Orfani: Ringo N° 11
Death metal
Soggetto e Sceneggiatura Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo
Disegni Giancarlo Olivares
Copertina Emiliano Mammucari
Colori Alessia Pastorello
Periodicità: mensile
Uscita: 14/08/2015
La galleria del San Gottardo l'ultimo, buio, ostacolo davanti Nuè, Ringo e Rosa per poter sperare in un futuro di salvezza. Dietro di loro i Corvi della Juric che vogliono le teste dei fuggitivi, su tutte quella di Ringo.
Anche ne buio della galleria, però, l'uomo ha imparato a sopravvivere dopo la catastrofe. Guidati da un bambino saltato fuori dalle ombre i tre si imbattono in una comunità che riesce a vivere in questo luogo inospitale. Peccato che i Corvi non abbiano intenzione di lasciar sopravvivere nessuno. La lotta tre loro e Ringo sarà all'ultimo sangue e non è detto che l'umanità riesca a battere la macchina.
Siamo al penultimo capitolo e come dalla parte dei buoni iniziano ad esserci perdite anche da quella dei cattivi non si può essere da meno. La morte di Seba, nel numero scorso, ha ridotto il gruppo di Ringo, ma ne ha aumentato la determinazione a raggiungere il loro obiettivo, Recchioni e Uzzeo si coordinano per darci un numero 11 ricco di azione e sentimento, che sia vendetta, amore, sofferenza od amicizia. La battaglia tra i ribelli ed i Corvi, per quanto sia lunga nel numero, ma breve nella saga, è dinamica e ricca di sorprese. Come una sorpresa è il jolly finale che gli autori permettono alla Juric di estrarre dal cilindro.
Dinamica nella quale è stato prezioso il debutto di Olivares. I suoi disegni curati, nel mecha come nei personaggi, e la decisioni di caricaturizzare alcune espressioni di Rosa e Nuè ci permettono di avvicinarci, inconsapevoli, ai momenti tristi e crudeli a cuor leggero per poi rimanerne più colpiti.
I colori di Alessia Pastorello sottolineano i vari momenti narrativi: un mix di rosso e blu ci immerge nella battaglia, riflessi di un giallo malato ci guidano lungo il tunnel, il caldo rosso dei fuochi ci accoglie nell'accampamento. Alla fine dei due anni, per alcuni, queste scelte potrebbero essere fin troppo ovvie e ripetitive, ma perseguono un obiettivo e tracciano uno stile.
Come in pochi albi precedenti ci si sente stretti nel Formato Bonelli. Alcune scene avrebbero giovato di vignette più grandi, che troveranno nel cartonato in libreria.
Penultimo e poi si chiude.
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