venerdì 28 giugno 2013

Superman Ultimo Figlio

Superman Ultimo Figlio - Grandi Opere DC
di Geoff Johns, Richard Donner, Adam Kubert
16,8x25,7, C, col., 232 pp
Contiene Action Comics 844-846, 851, 855-857, Action Comics Annual 11
Editore: RW Lion

Quella che sembra un'astronave piomba su Metropolis. Con lo sguardo Superman segue la sua traiettoria e poi si lancia al suo inseguimento. Una volta raggiunto lo sferico veicolo questo si apre e mostra all'eroe venuto da Krypton un bambino dallo sguardo vispo. Subito tra Kal-El ed il nuovo arrivato si sviluppa un'empatia, dovuta anche ai trascorsi dell'eroe. Immancabilmente, per mettere in sicurezza il perimetro arriva l'esercito. Il bambino viene trasferito in una zona sicura e sottratto alle cure di Superman. La rabbia del pacioso eroe dei due mondi monta incredibilmente. Mettendo a frutto le sue doti di persuasione trova dove il giovane alieno è stato nascosto e lo rapisce. Lo porta con se alla fattoria Kent e riesce a convincere Lois a tenerlo con loro fingendo sia un lontano parente.
Neanche il tempo di imbastire la messa in scena che altre astronavi piombano sulla città. Dal loro interno escono il Generale Zod ed i suoi sgherri pronti a mettere a ferro e fuoco il mondo e sconfiggere l'ultimo figlio di Krypton.
L'unica soluzione per Superman per avere qualche speranza di battere i suoi numerosi e potenti avversari è quella di allearsi con il suo più acerrimo nemico terrestre: Lex Luthor.

Il clone imperfetto di Superman, Bizzarro, compare sulla soglia della casa natale di Clark Kent e rapisce il suo padre adottivo.
Superman, avvertito dal sua madre adottiva, interviene e scopre, grazie all'ologramma di suo padre Jor-El nella Fortezza della Solitudine, che Bizzarro potrebbe aver portato Jonathan Kent su un pianeta dal sole azzurro.
Con un razzo interstellare il figlio preoccupato si lancia al salvataggio.
Una volta trovato Mondo Bizzarro, un pianeta squadrato abitato da copie di persone che Clark conosce realmente sulla Terra ricreate da Bizzarro, scopre che suo padre è tenuto prigioniero dietro una parete trasparente come fosse l'ologramma di Jor-El.
Superman dovrà combattere contro Bizzarro e gli abitanti dello strano pianeta, nonostante gli imprevedibili effetti che la luce del sole azzurro potrebbero avere su di lui e sul suo clone.

Superman Ultimo Figlio raccoglie le prime due storie che Geoff Johns ha scritto nel suo ciclo di Superman. Con lui ai testi ed allo sviluppo narrativo di questi primi due tasselli troviamo il suo grande amico Richard Donner (già il regista dei primi due film di Superman con Christopher Reeve).
Le storie sono archi narrativi a se stanti che gettano ponti per futuri sviluppi a disposizioni di altri autori, ma che possono anche considerarsi autoconclusivi. Entrambi si possono leggere come nuove vicende sulla nascita di Superman.

Ultimi figlio è la prima run che si incontra in questo volume. E' innegabile che le similitudini sia narrative che grafiche scelte per realizzare questa vicenda tendano a richiamare, nella memoria del lettore, le origini più arcaiche dell'eroe in azzurro. La caduta del ragazzo alieno ed il bisogno che Clark e Lois sentono di prendersene cura sono i pretesti per far rivivere al lettore gli stati d'animo vissuti dai Kent quando nel 1938 hanno trovato il loro figlio adottivo. La vicenda è bene narrata e tocca dei tasti sensibili dell'animo. Quello che non riesce bene agli autori è la parte dinamica. La caratterizzazione di Lex Luthor rende l'arci nemico dell'azzurrone una macchietta con a disposizione un arsenale studiato per uccidere il suo nemico ed una squadra anti-Superman. E' curioso come con tutte quelle armi a disposizione non sia mai riuscito ad uccidere la sua nemesi. Certo l'esperienza accumulata da Kal-El sulla Terra non è minimamente paragonabile a quella dei neo-Supermen che appaiono a Metropolis, però qualche dubbio viene. I tratti distintivi degli altri personaggi sono particolari. Perry, di solito buono e mansueto, quei si rivolge ai suoi giornalisti in modo poco rispettoso, sopratutto nei confronti di Clark, Lois mette in mostra un lato oscuro di se nella realizzazione dell'articolo per il Planet in cui narra gli eventi inerenti alla battaglia finale, e Clark risulta essere ancora un po' più bambolo del solito.
I disegni di Kubert, ottimo illustratore, non sono tra i miei preferiti. La scelta di non definire i contorni dei personaggi, lasciando che il nero delle linee vada oltre i bordi che dovrebbe contenere può risultare fastidiosa. Mi ci è voluto un bel po' per abituarmici. Curiosa la scelta operata per la resa dei fondali. Sembra quasi che dopo il disegno a matita siano stati applicati direttamente i colori senza passare dalle chine. Spiazza, sopratutto all'inizio, la scelta di Kubert di realizzare tavole in wide screen. Infatti, alcune tavole occupano per il lungo entrambe le facciate che il lettore ha difronte, spiazzandolo. Fatta l'occhio l'abitudine si entra nell'ottica e non si rischia più di leggere in sequenza sbagliata. Tutto sommato ottimi disegni, ma poco gradevoli. Personalmente.

