sabato 30 marzo 2019

Dylan Dog Magazine 2019

Dylan Dog Magazine N° : 5 
Dylan Dog Magazine 2019

Copertina: Bruno Brindisi 

Formato: 16x21 cm, b/n 
Pagine: 174 
Codice a barre: 977112262604190156 
Periodicità: annuale 
Uscita: 23/03/2019 
Prezzo 6.90€


Anche quest'anno l'Almanacco di Dylan Dog torna nelle edicole, per la quinta volta, con il packaging del Magazine. Come al solito, rispetto al suo predecessore, non è cambiato molto. Ci sono gli inserti, ci sono la storia con Dylan e quella nel mondo di Dylan, c'è il bianco e nero, c'è il colore, c'è il buono e c'è il meno buono.
Da tempo mi rammarico che le dissertazioni, personali quanto un blog, che coinvolgono ciò che è uscito in edicola, libreria, al cinema o tra i videogame siano diventate poco più che un elenco di prodotti usciti. Salvo un paio di righe di descrizioni per "prodotto" è un susseguirsi di titoli ed a ogni categoria non vengono dedicate più di due facciate. Sarebbe bello tornare ad approfondire.

Sempre interessanti sotto l'arricchimento culturale personale sono, invece, i Dossier. Le dissertazione sulla differenza tra angeli e demoni aprono il primo dossier del magazine che diventa, per me più soddisfacente qualche pagina dopo fino a toccare un serial televisivo di indubbio interesse. Si entra nel vivo parlando dei fratelli Winchester e della serie cult Supernatural. Al momento in cui è stato scritto l'articolo la produzione era arrivata alla quattordicesima stagione, appena giunto l'albo nelle edicole ha colpito l'internet la notizia che la quindicesima serie sarà quella conclusiva per i due fratelli cacciatori di demoni e mostri. In ogni caso, leggere delle avventure di Dean e Sam ed entrare nel dettaglio dell'importanza che hanno avuto nella programmazione televisiva internazionale è interessante. Ho avuto la possibilità di recuperare pezzi di trama che mi ero perso, grazie agli orari di programmazione sempre più improbi e casuali di Rai4, e di rammaricarmi di aver perso certi archi narrativi.

Il secondo, ricco dossier, è dedicato alle altre tenebrose divinità̀ nate dalla mente di H.P. Lovecraft. In poche pagine, un paragrafo per ciascuna, vengono presentate le mostruose creature con le quali lo scrittore di Providence, che ha goduto di una vita eccessivamente breve, sta, ancora oggi, influenzando la fantasia di lettori e scrittori di tutte le età.
La lettura dell'articolo è semplice e lo rende un utile apripista per sapere cosa leggere delle opere di Lovercraft per poter iniziare ad entrare nei suoi incubi. Io, cospargendomi in capo di cenere, non avendone mai letto niente ogni volta che incontro questi spiragli sul suo mondo mi convinco sempre di più di avere una lacuna culturale che deve essere colmata. Avendone il tempo.

Passando alle storie
 
Dal mio sangue
Soggetto e sceneggiatura: Alberto Ostini
Disegni: Giulio Camagni

Wickedford non è più la tranquilla cittadina in cui Bloch si è trasferito dopo il pensionamento. La morte di Penelope, fidanzata dell'ex ispettore di Scotland Yard, e tutti i terribili fatti che hanno sconvolto il paese, solo un anno prima, sono forieri di eventi ancora più tragici. Un'epidemia di suicidi sta coinvolgendo tutti i residenti. Lo stesso Bloch e Dylan, venuto a fargli visita insieme a Groucho, cercano di aiutare la, sprovveduta, polizia locale nelle loro indagini. 

Una buona storia sui sensi di colpa, sulle conseguenze delle nostre azioni e sulla fragilità dell'animo umano. Peccato per la via risolutiva utilizzata da Ostini, altrimenti sarebbe stata una storia da albo regolare e non da Magazine. I disegni di Camagni sono, per natura e stile dell'artista, imprecisi e mutevoli nella rappresentazione grafica dei personaggi. Questo, però, non pregiudica la lettura del fumetto.

La scacchiera di Dio
Soggetto e sceneggiatura: Alberto Ostini
Disegni: Giorgio Pontrelli

Bloch ha perso la moglie quando il figlio era ancora adolescente. Il suo passato è stato difficile e non molto costellato di episodi felici.

Ostini, qui, cerca di analizzare le pieghe più tristi della vita come la morte prematura, la disperazione, l'accesso alla droga come via d'uscita. Ho trovato un certo senso anche all'utilizzo del rosso come terzo colore nelle tavole: aiuta ad indirizzare lo sguardo, a sottolineare luoghi e situazioni (non sempre in Morgan Lost è stato così).
Una storia dura e delicata allo stesso tempo. Poche pagine, ma ben gestite anche dal disegnatore Giorgio Pontrelli.

Un appuntamento annuale che può rimanere in agenda.

martedì 26 marzo 2019

Mercurio Loi - La morte di Mercurio Loi

Mercurio Loi N° : 16
La morte di Mercurio Loi

Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta 

Disegni: Matteo Mosca 

Copertina: Manuele Fior 
Colori: Francesca Piscitelli 

Periodicità: bimestrale 
Uscita: 22/03/2019 
Formato: 16x21 cm, colore 
Pagine: 96 
Codice a barre: 977253232204290016 
Prezzo: 4,90€

Mercurio Loi ha segnato il passo. Nessuno lo vede più, nessuno sa dov'è, nessuno sa se sia ancora vivo. Al suo posto sono, ora, in quattro a rivendicarne l'identità: un bambino decisamente sveglio, un camminatore smemorato, un investigatore dalla labili deduzioni ed un professore. Neanche Ottone, seppure in rotta con lui, più vicino a Tarcisio Spada e promotore di moti carbonari sussultanti, non ha indizi su cosa possa essergli successo. Forse, solo un veggente potrebbe sapere quale è stato il destino del Professore e la sua visione non è delle migliori.

