lunedì 29 novembre 2010

Legion

Bob Hanson nella sua vita ha preso una decisione sbagliata e questo l'ha reso un orso intrattabile. Scegliere di aprire una tavola calda nel deserto, dove si ferma solo chi ha problemi alla macchina o sbaglia strada, gli ha fatto perdere la moglie ed il sorriso. In una calda vigilia di Natale sono ospiti del Paradise Falls solo una famiglia, madre, padre e figlia, la cui macchina ha un guasto e un forestiero di coloro. In cucina il vecchio Percy, da una mano solo, in officina il figlio di Bob, Jeep, ed a servire tra i tavoli Charlie, cameriera in cinta. La giornata sembra come tante fino a quando un'anziana donna non entra ed ordina una bistecca al sangue. Dopo qualche minuto azzanna al collo il padre di famiglia ed inizia camminare sul soffitto cercando di uccidere Charlie. Viene abbattuta a colpi di revolver dal forestiero.
Qualche minuto dopo una macchina della polizia appare all'orizzonte. Al suo interno non c'è un poliziotto, ma l'Arcangelo Michele. Venuto a proteggere Charlie ed il suo bambino, unica speranza per la sopravvivenza dell'umanità. Michele ha abbandonato il suo status di Arcangelo del Signore, si è tagliato le ali e disubbidito ad un ordine del Creatore che riteneva ingiusto e messo al servizio dell'umanità. Dio, infatti, ha deciso di inviare le sue schiere di angeli ad impossessarsi dei corpi dei deboli e mandarli alla ricerca di Charlie, il cui frutto del ventre custodisce l'unica possibilità di salvezza per l'umanità che ha deluso ancora le sue aspettative, per ucciderla e non far nasce il bambino.
Michele si è rivoltato alla situazione e messo al servizio della ragazza per proteggere tutto il genere umano.

Il film ha la classica trama dell'horror alla "La Notte dei Morti Viventi" o "Zombi", insomma i classici. Un diner isolato nel deserto, sette persone in pericolo, un sacco di armi e il giustiziere che li protegge. All'esterno un'orda di persone senza volontà il cui unico scopo è entrare nell'improvvisato fortino e fare a pezzi tutti. Interessante la variante angelica con lo scontro finale, a base di lame e misericordia, tra i due Arcangeli, Michele e Gabriele.
Un buon cast con un malinconico e combattuto Paul Bettany ed un incupito Dannis Quaid supportati da buoni attori.
Una regia di stile classico, per film del genere, rende godibile la visione di una pellicola a trama interessante, ma forse poco incisiva. Finita la visione ti viene da chiederti: "E allora?". Insomma un film che si lascia guardare per 90 minuti, ma che non lascia il segno. Puro intrattenimento a "mazzate" e morti, con una leggera trama con spunti originali corredata da godibili effetti speciali, molto ben realizzati, e qualche spunto originale sulla dotazione di armi e difese per gli angeli in battaglia.

Siete pronti all'Apocalisse?

Titolo originale Legion

Paese USA
Anno 2010
Durata 100 minuti

Genere thriller, horror, azione
Regia Scott Stewart
Sceneggiatura Peter Schink, Scott Stewart

Casa di produzione Bold Films
Distribuzione (Italia) Sony Pictures
Fotografia John Lindley

Interpreti e personaggi
Paul Bettany: Michael
Lucas Black: Jeep Hanson
Tyrese Gibson: Kyle Williams
Adrianne Palicki: Charlie
Charles S. Dutton: Percy Walker
Jon Tenney: Howard Anderson
Kevin Durand: Gabriel
Willa Holland: Audrey Anderson
Kate Walsh: Sandra Anderson
Dennis Quaid: Bob Hanson
Jeanette Miller: Gladys Foster
Cameron Harlow: Minivan Boy
Doug Jones: Ice Cream Man

mercoledì 24 novembre 2010

X Factor 4 - La Finale


Non penso ci sia un modo sano e sensato di commentare l'ultima puntata di quest'anno di X Factor. Non penso che un essere umano normale sia in grado di ricordarsi tutto quello che è successo nell'ultima puntata di X Factor 4, sopratutto nell'esatta sequenza dei dettagli. Non penso che molti di quelli che il giorno dopo debbono andare a lavorare siano arrivati fino in fondo alla puntata. So solo che noi eravamo in quattro e ci infilavamo gli aghi da tortura sotto le unghie delle dita dei piedi a vicenda per tenerci svegli.
La puntata inizia poco dopo le 21 con un balletto stile Kiss Me Licia fatta di acido ed il Facchi nazionale che si muove come Robby il Robot al quale hanno appena sostituito l'olio con la purga. Io ballo peggio, ma almeno non vado in televisione a farlo.
S'introducano i giudici, tutti in gran spolvero. Le Tette della Tatta entrano per prime, seguite dal pigiama della Maionchi, il completo nero di Ruggeri, ed Enrico VIII. Enrico VIII? No! E' Elio travestito da Enrico VIII che fa la sauna sotto un mantello in pecore di pail lungo sei metri, dire che è un genio è riduttivo.
E siamo quasi alle 21.30. Si inizia a cantare. I tre finalisti sono impegnati a destreggiarsi, chi meglio chi peggio, in un duetto metafisico con Elvis Presley. Il duetto diventa reale per la seconda manche nella quale Nevruz si accoppia con Zampaglione, Nathalie con Skin (questo nei camerini e ne uscirà il dvd prossimamente) e Davide con Renga (colui che gli ha scritto l'inedito). Come terza prova si esibiscono negli inediti. Confermo il mio parere della settimana scorsa: tendenzialmente inutile quelli di Davide, salvato dall'artista quello di Nevruz, gotico e ricercato quello di Nathalie. Peccato che questa volta, per un motivo tecnico, Nevruz si perda un attacco, ma poi ricompone il tutto in un'ottima prestazione. Gli altri sono impeccabili.
Voi credete che ora pensate che sia? Sono quasi le 23.30!!! Per meno di un'ora di spettacolo. Ma vediamo come sono riusciti i geniacci degli autori a dilatare il tempo. Ci hanno sparato sul palco Aldo Giovanni e Giacomo, rimasti poi per tutta la puntata come giudici aggiunti annoiandosi come cammelli alle prese con caramelle mou, abbiamo goduto di collegamenti dalle città natali dei tre finalisti, due piazze con chiese e la taverna della casa di Nathalie, abbiamo assistito ad un'assemblea di Dj impegnati a scrivere su un foglio il vincitore del premio della critica, ci siamo goduti una performance intensa dei Take That, il nanetto dei cinque se ne va con il papillon del figlio di Winnie The Pooh, e di nuovo il trio comico a presentare il loro film di Natale. Senza dimenticarci di biografie, talenti incompresi, riassunti e pubblicità.
Esito del televoto, purtroppo scontato, vuole sacrificato sull'altare dell'eliminazione Nevruz. Si classifica al terzo posto. Esce gioioso perché, parole sue, "Adesso si tromba".
Seconda manche. Nathalie e Davide si confrontano con un medley delle loro canzoni, cantano insieme, una strofa a testa, Imagine di John Lennon, suonata al pianoforte dal Maestro Pennino, e chiudono con un brano a cappella di trenta secondi a testa. Tutto così veloce? No, se no come faremmo ad arrivare alle 00.40 che siamo solo a mezzanotte? Le esibizioni si chiudono a mezzanotte e cinque dopo Davide (23.55) pubblicità (00.00) Nathalie (00.05). Davide è dovuto andare a nanna perché se una telecamera lo inquadra dopo mezzanotte si trasforma in una statua di sale. Come condire l'esausto pubblico fino all'orario prefissato? Ci buttiamo dentro un po' di Elisa, con un canzone in inglese dalla musica da jngle pubblicitario e le parole intraducibili a quell'ora, abbiamo visto pagine di Voyager inedite presentate da Giacobbo (che ricordiamo è il vicedirettore di Rai2), Francesco Renga capita sul palco a propinare una sua ennesima canzone (credo sia la terza stasera), torniamo dai giornalisti a discutere del profumo della frittura di pesce come deterrente per le zanzare, e chiudiamo in tristezza con l'inedito di Stefano. Ci chiediamo: c'era proprio bisogno di umiliare così quel povero ragazzo? Una canzone inutile, una melodia indegna, stecche e stonature a ripetizione. Non voglio essere cattivo con lui, che cercando di far sfondare nel mondo musicale le prova tutte e deve sfruttare tutte le occasioni che gli vengono offerte, ma aveva fatto il suo corso nel programma, era stato dentro più del dovuto, mi chiedo perché riproporlo ora ad un pubblico sfranto, stanco ed irritabile che avrebbe mal gradito persino i Queen a quell'orario?
Siamo alle 00.20. Torna sul palco Nathalie con il papà di Davide. Altre chiacchiere, che siamo in anticipo, congratulazioni, ricchi premi e cotillon. L'assegnazione del premio della critica. Tò che sorpresa va a Nathalie.
00.35, chiudiamo il televoto.
00.39 arriva la busta: la quarta edizione di X Factor la vince Nathalie. E siamo contenti pure. Davide è andato i calando proprio quando Nathalie è uscita dal suo guscio completamente, non è mai stata eliminata dal suo giudice e si è dimostrata artista completa. Elio, al suo debutto, dimostra come abbia saputo far crescere bene i suoi talenti, due su tre alla finale, e gioisce con la ragazza romana.
00.40. Baci e abbracci si chiude il programma.

