martedì 31 dicembre 2013

Dylan Dog - Trash Island


Dylan Dog 328
Trash Island
USCITA:28/12/2013
Soggetto e SceneggiaturaLuigi Mignacco
DisegniNicola Mari
CopertinaAngelo Stano

Un'isola al largo delle coste inglesi è usata dalla Marina Militare per esercitazioni. E' così mal ridotta che viene chiamata Trash Island. Tre ragazzi decidono di avventurarvisi per vivere una notte emozionante, ma non fanno ritorno alle loro case. 
Dylan Dog ed altri tre indagatori dell'incubo vengono assunti per andare a cercarli. 
L'isola oltre che essere impervia e disabitata da essere umani pullula di creature sovrannaturali.

Mignacco ai testi, una delle ragioni per cui ho abbandonato Martin Mystère al suo destino, scrive una storia ricca di minacce ultraterrene (zombie, fantasmi, macchine dotate di coscienza e molto altro), con qualche buco logico di troppo per renderla una storia decisamente interessante. Leggibile ed abbastanza godibile sì, ma poco avvincente nonostante la ridda di minacce.
Torna Mari ai disegni di una storia dell'Indagatore dell'Incubo. Non è che sia proprio un ritorno in grande stile. Le sue solite facce tonde, le sue solite inquadrature, i suoi soliti disegni, ma cono un pelo meno di nero (si vede che la crisi si fa sentire anche a casa Mari e sul budget per l'acquisto delle chine).


Non basta mettere nel titolo la parola Trash per giustificare una storia debole e raffazzonata, con buchi logici e narrativi, Sicuramente la più debole avventura dell'Old Boy della gestione Recchioni.

Non basta la bella copertina di Stano, sempre in bianco e rosso (che siano i colori delle ossa e del sangue?) e toni del grigio a migliorare la situazione. Dylan Dog chiude l'anno in calando.
Sperando sia solo un passaggio a vuoto vi auguro un sereno e felice 2014.

(Ps.: e scusate, ma oggi, ultimo post dell'anno, Blogspot no me lo vuole far impaginare come dico io!)

domenica 29 dicembre 2013

X-Men - Scisma

Utopia è una realtà. Lo si voglia vedere come una casa per i mutanti rimasti dopo l'M-Day, un'opportunità di auto segregazione od un luogo dove sentirsi al sicuro tra propri simili esiste ed è al largo della baia di San Francisco.
L'umanità, però, ha sempre più paura dei mutanti, anche oggi che sono sull'orlo dell'estinzione. Quasi tutti gli Stati possiedono Sentinelle, cacciatori robotica giganteschi di mutanti, e le stanno riattivando per proteggersi.
La situazione su Utopia non è molto tranquilla.  I due principali esponenti della razza mutante, dopo la morte di Charles Xavier, Ciclope e Wolverine sono ai ferri corti. Il primo vuole utilizzare i giovani mutanti, anche quelli poco più che bambini, come truppe di un esercito a difesa della specie; il secondo li vuole far crescere come nuove speranze per un futuro di pace. La convivenza tra i due leader porterà allo scisma della popolazione mutante: alcuni seguiranno Scott Summers, altri il vecchio Logan.
Dall'esterno i nuovi esponenti del Club Infernale non stanno certo con le mani in mano, anzi un nuovo modello di Sentinella è già pronto per mettere a ferro e fuoco la nuova, provvisoria, patria degli ultimi mutanti.

Scisma è stata un'operazione di rinnovamento narrativo nella linea narrativa degli X-Men. Dopo la morte di Xavier chi si è sentito erede della sua missione è stato Ciclope (un noto c+*!&ne) e Wolverine ha messo da parte la sua irruenza ed è stato al gioco, facendo il lavoro sporco per lui.
Per ravvivare la narrazione delle vicende degli X-Men la Casa delle Idee ha deciso di riportare in luce l'acredine che da sempre era presente tra i due e di usarla per creare nuove testate.
Scisma è cronologicamente precedente ad Avenger Vs X-Men, ma si gode di più se viene letto dopo. E' strano lo so, ma io l'ho vissuto meglio in questo modo. La storia di per se è poco originale, mossa, in apparenza, più dalla solita questione di cuore (il triangolo Scott-Jean-Logan) che da un profondo motivo politico ed ideologico.
La narrazione è buona ed abbastanza fluida, ma Jason Aaron si è dimostrato meno incisivo di altri autori di cicli così complicati sfornati dalla Marvel.
Pacheco, Cho, Davis&Kubert, ai disegni, hanno stili che ben si amalgamano tra loro. Quello che ha difettato un po' (sarà che a me non piace) è Acuna. Ecco, non si tratta sicuramente di uno dei suoi lavoro peggiori, ma il suo stile non è proprio uno di quelli che andrei a cercare al momento dell'acquisto di un fumetto.
A corredo della storia principale, a questo volume della collana Supereroi - Il Mito, troviamo altre due storie: Rigenerazione di Gillen e Tan e Incredibile di Gillen e Land. Niente male tutte e due. Nella prima, grazie ai disegni molto belli e dai colori caldi e vivi, assistiamo ad una singolare interpretazione della spartizione dei mutanti nelle due squadre (e vedere le ragazze mutanti in quei costumi succinti è un piacere per gli occhi). Una lotta atavica tra Ciclope e Wolverine permette a Tan di disegnare un gran numero di mutanti e a chi ne è un po' a digiuno di conoscerne di nuovi. Ad esempio io non sospettavo minimamente dell'importanza tattica di Pixie per le missioni di Ciclope (mi spiego ora la sua presenza nel prossimo film diretto da Brian Singer dedicato agli X-Men).
Incredibile, invece, ha come narratore di eccezione Sinistro e mette in ulteriore risalto la profonda simpatia che Ciclope è in grado di esercitare sul grande pubblico: veramente una triste e noiosa palla al piede.