Si chiude con il sedicesimo numero, evento ormai certo da quasi un anno, la serie di Alessandro Bilotta che ha avuto il coraggio di impegnare, prima mensilmente, poi bimestralmente, la mente dei lettori Bonelli. O, per lo meno, di coloro che hanno voluto impegnarsi nella lettura di un fumetto decisamente diverso dal solito.
Nella prefazione lo stesso autore cerca di convincerci e di convincersi che il destino di questa testata non poteva essere un altro. Cerca di suggerirci che un cammino ha un inizio ed una fine, che non ha senso vagare all'infinito rischiando di ripetersi e cercando di sopravvivere, e che ci si deve fermare quando è il momento. Posso essere d'accordo con questo suo punto di vista, ma non posso che essere dispiaciuto del destino toccato a questo personaggio diverso ed innovativo. Mercurio non era fisicamente gradevole, non aveva un carattere facile, non cercava avventure, ma viveva quello che la giornata gli offriva, fosse una rissa, un amore, un piatto di cucina. Forse, per il lettore medio, ha pagato la mancanza di uno scopo, un nemico da affrontare. Tarcisio, alla fine, rimane sullo sfondo delle vicende, non abbiamo lo scontro definitivo delle cascate Reichenbach, il nostro Sherlock solitario non si confronta con il Professor Moriarty, che ha creato. Il tutto resta sospeso in favore della vita quotidiana e di una narrazione avventuroso/sentimentale che coinvolge più la mente che il testosterone del lettore.

Alessandro Bilotta ha dato vita ad un personaggio inconsueto per il panorama fumettistico. Ha giocato il jolly ed ha raccolto premi a non finire in tutte le manifestazioni possibili. La sua capacità narrativa legata allo staff di disegnatori (Mosca, Bergamo, Ponchione, Casertano, Gerasi, ecc), alla scelta dei colori (Righi e Piscitelli su tutti),  alle pittoriche copertine di Manuele Fior (questa dell'ultimo numero è quella che mi piace meno), hanno segnato una stagione del fumetto italiano. Storie fini, difficili, complicate, intricate e con un testo da leggere: non possiamo fare altro che ringraziarlo.

Ma dove è andato a parare Mercurio Loi? Verso dove si è mosso? Siamo partiti dall'avventura pubblicata su Le Storie o ci siamo arrivati? Avete provato a confrontare l'ultima pagina di questo numero con la prima del Le Storie? Vi è venuto qualche dubbio? Una volta chiariti, o lasciati in sospeso per nostra volontà, i dubbi è il momento di ringraziare chi ci ha tenuto compagnia in questi tre anni.

Ringraziare Bilotta e Mercurio, ma, anche, l'editore che ci ha creduto finché ha potuto. Mi auguro che, almeno, una volta all'anno possa capitare di scendere in edicola e di trovare la sorpresa di un nuovo, lungo, albo di Mercurio Loi che ci possa allietare. Me lo auguro, ma ci credo poco, visto che tra non molto partirà il nuovo progetto di Bilotta Eternity, il cui primo numero sarà disegnato da Sergio Gerasi e che esordirà nel 2019 per l'etichetta Audace della Bonelli.

Si chiude così, com'era iniziata la sua avventura a colori, con Bilotta/Mosca/Piscitelli/Fior la storia conosciuta di Mercurio Loi, passeggiatore senza meta della Roma pontificia del 1826.

venerdì 22 marzo 2019

Morgan Lost Black Novels - Ritratto di famiglia in nero

Morgan Lost Black Novels N° : 3 
Ritratto di famiglia in nero

Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Chiaverotti 

Disegni: Max Bertolini 
Copertina: Fabrizio De Tommaso 

Formato: 17x23 cm, b/n 
Pagine: 64 
Codice a barre: 977242169204190039 
Periodicità: mensile 
Uscita: 21/03/2019 
Prezzo: 3.5€
  
Morgan Lost è in debito. Dovrà andare a caccia di serial killer accompagnato da un cineoperatore e realizzare una trasmissione per ogni caccia che seguirà. Le opzioni sono tra lo Scultore canadese, che uccide le vittime e le trasforma in statue, od una famiglia, madre, padre e figlia, che terrorizza Seattle uccidendo, follemente, gente a caso.
A Morgan verrà affidato questo secondo caso, che lo coinvolgerà più di quanto lui stesso si sarebbe aspettato. Riuscirà il cacciatore di taglie a scoprire, e fermare, gli assassini che si nascondono sotto le maschere sorridenti della Famiglia Felice?

Terzo capitolo delle Black Novels e delle nuova realtà in bianco e nero di Morgan Lost. Si sente la mancanza dell'arancio? No. Era piacevole prima? Lo sarebbe stato se si fosse capita la dinamica con il quale veniva impiegato e se fosse stato usato solo nelle vignette in cui era coinvolto il protagonista.
La storia com'è? Mmhhhh... devo dire che lo spunto è decisamente interessante. Chiaverotti sta rinnovando il suo personaggio senza snaturarlo. L'idea della Famiglia Felice, anche per come è stata impostata, con quelle maschere che ricordano un po' le Notti del Giudizio, è intrigante. Mi ha lasciato un po' perplesso il metodo d'indagine applicato. Alla fin dei conti mi è sembrato che la soluzione sia giunta un po' troppo in modo casuale. Certo, come nella vita vera, non tutto gira come vorremmo che andasse, ma qui, per me, qualche meccanismo di troppo si è inceppato. Lo rileggerò con più calma per capire se è davvero la storia ad essersi inceppata o se sono stato io a farmi sfuggire qualche dettaglio.
Il livello dei disegni, invece, è strepitoso. Max Bertolini è un'altra delle colonne, con Talami, Romeo, Airaghi, sulle quali si appoggia, a ragione, Chiaverotti per dare vita ai suoi personaggi (che siano Brendon o Morgan Lost). Il livello di dettaglio, il dinamismo delle figure, il ritmo della narrazione visiva; tutto questo alza il livello dell'albo ed aiuta a dirimere ogni dubbio sulla sceneggiatura (ammettiamolo, senza timore, come, in ogni caso, un paio di pagine sono eccessivamente al servizio del lettore, per quanto belle).

