martedì 31 gennaio 2012

Underworld Evolution

Alexander Corvinus fu il progenitore delle razze dei Vampiri e Lycan. I suoi figli furono Marcus, il Vampiro, e William, il Lycan. Data la sua pericolosità William viene rinchiuso in una speciale prigione costruita per lui dai genitori di Selene, la donna vampiro che ha dato origine al supervampiro che risiede nell'ultimo erede di Alexander Corvinus, Michael Corvin, e che ha ucciso il penultimo dei tra anziani e suo genitore alla nuova vita di immortale, Viktor.
Markus, risvegliato in quanto ultimo anziano e primo vampiro, si prodiga per liberare suo fratello, dopo 600 anni di prigionia. Per farlo gli serve una chiave divisa in due pezzi. La prima parte è in possesso di Selene, si tratta dell'amuleto raccolto dal cadavere di Lucian, e l'altra era nascosta sotto la pelle di Viktor, ora in locazione sconosciuta.
Markus, nella sua ricerca, dovrà scontrarsi con Selene e Michael e farà di tutto per ricongiungersi a suo fratello.

Len Wiseman accresce la leggenda intorno alla sua creatura. Dopo il successo del primo capitolo si dedica a questo film dirigendolo con il suo stile classico. I colori dai toni freddi usati nel primo film qui trovano ancora spazio. Persino il sole, nei rari momenti in cui fa capolino, non risulta caldo. Le scene d'azione sono ben girate, non risultano confuse, e coinvolgono lo spettatore.
Il make up dei licantropi è d'alto livello, come nel film precedente, mentre quello della trasformazione di Michael è decisamente scarso, come nel film precedente. Anche il Lycan ed il Vampiro originale sono ben fatti (a parte la scelta di far indossare la gonna a Markus, che sembra alquanto discutibile).
Kate Backinsale è in forma. Stretta nella sua suite di lattice nera è il valore aggiunto del film. Scott Speedman non è un granchè, e la scelta di toglierselo dalle scatole (almeno a quanto traspare) per il film nelle sale quest'anno, sembra azzeccata.

Un film per passare il tempo. Non un capolavoro del cinema horror, non è necessario vederlo.

Titolo originale Underworld: Evolution
Paese USA
Anno 2006
Durata 106 min.
Genere horror

Regia Len Wiseman
Soggetto Kevin Grevioux, Danny McBride, Len Wiseman
Sceneggiatura Danny McBride
Musiche Marco Beltrami

Interpreti e personaggi
Kate Beckinsale: Selene
Scott Speedman: Michael Corvin
Tony Curran: Marcus Corvinus
Shane Brolly: Kraven
Derek Jacobi: Alexander Corvinus
Bill Nighy: Viktor
Steven Mackintosh: Andreas Tanis

lunedì 30 gennaio 2012

Dylan Dog - Il museo del crimine

Dylan Dog n. 305, mensile
Il museo del crimine

Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Gualdoni
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Angelo Stano

La fortuna di Dylan Dog è sfacciata. Lui e la sua nuova fidanzata vengono invitati ad un'anteprima privata, solo per loro, organizzata dal direttore museo alla nuova mostra sulla Londra Criminale. La narrazione del loro anfitrione è così coinvolgente che Dylan si ritrova addirittura catapultato nelle vicende di cui sente raccontare e di cui vede le ricostruzioni nelle sale del museo. Tutto fino a quando non si trova lui stesso vittima di una ricostruzione di un evento della sua vita di poliziotto a Scotland Yard alle dipendenze dell'ispettore Bloch. Il Killer del Martello non gli darà pace ad anni di distanza.

La storia di Gualdoni parte come il solito albo riempitivo di racconti brevi dove Dylan si trova ad affrontare situazioni non sue in varie epoche storiche. Si riprende nelle ultime trenta pagine, quando il tenore cambia e la storia inizia ad acquisire un senso. Alla fine non sembra di aver perso tempo per leggere l'albo e l'anno non sembra partire così male come avrebbe potuto.
I disegni di Nicola Mari continuano, dopo anni, a convincermi poco. Il suo modo di disegnare, con questo tratto che rimane fluido e mai definito, persevera nel non soddisfarmi completamente. Un buon uso dei neri, come sempre, ma sopratutto mi sorprende in certe tavole ad ampio respiro che davvero mi stupiscono.
La copertina di Stano è un capolavoro. La grazia dalle mani dell'artista continua a sgorgare imperterrita. Se fosse possibile mi piacerebbe acquistare la tavola realizzata per questa copertina ed appenderla in casa. Veramente evocativa.

Tutto sommato un albo che non mantiene alcune aspettative che mi ero fatto, ma che si lascia leggere senza remore. La sola copertina di Stano vale la spesa.

giovedì 26 gennaio 2012

Calendario 2012

Lo so, siamo un po' in ritardo.
L'anno scorso, qui, vi avevo segnalato le illustrazioni che J. Scott Campbell, disegnatore anche di fumetti Marvel, aveva realizzato per un suo calendario. Anche quest'anno ha rivisitato le giovani indifese delle fiabe di quando eravamo piccoli e ne ha dipinto un bel calendario.
Eccole qui per voi.















Belli vero. Sapessi disegnare io la bene la metà di lui.

mercoledì 25 gennaio 2012

martedì 24 gennaio 2012

Oscar 2012 - Le Nominations


Ecco, fresche fresche le nomination agli Oscar 2012.

MIGLIOR FILM

The Artist - Thomas Langmann, Producer
The Descendants - Jim Burke, Alexander Payne and Jim Taylor, Producers
Extremely Loud & Incredibly Close - Scott Rudin, Producer
The Help -Brunson Green, Chris Columbus and Michael Barnathan, Producers
Hugo - Graham King and Martin Scorsese, Producers
Midnight in Paris - Letty Aronson and Stephen Tenenbaum, Producers
Moneyball - Michael De Luca, Rachael Horovitz and Brad Pitt, Producers
The Tree of Life- Nominees to be determined
War Horse - Steven Spielberg and Kathleen Kennedy, Producers
REGIA

The Artist - Michel Hazanavicius
The Descendants - Alexander Payne
Hugo - Martin Scorsese
Midnight in Paris - Woody Allen
The Tree of Life - Terrence Malick
ATTORE PROTAGONISTA

Demián bichir - A Better Life
George Clooney - The Descendants
Jean Dujardin - The Artist
Gary Oldman - Tinker, Taylor, Soldier, Spy
Brad Pitt - Moneyball
ATTORE NON PROTAGONISTA

Kenneth Branagh - My Week with Marilyn
Jonah Hill - Moneyball
Nick Nolte - Warrior
Christopher Plummer - Beginners
Max von Sydow - Extremely Loud & Incredibly Close
ATTRICE PROTAGONISTA

Glenn Close - Albert Nobbs
Viola Davis - The Help
Rooney Mara - The Girl with the Dragon Tattoo
Meryl Streep - The Iron Lady
Michelle Williams - My Week with Marilyn
ATTRICE NON PROTAGONISTA

Bérénice Bejo - The Artist
Jessica Chastain - The Help
Melissa McCarthy - Bridesmaids
Janet McTeer - Albert Nobbs
Octavia Spencer - The Help
FILM D'ANIMAZIONE

A Cat in Paris - Alain Gagnol and Jean-Loup Felicioli
Chico & Rita - Fernando Trueba and Javier Mariscal
Kung Fu Panda 2 - Jennifer Yuh Nelson
Puss in Boots - Chris Miller
Rango - Gore Verbinski
SCENOGRAFIE

The Artist
Production Design: Laurence Bennett
Set Decoration: Robert Gould
Harry Potter and the Deathly Hallows - Part 2
Production Design: Stuart Craig
Set Decoration: Stephenie McMillan
Hugo
Production Design: Dante Ferretti
Set Decoration: Francesca Lo Schiavo
Midnight in Paris
Production Design: Anne Seibel
Set Decoration: Hélène Dubreuil
War Horse
Production Design: Rick Carter
Set Decoration: Lee Sandales
FOTOGRAFIA

The Artist - Guillaume Schiffman
The Girl with the Dragon Tattoo - Jeff Cronenweth
Hugo - Robert Richardson
The Tree of Life - Emmanuel Lubezki
War Horse - Janusz Kaminski
COSTUMI

Anonymous - Lisy Christl
The Artist - Mark Bridges
Hugo - Sandy Powell
Jane Eyre - Michael O’Connor
W.E. - Arianne Phillips
DOCUMENTARIO

Hell and Back Again - Danfung Dennis and Mike Lerner
If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front - Marshall Curry and Sam Cullman
Paradise Lost 3: Purgatory - Joe Berlinger and Bruce Sinofsky
Pina - Wim Wenders and Gian-Piero Ringel
UndefeateD - TJ Martin, Dan Lindsay and Richard Middlemas
CORTO DOCUMENTARIO

The Barber of Birmingham: Foot Soldier of the Civil Rights Movement - Robin Fryday and Gail Dolgin
God Is the Bigger Elvis - Rebecca Cammisa and Julie Anderson
Incident in New Baghdad - James Spione
Saving Face - Daniel Junge and Sharmeen Obaid-Chinoy
The Tsunami and the Cherry Blossom - Lucy Walker and Kira Carstensen
MONTAGGIO

The Artist - Anne-Sophie Bion and Michel Hazanavicius
The Descendants - Kevin Tent
The Girl with the Dragon Tattoo - Kirk Baxter and Angus Wall
Hugo - Thelma Schoonmaker
Moneyball - Christopher Tellefsen
FILM STRANIERO

Bullhead - Belgium
Footnote- Israel
In Darkness - Poland
Monsieur Lazhar - Canada
A Separation - Iran
MAKEUP

Albert Nobbs - Martial Corneville, Lynn Johnston and Matthew W. Mungle
Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2 - Nick Dudman, Amanda Knight and Lisa Tomblin
The Iron Lady - Mark Coulier and J. Roy Helland
COLONNA SONORA

The Adventures of Tintin - John Williams
The Artist - Ludovic Bource
Hugo - Howard Shore
Tinker Tailor Soldier Spy - Alberto Iglesias
War Horse - John Williams
MIGLIOR CANZONE

Man or Muppet
The Muppets - Music and Lyric by Bret McKenzie
Real in Rio
Rio - Music by Sergio Mendes and Carlinhos Brown, Lyric by Siedah Garrett
CORTOMETRAGGIO ANIMATO