Mettere al centro dell'universo degli X-Men un personaggio così inutile come Ciclope è stata una scelta veramente rischiosa da parte della Marvel. Dopo i diversi eventi che si sono susseguiti sappiamo come è andata a finire, ma, come sempre in questi casi, non è detta l'ultima parola.
Una lettura un po' pesante, ma che colma alcuni buchi dopo la lettura di saghe più interessanti come Avengers Vs X-Men.

sabato 28 dicembre 2013

Captain America - Hot Toys


Scatola personalizzata
Dopo le feste natalizie torniamo a parlare di quei bei pupazzoni che produce la Hot Toys e che vedono stipendi di stimate famiglie volatilizzarsi all'uscita dei negozi o le carte di credito prosciugate nell'Internet.

Il Natale ha portato nella Terra dei Puffi un pezzo pregiato: Captain America versione The Avengers. Quindi, come già sperimentato quest'estate, ecco l'unboxing di uno dei più grandi supereroi di tutti i tempi.
L'imballo è classico: scatola di cartone personalizzata e di un cartone spesso e resistente.
All'interno, conservata in un involucro di plastica. il vero e proprio contenitore del Cap. Sul fronte l'immagine del profilo della statua ispirata a Chris Evans, sui lati un logo raffigurante l'ala del Cap, sul retro descrizione e caratteristiche delle statua.
Una volta rimosso, facendola scivolare, la seconda copertura della scatola vediamo per la prima volta il Cap. L'emozione è tanta, ma anche la plastica che lo protegge lo è.
Una volta estratta la confezione vera e propria dalla scatola bisogna iniziare a sollevare il primo coperchio protettivo. Così facendo si entra in vivo contatto con la riproduzione. Massiccia e pesante ha testa, torace, mani e piedi protetti da plastica trasparente.
La stabilità data dagli stivali rossi con suola cingolata non è sicura come quella della Vedova, ma posandolo un po' si riesce a fare stare in piedi. A corredo troviamo altre quattro mani destra, tre sinistra, due polsi, una testa di Steve Rogers ed il cappuccio per quando viene montata.
Rimuovendo la seconda protezione accediamo agli accessori da battaglia. Protetti da uno strato di plastica morbida ecco due Scudi (uno intonso ed uno con bruciature da arma aliena), un fucile dei Chitauri e le due parti che compongono l'espositore: il sostegno pelvico e la base personalizzata.
Confezione protetta
Confezione senza protezione
Lato uno
Lato 2
Retro della scatola esterna

Retro confezione interna
Finalmente si vede il Cap!
Ci avviciniamo, ma è ben protetto
Estratto e protetto
Estratto e sprotetto
Secondo livello di protezione
Sorretto dallo stand personalizzato
Sorretto, armato e protettivo
Lo scudo, in plastica rigida, ma realistico
Piano americano
Dettaglio degli stivali e del piedistallo personalizzato
Aggressivo
Come detto, seppure le giunture siano identiche come funzionamento a quelle della Vedova Nera, la posabiltà è, in paragone, meno dinamica. Vuoi che sia per via della diversa massa del personaggio, vuoi che sia per il diverso spessore dell'uniforme, ma resta una caratteristica evidente.
La tuta è fenomenale, sembra un abito vero! Rifinita nei dettagli e curata è una gioia sia per gli occhi che per il tatto. L'elmo è di silicone non è rimovibile, ma è morbido e dettagliato. Gli stivali, come detto, rendono la stabilità approssimativa per via della loro rigidità, ma sembrano veri. La rigidità della calzatura non premette il movimento della caviglia che, probabilmente, non è articolata.
Unico difetto dell'abito è l'allacciatura della cintura. L'accessorio non risponde alla fibbia sul davanti, ma su un incastro fianco sinistro. Forse sarebbe stato meglio usare del velcro, ma tant'è.
Le mani sostitutive sono in diverse posizioni: aperte, semichiuse e pugni e sono tutte ben curate. La mano semi aperta serve per reggere lo scudo. Il sistema per collegare lo scudo alla mano del Cap è curato, ma eccessivamente elaborato. Si prende la mano semi aperta, si sgancia una allacciatura delle cinghie sull'interno dello scudo, la si fa passare nella mano e si chiude. A dirlo è facile. Peccato che il tutto si svolga sul filo dei millimetri e sia molto delicato. La rottura è dietro l'angolo. D'altronde è un'azione imprescindibile: non si può neanche pensare a Capitan America senza scudo.
All'altro braccio, a questo punto, possiamo sia lasciare il pugno originale od attaccare il polso di riserva ed applicare od una mano in posizione diversa od il fucile Chitauro (che dentro non ha la mano!).
La fatica viene ripagata dall'avere in esposizione un'action figure con i contro fiocchi.

Captain America
Ecco se vogliamo... gli occhi che guardano verso l'alto non è che siano proprio il massimo, ma ci possiamo lavorare.

giovedì 26 dicembre 2013

Orfani - Primo sangue

Orfani N°: 3
Periodicità: mensile
Primo Sangue
Uscita:17/12/2013
Soggetto e Sceneggiatura Roberto Recchioni
Disegni Gigi Cavenago
Copertina Massimo Carnevale

Il passato.
Ringo è un ragazzino un po' troppo sicuro di sé, non per niente prima della catastrofe era un giovane torero. Al campo di addestramento di Dorsoduro è uno dei primi a rendersi conto che i potenziamenti a cui tutti i ragazzi sono sottoposti li rendono fisicamente migliori dei loro istruttori. Questo lo rende eccessivamente insubordinato, ma Nakamura non è tipo da farsi mettere i piedi in testa. La soluzione per domarlo viene servita sfruttando l'amicizia che lo lega alla piccola Sam.
Il presente.
L'attacco alieno alle navi terrestri è in pieno svolgimento. In anticipo su tutta la flotta gli Orfani escono a dar battaglia. Mocciosa e Pistolero sono tra i più attivi, ma quest'ultimo viene colpito e precipita sul pianeta. Lo schianto in una palude rende inutilizzabile il suo veicolo spaziale e l'assenza del vaccino contro le radiazioni dell'atmosfera aliena lo mette ancora più in pericolo. E' il turno di Boyscout di organizzare una missione di recupero.