Morgan Lost ha trovato nelle 64 pagine mensili la sua dimensione migliore. Peccato, solo, che costi come un albo da 98.

martedì 19 marzo 2019

Captain Marvel

Kree, una razza di guerrieri spaziali che cacciano i mutaforma Skrull (che con la loro capacità di mutare forma fino a livello del DNA sono considerati estremamente pericolosi) per mantenere l'Universo al sicuro. Tra di loro Vers e Yon-Rogg. Il secondo è il mentore che ha formato le abilità guerriere della ragazza. Ragazza che ha qualche problema di memoria e che non ricorda il suo passato se non a lampi, che non la aiutano a ricordare. Solo una figura ritorna ripetutamente, quella di una donna dai capelli bianchi che sembra essere stata una sua mentore. La stessa persona nella quale si incarna l'Intelligenza Suprema, la forma di comando che governa il mondo Kree, quando decide di comunicare con lei.
Il momento per scoprire di più sul suo passato è quando, nella sua prima missione sul campo, a Vers ed ai suoi compagni della StarForce le cose vanno male. Caduti in una imboscata degli Skrull, Vers viene rapita e condotta su C53; il pianeta che noi conosciamo come Terra. Qui incontra, nel 1995, un, più, giovane agente dello SHIELD, Nick Fury ed un novellino alle prime armi di nome Phil Coulson.
Questo aprirà una finestra sul suo passato ed un nuovo percorso per il suo futuro.

Capitan Marvel è il primo titolo, in dieci anni e venti film, che la Casa delle Idee di New York dedica ad un personaggio femminile. E non ad uno qualsiasi. Nata nel 1977, come Ms. Marvel e presentata di Gerry Conway, Carol Danvers se ne va in giro a salvare le nostre chiappe fumettistiche da parecchio tempo. Se poi pensiamo che negli anni '80 del secolo scorso, nei fumetti, era una donna nera che guidava gli Avengers allora non possiamo che gioire del film che le è stato dedicato. Certo 124 minuti non sono pochi ed in alcuni momenti si sentono scorrere un po' troppo lentamente, ma questa storia di origini si comporta bene. Gli autori hanno messo tanta carne al fuoco. 


Sappiamo che Carol sarà la chiave per combattere Thanos tra poco più di un mese, in Avengers Endgame, e questo li ha obbligati a costruirle intorno un film che potesse permettere agli spettatori di empatizzare con lei in poco tempo. Viviamo, così, scene del suo passato, a diverse età, scene che servono a farci conoscere la sua tenacia e la sua voglia di riuscire, emergere, in un mondo, un un'epoca, dominata dal testosterone maschile sparso ovunque. Il volto di Brie Larson, Carol, ben si presta a questo ruolo. Mascella dura, occhi simpatici, una certa rigidità caratteristica di chi non si sente proprio a suo agio con il mondo ci comunicano molto del personaggio. 


Al suo fianco abbiamo due figure maschili importanti. Dal suo passato e presente emerge Yon-Rogg con le fattezze di Jude Law che si mostra attento alla crescita del guerriero Vers e della sua possibilità di sfruttare le capacità che ha fino in fondo. Ormai ad Hollywood tutti devono interpretare un eroe dei fumetti (guardate Stallone ne I Guardiani della Galassia Vo. 2) e non poteva che toccare anche a Law. Si trova ad avere a che fare un un personaggio con uno scopo e che non ha dubbi su come raggiungerlo.


Nel suo futuro, invece, ci sarà il Fury di Samuel L. Jackson che sono un anno prima degli eventi aveva interpretato Jules Winnfield per Tarantino in Pulp Fiction. Come ormai saprete, ben due sono le citazioni di questo film che i registi hanno voluto inserire per i cinefili. Il lavoro di ringiovanimento digitale applicato alle riprese con l'attore in carne ed ossa è qualcosa di strepitoso. Solo se sai che Samuel non è così giovane provi, all'inizio, un senso di disagio. Dopo qualche minuto rientra tutto nei canoni di un normale film. Magia che si interrompe però quando assistiamo all'applicazione della stessa tecnica al personaggio di Clark Gregg. Qui, probabilmente, il budget era agli sgoccioli e la cura da dedicarli è stata minore. Peccato. Tornando a Fury, l'attore, nato nel 1948 a Washington DC, è nel suo personaggio ed ha modo di mostrarci come era da giovane, come si è posto certi obiettivi e come certi eventi lo hanno segnato.


Partecipano alla pellicola Ben Mendelsohn (sia in veste di Skrull che con le sue fattezze umane), Djimon Hounsou (che non riesce mai a sfondare tanto da avere un personaggio forte tutto suo), Lee Pace (che torna con il suo Ronan pre-disfatta), Annette Bening (con un triplo ruolo che le si addice alla perfezione).

Wonder Woman, di Patty Jenkins, per la DC, ha permesso di capire che se un supereroe di sesso femminile viene trattato nel modo giusto, con il rispetto che si merita e coinvolto in una storia che valga la pena raccontare (anche con un cattivo coi baffi), riesce ad incontrare il piacere del pubblico di entrambi i sessi.
Capitan Marvel passa, alle più piccole ed alle più giovani, il messaggio che si può riuscire anche dove ad altre non è mai stato permesso di provare. Ci vuole grinta, voglia di rialzarsi e forza morale per affrontare le delusioni, ma si può scrivere un pezzetto di storia del mondo in ogni momento. E' un film che valorizza la figura femminile, che deve essere sempre supportata dalla tenera età, e che può essere di spunto, come se si diceva, per tentare le strade che possono apparire più difficili.


Come chiave di volta nell'Universo Cinematico Marvel è il film giusta al momento giusto, con il personaggio giusto. Grazie alla presenza di un simpatico gattino ci svela molti eventi che hanno portato dal primo Avenger, di Joss Whedon, alla Infinity War dell'ulitmo capitolo uscito. Capitan Marvel ci congiunge con la conclusione di quanto abbiamo amato fino ad ora, Endgame, appunto, e ci proietta nella nuova dimensione che Kevin Feige vuole proporre per gli eroi Marvel sul grande schermo.

Non si può non ammettere che gli effetti speciali che si vedono sullo schermo non siano di altissimo livello. Le scene spaziali sono strepitose per la loro resa in CGI, ma, anche, gli anni '90 del secolo scorso ricreati fisicamente hanno il loro perchè. Tanto fanno i loghi e gli oggetti messi al momento giusto nel posto giusto, ma non si può dire che la resa di quel periodo storica sia stata portata sullo schermo con sufficienza.