Dimanche/Sunday - Patrick Doyon
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore - William Joyce and Brandon Oldenburg
La Luna - Enrico Casarosa
A Morning Stroll - Grant Orchard and Sue Goffe
Wild Life - Amanda Forbis and Wendy Tilby
CORTOMETRAGGIO LIVE ACTION

Pentecost - Peter McDonald and Eimear O’Kane
Raju - Max Zähle and Stefan Gieren
The Shore - Terry George and Oorlagh George
Time Freak - Andrew Bowler and Gigi Causey
Tuba Atlantic - Hallvar Witzø
MONTAGGIO SONORO

Drive - Lon Bender and Victor Ray Ennis
The Girl with the Dragon Tattoo - Ren Klyce
Hugo - Philip Stockton and Eugene Gearty
Transformers: Dark of the Moon - Ethan Van der Ryn and Erik Aadahl
War Horse - Richard Hymns and Gary Rydstrom
MISSAGGIO SONORO

The Girl with the Dragon Tattoo - David Parker, Michael Semanick, Ren Klyce and Bo Persson
Hugo - Tom Fleischman and John Midgley
Moneyball - Deb Adair, Ron Bochar, Dave Giammarco and Ed Novick
Transformers: Dark of the Moon - Greg P. Russell, Gary Summers, Jeffrey J. Haboush and Peter J. Devlin
War Horse - Gary Rydstrom, Andy Nelson, Tom Johnson and Stuart Wilson
EFFETTI VISIVI

Harry Potter and the Deathly Hallows Part 2 - Tim Burke, David Vickery, Greg Butler and John Richardson
Hugo - Rob Legato, Joss Williams, Ben Grossman and Alex Henning
Real Steel - Erik Nash, John Rosengrant, Dan Taylor and Swen Gillberg
Rise of the Planet of the Apes - Joe Letteri, Dan Lemmon, R. Christopher White and Daniel Barrett
Transformers: Dark of the Moon - Scott Farrar, Scott Benza, Matthew Butler and John Frazier
SCENEGGIATURA ADATTATA

The Descendants
Screenplay by Alexander Payne and Nat Faxon & Jim Rash
Hugo
Screenplay by John Logan
The Ides of March
Screenplay by George Clooney & Grant Heslov and Beau Willimon
Moneyball
Screenplay by Steven Zaillian and Aaron Sorkin
Story by Stan Chervin
Tinker Tailor Soldier Spy
Screenplay by Bridget O’Connor & Peter Straughan
SCENEGGIATURA ORIGINALE

The Artist
Written by Michel Hazanavicius
Bridesmaids
Written by Annie Mumolo & Kristen Wiig
Margin Call
Written by J.C. Chandor
Midnight in Paris
Written by Woody Allen
A Separat ion
Written by Asghar Farhadi

Notiamo le 11 nominations del primo lavoro in 3D di Martin Scorsese, le 10 per The Artist (film muto in bianco e nero), le 3 per il film di Woody Allen e la suggestiva la sfida tra Glenn Close e Meryl Streep per la statuetta di Miglior Attrice. Un occhio di riguardo lo darei a The Help, in uscita a breve anche in Italia, con le sue 4 nomination. Affascinanti le 5 candidature per il remake di Millennium e quella a Miglior Attore Protagonista per George Clooney in sfida con Brad Pitt e Gary Oldman.

lunedì 23 gennaio 2012

1941 - Attacco ad Hollywood

1941. Sei giorni dopo l'attacco di Pearl Harbour da parte dei giapponesi l'America è allarmata. Ad Hollywood la situazione è addirittura paranoica, ma la gente cerca di divertirsi ugualmente.
Nello stesso momento in cui nell'oceano di fronte a Pinewood, California, in una notte nebbiosa, emerge un sottomarino nipponico sulla terraferma si incrociano le vite di molte persone. Due ragazzi, inservienti in una pessima tavola calda, si stanno preparando per una gara di Boogie Boogie, che non sanno sarà riservata solo a militari, per far colpo sulle ragazze. Una pattuglia dell'esercito americano installa un obice nel cortile della casa sulla costa del padre di una delle ragazze. Uno spericolato pilota di aerei sorvola la California in cerca di aerei "gialli".
Il generale Akiro Mitamura, che non ha partecipato all'attacco a Pearl Harbour, è deciso ad attaccare Hollywood per salvare il suo onore prima di rientrare in patria. Ma dalla ruota panoramica del Luna Park di Pinewood verrà avvistato dalla guardia civile che presidia la città. Questo non lo fermerà e tenterà di compiere la sua missione.
L'assistente di campo del generale Joseph Warren Stilwell ha mire espansionistiche su una bella ragazza che gli si concederebbe solo a bordo di un aereo in volo. Il capitano Loomis Birkhead pur di far colpo su Donna Stratton si fa mandare in prima linea, dal pazzo colonnello Maddox e gli sottraggono, con l'inganno, un aereo senza armi e senza radio pur di scatenarsi nelle loro evoluzioni romantiche. Purtroppo l'aereo viene scambiato per un aereo di "gialli" e viene inseguito, mitragliato ed abbattuto dal Capitano Wild Bill Kelso che raggiungendo Pinewood si imbatterà anche nel sommergibile del generale Mitamura.

La prima, e forse unica, vera commedia girata da Steven Spielberg, scritta da Robert Zemeckis e Bob Gale (creatori della saga di Ritorno al futuro), con un cast stellare ed un budget clamoroso per il 1979, 35 milioni di dollari.
Un flop totale negli Stati Uniti, ma un successo in Europa. Stati Uniti che ancora scossi dal disastro della guerra del Vietnam non se la sentono si scherzare e satireggiare sulle loro forze armate, come il regista vorrebbe.
Infatti, il film è una critica pesante agli apparati militari, alla stupidità della guerra e sulla stupidità dei residenti ad Hollywood.
Il cast è stellare. Si parte da mostri classici come Christopher Lee e Toshiro Mifune (che recita, in originale, con la sua voce sia in giapponese che in inglese), si passa per Tim Matheson, Lorraine Gary e Ned Beatty: (per citarne alcuni) e si arriva a quella che, l'anno successivo, diventerà un coppia rimpianta per sempre Dan Aykroyd e John Belushi. Come narrano le cronache la parte del capitano Kelso di Belushi fu una delle più difficili da girare. L'attore si presentava spesso ubriaco sul set e, dimenticando le battute, rendeva la vita difficile a tutti. Situazione difficile quella di un attore dotato e promettente, che si spegnerà solo tre anni dopo poco prima di girare Ghostbusters (già un grande successo così, figuriamoci cosa sarebbe stato con lui).
Visto in versione estesa, con i sottotitoli in italiano sovrapposti a quelli in inglese e troppo piccoli per essere letti anche da soli, in una versione che occupa un terzo del televisore, si rivela essere eccessivamente lungo e leggermente stancante. Facendo la tara, la versione originale potrebbe essere più snella e leggera. Rimangono, comunque, memorabili le sequenze con John Belushi, vero valore aggiunto della pellicola, e quella dei pini di Natale giapponesi.

Da provare. Non garantisco piaccia a tutti per via di una comicità molto Saturday Night Live americano, dal quale derivano molti suoi attori, ma essendo uno dei pochi film in cui è presente Belushi, anche se non come protagonista assoluto dato che 1941 è un film corale, vale la pena vederlo. E non perdetevi il cameo di John Landis, nei panni del motociclista polveroso.

Titolo originale 1941
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1979
Durata 118 min (director's cut 146 min)
Rapporto 2.35:1
Genere commedia, guerra
Regia Steven Spielberg
Soggetto Robert Zemeckis, Bob Gale, John Milius
Sceneggiatura Robert Zemeckis, Bob Gale
Fotografia William A. Fraker
Montaggio Michael Kahn
Musiche Johnny Mandel, John Williams, Abe Olman
Scenografia Dean Edward Mitzner

Interpreti e personaggi
Dan Aykroyd: Sergente Frank Tree
Ned Beatty: Ward Erbert Douglas
John Belushi: Capitano Wild Bill Kelso
Lorraine Gary: Joan Douglas
Murray Hamilton: Claude Crumn
Christopher Lee: Capitano Wolfgang von Kleinschmidt
Tim Matheson: Capitano Loomis Birkhead
Toshirô Mifune: Commodoro Akiro Mitamura
Warren Oates: Colonnello "Madman" Maddox
Robert Stack: Generale Joseph W. Stilwell
Treat Williams: Caporale Chuck "Stretch" Sitarski
Nancy Allen: Donna Stratton
Lucille Benson: Eloise, signora alla stazione
Jordan Brian: Macey Douglas
John Candy: Soldato Foley
Eddie Deezen: Herbie Kazlminsky
Dianne Kay: Elizabeth "Betty" Douglas
Bobby Di Cicco: Wally Stephens
Perry Lang: Dennis DeSoto, amico di Wally
Slim Pickens: Hollis P. Wood
Lionel Stander: Angelo Scioli
Elisha Cook Jr.: Dexter
John Landis: messaggero dal fronte
J. Patrick McNamara: sergente DuBois
Frank McRae: Ogden Johnson "Jones"
Steven Mond: Gas Douglas, figlio di Ward
Wendie Jo Sperber: Maxine Dexheimer
Dub Taylor: Mr. Malcomb
Joe Flaerthy: Raoul Lipschitz
Christian Zika: Stevie Douglas
Iggie Wolfington Meyer Mishkin
James Caan: Marinaio

Doppiatori italiani
Luciano Melani: Sergente. Frank Tree
Silvio Spaccesi: Ward Douglas
Carlo Baccarini: Capitano Wild Bill Kelso
Cristiana Lionello: Joan Douglas
Gianni Bonagura: Claude Crumn
Claudio Capone: Capitano Loomis Birkhead
Renato Turi: Colonnello "Madman" Maddox
Mario Feliciani: Maggiore Generale Joseph W. Stilwell
Dario Penne: Caporale Chuck "Stretch" Sitarski
Melina Martello: Donna Stratton
Solvejg D'Assunta: Eloise
Roberto Rizzi: Soldato Foley
Oreste Lionello: Herbie Kazlminsky
Roberta Greganti: Betty Douglas
Loris Loddi: Dennis DeSoto
Mario Maranzana: Ellis P.Wood
Corrado Gaipa: Angelo Scioli
voce originale: Cap. Wolfang Von Kleinsmidt
Voce originale: Com. Akiro Mitamura

venerdì 20 gennaio 2012

Nathan Never - Scontro finale

Nathan Never n. 248, mensile
Scontro finale

Soggetto e sceneggiatura: Stefano Vietti
Disegni: Roberto De Angelis, Giuseppe Barbati & Luca Casalanguida
Copertina: Roberto De Angelis