Recchioni procede a narrare il passato di due personaggi alla volta. Sul numero 3 è il turno di Mocciosa/Sam e di Pistolero/Ringo. Piano piano delinea i caratteri e le affinità costruendoli in modo da coinvolgere i lettori.
Se la prima parte è interessante e ben riempita, la seconda sembra aver mandato in crisi lo sceneggiatore. A piè pari prende una delle sequenze più famose di Guerre Stellari (quella che comprende una palude, un essere umano, un droide ma che qui risente dell'assenza di un piccolo Jedi verde) alla quale aggiungere pagine e pagine di corsa tra la vegetazione per riempire un buco narrativo.
I disegni di Cavenago non sono male. Decisi e veloci ben si adattano alla situazione. I colori affidati ad Arianna Florean hanno una dominante rossa e calda per il passato e blu e fredda per il presente. Una buona decisione.
La copertina di Massimo Carnevale è evocativa dello scontro finale che coinvolgerà Ringo e la sua Nemesi.

Tutto sommato il più deludente dei tre albi pubblicati fino ad ora. Un momento di stanca che ci sta, nella difficoltà di narrare un nuovo esperimento per il mercato fumettistico italiano.
In attesa, a Gennaio, del numero 4.

lunedì 23 dicembre 2013

Agents of S.H.I.E.L.D. - Episodio 10

Il Centipede è tornato. Tre uomini potenziati rapiscono un detenuto, in prigione, durante l'ora di pranzo. La donna con il vestito a fiori non ha mai smesso di reclutare e di creare nuovi soldati. La squadra di Coulson deve darsi da fare per capire il fenomeno ed arginare i danni che provoca. In loro aiuto viene aggregato Mike Peterson, il primo uomo potenziato con la variante dell'Extremis, ma ad ogni mossa corrisponde una contromossa da parte degli avversari. L'equilibrio della squadra sarà sconvolto sia dal mutare dei rapporti personali che per la scomparsa di uno di loro.

Saranno contenti i fan della trama orizzontale. Alla puntata 10 abbiamo tirato le somme di tutto quello che è accaduto negli episodi precedenti. I capi dei fili sono stati riuniti in un solo palmo e tutto, ora, dopo la pausa natalizia, con l'avvento del 2014, potrà ripartire dal mistero più curioso della serie: come ha fatto Coulson a sopravvivere a Loki?
Di per sè la puntata è divertente e scorrevole anche se qualche difetto glielo si può trovare. Uno, abbastanza palese, è la mono espressione (richiesta dal copione) dell'Agente May, l'altra sono i twist narrativi abbastanza ovvio per lo spettatore. Per i protagonisti del telefilm sono ben preparati, ma per chi vede l'episodio ed ha tutte le carte in mano gli sviluppi della trama sono abbastanza scontati.
Gli attori ospiti (un buon trittico in questo episodio) sono ben calati nel loro ruolo: incerto e volenteroso Peterson, misteriosa e lasciva Raina, distante e superbo Po.
Regia dinamica, con buoni scontri quando è il momento di venire alle mani. Poche location ben gestite ed una selva di esplosioni finali che rendono bene l'idea.

A me questa serie continua a piacere. Semplice, leggere, veloce, va avanti senza che super eroi famosi di mettano di mezzo ed intrattiene piacevolmente.
Rimango in attesa dei prossimi episodi. Anche se devo ammettere che la programmazione americana è abbastanza uno stillicidio.

Agents of S.H.I.E.L.D.
Titolo The Bridge
Serie 1 Episodio 10

Regia Holly Dale

Scritto Shalisha Francis

Guest
Mike Peterson J. August Richards
Rania Ruth Negga
Edison Po Coullen Douglas

Justice League - 7

JUSTICE LEAGUE  N.7
(Contiene Justice League 7, Justice League International 7, The Savage Hawkman 7)
di Geoff Johns, Dan Jurgens, James Bonny, Gene Ha, Aaron Lopresti, Cliff Richards
9772280013001-12007
16,8x25,6, S, 72 pp, col.
Colore: Colore 
Caratteristiche: Spillato

Justice League

Sono passati ormai 5 anni da quando la Justice League è stata creata. Il rapporto tra i supereroi e la popolazione civile è cambiato. La gente, ora, mostra più fiducia in questi eroi mascherati che li proteggono; tanto da chiedersi perchè non si occupino di tutto. Per l'uomo comune sarebbe l'ideale che prendessero le redini dell'educazione, della politica e dell'economia. I politici, invece, si chiedono se sarebbe possibile infiltrare nella Justice League un membro più malleabile e favorevole alle loro politiche, insomma una spia.

Justice League International

L'esplosione che ha devastato il palco della presentazione della Justice League International ho provocato vittime e feriti. Due membri della JLI sono gravemente feriti ed uno è deceduto. Solo Booster Gold e Guy Gardner sono rimasti illesi e si prodigano nelle operazioni di soccorso. Civili ed autorità hanno avuto gravi perdite anche loro. Un nemico, dotato di poteri della manipolazione dell'elettricità, finalmente, si palesa.

The Savage Hawkman

Hawkman è impegnato a trovare una soluzione per combattere il Gentleman Fantasma ed il suo esercito di zombie. A fermare i non morti viene in suo aiuto Static, supereroe adolescente, così che l'alter ego di Carter Hall possa dedicarsi all'obiettivo grosso. Nel maneggiare la Sfera della Morte, però, il Gentleman risveglia qualcun altro ed i suoi piani vengono sconvolti.

Justice League

Seconda run di Johns alla guida della Justice League. Ai disegni non troviamo più Jim Lee, ma Gene Ha. Diciamo che la qualità dei disegni ed il loro stile non cambia. Certo qualche differenza si trova, ma Ha non fa rimpiangere il suo predecessore. Anche lui usa bene lo spazio messogli a disposizione nella pagina e realizza delle splash page importanti. Fattore fondamentale, per mantenere uniti i due stili, è la colorazione che rimane sempre luminosa e briosa, costantemente piena di toni di rosso. Come detto un trama politica nella quale poche battute dell'autore permettono a lettore di capire le posizioni dei governanti nei confronti degli eroi ed i loro timori nei confronti di questi, nuovi, guardiani del diritto.

