Il tempo è oggettivamente poco per tutto quello che c'è da vedere. Ho fatto in tempo a buttare un occhio al padiglione della Cina, molto bello e di impatto con il campo di grano della speranza a rallegrare il tutto grazie ad un bellissimo gioco di luci e musiche.
Una camminata intensa mi ha portato a raggiungere il Giappone quando questo, però, era già chiuso, addirittura in anticipo rispetto a tutti gli altri.
Chiusi i padiglioni è partita la caccia al ristorante. Tra chioschi di street food, anche un po' nascosti, e ristoranti veri e propri, quello coreano addirittura a numero chiuso la scelta è ampia. Quello che è certo è che dopo le 21 si trova ovunque una coda praticamente infinita. Dopo vari tentativi a vuoto ho deciso di accettare l'ospitalità della Repubblica Ceca. Qui si può scegliere tra diversi piatti al self service di una buona qualità e prezzo contenuti. Anche la birra, seppure un po' amara, non è male.
Prima impressione? La disorganizzazione è forte. Basterebbero quattro frecce disegnate per terra ad indicare le biglietterie in stazione e poi l'accesso all'area Expo e quelle per l'ingresso all'esterno dell'area espositiva è tutto sarebbe più facile.
L'impatto dei padiglioni è significativo, ognuno con il suo stile e le sue peculiarità. A disposizione dei visitatori ci sono, inoltre, numerose casette dell'acqua per abbeverarsi gratuitamente.
La via principale, coperta dalle vele, è dinamica ed ampia. Stupisce, sinceramente, vedere così tante installazioni Tecnogym e Ferrero, sembrano addirittura più dei padiglioni delle nazioni.
Prossimo giro: serio. La visita dei padiglioni sarà più accurata e la giornata più intensa. Tuttavia l'esperienza serale è da provare, almeno per avere un assaggio di ciò che Expo è e per perlustrarlo in vista di una visita più completa.
P.s.: non dimenticate l'antizanzare!
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