L'incursione nell'Uni-Mente non ha dato i frutti sperati. Gli agenti Alfa sono in fuga sul loro piccolo veicolo, dopo aver subito anche una perdita, inseguiti dai doni mutanti volanti dell'esercito d'invasione marziana. Le speranze di farcela sono poche, ma il sacrificio eroico di un altro membro della squadra permette agli altri di salvarsi.
Nonostante il fallimento della missione, Sigmund Baginov ha un piano di riserva. Un virus informatico capace di sbaragliare l'esercito avversario in un battito di ciglia. Nathan, Legs, Sigmund, Janet, Branko, i Tecnopati, Betty dovranno trovare un modo per rientrare nel palazzo dell'Agenzia Alfa per rimettere in funzione il mainframe ed inviare il virus.
Intanto, sul lato marziano della guerra i primi screzi mettono in pericolo tutto il piano ordito da Kos Aradan Primo. Nell'Uni-Mente il suo creatore ed Atticus Kane sono ai ferri corti, su Marte la resistenza sta per tentare l'assalto al generatore di energia che trasferisce la scarica distruttiva all'astronave da guerra in orbita, nello spazio le navi superstiti dell'esercito terrestre e di Melpomene tentano l'ultimo, disperato, attacco per distruggere quella stessa nave spaziale.

L'evocativa copertina di Roberto De Angelis ci introduce all'atto di svolta della Guerra dei Mondi. Se davvero tra tre numeri non sarà più lui il copertinista sarò dispiaciuto come quando andò via Castellini. Tre le nubi grigie che si dipanano, al di sopra dell'invasore, sprazzi di sereno cielo azzurro si intravedono.
Ai disegni troviamo un collaborazione. Lo stesso De Angelis disegna da pagina 1 a 5 e da 74 a 98, in mezzo si inserisce la coppia Giuseppe Barbati (matite) e Luca Casalanguida (chine). Il tutto sicuramente giustificato dall'alto tasso di particolari inserito e dalle scene ricche e dense richieste dalla sceneggiatura. Non si può non leggere una, probabilmente, sbagliata programmazione da parte dalla Casa delle Idee del milanese, ma il risultato è omogeneo e di grande effetto.
La sceneggiatura di Vietti è spiccia. Come trova il tempo di inserire dialoghi di crescita dei personaggi e ottime scene coordinate si imbatte, anche, in salti narrativi eccessivamente secchi che avrebbero richiesto, forse, una sola pagina per essere ammorbiditi. Se il colpo di scena finale stupisce, e lascia perplessi (finita la saga dovrò controllare alcuni dettagli nella ventennale vita editoriale di Nathan Never, se non mi sarà spiegato alcunché), la soluzione trovata per sconfiggere i Marziani ricalca il più classico pamphlet della Guerra dei Mondi. Un virus, che sia biologico od informatico poco importa, salva l'umanità. Più che un omaggio alla classicità una conclusione fin troppo scontata (sicuramente mi smentiranno sul prossimo numero, grazie alle spiegazioni del colpo di scena dell'ultima pagina).

Un buon numero, con i suoi difetti che bilanciano i pregi, che ci porta sulla via della fine del conflitto con ancora dubbi da sciogliere e battaglie da vivere.

giovedì 19 gennaio 2012

Thor - Il cerchio si chiude

Il Mjolnir si è rotto. I poteri di Thor sono, ora, limitati. Persino la trasformazione da Dio del Tuono a Donald Blake è dolorosa e non senza conseguenze. Il martello va riparato, ma essendo stato creato da un dio defunto, Odino, può non essere facile trovare chi lo faccia. La necessità si rivela impellente quando Loki rivela a Blake dove è custodito lo spirito di Lady Sif, l'amata di Thor. A quel punto il biondo dio asgardiano si rivolge al Dottor Strange. Un incantesimo potente è necessario, la vita stessa del suo possessore sarà da ora legata al destino del martello. La magia riesce e Thor si reca a liberare Sif.
Negli stessi momenti il piano di Loki per convincere il prode Balder a trasferire la popolazione di Asgard sta avendo successo. Tranne i tre amici di Thor, che decidono di rimanere in Oklahoma, tutti gli altri, compresi Kelda e Bill (il terrestre di cui è innamorata) accettano con entusiasmo il trasferimento in Latveria, nella nazione centroeuropea su cui si estende il regno di Victor Von Doom, il Dottor Destino. Le promessi di Destino e Loki si rivelano essere una trappola per gli dei ed i semidei di Asgard. Le loro vite vengono, di nascosto, sacrificate per creare nuove mostruosità al servizio della coppia di folli ed ingannatori.
La lotta per riconquistare la libertà, l'onore e vendicarsi dei due non avrà tregua. Un manipoli di asgardiani, con in testa Balder, sfiderà Destino. Al loro fianco giungerà anche il loro re esiliato, Thor in uno scontro dall'esito non proprio scontato.

Un storia d'amore. Su questo si concentra il terzo volume di Michael J. Stracinsky dedicato alla rinascita di Thor e del suo storico alterego Donald Blake. Ai disegni questa volta non troviamo il fido Coipel, dei primi due volumi, ma Marko Djurdjevic e Billy Tan. Entrambi i disegnatori, dal tratto non troppo dissimile, interpretano al meglio il nuovo spirito del Dio del Tuono e lo caratterizzano in modo convincente e godibile (l'unica tavola che non ho apprezzato è quella della penultima pagina, che mi è sembrata qualitativamente un po' buttata li). Come accennato all'inizio ci sono molte storie d'amore in questo volume: Thor/Sif, Donald Blake/Jane Foster, Bill/Kelda e l'amore di Balder per Asgard. Tutti amori sinceri e fedeli, che fanno correre rischi, ma che non sarebbero così intensi e pieni di soddisfazioni se così non fosse.
Al termine del volume sono riportate alcune storie dedicate ad Asgard ed ai suoi miti del duo Stan Lee e Jack Kirby risalenti agli anni 60 del secolo scorso. Convinto sempre più che la colorazione non sia quella originale e che questa caratteristica le renda meno pregevoli.

L'albo (prendendo in considerazione solo le prime 154 pagine Stracinsky) è la degna conclusione del grande ciclo di questo scrittore e dei suo collaboratori. Un cilco che si riverbererà molto nella storia del primo film cinematografico dedicato a Thor e che rende familiari le storie ed il personaggio anche a chi prima ha visto il film e poi letto il fumetto (come me).
L'unico appunto che mi sento di fare da lettore è che l'intero ciclo avrebbe potuto essere pubblicato in un unico volume de Le Grandi Saghe o de Le Leggende, visti anche alcuni balenotteri in cui si sono lanciati. Certo la scelta è comprensibile dal punto di vista dell'editore, ma meno da quello delle tasche del lettore.

Tutto sommato un'esperienza da provare. Lasciarsi coinvolgere nel mito è sempre piacevole.

mercoledì 18 gennaio 2012

Thor - Vittoria

Ad Asgard la vita scorre tranquilla, forse fin troppo per molti eroi. Thor governa con giustizia, ma qualcuno vuole rivivere i vecchi brividi della battaglia e cercare di fare del bene ad ogni costo. Il prode Balder, colui che con la sua morte ha scatenato il Ragnarok, è uno di questi. Quale terreno migliore per un meschino ingannatore come Loki?
Loki spinge Balder su una strada lastricata di buone intenzioni, ma che porteranno a risultati prevedibili per la rovina di Thor.
Le incursioni al di fuori della terrena Asgard portano Loki e Balder, dopo aver ucciso due giganti del ghiaccio per difendere degli automobilisti in difficoltà, ad essere arrestati dalle forze dell'ordine ed ad essere presi in custodia da Thor stesso.
Le trame di Loki non si fermano. Grazie all'aiuto di Hela riesce, temporaneamente, a riprendere il suo aspetto ed a tornare indietro nel tempo ed a mettere in moto gli eventi che porteranno Odino a prenderlo, nel passato, nella sua famiglia dopo la morte di suo padre. Non solo, riuscirà anche a causare l'evento che tormenterà per tutta la vita lo stesso Odino e che si ripercuoterà sul rapporto con suo figlio Thor.
Tutto questo mentre Thor è impegnato a cercare gli ultimi asgardiani che mancano all'appello, tra i quali la sua amata Sif.
Con un colpo di scena la vittoria del titolo arriderà ad uno dei tre figli di Odino, ma a quale?

I due autori de Il ritorno del Dio del Tuono proseguono la saga della nuova genesi del protagonista con questo secondo, avvincente, capitolo.
I disegni di Coipel si confermano adatti a conferire maestosità a Thor e sfuggevolezza a Loki. Anche se a volte il Dio del Tuono risulta essere un po' squadrato questo non pregiudica la riuscita grafica dell'accurato albo.
J. Michael Straczynski, sempre lui è ai testi. Rispetto al primo capitolo (Le Grandi Saghe n°16) qui si fa più largo la figura di Loki. Subdolo ed interessato solo alla destabilizzazione di Asgard ed allo sterminio della sua popolazione viene ben reso con i testi e le azioni che l'autore scrive per lui. Una seconda parte più cerebrale che d'azione mette in risalto le doti di scrittore completo di Straczynski. Forse non vi sono punti narrativi particolarmente alti, ma si fa notare il dialogo tra Thor ed il defunto Capitan America. Thor ne visita la tomba il giorno del primo anniversario della sua morte e lo spirito di Cap gli si palesa. I due hanno un toccante scambio di battute che rafforza il mito incarnato da Steven Rogers e consolida ulteriormente la sua amicizia con il Dio.
Il finale è pirotecnico e la realizzazione completa dei piani di Loki spiazza il lettore, conscio di dover aspettare il terzo capitolo della saga di Straczynski-Coipel per avere il quadro completo.

Storie Bonus di questo albo, inoltre, sono i racconti di Asgard scritti da Lee e Kirby nei lontani anni '60 del secolo scorso che forniscono una visione aggiornata e basilare per conoscere al meglio le origini della mitologia norrena. Vignette grandi, ampie descrizioni nella parte superiore, dialoghi veloci, ma tutto realizzato con arte e cura dai due grandi autori americani. Unico neo è che, credo, le tavole siano state ricolorate al computer per dare un aspetto più moderno ai disegni del Maestro.