Mondo Bizzarro introduce il personaggio di Bizzarra ad un pubblico più vasto. Il clone imperfetto di Superman ha bisogno di una figura di riferimento e la sceglie, nei suoi confusi falsi ricordi, nel vero padre di Clark. Grazie alla battaglia sul mondo che ha creato, nel quale non è ben accetto ed al rincuorare paterno di Jonathan Kent, Bizzarro trova la sua dimensione come figlio ed eroe di uno strano mondo.
Qui la figura di Superman può essere considerata marginale. Il suo ruolo è quello di motore della vicenda, ma il pallino resta in mano alla figura di secondo piano ed a suo padre adottivo. Un'avventura diversa e divertente messa su tavola ad Erik Powell. I disegni sono volutamente squadrati ed imprecisi  e ben trasmettono le atmosfere intime dei Bizzarro.

Forse non dei capolavori come quelli a cui Geoff Johns ci ha abituato in altre serie di supereroi, ma due avventure stand alone godibili e leggibili anche da neofiti dell'Uomo d'Acciaio. In acquisto di cui non ci si pente e che potrebbe preludere anche a quello dei due successivi volumi delle run che lo scrittore di Detroit ha realizzato per l'eroe di Krypton. Seppur ben catonata, con copertina di spessore e dai colori curati (bei toni di grigi e grafica di copertina piacevole, identica alla versione americana) l'edizione ha la tara di essere realizzata dai casinisti delle Planeta De Agostini. Seppur meno presenti che in altri loro volume sono, spiacevolmente, localizzabili errori di punteggiature, grammatica e refusi. Uno di questi errori è presente persino nella prima pagina della prima storia. Scoraggiante.

giovedì 27 giugno 2013

Superman Terra Uno - Vol.2

Grandi Opere DC - Superman
SUPERMAN: TERRA UNO VOL.2
(Contiene Superman: Earth One 2 HC)
di J.M, Straczynski, Shane Davis
9788866914846
16,8x25,6, C, 144 pp, col.

Raymond Maxwell Jensen da bambino era sempre isolato per la sua attitudine a delinquere ed ad usare la violenza per risolvere le situazioni. L'unico punto fermo della sua vita era l'amore per la sorella, per la quale ha sempre fatto di tutto. Ora è un criminale incallito e senza scrupoli che non lascia tracce del suo passaggio. Un suo collaboratore, però, ha fatto un errore di troppo e lui, di persona deve andare a risolverlo. Cancellare un hard disk in un centro di esperimenti scientifici lo porterà a trasformarsi nel temibile Parassita.
Clark Kent da poco si è reso conto che i superpoteri con in quali è cresciuto possono aiutare chi è in difficoltà e stabilire un nuovo metro con il quale far crescere l'umanità. Nel contempo ha mantenuto la sua incertezza nei rapporti interpersonali. Trasferitosi in appartamento in un palazzo della periferia di Metropolis incontra i suoi nuovi vicini Eddy, ragazzo drogato perennemente seduto sugli scalini del palazzo, e Lisa, bella ed intraprendente vicina di casa.
Lo scontro tra Superman e Parassita è inevitabile, ma l'avversario, questa, volta riesce ad indebolire l'eroe. Infatti, la sua capacità è quella di assorbire energia per nutrirsi e diventare sempre più forte. A questo punto quale migliore spuntino dell'eroe dal costume rosso e blu.
Nel frattempo alla redazione del Daily Bugle Lois Lane indaga sul nuovo collega proveniente da Smallville e Jimmy Olsen si tiene allenato a scattare foto alla nuova meraviglia della città.
Negli Stati Uniti non tutti sono contenti dell'avvento di Superman. Lo stesso esercito, dopo essersi lascito sfuggire la navicella spaziale custodita per venti anni, sta mettendo a punto piani di emergenza per contrastare i poteri dell'alieno venuto da Krypton.

Il volume uno di Superman Terra Uno era decisamente verboso, ma narrava da un nuovo punto di vista la formazione di Clark Kent per diventare Superman.
Il volume due, probabilmente, semina germogli da far crescere in un prossimo futuro. Non si spiegherebbero altrimenti la presenza delle sottotrame che vedono protagonista Superman e gli altri co-protagonisti dell'albo. Tra queste story line, apparentemente inutili, ma che potrebbero dare luogo a sviluppi ci sono la rivolta in Borada (fittizio stato caraibico, probabilmente), la love story di Clark Kent con Lisa e gli intrecci che potrebbero svilupparsi tra Lois Lane e Jimmy Olsen.
Il nemico di turno sembra, purtroppo, essere degno di una storia di passaggio dell'Uomo d'Acciaio. Risolta con un escamotage finale, tutta la vicenda si presta per mostrare al lettore un classico combattimento (già visto per altro nel volume uno) che mette a ferro e fuoco la città di Metropolis. Sinceramente un po' poco per una graphic novel tanto attesa come questa. Interessante lo spunto che, invece, riporta l'attenzione di Clark su persone che possono avere bisogno di aiuto e che sono più vicine a lui (ed a noi) di quanto pensiamo.
J.M. Straczynski imbastisce una storia dai ritmi buoni, ma dal tessuto narrativo fragile. Limita la verbosità del primo episodio per lasciare spazio al pagine di combattimento, utili a mettere in mostra le abilità grafiche del suo disegnatore.
Shane Davis intrattiene l'occhio con le sue indiscutibili dote. Pagine di inquadrature realistiche, ma a volte un po' troppo statiche. Alcune splash page d'impatto non riescono a sfondare il muro che separa il disegno dal lettore. La grande cura ed il dettaglio impediscono, a volte, l'effetto sorpresa.
Niente da dire sulla colorazione e l'illuminazione delle tavole, nelle quali Davis è stato aiutato da Sandra Hope e Barbara Ciardo.

