
In questo ambiente si sviluppano l'intelletto e la gioiosa curiosità di un professore universitario ed indagatore della città eterna. Il suo nome è Mercurio Loi ed ama passeggiare per le vie della sua città alla ricerca di piccoli e grandi misteri da risolvere. Un esempio? Castel Sant'Angelo, prigione del Papa lungo il Tevere, sembra essere infestato dal fantasma di una donna che, nelle sere di nebbia, porta al suicidio chi li incontra.
Poi, c'è sempre Tarcisio Spada a dargli filo da torcere, ma questa...

Non seguo la collana Le Storie della Sergio Bonelli, anche perché quando ne è iniziata la pubblicazione ero impegnato da troppe, altre, collane, ma sono ben conscio che può essere fucina di interessanti esercizi per la creazione di storie coinvolgenti e personaggi intriganti. E' il caso di Mercurio Loi, nato su queste pagine e, dopo il giusto tempo di gestazione, portato a vivere su una sua collana personale.
Col tempo e la fortuna sono riuscito a recuperare il numero di debutto del personaggio di Alessandro Bilotta, prima che andasse esaurito, e me lo sono letto di gusto.
Ciò che era pensato come una storia da una botta e via è risultata essere solida e contenere tutti i germi narrativi che verranno sviluppati dall'autore nella, futura, serie regolare. Ottone è più protagonista di quanto mi aspettassi, Tarcisio meno, Roma come deve essere e tutti i comprimari che ci fanno compagnia da quasi otto mesi vengono già delineati per ciò che saranno.
Ai disegni Matteo Mosca con il suo tratto che caratterizza il nostro protagonista in modo impeccabile e che descrive Roma ed i suoi angoli, sia reconditi che più famosi, con una dovizia di particolari decisamente invidiabile. Essendo il numero zero di Mercurio Loi pubblicato su Le Storie, il fumetto è interamente in bianco e nero e non perde assolutamente, con l'assenza del colore che caratterizza la serie regolare, la sua forza espressiva.
La copertina è affidata ad Aldo Di Gennaro. Abituato a vederlo all'opera sull'Almanacco dell'Orrore di Dylan Dog, mi ero dimenticato di quanto sapesse essere bravo con i colori e con la realizzazione di tavole espressive come questa. Il suo piccolo quadro propone già al lettore le caratteristiche principali di Mercurio. Un buona prova.

Che dire Alessandro Bilotta, con il suo esperimento di alto fumetto popolare, ha superato la prova del nove già da tempo. Mercurio Loi è diventato un protagonista, forse il più innovativo, nonostante viva nel 1825 sulla piazza, ed il suo successo è anche quello dell'essere apprezzato trasversalmente,

Se volete scoprire qualcosa di più sulle dinamiche originarie di questo personaggio, il volume che vi ho proposto qui è sicuramente la via più genuina ed economica. Non doveste trovarlo potrete, sempre, virare sul cartonato a colori che Bonelli ha editato qualche mese fa. Il costo è nettamente maggiore, le pagine rimangono quelle. Io ne ho fatto volentieri a meno.

giovedì 14 dicembre 2017

Star Wars - Gli ultimi Jedi (senza spoiler)

Devo vederlo una seconda volta per poterne parlare con maggior coscienza.

Partendo dalla conclusione, forse, riuscirò a mettere in piedi qualche riga di ragionamento lucido sull'ultimo capito di Star Wars, che ho visto ieri pomeriggio. Per ora il mio sguardo e la mia mente restano concentrati sui difetti che ho notato.
Il primo è nei primi dieci minuti di film. Non potevo credere ai dialoghi che sentivo, mi sembrava di aver sbagliato sala e di essere entrato a vedere l'ultimo, squallido, cinepanettone. Ci mancava solo che dopo che quel personaggio si chiude la porta del piccolo locale alle spalle e l'altro bussa, questo avesse risposto "sto cac..do". Sarebbe stata l'apoteosi. Trovo che Disney abbia troppo preso sul serio il successo de I Guardiani della Galassia e stia infilando dialoghi e scene di quel livello in ogni sua pellicola, per accalappiare una facile risata. Ma I Guardiani sono un gruppo di fessacchioni in giro per l'universo a metter su casini e, nel contempo, a salvarlo. Qui siamo su degli incrociatori stellari del Primo Ordine in un capitolo della saga di Star Wars ,qualcosa destinato a durare nel tempo, come i suoi predecessori, e non soggetto alle mode del momento. Questa situazione si ripete più volte nel corso del film ma, per fortuna, si diluisce nel tempo, per fortuna.
Il secondo difetto, più veniale, è il trucco. Non è un mistero che Rey passerà parte del film sull'isola di Luke. Com'è che, nonostante le intemperie, il suo ombretto sia sempre perfetto ed i suoi occhi siano sempre così ben definiti? Lo so, non si giudica un film da questo, ma è tutto poco credibile (come se le spade laser e le battaglie spaziali siano eventi più plausibili...).
Il terzo problema l'ho trovato a livello di gestione dei personaggi e delle loro storie. Ci sono personaggi che appaiono e scompaiono in modo misterioso. Tipo: quello peloso in quella situazione isolata, i Porg, i lupi di Swarowski ed altri che hanno una presenza più intermittente di quella delle luci degli alberi di Natale. Questo mi ha dato un po' fastidio, vista anche al durata del film. Capisco che sia stata raccontata tanta roba, ma, al netto, quella utile non è poi così tanta.