Immagine correlata

Il costume di Carol, sia quello verde e nero che quello rosso/blu e oro, è decisamente molto bello. La costumista non si è distaccata troppo da quello visto negli ultimi anni sulla pelle della Capitan Marvel dei fumetti e fa bene. Carino, in quella situazione lì, in quel punto del film,  il momento degli omaggi ai costumi passati.

Ovviamente, lo saprete già, ci sono due scene post crediti. L'ultima è prevedibile, ma piacevole.

Risultati immagini per captain marvel stan lee tribute

Lacrimuccia moments. Il primo è, a tradimento, subito all'inizio con il logo introduttivo dei Marvel Studios dedicato a tutte le apparizioni di Stan Lee, il secondo è il penultimo cameo con Stan Lee protagonista. Qui sembra, proprio, interpretare se stesso. Addio vecchio Stan e grazie di tutto.

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2019 
Durata 124 min 
Rapporto 2,39 : 1 
Genere Cinecomic

Regia Anna Boden, Ryan Fleck 

Soggetto Carol Danvers, creata da Roy Thomas e Gene Colan 
Sceneggiatura Anna Boden, Ryan Fleck, Geneva Robertson-Dworet, Jac Schaeffer 
Produttore Kevin Feige 
Produttore esecutivo Victoria Alonso, Jonathan Schwartz, Louis D'Esposito, Stan Lee 
Casa di produzione Marvel Studios 
Distribuzione in italiano Walt Disney Studios Motion Pictures 
Fotografia Ben Davis 
Montaggio Elliot Graham, Debbie Berman 
Musiche Pinar Toprak 
Scenografia Andy Nicholson 
Costumi Sanja Milkovic Hays 

Interpreti e personaggi

Brie Larson: Carol Danvers / Vers / Capitan Marvel
Samuel L. Jackson: Nick Fury
Ben Mendelsohn: Talos / Keller
Djimon Hounsou: Korath
Lee Pace: Ronan l'accusatore
Lashana Lynch: Maria Rambeau
Gemma Chan: Minn-Erva
Annette Bening: Suprema Intelligenza / Mar-Vell / Dr. Wendy Lawson
Clark Gregg: Phil Coulson
Jude Law: Yon-Rogg

Doppiatori italiani

Elena Perino: Carol Danvers / Vers / Capitan Marvel
Paolo Buglioni: Nick Fury
Stefano Benassi: Talos / Keller
Stefano Mondini: Korath
Fabio Boccanera: Ronan l'accusatore
Eva Padoan: Maria Rambeau
Sara Ferranti: Minn-Erva
Claudia Razzi: Suprema Intelligenza / Mar-Vell / Dr. Wendy Lawson
Pasquale Anselmo: Phil Coulson
Riccardo Niseem Onorato: Yon-Rogg

mercoledì 13 marzo 2019

Cartoomics 2019 - La manifestazione

Paolo Antiga all'opera per l'autoproduzione Ananke
Cartoomics 2019 è alle spalle. Da due giorni ormai, ma la maratona fieristica, e non solo per le centinaia di metri che separavano il fondo del padiglione 12 da quello del padiglione 20, ha lasciato i segni.


Procediamo con ordine. Venerdì 8 marzo, vista la festa dello sciopero generale per la festa della donna, i mezzi funzionavano a singhiozzo tra treni, metro e superficie. Quel di Rho, che non è Milano ma che ci confina, è un terreno da raggiungere a tutti i costi prima che tutto si paralizzi e che tu sia costretto ad arricchire i parcheggi per auto della zona. Quindi eccoti alle 9.05 in attesa di entrare. Dopo venticinque minuti sei all'interno del padiglione 16 con i piedi puntati al 12.


Ritorno al Futuro al pad. 12


L'armatura di Libra dai Saint Seiya
Gli Autoscontro!


Moto topiche e strane

Qui i ragazzi di Gotham Shadows hanno invitato uno dei tuoi disegnatori simbolo degli anni '90 del secolo scorso. Solo che quel Claudio Castellini che ha forgiato la fisionomia di Nathan Never in casa Bonelli, ha accecato gli americano con il suo Silver Surfer per stregarli poi con il suo Batman dalle orecchie lunghe, Spiderman e Darth Vader non è ancora arrivato. Gli farai la posta speranzoso di ottenere un suo disegno che vorresti conservare ad imperitura memoria. Una volta giunto, impari che il suo ritiro in quel di Barcellona, Spagna, è un esilio scelto per amore, tranquillità e passione nel dedicarsi ai disegni. Ha smesso di lavorare, si è ritirato, già prima di realizzare la graphic novel dedicata a Clark Kent, che uscirà in Italia tra qualche mese. Ha smesso perché, ormai, i fumetti ed i personaggi su cui ha lavorato sono un eccesso di violenza e testosterone, un binomio che non gli piace molto e che lo preserva dalle pressioni di un mercato sempre più saturo e sempre meno qualitativo.
Attendendo il suo arrivo ho potuto constatare come questo padiglione sia dedicato al cinema ed al divertimento. Vengono presentati film come Pet Samatary e Shazam, ma, al loro fianco, troviamo gonfiabili, autoscontro, giostre da luna park che riscuoteranno un buon successo nei giorni di sabato e domenica. Sempre qui nei dintorni postazioni dedicate ai videogame, sportivi e non, completano il padiglione più ludico.


Il piccolo stand Bonelli

Mikel Janin, disegnatore di Batman, ospite Rw Lion

Stand Panini

Le immancabile Katana.