Nota personale. Non sono un patito della trasmissione, Elio è stata la mia principale ragione di fidelizzazione al programma, ma mi sono divertito. La mia sola domanda è perché? Perché devono tirare così per le lunghe un programma collocato in palinsesto il secondo giorno lavorativo della settimana? Perché lo devi fare per forza avendo in finale un diciassettenne che non avrebbe potuto ritirare il premio? Avesse vinto lui che avrebbero fatto? Avrebbero festeggiato, coperto di birra e coriandoli il padre del minorenne?
Comunque sia è finita.
La risata amara della Mara, la pelata e gli occhiali di Ruggeri, le Tette della Tatta, il genio di Elio ci salutano. Almeno fino all'anno prossimo.

martedì 23 novembre 2010

I Puffi 2011 - Schleich

Una notizia vaga sulla rete. Un'anticipazione di quelli che potrebbero essere i puffi Schleich da collezionare nel 2011. E' l'unica notizia che si riesce a trovare navigando nella rete senza incappare negli articoli che annunciano l'uscita del film de "I Puffi" in 3D previsto per l'anno prossimo. E' italiana e pubblicata dal sito http://pufflandia.forumfree.it/.
Ecco la news. I puffi del 2011 saranno... rullo di tamburi... fondi di magazzino! Ecco la lista e le immagini.

No 41255 = 1960 - 1969:
20001 Papa
20002 Normal
20007 Schwarzer
20008 Verschwörer
20009 Trommler

No 41256 = 1970 - 1979:
20031 Brieftraeger
20037 Arzt
20042 Kuechenchef
20045 Kunstmaler
20098 Ballerina

No 41257 = 1980 - 1989:
20117 Fuellhorn
20138 Gaertner
20145 Bauer mit Sense
20152 Mueller
20160 Apfel

No 41258 = 1990 - 1999:
20440 Wettschwimmer
20441 Sprinter
20457 Aerobicschlumpfine
20460 Golf
20468 Kletterer

No 41259 = 2000 - 2009:
20525 Torwart
20526 Bankdruecker
20527 Spielmacher
20531 Fan Schlumpfine
20532 Manager

Ho provato a contattare la Schelich per verificare la notizia, ma al momento non ho ancora ricevuto risposta.
Facciamo un ragionamento. Se fosse vero e non fosse solo una voce incontrollata?
Nell'anno in cui i Puffi tornano al cinema, nell'anno in cui pensi ti stupiscano con un'uscita rocambolesca, eccoli con un riciclo. Lo stesso tipo di operazione era stata messa in atto per celebrare i vent'anni di produzione dei Puffi ed infatti tre di quelli del primo set facevano già parte di quella release. Il puffo nero presente non è nemmeno la variante dai denti rossi, mentre il tamburino è innocuo.
I puffi del set denominato 1970-79 son insipidi, la scelta del tipo di puffetta e del puffo portalettere son alquanto discutibili.
Il set 1980-89 è godibile, ma la scelta tra quelli prodotti in quegli anni poteva essere più spregiudicata. Perché non scegliere qualche puffo raro, magari anche solo in leggera variante, in modo da permettere a tutti di poterli aggiungere alla collezione? Che so la puffetta giocatrice di baseball, i puffi coi coni colorati ed il puffo laureato.
Il set 1990-99 è una raccolta dei vari puffi sportivi usciti in quegli anni, forse gli anni meno fortunati come fantasia ed inventiva per i creatori, sicuramente anche gli anni in cui i puffi hanno subito un marcato oblio sia dai media che dai consumatori di massa.
Il set 2000-09 è la più profonda delusione. Ok erano belli i puffi dedicati al mondo del calcio, ma riproporne 5 di 8, nello stesso set, a così pochi anni di distanza mi sembra un'esagerazione. Fatti bene, tutto quello che vuoi, ma avrei preferito un medley di quelli usciti negli ultimi 10 anni. Ci siamo salvati che non han deciso di replicare le riedizioni dei classici uscita nel 2005.

Si sa alla fine non mancherò di acquistarli, l'aggiunta del mini diorama è una tentazione ulteriore, ho finito la collezione da poco più di un anno e non posso interrompere proprio adesso. L'unico neo è che non ci staranno mai nella mia stipatissima vetrinetta dell'Ikea, dovrò trovare un modo per sistemarli senza che soffrano troppo.

lunedì 22 novembre 2010

Nathan Never - La Cittadella

Nathan Never n. 234, mensile
La Cittadella

Soggetto e sceneggiatura: Mirko Perniola
Disegni: Maurizio Gradin e Oskar
Copertina: Roberto De Angelis

Anni addietro una multinazionale aveva acquistato un asteroide e vi aveva inviato una sua navicella automatica con a bordo robots e nano tecnologie. Oggi quell'asteroide sta tornando, mutato. Un agglomerato artificiale, chiamato dagli scopritori "La Cittadella", ha inglobato l'asteroide. I dirigenti della multinazionale decidono di assumere l'Agenzia Alfa per indagare. Sul posto vengono inviati Nathan Never, a capo della missione, e Link, l'androide. Giunti nei pressi della Cittadella lo shuttle su cui viaggiano viene contattato dall' intelligenza artificiale che comanda il misterioso luogo. Link vi comunica, ma riferisce a Nathan solo parte della conversazione. Giunti al momento di sbarcare Link stordisce il suo compagno, lo mette in sonno criogenico e lo rimanda verso la Terra. Dalla sede dell'agenzia si accorgono, però, che qualcosa non va. Sigmund riesce a risvegliare il suo collega che si rimette in rotta per la Cittadella con l'intenzione di comunicare lui stesso con l'intelligenza centrale.

Non è di buon auspicio l'annuncio nell'editoriale del ritorno alle storie classiche degli inizi, infatti ci troviamo davanti al solito. Che siano micro o che siano macro entità artificiali la storia della formazione di nuove forme di vita data dal caso è un argomento che nel corso della collana è già stato eviscerato più volte, seguendo sempre e costantemente le tracce date al grande pubblico dalle prime serie di Star Trek. Il rapporto tra i personaggi è lo stesso che si instaura tra Link e Picard in "Primo Contatto", anche se qui si parte da un'insubordinazione dell'androide (che non ha nessuna conseguenza per lui alla fine dell'albo) e dall'esigenza di spiegazioni dell'umano. I due autori all'opera si dimostrano abili a rientrare nei canoni stilistici e qualitativi, non certo bassi, della collana, anche senza stupire. Piacevoli le due pagine di Oskar che ritraggono Sigmund alle prese con un'infiltrazione in un sistema informatico.

Va bene che sono 2,70€ al mese, va bene che ogni storia impiega parecchio tempo ad essere realizzata, ma almeno che quelle più deboli, nascoste nei cassetti da anni, non ci vengano propinate così spesso su questa collana per tappare dei buchi in attesa di archi narrativi più lunghi e complessi.

venerdì 19 novembre 2010

Scontro tra Titani

Perseo, non è conscio di essere figlio di Zeus e di una donna mortale, viene catturato, in seguito ad un naufragio dai guerrieri della città di Argo. Nello stesso momento Zeus decide di dichiarare guerra alla città di Argo in quanto gli abitanti non lo pregano più a suffcienza. Incarica suo fratello Ade di liberare il Kraken e sterminarli tutti. Ade offre un ultimatum alla città, da soddisfare entro la prossima eclisse: sacrificare la principessa di Argo o subire la distruzione della città. Alla vista di Perseo rimane turbato e gli svela la sua vera natura.
Preso il coraggio a due mani, con una piccola compagine, si avvia per chiede alle streghe il modo di fermare il kraken. Messo sulla strada per la prigione di Medusa dovrà tagliarle la testa senza guardarla negli occhi. Dovrà tornare in tempo per impedire il sacrificio della principessa e savlare la città, accettando la sua condizione di semidio e prendere il meglio delle sue due nature.

I remake sono sempre un'incognita e quando Hollywood maneggia le leggende greche o produce danni o crea qualcosa di godibile. In questo film mette insieme colonne sonore da: Il Signore degli anelli, Lo squalo, Il Re Scorpione, scene da King Kong (l'ostensione di Andromeda), Harry Potter (la testa di Medusa come boccino d'oro), Il Re Scorpione (la caccia a Medusa), Il Signore degli anelli (le riprese aeree dei paesaggi), Godzilla (il kraken stesso), Star Wars (la spada di Perseo e l'Ewoks dagli occhi blu che accompagna la truppa), ed ottiene un certo effetto. Quello di creare un film non appassionante, ma godibile. Passando sopra ai buchi di sceneggiatura, nella quale appaiono e scompaiano personaggi come se fossero patatine ad una festa di compleanno, si ottengono 100 minuti di disimpegno puro. Di elevato standard gli effetti in computer grafica per la creazione sia dei fondali che dei mostri che infestano la pellicola. Ne sono stati creati davvero molti: le arpie, gli scorpioni giganti, medusa, Caronte, il kraken. La regia fluida e disimpegnata rende piacevole seguire gli eventi. Il cast espleta il suo dovere dall'inizio alla fine svolgendo il compito assegnato; nessun acuto, ma un costante buon rendimento.
Il vero neo della pellicola è l'immagine con la quale si è voluto rendere gli dei. Da oggi sappiamo che sull'Olimpo ci aspettano gli ABBA.

Buon ripasso della storia grazie ai kolossal.