Da leggere senza riserve, anche se Thor, come per me, non è uno dei vostri personaggi preferiti.

martedì 17 gennaio 2012

Thor - Il ritorno del Dio del Tuono

Il Ragnarok è avvenuto. Tutti gli dei del pantheon asgardiano sono morti. La magia di Odino è svanita. Sulla Terra riappare Donald Blake, alter ego zoppo del Dio del Tuono. Dentro il suo animo si agita ancora l'essenza di Thor stesso. Sarà quest'uomo, la sua prima incarnazione quando era stato punito da Odino ed esiliato da Asgard, a convincere Thor di tornare in vita è cercare gli altri dei in modo da ricreare Asgard. Il primo passo del biondo eroe sarà quello di erigere una nuova Asgard in Oklahoma, lungo la statale 66, grazie alla magia ereditata dal padre. Il secondo sarà quello di svegliare le coscienze degli dei sopite nei corpi mortali dopo il Ragnarok. Svegliarli in modo oculato però, cercando di portare in vita solo i meritevoli e gli onesti. Purtroppo il Dio dell'Inganno, Loki, suo fratello, non è molto d'accordo ed organizza un tranello. Per obbligare il nuovo re degli dei rapisce molti incarnati, li imprigiona in un sotterraneo nel deserto ed a loro guardia pone il Distruttore. La battaglia che ne segue mette in crisi la forza di Thor che per concluderla in fretta sveglia tutti i suoi confratelli rinchiusi nelle celle. Il piano di Loki si compie. Viene liberato dal corpo mortale in cui si trovava, assumendo però l'aspetto di Lady Sif, l'amata del Dio del Tuono.
Alcuni sensi di colpa assalgono Thor: sarà giusto non cercare lo spirito di Odino? D'altronde il padre degli dei è morto prima del Ragnarok e, secondo la leggenda, non avrebbe possibilità di risorgere. Con un gesto che mette alla prova il suo fisico di dio, Thor, si innalza nello spazio e libera tutti i suoi fratelli in ogni parte del mondo.
Per curarsi si immerge nella capsula che Odino utilizzava per rigenerarsi. Durante il sonno ristoratore, tra la vita e la morte, Thor incontra suo padre impegnato nella sua battaglia eterna contro Suron. Ogni giorno lo uccide ed ogni giorno lui stesso muore. Suo figlio decide che è ora di riportarlo in vita, ma è Odino stesso che si oppone. Lui è l'ultima barriera che si frappone ad un nuovo Ragnarok. Thor combatte con lui una battaglia e poi ritorna, pensieroso alla sua vita di nuovo Re degli Dei.

Premessa importante. Come per Hulk, Thor non è uno dei miei personaggi preferiti dell'universo Marvel. Ho sempre faticato a capire perché e come un dio di Asgard possa convivere con umani e supereroi nati dalla scienza o mutati alla nascita.
Detto questo, mi sono fatta convincere a leggere la saga dedicata a questo personaggio scritta da J. Michael Straczynski e disegnata da Oliver Coipel.
Per una volta partiamo dal disegno. Coipel, che già avevo apprezzato in House of M, si conferma essere un bravo disegnatore. Il suo tratto spigoloso, ma pulito, ben si adatta alle atmosfere messe in scena dallo sceneggiatore.
Straczynski. Cosa vuoi dire di più? Allora. Thor era morto da più di tre anni (editorialmente parlando), ne era stato creato un clone (da Tony Stark) che aveva ammazzato Goliath e nel frattempo c'erano stati l'atto di registrazione dei supereroi e la Civil War. I fan di Thor rimpiangevano la scomparsa del suo alter ego umano originale Donald Blake. La Marvel voleva un rilancio in grande stile del personaggio ed ha affidato il tutto a Straczynski, che a sua volta ha coinvolto nel progetto Coipel. Lo scrittore ha preso tutto quello che di meglio c'era nel passato del personaggio, gli ha aggiunto la sua bravura ed ha tirato fuori sei albi da urlo. La storia si beve. Mette sul piano conti in sospeso, tra Thor, Loki, Odino, Iron Man, dilemmi umani, tra Donald Blake e Jane Foster, propone eventi e personaggi che hanno fatto la storia della casa delle idee in modo nuovo e coinvolgente. Ridisegna il personaggio del Dio del Tuono in modo moderno ed avvincente. Tanto è vero che questa nascita del personaggio è stata presa come spunto per la proposizione cinematografica dell'eroe da Branagh (se leggete i titoli di testa tra gli sceneggiatori troverete lo stesso Straczynski).
Stan Lee nel 1962 aveva avuto l'idea originale di prendere spunto dai miti norreni per creare un nuovo eroe, che si opponesse al Superman della DC, ed aveva avuto ragione. Tre il 2007 ed il 2008 Straczynski soffia nuova linfa vitale in questo storico personaggio e lo rende memorabile.

Prima di chiudere alcune note biografiche sintetiche, ma molto sintetiche e non molto aggiornate per la verità, prese da Wikipedia sullo sceneggiatore di questa saga.

"Joseph Michael Straczynski, più noto come J.M. Straczynski (17 luglio 1954), è un fumettista e sceneggiatore statunitense.
Straczynski è divenuto famoso per essere l'autore sella serie televisiva Babylon 5 e per i suoi cicli di storie su fumetti come I Fantastici Quattro, Uomo Ragno (Amazing Spiderman 471-545) Supreme Power, Silver Surfer e la nuova serie di Thor. Ha scritto anche Bullet Points (2007), The Twelve, Dream Police e Book of the Last Soul pubblicati con l'etichetta Icon della Marvel Comics.
All'inizio del 2008 ha deciso di non rinnovare l'esclusiva con la Marvel, che però non abbandona completamente, e firma un contratto con la DC Comics, che gli affida la serie antologica The Brave and the Bold. e scriverà uno story arc per la testata Superman/Batman. Inoltre è al lavoro su due serie per la Image Comics, di cui egli stesso ha comunicato i titoli alla Emerald City Comicon: The Grand e Final Justice.
È l'autore della sceneggiatura di Changeling, di Clint Eastwood, in concorso al festival di Cannes 2008, e sta ultimando la sceneggiatura tratta dal libro World War Z."

Questo libro delle Grandi Saghe del Corriere della Sera (volume n°16) è il primo di una trilogia che comprende il n°69 della medesima collana ed il n°2 de Le Leggende Marvel, sempre edite dal Corriere. Il mio consiglio è di recuperarli tutti e tre di leggerveli tutti d'un fiato come sto facendo io in questi giorni (ho letto già il secondo) perché sono spettacolari.

lunedì 16 gennaio 2012

Sanremo 2012 - Anticipazioni

Oggi doppio post per restare sulla notizia.

Prima o poi capirò anche le date in cui si svolgerà (che tanto poi è come la diarrea che quando arriva arriva, e di solito d'inverno), ma per adesso mi accontento di sapere che Gianni Morandi, in coppia con Rocco Papaleo (?) affiancati da Tamara Ecclestone (nella foto qui accanto che raccoglie da terra gli spiccioli per pagare l'affitto) e Ivana Mrazova (che l'Italia sia con voi), condurrà l'esimo Festival della Canzone Italiana (che sia il 62°?).

Nina Zilli che partecipa con "Per sempre" e si esibisce in coppia con Skye dei Morcheeba con "Never never never";
Samuele Bersani che presenta "Un pallone" e canta "My Sweet Romagna" con Goran Bregovic;
Dolcenera con "Ci vediamo a casa" e con Professor Green in "My Life is Mine";
Pierdavide Carone e Lucio Dalla con Nanì ed in "Anema e core" con Mads Langer;
Irene Fornaciari con "Il mio grande mistero" e con "I (Who Have Nothing)" insieme a Brian May;
Matia Bazar con "Sei tu" ed in "Speak Softly Love" con Al Jarreau;
Noemi con "Sono solo parole" ed in "To feel in love" con Sarah Jane Morris;
Francesco Renga con "La tua bellezza" ed in "El mundo" con Sergio Dalma;
Arisa con "La notte" ed in "Que serà" con Josè Feliciano;
Emma Marrone con "Non è l'inferno" ed in "If paradise is half as nice" con Gary Go;
Chiara Civello che canterà "Al posto del mondo" ed eseguirà "You dont' have to say you love me" con Shaggy (non quello di Sccobydoo);
Gigi D'Alessio e Loredana Bertè con "Respirare" ed in "Auf der welt" con Nina Hagen;
Eugenio Finardi con "E tu lo chiami Dio" ed in "Surrender" con Noa;
Marlene Kuntz con "Canzone per un figlio" ed in "The World Become the World" con Patti Smith.

Tanto per partire prima già oggi c'è polemica sulla canzone di Chiara Civello, di cui è coautrice che, sembra essere la stessa che da un paio d'anni Daniele Magro canta nei suoi concerti. Canzone scritta, come detto, dalla Civello e da Diana Tejera, dunque, non dovrebbe essere un inedito e quindi causare l'immediata squalifica della concorrente. Ma chi se ne frega.
Comunque sia se Arisa non vince quest'anno non vince più.
Penso che l'attenzione sarà tutta sugli ospiti stranieri (credo ancora da decidere) e sulle incursioni annunciate, ed attese, di Adriano Celentano, dopo anni di assenza dal piccolo schermo.

Notizia dell'ultim'ora. Avevo detto che avrei scoperto le date del Festival e, grazie ad un imboscatissimo foglio informativo sul sito ufficiale della Rai, ecco il programma ufficiale (errori di battitura ed i refusi son tutti loro, io non ci ho messo mano).

"Le Cinque Serate saranno, di norma, così strutturate:

Prima Serata (martedì 14 febbraio 2012)
Interpretazione-esecuzione delle 14 canzoni degli ARTISTI con votazione della giuria demoscopica del Teatro Ariston.
Verrà stilata la graduatoria in base ai voti ricevuti nella serata e le 12 “canzoni-artisti” più votate sarannoammesse alla Seconda Serata.
Presentazione degli 8 artisti giovani di SANREMOSOCIAL

Seconda Serata (mercoledì 15 febbraio 2012)
Interpretazione-esecuzione delle 12 canzoni degli ARTISTI, con votazione della giuria demoscopica del Teatro Ariston.
Verrà stilata la graduatoria in base ai voti ricevuti nella serata e le 10 “canzoni-artisti” più votate saranno ammesse alla Quarta Serata.
Interpretazione-esecuzione di 4 canzoni degli artisti giovani di SANREMOSOCIAL, in due sessioni da due “canzoni-artisti” ad eliminazione diretta, con votazione del pubblico attraverso il sistema del televoto.
Le 2 “canzoni-artisti” che risulteranno più votate nelle rispettive sessioni saranno ammesse alla Quarta Serata.