A disposizione del lettore italiano è l'edizione cartonata realizzata da RW-Lion. La copertina è di un bel cartone pesante e rigido. Le immagini e le scritte ivi presenti sono chiare, intelligibili e di pregevole stampa.
L'interno dell'albo, però, mostra al tatto una notevole diversità di grammatura della carta sulla quale sono stampate le tavole. Messo questo albo a confronto con il precedente pare, per questa scelta, decisamente meno ricco di pagine. Se andiamo a controllare il numero di pagine, invece, abbiamo la sorpresa di 144 del vol.2 contro le 136 del vol.1. In libreria, però, quello che fa la sua porca figura non è certo questo. E' solo un effetto della scelta editoriale, ma lascia perplessi al momento dell'acquisto ed all'esborso di ben 16,95€.
L'effetto psicologico di questi tempi conta anche per le vendite, è bene che RW-Lion se lo ricordi.
Per il resto tutto bene nel lettering (il balloon a pg 42, credo, è vuoto anche nell'originale, non è quindi un errore dell'editore italiano) e, fortunatamente, mancano gli errori, i refusi e le omissioni per le quali era nota Planeta De Agostini.

Terra Uno non è una serie che deve uscire con troppa frequenza. Le storie devono essere ben ponderate e strutturare per poter incidere e farsi largo tra i lettori. Questa, per Straczynski, è un'occasione di crescita di appeal e del personaggio persa. Sicuramente non si fermerà qui, ma bisognerà valutare attentamente i prossimi acquisti. Nel frattempo rimaniamo in attesa del Terra Uno Vol. 2 di Batman e del Terra Uno Vol.1 dedicato a Wonder Woman e scritto, profonda preoccupazione, da Grant Morrison.

lunedì 24 giugno 2013

Man of Steel

Joe è un ragazzo che svolge molti lavori in giro per il mondo. Pescatore su pescherecci in pieno oceano, cameriere in una tavola calda nel nord degli Stati Uniti, uomo di fatica in una base artica. Quello che la gente non sa quando incontra Joe è che lui è alla ricerca di se stesso sin da quando è piccolo.
Nel suo passato, quando era in fasce, c'è un viaggio interplanetario come ultimo superstite di una razza estinta ed un'infanzia difficile, ma tutto sommato felice, su un mondo che l'ha adottato. Cresciuto nel Kansas in una famiglia di agricoltori, i Kent, Clark, questo il suo vero nome, cerca in giro per il mondo spiegazioni su perchè è così diverso dal resto del genere umano. L'incontro con l'ologramma del suo padre biologico, Jor-El, gli svelerà molti arcani. L'arrivo sulla Terra del generale Zod, avversario di Jor-El sul pianeta Krypton, gli aprirà gli occhi e gli permetterà di compiere il suo destino.

