Dylan Dog N° 362
Dopo un lungo silenzio
Soggetto e Sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Giampiero Casertano
Copertina: Nessuno
Periodicità: mensile
uscita 28/10/2016
L'alcolismo è una gran brutta bestia. Dylan Dog lo sa bene, visto che ne è uscito a costo di grandi sofferenze. E' un incubo che si nasconde dietro ad i momenti più belli. Infatti un bicchiere di vino bevuto in un momento di felicità è il sasso che sdruciola e che fa precipitare l'Old Boy, nuovamente, lungo il burrone dell'alcool. Parallelamente a lui, un uomo, la cui moglie è morta da tempo, è nella sua stessa situazione e gli chiede aiuto per contattare il fantasma della defunta compagna.
Due uomini nello stesso abisso. Due punti di partenza così diversi, ma un traguardo identico alla fine di un percorso di sofferenza.
Dopo un tempo lunghissimo torna ad impugnare la penna il papà di Dylan Dog. Tiziano Sclavi racconta una nuova pagina di autobiografica sofferenza tramite il suo figlio prediletto. Il problema di un personaggio seriale, mensile, in edicola da trenta ininterrotti anni, è quello di rischiare di scrivere storie tanto per riempire pagine ed andare in stampa. Questo succede. Il piacere si riscontra quando un autore posa la penna per un po' e poi la riafferra tra le sue dita capaci. Se, poi, la scelta è quella di narrare di un'esperienza personale, seppur dolorosa, il riscontro positivo da parte del lettore sarà forte. Sclavi percorre lo stesso sentiero che ha portato Recchioni a diventare curatore della sua creatura. Con Mater Morbi, Recchioni, raccontava del suo dolore e della sua malattia. Ha aperto una breccia nei cuori dei fan dell'Indagatore dell'Incubo ed è diventato colonna portante della collana; addirittura colui che ha convinto l'eremita di Broni a sceneggiare nuovi soggetti. Due, E un quarto. Incluso questo.
Ai disegni Casertano. Anche se all'inizio ho trovato strana la scelta di combinare il ritorno di Sclavi con Casertano, devo ammettere che l'accoppiata ha funzionato. Dove lo sceneggiatore ha riempito con tavole di passaggio, l'artista è riuscito a giocarle a suo favore per evocare emozioni con il suo tratto.
La scelta della copertina completamente bianca è stilosa, ma, in edicola, è difficile trovare un esemplare del fumetto che conservi l'idea iniziale. Il bianco, pulito e luminoso, lascia presto spazio a polvere e segni neri, anche quando trattato con la massima cura. La scelta di lasciarla bianca potrebbe anche essere il modo di sottolineare il cambiamento di copertinista che ci aspetta il mese prossimo. Da dicembre 2016 perderemo Stano, autore di un ottimo lavoro anche sotto la gestione Recchioni, che cederà l'iconico testimone ad un giovane di belle speranze (sempre amico del curatore).
La mancanza di redazionali ha messo in evidenza la poca voglia di Recchioni nel curarli, più che il rispetto per il ritorno del padre prodigo all'ovile. Se la scelta fosse stata seguita per tutta la linea non avremmo dovuto trovare nemmeno nulla in terza di copertina e godere dell'anteprima del prossimo albo solo in quarta.
Dopo un lungo silenzio è tornato Sclavi ed è stato un piacere.
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