Terza Serata (giovedì 16 febbraio 2012)
Serata evento “VIVA L’ITALIA!”.
Interpretazione-esecuzione delle 14 canzoni famose della musica italiana da parte di tutti i 14 ARTISTI in coppia con CANTANTI OSPITI INTERNAZIONALI, che non potranno essere artisti già presenti in competizione o previsti tra altri ospiti al Festival, e votazione del pubblico attraverso il sistema del televoto.
Verrà comunicata e premiata l’interpretazione-esecuzione più votata dal pubblico.
Interpretazione-esecuzione, in versione “edit” (breve), delle 4 canzoni degli ARTISTI non ammesse dalla giuria demoscopica nella Prima e Seconda Serata, con votazione del pubblico attraverso il sistema del televoto.
Gli ARTISTI potranno decidere se proporre già in questa serata la “versione liberamente rivisitata” della canzone, preparata in origine solo per la serata del “venerdì”, affiancati da artisti ospiti italiani e/o stranieri, che non potranno essere artisti già presenti in competizione o previsti tra altri ospiti al Festival.
Verrà stilata la graduatoria in base a questa votazione e le 2 “canzoni-artisti” più votate saranno ammesse alla Quarta Serata.
Interpretazione-esecuzione delle altre 4 (quattro) canzoni degli artisti giovani di SANREMOSOCIAL, in due sessioni da due “canzoni-artisti” ad eliminazione diretta, con votazione del pubblico attraverso il sistema del televoto.
Le 2 “canzoni-artisti” che risulteranno più votate nelle rispettive sessioni saranno ammesse alla Quarta Serata.

Quarta Serata (venerdì 17 febbraio 2012)
Interpretazione-esecuzione delle 12 canzoni degli ARTISTI, con sistema di votazione misto, giuria tecnica della “Sanremo Festival Orchestra” e pubblico attraverso il sistema del televoto.
Gli artisti proporranno la propria canzone in una “versione liberamente rivisitata” affiancati da artisti ospiti, che non potranno essere artisti già presenti in competizione o previsti tra altri ospiti al Festival.
Verrà stilata la graduatoria in base ai voti ricevuti nella serata e le 10 “canzoni-artisti” più votate saranno ammesse alla Serata Finale.
Interpretazione-esecuzione delle 4 canzoni finaliste di SANREMOSOCIAL con sistema di votazione misto, giuria tecnica della “Sanremo Festival Orchestra” e pubblico attraverso il sistema del televoto, con due “golden share” della giuria Radio e del popolo della rete su Facebook.
La canzone-artista più votata verrà proclamata vincitrice tra le canzoni degli artisti giovani di SANREMOSOCIAL.

Serata Finale (sabato 18 febbraio 2012)
Interpretazione-esecuzione delle 10 canzoni degli ARTISTI con sistema di votazione misto, giuria tecnica della “Sanremo Festival Orchestra” e pubblico attraverso il sistema del televoto, con “golden share” della Sala Stampa; le 3 “canzoni-artisti” più votate saranno ammesse alla seconda fase della Serata Finale.

Interpretazione-esecuzione delle 3 canzoni degli ARTISTI più votate, in versione “edit” (breve), con nuova votazione solo del pubblico attraverso il sistema del televoto.
La “canzone-artista” più votata verra’ proclamata canzone vincitrice assoluta del 62° Festival della Canzone Italiana di Sanremo.

Esibizione dell’artista GIOVANE vincitore nella sezione SANREMOSOCIAL."

La domanda sorge spontanea: ma perché cinque serate? Va bene che porta soldi nelle casse disastrate di mammarai, ma questo vuol dire il nulla sugli altri canali Rai e non per ben una settimana.

Che lo sforzo sia con voi, come diceva il profeta.

Golden Globe 2012


Venerdì scorso, il 13 di Gennaio, si sono chiuse le votazioni per assegnare gli Oscar 2012. Questa notte al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills la Hollywood Foreign Press Association ha assegnato i Goden Globe 2012, premi ai migliori attori di film e serie tv ed ai film ed alle serie stesse.

Ecco quanto è emerso per i film:

MIGLIOR FILM DRAMMATICO
The Descendants - Paradiso Amaro
MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO
George Clooney, The Descendants
MIGLIOR FILM COMICO/MUSICAL
The Artist
MIGLIORE ATTRICE IN UN FILM DRAMMATICO
Meryl Streep per The Iron Lady
MIGLIOR ATTORE IN UN FILM COMICO/MUSICAL
Jean Dujardin per The Artist
MIGLIOR REGISTA
Martin Scorsese per Hugo Cabret
MIGLIORE ATTRICE IN UN FILM COMICO/MUSICAL
Michelle Williams per My Week With Marylin
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Octavia Spencer per The Help
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Christopher Plummer per Beginners
MIGLIOR SCENEGGIATURA
Woody Allen per Midnight In Paris
MIGLIOR FILM STRANIERO
A Separation - Una Separazione
MIGLIOR FILM ANIMATO
Le Avventure di Tintin: il Segreto dell'Unicorno
MIGLIOR COLONNA SONORA
Ludovic Bource per The Artist
MIGLIOR CANZONE
“Masterpiece” da W.E. - Edward e Wallis
PREMIO CECIL B. DE MILLE
Morgan Freeman

Per quanto riguarda le serie tv, invece, ecco quello che è successo:

MIGLIOR SERIE DRAMMATICA
Homeland
MIGLIOR SERIE COMEDY/MUSICAL
Modern Family
MIGLIOR ATTRICE DRAMMATICA
Claire Danes – Holemand
MIGLIOR ATTORE DRAMMATICO
Kelsey Grammer – Boss
MIGLIOR ATTRICE COMEDY/MUSICAL
Laura Dern – Enlightened
MIGLIORE ATTORE COMEDY/MUSICAL
Matt LeBlanc – Episodes
MIGLIOR MINISERIE:
Downton Abbey
MIGLIORE ATTRICE IN UNA MINISERIE:
Kate Winslet – Mildred Pierce
MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE
Idris Elba – Luther
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jessica Lange – American Horror Story
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Peter Dinklage – Game of Thrones

e adesso rimaniamo in attesa di conoscere i nome dei candidati nelle varie categorie dei Premi Oscar.

venerdì 13 gennaio 2012

8 donne e un mistero

Siamo negli anni 50 del secolo scorso. Una villa sperduta nella campagna francese è sommersa nella neve. Nella casa, nella sua camera da letto al primo piano, il padrone di casa sta ancora dormendo nonostante sia mattino inoltrato. Nel grande salone sette donne si scambiano convenevoli. La loro ci sono sua moglie, Gaby, le sue due figlie Catherine e Suzon, la nonna materna, la sua seconda figlia e le due domestiche. Quando alla, bella e giovane cameriera, Luoise viene chiesto di andare a svegliare il signore si trova davanti ad una scena raccapricciante. Marcel è sdraiato a pancia in giù nel suo letto, con un coltello piantato nella schiena, morto.
Iniziano i sospetti, le indagini casalinghe, le rivelazioni alle quali si aggiunge l'arrivo della sorella, Pierrette, della vittima. Tutte le donne potrebbero aver avuto un motivo per assassinare l'uomo. Ma sarà stata una di loro? O qualcuno si è introdotto in casa nella notte? Ci saranno colpi di scena che sconvolgeranno ulteriormente l'intricata situazione?

Questo film francese sorprende, tratto dall'omonima pieces teatrale, sorprende per alcuni aspetti. Come primo viene mantenuta l'impostazione teatrale della storia, quinte, entrate in scena, atteggiamento degli attori, recitazione e non è un male. Il secondo è la forza dei colori utilizzati: carichi, intensi e vivaci, si rivelano essere un'ottima scelta. Il terzo è l'importante cast di attrici francesi che vi prende parte; in pratica tutte le più importati attrice del cinema transalpino degli ultimi 30 anni sono state scelte per interpretare i ruoli in questo giallo. Infatti, vi troviamo Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Isabelle Hupper, Emmanuelle Béart, per citare solo quelle più conosciute a livello internazionale, alla quale si aggiunge Virginie Ledoyen vista nella coproduzione italo-francese de I Miserabili di qualche anno fa.
A controbilanciare queste accezioni positive vi sono, però, anche caratteristiche negative. La più evidente è il montaggio realizzato con l'accetta. Tale pratica mina e scalfisce le basi della trasposizione di quest'opera. Se decidi di portare su schermo un'opera teatrale la devi montare come se la televisione, o lo schermo cinematografico, fossero il palco e lo spettatore fosse presente dal vivo. Alcuni stacchi non mantengo la promessa e la magia del teatro. L'altro punto dolente sono le canzoni. Partite bene con la prima esibizione di Ludivine Sagnier con un'allegra T'es plus dans l'coup papa si affossano in tristezza appesantendo tutta la pellicola.
La sceneggiatura tende al brillante, con anche battute e situazione che strappano sorrisi, e, per quanto l'indizio per scoprire il colpevole sia dato ben presto nella trama, costruisce un interessante castello d'intrighi.

Non è un film che consiglierei a tutti, anche perché per la situazione che descrive è un po' lungo, ma agli amanti del genere, o dei film francesi, si.