Visto? Visto? Senza spoiler! Mi sono limitato a darti un'idea della trama senza rivelarti niente che tu non abbia già sospettato o letto sull'Internet.
Per prima cosa te lo dico: che che ne parlino sui vari siti, non c'è alcuna scena post crediti. Quindi, finito il film esci pure dalla sala senza remore.
Ora parliamo serenamente di questa pellicola.
Man of Steel è il reboot di Superman. Dopo la pellicola di Singer del 2006, omaggio devoto e fedele ai primi due Superman girati da Richard Donner, questo è il punto di partenza per una nuova generazione.
Come ovvio David S. Goyer, Zack Snyder, Kurt Johnstad e Christopher Nolan narrano la nascita del Supereroe. Sì, è inutile che ci giriamo intorno, può piacere o non piacere l'idea, ma Superman è IL Supereroe per eccellenza. E' colui che ha dato inizio a tutto e colui dal quale, per necessità, gli altri autori hanno preso spunto per creare suoi nuovi simili o di tanto diversi da stravolgerne l'idea.
La prima parte della pellicola è ponderata. Scene d'azione che vedono affermarsi un Clark Kent adulto vedono alternarsi flashback di un'infanzia difficile. La guida che il piccolo Clark trova nel suo padre terrestre, con velati ma profondi valori cattolici, è decisiva per la sua formazione culturale. Sacrificio ed altruismo sono quello che lui impara, la parte difficile è gestirli nei modi giusti, senza rivelarsi al mondo.
La seconda parte è la manifestazione al mondo dell'esistenza di un alieno sulla Terra. Il canovaccio della sceneggiatura è tratto direttamente dal Nuovo Testamento. Dopo aver compiuto azioni eccezionali, per anni, in incognito ora viene richiesta la sua rivelazione per salvare il mondo Clark, così, si svela a 33 anni e viene convocato davanti alle autorità per svolgere il suo compito. Ne segue una Passione di dolore e sofferenza, una crocifissione spirituale a sacrificio e beneficio per la salvezza dell'umanità ed una resurrezione, per sconfiggere la parte più debole di sé. Poi c'è altro, ma non te lo dico.
Per chi ha una certa età, come me. ed ha sognato con il Superman di Chirstopher Reeve la prima parte può risultare ridondante. La seconda, però, la compensa e soddisfa le aspettative più esigenti toccando punti di pura commozione.
Questo Superman tanto deve all'interpretazione di Henry Cavill, attore a me sconosciuto. Nel suo nuovo costume, la cui origine e la sua indistruttibilità acquisiscono un senso preciso, strizza, è inutile negarlo, l'occhio al Classico di Reeve. In alcune scene sembra, addirittura, di rivedere in azione l'uomo che ci ha fatto credere che si potesse volare veramente. Cavill oltre a farci credere di poter volare ci fa anche vivere il dolore e lo sforzo di questa azione. La manifestazione dei super poteri è sofferenza per il piccolo Clark e volare, che verrà appreso solo in seguito, non sarà un passeggiata per il Clark adulto. La grandezza di chi ha studiato la nuova genesi del padre di tutti i supereroi è stata quella di rendere, sullo schermo, lo sforzo fisico sul volto dell'attore e l'inerzia delle sue azioni. Come una legge fisica vuole, ad ogni azione corrisponde un'azione uguale e contraria. Se Superman vola allora la pelle del suo volto si tira ed il suo pugno sfonda bang supersonici. Se Zod scaglia per terra Marta Kent allora la sua spalla, quando colpisce il terreno erboso, scava un solco. La realtà, quella di tutti i giorni entra nel mondo degli invincibili.
Accanto al protagonista troviamo due padri eccezionali: Russell Crowe, il suo padre biologico, e Kevin Costner, quello terrestre. Entrambi hanno ruoli di maggior rilievo rispetto a quelli che altri attori hanno ricoperto negli stessi nel passato. A me Crowe non è piaciuto altro che ne Il Gladiatore, anche se l'ho apprezzato in altri ruoli. Qui è convincente, ironico, aggressivo; uno scienziato combattivo che forza le regole di un mondo morente per donargli un futuro. Costner, negli alti e bassi della sua carriera, è da sempre uno degli attori che apprezzo di più (un po' meno nel film che gli ha regalato una montagna di Oscar, sai di quale parlo vero?, ed un po' di più negli altri). Da quando è invecchiato e gli vengono assegnati ruoli un po' più paterni ha trovato una nuova dimensione. Riesce a rendere epica la figura di un agricoltore del Kansas che ha cresciuto un figlio bisognoso di un grande esempio.
Diane Lane è la mamma di Clark, Marta, donna forte ed affettuosa, che è motore di alcune azioni dell'eroe, ma non ha una caratterizzazione profonda. La scelta caduta su un'attrice giovane e bella come la Lane è segno di volerla mantenere a lungo in possibili seguiti e farla crescere a poco a poco. Certo che fa effetto vedere Diane Lane con i capelli grigi.
Amy Adams è Lois Lane. Non è che mi abbia convinto più di tanto. Lei è brava, ma non l'ho vista a sua agio nel ruolo. Sarà anche colpa del doppiaggio italiano? Io ha fatto fatica a far coincidere il viso della Adams con la voce di Ilaria Latini, che pure l'aveva doppiata in Come d'Incanto.
Il cast è azzeccato anche nelle scelte che hanno coinvolto i personaggi secondari e gli antagonisti. L'imbolsito Laurence Fishburne è un ottimo Perry White, primo afroamericano ad interpretarlo, Michael Shannon, la cui faccia d'ora in poi mi rimarrà impressa, è un grandioso, fanatico, Zod e Antje Traue, anche lei a me sconosciuta seppure l'avevo vista in Pandorum qualche anno fa, è una convincete Faora.
Zack Snyder è dietro la macchina da presa. Il regista di Green Bay ci ha preso gusto a girare adattamenti dai fumetti. Dopo l'ottimo lavoro di 300 e l'eccezionale trasposizione di Watchmen non sbaglia il colpo neanche con Man of Steel. La, coraggiosa, scelta di girare quasi la totalità del film con la camera a spalla paga. Riesce a non ottenere l'effetto vomito che altri suoi, pure illustri, predecessori avevano raggiunto, ma calibra gli spostamenti di macchina ed i suoi sobbalzi in maniera precisa. L'effetto è di aumentare la credibilità delle situazioni in cui veniamo catapultati. Le scene di volo sono stupefacenti. Lasciate perdere qualsiasi ricordo che la vostra memoria conserva: questo è volare! I combattimenti, poi, sono epocali. Qui alieni dalla forza spropositata si prendono a cazzotti. E' come lanciare palline da golf in un negozio di cristalli. L'effetto ottenuto è lo stesso: distruzione totale! Gli investimenti per ricostruire Metropolis dovranno essere economicamente ingenti e rapidi per portare la vita alla normalità nella città sconvolta.
Gli effetti speciali rendono. Le scene di volo sono il capolavoro, ma anche i combattimenti ad alta velocità regalano emozioni. La distruzione della città, la concussione della minaccia, la vita su Krypton, le navi spaziali. Tutto il reparto effetti speciali ha dato il massimo.
Come non parlare dei costumi. Le tenute dei kryptoniani sono tante. Nel senso che sono composte da molti pezzi e danno senso di pesantezza. Il costume di Superman è qualcosa di nuovo. Slegato dall'azzurro cielo e dalla mutanda rossa si identifica maggiormente con la visione di Jim Lee e dei New 52! che la DC ha inaugurato da quasi due anni. Blu scuro, quasi metallizzato, con il simbolo della speranza rosso sangue ed un mantello epico: il supereroe ideale.
In ultimo la colonna sonora. Hans Zimmer dimentica il motivo classico di John Williams, che tanto a furoreggiato dal 1978 ad oggi, persino come suoneria di cellulare, e dona una nuova dimensione musicale all'eroe. Scelta corretta ed insindacabile. Un nuovo inizio necessita di nuova musica per differenziarsi dal passato.

Chissà quanto con una visione del futuro mondo cinematografico della DC Comics, gli sceneggiatori hanno inserito citazioni di altri eroi e villain della casa editrice. Se la Lexcorp, compagnia di Lex Luthor, appare più volte non possiamo fare a meno di notare il satellite della Wayne Enterprise, l'accenno ai laboratori S.T.A.R. (nei quali vedrà la luce Cyborg) e qualche altra strizzatina d'occhio. Qualche base per il film sulla Justice League tanto richiesto dai fans?