Area ludica.
Rientrando tra i ranghi del padiglione 16, quello centrale, il più strettamente legato a quello che era la manifestazione al Quark Hotel,  troviamo molti volti noti della vendita del fumetto in Italia. Supergulp, Alastor, Star Comic, Panini Comics, Sergio Bonelli Editore, Rw-Lion sono qui ed occupano almeno un quarto dello spazio solo loro. Bonelli ha un grande stand dove da sabato ospiterà i suoi autori, come Enoch, Vietti, Recchioni, De Angelis, Roi, Mammuccari e tanti altri per firme, stampe e, qualche, sketch. Mi sono divertito a girare la Alley degli autori dove, anche qui, in proprio erano presenti autori Bonelli, ma, sopratutto, autoproduzioni e fumetti e fumettisti appartenenti a case editrici minori, ma non per questo meno interessanti. Un po' sui generis è stata la proposta di Candita, De Rosa e Antiga dal titolo Ananke. Un fumetto adulto e violento, se ne parlava sopra, del quale a Cartoomics è stata presentata la prima parte.
Sempre qui non potevano mancare le piccole mostre dedicate a Diabolik (Gomboli ha dato quattro dritte sullo sviluppo del film dedicato allo storico personaggio di Astorina, nelle capaci mani dei Manetti Bros.), ai Supereroi Radioattivi (a cura del WOW Museo del Fumetto), alle opere in digitale ispirate della Event Horizon School e nell'area collezionismo il panel dedicato ai 50 anni di Alan Ford creato da Max Bunker (di cui lui stesso ha scritto tutte e 600 le storie uscite fino ad ora).
Spider Domination



Doppio panel di Event Horizon

Area collezionismo e Alan Ford

Spock&Leila all'Artist Alley
La parte alte del padiglione è stata dedicata ai giochi di ruolo, con dimostrazioni dal vivo, all'esposizione delle mirabolanti opere in Lego degli associati a ADFL, separati dal resto da una sterminata presenza di gadget ispirati, prevalentemente, al mondo dell'animazione e del fumetto nipponico ed americano.

La cosiddetta Area Gadget ci introduceva al padiglione 20. Una volta entrati qui, però, ci si perdeva nelle dimensioni dell'immaginario più disparate. Harry Potter, la Piazza Fantasy, il Medioevo più o meno storico, caratterizzavano la parte bassa del padiglione.
Gli zombie ed i loro cacciatori dell'Umbrella hanno animato la parte superiore, confinando con incontri di Italico Wrestling che ha visto passare di mano cinture di vario peso.
E poi arriva l'area fantascienza. Qui tra diorami Lego dedicati a Star Wars, scuole di combattimento con spada laser, costruttori di spade laser e creatori di costumi repliche di quelli visti nei film di Guerre Stellari (Utapau Costumes Lab. che ha allestito una piccola mostra con i Volti del Male in Star Wars) hanno fatto capolino i gruppi dedicati ai film e telefilm di fantascienza. Star Trek, con lo Stic Alberto Lisiero (e la navetta a lui dedicata, oltre alla piattaforma Borg), Doctor Who e Star Wars sono stati i più rappresentati.


Utapau Costumes Lab e i loro Volti del Male


Costumi Ribelli di Star Wars
Una grande fetta dello spazio di questo padiglione è stato occupato dai ragazzi della 501st Italica Garrison, Rebel Legion e Mandalorian con un'area a tema che ha messo in risalto la loro passione e dedizione. Un X-Wing era parcheggiato vicino alla ricostruzione della Base Ribelle su Hoth ed a un piccolo corridoio della Morte Nera. Molto successo hanno riscosso sia l'Escape Room a tema Star Wars che le scenette che hanno visto protagonisti i personaggi dei film. Anche qui, le Legioni, hanno messo in mostra i costumi realizzati dai Legionari nell'allestimento a tema "Star Wars: Custuming, la saga entra nella realtà".

A tutto questo si sono accostate centinaia di ore di conferenze nelle classiche tre Agorà allestite per l'occasione, le decine di ore di eventi nella Piazza Fantasy e l'altrettanto tempo speso sul palco del Moviecon dedicato ai film per grandi e piccini (con gli slot Kids pensati apposta).

X-Wing Rebel Legion  Ready to start

Uno spicchio di Morte Nera per la 501st Italica Garrison


Gli Info Point delle Legioni, sopra 501st sotto Rebel Legio


Poco minaccioso lo stand della Umbrella Italian Division
Cartoomics è una solida manifestazione dove c'è tanto, fin troppo, da vedere e da vivere. Bisognerebbe essere dotati di clone per seguire tutto ciò che interessa e incontrare tutte le persone con cui si vorrebbe passare del tempo. Quest'anno, come pubblico, ho avuto il sentore di meno disorganizzazione. Casse veloci, metal detector gestiti da persone rapide, sicure e gentili ed ingressi ai padiglioni presidiati da personale fieristico elegante fermo, ma cordiale. 
Già in attesa della prossima edizione: 6-7-8 Marzo 2020
L'anno scorso aveva toccato le 97000 presenze, saranno riusciti a replicare anche quest'anno?



martedì 12 marzo 2019

The LEGO Movie 2 - Una nuova avventura

Sono passati cinque anni da quando i mondi Lego e Duplo si sono incontrati. Ora Bricksburg si è trasformata in Apocalypsburg. Emmet è l'unico ad essere rimasto allegro e spensierato, Lucy, sempre gotica e scura, vuole che cambi, Batman ha trovato la sua ragion d'essere nel difendere la nuova città.
Cambia tutto quando un'emissaria aliena, in stile Friends, rapisce i più stretti amici di Emmet per portarli in un altro pianeta per un matrimonio.
Sarà Emmet che si incaricherà di salvarli ed a intraprendere un viaggio attraverso lo spazio profondo, incontrando difficoltà e alleati, Rex.

Questa, in sintesi e senza spoiler, è la trama di questa seconda avventura ambientata nel mondo Lego.
Lego Movie 2 ha molteplici chiavi di lettura. La prima è quella che arriva subito: una divertente avventura nella quale si alternano sullo schermo Emmet, Lucy, Batman e co-protagonisti minori come Superman, Wonder Woman, Lanterna Verde e Aquaman (ben due Aquaman). A loro si aggiungono Generale Sconquasso, la Regina Wello Ke-Wuoglio, Banana, Cono Gelato e tanti altri. La seconda è quella dell'appassionato Lego. 