Titolo originale Clash of the Titans
Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2010
Durata 118 min

Genere azione, fantasy, mitologico
Regia Louis Leterrier
Soggetto Beverley Cross (sceneggiatura del 1981)

Interpreti e personaggi
Sam Worthington: Perseo
Liam Neeson: Zeus
Ralph Fiennes: Ade
Jason Flemyng: Acrisio
Gemma Arterton: Io
Alexa Davalos: Andromeda
Tine Stapelfeldt: Danae
Mads Mikkelsen: Draco
Luke Evans: Apollo
Izabella Miko: Atena
Liam Cunningham: Solon
Hans Matheson: Ixas
Ashraf Barhom: Ozal
Mouloud Achour: Kucuk
Ian Whyte: Sheikh Suleiman
Nicholas Hoult: Eusebios
Vincent Regan: Kepheus
Polly Walker: Cassiopea
Katherine Loeppky: Cassiopea invecchiata
Luke Treadaway: Prokopion
Pete Postlethwaite: Spyros
Elizabeth McGovern: Marmara
Sinead Michael: Tekla
Ross Mullan: Pemphredo
Robin Berry: Enyo
Graham Hughes: Deino
Martin McCann: Phaedrus
Rory McCann: Belo
Kaya Scodelario: Peshet
Alexander Siddig: Hermes
Tamer Hassan: Ares
Danny Huston: Poseidone
Doppiatori italiani
Francesco Bulckaen: Perseo
Alessandro Rossi: Zeus
Roberto Pedicini: Ade
Barbara De Bortoli: Io

Lo Spiegone


A voi è mai capitato di osservare l'ambiente che vi circonda? Vi siete mai fatti un'idea sugli strani personaggi che affollano le vostre giornate? Sarà che il mio ufficio non ha la porta e l'occasione di approfondire questi pensieri non solo mi si è presentata, ma addirittura mi si è imposta.
Nel luogo dove lavoro si è affacciata, da qualche anno, la figura de "Lo Spiegone". Per intenderci, non è un forma di cortesia dello spiegare concetti difficili con parole semplici, ma una persona. Di solito oltre i 50, vicino ai 60, la cui voglia di lavorare è direttamente proporzionale alla sua distanza dal giorno del suo pensionamento.
Lo so è difficile da credersi, ma è così. Esiste una persona, nel mio ambiente di lavoro, che ha una mansione da svolgere, stipendiata dall'azienda, ma oltre a questa si diletta ad erudire continuamente i colleghi su qualsiasi argomento. La mia ulteriore fortuna risiede nel fatto che l'uomo in questione lavora proprio di fronte alla mia non-porta, quindi riesco a godermi più dell'80% dei suoi "spiegoni" giornalieri.
Ma nel dettaglio cosa sono gli "spiegoni"? Negli anni me ne sono fatto una certa cultura. Come prima caratteristica gli "spiegoni" vengono espressi a voce altissima, in modo che chiunque a decine di metri di distanza ne venga coinvolto. Tale comportamento non è tenuto per la non voglia dello Spiegone di ripetere il concetto, ma gli è utile per bullarsi più volte delle sue conoscenze, dato che è ben felice di ripetere qualsiasi parola all'infinito. Altra caratteristica fondamentale è che un unico Spiegone riesce a produrre "spiegoni" su qualsiasi argomento dell'umano scibile, pur non sapendone praticamente nulla. Per questo motivo si dividono in diverse categorie.
Spiegoni lavorativi: sono quelli in cui con parole inventate lo spiegone cerca di convincere superiori ed inferiori sulla correttezza del suo lavoro e della sua infallibilità. Di solito utilizza parole da doppio significato (tipo pesca/pèsca, amo/amo, te/tè e così via) variando l'accento in modo casuale, facendolo cadere anche sulle consonanti, in modo da confondere e stordire l'interlocutore. Riesce, nello spazio di una frase, a sostenere qualsiasi punto di vista sia possibile pensare, a contraddirsi, ma ad avere sempre ragione. A volte inventa frasi senza alcun significato apparente di fronte alle quali gli interlocutori rispondono in modo preciso e circostanziato, senza saperlo.
Spiegoni non lavorativi: questa è una categoria vastissima. Il "mio" Spiegone è un maestro di quello che si può definire il lavoro non lavoro. Nel senso che lui è alla sua postazione lavorativa, ma per la maggior parte del tempo resta in attesa di un collega, o di un pellegrino, che orbiti nella sua area per attaccare discorso e non permettere alla sua produttività di crescere troppo. Subendo i cosiddetti "spiegoni passivi", ossia quelli in cui non si è coinvolti direttamente, ma sono ascoltati per forza mentre sono fatti ad altri, mi sono fatto una cultura su:
I gommoni, per un periodo di almeno due anni lo Spiegone era in possesso di un gommone marittimo. Ha insegnato a molte persone come gestire il rimessaggio, le tecniche di pulizia del motore, la gestione delle forature, le regole nautiche, i tipi di patente e così via.
La Sardegna, argomento strettamente legato al primo. Avendo il gommone l'unico mare, a suo parere, nel quale vale la pena navigare è quello della Sardegna. Il gommone ti permette di raggiungere le calette sarde in modo tranquillo ed esclusivo. L'osservazione per la quale non si riesca a capire come mai i posti visitati dallo Spiegone siano sempre più belli di quelli visitati da te, anche se sono gli stessi, non è da lui apprezzata. Lui ti spiega i posti, i tempi, i cibi e le bevande migliori del mondo di cui lui ha fruito. Il tutto fino a quando non ti permetti di porre domande specifiche. Se gli vengono poste domande su richieste di indirizzi, nomi, cose da fare, guarda caso, lui non si ricorderà o troverà il modo di sviare l'argomento dando vita ad uno "spiegone" che lo porterà a disquisire di tutt'altro. Tutto questo perché ti sia difficile il verificare le sue notizie. Mi è capitato di assistere ad uno "spiegone" che partendo dalle mutande in cotone comprate al mercato si è spostato sulla guerra in Birmania.
Le biciclette, l'argomento del 2010. Quest'anno il mio Spiegone è stato coinvolto nell'hobby delle biciclette da collezione da suoi colleghi, dopo che aveva ritrovato nella sua cantina un tappo di un copertone presumibilmente appartenuto ad un Graziella del 1962. Tale prezioso oggetto è stato da lui portato a far valutare da un orefice in zona Porta Venezia il quale ne è rimasto così sorpreso che ha donato la sua attività ai poveri ed aperto un centro recupero bici abbandonate. Lo Spiegone è entrato in possesso di biciclette d'epoca tra cui diverse Graziella e, pare dalle ultime voci, un Taurus. Importante osservazione che voglio condividere con voi: se vi capitasse di trovare un parafanghi per bici abbandonato, in metallo, senza cromature, sappiate che risale a prima del 1950.
Il calcio, come potrebbe mancare . Lo Spiegone duro e puro, non segue il calcio, non guarda le partite, dice di avere Sky solo per la moglie, ma ti spiega come la sua squadra del cuore dovrebbe giocare, chi dovrebbe schierare, comprare o vendere. Lo Spiegone ti chiede come è stata la partita e te la commenta, raccoglie informazioni da colleghi della sua stessa fede calcistica e le fa proprie con gli stessi colleghi solo qualche minuto dopo.
Gli "spiegoni" a muzzo. Quando ti passa vicino e tu sei impegnato in altro e ti lancia frasi del tipo "Pensavo stessi piegando una bandiera", mentre stai posando qualcosa, "Quest'anno vincete tutto", mentre ti allacci una scarpa, od altre composizioni grammaticali completamente avulse dal contesto. Il tutto solo per farti sentire la sua voce e mantenersi in esercizio in attesa dello "spiegone" successivo.

Lo Spiegone non sopporta l'aria condizionata d'estate e i caloriferi d'inverno. Ha la macchina a metano, o gpl, per andare a Genova a prendere il caffè la domenica mattina, quando gli chiedi quante volte ci è andato ti risponde "Dove?". Acquista solo il meglio nonostante non sappia cosa stia comprando. E' l'unico da avere la pausa pranzo di due ore, quando tu ce l'hai di una e ti sembra pure troppo, ed è circondato da adepti che sperano di lavorare di meno stando accanto a lui, e ci riescono. Ha un ufficio nel quale non gli piace passare il tempo se non per ricevere telefonate; infatti, se è al telefono può prodigarsi in "spiegoni" con chi è all'altro capo e se non lo è esce dall'ufficio e cerca qualche vittima.

Un altro segno distintivo della presenza di uno Spiegone è la facile individuazione di un suo allievo. L'allievo è più giovane di qualche anno, ha la voglia di lavorare che ha un bradipo nano di mettersi le mutande e studia il suo mentore per prenderne il posto nel momento della sua dipartita. Viene anche chiamato "L'Apprendista Spiegone". Quando gli suona il telefonino possiamo udire il brano di musica classica composto da Paul Dukas per il noto film Disney.

Se non bastassero tali informazioni per individuare lo Spiegone più vicino a voi sappiate che lo potrete riconoscere per due evidenti caratteristiche. La prima è che comincia ogni frase con l'icipit "Ti spiego". La seconda è la musica di "Quark" in sottofondo mentre parla.

Erano belli i tempi dell'inquisizione, anche perché "nessuno si aspetta l'Inquisizione spagnola".

giovedì 18 novembre 2010

Jeeg Robot - L'uomo d'acciaio (Anime)


Uno scavo archeologico in una zona di grande interesse in Giappone. Il professore Shiba, eclettico scienziato giapponese, scopre un oggetto mitico: un'antica campana di bronzo. Oggetto dai grandi poteri mistici, del periodo intorno al 250 d.c, usata per l'evocazione di divinità. La particolarità dell'essere in bronzo, e non in ferro come la maggior parte di quelle di tale periodo, la rende ancora più particolare. Talmente rara che è cercata da millenni dal popolo Yamatai da utilizzare come viatico per il loro ritorno trionfante sulla superficie del territorio giapponese ed impossessarsene.
La regina Himika, capo del potente e nascosto sotto terra, popolo Yamatai ne è alla disperata ricerca. Il giorno che scopre che il professor Shiba ne è entrato in possesso organizza un agguato per rubargliela, ma l'unico effetto che ottiene è l'omicidio dello scienziato. La pattuglia di emissari dell'esercito Yamatai scappa ed in quel momento sopraggiunge l'assistente del professore, una ragazza di nome Miwa, che lo porta a casa dove, in fin di vita, l'uomo riesce a consegnare a suo figlio Hiroshi una collana con un particolare ciondolo ed un paio di guanti da moto.
Hiroshi è un meccanico e pilota di F1. Proprio durante la gara di quel giorno aveva subito un grave incidente dal quale era uscito misteriosamente illeso. Già perplesso per quell'evento rimane ancora più interdetto dall'ultimo regalo del padre. Non è a conoscenza del segreto custodito nel suo corpo: anni prima lo stesso professore aveva impiantato nel corpo del ragazzo, per nasconderla e dotare lui di poteri particolari, la campana di bronzo.
Nel frattempo nel regno Yamatai si assapora la delusione della sconfitta. Himika decide di trovare la campana di bronzo a tutti i costi. Invia sulla superficie, guidati dai suoi tre ministri Ikima, Mimashi e Amaso, orde di mostri Haniwa.