Il resto.
Il cast è di buon livello e quanto mai poco bello, per fortuna. Sono stati scelti attori dalla fisionomia comune, caratterizzati da bellezze diverse rispetto a quelle dei soliti visi noti del cinema. Nasi importanti, e lo dico io, hanno mostrato la loro prorompenza sia a favore del Lato Oscuro che da quello della Feccia Ribelle. L'effetto "sporco" ha invecchiato Mark Hammil più di quanto non fosse necessario, ma ha permesso all'attore di portare sullo schermo il tormento interiore che da decenni affligge il suo personaggio. John Boyega è dimagrito dal capitolo scorso, mentre Daisy Ridley ha messo su qualche chiletto, segno che la vita sul Falcon non è così disagevole. Ho trovato interessante, come due anni fa, il lavoro di Adam Driver su Kylo Ren. Oltre a mostrare un fisico più massiccio, una cicatrice sul viso più spostata rispetto al film precedente, ha, nonostante tutto, reso evidente il tormento interiore del suo personaggio. Ha dimostrato che ha un obiettivo, una meta da raggiungere, anche se non una strada chiara e semplice da percorrere. Il cambiamento più radicale lo ha subito Domhnall Gleeson con il suo Generale Hux. Se lo ricordiamo hitleriano nell'arringare le truppe sulla base Starkiller, qui perde molto del suo carisma di comandante a favore delle situazioni comiche di cui sopra.


Un discorso a parte meritano Carrie Fisher e Leia Organa. La post-produzione del film è stata funestata dalla scomparsa dell'iconica attrice, e poco dopo di sua madre, Questo ha reso The Last Jedi l'ultimo film, da viva di Carrie. A vedere la sua prova si mischiano, quindi, sentimenti diversi che rendono il suo ultimo ruolo non giudicabile senza emozione da chi ha vissuto intensamente la Trilogia Classica. Nonostante l'età, dimostrata maggiore di quelle che aveva realmente, le acconciature improbabili, è stata impeccabile nel ricoprire il ruolo che le è stato assegnato. Suoi sono i momenti più delicati, più commoventi e le decisioni più difficili. Nostra la difficoltà di scindere la donna dal personaggio. Di Billie Lourde il misto di sentimenti che la porterà avanti nella saga.


Veniamo a ciò che succede sullo schermo. Non alla trama, perché qui non voglio che ci siano spoiler, ma alle sensazione che vengono trasmesse.
Rian Johnson autore della sceneggiatura e regista della pellicola ha reso il terzo atto del film quello interessante, gli ultimi quaranta minuti. Quaranta minuti che seguono due ore di storia nella quale non sembra succedere praticamente nulla. Non nel senso che non succede niente, ma nel senso che ciò che accade accade ancora e ancora. Come previsto il rapporto tra Kylo e Rey e il cuore del film. Ma alla quarta volta di "quella situazione lì" inizia a chiedertene il senso.


La prima battaglia spaziale è strana. Devo rivedere il film per capire il perché di certe azioni e decisioni dei comandanti del Primo Ordine. Se si fossero mossi in modo diverso il film, per come l'ho visto, sarebbe finito in mezz'ora e avrebbe offerto qualche spunto più interessante su cui riflettere. C'è la battaglia con quei Camminatori giganti sul pianeta coperto di sale, ma dalla superficie rossa, dove vedi queste gigantesche armi di distruzione di massa praticamente inutilizzate. Messe lì per galvanizzare il fan e poco altro. C'è un Luke maiuscolo, c'è il momento (forse più d'uno a dire il vero) commovente, c'è Phasma (c'è?), ma manca tanto. 


Manca per esempio l'esplorazione dei mondi, escludendo il pianeta dei ricchi, che ha sempre contraddistinto la saga. Non c'è l'incontro tra culture diverse, il viaggio interspaziale riscoperto in modo intenso con Rouge One. Con il difetto che aveva Rogue One, la protagonista, aveva, in ogni caso, alzato l'asticella qualitativa delle ultime produzioni di Star Wars. Qui c'è un piccolo passo indietro. Nel film che doveva essere il nuovo Impero Colpisce Ancora, nel quale il Primo Ordine giunge fino al quasi annientamento della ribellione, manca l'eccesso di lato oscuro che mi ha fatto tanto amare Episodio IV. L'opera di Johnson sembra non avere il coraggio di prendere vita propria, di staccarsi da mamma Kennedy e dalle sue linee guida, e di osare ad infiammare i cuori come aveva fatto Gareth Edwards (nei limiti della libertà concessagli e di un Vader senza collo).