Ormai adulto, magari genitore, si concentra sulle costruzioni, i set, che poi verranno messi in commercio, che riempiono le inquadrature e loro spettacolarità. La terza è quella un po' più complessa. Sembra quasi che gli autori abbiano voluto scavare in profondità ed analizzare il rapporto tra Finn e Bianca, i due fratelli protagonisti del film. Finn assume il ruolo che nel primo film aveva avuto suo padre. Ora gioca nella cantina, ma, dopo l'apertura del genitore a Bianca, la situazione non è serena. Lui ha timore che la piccola, con i suoi Duplo, distrugga l'organizzazione perfetta della città ereditata dal padre. Questa condizione genera l'apocalittico Apocalypsburg e la desolazione che lo circonda. L'ordine è visto come un invito all'invasione da parte degli arretrati Duplo alieni. Fratello e sorella non sanno giocare assieme, lei è impulsiva e fantasiosa, lui è sulla strada di quell'età adulta che richiede set molto complessi, ricchi di pezzi, che compensino la mancanza di visione infantile dei giochi che si sta venendo a creare. E' la sorellina, nella sue irruenza ingenua ed infantile, a cercare di avvicinare i due mondi. Organizzando il matrimonio tra la Regina ed uno dei personaggi della truppa di Finn, quello che mai ti aspetteresti, vuole trovare un punto di contatto per giocare di più con il fratello.



In tutto questo non mancano le citazioni. Non posso nascondere che quella porta bianca in cima alle scale mi ha fatto pensare agli storici episodi de Ai confini della Realtà, il viaggio spaziale, visto come un percorso formativo non può che ricordare film storici come 2001: Odissea nello spazio o Interstellar, attraverso un ignoto che potrebbe portare alla distruzione di quanto conosciuto fino a quel momento. Si sprecano le strizzate d'occhio ai fan storici dei Lego. Appaiono i Fabuland, si fa pesare l'assenza di personaggi Marvel, manca Star Wars e compare un Mary Poppins maschio per sopperire alla forzata cancellazione del cameo di Harry Potter, coesistono i due Aquaman e l'Apocalisse finale è quella che ti aspetti. Per non parlare del "doloroso" siparietto a cui in tanti siamo andati incontro nella realtà quotidiana e sul quale non si poteva non scherzare.



Lego Movie 2 è un film che parte un po' lento, non brillante come il primo, innovativo, capitolo. Un film che, però, si riprendere col passare del minutaggio fino a convincere nel terzo atto.

The LEGO Movie 2 - Una nuova avventura

Titolo originale The Lego Movie 2: The Second Part 
Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America, Australia, Danimarca, Canada 
Anno 2019 
Durata 106 min 
Rapporto 2,35 : 1 
Genere Animazione

Regia Mike Mitchell e Trisha Gum (co-regista) 

Soggetto storia di Michelle Morgan, Dominic Russo 
Sceneggiatura Raphael Bob-Waksberg, Matt Fogel, Phil Lord e Christopher Miller, Michelle Morgan 
Produttore Roy Lee, Dan Lin, Phil Lord e Christopher Miller 
Produttore esecutivo Will Allegra, Matthew Ashton, Jinko Gotoh, Kara Lord, Chris McKay, Zareh Nalbandian, Jill Wilfert 
Casa di produzione Lord Miller, Rideback, Warner Bros. Animation 
Distribuzione in italiano Warner Bros. 
Musiche Mark Mothersbaugh 
Scenografia Grant Freckelton, Patrick Marc Hanenberger 
Storyboard Emily Limyun Dean, Matt Flynn, Scott Hurney, Adam Murphy, Chris Paluszek 
Animatori Miren Delgado, Mike Feil, Anna Gopin, Cameron Hicks, Tegan Laing, Tom Pinon, Maraiah Tominez 

Doppiatori originali

Chris Pratt: Emmet / Rex Rischianto
Elizabeth Banks: Lucy / Wyldstyle
Tiffany Haddish: Regina Wello Ke-Wuoglio
Will Arnett: Bruce Wayne / Batman
Stephanie Beatriz: Generale Sconquasso
Charlie Day: Benny
Alison Brie: Unikitty
Nick Offerman: Barbacciaio
Maya Rudolph: mamma
Ben Schwartz: Banana
Channing Tatum: Kal-El / Clark Kent / Superman
Jonah Hill: Hal Jordan / Lanterna Verde
Richard Ayoade: Cono Gelato
Cobie Smulders: Diana Price / Wonder Woman
Jason Momoa: Arthur Curry / Aquaman
Margot Rubin: Harleen Quinzel / Harley Quinn
Bruce Willis: se stesso
Todd Hansen: Gandalf

Doppiatori italiani

Massimo Triggiani: Emmet
Andrea Mete: Rex Rischianto
Barbara De Bortoli: Lucy / Wyldstyle
Monica Ward: Regina Wello Ke-Wuoglio
Claudio Santamaria: Bruce Wayne / Batman
Eva Padoan: Generale Sconquasso
Nanni Baldini: Benny
Valentina Mari: Unikitty
Edoardo Stoppacciaro: Barbacciaio
Gianfranco Miranda: Kal-El / Clark Kent / Superman
David Chevalier: Hal Jordan / Lanterna Verde
Emanuela D'Amico: Diana Price / Wonder Woman
Francesco De Francesco: Arthur Curry / Aquaman
Marco Mete: Bruce Willis
Edoardo Nevola: Gandalf

giovedì 7 marzo 2019

Batman 51

BATMAN 51 – VARIANT SAN VALENTINO
(contiene Batman 50, Detective Comics 985)
di Tom King, Bryan Hill, Mikel Janin, Philippe Briones
16,8×25,6, S, 72 pp, col.
€ 5,50

E' giunto il tempo. Il tempo in cui un pipistrello ed una gatta convolino a nozze. Tutto l'albo di King e Janin è un avvicinamento al momento cruciale al quale siamo stati condotti per mesi, numeri, euro spesi. E il tutto si concluderà come ci saremmo aspettati all'inizio. Cito solo il bardo, per evitare spoiler di sorta, "molto rumore per nulla". Che è un po' la politica dei fumetti americani.
Che dire. Non si può raccontare nulla, ma ci si può complimentare con Janin per i suoi ottimi disegni, i suoi personaggi ben delineati ed i fondali curati. Non possiamo non dire che la storia prevedere la partecipazione di tanti altri disegnatori eccellenti che in questi anni si sono alternati alla corte del Cavaliere Oscuro e che il lettering italiano delle pagine dedicata alla Gatta non è così leggibile come ci vogliono far credere.