Justice League International

La coppia non cambia e la storia assume qualche aspetto interessante. I gravi ferimenti e le morti che sconvolgono la narrazione rendono il tutto interessante. Come al solito ci credo poco nella dipartita di un supereroe, ma per adesso l'accetto nella curiosità di vedere cosa succederà dopo. I disegni non sono stratosferici, ma la colorazione valida e lo stile asciutto e preciso sono sempre piacevoli.

The Savage Hawkman

 Il team di questa saga fa fatica ad ingranare ed io, come lettore, faccio fatica ad inquadrare il campo d'azione dell'uomo falco. Se nella prima run combatteva contro gli alieni in questa seconda, mini, avventura combatte contro il soprannaturale. Questo mi spiazza. Quello che è costante è lo stile di disegno incostante, ma che in colorazione mostra una splash page quasi luminosa: abbandona i toni nero ed oro per proporre quasi un blu/argento.

La copertina di Jim Lee, rimasto nella collana come illustratore, è aggressiva e violenta. Non si esime dal proporre tutti gli eroi della JL, su piani diversi, con uno sfondo viola fluorescente. Un po' pacchiana e caotica, ma ben realizzata.
Editoriali Rw Lion come sempre esplicativi, puntuali e pubblicitari a favore delle altre testate. Ottima stampa ed impaginazione.

venerdì 13 dicembre 2013

Martin Mystère - Il matrimonio di Sergej Orloff

Martin Mystère N°: 330

Il matrimonio di Sergej Orloff

Periodicità bimestrale
Uscita 11/12/2013

Soggetto Sceneggiatura Carlo Recagno
Disegni Esposito Bros.
Copertina Giancarlo Alessandrini

Il matrimonio di un amico, sopratutto se ne frattempo è stato un nemico e ci si è riappacificati, è un evento memorabile. Quando si è il testimone, poi, il ruolo chiave non ammette distrazioni. Invitati in Svizzera per il matrimonio di Sergej Orloff, Martin, Diana e Java, sono costretti ad assistere al misterioso rapimento della futura sposa, Monique, da parte di strane creature. 
Un vecchio debito di riconoscenza viene a bussare alla porta di Orloff. Solo Martin potrebbe aiutarlo ad uscirne in modo pulito, ma sarà costretto a scegliere un altro modo, molto più doloroso.

I matrimoni nei fumetti non sono stati mai dei momenti tranquilli. C'è sempre stato un super cattivo ad interromperli od un disastro, oppure sono finiti annullati da demoni infernali. Perchè mai questo dovrebbe essere diverso? Il vero dramma non sono le vicende che segnano i protagonisti, ma gli spiegoni pazzeschi che Recagno rifila al lettore per riempire le 150 pagine di fumetto. Il medesimo concetto viene spiegato e rispiegato più volte, giusto come riempitivo. Oltre a questo, visto che le pagine erano troppe, l'inizio è tutto un raccontare di aneddoti del passato che hanno coinvolto i due allievi di Kut Humi. Forse piacevole per chi si avvicina adesso alla lettura delle avventure del BVZM, ma decisamente noioso per tutti gli altri. La parte mysteriosa è ben breve. I twist narrativi sono ovvi e palesi fin dall'inizio, diventando addirittura annunciati più si va avanti nella lettura.
Esposito Bros non si complicano la vita. Disegnano le loro belle tavole statiche e dettagliate (tranne che per i muri delle abitazioni che danno un'intensa sensazione di vuoto e di mancanza), ma con mascelloni ovunque: mascella fortemente squadrata per tutti i maschi e leggermente meno per tutte le donne. Si concedono un passaggio nella bellezza femminile, nelle ultime pagine, mostrando una sensuale Morgana.
Copertina di Alessandrini con i colori di Muscillo sempre appropriata. Questa volta, però, la colorazione offusca, anche per via dei toni molto accesi e delle ombre plastiche, lo spirito tradizionale dello storico copertinista di Martin Mystère.

330. L'ultimo numero di questa collana che acquisterò per un po' di tempo. Le storie sono diventate troppo noiose e faticosamente sopportabili per chi ha vissuto le precedenti. Il duopolio Recagno/Mignacco ha prodotto, in me, un effetto repulsione verso il personaggio che, a dispetto dei vacui tentativi, è diventato sempre più sedentario e verboso. La logorrea del protagonista non è mai stato un problema per me  fino a quando chi scriveva sapeva gestirla. Castelli ha scritto delle cose eccellenti, dialogo di pagine e pagine senza azione, ma che avevano un loro perchè.
Il formato studiato e trovato da casa Bonelli per la pubblicazione degli albi del Detective dell'Impossibile è variato molto in questi 30 anni di presenza nelle edicole italiane. Si era partiti con storie che iniziavano su un albo e che finivano, anche per poche pagine, sul successivo dove iniziava la nuova avventura. Si era trovato un compromesso con storie autoconclusive sui classici albi di 98 pagine e si era andati bene, con storie divise anche su due numeri consecutivi, fino all'inizio di crisi di vendite. Negli ultimi anni la formula bimestrale quasi a balenottero era stata adatta a supportare il personaggio. Adesso oltre la crisi di vendite, la crisi economica c'è anche la crisi di idee. Riempire ogni bimestre un fumetto del mystero con nuovi spunti è difficile. Gli autori ed i curatori della collana non ci stanno riuscendo.  Peccato. Dalla parte del fruitore, non essendo mecenate, non vedo perchè devolvere 5€ bimestrali all'acquisto di un prodotto che non mi convince visto che, tra un anno o due, gli stessi albi si possono trovare nelle fiere del fumetto al costo di un Euro o poco più.

Sinceramente mi dispiace separarmi da un amico di cui ho letto con interesse le avventure per più di venti anni, recuperando tutti i numeri in edizione originale. Purtroppo, come mi ha detto il buon Castelli al cinema Arcobaleno di Milano in occasione del 30 Anniversario della vita editoria del BVZM, "Anche il mio fumetto risente dell'età e non è detto che un giorno o l'altro non chiuda." Per me aveva già chiuso qualche anno fa, avevo sperato che il 30° compleanno lo rivitalizzasse, ma così non è stato. Peccato.