Giusto un occhio veloce alle scenografie. Quella che più mi ha impressionato è stata la sala del trono di Snoke. L'assenza di elementi, l'essenzialità, il colore del luogo mi sono piaciuti molto. La presenza delle guardie rosse si sentiva, ma non sono ben riuscito a capire la funzione delle suore nere. Per il resto c'è poco da dire, tutto si è svolto su isole e astronavi, tranne quella parte nel mondo alieno (che di alieno aveva ben poco).
Bon. Ho paura di parlare e scrivere troppo, andando fuori tema.


Da quello che ho scritto viene fuori che il film mi è piaciuto, ma che ne ho visti troppi prima per apprezzarlo pienamente. Ho paura di essere troppo critico essendo questo un capitolo ufficiale della storia degli Skywalker, che mi ha accompagnato, grazie alle reti commerciali, per molte vigilie di Natale della mia giovinezza. Ho paura di non apprezzare un film perché non riesco più a godermelo senza, inconsciamente, cercare di capire dove vada a parare spegnendo, così, il fattore sorpresa.


Tutto sommato, anche con una partenza che lascia stupiti (anche se, a ben vedere, ricalca quella di Episodio VII), una parte centrale che gira troppo su se stessa ed un terzo atto che risolleva tutta la baracca: Episodio 8 è un buon film, che intrattiene senza fatica per più di due ore e, che, aggiunge un capitolo godibile alla saga di Star Wars.

Titolo originale Star Wars: The Last Jedi 
Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2017 
Durata 152 min
Rapporto 2.39:1 
Genere fantascienza

Regia e Sceneggiatura
Rian Johnson 

Produttore Kathleen Kennedy, Ram Bergman 
Produttore esecutivo J. J. Abrams, Jason McGatlin, Tom Karnowski 
Casa di produzione Lucasfilm 
Distribuzione (Italia) Walt Disney Studios Motion Pictures 
Fotografia Steve Yedlin 
Montaggio Bob Ducsay 
Effetti special Chris Corbould 
Musiche John Williams 
Scenografia Rick Heinrichs 
Costumi Michael Kaplan 
Trucco Peter Swords King 

Interpreti e personaggi

Mark Hamill: Luke Skywalker
Carrie Fisher: Leia Organa
Adam Driver: Kylo Ren
Daisy Ridley: Rey
John Boyega: Finn
Oscar Isaac: Poe Dameron
Lupita Nyong'o: Maz Kanata
Andy Serkis: Leader Supremo Snoke
Domhnall Gleeson: Generale Hux
Anthony Daniels: C-3PO
Gwendoline Christie: Capitano Phasma
Kelly Marie Tran: Rose
Laura Dern: Amilyn Holdo
Benicio del Toro: DJ
 
Doppiatori italiani

Francesco Prando: Luke Skywalker
Ottavia Piccolo: Leia Organa
David Chevalier: Kylo Ren
Benedetta Degli Innocenti: Rey
Luca Mannocci: Finn
Gabriele Sabatini: Poe Dameron
Chiara Gioncardi: Maz Kanata
Massimo Corvo: Leader Supremo Snoke
Simone D'Andrea: Generale Hux
Mino Caprio: C-3PO
Stella Gasparri: Capitano Phasma
Veronica Puccio: Rose
Gabriella Borri: Amilyn Holdo
Adriano Giannini: DJ
 

martedì 12 dicembre 2017

Golden Globes 2018 - Le nomination

Ieri, sì lo so che sono in ritardo, sono state comunicate le nominations per i Golden Globes che verranno assegnati nel 2018.

Come sono andate? Beh, ci sono un po' di sorprese, che coinvolgono anche artisti italiani.
“Call me by your name” di Luca Guadagnino ottiene tre candidature (miglior film drammatico, miglior interprete maschile protagonista e non protagonista, con Timothée Chalamet e Armie Hammer), Jude Law è stato candidato come la sua interpretazione in "The Young Pope" di Sorrentino e Helen Mirren per "The Leasure Seeker" di Paolo Virzì. 

Tra le candidature conquistate tra le produzioni cinematografiche, sette nominations sono andate a "The shape of water" di Guillermo del Toro, sei a "The post" di Steven Spielberg, tre a "Three Billboards Outside Ebbing, Missuori". Desta molta curiosità la candidatura per Christopher Plummer, in “All the Money in the World”, così rapida ed inaspettata per via dei tempi di produzione del film di Ridley Scott, in cui ha sostituito Kevin Spacey.

Le serie tv mostrano qualche curiosità, ma dominano ancora "Stranger Things", "The Games of Thrones", "The Crown" e "The Handmade's Tale". Se volete scoprire i nomi del cinema che hanno ottenuto nominations per le loro prestazioni sul piccolo schermo: non avete che da scorrere il post fino in fondo. 

