Dylan Dog N° : 385
Perderai la testa
Soggetto e Sceneggiatura: Barbara Baraldi
Disegni: Emiliano Tanzillo
Copertina: Gigi Cavenago
Periodicità: mensile
uscita: 29/09/2018
Prezzo: 3.50€
Dopo un serata romantica, non andata troppo bene per la verità, cosa c'è di meglio di risvegliarsi in un baule di una macchina di lusso, legato, senza sapere come sia successo? Se, poi, ci si risveglia a Parigi, legati ad una sedia, in compagnia di sconosciuti cosa si può volere di più? Probabilmente un'indagine. Un'indagine che sembra avere la sua origine ala momento della decapitazione di Maria Antonietta e ripercussioni su alcune donne, con indosso gioielli vistosi, di stanza a Parigi.
Barbara Baraldi, Mirandola e non si scrive l'età di una signora, torna alla guida di una storia della serie regolare di Dylan Dog, credo la sua quinta. Non lo so, non riesco ad inquadrarla, forse perché ha la sfortuna di essere stata letta dopo il 13 di Mercurio Loi, ma la storia non mi ha colpito in modo particolare. Sì, è una storia di fantasmi, ma con la stessa dinamica di tante altre e con qualche spiegone di troppo tanto per riempire le pagine (era necessaria tutta la tiritera sul furto della Gioconda? Perché quel personaggio femminile avrebbe dovuto essere lì in quel momento? Onestamente non me lo spiego). Una storia che serve da cuscinetto in attesa di novembre 2018 quando, dopo Lucca, uscirà il primo capitolo della saga della Meteora (tanto attesa da Recchioni) e che viene utile per mettere lì un paio di pulci nelle orecchie al lettore ed introdurre un nuovo nemico (probabilmente ricorrente) per Dylan. Anche lì: si era capito non c'era bisogno di sottolinearlo in quel modo nelle fasi finali dell'avventura. Limitata la fantasia, non so quanto per colpa sua o per scelte redazionali, nei nomi dei coprotagonisti e nella caratterizzazione della spalla di Sophie.
Emiliano Tanzillo, appartenente alla scuola romana dei fumettisti, torna su Dylan Dog dopo l'esordio sulla serie regolare con Miseria e Crudeltà. Già all'epoca si era distinto per un tratto netto e preciso, molto realistico. Qui si supera nel ricopiare gli edifici parigini nei minimi dettaglia, nel trasmettere l'orrore con tratti semplici e decisi. Mi perde un po' nelle pagine in tonalità di grigio, quelle dei ricordi, ma è un peccato veniale. L'altra volta aveva esaltato la bellezza di Rania, qui Sophie è la sua nuova musa.
Un numero interlocutorio, che presenta nuovi personaggi gettando qualche amo al lettore. Come sempre, valorizzato dalla copertina di Cavenago che riesce a racchiudere in un'unica immagine tutto il senso della storia. Bravò.
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