In coda, troviamo Hill e Briones che ci introducono sempre di più nelle vicende che Batman in solitaria ed i suoi accoliti accompagnati da Fulmine Nero dovranno affrontare sulle pagine di Detective Comics. Al momento non mi sembra niente di originale. Spero di rimanere sorpreso con il passare dei numeri.

mercoledì 6 marzo 2019

The Umbrella Academy

1989. Primo di ottobre. Nel mondo quarantatré donne danno alla luce, nello stesso momento, un bambino. Nessuna di loro era in cinta prima del parto.
L' eccentrico miliardario Sir Reginald Hargreeves viaggia per il mondo per adottare il maggior numero possibile di bambini. Ne riesce a trovare sette. Una volta portati a casa sua cerca di educare i poteri di cui sono dotati formando la squadra di supereroi conosciuta come "The Umbrella Academy". Solo sei di loro sono dotati di poteri, i bambini con i numeri da uno a sei. La bambina numero sette non ne possiede e viene esclusa dalla vita familiare, limitandosi a seguire le imprese dei fratelli da dietro le quinte.
Negli anni nascono fumetti, giochi, pupazzi e gadget di tutti i generi che esaltano le gesta dei ragazza della Umbrella Academy. Con l'età che avanza i figli di Sir Hargreeves decidono di vivere ognuno la propria vita. Solo numero uno rimane a vivere con il padre, la madre e la scimmia parlante Pogo. Solo la morte dell'anziano patriarca porta a riunire la famiglia decisamente disfunzionale sotto uno stesso tetto dopo anni.
E', però, anche giunta l'ora dell'apocalisse che sterminerà la vita sul pianeta Terra. Forse solo questi cinque ragazzi ritrovati riusciranno ad impedirla.

Tanti ne parlano. Tanti la vedono. Mi sono deciso, quindi, anche io a spendere le nove/dieci ore necessario per vedere questa nuova serie di Netflix.
Come molte delle ultime serie di successo, anche questa, è tratta da un fumetto. In tre archi narrativi è stato pubblicato a partire dal 2007 per Dark Horse ed è opera di Gerard Way (testi), Gabriel Bá e James Jean  (disegni e copertine) e Dave Stewart (che ha curato il character design oltre che i colori, sì è quello che suona negli Eurythmics).


Partiamo dalle note positive: il cast.
Questa produzione Netflix ci permette di passare molto tempo in compagnia di Ellen Page. Sono passati anni da quando era un'attrice richiesta dai migliori registi per ruolo da protagonista. L'ultima sua performance, ottima, che ricordo risale al 2010 (come passa il tempo) in Inception. Qui è chiamata ad interpretare una ragazza ordinaria, senza poteri, che deve vivere all'ombra dei suoi fratelli speciali, che non la considerano. Ci riesce alla perfezione.  Complici coloro che si sono occupati del suo trucco e del suo abbigliamento, numero sette sembra proprio una donna senza alcunchè di speciale e destinata a vivere un vita grigia e mediocre.
Tom Hopper, visto brevemente ne Il Trono di Spade, ha il ruolo di numero uno. Un personaggio tormentato tra la fedeltà ad un padre ingrato, un amore segreto per sua sorella adottiva Allison e la voglia di vivere pienamente la sua vita, nonostante il corpo da scimmione che nasconde sotto gli ampi vestiti.
Robert Sheehan, una vita tra i prodotti di serie B con una punta di notorietà per Misfits, è colui che mi ha convinto di più per la sua difficile parte. Omosessuale, tossico, alcolizzato, disonesto, egoista è, probabilmente, tra i personaggi quello che cresce di più nell'arco narrativo tra il primo ed il decimo episodio. L'interpretazione dell'attore irlandese è veramente ottima e convincente.


Emmy Raver-Lampman è Allison. Dalla Virginia passando attraverso il musical Hamilton è al suo, vero, debutto televisivo. Si muove con accortezza nei panni che le sono stati assegnati, ma il suo personaggio (nonostante il backgruond difficile che le si è voluto assegnare) è quello di interesse romantico. Anche se ha un paio di sequenze chiave nell'arco della narrazione, il suo personaggio si sviluppa più ricreando un rapporto con Luther, numero uno, che è andato perso dopo la loro separazione.
David Castañeda, ragazzo di Los Angeles cresciuto in Messico, è un altro degli attori di limitata esperienza che caratterizzano il grosso del cast. E', probabilmente, il personaggio che mi ha colpito di meno. Ha l'abilità di lanciare oggetti, sopratutto coltelli, per uccidere ed una morale prettamente egoistica. Non è riuscito a crearmi alcuna empatia.
Aidan Gallagher, quindici anni, vanta una vasta esperienza televisiva per aver recitato in 84 episodi di Nicky, Ricky, Dicky & Dawn nel ruolo di Nicky. Il suo è un ruolo difficile, interpretare un quasi sessantenne con il corpo di un quindicenne. A volte ci riesce bene, a volte risulta un po' caricaturale, ma potrebbe, anche, essere voluto. E' il motore della vicenda, è, infatti, grazie a lui che i suoi fratelli scoprono dell'imminente apocalisse che distruggerà il mondo.
Colm Feore ha il ruolo del rigido padre adottivo dei fratelli Umbrella. Sul campo da trent'anni, è protagonista non tanto sullo schermo, ma per la formazione dei figli che ha adottato. Il risentimento che questi provano nei suoi confronti è percepito dallo spettatore, così come il distacco che questo padre pone tra sé e chi gli sta intorno. Accanto a lui Adam Godley nei panni di Pogo, scimpanzé in CGI. Una creatura finta che per il novanta per cento del tempo riesce a sembrare reale: per un prodotto televisivo è un grande successo.
Il cast di contorno può vantare sulla presenza di Mary J. Blige e, sopratutto, di Cameron Britton; i veri antagonisti della serie.


Ma tradotto sullo schermo cosa salta fuori?
Una storia banale. Telefonata ancora prima di comporre il numero, con gli autori che ti mandano sms sul cellulare per avvisarti di quello che sta per succedere. Sai benissimo dove andranno a parare le trame e le sottotrame. Sai benissimo in ogni momento cosa succederà dopo. Anche quando vengono prese le decisioni che stupiscono, sai, perfettamente, che non saranno irreversibili. I salti nel tempo ed i poteri dei membri della squadra sono usati in modo che le diramazioni dalla banalità siano estremamente contenute. In modo da non dover tener presenti le loro esponenziali potenzialità e limitando alquanto le variabili in gioco.
Piacevole è, invece, lo sforzo effettuato per gestire in modo vivo le linee narrative che vedono protagonisti da un solo personaggio a tutto il gruppo unito.
La curiosità nella visione rimane viva grazie al cast chiamato a dare spessore ai personaggi. Grazie all'abilità di chi ha allestito il gruppo di personaggi che abbiamo visto sul piccolo schermo, il telefilm regge bene per tutta la sua durata, pur chiudendo con un cliffhanger fin troppo esagerato.