A presto BVZM.

giovedì 12 dicembre 2013

Justice League - 6

JUSTICE LEAGUE N.6
(Contiene Justice League 6, Justice League International 6, The Savage Hawkman 6)
di Geoff Johns, Dan Jurgens, Tony S. Daniel, Jim Lee, Marco Castiello, Philip Tan
9772280013001-20006
16,8x25,6, S, 72 pp, col.
Pagine: 72 
Colore: Colore 
Caratteristiche: Spillato

Justice League

Superman è ancora prigioniero del temibile Darkseid, che ha dei progetti non proprio salutari sul figlio di Krypton. Solo Batman, o meglio Bruce Wayne, può cercare si salvarlo. L'errore più grande per il loro avversario, però, sarebbe quello di pensare che i due e Lanterna Verde, Flash, Cyborg, Aquaman e Wonder Woman siano solo dei singoli e non la Justice League.

Justice League International

Momento politico per la JLI. L'ONU continua ad esprimere i suoi dubbi sulla qualità della formazione, ma Booster Gold, convocato per discutere della missione che ha salvato il nostro pianeta, troverà argomenti per difenderla. Alla presentazione ufficiale del team al mondo, però, un attentato dinamitardo di enorme potenza sembra sterminarne i membri.

The Savage Hawkman

Jim Craddock, il Gentleman Fantasma, è mostro alla fine dei 1800 ed ora è tornato in vita a cercare un misterioso artefatto. Per ottenerelo manipola le azioni di Carter Hall e riesce a sfuttare per il suo tornaconto i poteri del metallo Nth. Conseguenze? Un'invasione di zombie si prepara ad invadere la città.

Justice League

Ultimo capitolo della saga scritta da Geoff Johns e disegnata da Jim Lee. Pagine piene, tratto sicuro, personaggi molto giovani e colori carichi ed allegri in ogni situazione. Niente da dire, seppur nella sua semplicità narrativa e con qualche scelta obbligata (il ritornerò di Darkseid ne è un esempio) la storia è stata avvincente ed utile per presentare i personaggi della JL nel momento della loro formazione. Con il prossimo numero e l'avvicendamento ai disegni un nuovo disegnatore porterà il team nel presente.

Justice League International

Come detto una storia politica. Una storia che serve a dare il beneplacito all'esistenza della JLI e che si conclude con un clamoroso colpo di scena. Chi saranno i misteriosi attentatori? Dan Jurgens si risolleva da una prima storia della JLI molto classica con questa ultima mossa. Marco Castiello prosegue con i suoi buoni disegni a caratterizzare i personaggi scelti per questo nuovo team.

The Savage Hawkman

Boh, a me sembra tutto così scontato. Il protagonista mi sembra molto fessacchiotto e non uno che già da anni ha a che fare con il metallo Nth. Va bene che adesso è a sua disposizione in una nuova forma, ma il caos nella mente di Carter Hall mi sembra fin eccessivo. I disegni di Tan continuano ad imperversare nel campo del confuso ed i colori scelti  per la pittura delle tavole grondano nero. Peccato.

Tra la storia della JL e quella della JLI vi è un breve capitolo riguardante la misteriosa figura di Pandora. Già presente durante la fine dell'universo di DC che ha creato i New 52, ora questa ragazza dal cappuccio rosso svela qualcosa di più di sè, ma senza dire niente di rivelatorio sul suo ruolo effettivo.
La copertina, Jim Lee, è un'esplosione di rosso. Darkseid domina sui membri della JL ed introduce l'ultimo capitolo della run in modo troppo statico.
Pochi editoriali della RW Lion, forse senza refusi di grande importanza. Meno male.

mercoledì 11 dicembre 2013

Batlleship

2005. La NASA vara il Progetto Beacon: stabilire un contatto con il Pianeta G per indagare sull'esistenza di forme di vita indigene intelligenti.
2013. Un'avanguardia degli abitanti del Pianeta G giunge sul nostro pianeta, in prossimità delle Hawaii, per impiantare un sistema di comunicazione che guidi il resto della flotta d'invasione sul Pianeta Terra. Tre potenti navi da guerra difendono il dispositivo situato nell'Oceano. Intorno ad esso un campo di forza che tiene a distanza tutte le navi delle diverse flotte in zona. All'interno della cupola rimangono solo tre cacciatorpediniere, ultimo baluardo e speranza per l'umanità di evitare un'invasione aliena e l'estinzione della razza umana.

Sinceramente. Pensavo di trovarmi di fronte ad un film il cui sottotitolo fosse: Sono un boiata: sallo!
Oh, e, invece, mi ha stupito. Più di due ore, ma che alla fine scorrono, tra un'assurdità, e l'altra, tra un effetto speciale di riciclo e l'altro, ma che divertono. Non nascondo che un paio di momenti di pathos ci sono pure, ad esempio durante la battaglia navale finale (quella giocata sullo schermo, non quella con la corazzata in derapata che spara neanche fosse John Wayne). Che poi la filosofia dell'americano spaccone è quella che fa da filo conduttore in tutta le pellicola. Ecco, sì, è uno di quei classici film che si può definire un'americanta senza timore di sbagliarsi.
Gli effetti speciali non sono affatto male, certo molto in stile Transformers, ma bisognava ottimizzare i costi. L'idea di un film marinaro è sempre ardua da mettere su schermo ed era dagli anni '60 o '40 del secolo scorso che non si vedeva uno scontro navale così impegnativo.
Il cast è qual che è. Niente di eccezionale, basato su faccioni quadrati e su bellezze bionde. L'unico attore di spicco è Liam Neeson che ha un piccolo ruolo con un paio di battute carine. Sempre carismatico. Cameo o piccola parte chiamiamola come vogliamo, in cui si è divertita, per Rihanna: con in mano grandi pistole si diverte un mondo ed il suo faccino sul grande schermo non è così male. Certo, una parte così la poteva interpretare chiunque.
Gli alieni alla fine sono abbastanza classici e con delle corazze che hanno un che di già visto. Ben realizzate, ma sarebbe ora che qualche costumista iniziasse a lavorare di fantasia e la smettessi di fare tutte le corazze uguali a quelli di Halo, per ogni film.
La colonna sonora ha un paio di passaggi interessanti, sopratutto nel finale durante l'epica messa in moto della vecchia corazzata.