Nessuno può fermarli. Hiroshi viene convocato alla base antiatomica dove il professor Dairi, vecchio assistente e amico del padre, lo conduce in una stanza in cui è presente un grande computer centrale. Sul monitor principale appare l'immagine olografica del padre che gli spiega come, in previsione della sua morte, abbia trasferito la sua coscienza nel computer e che lui, suo figlio, è in grado di combattere i mostri nemici.
Hiroshi è incredulo, ma ciò che gli ha raccontato il padre si rivela la verità. Unendo i pugni ed invocando il suo grido di battaglia può trasformarsi nella testa di in un potente robot: Jeeg Robot. Grazie alla sua amica Miwa, ai comandi del Big Shooter, potrà completare la trasformazione e diventare un robot completo con armi potentissime per mezzo delle quali sconfiggere gli avversari di turno.

Dopo innumerevoli vittorie la regina Himika riesce a mettere a segno un colpo a suo favore. Rapisce Hiroshi e grazie ad una radiografia individua la campana di bronzo nel suo petto. Dopo averne decifrate le iscrizioni riesce ad evocare l'Imperatore del Drago. Potentissimo. Quest'ultimo anziché venire in aiuto a Himika la ucciderà e la sostituisce sul trono del regno. Al posto dei tre ministri fedeli ad Himika i poteri verranno concentrati nelle mani di un'umana risorta dallo stesso imperatore, di nome Flora. La guerra diviene più crudele, ma allo stesso tempo una breccia si apre nelle difese del regno Yamatai. L'umanità di Flora entrerà ben presto in risonanza con i sentimenti di Hiroshi. Sarà lei stessa a salvarlo il giorno in cui verrà rapito e portato nelle viscere del suo regno. Scoperto il tradimento della sua fedelissima l'Imperatore del Drago la uccide in modo disumano indebolendo ulteriormente il suo esercito. Vedendosi alle corde l'Imperatore progetta un attacco con tutte le forze che ha a disposizione. Per il solo Jeeg diventa sempre più difficile difendere il Giappone. Sarà solo grazie al definitivo sacrificio del professor Shiba che Jeeg potrà giungere al sanguinose ed estenuante scontro finale con l'Imperatore del Drago.

Trasmesso per la prima volta in Italia nel 1979, l'anime televisivo di 46 episodi prodotto dalla Toei Animation nel 1975 su soggetto di Go Nagai, riscuote un enorme successo. Si colloca nel periodo dei "robottoni" nati dalla fertile mente del mangaka giapponese instaurandosi nella memoria collettiva dei "bambini degli anni '80", insieme a Goldrake, Mazinga Z e il Grande Mazinga.
La serie è, a vederla oggi, caratterizzata da singoli episodi a volte ingenui nello svolgimento. Hiroshi è un ragazzo, adulto per i canoni dell'animazione moderna, che si trova suo malgrado a dover difendere il Giappone grazie a dei superpoteri donatigli dal padre. Per gli standard di quegli anni si rende, quindi, necessaria la sua maturazione sia per la sua stessa crescita che per la salvezza dei suoi compatrioti. Il cast principale vede il giudizioso, ma con moti di ribellione, Hiroshi affiancato dall'integerrima Miwa, pilota del Big Shooter coetanea del protagonista, la madre di Hiroshi, la sorellina Mayumi, l'aiutante d'officina Shorty, i proprietari dell'officina concorrente e piloti del MekaDon, Don e Sancho, la reincarnazione del professor Shiba e il professore Dairi scienziato al comandando della base antiatomica. Gli antagonisti sono la Regina Himika, i suoi tre generali Ikima, Amaso, Mimashi e dopo la morte di Himika il Signore del Drago e la sua braccio destro Flora. In più un accenno alla presenza di una mascotte, incarnata dalla talpa rosa parlante che prende in Don dopo le disfatte subite dal suo robot.
I personaggi si muovono alternativamente in un script tanto semplice quanto efficace, anche se alla lunga ripetitivo: i buoni vengono mostrati in una situazione di disagio o difficoltà, i cattivi attaccano, Jeeg difende la popolazione, va in difficoltà ed alla fine vince.
La vera impresa ardua della realizzazione di questi episodi deve essere stata la faticosa ricerca di nomi nuovi per i mostri, sempre diversi, presentati in ogni puntata; tenendo presente gli episodi delle più famose serie robotiche di Nagai credo che siano stati ricercati più di 500 nomi per gli avversari.
Una chicca è l'approfondimento storiche che sta dietro alla creazione del mito di Jeeg e dei suoi avversari. Himiko (Himika nella serie), il cui nome significa Figlia del Sole, quindi discendente della dea Amaterasu, era una regina del Giappone nel periodo storico che va dal III secolo a.C. al III secolo d.C. nel quale si sviluppa la cultura Yayoi. Tale periodo è quello immediatamente precedente al periodo Yamato, che segnerò la nascita dell'impero e l'inizio della storia del Giappone moderno. Durante il suo regno venne interrotta , senza spiegazione storica, la produzione delle mistiche campane in bronzo. Anche i mostri Haniwa hanno una spiegazione storica: nelle tombe a tumulo del periodo storico citato vennero ritrovati cilindri in argilla raffiguranti animali, oggetti e, appunto, guerrieri.
A guardarla oggi si prova molta nostalgia per la semplicità delle storie con le quali venivamo intrattenuti davanti allo schermo. Trame così semplici da far rischiare l'abbiocco se viste dopo un pranzo pesante od in tardo orario in posizione supina.
Nella versione italiana abbiamo goduto delle sigle dei Superbots e di Fogus (versione televisiva e versione 45 giri) cantate sulla base musicale originale, la stessa che possiamo ascoltare in sottofondo durante i combattimenti e che esalta lo spettatore ancora oggi. Peccato che da metà serie in poi, gli autori originali, abbiano deciso di variare leggermente il tema musicale utilizzando arrangiamenti più elettronici che armonici.
Tutto sommato se avete un bambino piccolo, ancora da istruire sulla fruizione televisiva, dovreste provare a proporglielo potrebbe piacergli. Se lo stesso bambino è già entrato in contatto con l'animazione contemporanea è probabile che preferisca mettersi ad imparare a leggere iniziando dai "Promessi Sposi" di Manzoni.
Alcuni fotogrammi particolari presi direttamente dall'anime.

La nascita di Flora.

Miwa in relax ed a colloquio col professor Shiba durante la battaglia.
Io preferisco il buon Goldrake, ma il "build up" del Jeeg ed ancor prima le due trasformazioni in cyborg di Hiroshi sono eventi che lasciano il segno.

Caratteristiche tecniche Jeeg Robot
Altezza 10 Metri
Peso 25 tonnellate
Capacità di salto 800 Metri
Velocità su terra 300 Km/h
Velocità in acqua 55 nodi
Velocità in volo Mach 10

Armi
Maglio perforante, stretta ma mano a pugno l’avambraccio viene lanciato contro il nemico
Doppio maglio perforante, intrecciando le dita delle mani i due pugni vengono lanciati contemporaneamente,
Raggio protonico, consueta arma finale dei combattimenti un fascio di protoni rossi e neri viene sparato dall'ombelico di Jeeg

Armi Accessorie
Missili perforanti, lanciati dal Bis Shooter sostituiscono le braccia di Jeeg e gli permettono di volare per brevi tragitti e perforare i nemici
Bazooka spaziale, lanciato dal Big Shooter sostituisce un braccio e spara colpi micidiali
Raggi delta, escono da quattro fori sul torace
Scudi rotanti, lanciati dal Bis Shooter coppia di ruote dentate lanciate dal Big Shooter sostituiscono le braccia
Modulo H305 Hantares, unica arma lanciata direttamente in quanto costituita da un cavallo robot bianco che permette a Jeeg di innestarsi al posto della testa e creare un potente centauro robot
Missili super perforanti, lanciati dal Bis Shooter, parte dei supercomponenti sono un'evoluzione dei missili perforanti, le gambe sono dotate di cingoli sullo stinco per muoversi agilmente sotto terra
Componenti subacquei , lanciati dal Bis Shooter, parte dei supercomponenti, permettono a Jeeg di muoversi agilmente sott'acqua e sono dotati di torpedini
Astro componenti, lanciati dal Bis Shooter, parte dei supercomponenti, permettono di volare a lungo e fino nello spazio, sono dotati di laser spaziale e missili anteriori

01. Il risveglio dei mostri
02. Il rapimento di Mayumi
03. L'inganno di Mimashi
04. Missili perforanti
05. Macchie solari
06. Formula 1
07. Radioattività
08. La sfida di Don
09. La Principessa delle nevi
10. S.O.S. Big Shooter
11. Lotta senza quartiere
12. Prigioniero di Himika
13. Nessun compromesso
14. All'ultimo istante
15. Sangue blu
16. Prigioniero di un sogno
17. Mecadon 2
18. Transfert di memoria
19. Il cavaliere senza macchia e senza paura
20. Costretto a battersi
21. Trappola infernale
22. Uragano
23. Infame ricatto
24. Epidemia
25. Condizionamento telepatico
26. Il segreto della campana di bronzo
27. Odio implacabile
28. Attacco suicida
29. L'Imperatore delle Tenebre
30. La scomparsa di Miwa
31. Ad altissima quota
32. Rivolta al centro della Terra
33. Sabotaggio
34. Attacco dall'oltretomba
35. Situazione di stallo
36. La rosa nera
37. Missione senza ritorno
38. L'ultima carica
39. A qualsiasi costo
40.Raggi Omega
41. Il ritorno di Himika
42. Tragico errore
43. Preso in ostaggio
44. Oltre la vita
45. Fino all'ultimo respiro
46.Verso la vittoria

Titolo Originale Kotetsu Jeeg
Soggetto originale Go Nagai e Dynamic Planning
Produzione Toei Animation
Programmazione Giappone : 05/101975 al 29/08/1976
Programmazione Italia : 1979
Episodi : 46
Sceneggiature : Hiroyasu Yamamura, Keisuke Fujikawa e Toyohiro Ando.
Character designer : Kazuo Nakamura
Regia : Yoshio Nitta, Kazuja Miyazaki, Masayuki Akehi, Yugo Serikawa e Kazuo Nakamura.

