Dylan Dog N° 349
La morta non dimentica
Soggetto e Sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Bruno Brindisi
Copertina: Angelo Stano
Periodicità: mensile
Uscita: 29/09/2015
Direttamente dal paesino in cui si sono ritirati in pensione, Block e Jenkins si presentano, formali, alla porta dell'Indagatore dell'Incubo. Qualcosa di strano sta succedendo in una casa a pochi passa dalla loro: un uomo, del quale entrambi hanno partecipato al funerale , è stato visto seduto in casa sua.
Stranamente anche a Londra, l'Ispettore Carpenter, sta avendo a che fare con dei manichini che se ne vanno in giro per la città. Questi manichini sembrano essere dei cadaveri eviscerati ed impagliati, lasciati in giro come messaggio per qualcuno. Che quel qualcuno sia proprio Dylan Dog? E che quel messaggio, all'apparenza sempre più personale, sia opera di una sua vecchia conoscenza impossibilitata a morire? Che ci sia Nora Cuthbert dietro a questo evento eccezionale?
Tornano Nora e Gus, quindi vi dovete andare a rileggere (a meno che non abbiate una gran buona memoria) il numero 338 della serie regolare di Dylan Dog, per fare un po' il punto della situazione. Paola Barbato, già autrice della sceneggiatura dove sono apparse queste buonanime immortali per colpa dell'Old Boy, sfrutta pienamente, per la prima volta, la continuity. Dopo tanti anni, tornano dei personaggi che sembrano avere la possibilità di divenire ricorrenti. Nora e Gus sono una coppia psicopatica, ridotta senza ragione dalla condizione in cui sono costretti e con il solo obiettivo di tornare ad incrociare la strada di chi li ha ridotti così. La narrazione è abbastanza faticosa. A volte accelera, a volte rallenta, sopratutto quando ti chiede di ricordare cosa sia successo un anno fa. Il mio consiglio è quello di trovare una mezz'ora e ripassare prima Mai più, Ispettore Bloch e poi dedicarsi alla lettura del nuovo albo acquistato in edicola. I meccanismi narrati della Barbato risulteranno più chiari e fluidi.
Ai disegni Bruno Brindisi. Non lo so, accidenti. A volte mi piace, a volte no. Alcune pagine dici wow, in altre ti limiti ad oh. Caratterizza bene i personaggi, offre citazioni da altri mondi narrativ, dona a Nora l'aspetto di una giovane Madonna Ciccone, si esalta nelle scene semi-splatter (visto che, per forza di cose, di sangue ce ne è poco), ma ogni tanto si perde. A volte, nella ricerca di nitidezza dell'immagine, col tratto sottile, tende a creare l'effetto opposto ed a confondere l'occhio di chi legge.
La copertina di Stano, tendenzialmente dominata da ombre e colori scuri, perde di luminosità anche per la scelta del posizionamento del titolo. Se sapete da 349 numeri che la banda del titolo sarà a quell'altezza: non metteteci tutti quei dettagli sotto. Il cuore sul tavolino quasi sparisce, le gambe di Nora praticamente mozzate. Si stringe di meno l'inquadratura e si guadagna in godibilità dell'immagine, a mio modesto parere.
Il mese prossimo è il momento del numero 350, full color. Disegni e storia saranno di Carlo Ambrosini che nella sua ultima uscita tutta a colori su Orfani: Ringo non mi ha convinto per niente. Speriamo che quel numero, per lui e per Bonelli, sia stata un buona palestra e che entrambi sappiano stupirci con scelte coraggiose e coinvolgenti.
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