Titolo originale 8 Femmes
Paese Francia
Anno 2002
Durata 111 min
Genere giallo

Regia François Ozon
Soggetto Robert Thomas
Sceneggiatura François Ozon, Marina de Van
Fotografia Jeanne Lapoirie
Montaggio Laurence Bawedin
Musiche Krishna Levy
Scenografia Arnaud De Moleron

Interpreti e personaggi
Catherine Deneuve: Gaby
Fanny Ardant: Pierrette
Isabelle Huppert: Augustine
Emmanuelle Béart: Louise
Virginie Ledoyen: Suzon
Danielle Darrieux: Mamy
Ludivine Sagnier: Catherine
Firmine Richard: Madame Chanel
Dominique Lamure: Marcel

Doppiatori italiani
Melina Martello: Catherine Deneuve
Valeria Ciangottini: Fanny Ardant
Franca D'Amato: Isabelle Huppert
Chiara Colizzi: Emmanuelle Béart
Alida Milana: Virginie Ledoyen
Miranda Bonansea: Danielle Darrieux
Alessia Amendola: Ludivine Sagnier
Paola Giannetti: Firmine Richard

Premi
Orso d'Argento all'insieme delle interpreti femminile al festival di Berlino 2002
European Film Awards 2002: miglior attrice all'intero cast
Premi Lumière 2003: miglior regista

giovedì 12 gennaio 2012

J Edgar

John Edgar Hoover nasce a Washington il 1º gennaio 1895 e vi muore il 2 maggio 1972).
Hoover è colui che ha praticamente fondato l'FBI, di cui ne è stato direttore dal 1924 al 1972, ha introdotto le tecniche scientifiche durante l'analisi dei casi, ho portato ad un elevato livello la polizia federale.
E' stato un feroce avversario dei comunisti ed dei neri, nel periodo in cui non esisteva il politically correct, ma anche un uomo con un privato complicato. Legato in modo morboso alla madre, morbosa con lui, ed incapace di gestire una relazione sentimentale. Uomo dalla cieca fiducia in alcuni suoi collaboratori, Clyde Tolson (22.05.1900/14.04.1975, colui che potrà essere identificato come l'amore della sua vita, oltre il lavoro) e Helen Gandy (08.04.1897/07.07.1988, devota a lui per tutta la vita, non si è mai sposata neanche dopo la morte di Hoover), ma pronto a defenestrare chiunque al primo errore.
Grazie allo staff dell'Agenzia è riuscito, nei suoi 50 di regno al Bureau, a sopravvivere a 8 presidenti degli Stati Uniti (da Calvin Coolidge a Nixon, passano per Johnsson e Kennedy) senza mai sentirsi realmente in bilico sulla poltrona. Con un dossier segreto su ogni personalità, politica o pubblica, ha tenuto in pugno gran parte degli alti papaveri di Washington e non solo.
Una carriera costellata di successi che hanno portato alla repressione del comunismo negli anni '20, del gansterismo negli anni '40 e dei pericoli interni alla nazione dagli anni '50 ai '70.
Nella pellicola, strutturata come la narrazione delle memorie di J. Edgar Hoover a dei suoi agenti, vengono rammentate le tre importanti fasi della sua carriere che lo hanno visto protagonista.
La prima è quella della lotta al comunismo che, con la scusa della lotta alle minacce alla sicurezza interna, gli permette di installare ovunque microspie e di acquisire il suo archivio privato, col quale terrà in pungo i suoi futuri avversari.
La seconda è quella della guerra senza quartiere ai gangster. Dai piccoli ai grandi successi che portano il suo ufficio a mettere agli arresti, o sottoterra, gran parte della criminalità organizza operante nel suo Paese. Su tutti il successo la cattura e l'uccisione di John Dillinger.
Il caso più importante, però, è quello che ha sconvolto l'opinione pubblica americana: il caso Lindbergh. Potente aviatore si vede il figlio di pochi anni dalla sua casa di campagna, durante la notte. Hoover e la sua squadra arrivano sul posto che la polizia locale ha già fatto perdere molte prove, ma con i nuovi metodi scientifici riescono a ricostruirne alcuni. Sicuri che l'aviatore pagherà qualsiasi riscatto per riavere suoi figlio indietro, Hoover, gli fornisce banconote segnate in modo da potere tracciare il denaro una volta che verrà speso. Il rapitore, a distanza di tempo, verrà individuato in un uomo di origini tedesche, Bruno Hauptmann, e durante il processo come prove a suo carico verranno portate sia delle perizie calligrafiche che sui legni e sega da lui utilizzati durante il rapimento. Purtroppo, l'intuizione che Hoover aveva avuto il primo giorno sul luogo del delitto si rivelerà esatta: il bambino è morto ed il suo corpo, ridotto ormai a scheletro, verrà trovato per caso, a poche centinaia di metri di distanza dalla casa, da un cacciatore.
L'ultimo suo anno di vita lo vedrà combattere contro la malattia di Clyde e contro la sua malattia, che tacerà anche a se stesso.
Dopo il colloquio con un altro squalo quale si rivelerà essere Richard Nixon prenderà le sue precauzioni affinché il suo schedario segreto venga distrutto il giorno stesso della sua morte da Helen Gandy, ancora sua fedele segretaria dopo 48 anni.
Hoover muore, da solo, nella camera da letto nella quale era già morta sua madre nel 1972.

Clint Eastwood non è proprio al massimo della sua forma, all'inizio della pellicola.
Il film è una lunga biografia di un uomo che, dietro le quinte, ha condizionato a suo favore quasi mezzo secolo di storia americana. Ha contribuito con il suo patriottismo a formare l'America come oggi la conosciamo, l'ha protetta dal comunismo, dai gangster e dalle persone che a lui davano fastidio. Ha reso la vita più difficile ai criminali e più sicuri gli Stati Uniti.
Il ritmo è cadenzato, mai eccessivamente lento, ma sempre sul filo dell'esserlo.
L'interpretazione di Leonardo Di Caprio ripaga il regista per la fiducia che gli ha accordato. Un ruolo difficile, da interpretare sotto strati di trucco, a volte più convincente, a volte meno, che consolida la sua carriera di attore. Non credo che lo porterà all'Oscar come Miglior Attore Protagonista, ma una nomination gli varrà. Al suo fianco il semi debuttante Armie Hammer, bello, se la cava egregiamente, e Naomi Watts offre una bella prestazione. Judi Dench interpreta la madre apprensiva del protagonista in modo estremamente realistico (un'altra candidatura all'Oscar?).
Clint torna a dirigere da suo pari nell'ultima mezz'ora. Trasmette una intensa carica di sentimenti allo spettatore, come da par suo. La costruzione e la messa in scena del finale sono veramente memorabili.

Non tra i capolavori di Eastwood (Gran Torino gli fa un baffo a questo film), ma un modo onesto di far conoscere la storia di uno dei più influente americani del 1900.
Da vedere, seguire, capire ed apprezzare.

Titolo originale J. Edgar
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2011
Durata 137 min
Genere biografico, drammatico

Regia Clint Eastwood
Sceneggiatura Dustin Lance Black
Produttore Clint Eastwood, Robert Lorenz, Brian Grazer, Ron Howard
Casa di produzione Imagine Entertainment, Malpaso Productions, Wintergreen Productions
Fotografia Tom Stern
Montaggio Joel Cox, Gary D. Roach
Scenografia James J. Murakami

Interpreti e personaggi
Leonardo DiCaprio: J. Edgar Hoover
Armie Hammer: Clyde Tolson
Naomi Watts: Helen Gandy
Josh Lucas: Charles Lindbergh
Ed Westwick: Agente Smith
Lea Thompson: Lela Rogers
Dermot Mulroney: Colonnello Schwarzkopf
Jeffrey Donovan: Robert Kennedy
Stephen Root: Arthur Koehler
Judi Dench: Anne Marie Hoover
Ken Howard: Generale Harlan F. Stone
Miles Fisher: Agente Garrison
Ryan McPartlin: Lawrence Ritchie
Damon Herriman: Bruno Hauptmann
Christian Clemenson: Ispettore Schell
Denis O'Hare: Albert S. Osborn
Geoff Pierson: Alexander Mitchell Palmer
Christopher Shyer: Richard Nixon
Michael O'Neill: Senatore McKellar
Amanda Schull: Anita Colby
Josh Hamilton: Robert Irwin
Zach Grenier: John Condon
Gary Werntz: Avvocato generale
Josh Stamberg: Agente Stokes

Doppiatori italiani
Francesco Pezzulli: J. Edgar Hoover
Gianfranco Miranda: Clyde Tolson
Barbara De Bortoli: Helen Gandy
Vittorio De Angelis: Charles Lindbergh
Davide Perino: Agente Smith
Elettra Bisetti: Lela Rogers
Angelo Nicotra: Colonnello Schwarzkopf
Massimo De Ambrosis: Robert F. Kennedy
Roberto Draghetti: Arthur Koehler
Marzia Ubaldi: Anne Marie Hoover
Roberto Chevalier: Ispettore Schell
Oliviero Dinelli: Albert S. Osborn
Pietro Biondi: Alexander Mitchell Palmer
Massimo Rinaldi: Richard Nixon
Michele Gammino: Senatore McKellar
Tiziana Avarista: Anita Colby
Roberto Gammino: Robert Irwin
Diego Reggente: John Condon
Bruno Alessandro: Avvocato generale
Simone Mori: Agente Stokes

mercoledì 11 gennaio 2012

La Duchessa

A 17 anni, la giovane Georgiana Spencer viene data, dalla madre, in sposa al Duca William di Devonshire che pretende di avere da lei un erede maschio. Le cose però non vanno come lui aveva programmato ed ad arrivare sono due femmine, a distanza di qualche anno l'una dall'altra, che vanno ad aggiungersi ad una figlia illegittima avuta da una popolana.
La vita per la Duchessa è moralmente difficile. Ripetutamente tradita dal marito, l'unico uomo in Inghilterra a non amarla, si ritrova costretta a rifugiarsi in altro. Il suo sfogo diventano la moda e la politica. Con la prima porta tutti gli occhi su di se e può, così, attirare l'attenzione anche sui candidati alle elezioni. Aperta sostenitrice dei Whig, si mette in gioco per portare voti al suo amico di infanzia Charles Grey, aspirante primo ministro. Tra di loro scocca la scintilla che era stata sopita sotto le braci del tempo e dal matrimonio di lei con il Duca.
Inizia una relazione clandestina che ben presto sarà scoperta dal Duca. Sarà il momento per lei di scegliere tra le sue figlie ed un amore appassionante, mentre il Duca potrà continuare alla luce del sole la sua relazione con Lady Elisabeth Foster, che vivrà per anni a casa con loro.