Ovviamente si attende la seconda stagione, sperando che sia meno palese di quella appena conclusasi.

Titolo originale The Umbrella Academy 

Paese Stati Uniti d'America 
Anno 2019 – in produzione 
Formato serie TV 
Genere TVComic
Stagioni 1 
Episodi 10 
Durata 45-60 min (episodio) 
Lingua originale inglese 

Crediti

Ideatore Steve Blackman 
Soggetto omonimo fumetto di Gerard Way 

Interpreti e personaggi

Ellen Page: Vanya Hargreeves
Tom Hopper: Luther Hargreeves
Robert Sheehan: Klaus Hargreeves
Emmy Raver-Lampman: Allison Hargreeves
David Castañeda: Diego Hargreeves
Aidan Gallagher: Numero 5
Mary J. Blige: Cha-Cha
Cameron Britton: Hazel
Colm Feore: Sir Reginald Hargreeves
Adam Godley: Pogo
John Magaro: Leonard Peabody
 
Doppiatori e personaggi

Alessia Amendola: Vanya Hargreeves
Gianfranco Miranda: Luther Hargreeves
Massimo Triggiani: Klaus Hargreaves
Eva Padoan: Allison Hargreeves
Maurizio Merluzzo: Diego Hargreeves
Lorenzo Crisci: Numero 5
Alessandra Cassioli: Cha-Cha
Francesco Sechi: Hazel
Luca Biagini: Sir Reginald Hargreeves
Oliviero Dinelli: Pogo
Federico Viola: Leonard Peabody
 
Produttore Sneha Koorse, Kevin Lafferty, Mike Richardson 
Produttore esecutivo Beau Bauman, Steve Blackman, Jeff King, Scott Stuber 
Casa di produzione Universal Cable Productions 

Prima visione

Distribuzione originale
Dal 15 febbraio 2019 
Al in corso 
Distributore Netflix 

Distribuzione in italiano
Dal 15 febbraio 2019 
Al in corso 
Distributore Netflix

venerdì 1 marzo 2019

Batman 49 e 50

Titolo: BATMAN 
Editore: RW LION
Collana: BATMAN - N° 49 
Serie: BATMAN - N° 162 
Prezzo:   € 3,95
ISBN: 9788829301119 

Titolo: BATMAN 
Editore: RW LION
Collana: BATMAN - N° 50 
Serie: BATMAN - N° 163 
Prezzo:   € 3,95
ISBN: 978882930112






Uniamo, in un unico post, due albi strettamente contigui. 
Su Batman, Tom King e Mikel Janin, ci presentano i due, ultimi, passi di avvicinamento al matrimonio tra Batman e Catwoman. Da anfratti dimenticati della narrativa, o della mia memoria, ritorna il Joker. Il sadico clown non si vede sulle pagine di questa serie da dopo la morte sue e del Crociato di Gotham. Ora torna per chiedere il posto che gli spetta: testimone di nozze dello sposo. Nella prima parte della storia (albo 49) si prodiga in un esteso monologo sul suo rapporto con Batman, nella seconda (albo 50) è il dialogo surreale con la Gatta a tenerci sulle spine. Riusciranno i futuri sposi a sopravvivere allo scontro, in chiesa, con il folle dai capelli verdi?
Janin si trova a gestire, in 50 pagine, gran parte della storia grafica del mondo del fumetto mondiale. Con il suo tratto pulito e nitido rende. con effetto, sulla carta Batman, Catwoma e Joker senza minarne lo spirito essenziale e la dinamicità, nonostante King abbia creato un doppio episodio nella bottiglia.

Detective Comics vede il passaggio di testimone da Tynion IV a Hill. Chiusa la Squadra dei Batman, allontanatasi Batwoman, latitante Clayface, in viaggio Spoiler e Red Robin, a Gotham sono rimasti Duke, Cassandra e Barbara che si prende cura di lei. In città, però, appare Karma che, predicendo le mosse dei suoi avversari e sfruttandone i loro poteri a suoi favore, cerca di far capire come la Bat-Famiglia renda debole Batman. Nel mentre Batman chiede aiuto a Jefferson Price, alias il Fulmine Nero della Metropolis che nessuno vuole vedere, di trovare una chiave per aggregare i ragazzi e migliorarne la crescita.
Hill parte da un concetto già letto in questi anni, su queste pagine: Batman deve essere un eroe solitario e distante. La famiglia che ha intorno lo indebolisce anzichè rafforzalo ed un criminale glielo deve ricordare. Magari il seme è lo stesso e l'idea viene sviluppata in modo nuovo, speriamo.
Al momento Hill interrompe anche l'abitudine di ripresentare ai lettori i vecchi cattivi nell'epoca di Rinascita. 
Al suo fianco disegna Mendoca.Batman e Bruce sono resi bene, i fondali un po' poveri e i personaggi di supporto potrebbero essere più definiti. Vedremo più avanti come evolverà.

Ci eravamo dimenticati di Nightwing e della minaccia tecnologica che stringe la sua morsa su Bludhaven. Il sistema Phantasm della Mirage viene regalato ad ogni cittadino ed i sistemi informatici della società vengono installati nelle strade e nei luoghi pubblici; il tutto a costo zero per la città. Dick scopre la faccia nascosta della medaglia: questa tecnologia ti entra in testa, ti carpisce tutti i segreti, li usa contro di te per distruggerti. Chi è dietro a tutto ciò?
Quando si inizia a cadere nel tecnologico è segno che le idee per la serie iniziano a scarseggiare. Percy fa quel che può, ma anzichè far intervenire Batgirl sarebbe bastato l'aiuto di Cyborg ed in due numeri avremo chiuso il filone

Detto questo: attendiamo il matrimonio tra Batman e Catwoman sul prossimo numero.