A seguito della serie esce il manga di Nagai Go di cui abbiamo parlato in questa pagina.

I Puffi sbarcano su iPhone grazie alla cara e vecchia Capcom.
Non si tratta di un arcade, non si tratta di un arcade vecchio stile, non si tratta di uno sparatutto, non si tratta di una pura avventura grafica. Si tratta di un simil farmville, il gioco reso famoso da facebook che sta rendendo celebrolese milioni di persone nel mondo.

Gargamella ha scoperto la posizione del villaggio segreto dei Puffi. Per fortuna i piccoli ometti blu sono riusciti a mettersi in salvo disperdendosi nella foresta. La lungimiranza del Grande Puffo ha permesso di organizzare gruppi di fuga ed i piccoli puffi rimasti insieme a lui si sono messi all'opera per costruire un nuovo villaggio e richiamare tutti gli altri dispersi. Ad ogni casa costruita un nuovo puffo si unirà al nuovo villaggio nel quale i primi scampati stanno già coltivando campi per ottenere cibo, costruendo case o botteghe. Si potranno costruire il forno di Golosone, il laboratorio di Inventore, la palestra di Forzuto e molti altri tipi di edificio, ciascuno sbloccabile facendo salire di livello il proprio villaggio. Così come saranno disponibili di volta in volta nuove colture da seminare, partendo dai mirtilli passando a lamponi, patate, angurie e chi più ne ha più ne metta. Nel puro stile farmville tutte queste operazioni necessiteranno di un tempo di svolgimento, si va dai 30 secondi per coltivare ed ottenere frutti da un campo di mirtilli alle 24 per un campo di patate o la costruzione dell'abitazione. I tempi sono reali, quindi una volta messi all'opera i puffi dovrete aspettare il tempo richiesto per averli nuovamente disponibili ed impiegarli in altre faccende. Per accelerare il tutto avete a disposizione delle puffbacche, che matureranno con il procedere dell'avventura o che potrete acquistare (attenzione: con soldi veri!) tramite un portale creato ad hoc.
Il gioco si protrae per diversi livelli in ognuno dei quali dovrete svolgere una quest e raggiungere il 100% degli obiettivi richiesti per passare al successivo.
Ultima caratteristica del gioco la possibilità di connettersi online ad altri villaggi e crescere insieme od anche solamente visitarli.

La bella novità è che sul vostro dispositivo avrete un'icona raffigurante il Grande Puffo sorridente, la possibilità di interagire con i puffi ed il loro villaggio in miniatura. La brutta certezza è che il gioco è ripetitivo ed eterno.

Una buona puffata a tutti.

mercoledì 17 novembre 2010

X Factor 4 - La semifinale

Se si protraesse ancora un po' nell'orario X Factor potrebbe iniziare a rubare spazio alle trasmissioni di Marzullo. Che ore saranno state prima di crollare, ieri sera (o stamattina)?
Ma andiamo con ordine.
La puntata inizia con qualcosa e viene seguita dalla presentazione della raccolta di successi di Carmen Consoli, e fin lì me la perdo. Io arrivo e la Consoli lascia il palco. A macina di mulino, dopo di lei, arriva il mattatore della serata. No, non il Facchi lui è già lì. Gianni Morandi. Scopro che la prima manche è dedicata ai suoi successi e lui è chiamato come quinto giudice; un po' per piacere, un po' per iniziare la promozione per Sanremo. Due accenni di vecchie canzoni con chitarre scordate, sia musicalmente che da qualcuno per caso sul palco, del Gianninazionale, uno sberleffo alla Canzone del Capitano del Facchi, dal Facchi, e poi via con la gara.
Vedo, finalmente i giudici, e sono in attesa di scoprire come sono vestiti. Il Ruggi è classico, la Tata mostra gli argomenti che ha, la Mara ha sfoderato il divano anni 70 del secolo scorso che aveva in cantina, Elio credo si abbigliato da Lord inglese anni '30.
Il primo ad esibirsi è Nevruz con "C'era un ragazzo che come me amava i beatles e i rolling stone". La prova è convincente, anche le piante sul balcone gli fanno la ola. I giudizi sono tutti positivi, il Gianni quasi si commuove e la Tata ci fa sapere che era una canzone sul Vietnam, lo studio si ammutolisce.
I Kymera omaggiano l'ospite con "Occhi di ragazza" lasciando intendere di essere alquanto deboli senza un supporto scenografico, osservazione che Elio sottolinea, anche se piacciono, forse senza convincere.
Davide porta "Un Mondo d'amore". E' stanco. Il giovane pupo della zia Mara non ce la fa più, sono due puntate che la voce stenta e che la sua voce sabbiosa non convince. Complimenti da tutti per le doti messi in mostra finora e per l'aspetto fisico. Sia la Tata, che quando si parla di argomenti esuli dalla musica si dimostra sempre entusiasta, che la Mara oribitizzano gli ormoni nel confronto estetico tra Davide e Morandi.
Chiude Nathalie con "Se perdo anche", così mi hanno detto. Non l'ho vista non la posso giudicare in quanto ero in transito tra due luoghi.
Sta di fatto che arriviamo alla presentazione degli inediti.
Inizia Davide che credo canti un'altra canzone di Morandi, più recente, "Il tempo migliore". Invece è il suo inedito scritto dal fantasioso Renga. Sdraiato sui tubi del gas, in una posizione che ricorda il Devilman di catene di Go Nagai, ci ammorba con un brano noioso in cui l'unica parte vitale è il ritornello che a me sembra sulla stessa armonia di quello morandiano, dovrò verificare, se mi ricorderò. I giudici non sembrano convinti.
Io inizio ad avere dei mancamenti e non sono ancora le undici.
Mi sembra che dopo di lui si esibisca Nathalie, "In punta di piedi". La canzone è un suo inedito in tutto e per tutto: parole, musica e interpretazione. Lei al piano che con la sua voce leggermente roca ci descrive in parole forbite un amore difficile. Il pubblico è entusiasta. Lei commossa. Elio esaltato. Gli altri giudici non possono far a meno di essere soddisfatti. La Tata vuole risentirlo, non ha ben chiaro il concetto "piedi", riflettendo su questo si è persa il resto del testo. Le spiegano che non si può, ci rimane male, ma si passa ai Kymera.
Il duo teatrale ci canta un inedito scritto per loro dal loro mentore: Enrico Ruggeri, "Atlantide". La canzone è forte, intensa, bella ed orecchiabile. Finora il più debole è senz'altro Davide che dietro le quinte fa avanti e indietro dal bagno.
Nevruz presenta una sua collaborazione con altri autori nella canzone "Tra l'amore e il male". Da un brano già scritto ne rivisita sia il testo che gli arrangiamenti trasformando una normale canzone pop il un pezzo di teatro canoro. Esaltante. Davide chiede se può tornare ad esibirsi allo Zecchino d'Oro.
E' il momento della prima eliminazione, e son passate da un pezzo le 23. Il televoto secca i Kymera, dimostrando che di musica non ne capisco una mazza.
Entrano i padri del "figlio dei pu" che cantano un tristo medley delle loro canzoni accompagnati dai ragazzi che se la ridono e poi promuovono il loro album ed il loro tour con una canzone anni 70, la giacca della Maionchi applaude.
Seconda manche, cavoli ancora! Il gatto tenta in tutti i modi di spegnere la televisione, sequestrando il telecomando e guardandolo con aria curiosa.
Nathalie con "Bette Davis Eyes", Davide con "The right thing" e Nevruz con "Ancora" (allora è vero mi sono addormentato ed è iniziato il programma di Marzullo a reti unificate) si susseguono. Se per i primi due valgono i giudizi della prima manche, Nevruz parte bene, ma stecca alla fine. I giudici giudicano tutti e tre in un botto, si chiude il televoto. Al ballottaggio con i Kymera va Nevruz. Elio colpevole, cosciente, di avergli assegnato la canzone più debole delle tre. Scornato e deluso. Nathalie e Davide sono i primi due finalisti per settimana prossima.
Kymera su base "The phantom of opera", ci avete stracciato le vesti! Nevruz su base "Pigro", la canta come se fosse l'esibizione normale corre per lo studio, non perde una nota e, alla fine, si schianta per terra sfatto.
Kymera a cappella "penso di essermi appisolato mentre dicevano il titolo e non mi ricordo l'esibizione". Nevruz non sa il titolo di quello che vuole cantare, poi se lo ricorda "Meditazione", mai sentita, ma un bel testo. Lui bravo.
Giudici: verdetto netto 3-1 a favore di Nevruz. I Kymera a casa, peccato per l'inedito che era molto meglio di quello di Davide, ma così è la vita.
I finalisti sono Davide, Nathalie e Nevruz.
Si dorme. Da domani inizio a fare la "cura del caffè", assimilandone il più possibile, per poter resistere fino alla fine dell'ultima puntata di X Factor 4.

martedì 16 novembre 2010

Wall Street - Il Denaro non dorme mai

Attenzione Spoiler!

