Nathan Never Generazioni N° : 1
Hell City Blues
Soggetto: Antonio Serra
Sceneggiatura: Giovanni Eccher
Disegni e Copertina: Alessandro Russo
Periodicità: mensile
uscita: 26/05/2018
Prezzo: 3,90€
Corre l'anno 1963. Dopo dieci anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Città di San Angeles è un posto non proprio semplice dove vivere. Le innovazioni tecnologiche agevolano la vita terrena, antigravità e forni a microonde, e la Chiesa della Divina Presenza, che vede il suo maggiore esponente in Aristotele Skotos, quella spirituale.
Nathan Never è un ex poliziotto che non si è voluto piegare alla corruzione dilagante e, per tirare a campare, ora lavora per la dimessa agenzia privata Alfa. La svolta sembra avvenire quando Aristotele Skotos, che proprio una brava persona non è, ne richiede i servigi al proprietario, Edward Reiser. La missione sembra semplice, trovare un uomo, Sigmund Baginov, fuggito dai ranghi della sua Chiesa con importanti segreti.
Riuscirà Never a trovarlo prima che il serial killer Ned Mace vi metta le mani sopra?
Ho comprato un fumetto doppio e mi pareva brutto farmi ridare i soldi dell'edicolante, per questo le mie manone si sono posate, dopo tanti anni, su questa declinazione in salsa Antonio Serra di Nathan Never. Generazioni è l'ultima delle tre esalogie su what if Nathan Never, ognuna ideata da ciascuno dei Tre Sardi originali. Le altre non le ho lette.
Probabilmente Serra, è molto impegnato e, quindi, ha delegato lo sviluppo della storia a Giovanni Eccher: il primo ha messo il soggetto, il secondo la sceneggiatura. Il tutto ha un problema: non è Nathan Never. Non lo è non per l'ambientazione, non lo è non per la rappresentazione grafica enormemente distante da quelli di "quel" Castellini originale, non lo è perché se sostituissi i nomi ai volti potrebbe essere qualunque altro fumetto in circolazione. Potrebbe essere Dylan Dog, potrebbe essere Tex, potrebbe essere Kira di Death Note: potrebbe essere chiunque. Capisco il what if, ma non capisco perché non caratterizzare meglio i protagonisti, al di fuori di pochi stereotipi.
Il disegno, per me, nonostante si ispiri alle opere di Will Eisner, è atroce. Sembra che Russo abbia disegnato con il colore bianco, andando a coprire il nero di una tavola. Che si opera manuale o di disegno digitale, in pratica, sembra di vedere il negativo di qualcosa. I disegni mi risultano confusi, eccessivamente liquidi.
Ai bei tempi avevo già letto dei puri noir dedicati a Nathan Never. Quelle erano storie con un significato. Questa lascia il tempo che trova togliendo personalità al protagonista ed a chi gli gira attorno.
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