Man of Steel è un film da vedere. E' un film da seguire ed apprezzare. E' diverso dal Batman di Nolan e dona una dimensione nuova all'eroe creato da Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1932. Certo gli toglie un po' di quella ingenua semplicità che non lo avrebbe reso credibile ai giorni nostri, ma proprio per questo è un lavoro che merita la nostra attenzione.
Un consiglio: evitate il 3D. Snyder ha studiato, pensato e girato questo film per il cinema classico ed infatti ha, come detto, scelto di usare molto la camera a mano. La conversione in 3D l'ha voluta la Warner a film finito. Sarebbe un delitto non seguire la strada tracciata dal regista.
Non mi viene da dire Gran Bello come per Into Darkenss - Star Trek, ma agli animi più sensibili strapperà più di una lacrimuccia.

Titolo originale Man of Steel 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione USA, Canada, Regno Unito 
Anno 2013 
Durata 143 minuti 
Genere Cinecomic 

Regia Zack Snyder 

Soggetto David S. Goyer, Christopher Nolan 
Sceneggiatura David S. Goyer, Zack Snyder, Kurt Johnstad 
Produttore Emma Thomas, Christopher Nolan, Charles Roven, Deborah Snyder 
Produttore esecutivo Lloyd Phillips, Thomas Tull, Jon Peters 
Casa di produzione Warner Bros., Legendary Pictures, Cruel and Unusual Films, DC Entertainment, Syncopy, Atlas Entertainment, Third Act Productions, Moving Picture Company 
Distribuzione (Italia) Warner Bros. 
Fotografia Amir Mokri 
Montaggio David Brenner 
Effetti speciali Michael Ahasay, James Paradis, W.A. Andrew Sculthorp, Corie Tornack, John D. Milinac, Allen Hall, Scott Kodrik, Anthony Julio 
Musiche Hans Zimmer 
Scenografia Alex McDowell 
Costumi James Acheson, Michael Wilkinson 
Trucco Veronica Lorenz, Francisco X. Pérez, Vicki Vacca 

Interpreti e personaggi 
Henry Cavill: Clark Kent/Superman
Amy Adams: Lois Lane
Russell Crowe: Jor-El
Kevin Costner: Jonathan Kent
Diane Lane: Martha Kent
Michael Shannon: Generale Zod
Ayelet Zurer: Lara Lor-Van
Laurence Fishburne: Perry White
Harry Lennix: Generale Swanwick
Antje Traue: Faora
Christopher Meloni: Colonnello Hardy
Richard Schiff: Dr. Emil Hamilton
 
Doppiatori italiani 
Gianfranco Miranda: Clark Kent/Superman
Ilaria Latini: Lois Lane
Luca Ward: Jor-El
Michele Gammino: Jonathan Kent
Roberta Pellini: Martha Kent
Pasquale Anselmo: Generale Zod
Massimo Corvo: Perry White
Roberto Pedicini: Colonnello Hardy

martedì 18 giugno 2013

Martin Mystère - Gli abitatori del sottosuolo

Martin Mystère n. 327, bimestrale 
Gli abitatori del sottosuolo  
 
Soggetto e sceneggiatura: Paolo Morales
Disegni: Roberto Cardinale e Alfredo Orlandi
Copertina: Giancarlo Alessandrini  
 
Africa. Congo. Nazione devastata dalla guerra civile. Sulle televisioni di tutto il mondo, però, passa un'altra notizia. Il cadavere di un umanoide, con tutte le caratteristiche di essere nato e vissuto nel sottosuolo, viene rinvenuto dalle forze speciali dell'O.N.U. incaricate di mantenere l'ordine nella zona. Gli spettatori di tutto il mondo rimangono stupiti. Tranne Martin Mystère. Lui sa che quello mostrato sui teleschermi è il cadavere di uno degli abitatori del sottosuolo, discendenti dai nazisti rifugiatisi in caverne europee, da lui già incontrati in una grotta in Austria.
Il BVZM si reca con Diana a Vienna e, grazie a contatti nella polizia locale, riesce a sollevare il velo su alcuni misteri che lo porteranno nel cuore dell'Africa nera a rischiare la vita.

Paolo Morales, deceduto pochi mesi fa ancora giovane, è uno che sapeva dare senso alle sceneggiature. La sua storia, una delle ultime che aspettano di uscire sulle pagine della Casa delle Idee Milanese, è un buon motivo per leggere questo albo di Martin Mystère. Con delicata decisione tocca tasti, a diverso livello, nella coscienza del lettore. Se da un parte propone una bella storia di avventura che si dipana in tutto il mondo, dall'altra non si esime dal suo compito di denuncia. Attraverso il punto di vista dello spietato padrone d'azienda, puramente volto al profitto attraverso il risparmio, si entra nell'ottica del non riuscire a capire cosa sia veramente giusto o sbagliato. Tanto da lasciare anche perplesso e con incubi notturni finali il BVZM, che di acqua sotto i ponti ne ha vista passare. Interessante anche il modo dello scrittore di mettere in rilievo personaggi solitamente minori. Un ottimo esempio sono sia Diana, di cui parleremo dopo, e del poliziotto amico fraterno di Martin, Travis. Molta marginalità è stata data a Java, che sempre più sembra diventare un peso per gli autori. Pur di escluderlo, Morales, permette ad un giovane abitatore del sottosuolo di assurgere ad aiutante muto del BVZM per più di metà dell'albo. Forse l'albo Java addio era arrivato un po' presto, ma da lì il neanderthaliano non si è più ripreso.
Se non teniamo conto dell'elevato numero di imprecisioni che il duo Roberto Cardinale e Alfredo Orlandi commette quando realizza gli ambienti e ne cura i dettagli (cioè non li cura, buttando lì disegni a caso con oggetti che si spostano da una vignetta all'altra senza che nessuno li tocchi) allora i disegni sono di alto livello. Martin Mystère ringiovanisce ed i tratti del suo viso, nei primi piani, sono ben incarnati e dettagliati. Meritevole il lavoro svolto dal duo anche sulla palla al piede moglie del Detective dell'Impossibile. Dopo anni in cui Diana ha vissuto il ruolo di seconda algida str0n5a dopo quella originale comparsa fastidiosa, qui riesce a diventare utile e simpatica. Il duo ai pennelli riesce anche a donarle qualche chilo ed a renderla fisicamente interessante, persino sexy come mai nemmeno la buonanima di Castelli avrebbe pensato potesse essere. Come detto, però, il lavoro sui personaggi operato dai due disegnatori è sminuito da come hanno curato i fondali ed i dettagli di minore importanza. Dico, ci avete lavorato in due avreste dovuto stare più attenti. Peccato.
La copertina di Alessandrini è una bella idea. Peccato che con i nuovi colori i disegni non sembrano nemmeno più i suoi. Se a livello grafico è sempre bello vederlo all'opera è difficile abituarsi ad i nuovi toni pastello del giovane che ci mette i colori. Non lo so. Mi ci devo abituare.