Film

Best Motion Picture – Drama

“Call Me by Your Name”
 “Dunkirk”
 “The Post”
 “The Shape of Water”
 “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”

Best Motion Picture – Musical or Comedy

“The Disaster Artist”
 “Get Out”
 “The Greatest Showman”
 “I, Tonya”
 “Lady Bird”

Best Performance by an Actor in a Motion Picture – Drama

Timothee Chalamet, “Call Me by Your Name”
Daniel Day-Lewis, “Phantom Thread”
Tom Hanks, “The Post”
Gary Oldman, “Darkest Hour”
Denzel Washington, “Roman J. Israel, Esquire”

Best Performance by an Actress in a Motion Picture – Drama

Jessica Chastain, “Molly’s Game”
Sally Hawkins, “The Shape of Water”
Frances McDormand, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Meryl Streep, “The Post”
Michelle Williams, “All the Money in the World”

Best Performance by an Actor in a Motion Picture – Musical or Comedy

Steve Carell, “Battle of the Sexes”
Ansel Elgort, “Baby Driver”
James Franco, “The Disaster Artist”
Hugh Jackman, “The Greatest Showman”
Daniel Kaluuya, “Get Out”

Best Performance by an Actress in a Motion Picture – Musical or Comedy

Judi Dench, “Victoria & Abdul”
Helen Mirren, “The Leisure Seeker”
Margot Robbie, “I, Tonya”
Saoirse Ronan, “Lady Bird”
Emma Stone, “Battle of the Sexes”

Best Performance by an Actor in a Supporting Role in Any Motion Picture

Willem Dafoe, “The Florida Project”
Armie Hammer, “Call Me by Your Name”
Richard Jenkins, “The Shape of Water”
Christopher Plummer, “All the Money in the World”
Sam Rockwell, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in Any Motion Picture

Mary J. Blige, “Mudbound”
Hong Chau, “Downsizing”
Allison Janney, “I, Tonya”
Laurie Metcalf, “Lady Bird”
Octavia Spencer, “The Shape of Water”

Best Director – Motion Picture

Guillermo del Toro, “The Shape of Water”
Martin McDonagh, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Christopher Nolan, “Dunkirk”
Ridley Scott, “All the Money in the World”
Steven Spielberg, “The Post”

Best Screenplay – Motion Picture

Guillermo del Toro and Vanessa Taylor, “The Shape of Water”
Greta Gerwig, “Lady Bird”
Liz Hannah and Josh Singer, “The Post”
Martin McDonagh, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Aaron Sorkin, “Molly’s Game”

Best Original Score – Motion Picture

Carter Burwell, “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”
Alexandre Desplat, “The Shape of Water”
Jonny Greenwood, “Phantom Thread”
John Williams, “The Post”
Hans Zimmer, “Dunkirk”

Best Original Song – Motion Picture

“Home” from “Ferdinand”
 “Mighty River” from “Mudbound”
 “Remember Me” from “Coco”
 “The Star” from “The Star”
 “This Is Me” from “The Greatest Showman”

Best Animated Feature Film

“The Boss Baby”
 “The Breadwinner”
 “Coco”
 “Ferdinand”
 “Loving Vincent”

Best Foreign-Language Film

“A Fantastic Woman”
 “First They Killed My Father”
 “In the Fade”
 “Loveless”
 “The Square”

Serie Tv

Miglior serie tv drammatica

The Crown
Game of Thrones
The Handmaid’s Tale
Stranger Things
This is Us

Miglior serie tv di genere comedy

Black-ish
The Marvelous Mrs. Maisel
Master of None
SMILF
Will & Grace

Miglior miniserie o film per la tv

Big Little Lies
Fargo
Feud: Bette and Joan
The Sinner
Top of the Lake: China Girl

Miglior attore in una serie tv drammatica

Sterling K. Brown, This is Us
Freddie Highmore, The Good Doctor
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Liev Schreiber, Ray Donovan
Jason Bateman, Ozark

Miglior attrice in una serie tv drammatica

Caitriona Balfe, Outlander
Claire Foy, The Crown
Maggie Gyllenhaal, The Deuce
Katherine Langford, Tredici
Elisabeth Moss, The Handmaid’s Tale

Miglior attore in una serie tv comedy o musical

Anthony Anderson, Black-ish
Aziz Ansari Master of None
Kevin Bacon, I Love Dick
William H. Macy, Shameless
Eric McCormack, Will & Grace

Miglior attrice in una serie tv comedy o musical

Pamela Adlon, Better Things
Alison Brie, Glow
Issa Rae, Insecure
Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel
Frankie Shaw, SMILF

Miglior attore in una miniserie o in un film per la tv

Robert De Niro, The Wizard of Lies
Jude Law, The Young Pope
Kyle MacLachlan, Twin Peaks
Ewan McGregor, Fargo
Geoffrey Rush, Genius

Miglior attrice in una miniserie o in un film per la tv

Jessica Biel, The Sinner
Nicole Kidman, Big Little Lies
Jessica Lange, Feud: Bette and Joan
Susan Sarandon, Feud: Bette and Joan
Reese Witherspoon, Big Little Lies