Basato su Georgiana, biografia di Georgiana Cavendish, duchessa del Devonshire, scritta da Amanda Foreman, questo film risulta essere uno spaccato della società nobile europea di fini 1700. La donna, senza voto e senza diritti, che può essere legalmente battuta dal marito, tradita a dismisura senza poter ribellarsi, è una figura marginale. Ma grazie alla vita pubblica Georgiana riesce a conquistare un suo posto nella società, lottando tra umiliazione e resurrezione.
Il film è il classico film in costume. Classica la regia, senza spunti originali e senza rivoluzioni stilistiche. Classici i costumi, ben fatti e curati. Classiche le interpretazioni di Keira Knightley (reduce da Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione si trova a suo agio con ruoli del genere) e Ralph Fiennes (al di fuori dei panni di Voldermort, ormai, la sua faccia è irriconoscibile) e Charlotte Rampling.
Tutto classico. Quindi il film riesce anche senza sorprendere.

Una storia interessante di obblighi, tradimenti, amori, cadute e riscatti. Un film che si può vedere, ma anche no. Non aggiunge nulla e non ci si perde nulla.

Titolo originale The Duchess
Lingua originale inglese
Paese Gran Bretagna
Anno 2008
Durata 108 min
Genere storico

Regia Saul Dibb
Soggetto Amanda Foreman
Sceneggiatura Jeffrey Hatcher, Anders Thomas Jensen, Saul Dibb
Produttore Gabrielle Tana, Michael Kuhn
Casa di produzione Paramount Vantage, BBC Films
Distribuzione (Italia) BIM Distribuzione
Fotografia Gyula Pados
Montaggio Masahiro Hirakubo
Effetti speciali Rainmaker Digital Pictures
Musiche Rachel Portman
Scenografia Michael Carlin, Rebecca Alleway
Costumi Michael O'Connor

Interpreti e personaggi
Keira Knightley: Georgiana Cavendish
Ralph Fiennes: William Cavendish, V duca di Devonshire
Charlotte Rampling: Lady Spencer
Dominic Cooper: Charles Grey
Hayley Atwell: Bess Foster

Premi
Premi Oscar 2009: migliori costumi
Premi BAFTA 2009: migliori costumi
Satellite Awards 2008: migliori costumi
Costume Designers Guild Awards: migliori costumi per un film storico
Phoenix Film Critics Society Awards: migliori costumi

martedì 10 gennaio 2012

Sherlock Holmes - Gioco di ombre

L'Europa del 1891 è sconvolta da attentati lungo tutto il continente. Destabilizzate dalle bombe le nazioni, Francia e Germania in testa, si avviano lungo la strada che porta ad un conflitto armato. Solo un uomo ha il sospetto che tutto quello che sta accadendo non sia casuale, ma orchestrato da un'unica mente geniale. L'investigatore inglese Sherlock Holmes sospetta di un brillante e geniale professore universitario, il professor Moriarty. Gli indizi da lui raccolti lo guidano sulle leggere impronte lasciate dal suo nuovo avversario attraverso l'Europa. Aiutato dal fedele Watson, impegnato tra l'altro nella celebrazione del suo matrimonio ed in uno dei viaggi di nozze più pericolosi della storia, e da suo fratello Mycroft cercherà di sventare con ogni mezzo i piani di Moriarty. Piani che lo porteranno ad intervenire a suo modo ad un conferenza di pace in un arroccato castello in Svizzera.

Le nuove avventure del celebre investigatore inglese creato da Sir Arthur Conan Doyle vivono nuovi capitoli grazie agli sceneggiatori Kieran e Michele Mulroney. In questo capitolo la violenza, che ha stupito nel primo, si riduce e lascia spazio ad un gioco psicologico, che va ben oltre gli scacchi usati come metafora nel film, decisamente più raffinato. Per riuscire a rispettare i canoni dettati di genialità del protagonista e del suo antagonista, dal suo creatore originale, gli autori hanno approfondito ulteriormente le tracce lasciate da Doyle nei suoi romanzi. Le citazioni presenti, più o meno evidenti, dalle opere classiche riconciliano i fan storici dell'investigatore di Baker Street con i nuovi appassionati delle sue vicende. Il buon dottore si ritaglia un ruolo sempre maggiore e maggiormente deduttivo, rispetto anche a quello riservatogli nei libri. I toni sono ben dosati lungo tutte le due ore ed a scene tese si alternano altre leggere (la cavalcata per valicare il confine attraverso le montagne è un esempio).
La regia di Guy Ritchie ricalca, nello stile, quella del primo capitolo. Appassiona, coinvolge e stupisce con la gestione delle inquadrature e le sequenze che dimostrano come l'equipaggiamento fornito al regista si stato sfruttato al meglio (esempio, in questo senso, è la scene della fuga dalla fabbrica d'armi).
L'interpretazione di tutti gli attori a partire dai collaudati protagonisti, Robert Downey Jr (che sono sempre più convinto che reciti se stesso e che trovo sempre più bravo nei ruoli iconici che, giustamente, gli vengono proposti) e Jude Law (anche lui non troppo alla ribalta prima di tornare in auge con questa saga), arrivando ai nuovi coprotagonisti Noomi Rapace (nel ruolo della chiaroveggente Madame Simza) e Jared Harris (in quelli difficili di Moriarty) è convincete. Non dimentichiamoci del sempre ottimo Stephen Fry nei panni del fratello di Holmes, Mycroft, sempre un grande.
Gli effetti speciali opportuni, ben realizzati e da atmosfera. I titoli di coda sono coinvolgenti, con l'effetto carboncino, e non noiosi.

Da "marito di Madonna" ed regista di uno dei peggiori remake della storia (Travolti dal destino, remake di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto del 1974 di Lina Wertmuller ), finalmente, trova la sua strada e diventa un vero regista.
Se vi è piaciuto il primo questo non può non piacervi, se non vi è piaciuto questo potrebbe stupirvi.

Titolo originale Sherlock Holmes: A Game of Shadows
Lingua originale inglese
Paese Regno Unito, USA, Australia
Anno 2011
Durata 128 minuti

Genere giallo
Regia Guy Ritchie
Soggetto Arthur Conan Doyle (personaggio), Lionel Wigram (graphic novel)
Sceneggiatura Kieran Mulroney, Michele Mulroney
Produttore Susan Downey, Dan Lin, Joel Silver, Lionel Wigram
Produttore esecutivo Steve Clark-Hall, Bruce Berman
Casa di produzione Silver Pictures, Village Roadshow Pictures
Fotografia Philippe Rousselot
Montaggio James Herbert
Musiche Hans Zimmer

Interpreti e personaggi
Robert Downey Jr.: Sherlock Holmes
Jude Law: Dr. John Watson
Noomi Rapace: Madame Simza
Jared Harris: Prof. James Moriarty
Eddie Marsan: Ispettore Lestrade
Kelly Reilly: Mary Morstan
Stephen Fry: Mycroft Holmes
Rachel McAdams: Irene Adler
Geraldine James: Mrs. Hudson
Wolf Kahler: Dott. Hoffmanstal

Doppiatori italiani
Luca Ward: Sherlock Holmes
Niseem Onorato: Dr. John Watson
Laura Romano: Sim
Pino Insegno: Prof. James Moriarty
Stefano De Sando: Mycroft Holmes
Federica De Bortoli: Irene Adler
Valentina Mari: Mary Morstan
Edoardo Stoppacciaro: Ispettore Lastrade
Dante Biagioni: Dott. Hoffmanstal

lunedì 9 gennaio 2012

Il Cigno Nero

Il direttore artistico del Lincoln Center di New York, Thomas Leroy, annuncia come balletto di apertura della nuova stagione teatrale il "Lago dei Cigni".
Nel suo corpo di ballo la competizione per ottenere la parte di Odette si fa intensa, tanto più che una nuova arrivata, Lily, sembra avere le carte in regola per ottenerla. Più di lei aspira alla parte della donna trasformata in cigno Nina Sayers. Anni di sforzi e di allenamenti, in palestra ed a casa, spera vengano ripagati ottenendo questa parte. Lei è perfetta per interpretare il cigno bianco, ma le manca, a detta di Leroy, la grinta e la carica erotica per interpretare il cigno nero. Caratteristiche presenti in Lily.
Nina, nella quale Leroy ripone grandi aspettative anche per sostituire la stella sulla via del ritiro Beth Macintyre, ottiene la parte, ma deve lavorare molto per dimostrare di meritarsela. L'ambiente domestico, oltre che quello professionale, è fonte di pressioni. La madre, ballerina fallita rimasta in cinta di lei senza volerla, la opprime in ogni modo, vedendola come mezzo per realizzare i suoi sogni. La tensione si concentra nella sua mente portandola ad una inconsapevole autoflagellazione ed a vedere chiunque come sua rivale.
Le continue prove e la immedesimazione nel suo personaggio la spingono al limite della follia.
Nonostante tutto, il giorno della prima, riesce a portare in scena un bellissimo Cigno Bianco ed un, intensamente erotico, Cigno Nero perfetto.

Ok. Il film è bello, intenso, ben recitato e ben costruito.
Vincent Cassel si rivela una scelta azzeccata come coreografo e direttore dello spettacolo
Mila Kunis è l'affascinante antagonista sul palco della protagonista.
Winona Ryder è convincente in quello che si può definire poco più che un cameo.
L'intero cast di ballo mette in scena delle ottime sequenze di danza.
A Natalie Portman viene data un parte difficile. Introduce un personaggio timido, insicuro, frustrato e che cerca di raggiungere obiettivi per il piacere altrui ed esce di scena con indosso una donna violenta, sensuale, erotica, fredda, che vuole l'attenzione del mondo su di se. Nei 100 minuti della pellicola la bambina di Leon, la giovane Padme, assurge a ruolo di attrice come mai si era vista. Polemiche si sono levate, nei primi mesi dello scorso anno, per il possibile uso di una controfigura per alcune scene di ballo da parte della Portman. Lei aveva studiato danza in gioventù e forse non ha eseguito tutti i balletti che vediamo sul grande schermo, ma questo nulla toglie alla sua interpretazione della ballerina emergente alle prese con l'occasione della sua vita.
La scoperta di Aronofsky, l'intuizione, di ambientare la vicenda nel mondo del balletto, di prendere un classico come il Lago dei Cigno, di Pyotr Ilyich Tchaikovsky , e portarlo sul grande schermo si rivela vincente. Quest'uomo è un regista che riesce ad ottenere il meglio da qualunque attore si trovi tra le mani. Ha rigenerato la carriera fallita di Mickey Rourke, portandolo al Golden Globe come migliore attore nel 2009 ed alla nomination all'Oscar, ed, ora, con questa pellicola, ha consacrato la carriera di Natalie Portman, Oscar come migliore attrice nel 2011 anno del suo trentesimo compleanno.
Il solo difetto di questa pellicola è quello di essere particolarmente ovvia. Anche ad un ignorante del balletto, una volta che il personaggio di Cassel spiega al corpo di ballo la sua visione della nuova versione del Lago dei Cigni pare ovvia la conclusione a cui si giungerà. Il percorso è abbastanza evidente, anche grazie alle scelte adottate per i costumi di scena degli attori e per gli arredi presenti nella camera di Nina.
Regista e sceneggiatori riescono, però, a mantenere un ritmo ed una tensione costante per tutta le pellicola tale che l'ovvietà della conclusione percepita viene messa in secondo piano per vivere le emozioni della protagonista e mutare con lei.
Interessante l'uso esplicativo della computer grafica in diverse fasi del film, ma sopratutto nel finale, che fornisce un supporto non indifferente ad attori e spettatori.

