Dylan Dog n°: 324
L'odio non muore mai
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Giancarlo Alessandrini
Copertina: Angelo Stano
Starmouth. Britannia. Costa meridionale. Qui Dylan Dog si trova intrappolato in una bara d'acciaio senza la possibilità di uscirne. Il problema è ricordare come tutto ha avuto inizio. Ripercorrendo il filo dei ricordi ecco che gli sovviene alla mente quella ragazza mora che lo ha assunto, manifestazioni di una nebbia misteriosa, un'anziana donna con dei segreti e delle persone scomparse misteriosamente.
La situazione è critica, forse senza una via di scampo.
Con questo numero si chiude in ciclo per Dylan Dog. Si chiude con tale decisione da riportare a scrivere sulle pagine dell'albo anche Tiziano Sclavi. Certo non a scrivere una storia per la sua creatura, ma per fare un grosso in bocca al lupo al nuovo e giovane curatore della serie: Roberto Recchioni. Sclavi ci annuncia che qualcosa cambierà nella statica routine dell'inquilino di Craven Road numero 7. I cambiamenti non saranno solo per lui, ma anche per i comprimari a partire dallo stesso Bloch.
Si conclude, quindi, questo primo arco della vita dell'Indagatore dell'incubo e con Settembre 2013 ci sarà un reboot, come da tradizione delle case editrici americane e come già sperimentato dalla stessa Bonelli con Nathan Never.
Si conclude con questo albo che non è che sia tra i migliori dell'anno. Seppure disegnato con precisione e pulizia dal sempre bravo Giancarlo Alessandrini, di ritorno su queste pagine dopo tanto tanto tempo, la storia imbastita da Mignacco è lenta e pesante. Passaggi inutili si affastellano l'uno sull'altro, spiegazioni non richieste allungano il brodo di un albo che avrebbe potuto benissimo essere una storia breve e che invece è entrato a far parte della serie regolare.
L'ultima copertina fedele al vecchio corso di Angelo Stano è come spesso intensa ed evocativa. Un pregio per l'albo.
Tutto sommato è un bene che la Bonelli abbia deciso di cambiare corso ad uno dei suoi personaggi di punta. La situazione stagnava da parecchio tempo. Diamo fiducia al Rrobe e speriamo che la sua visione del figlio prediletto di Tiziano Sclavi ce ne restituisca una figura convincente in avventure di qualità.
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