Giugno 2001. Gordon Gekko viene rimesso in libertà dopo aver scontato la sua pena per insider trading.
2008. Approda in libreria il primo libro di Gordon Gekko. Una dissertazione economica su una possibile crisi finanziaria alle porte. Una bolla costituita dai mutui subprime e dai titoli tossici in cui hanno investito le banche per ottenere facili guadagni. Una bolla così grande da mandare in fallimento i più grandi istituti di credito americani. Ovviamente, nessuno gli crede. Ogni suo vecchio amico, concorrente, collaboratore lo bolla come un dinosauro disfattista.

La prestigiosa banca d'affari Keller Zabel di Louis Zabel, per la quale lavora Jacob Moore, fidanzato di Winnie Gekko, è la prima banca a fallire. L'avidità dei suoi concorrenti, unita alla tossicità dei titoli nelle casse della banca, mette sul lastrico 15000 dipendenti. Lo stesso progetto seguito da Jacob rischia il fallimento: un procedimento per la fusione atomica dell'atomo di idrogeno che potrà produrre energia rinnovabile.
Dopo aver consegnato una buona uscita corposa a Jacob ed avergli raccomandato di vivere la vita Zabel è il primo dei banchieri pentiti che si suicida buttandosi sotto la metropolitana nell'ora di punta.

Jacob si risveglia il mattino apprendendo la notizia e, seguendo i suggerimenti del suo mentore, chiede a Winnie di sposarlo: lei accetta.
Ora il ragazzo si sente in dovere di conoscere il padre di lei, quel Gordon Gekko, squalo degli anni 80, che sta tornando sulla cresta dell'onda. Riesce ad avvicinarlo, sfruttando la sua voglia di rivedere la figlia. Infatti dopo tutti gli anni di carcere non si sono ancora incontrati, lei prova rancore per lui accusandolo della morte di suo fratello Rudy e del pessimo rapporto con la moglie. Passo passo, scambio di informazioni su scambio, Jacob riesce a far incontrare i due ed ad ottenere informazioni su chi ha, con le sue azioni, spinto al suicidio Zabel. Individua il responsabile in Bretton James, amministratore delegato della Churchill Schwartz: la banca che ha acquisito la Keller Zabel. Da questo punto parte la sua piccola vendetta che lo porterà a mettere in crisi la posizione di James che, per tenerlo sotto controllo, lo assumerà alle sue dirette dipendenze.

Tra finte pacche sulle spalle e tradimenti dell'ultimo minuti tra i protagonisti sullo sfondo si muove la crisi economica finanziaria di cui si subiscono le conseguenze ancora oggi, nel 2010, e che persisteranno ancora per anni. Licenziamenti, svalutazione degli immobili, perdita del risparmio, crollo degli investimenti. Effetti della crisi che viviamo direttamente con la mamma di Jacob proprietaria di molte case che chiede prestiti al figlio per pagare i debiti. Una volta che anche il figlio finisce i soldi a lei non resta altro che svendere tutto e tornare ad esercitare la professione di infermiera.

Tutta la finanza crolla. Winnie scopre i rapporti tra il padre e Jacob e, nonostante sia in cinta, lo lascia. Jacob scopre che lei ha un fondo intestato in Svizzera contente una cospicua somma che potrebbe permettere al progetto di fusione di sopravvivere e la convince a riscattarlo tramite suo padre.
Gekko si intasca la somma e sparisce riaprendo un'agenzia di brokeraggio a Londra.

Oliver Stone non gira seguiti dei suoi film. Questa è un'eccezione. A ben vedere non si può neanche definire un seguito. La sua necessità di raccontare con stile e proprietà la situazione economica e finanziaria partita dagli Stati Uniti e che sta investendo tutto il mondo gli ha permesso di rispolverare il suo grande cattivo Gordon Gekko. Lo stile registico utilizzato è quello del primo, con lo schermo diviso in scene multiple nei momenti concitate, intensi primi piani, carrellate tra i grattacieli, panoramiche sulla città: coinvolgente.
Al servizio di quest'opera torna Michael Duglas e si offre la giovane star Shia LaBeouf. Il grande vecchio è grande; ridisegna un Gekko sornione, ma deciso un agnello pronto a trasformarsi in lupo. Deluso da coloro che gli hanno voltato le spalle e deciso a vendicarsi con ogni metodo, lasciando da parte ancora una volta la sua umanità facendola sovrastare dall'avidità.
LaBeouf incarna l'emulo di Bud Fox, Martin Sheen nell'originale, con le sue stesse convinzioni umanitarie mischiate al suo interesse per i soldi e la carriera in borsa. Anche lui si confronta con l'amore e le delusioni, ma si dimostra reattivo nel affrontare le avversità sforzandosi in ogni modo per far tornare la sua vita e la sua carriera sui binari giusti, nonostante tutto.
Il cameo di Susan Sarandon è brioso e disperato al contempo e incarna in ottimo modo la difficoltà della classe media americane che ha vissuto per anni al di sopra delle sue possibilità grazie ai prestiti, merce di puro lucro per le banche.

Da vedere, seguire, capire, riflettere. Oliver Stone non sbaglia neanche questa volta.


Titolo originale Wall Street: Money Never Sleeps
Paese USA
Anno 2010
Durata 133 min.

Genere drammatico
Regia Oliver Stone

Casa di produzione Edward R. Pressman Film
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox

Interpreti e personaggi
Michael Douglas: Gordon Gekko
Shia LaBeouf: Jacob Moore
Josh Brolin: Bretton James
Carey Mulligan: Winnie Gekko
Susan Sarandon: Sylvia Moore
Frank Langella: Lewis Zabel
Eli Wallach: Jules Steinhardt
Vanessa Ferlito: Audrey
Charlie Sheen: Bud Fox
Julianne Michelle: Natasha

Doppiatori italiani
Giancarlo Giannini: Gordon Gekko
Daniele Giuliani: Jacob Moore
Angelo Maggi: Bretton James
Valentina Mari: Winnie Gekko
Maria Pia Di Meo: Sylvia Moore
Bruno Alessandro: Lewis Zabel
Sergio Graziani: Jules Steinhardt
Daniela Calò: Audrey
Massimo Rossi: Bud Fox

domenica 14 novembre 2010

La Regina dei Castelli di Carta

Siamo alla resa dei conti. Lisbeth è in un letto d'ospedale dopo aver lottato con il padre ed essere sopravvissuta per miracolo, riuscendo, peraltro, a colpirlo con dei colpi d'ascia alla testa. Anche il padre è nello stesso ospedale a poche stanze di distanza, con anche un proiettile nel cranio. Rimossosi dall'operazione già cerca di manovrare i fili della sua rete di conoscenze per eliminare definitivamente la figlia ribelle e tornare libero senza problemi. Non ha fatto però conti con i soci stanchi di lui che tramano per liberarsene.
Nel frattempo Mikael cerca in tutti i modi, anche con l'aiuto dei servizi segreti, di scagionare da ogni possibile accusa Lisbeth pubblicando un numero speciale di Millennium. I problemi non mancano anche per lui tra aggressioni personali, minacce al suo staff e intoppi burocratici.
Riuscirà Lisbeth ad affrontare il processo per tentato omicidi che l'attende ad armi pari con i suoi avversari?

Il terzo film tratto dalla saga Millennium si rivela essere un po' più debole e lento dei due precedenti. Cambio di traccia narrativa votata, questa volta, all'intreccio politico e spionistico più che su puro rapporto tra i personaggi. Difficile da seguire mantenendo l'attenzione concentrata data la lentezza della narrazione. Il poco aiuto fornito dagli attori, particolarmente inespressivi, il film porta via quasi due ore e mezza del nostro tempo per chiudere con un trilogia l'arco narrativo di un pentalogia incompiuta. Uniche situazioni stupefacenti si riscontrano nel cambio di look della protagonista che giunge a mostrare un look punk anni 80 da far spaventare i bambini di ogni età.

Il film che chiude questo ciclo di storie è il più lungo e noioso dei tre. Va visto per la curiosità di sapere come va a finire senza aspettarsi un capolavoro.

Non resta che sperare nel remake americano per godere in un po' più di ritmo.