Capitato in una anno di grandi pellicole candidate all'Oscar ha portato a casa quello su cui puntava di più, Natalie Portman. Oggettivamente non poteva vincere quello come miglior film, anche se tra i 10 proposti dall'Accademy si piazza almeno ai piedi del podio, avrebbe avuto qualche speranza per la miglior regia (vinto da Tom Hooper per Il discorso del Re, ma che non ho trovato così meritevole).

Un film da vedere per imparare qualcosa su un mondo sconosciuto ai più e vivere una storia intensa.

Titolo originale Black Swan
Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti
Anno 2010
Durata 108 min
Genere thriller

Regia Darren Aronofsky
Soggetto Andrés Heinz
Sceneggiatura Andrés Heinz, Mark Heyman, John J. McLaughlin
Produttore Mike Medavoy, Arnold Messer, Brian Oliver, Scott Franklin
Produttore esecutivo Jon Avnet, Brad Fischer
Casa di produzione Cross Creek Pictures, Phoenix Pictures, Protozoa Pictures
Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
Fotografia Matthew Libatique
Montaggio Andrew Weisblum
Effetti speciali Dan Schrecker
Musiche Clint Mansell

Tema musicale Il lago dei cigni di Pyotr Ilyich Tchaikovsky

Scenografia Thérèse DePrez
Costumi Amy Westcott

Interpreti e personaggi
Natalie Portman: Nina Sayers
Mila Kunis: Lily
Vincent Cassel: Thomas Leroy
Winona Ryder: Beth Macintyre
Barbara Hershey: Erica Sayers
Benjamin Millepied: David
Ksenia Solo: Veronica

Doppiatori italiani
Federica De Bortoli: Nina Sayers
Domitilla D'Amico: Lily
Roberto Pedicini: Thomas Leroy
Barbara De Bortoli: Beth Macintyre
Fabrizia Castagnoli: Erica Sayers

Premi

2011 Premio Oscar:
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Nomination Miglior film a Mike Medavoy, Brian Oliver e Scott Franklin
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique
Nomination Miglior montaggio a Andrew Weisblum

2011 - Golden Globe
Miglior attrice in un film drammatico a Natalie Portman
Nomination Miglior film drammatico
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Miglior attrice non protagonista a Mila Kunis

2011 - British Academy Film Awards
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Nomination Miglior film
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Migliore attrice non protagonista a Barbara Hershey
Nomination Migliore sceneggiatura originale a Mark Heyman, Andres Heinz e John J. McLaughlin
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique
Nomination Miglior montaggio a Andrew Weisblum
Nomination Migliore scenografia a Thérèse DePrez e Tora Peterson
Nomination Migliori costumi a Amy Westcott
Nomination Miglior sonoro a Brian Emrich e Craig Henighan
Nomination Miglior trucco a Geordie Sheffer e Marjorie Durand
Nomination Migliori effetti speciali

2011 - Broadcast Film Critics Association Award
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Nomination Miglior film
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Miglior attrice non protagonista a Mila Kunis
Nomination Migliore sceneggiatura originale a Mark Heyman, Andres Heinz e John J. McLaughlin
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique
Nomination Migliore scenografia a Thérèse DePrez e Tora Peterson
Nomination Migliori costumi a Laura Mulleavy, Amy Westcott e Kate Mulleavy
Nomination Miglior trucco a Geordie Sheffer e Marjorie Durand
Nomination Miglior montaggio a Andrew Weisblum
Nomination Miglior sonoro a Brian Emrich e Craig Henighan
Nomination Miglior colonna sonora a Clint Mansell

2010 - Chicago Film Critics Association Award
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Miglior colonna sonora a Clint Mansell
Nomination Miglior film
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Migliore sceneggiatura originale a Mark Heyman, Andres Heinz e John J. McLaughlin
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique

2010 - Festival di Venezia
Premio Marcello Mastroianni a Mila Kunis
Nomination Leone d'Oro a Darren Aronofsky

2010 - New York Film Critics Circle Award
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique

2011 - MTV Movie Award
Nomination Miglior film
Nomination Miglior performance femminile a Natalie Portman
Nomination Miglior bacio a Natalie Porman e Mila Kunis
Nomination Miglior momento "Ma che ca...!" a Natalie Portman

2010 - Los Angeles Film Critics Association Award
Migliore fotografia a Matthew Libatique

2011 - Independent Spirit Award
Miglior film a Mike Medavoy, Arnold Messer, Brian Oliver e Scott Franklin
Migliore regia a Darren Aronofsky
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Migliore fotografia a Matthew Libatique

2011 - Kansas City Film Critics Circle Award
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman

2011 - Las Vegas Film Critics Society Award
Migliore attrice protagonista a Natalie Portman
Migliore scenografia a David Stein
Nomination Miglior film
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Miglior attrice non protagonista a Mila Kunis
Nomination Migliore sceneggiatura a Mark Heyman, Andres Heinz e John J. McLaughlin
Nomination Migliore fotografia a Matthew Libatique
Nomination Migliori costumi a Laura Mulleavy, Amy Westcott e Kate Mulleavy
Nomination Miglior montaggio a Andrew Weisblum
Nomination Miglior colonna sonora a Clint Mansell

2010 - Boston Society of Film Critic Award
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Miglior montaggio a Andrew Weisblum

2010 - Satellite Award
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky
Nomination Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Nomination Migliore scenografia a Thérèse DePrez e Tora Peterson
Nomination Migliori costumi a Laura Mulleavy, Amy Westcott e Kate Mulleavy
Nomination Miglior colonna sonora a Clint Mansell

2011 Screen Actors Guild Award
Miglior attrice protagonista a Natalie Portman
Nomination Migliore attrice non protagonista a Mila Kunis
Nomination Miglior cast

2011 - Nastro d'argento
Nomination Migliore regia a Darren Aronofsky

giovedì 5 gennaio 2012

Guida Galattica per Autostoppisti

La casa di Arthur Dent, casa di campagna circondata dal nulla, deve essere demolita per far passare una tangenziale. Poche scuse, lo sarà.
La Terra dovrà essere demolita per far passare un'autostrada spaziale. Poche scuse, lo sarà.
Gli unici esseri umani superstiti saranno Arthur Dent ed il suo vecchio amico, un alieno proveniente da un pianeta nei dintorni di Betelgeuse, Ford Perfect.
Sopravvivranno grazie all'intervento casuale della Cuore d'Oro, un'astronave alimentata dal motore ad improbabilità infinita, rubata dal Presidente della Galassia Zaphod Beebloebrox e guidata dalla terrestre, vecchia fiamma di Arthur, Trillian e con a bordo un robot costantemente depresso Marvin.
A furia di premere il pulsante di attivazione del motore ad improbabilità infinita finiranno in numerosi guai ed altrettanti pianeti, fino a giungere su Magrathea dove si trovano sia la fabbrica di pianeti che Pensiero Profondo, computer onnisciente che ha fornito la risposta alla vita, l'universo e tutto quanto, ma che non ha ancora trovato la domanda.

"For Duglas". Si legge prima dei titoli di coda. Quel Duglas è il Duglas Adams che ha scritto il romanzo (od i romanzi omonimi) da cui è stato tratto il film e che da molti anni tentava di far trasporre in film una sceneggiatura che lui stesso ne aveva tratto. Deceduto nel 2001 Adams non avrà la soddisfazione di vedere il suo film al cinema, in quanto verrà realizzato solo nel 2005.
Il film è assurdo. Una sequenza continua di calambour, di scene comiche, di scene assurde e di dialoghi dello stesso stampo. Garth Jennings si dimostra abbastanza folle da portare sullo schermo questo progetto affidandosi ad un cast non di prim'ordine , ma affiancandogli coprotagonisti noti. Infatti, accanto a Martin Freeman, Mos Def e Zooey Deschanel troviamo attori del calibro di Bill Nighy e John Malkovic e nella versione originale le voci di Alan Rickman (Marvin) ed Helen Mirren (Pensiero Profondo).
Il film si rivela essere assurdo e divertente, anche se, forse, qualche fan duro e puro potrebbe non apprezzare pienamente.

Don't Panic. Vedetelo e vi divertirete.

Titolo originale The Hitchhiker's Guide to the Galaxy
Paese USA, Gran Bretagna
Anno 2005
Durata 110 min

Genere fantascientifica
Regia Garth Jennings
Soggetto Douglas Adams (dall'omonimo romanzo)
Sceneggiatura Douglas Adams, Karey Kirkpatrick
Produttore Gary Barber, Jay Roach
Fotografia Igor Jadue-Lillo
Montaggio Niven Howie
Effetti speciali Paul Dunn
Musiche Joby Talbot
Scenografia Kate Beckly

Interpreti e personaggi
Martin Freeman: Arthur Dent
Mos Def: Ford Prefect
Sam Rockwell: Zaphod Beeblebrox
Zooey Deschanel: Tricia McMillan ("Trillian")
Bill Nighy: Slartibartfast
Warwick Davis: Marvin l'androide
Stephen Fry: Il Libro (voce)
John Malkovich: Humma Kavula
Alan Rickman: Marvin l'androide (voce)
Helen Mirren: Pensiero Profondo (voce)
Richard Griffiths: Vogon Jeltz (voce)
Kelly Macdonald: Reporter
Steve Pemberton: Mr. Prosser
Jason Schwartzman: Gag Halfrunt (non accreditato)

Doppiatori italiani
Massimo De Ambrosis: Arthur Dent
Michele Kalamera: Il Libro (voce)
Christian Iansante: Zaphod Beeblebrox
Pietro Ubaldi: Mr. Prosser