Miglior attore non protagonista in una serie o film per la tv

Alfred Molina, Feud
Alexander Skarsgard, Big Little Lies
David Thewlis, Fargo
David Harbour, Stranger Things
Christian Slater, Mr. Robot


Miglior attrice non protagonista per una serie o film per la tv

Laura Dern, Big Little Lies
Ann Dowd, The Handmaid’s Tale
Chrissy Metz, This is Us
Michelle Pfeiffer, The Wizard of Lies
Shailene Woodley, Big Little Lies

martedì 5 dicembre 2017

The Punisher - La serie Tv di Netflix

Frank Castle è un ex-marine che è stato ucciso al suo ritorno negli Stati Uniti da una missione in Afghanistan. Con lui sono morti anche sua moglie, suo figlio e sua figlia. Purtroppo per chi lo ha ucciso, Frank Castle è sopravvissuto al suo omicidio, ma nessuno lo sa. Ora si fa chiamare Pete e lavora nei cantieri edili a New York. Vive la sua rabbia e la sua solitudine con una sola missione: sterminare tutti coloro che gli hanno portato via la famiglia. Il problema è che oltre ai semplici esecutori ci sono persone dietro le ombre e quelle, per lui, sono più difficili da scovare. La sua missione riesce a proseguire grazie all'aiuto di un hacker, Micro, che sta vivendo una situazione simile alla sua. Nel suo percorso di vendetta incontrerà vecchi amici e nuove persone che potrebbero dare un senso alla sua vita.

La storia di Frank Castle, anche per chi non ha letto i fumetti con lui protagonista, è abbastanza conosciuta, complici cinque o sei film andati male. Netflix prova a fornirci una versione più fedele al personaggio cartaceo senza lesinare su sangue, violenza, tortura e sofferenza come messo in scena in altre situazioni.
Ci riesce anche. Scegli Jon Bernthal come protagonista, faccia da Punitore e carisma credibile. Gli affianca Ebon Moss-Bachrach, nei panni di Micro, che si presenta come un ottimo suo contraltare. 
Saluti dall'aldilà.
Trova donne interessanti per interagire con loro Amber Rose Revah, è una credibilmente tormentata Dinah Madani, Jaime Ray Newman, è un'eterea Sarah (moglie di micro) e torna, sempre con grande piacere per me, Deborah Ann Woll nel ruolo, acquisito ai tempi di Daredevil, di Karen Page. 

Che c'hai una moneta?
Accanto a loro ruota una piccola galassia di personaggi ingranaggio caratterizzati con capacità da Ben Barnes, Paul Schulze e Jason R. Moore. Non mancano, anche, nella serie, volti noti in ruoli minori, ma quelli li lascio scoprire a voi.

Gli amici son sempre pronti.
Tredici episodi, per narrare questa prima stagione, sono fin troppi. La storia, a volte, si perde, con personaggi che compaiono all'improvviso senza che se ne sospettasse l'esistenza. Le scelte narrative, inoltre, si rivelano ovvie si dalle prime battute e certe situazioni, concepite come colpi di scena costruiti nell'attesa del momento, di una banalità imbarazzante.
Ti tengo d'occhio.
Il trattamento riservato al Punitore è decisamente violento. Non è uno di quegli eroi degli anni '80 del secolo scorso al quale sparano, sparano, sparano e ne esce senza un graffio. Qui l'impostazione è decisamente opposta. Frank Castle ne prende tante, ma tante, che nella realtà, un marine come lui, nonostante la forte motivazione che lo spinge, sarebbe già morto dopo i primi cinque episodi.

La vuoi la pasta col pesto?
Interessante la storia parallela con Lewis Walcott, interpretato da Daniel Webber. Anche lui ex-marine tornato in patria senza uno scopo e con forti disturbi psichici. Idealizza il Punitore e ne vuole diventare un emulo. I due uomini sono uguali? O vi è una differenza in quello che fanno? Lo spettatore si darà una risposta, ma sarà poi convinto della conclusione del suo ragionamento? Sicuro, tanti di noi vorrebbero essere nei panni ed avere l'opportunità di fermare il crimine come Frank Castle. Il problema è che per i criminale è l'ordine che impedisce i loro traffici il vero crimine. Anche loro agirebbero come Castle e l'escalation di violenza nelle nostre strade sarebbe fuori controllo. 

Sicuramente una delle serie migliori Marvel serie degli ultimi tempi, ma che risente della stanchezza del genere. Decisamente meglio di The Defenders, surclassa a piene mani Iron Fist, si piazza dietro ai Daredevil ed alla prima Jessica Jones.