Titolo originale Luftslottet som sprängdes
Paese Svezia/Danimarca/Germania
Anno 2009
Durata 148 min

Genere thriller
Regia Daniel Alfredson
Distribuzione (Italia) BiM Distribuzione
Fotografia Peter Mokrosinski

Interpreti e personaggi
Noomi Rapace: Lisbeth Salander
Michael Nyqvist: Mikael Blomkvist
Lena Endre: Erika Berger
Michalis Koutsogiannakis: Dragan Armanskij
Jacob Ericksson: Christer Malm
Sven-Bertil Taube: Henrik Vanger
Tehilla Blad: Lisbeth bambina
Georgi Staykov: Alexander Zalachenko
Peter Andersson: Nils Bjurman
Sofia Ledarp: Malin Eriksson

venerdì 12 novembre 2010

Heavy Rain

Quattro vicende che si intersecano, quattro protagonisti di cui vivere quattro giorni di vita:
Madison Paige, giornalista di fama, doppiata nella versione italiana da Claudia Gerini. Soffre d'insonnia e l'andare a dormire nei motel è l'unica cura che sia riuscita a trovare. Infatti, è in questi luoghi di transito e di vite distrutte che riesce a prendere sonno e riposare la notte. A seguito di un incubo avuto nel suo loft si trasferisce in un motel in cui incontra per caso un altro personaggio coinvolto nel caso del Killer dell'Origami e da quel momento comincia ad investigare sul caso.
Norman Jayden, agente dell’FBI, doppiato nella versione italiana da Alessandro Rigotti. Il suo intervento è stato richiesto dalla polizia cittadina per investigare a fondo sul caso del Killer dell'Origami e trarla in salvo dall'opinione pubblica. Grazie a tecnologie speciali dovrà scoprire chi è l'assassino, il suo modus operandi, le sue motivazioni e fermarlo.
Scott Shelby, investigatore privato cinquantenne, doppiato nella versione italiana da Gianni Gaude. Svolge un'indagine personale sul killer, ricostruisce i delitti del passato visitando i parenti delle vittime e raccogliendo indizi che lo aiutino a risolvere il caso.
Ethan Mars, architetto, doppiato nella versione italiana da Pino Insegno. Il Killer dell'Origami ha rapito il suo unico figlio di dieci anni. Questo si aggiunge al periodo nero cominciato con l'incidente in cui il suo primo figlio Jason ha perso la vita, al divorzio dalla moglie ed alla crisi lavorativa. Cercherà di trovare il bambino sottoponendosi alle prove che l'assassino gli proporrà.

Il vero protagonista del gioco è Shaun, il secondo figlio di Ethan Mars, fratello del Jason che ha perso la vita due anni prima all'uscita del centro commerciale, rapito dal Killer dell'Origami.
La sua ricerca viene svolta dai quattro personaggi. Il più vicino a lui è suo padre, Ethan Mars, che dopo la perdita del primo figlio ed al come che ne è seguito, sofferente di depressione, agorafobia, e di "black out" che non gli permettono di ricordare ciò che accade nei momenti di "assenza". Uno di questi attacchi lo sorprende mentre è al parco giochi con Shaun e quando rientra in se il piccolo non c'è più.
Il criminologo dell'FBI Norman Jayden, viene coinvolto nel caso ad assistere la polizia nella cattura dell'assassino dell'Origami. In base alle sue indagini e deduzioni ritiene che il tempo massimo per salvare il bambino siano 72 ore. Il suo ragionamento si basa sul fatto che i bambini vengono ritrovati morti affogati nei giorni di pioggia. Ciò lo porta a dedurre che il bambino sia stato nascosto in un posto in cui possa filtrare acqua piovana per almeno 150mm.
Una volta resa nota la notizia che un'altra vittima è stata rapita dall'assassino dell'origami la casa di Ethan Mars viene presa d'assalto da giornalisti e fotografi. Si rifugia in un motel nel quale viene contattato dall'assassino che lo invita a sacrificarsi per trovare suo figlio. Gli indizi sono dentro ad una scatola da scarpe e sono cinque animali fatti con gli origami, una pistola ed un cellulare sul quale giungeranno le informazioni per la localizzazione di Shaun, dopo che lui avrà soddisfatto le richieste del killer.
Nello stesso motel incontra Madison Paige che lo rattoppa dalle ferite, lo sprona nella prosecuzione dell'indagine. Lei stessa, a sua volta, inizia ad indagare ed a mettere in pericolo la propria vita per il bambino.
Oltre a loro tre sulle tracce lasciate dall'assassino c'è un investigatore privato, Scott Shelby, che indaga per conto di alcuni genitori delle vittime raccogliendo da loro oggetti che siano legati al killer.
Le indagini della polizia sembrano essere infruttuose fino a quando l'ex moglie di Mars si reca presso gli uffici e parlando con il tenente Carter Blake non gli confida dei black out e della depressione del marito. Blake ha ora la sua pista, per lui Ethan Mars è l'assassino dell'origami.

La trama complessa di questo gioco lo colloca a buon diritto nella categoria film d'azione. L'interazione con la storia non è la classica da arcade o sparattutto, ricorda di più i vecchi giochi alla "Space Ace" o "Dragon's Lair". Viviamo in una graphic story in cui le azioni che dobbiamo compiere sono state decise in precedenza, sta a noi a premere i tasti che ci appaiono sullo schermo col giusto tempismo ed a effettuare le scelte che riteniamo più opportune in modo da indirizzare la vicenda verso uno dei 17 finali a disposizione. La grafica è tanto realistica da risultare quasi troppo statica rispetto a quello che siamo abituati nei giochi classici, il doppiaggio dei personaggi è di alto livello (giusto per citare le voci più note al grande pubblico Pino Insegno e Claudia Gerini) e la trama è tremendamente avvincente e stupefacente che vorresti vederla sul grande schermo.
La longevità del gioco può essere abbastanza lunga se vogliamo raccogliere tutti i trofei a nostra disposizione e scoprire tutti i finali possibili, altrimenti ci possiamo godere le nostre 30/40 ore di gioco ed archiviarlo come se fosse un Blue Ray cinematografico. Il mio consiglio è di provare a vedere le alternative a nostra disposizione in quanto in un'unica partita non riusciremo a giocare tutte le sezioni temporali disponibili per via delle singole scelte che faremo.
L'interazione con i personaggi si può svolgere con il classico controller della PS3 o, grazie all'aggiornamento obbligatorio, con il nuovo strumento Move.

Peccato sia solo per PS3. i possessori di altre console non ne potranno godere.

Titolo Originale Heavy Rain
Sviluppo: Quantic Dream
Ideazione: David Cage
Pubblicazione: Sony Computer Entertainment Europe
Data pubblicazione: Sony PlayStation 3:
JPN 18 febbraio 2010
USA 23 febbraio 2010
EU 24 febbraio 2010
AUS 25 febbraio 2010
UK IR 26 febbraio
2010 Move Edition:
EU 6 ottobre 2010
UK 8 ottobre 2010
Genere: Azione
Tema: Thriller, Investigazione
Modalità di gioco: Giocatore singolo
Piattaforma: PlayStation 3
Motore fisico: PhysX
Supporto: Blu-ray Disc
Requisiti sistema: 4 GB di spazio libero sul disco fisso
Fascia di età: BBFC: 15
ESRB: M
OFLC (AU): MA15+
PEGI: 18, violenza, turpiloquio
USK: 16
Periferiche di input: Sixaxis o DualShock 3, PlayStation Move
Risoluzione: 720p

giovedì 11 novembre 2010

Nella Valle di Elah

2004. Mike Deerfield è figlio di un militare in pensione, Hank Deerfield, e fratello di un militare della 82a deceduto in addestramento dieci anni prima, David.
Quattro giorni dopo il suo rientro dall'Iraq suo padre riceve una telefonata che gli segnala che Mike non fa rientro alla base nel Nuovo Messico da alcuni giorni. Hank rimane stupito, non sapeva neanche che suo figlio fosse tornato negli Stati Uniti.
La notizia della scomparsa mette in agitazione sia lui che sua moglie, Joan. Si imbarca, così, in un viaggio fino a Fort Rudd alla ricerca del suo unico erede. Esperto di tecniche di investigazione, grazie agli anni passati nell'esercito, visita prima la base e poi il distretto di polizia civile alla ricerca di qualcuno che possa dargli una mano. Dopo insistenze e progressi solitari gli si affianca il detective Emily Sanders. Nel frattempo viene ritrovato il cadavere smembrato, bruciato, abbandonato in campagna, in zona militare, e divorato dagli animali di un ragazzo. Purtroppo il cadavere è quello di Mike.
L'indagine personale di Hank procede, lo scambio di informazioni con Emily è proficuo, l'ostruzionismo da parte dell'esercito è evidente. Il tutto fino alla svolta che permetterà al padre di ottenere, nei locali della polizia ed alla presenza del detective Sanders, una confessione dal colpevole dell'efferato delitto.

Girato con budget ridotto, gli attori hanno accettato anche riduzioni ai loro ingaggi, senza risentirne il film si dice ispirato ad una storia vera. Non è difficile credere che i ragazzi di poco più di venti anni che tornano da zone di guerra, sia negli anni in cui è ambientato il film sia oggi, come quelli rappresentati nella vicenda possano subire un tale tracollo psicologico. Costretti ad uccidere per sopravvivere, pronti a temere ogni essere umano ed a vedere in lui un avversario, al ritorno in patria necessitano di un supporto psicologico completo. Il dramma della perdita del secondo figlio spezza definitivamente gli ultimi fili che reggono il matrimonio di Hank e Joan, una lontananza resa evidente dalle poche scene recitate insieme dai due attori sullo schermo e confermata al rientro a casa di lui in concomitanza con l'assenza di lei.
Tommy Lee Jones interpreta il ruolo del padre determinato e sfranto, che sembra scritto per essere retto dalla faccia di cuoio di Clint Eastwood, in modo impeccabile ed intenso. Susan Sarandon è la madre disperata, ben delineando la figura nonostante lo scarso minutaggio sullo schermo. Charlize Theron è il detective capace determinato a rivalersi sui colleghi per le dicerie che l'accompagnano, con una rappresentazione realistica anche se non completamente convincente.
La regia e la sceneggiatura di Paul Haggis (nel suo curriculum troviamo regia, sceneggiatura e soggetto per Crash - Contatto fisico, le sceneggiature per Million Dollar Baby (2004), Flags of Our Fathers (2006), Agente 007 - Casino Royale (2006), Agente 007 - Quantum of Solace (2008) ed il soggetto per Lettere da Iwo Jima (2006)) sono lente, unico aggettivo che vi si può ascrivere. Una lentezza eccessiva che cerca di ricalcare, senza successo, la lentezza romantica e descrittiva dei film di Eastwood (dei quali è stato, in alcuni casi, sceneggiatore e/o soggettista) e, forse, vuole avvicinarsi alle atmosfere sospese dell'"Insomnia" di Christopher Nolan. Una pecca, questa, che pregiudica molto la godibilità di un film prevalentemente di cronaca, denuncia ed indagine. Se lo scopo della marcia innestata era quello di poter permettere allo spettatore di concentrarsi sui sentimenti di padre e marito di Hank, a mio parere, l'obiettivo è stato mancato.