Alla fin fine un film divertente, senza pretese, costato un po' troppo rispetto a quello che poi ha incassato.
Per una serata spensierata od in pezzi per più serate: tanto seguire la trama non è un problema. 

Titolo originale  Battleship  

Paese di produzione  Stati Uniti  
Anno  2012  
Durata  131 min.  
Genere  fantascienza
  
Regia  Peter Berg  

Sceneggiatura  Erich Hoeber, Jon Hoeber  
Casa di produzione  Universal Pictures, Battleship Delta Productions, Film 44, Hasbro, Stuber Productions  
Fotografia  Tobias A. Schliessler  
Effetti speciali  Industrial Light & Magic  
Musiche  Steve Jablonsky  
Scenografia  Neil Spisak  

Interpreti e personaggi  
Taylor Kitsch: Ten. Alex Hopper 
Alexander Skarsgård: Stone Hopper 
Liam Neeson: Vice Ammiraglio Shane 
Brooklyn Decker: Samantha "Sam" Shane 
Rihanna: Cora Raikes 
Peter MacNicol: Segretario della difesa 
Tadanobu Asano: Cap. Nagata 
Hamish Linklater: Cal 
Josh Pence: Capo Moore 
Jesse Plemons: Ordy 
Stephen Bishop: Taylor 
 
Doppiatori italiani  
Andrea Mete: Ten. Alex Hopper 
Alessandro Rossi: Vice Ammiraglio Shane 
Myriam Catania: Samantha "Sam" Shane 
Domitilla D'Amico: Cora Raikes 
Gianfranco Miranda: Cap. Nagata 
Nanni Baldini: Cal 
Davide Perino: Ordy

lunedì 9 dicembre 2013

Machete Kills

Il Governo degli Stati Uniti d'America ha un problema che da solo non può risolvere. Oltre il confine con il Messico, Marcos Mendez ex capo dei Cartelli ed ora loro fervido avversario, è in possesso di un missile che ha deciso di lanciare sulla Casa Bianca. L'unico che può fermarlo è Machete. Quando, però, un imprevisto gli lascia solo 24 ore per raggiungere chi può disattivare la testata scopre che è un pazzo. Luther Voz, dotato del potere di leggere nel futuro, sarà un duro avversario per il vendicatore messicano.

Il primo Machete era fantastico. Un film del genere exploitation ben realizzato, con numerose morti, ma realizzato con una cura ed un senso ben superiori a quelle di questo secondo capitolo.
Di tutto quello che ha caratterizzato il primo film, qui, mancano solo le donne nude, ma per il resto c'è tutto. Solo che ce n'è troppo. La trama continua a svilupparsi all'infinito ed ad aggiungere tasselli inutili per realizzare minutaggio. Espedienti simili vengono utilizzati più volte per uscire dalle situazioni più incredibili ed alla fine la sospensione del senso della realtà, necessaria in film come questi, inizia ad averne le balle piene anche lei. Rimangono simpatiche le sentenze, le frasi lapidarie, di Machete ("Machete non twitta", "Machete capita") e le continue citazioni alla Saga di Star Wars nella seconda parte del film.
La regia di Rodriguez sembra essere  un poco stanca. Gli effetti visivi, l'effetto pellicola rovina, macchina fuori fuoco, pellicola sgranata, sono sempre usati con cura, ma manca qualcosa.
Non si può trascurare di parlare del ricco cast. Michelle Rodriguez ha anche qui una parte importante come nel primo film ed anche qui viene, però, fuori sulla distanza. Jessica Alba... non vi dico niente che è meglio. Charlie Sheen, qui con il suo vero nome, è un Presidente degli Stati Uniti sul genere di George W. Bush, fate voi se padre o figlio, e gli riesce bene. Mel Gibson è al suo secondo film dalla radiazione da Hollywood: gli anni passano anche per lui, ma, in italiano, avere il suo doppiatore classico è un toccasana per la sua interpretazione. Amber Heard è bella. Cuba Gooding Jr ha un cameo curioso: divide il suo personaggio con Lady Gaga che, ecco, ci poteva essere chiunque al suo posto, ma da quando Rihanna ha recitato in Battleship... ci manca solo Katy Perry.
Il pezzo da 90, però, è sempre lui: Danny Trejo. Lui è l'uomo perfetto per questo genere di film. Un genere, purtroppo, defunto, ma che avrebbe fatto di lui in Bela Lugosi dell'exploitation. Meno male che Rodriguez e Tarantino gli hanno dato questa possibilità e speriamo che gli incassi di questo secondo capitolo permettano loro di fargli chiudere il cerchio. Non mi dispiacerebbe vedere Trejo in una parte di rilievo in uno dei prossimi Mercenari di Stallone.

Tra l'uscita del primo Machete e questo è passato, forse, troppo tempo. I fan lo aspettavano almeno un anno prima, ma si sa che questi film di nicchia vengono realizzati nei momenti liberi e con meno mezzi di un film ad alto budget. Spero che nel breve, per non dar tempo alla delusione di attecchire, venga realizzato il promesso terzo capitolo della trilogia: Machete Kills Again... In Space. Tanto per aggiungere l'assurdo all'assurde e divertirsi ancora di più.
Non memorabile, ma vedibile.