Titolo originale The Punisher 

Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2017 – in produzione 
Formato serie TV 
Genere TVComics
Stagioni 1
Episodi 13
Durata 60 min (episodio) 
Lingua originale inglese 
Rapporto 16:9 

Crediti

Ideatore Steve Lightfoot 
Soggetto Gerry Conway, John Romita Sr.(personaggio) 

Interpreti e personaggi

Jon Bernthal: Frank Castle / The Punisher
Ben Barnes: Billy Russo
Ebon Moss-Bachrach: David Lieberman / Micro
Amber Rose Revah: Dinah Madani
Deborah Ann Woll: Karen Page
Daniel Webber: Lewis Walcott
Jason R. Moore: Curtis Hoyle
Paul Schulze: Rawlins
Jaime Ray Newman: Sarah Lieberman
Michael Nathanson: Sam Stein
 
Doppiatori e personaggi

Simone D'Andrea: Frank Castle / The Punisher
Emiliano Coltorti: Billy Russo
Andrea Devenuti: David Lieberman / Micro
Letizia Scifoni: Dinah Madani
Eleonora Reti: Karen Page
Alessandro Campaiola: Lewis Walcott
Andrea Ward: Curtis Hoyle
Alessandro Quarta: Rawlins
Ilaria Latini: Sarah Lieberman
Francesco Venditti: Sam Stein
 
Musiche Tyler Bates 
Produttore Gail Barringer 
Produttore esecutivo Steve Lightfoot, Jim Chory, Jeph Loeb 
Casa di produzione Marvel Television, ABC Studios 

Prima visione

Distribuzione originale
Dal 17 novembre 2017  Al in corso 
Distributore Netflix 

Distribuzione in italiano
Dal 17 novembre 2017  Al in corso 
Distributore Netflix 

lunedì 4 dicembre 2017

Dylan Dog - Nel mistero

Dylan Dog N°: 375 
Nel mistero

Soggetto e Sceneggiatura: Tiziano Sclavi 

Disegni: Angelo Stano 

Copertina: Gigi Cavenago 

Colori: Giovanna Niro 
 
Periodicità: mensile 
uscita: 29/11/2017 
Prezzo: 3,50€

La morte vaga per Londra, sotto forma di un serial killer anonimo. Le sue vittime non hanno nulla a che fare con Dylan Dog, ma, si sa, l'Indagatore dell'Incubo non riesce mai ad essere estraneo a situazioni del genere.  Infatti, un barbone misterioso, che il nostro si troverà più volte sulla sua strada, gli salva più volte la vita con strane profezie. Il tutto condurrà i tre protagonisti di questa avventura incontro al proprio destino.

Ritorna una storia fuori uscita tutta dalla fervida mente di Tiziano Sclavi. Ad un anno esatto da Dopo un lungo silenzio ecco questo Nel mistero. Ma non è che ne sia troppo soddisfatto. A partire dal titolo: eccessivamente generico, tanto da essere adatto a qualsiasi storia di qualsiasi personaggio. La trama, tutta opera di Sclavi, stando ai crediti, è un qualcosa di già letto, molte volte, su queste pagine. Un assassino misterioso (che si rivela essere chi pensiamo che sia già dopo due pagine), Dylan che lo incontra per caso e varie forzature narrative per incastrare le varie sottotrame. Quando si aspetta una storia di Sclavi si spera in qualcosa di più, ma, qui, lo scrittore di Broni è frenato anche dall'obbligo di usare i personaggi, eccessivamente inutili, voluti da Recchioni per modernizzare la serie.

Angelo Stano torna ai disegni sia di Dylan Dog, sia per Sclavi e niente. Stano è meglio in bianco e nero. Nonostante sia affiancato da Giovanna Niro, una delle migliori coloriste di casa Bonelli, e che lei scelga sia uno stile pop, ispirato, probabilmente, ai vecchi film d'horror degli anni settanta del secolo scorso, che dei colori adatti per le atmosfere del disegnatore della provincia di Bari: no. Stano va vissuto in bianco e nero. Mi dispiace per Giovanna Niro, che ha messo in mostra, ancora una volta doti eccezionali.
La copertina di Cavenago è un omaggio allo stile di Stano. Si respirano le atmosfere di colui del quale ha preso il posto su Dylan Dog e, anche, il modo di firmarla sembra essere ispirato alla storica colonna di via Buonarotti a Milano.

Un albo che si legge bene, ma che non mi convince del tutto. Sembra essere una proposta di eventi slegati l'uno dall'altro, fino a giungere a quello che coinvolge un protagonista fino a quel momento eccessivamente vittima di situazioni, anche a lui lontane e di cui non saprà mai nulla. Forse un'occasione sprecata. Forse la terza storia sceneggiata da Sclavi si prenderà più tempo per essere pubblicata. E potrebbe essere un bene.

lunedì 27 novembre 2017

Mercurio Loi - La testa di Pasquino

Mercurio Loi n°7
La testa di Pasquino

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Massimiliano Bergamo 
Colori: Nicola Righi 

Copertina: Manuele Fior 

Prezzo: 4.90€

Scovare l'identità di Pasquino e portare la sua testa al Papa è la priorità per le autorità di Roma. I suoi misteriosi epigrammi satirici, contro la situazione romana del momento ed a favore di una maggiore libertà di pensiero, sono scomodi e fastidiosi per molti. Assicurarsi la collaborazione della mente di Mercurio Loi per risolvere l'enigma potrebbe essere la mossa giusta. Magari lui già sa chi è, magari potrebbe aiutare le forze dell'ordine, magari potrebbe agevolare la fuga dello stesso Pasquino.