Un film vedibile, ma non indispensabile.

Titolo originale In the Valley of Elah

Paese Stati Uniti d'America
Anno 2007
Durata 120 min
Genere drammatico

Regia Paul Haggis

Interpreti e personaggi
Tommy Lee Jones: Hank Deerfield
Charlize Theron: Det. Emily Sanders
James Franco: Sergente Dan Carnelli
Susan Sarandon: Joan Deerfield
Jonathan Tucker: Mike Deerfield
Frances Fisher: Evie
Jason Patric: Tenente Kirklander
Josh Brolin: Comandante Buchwald

mercoledì 10 novembre 2010

X Factor 4 puntata 11

Ieri sera non ho fruito di alcunché, audio, video, scritto,, che possa avere una minima rilevanza con gli argomenti trattati di solito. L'inizio di raffreddore ed il fastidioso bruciore alla gola han fatto sì che dormissi un po' col gatto sulla pancia e, dopo cena, dedicassi un paio d'ore a quell'orgia cacofonica caotica colorata chiamata X-Factor. Siamo ormai giunti alla undicesima puntata, grazie al tour de force che ha visto tre puntate in sette giorni, ed al momento di trovare un modo di far durare la puntata tutta la notte. Dato l'esiguo numero di cantati in gara ci si pone la domanda: come farà il "facchi" nazionale a tirare mezzanotte e mezza con 5 cantanti? Quando si impegna "il figlio dei pu" la trova la soluzione: tiriamo fuori i vecchi giudici e mettiamoli vicino a quelli nuovi in un banchetto tutto per loro. Sd(r)oganato Morgan, incerata la Ventura, spolverata la Mori diamogli anche un microfono e facciamoli parlare.
Si parte a rilento con una tortura canora di Morgan, che confesso di non aver capito, con il karaoke fuori sincrono, il volume del microfono basso, le basi alte e giurerei che si sia dimenticato le parole ad un certo punto, ma lo nego. Una trista esibizione in playback della Ventura di una canzone dance e la chiusa alla "Blue's Brothers de noaltri" mi spingono verso il crollo psicofisico. Per fortuna la Mori si è rotta un braccio e non si produce in alcuna performance, se non quella di togliersi le scarpe e prestarle ad Elio.
All'alba delle 21,40 (misuravo la febbre, 36,6 per i curiosi, per questo me lo ricordo) si parte con lo Zack Efron italiano che si esibisce, senza voce per malanni di stagione, in Pride - In the name of love degli U2. Sempre preciso e impeccabile nell'esibizione, penso a lui come vincitore quest'anno, anche con i pantaloni da moto di Tommasini.
Nevruz interpreta magistralmente una canzone di Ivan Graziani, Pigro, dove le parole potrebbero andare per i fatti loro, ma lui le tiene stretta sulle sua labbra da Jocker. Riesca a cantarla tutta senza errori, oltre tutto facendo a meno della voce da indemoniato sotto esorcismo suo marchio di fabbrica. Convince tutti i giudici e parte degli ex, tranne la Ventura che, tra lo scarico di un bancale di cotechini ed uno di fave, riesce a proporci delle insulsaggine come non se ne sentivano dalla seconda puntata.
Non so come sbucano i Kymera che paccano la loro She di Elvis Costello rendendola una noiosa nenia su una terza persona femminile singolare della lingua inglese. L'esibizione non convince, ma i giudici li liquidano con dei veloci bravi tranne Ruggeri che ci tiene a sottolineare delle peculiarità (nel frattempo io ho 36,8 e la camomilla inizia a fare effetto, sento la voce del letto che mi richiama con insistenza).
La tecnica di canto migliore di tutti i rimasti in X-Factor quest'anno è in possesso della nipote della Pivetti: Nathalie. Canta una canzone semi rock duro degli Red Hot Chili Peppers, Under the bridge, brano che non mette in risalto la sua voce e durante il quale si dimentica le parole. Se ne accorge persino la Ventura ed ho paura che mi vada al ballottaggio.
Il Facchi a fatica, sono le 22.30, porta a termine le telepromozioni e la prima parte dello show introducendo Stefano. Una canzone di Cocciante, Di mano in mano. Ecco io Stefano lo vedo bene a cantare un cd di ninna nanne per bambini colitici. Gli metti su la canzone e loro piombano in catalessi; quello che sta per succedere a me. Per fortuna Yoda, il mio gatto, decide che è il momento di leccarsi e, puntando le unghie nella mia coscia destra, si lancia sul parquet tenendomi sveglio. I giudizi non li ascolto neanche.
Arriva Rhianna, in un costume da bagno anni trenta, fa un suo pezzo, ci comunica che vuole disegnare abiti e se ne va. Il piccolo pu si asciuga la bava, chiama il riassunto, stoppa il televoto, chiama artisti e giudici sul palco e decreta il primo ballottante. Con mia sorpresa non è Nathalie, che se la scampa, ma sono i Kymera. Va beh chissenefrega l'importante che non sia Nevruz.
Sto per piombare nel letto quando il duetto Morgan/Tatangelo di un pezzo in napoletano mi stordisce definitivamente. Non saprò mai chi è andato al ballottaggio e chi sarà eliminato. Il messaggio sull'aicoso, da amici sollevati, mi comunica che da domani Stefano lavorerà al cd di ninna nanne da me invocato in quanto neo transfugo dal loft grazie al televoto, dopo il tilt dei giudici (zia Mara e la tatta vs Elio e Ruggeri).
Morgan è sempre un professionista della musica ed è sempre un piacere sentirlo pontificare, finché parla degli altri.

Unico dubbio della serata: ma da chi era travestito Elio?

Volevo parlare di tutt'altro, non so come mi sia infilato nel tunnel di X Factor, scusate.

martedì 9 novembre 2010

Dylan Dog Gigante n. 19

Dylan Dog Gigante n. 19, annuale
Copertina: Angelo Stano

Belve di città
Soggetto e Sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Luigi Piccatto

Seline, la ragazza che Dylan ha salvato dagli incubi della tigre, ritorna a Londra per indagare su dei loschi traffici d’armi. Fatalmente, ricomincia in città una nuova serie di delitti che la polizia attribuisce a una belva feroce e su cui Dylan Dog dovrà investigare, con il rischio di giungere a verità che non avrebbe mai voluto conoscere...

Il bello di questi numeroni giganti è che ogni tanto permettono di chiudere archi narrativi iniziati decenni fa. Con questa storia si mette un punto nella situazione venutasi a creare dopo il numero 37 "Il Sogno della Tigre". I disegni spigolosi di Piccatto si mettono al servizio di una discreta sceneggiatura di Mignacco, nella quale torna in ballo la figura dell'industriale falsamente filantropo interessato al collaudo della sua nuova arma sui più deboli. Il tutto nel momento in cui ritorna una vecchia amica, e futura ex fiamma, di Dylan coinvolta, anni prima, in delitti eseguiti con un modus operandi molto simile. La storia si fa leggere, anche se non sbalordisce.

Autoscatto
Soggetto e Sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Piero Dall’Agnol

Una semplice sessione di foto in una, apparentemente, comune cabina fotografica, trasporta l’Indagatore dell’Incubo in una seconda Londra dove nulla è come sembra e da cui fuggire è impossibile.

Storia breve di Marzano e pennelli allenati di Dall'Agnol per questo racconto ispirato al "Favoloso mondo di Amelie" con Audrei Tautou del 2001. Il collezionista di foto stavolta è morto ed il suo spirito vive al di là di una cabina fotografica, nella sua Londra. Breve, ma intensa storia di sentimenti.

Il penitente
Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Giovanni Freghieri

Un uomo si manifesta negli incubi di Dylan, accusandolo di una misteriosa colpa e sottoponendolo a terribili torture che lasciano ferite anche quando il Nostro si risveglia. Per salvarsi da questa persecuzione, che ha già condotto altri alla pazzia e alla morte, l’Old Boy dovrà scoprire ciò di cui è accusato.

I disegni di Freghieri sono sempre affascinanti, anche se in questo caso li ho trovati un po' carenti di inchiostro, la storia di Ruju è un classico di amore attraverso i secoli. Bella e ben costruita, lascia un, giusto, tocco di amaro in bocca alla fine della lettura, ma tante volte ciò che assomiglia troppo alla realtà lo fa.

La confessione
Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Gualdoni
Disegni: Daniela Vetro

Cosa è accaduto di tanto orribile all’inquilino di Craven Road per costringerlo a puntarsi una pistola alla tempia e farla finita? È ciò che si scoprirà leggendo le sue ultime parole, affidate a una lettera d’addio che l'Indagatore dell'Incubo sta terminando di scrivere prima di togliersi la vita...

L'amore da girare il mondo, ma i soldi lo fanno girare più veloce. Mai fidarsi delle apparenze. I due avvisi che Gualdoni ci lancia possono aiutarci a vivere meglio. I disegni della Vetro son piacevoli, ma ormai tutti i nuovi artisti o si somigliano tra loro o somigliano troppo a cavalli in scuderia da più tempo. Peccato non essere più stupiti dalle nuove leve, speriamo che crescano in fretta trovando il loro stile.