Che dire. Una bella storia che restituisce, dopo le delusioni degli ultimi bimestri, la voglia di continuare a leggere le avventure del Detective dell'Impossibile creato più di 30 anni fa da Alfredo Castelli. I dubbi sulla tenuta della serie rimangono, ma la strada giusta è ancora in tempo per essere presa.

lunedì 17 giugno 2013

Into Darkness - Star Trek

COME AL SOLITO!!! IL FILM E' NELLE SALE DA POCO. PER NARRARE PARTE DELLA TRAMA NECESSITO DI BUTTARE LI' QUALCHE SPOILER PICCOLO PICCOLO. SE NON VUOI SAPERE NULLA DI NULLA NON CONTINUARE A LEGGERE!

Una normale missione di ricognizione dell'Enterprise nei pressi di un pianeta di classe M, sul quale la civiltà non ha ancora conosciuto la ruota, si rivela un pericolo enorme per parte dell'equipaggio. Per salvare il membro in pericolo il Capitano James T. Kirk decide di violare la Prima Direttiva, che impedisce di rivelarsi a civiltà all'oscuro della tecnologia per realizzare motori a curvatura, e mostrare la sua nave spaziale agli indigeni.
Il suo gesto non passa inosservato al suo ritorno sulla Terra. Viene giudicato tanto grave da costringere l'Ammiraglio Pike a rendere esecutiva una dura decisione del Consiglio della Federazione Unita dei Pianeti.
Nel mentre un terrorista terrestre reputa opportuno far esplodere un edificio della Federazione nel centro di Londra, radendolo al suolo. L'attacco è visto come un atto di guerra e il Presidente della Federazione l'Ammiraglio Alexander Marcus convoca i capitani delle migliori navi della flotta ed i loro primi ufficiali nel quartier generale a San Francisco. Un altro attentato a luogo e molti perdono la vita.
Marcus incarica, quindi, Kirk e Spock di andare a stanare il terrorista su Kronos, pianeta dell'Impero Klingon, dove si è rifugiato in una zona disabitata e bombardarlo con 72 missili di nuova generazione.
Un autentico atto di guerra contrario ad ogni direttiva ed ad ogni principio in base al quale la Federazione è stata fondata.
Kirk è combattuto ed inizia a sospettare che non proprio tutto sia bianco o nero come può sembrare.