Speravo nel botto dopo il numero scorso, ma sono stato deluso.
Dopo il divertente escursus da LibroGame del numero sei, Bilotta torna alla narrazione classica portando a soluzione in mistero che circonda Pasquino. In effetti l'identità ne viene svelata nelle prime venti pagine e la dissertazione prosegue sulle motivazioni di chi lo ha impersonato ed i sensi di colpa di chi crede di essergli stato accanto. Mercurio Loi, in tutto questo, vi entra di striscio ed in terza persona,.
Forse sono io, forse no, ma temo di avere il bisogno di una ulteriore lettura dell'albo per capire bene la dinamica di certi eventi accaduti e della loro motivazione. Per essere onesto, però, nonostante l'ottima scrittura, fatico a capire l'utilità di almeno cinquanta pagine di albo.
A complicarmi la lettura anche i disegni di Massimiliano Bergamo, al debutto sulla collana di casa Bonelli. Bilotta, o chi per lui, sta cercando di mantenere una linea grafica costante, pur non avendo mai consumato, ad ora, una collaborazione ripetuta con i disegnatori che si sono alternati sulle pagine della sua creatura. Bergamo l'ho trovato sì in tono con gli altri, ma eccessivamente inciso nella carta. Una caratteristica che gli è stata utile per ben riuscire negli sfondi e negli ambienti, ma che lo ha danneggiato nella realizzazione degli attori. Forse non è stata solo colpa sua. Forse tale condizione si è ingenerata anche per via della colorazione di Nicola Righi.  Il colorista ritengo abbia raggiunto eccessi oscuratori nelle ombre come raramente ricordo di avergli visto fare nel numero precedente. A ciò si aggiunga anche il difetto del quale avevo già accennato in precedenza: le vignette colorate il cui sfondo è colorato di un unico colore pastello: le trovo inguardabili.

Mercurio Loi continua ed essere un fumetto ricercato che raggiunge le nostre edicole. Gli editoriali di Bilotta non sono buttati lì, ma hanno un loro perché e spingono il lettore alla riflessione. La sua creatura, nel complesso, però, non sempre riesce a soddisfare le alte attese che crea.

giovedì 23 novembre 2017

Morgan Lost Dark Novels - Origini

Morgan Lost Dark Novels - Origini
N° : 0 

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 
Disegni: Val Romeo 
Copertina: Fabrizio De Tommaso 
Colori: Arancia Studio 

Periodicità: mensile 
uscita: 18/11/2017 
Prezzo: 3,50€

Di Morgan Lost abbiamo già parlato in passato. Era un serie iniziata bene, con distopia, in un mondo che somiglia la nostro, ma che è influenzato dai miti dell'antico Egitto. Poi è diventato uno fumetto ripetitivo, con buon copertine, che ripeteva se stesso senza procedere in nessun dove. Un po' troppo spesso, viso che ne sono stati pubblicati solo ventiquattro numeri.
Oggi si ricomincia. Parallelamente alla serie regolare, Chiaverotti, scriverà del suo cacciatore di taglie, turbato per la perdita dell'amata, anche in storie più scure, violente e con maggior numero di donne nude. Ora, un numero zero dovrebbe essere un allegato, a pubblicazioni già in essere, od un omaggio; questo costa 3,50€ e la cosa mi disturba alquanto. Per dare una seconda possibilità al creatore di Brendon e di buone storie di Dylan Dog ho, tuttavia, deciso di sacrificare la moneta che avevo nel portafogli e tentare l'esperienza. Cosa ho trovato? Come promesso dall'autore nella premessa, sono narrati gli eventi che hanno portato Morgan ad essere il cacciatore di taglie che conosciamo, come ha trovato macchina, vestiti, pistola ed appartamento. Una discreta storia di origini in un formato diverso dal Bonelli classico e di, sole, 66 pagine neanche troppo intense. Il tutto condito con la tricromia classica della seria: bianco, nero e arancio. Un arancio che aveva un senso nei primi numeri della prima serie, ma che, qui, ora ha una valenza più casuale che effetto del daltonismo del protagonista.

I disegno di Val Romeo non sono male, anche se, troppo spesso, mancano del dinamismo necessario per le scene che gli sono richieste.

