Speciale Dylan Dog N° 30
La fine è il mio inizio
Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Giulio Camagni
Copertina: Massimo Carnevale
Uscita: 21/09/2016
Periodicità: annuale
Dylan Dog è invecchiato. Sua è la responsabilità di aver dato il via all'invasione dei morti viventi, quando non ha ucciso il paziente zero: Groucho.
L'ex Indagatore dell'Incubo ora vive in una Londra ricostruita dal misterioso Werner in un'oasi per Immemori, coloro che han deciso di assumere sostanze che permettono loro di dimenticare il loro passato. Ma qualcuno decide di smettere di assumerle, Herbert, ed a ricordare il suo passato, anche se in modo confuso. Dylan sarà tentato di seguirlo e di fuggire dall'oasi per tornare dalle persone che ha lasciato. Ma quale sarà l'illusione? E la realtà?
Quando si parla di Speciale è questo che intendo. Una storia fuori dagli schemi che porti qualcosa di nuovo al personaggio di cui si occupa. In questo caso, da anni, Bilotta, col la saga del Pianeta dei Morti, ci sta proponendo degli ottimi lavoro. Tra Color Fest, volume Bao, speciali e tutto il resto sta creando una mitologia per un vecchio Dylan (starà seguendo l'idea nota da Old Man Logan?). Riappaiono vecchi personaggi, assumono nomi nuovi e nuovi ruoli, ma alla fine tutti riconosciamo l'ambiente in cui veniamo portati dalla nostra immaginazione. La storia, quest'anno, però, è un po' più lenta del solito. Pare che l'autore abbia inserito un po' troppo angoli delle spiegazione, a volte leggermente ridondanti, e lasciato troppe domande, che magari sarebbe stato meglio chiarire subito, senza risposta. Alcuni colpi di scena sono telefonati (davvero non avevate capito chi era Herbert?), ma, tuttavia, l'avventura dell'Old Boy rimane piacevole. Certo, col prossimo episodio ci aspettiamo i fuochi d'artificio.
Ai disegni Camagni. L'artista porta a casa un lavoro onesto, ma senza punte d'eccellenza. Tende troppo a modificare i lineamenti dei protagonisti, come se, a volte, si dimenticasse che sono tutti ultra cinquantenni e li ritragga da trentenni. A parte questa sensazione di disagio che coglie alla sprovvista, alla fine, il lavoro del disegnatore si apprezza.
La copertina di Carnevale è bella, ma, forse, un pelo sotto le sue opere migliori.
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