Dylan Dog N° 372
Il bianco e il nero
Soggetto e Sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Corrado Roi
Copertina: Gigi Cavenago
Periodicità mensile
uscita 29/08/2017
Prezzo 3.50€
Macchie nere si formano su ogni oggetto o persona su cui si posano gli occhi di Dylan Dog. Solo lui riesce a vederle. Le macchie si espandono talmente tanto che, alla fine, l'Indagatore dell'Incubo è circondato dal nero assoluto. Qui vi trova un suo vecchio avversario: l'Uomo Nero.
Prendete un corto. Allungatelo e fatene un film. A volte viene bene, spesso no. Pixelsè l'esempio di un qualcosa di simpatico, ma che non è finito bene.
Il bianco e il nero di Paola Barbato segue lo stesso percorso. Nasce come corto di ventiquattro pagine (o qualcosa del genere) su una di quelle collane uscite con la Gazzetta dello Sport e diventa un albo di novantotto. Ormai si sa, Barbato ha perso il tocco. Aveva nella sua faretra un certo numero di frecce, le migliori, innegabilmente ottime storie, le ha sparate all'inizio della sua carriera. Ora vive di rendita su ciò che ha realizzato nel passato. Ormai è difficile che ci offra qualcosa d'effetto. Questa indagine sulle paure (di buoni e cattivi, che qui sono solo un punto di vista) si rivela decisamente banale e stancante.
Come spesso accade in casa Bonelli, a salvare la baracca interviene il disegnatore forte e carismatico. Corrado Roi è, innegabilmente, il maestro delle ombre e dei neri. Come bilancia lui le ombre nessuno. Anche se passano gli anni per tutti, il suo tratto rimane affascinate e piacevole. Riesce a dare qualcosa in più a questa storia debole.
La copertina di Cavenago è decisamente interessante ed aggressiva. Ottima.
La colpa della pubblicazione di queste storie inutili è del curatore della serie che non riesce a dare omogeneità del suo progetto. Hai riportato l'attenzione, per tre pagine, su John Ghost nel numero scorso? Porta avanti il tuo progetto: siamo fermi da due anni. Ovviamente del rapporto con Rania, anche questo mese, non si fa parola, così come del rapporto tra Rania e Carpenter.
Se, in più, ti è piaciuto un film come Babadook e ne vai orgoglioso, beh, hai dei problemi.
Giro a vuoto.
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