Se hai letto la trama ammettilo: sono stato bravo a non spoilerare troppo. Ti ho raccontato il grosso, ma molto grosso, e non ti ho detto niente che ti possa rovinare il film. Son stato bravo.
Adesso inizio a dirti la mia.
Sono rimasto stupito da Michael Giacchino. Non sembrava neanche che fosse stato lui a comporre le musiche. Durante la proiezione mi chiedevo se JJ avesse cambiato collaboratore per la parte sinfonica ed alla fine sono rimasto piacevolmente colpito da come Giacchino abbia saputo rinnovarsi per questa pellicola. I suoi ritmi sono coinvolgenti ed azzeccati, complimenti. Quando alla fine entra la classica fanfara di Alexander Courage è, poi, apoteosi.
Il cast è, tutto sommato quello del primo capitolo di 4, e dico 4, anni fa, con qualche aggiunta di rilievo. Per cortesia parliamo prima degli ospiti. La parte da leone la fa Benedict Cumberbatch. L'attore inglese interpreta al meglio quello che può essere considerato il cattivo della pellicola. Profondo ed intenso anche senza un gran mimica facciale, grazie alla sua prolungata impassibilità crea un muro di perplessità che disorienta gli avversari. E sì, ve lo devo dire è chi pensate che sia.
Peter Weller è una sorpresa. Il primo Robocop interpreta una figura già vista in un film con Picard, almeno nel ruolo, ma non ti dico in quale. Deciso e perseverante sprigiona tutte le emozioni che Cumberbatch nasconde dietro la sua maschera. Gran bella sorpresa vederlo.
Sempre ottimo Zachary Quinto, ormai non più una rivelazione, ma una conferma del nuovo cinema americano e molto deciso Chris Pine, nel raccogliere il testimone di Shatner. Più spazio è stato dato a Zoë Saldaña, a discapito di John Cho che anche se si siede sulla poltrona aveva avuto maggiore azione nel primo capitolo. Tanto invecchiato Simon Pegg, grande caratterista, e con un ruolo diverso dal solito guadagna qualche battuta anche Anton Yelchin. Karl Urban, infine, è un degno erede, anche se più muscoloso, di Leonard Nimoy.
Altra nuova aggiunta al cast, forse solo per questo film, è Alice Eve. Bellissima e brava, offre anche un siparietto in intimo, pressoché inutile, ma piacevole.
Giustappunto - Alice Eve
Il 3D è utilizzato con buoni risultati. Più che per far uscire oggetti dallo schermo viene utilizzato per fornire profondità alle inquadrature. Io continuo a reputarla una tecnica inutile ai fini dei film nei quali viene inserita, ma utile a far incrementare gli incassi dei cinema in periodi di ridotta affluenza nelle sale. L'avrei visto più che volentieri in 2D, ma, purtroppo UCI non permette questa scelta.
Avete notato che ho tralasciato giudizi sulla trama?
Io l'ho trovata fantastica. Non ho riscontrato pesanti buchi narrativi e sono riuscito a riconoscere diversi omaggi alla serie classica. Alcuni sono ovvi e scontati, che dir si voglia, ma tutti sono stati portati con coscienza e rispetto. Tanto quanto la squadra di autori si era tenuta lontano da evidenti contiguità con la TOS nel primo film, tanto è riuscita a gestire bene tutto quello che hanno messo in questa. C'è il cattivo, c'è il cognome, c'è la creaturina strana, c'è la scena della morte, c'è la frase (ma non la controfrase), c'è l'amicizia, c'è tanta roba. Ci sono un po' tante scazzottate e troppi scontri armati, ci sono molti panorami alla Star Wars, c'è tanta avventura che si svolge sulla Terra. Insomma c'è tanto di tanto e molto di questo è gestito bene. Altro, poca roba, farà imbestialire il fan duro e puro della Serie Classica, ma attirerà lo spettatore medio americano al cinema. Tra la poca roba, ma importante, c'è lo scarno riferimento ai valori coi quali il fenomeno Star Trek è nato. Si parte con quelli, ma poi ci si perde negli effetti speciali e nella crescita dei personaggi.
La regia dura è pura è la classica di JJ. Sequenze adrenaliniche, primi piani, inquadrature ardite e migliaia di flare. Ecco, adesso ti dico un cosa JJ: "Sono carini e simpatici i flare. Ricorda, però, che il film dura più di due ore! In 3D! Alla fine rompono un po' la minc...". Così mi sono sfogato. Sinceramente pensavo che in questo secondo capitolo ne avrebbe usati di meno, vana speranza.
Il doppiaggio italiano non è affatto male. L'opera di mixaggio voci/sonoro è ben realizzata e non capita mai di perdere battute. Certo, poi ci sono i puristi della lingua originale e per quelli non c'è niente da fare.

Io posso solo dire due parole e consigliarvi di andare al cinema a vederlo al più presto. Le due parole sono: Gran Bello!

Ora parliamo di noi. Curiosa la scelta dell'UCI Certosa a Milano sulle modalità di proiezione della pellicola. Spettacolo previsto per le 14.40, inizio reale, da cartello, 15.05 (per spot e trailer), inizio in sale alle 14.25. Sì, avete letto bene: 40 minuti prima dell'orario reale! Io sono arrivato in sala 3 per primo alle 14.30 e sono riuscito a far ricominciare la proiezione da capo, ma non sono stato l'unico. Qualcuno che è arrivato alle 15.00 è riuscito ad ottenere lo stesso, giustamente. Quindi, grazie alla disorganizzazione casuale della struttura mi sono goduto per due volte i primi 20/25 minuti di film e risparmiato la noiosa pubblicità. Valli a capire. Tutto sommato un episodio divertente.

Titolo originale Star Trek Into Darkness 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione USA 
Anno 2013 
Durata 129 min 
Audio Dolby Digital, SDDS 
Rapporto 2,39:1 e 1,44:1 (versione IMAX) 
Genere azione, fantascienza

Regia J. J. Abrams 

Soggetto basato su Star Trek di Gene Roddenberry 
Sceneggiatura Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof 
Produttore J. J. Abrams, Alex Kurtzman, Roberto Orci, Damon Lindelof, Bryan Burk 
Produttore esecutivo Jeffrey Chernov, David Ellison, Dana Goldberg, Paul Schwake 
Casa di produzione Paramount Pictures, Bad Robot Productions, Kurtzman/Orci, Skydance Productions 
Distribuzione (Italia) Universal Pictures 
Fotografia Daniel Mindel 
Montaggio Maryann Brandon, Mary Jo Markey 
Musiche Michael Giacchino 
Scenografia Scott Chambliss 
Costumi Michael Kaplan 
Trucco Jeanne Van Phue 

Interpreti e personaggi 
Chris Pine: James T. Kirk
Zachary Quinto: Spock
Zoë Saldaña: Nyota Uhura
Benedict Cumberbatch: Khan
Alice Eve: Dott.ssa Carol Marcus
Karl Urban: Dott. Leonard 'Bones' McCoy
Simon Pegg: Montgomery Scott
John Cho: Hikaru Sulu
Anton Yelchin: Pavel Chekov
Bruce Greenwood: Amm. Christopher Pike
Peter Weller: Amm. Alexander Marcus
Noel Clarke: Thomas Harewood
Nazneen Contractor: Rima Harewood
Leonard Nimoy: Spock anziano
 
