Nathan Never n. 239, mensile
I pretoriani
Soggetto e sceneggiatura: Bepi Vigna
Disegni: Germano Bonazzi
Copertina: Roberto De Angelis
La Terra sta cercando di risolvere definitivamente i problemi causati dalla caduta di Urania e l'assassinio del presidente della più importante società edile della Città non sembra aiutare ad andare in questa direzione. La svolta arriva grazie alla Imperium Enterprise impresa in ascesa costante dal giorno della sua fondazione su Marte. Il suo proprietario, Atticus Kane, nativo marziano, cittadino terrestre e sposato di fresco con una stella del cinema, è riuscito ad assicurarsi quasi tutti gli appalti. Qualche sospetto sulla possibile irregolarità delle gare viene ad un giovane procuratore distrettuale che assume l'Agenzia Alfa per indagare. Qualche sospetto di irregolarità, non supportato, da prove evidenti viene a galla. L'agenzia sta per abbandonare il caso quando il procuratore cade vittima di un misterioso incidente stradale. L'investigazione procede, incontrando molti rallentamenti politici.
Intanto su Marte Scipio diventa il numero uno dei Pretoriani e nel suo discorso di insediamento da voce ai mugugni della maggior parte dei marziani. E' giunto il momento di espandersi ed annettere sotto il controllo del pianeta rosso le stazioni orbitali e la Terra.
E' la prima storia che getta le basi per la saga della Guerra dei Mondi, arco narrativo che coprirà almeno un anno di pubblicazioni della testata. Ce l'hanno menata per tanto tempo ed è cominciata. Finalmente. Abbiamo sopportato storie inutili, svogliate e, ancor peggio, buttate li per dare agli autori la possibilità di lavorare con tranquillità a 15/16 storie rivoluzionarie ed innovative che potranno cambiare il corso di una collana quasi ventennale.
Come autore per dare il via a tutto, per gettare le basi, le fondamenta della narrazione si è scelto Bepi Vigna, uno dei tre sardi che nel 1991 ha dato vita a Nathan Never. La storia è scritta bene, scorre , informa, mette li tanti indizi ed un po' di carne al fuoco. Per ora il fatto che le prime dieci pagine siano scontate, che gli intrallazzi di potere siano ovvi e che il gossip del secolo sia di facciata ce lo si lascia alle spalle senza troppi problemi, ma potrebbe tornare ad essere un'arma di critica col passare dei mesi. L'evidenza di voler mettere in difficoltà, isolare, l'Agenzia Alfa è tale da far ben sperare e, ancora meglio, mette a disagio il lettore che non sa se credere che avverranno evoluzioni epocali o non sperarlo per non rimanere deluso.
Dello stile di Bonazzi non si può che parlare bene ed apprezzarlo. Forme, dettagli, mecha, ritmo tutto curato come al solito. Non delude mai.
Buona la prima, con riserva che deriva dall'ultimo anno e mezzo di esperienza.
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