Una possibilità al numero uno gliela darò, ma deve essere veramente convincente.

mercoledì 22 novembre 2017

Injustice: Gods among us Vol.3

Injustice: Gods among us Vol.3
di Tom Taylor,Bruno Redondo,Mike S.Miller

Specifiche
Titolo: Videogames Limited 13 – Injustice: Gods among us Vol.3
Linea: Lion
Collana:  Videogames Limited 13
Serie:  Injustice: Gods among us Vol.3
ISBN: 9788893518598
16,8x25,7, 128 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: Libreria

Lex Luthor è sempre più leader all'interno della Justice League di Superman. L'Uomo d'Acciaio segue i suoi consigli per riuscire ad imporre il suo modello di sicurezza e serenità al mondo. Un modello che prevede il rispetto delle regole con l'imposizione della forza, anziché lasciare ai semplici uomini il libero arbitrio. Queste decisioni non sfuggono ai Guardiani di Oa, a capo del corpo delle Lanterne Verdi né a Sinestro ed alle sue Lanterne Gialle.
Sulla Terra, la resa dei conti tra Superman e Batman ha portato alla sconfitta, con gravi danni fisici del Crociato Incappucciato. Bruce Wayne è stato nascosto, per cercare di curarlo, in un luogo dove neanche i poteri dell'Azzurrone possono arrivare.
Parallelamente la creazione dell'esercito di umani potenziati dall'invenzione di Luthor ed il loro impiego come forze dell'ordine a Gotham sta portando alla ribellione i semplici cittadini.
La guerra è alle porte.

Con minore distacco temporale tra i numeri uno e due, ecco in libreria il terzo volume della saga di Tom Taylor ispirata al videogioco Injustice. Con Bruno Redondo e Mike S.Miller ancora a bordo, lo scrittore australiano ci porta alle soglie di una guerra galattica inevitabile. L'apparizione di Sinestro, le Lanterne Verdi, Zatanna e le morti di molti protagonisti, sopratutto alleati di Batman, stanno volgendo gli eventi a favore del kriptoniano ancora distrutto dal dolore delle sue perdite.
La foliazione di questo volume è ridotta rispetto al precedente, ma rimane ricco di emozioni e fa venire voglia di rileggere tutta la saga da capo.

RW-Lion ha promesso, entro fine anno, anche il quarto volume ed io non vedo l'ora di averlo tra le mani.

martedì 21 novembre 2017

Injustice: Gods among us Vol.2

Injustice: Gods among us Vol.2
di Tom Taylor, Mike S. Miller, Tom Derenick, Bruno Redondo
Contiene Injustice Gods among Us 7-12, Injustice Gods among Us Annual 1

Specifiche
Titolo: Videogames Limited 12 – Injustice: Gods among us Vol.2
Linea: Lion
Collana: Videogames Limited 12
Serie: Injustice: Gods Among Us 02
ISBN: 9788893515672
16,8x25,6, C, col. , 228 pp
Pubblico: Per Ragazzi
Genere: Supereroi
Titolo da: libreria
Prezzo: € 22.50

Metropolis è stata distrutta dall'ordigno nucleare piazzato dal Joker. Superman ha perso la sua amata Lois Lane ed il figlio di cui era in cinta. Gli eventi l'hanno portato a compiere azioni forti. La prima è stata l'omicidio del pagliaccio di Gotham, storico avversario del Cavaliere Oscuro. La seconda è stata quella di incolpare Batman di non averlo ucciso prima, ma di essersi solo preoccupato di mandarlo in prigione, sempre per periodi troppo brevi. Se non fosse stato per Batman, Lois e suo figlio non sarebbero morti e Metropolis non avrebbe seguito il loro stesso destino.
Da quel momento due fazioni di eroi si sono create. Una Justice League ufficiale con a capo Superman, che vede tra le sue file Wonder Woman, Robin, Shazam, Lanterna Verde, Cyborg ed altri, ed una sotterranea agli ordini di Batman, con Freccia Verde e Black Canary in prima fila. La prima cerca di restaurare un mondo allo sbando, con l'ordine imposto e la paura, la seconda cerca di riportare a più miti consigli l'Uomo d'Acciaio. La clandestinità non è d'aiuto a Batman ed i suoi, sopratutto quando alla League si aggiunge un nuovo amico di Superman: Lex Luthor, unico sopravvissuto di Metropolis.

A Tom Tayor dovrebbero dare il compito di trasportare le vicende che sta mettendo su carta al cinema. Un film, serio, ispirato a questa saga stravolgerebbe i botteghini.
Sicuramente l'avevo già scritto dopo l'uscita del primo numero cartonato di questo appuntamento mensile: è una delle migliori saghe di supereroi degli ultimi anni. Anche qui, come due anni fa, ci troviamo davanti ad un albo di spessore. Non solo per il numero di pagine, superiore al precedente, ma anche per gli artisti all'opera. Se Tom Taylor, che ha la possibilità di giocare con TUTTI i personaggi dell'Universo DC, l'ho già incensato in testa al post Mike S. Miller, Tom Derenick e Bruno Redondo sono gli artisti che mettono su carta la sua visione. Come è ovvio che sia i tratti dei tre disegnatori si distinguono l'uno dall'altro, ma l'effetto finale è strepitoso.

Come detto in passato, scegliere di leggere il cartonato può comportare astinenze pesanti, ma, per me, è il modo migliore di godere di questa saga avvincente.