Titolo originale  Machete Kills  

Lingua originale  inglese, spagnolo  
Paese di produzione  Stati Uniti  
Anno  2013  
Durata   105
Genere  exploitation
  
Regia  Robert Rodriguez  

Soggetto  Robert Rodriguez, Marcel Rodriguez  
Sceneggiatura  Kyle Ward  
Distribuzione (Italia)  Lucky Red  

Interpreti e personaggi  
Danny Trejo: Machete Cortez 
Michelle Rodriguez: Luz 
Mel Gibson: Luther Voz 
Demián Bichir: Marcos Mendez 
Charlie Sheen: Presidente Rathcock 
Amber Heard: Blanca Vasquez, Miss San Antonio 
Sofía Vergara: Madame Desdemona 
Lady Gaga: La Chameleón 
Antonio Banderas: Duke / El Cameleón 4 
Cuba Gooding Jr.: El Cameleón 2 
Walton Goggins: El Cameleón 1 
William Sadler: Sceriffo Doakes 
Tom Savini: Osiris Amanpour 
Jessica Alba: Sartana Rivera 
Marko Zaror: Zaror 
Vanessa Hudgens: Cereza 
Alexa Vega: KillJoy 
 
Doppiatori italiani  
Saverio Moriones: Machete Cortez 
Perla Liberatori: Luz 
Claudio Sorrentino: Luther Voz 
Franco Mannella: Mendez 
Massimo Rossi: Presidente degli Stati Uniti 
Domitilla D'Amico: Miss San Antonio 
Laura Romano: Madame Desdemona 
Tiziana Avarista: La Chameleón 
Pasquale Anselmo: Duke / El Cameleón 4 
Riccardo Rossi: El Cameleón 2 
Ennio Coltorti: Sceriffo Doakes 
Massimiliano Virgilii: El Cameleón 1 
Myriam Catania: Sartana Rivera 
 

venerdì 6 dicembre 2013

Capitan America - Marvel NOW! 1

CAPITAN AMERICA 37
CAPITAN AMERICA 1
MARVEL NOW! CAPITAN AMERICA

17x26, S., 80 pp., col. Contiene: Captain America #1, Captain America & Black Widow #636, Captain Marvel #1-2 (prima parte)

Captain America #1

Un eroe che salva una città da un nemico ecologista. Un viaggio in treno, dove il posto è solo per una persona. Ecco che Steve Rogers, alias Capitan America, si trova nella Dimensione Z, in balia di Arnim Zola, e con un fardello inaspettato.

Captain America & Black Widow #636

Kashmir Vennema. Arrestata da Capitan America e contemporaneamente in libertà in più luoghi sulla Terra. Ogni volta con un passato diverso. Quale mistero si nasconde dietro all'imprenditrice senza scrupoli sulle cui tracce c'è Natasha Romanova, alias la Vedova Nera.

Captain Marvel #1-2 

Miss Marvel ha cambiato costume, è più potente ed un amico da onorare. Decide di accettare la sua eredità e diventare lei stessa Capitan Marvel. Al contempo, però, deve prendersi cura di un'amica malata e cercare di emulare un suo eroe del passato: Hellen Cobb. Alla guida di un vecchio aereo precipita su un isola abitata da giapponesi abbigliati da combattenti della seconda guerra mondiale.

37 mesi fa avevo già provato a leggere la raccolta di storie che in Italia era uscita sotto la testata chiamata Capitan America. Oggi questa stessa testata ricomincia e mi fa un effetto peggiore della prima volta.
La prima storia scritta da Rick Remender e disegnata da un irriconoscibile John Romita Jr è tremenda. Si richiama ad un evento fondamentale del passato del Cap, getta qualche basi nella sua infanzia, la colora con un storia d'amore destinata a finire male, ci mette un'abbondante dose di fantascienza. Crea un caos enorme. I disegni di Romita non aiutano. Stile schematico, colori diluiti, tutto mette a disagio il lettore.
La storia divisa dal Cap e la Vedova non è da meglio. L'infarcita di ospiti storia di Culle Bunn è disegnata anche peggio da Francesco Francavilla, che spero non sia italiano. Disegnata tanto per fare e colorata anche peggio è un fastidio enorme anche il solo pensare che qualcuno sia stato pagato per realizzarla.
Gli unici disegni che si salvano, anche se avrebbero sfigurato in qualsiasi altro albo, sono quelli di Dexter Soy per Capitan Marvel. La scelta di colori ad acquarello e figure poco nitide si sta rivelando frequente nello stile dei disegnatori che lavorano oltreoceano, ma a me non va giù lo stesso. A mettere in difficoltà questa storia ci pensa Kelly Sue DeConnick che pensa un bel soggetto, ma lo realizza in modo caotico.

Carina la copertina di Skottie Young per la variant, ma hanno anche stancato.  Aggressiva, ma niente di eccezionale quella di Romita Jr per la cover a.

Le premesse sono delle peggiori. Non sono sicuro di voler dare una seconda possibilità a questa collana. Ci penserò dal 4 di Luglio in poi, quando uscirà il secondo numero.

giovedì 5 dicembre 2013

Dylan Dog - I sonnambuli

Dylan Dog N°: 327
I sonnambuli

Uscita 28/11/2013

Soggetto e Sceneggiatura Andrea Cavaletto
Disegni Luca Dell'Uomo
Copertina: Angelo Stano

Apparentemente sonnambuli, tranquilli cittadini londinesi, imbracciano armi ed uccidono altre persone. Dylan Dog, assunto da una degli omicidi, e Bloch si trovano indagare fianco a fianco su questo mistero che porta loro alla mente gli Uccisori.

L'albo 327, terzo della gestione Recchioni pre-rivoluzione, mette al lavoro, insieme, uno degli sceneggiatori più giovani di casa Bonelli, Cavaletto, ed uno dei disegnatori che hanno contribuito alla formazione grafica dell'anti eroe nato dalla fantasia di Tiziano Sclavi, Dell'Uomo.
Cavaletto, in tempo di crisi si occupa lui di soggetto e sceneggiatura, realizza una sceneggiatura semplice, a tratti scontata, ma che funziona ed intriga il lettore. La storia, che mette nelle mani del suo disegnatore, riporta l'Indagatore dell'Incubo ai suoi primordi grazie ad una vera indagine horror, sporcata di sangue, d'atmosfera.
Luca Dell'Uomo, senese classe '57, aveva abbandonato la professione di disegnatore per dedicarsi ad altro. Nel lontano 1986 approda a Dylan Dog e la sua prima storia, Gli Uccisori appunto, esce l'anno successivo: un capolavoro. Il suo secondo ritorno sulle pagine dell'Old Boy, dopo il 312, è una festa per gli occhi. Si parte dai bordi delle vignette tracciati con un tratto spesso, si passa per i dettagli e la cura di ogni singola illustrazione, si osservano con morboso piacere le linee sinuose che danno vita alla figura femminile principale, si gode della dinamica dei corpi, si vedono un bel Dylan Dog ed un Bloch che ritorna ai tratti dell'attore che lo ha ispirato. Era da tanto che non mi si saturavano gli occhi con disegni così pieni. Solo per citare: la casa nella prima pagina! Sono stato a fissarla per una decina di minuti, non riuscivo a girare ed iniziare la lettura. E la donna con la pistola alla fine dell'albo? Una figura sinuosa e dinamica veramente intrigante. Tanti disegnatori che oggi si approcciano al mondo del fumetto e che vengono pubblicati dovrebbero studiare questo albo nei dettagli,.
La copertina di Stano è un tuffo nel bianco (notato che tende ad essere un colore molto usato nelle ultime copertina del Dylan?) e trasmette l'inquietudine contenuta nell'albo. Tra i Sonnambuli raffigurati come non riconoscere il RRobe.

