Dylan Dog n. 302, mensile
Il delitto perfetto
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Bruno Brindisi
Copertina: Angelo Stano
Dylan Dog è in piedi, al centro di un ufficio chiuso dall'esterno, sorvegliato da telecamere, con una pistola fumante in mano. Di fronte a lui il cadavere i Mark Question con una pallottola piantata in fronte. Colto in flagranza di reato da una guardia giurata e dalla segretaria di Question viene arrestato ed incarcerato. La notizia del suo arresto rimbalza in rete ancora prima che sulla stampa. Un gruppo di fan dell'Indagatore dell'Incubo, credendolo innocente, tenta di ricostruire la dinamica del delitto per scagionarlo.
La partenza è col botto. Ok la storia mi intriga. Citazioni a manetta da film, libri, più o meno nuovi, mi mettono dell'animo giusto. C'è il coinvolgimento. Poi scopro che è una storia ad episodi. Delusione. Mi aspettavo sinceramente qualcosa di più da Luigi Mignacco. Speravo in un racconto unico ed organico, come credo sia corretto proporre almeno sulle pagine di una serie regolare, invece mi sono ritrovato davanti ad uno stile narrativo che ho criticato più volte e che mi trova poco propenso alla sua lettura. Non nego che le storie, le seconde due particolarmente, siano anche divertenti e caratteristiche, ma mi rimane dell'amaro in bocca. Il finale è simpatico e misterioso. Se la parte centrale dell'albo fosse stata corpo unico col resto penso che sarebbe stata una grande storia.
Bruno Brindisi non fa mai meno del suo. Qui ci mette anche qualche cosa di più per valorizzare la sceneggiatura di Mignacco. Disegni piacevoli e curati rendono l'albo armonioso.
La copertina di Stano è un trionfo di bianco e Dylan Dog in pericolo. Raramente il nostro sbaglia un colpo ed anche in questa occasione fa centro.
Nota a parte per i redazionali di questo mese. Dopo la dipartita di Sergio Bonelli questo è il primo albo che integra, al posto delle solite rubriche, il messaggio della redazione ai lettori, a pagina 2, ed un ritratto affezionato e tenero di Sclavi del suo amico Sergio, a pagina 4. Parole che descrivono in modo toccante la figura di Sergio Bonelli e l'amicizia che lo legava alla sua redazione. Per tutti è stato, è e sarà ancora per molto un duro colpo. Adesso le redini dell'azienda di famiglia sono ufficialmente in mano al figlio Davide. In bocca al lupo.
Quando si parte bene, ma, poi, si perde il filo per strada. Peccato.
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