domenica 1 gennaio 2017

Martin Mystère Le Nuove Avventure a Colori N°2

Martin Mystère Le Nuove Avventure a Colori N°2 

L'elmo di Scipio

Soggetto: I "Mysteriani" 
Sceneggiatura: I "Mysteriani" 
Disegni: Alfredo Orlandi 

Copertina: Lucio Filippucci 

Colori: Daniele Rudoni e Elisa Sguanci 
 
Periodicità: mensile 
uscita 06/12/2016 

L'elmo di Scipio è stato ritrovato da Martin all'interno del bozzetto del dipinto di Leonardo da Vinci La battaglia di Anghiari. Per indagare sull'origine del reperto, però, il giovane trafugatore di tesori, deve recarsi a Torino e sottoporlo ad alcuni test specifici. 
Purtroppo, ovviamente, non è il solo ad essere interessato alla misteriosa origine del manufatto. Sulle sue tracce si muove un gruppo di nazisti fanatici, non quelli della Luisiana, disposti a tutto per entrarne in possesso. Il loro scopo? Porre fine all'esistenza del genere umano.

La nuova concezione di Martin Mystère, ex Detective dell'Impossibile, è interessante. Il personaggio viene rivisitato, svecchiato e rimesso in pista accanto ad un altro contemporaneo, Max, che ha le funzioni del vecchio Java, ma con in più il dono della parola.
Purtroppo, dietro a questo ringiovanimento ci sono non proprio delle cime del fumetto di casa Bonelli: Gualdoni su tutti e Cajelli che lo segue. Ragazzi di buone prospettive, acculturati, ma che tendono a perdersi in un bicchiere d'acqua. Un esempio? La Spada nella roccia. Era già presente nelle prime pagine dell'albo, in quella specie di Area 51 in cui viene torturato il gitano. Com'è che devono andare a sfossare quella di San Galgano? La voglia di strafare ha tradito in primis Alfredo Orlandi, a ruota chi ha scritto per lui e chi non ha controllato il prodotto finale.
La storia. Urka che originalità! Nazisti Vampiri e gitani lupi mannari. Urka! Il tutto, però, scorrevole e con qualche spunto interessante. Su tutti l'ambientazione italiana.
Qui entra in gioco il lavori di preparazione del buon Artusi, che ha disegnato tutta la serie per dare una "regia" uniforme a tutti i disegnatori che si alternano sulle pagine di questa collana. Orlandi mantiene, infatti, lo stile già visto nel primo numero e mette in mostra, allo stesso tempo, ottime doti grafiche.

Continuo ad avere un piccolo moto di avversione, all'apertura dell'albo, ma che, poi, si allevia, alla visione dello stile di colorazione scelto: decisamente piatto. Però. Questa è l'impronta e per dodici numeri si può anche sopportare.

Vengono rimesse in gioco tante situazioni viste nell'originale (lo stesso Jaspar, che più non trova spazio da anni) e si spera che le eccessive strizzate d'occhio ai vecchi lettori ed ai lettori vecchi non rendano ciechi gli autori.

Per ora si va avanti.

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