Doppiatori italiani 
Stefano Crescentini: James T. Kirk
Alessio Cigliano: Spock
Ilaria Stagni: Nyota Uhura
Francesco Bulckaen: Leonard McCoy
Nanni Baldini: Montgomery Scott
Gianfranco Miranda: Hikaru Sulu
Davide Perino: Pavel Chekov
Angelo Maggi: Amm. Christopher Pike
Simone D'Andrea: John Harrison / Khan
Domitilla D'Amico: Dott.ssa Carol Marcus
Stefano De Sando: Amm. Marcus
 

giovedì 13 giugno 2013

I Puffi 2

Ecco, finalmente, le locandine italiane del prossimo film dei Puffi. Come bonus c'è anche la data di uscita ufficiale: 26 Settembre 2013. Solo quasi tre mesi dopo quella americana.









mercoledì 12 giugno 2013

Una notte da leoni 2

Due anni sono passati. Gli eventi di Las Vegas alle spalle. Adesso è il turno di Stu sposarsi, in Thailandia, ed ha invitato i suoi amici Phil e Doug. Alan, questa volta, rimarrà a casa: troppi danni aveva combinato all'addio al celibato precedente. Per evitare qualsiasi complicazione, oltre tutto,  Stu, come addio al celibato, offre, a sorpresa, un brunch d'addio ai suoi due amici. Purtroppo per lui, però, alla fine deve cedere ed invitare anche Alan al matrimonio. Nonostante la gratitudine per l'invito ad Alan monta la carogna quando scopre che oltre a loro quattro al gruppo si è aggiunto Teddy. Teddy altri non è che il geniale fratello sedicenne di Lauren, la futura sposa di Stu.
Tutto, per fortuna, sembra andare per il meglio, a parte lo scarso rispetto che il padre della sposa ha per il futuro genero. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Stu, Alan, Phil e Mr Chow si svegliano in un putrido albergo di Bangkok in compagnia di una scimmietta motociclista fumatrice e maniaca sessuale. Sulla faccia di Stu è apparso un tatuaggio alla Mike Tyson, i capelli di Alan sono stati rasati e Mr Chow pare morto. Inoltre manca Teddy. Il ragazzo prodigio è sparito senza lasciare traccia, se non un dito amputato.
I tre amici gireranno in lungo ed il largo tutta la città per cercare di ritrovalo, imbattendosi in avventure pazzesche.

Fa ridere. Se lo scopo era solo quello Todd Phillips  lo ha centrato. Quello che, però, si nota in assoluto è come questo film sia una copia del precedente campione di incassi. Le situazioni sono esattamente le stesse già viste nel primo capitolo. Il risveglio, la telefonata, le situazioni, le frasi, tutto concorre a ricalcare una traccia sicura senza sprizzare di eccessiva originalità.
Come detto fa ridere. Ci si diverte e non per quell'ora e mezza non si pensa ad altro che ad aspettare la prossima rogna che accadrà ad i tre sfortunati protagonisti.
Sono tutti bravi Ed Helms (Stuart "Stu" Price) nonostante sia il fulcro della vicenda non stupisce più di tanto, però Zach Galifianakis (Alan Garner), Bradley Cooper (Phil Wenneck) e Ken Jeong (Mr. Leslie Chow) mettono un pizzico di brio in più tale da sopperire alla lieve mancanza del loro socio.
Le ambientazioni sembrano essere azzeccate e quello che salta all'occhio è che Bangkok pare essere proprio derelitta come città, nei suoi quartieri periferici. Il contrasto, poi, con la residenza del padre della sposa di Stu è eclatante.

Una buona commedia che non è altro che il remake di se stessa. Il primo capitolo ha segnato fortemente la sorte di questo secondo. Dopo il mezzo fiasco di Parto col folle, Todd Phillips non riesce a ripetere il miracolo della rivelazione del primo Hangover, ma fa divertire lo stesso. Sarebbe anche ora, però, di vedere Zach Galifianakis in qualche parte diverse. Seppur divertente e convincete rischia di essere sempre uguale e ripetitivo.

Titolo originale The Hangover Part II 

Lingua originale inglese 
Paese di produzione Stati Uniti d'America 
Anno 2011 
Durata 98 min 
Genere commedia 

Regia Todd Phillips 

Soggetto Jon Lucas, Scott Moore 
Sceneggiatura Todd Phillips, Scott Armstrong, Craig Mazin 
Produttore Todd Phillips, Daniel Goldberg 
Produttore esecutivo Scott Budnick, Jon Jashni, J.C. Spink, Thomas Tull, Vineet 
Casa di produzione Warner Bros. ,Green Hat Films, Legendary Pictures 
Distribuzione (Italia) Warner Bros Italia 
Fotografia Lawrence Sher 
Montaggio Debra Neil-Fisher, Mike Sale 
Effetti speciali Animal Makers 
Musiche Christophe Beck 
Scenografia Bill Brzeski 
Costumi Louise Mingenbach 
Trucco Jennifer Bell 

Interpreti e personaggi 
Bradley Cooper: Phil Wenneck
Zach Galifianakis: Alan Garner
Ed Helms: Stuart "Stu" Price
Ken Jeong: Mr. Leslie Chow
Justin Bartha: Doug Billings
Jeffrey Tambor: Sid Garner
Paul Giamatti: Kingsley
Jamie Chung: Lauren
Mason Lee: Teddy
Sasha Barrese: Tracy
Bryan Callen : Samir
Nick Cassavetes: tatuatore Joe
Mike Tyson: se stesso
 
Doppiatori italiani 
Christian Iansante: Phil Wenneck
Roberto Stocchi: Alan Garner
Alessandro Quarta: Stuart "Stu" Price
Massimiliano Alto: Doug Billings
Oreste Baldini: Mr. Chao
Massimo Rossi: Kingsley
Valentina Mari: Lauren
Alessio Puccio: Teddy
Ennio Coltorti: padre di Lauren
Barbara De Bortoli: Tracy
Renato Cecchetto: Sid Garner
Bruno Conti: Mike Tyson