Un albo semplice sotto il profilo della sceneggiatura, ma intrigante, dai disegni eccezionali e con una copertina di alto livello. Centro.

mercoledì 4 dicembre 2013

Martin Mystère - Almanacco del mistero 2014

Almanacco del Mistero N°: 27
Periodicità: annuale
Almanacco del Mistero 2014
Uscita:23/11/2013

Soggetto e Sceneggiatura Alfredo Castelli
Disegni e Copertina Giancarlo Alessandrini

Anni '30 del secolo scorso. Martin Mystère e Java sono imbarcati su un transatlantico che viene sequestrato da uno strano sommergibile. Dotato di un'arma magnetica, il sottomarino, trascina la nave sotto le acque dell'Oceano Atlantico verso una misteriosa città sottomarina.
In superficie Chris Tower e l'Altrove contemporanea tentano di risolvere il mistero della sparizione delle navi nel medesimo pezzo di Oceano solcato dalla nave di Martin.
Martin Mystère, Java, Angie, Diana, Chris Tower, Max Brody e l’Ispettore Travis recitano ruoli, a volte, un po' inconsueti per loro. In più qualche guest dal passato.

Partiamo dal fumetto contenuto in questo 27° Almanacco del Mistero. La storia, seppure un po' prolissa in alcuni dialoghi, è simpatica e scorrevole. Porta Martin Mystère ad essere, come agli albori della sua vita editoriale, un avventuriero esploratore con l'aggiunta di un briciolo d'azione che mai guasta. Se Castelli si diverte e giocare con le citazioni (da Mandrake al Mago di Oz passando per Aquaman e Stanlio ed Ollio, solo per citarne alcune) noi ci divertiamo con lui a leggerne. Tuttavia un pizzico di originalità in più non sarebbe stato male accetto. I disegni di Alessandrini sono ineccepibili come sempre ed è sempre bello vederlo all'opera. Particolarmente in forma nella rappresentazione delle figure femminili per le quali conserva un tratto corposo, nei punti giusti. La presenza di Miss Angie d'altronde lo richiede. La copertina in pieno stile anni '30 , quasi una citazione da Flash Gordon, risulta molto azzeccata, anche se può non incontrare i gusti di tutti.

L'Almanacco è noto per il suo comparto di dossier. La prima parte, quella che precede la storia a fumetti, come sempre è riservata ai libri, ai film ed alle serie tv. Aggiornata sulle ultime uscite questa sezione scivola un po' troppo sull'ovvio senza offrire spunti non noti al grande pubblico. Mi trovo in completo disaccordo, oltretutto, con due articoli della sezione film. Se si può parlare bene del Mago di Oz senza citare come Sam Raimi, che ammiro ed apprezzo, ne abbia ricalcato la trama sul suo L'armata delle Tenebre non vedo come si possa definire mediocre Man of Steel. Mediocre, secondo l'autore dell'articolo, per via della morte del cattivo per mano dell'eroe "cosa che l'ultimo figlio di Krypton non farebbe mai nemmeno sotto minaccia di una doccia di kryptonite" (citazione testuale). Forse il buon autore si dimentica delle volte, almeno due, in cui Zod è stato atteso dalla medesima sorte nelle storie a fumetti dell'Uomo d'Acciaio. Ancorato alla versione classica del 1978 chi scrive non accetta un punto di vista diverso ed una lettura parallela di un eroe che poco conosce. Le critiche ci stanno per carità: la morte del padre di Clark è una di quelle scene non esente da tale trattamento.  Arguta l'opinione di affidare a Tarsem Singh la regia di un film su Geppo il diavolo buono, anche perché si è visto il successo che ha riscosso il suo Biancaneve. 
Polemiche a parte. La seconda parte dei dossier, dopo la storia a fumetti, vede l'attenzione posata principalmente sulle Pulp Stories americane. Ne viene spiegata la nascita, la derivazione del nome del genere, vengono presentati gli autori più e meno noti e l'immancabile declino del genere. Abbastanza interessante, giusto per gli approfondimenti, anche se a tratti il tutto sembra essere ispirato dalle pagine elettroniche di Wikipedia.
Secondo approfondimento dedicato a George R.R. Martin. Non male, si scoprono molti lati nascosti dell'autore de Il Trono di Spade andando oltre il suo più grande successo. Qui sì che si trovano un paio di suggerimenti per gli acquisti interessanti: scartabellate tra i suoi titoli di fantascienza e ve ne convincerete.
Una buona prosa e poco altro è la forza dell'ultimo dossier: Geografia fantastica. Vengono qui presentati i luoghi creati dagli autori di romanzi e fumetti che dovrebbero esistere sui nostri atlanti ed invece non ci sono: da Derry a Caslte Rock passando per Arkham.

Un Almanacco mediocre. Di medio interesse. Che nasconde poche perle.
Nonostante, o forse proprio per via de, il 30° Anniversario dalla nascita (31 anni con quello corrente) tutto quello che risulta legato a Martin Mystère risulta invecchiato, lento ed impacciato. Il personaggio di cui è biografo il BVZA è destinato ad una vecchiaia difficile se proseguirà su questi binari.
E' probabile che questo sia per me l'ultimo Almanacco del Detective dell'Impossibile. Tutto dipenderà se la prossima storia in edicola l'11 di Dicembre 2013 risveglierà in me le antiche passioni. Ma deve essere veramente bella!