lunedì 30 luglio 2018

Dylan Dog - Profondo nero

Dylan Dog N° : 383
Profondo nero
 
Soggetto: Dario Argento 

Sceneggiatura: Dario Argento, Stefano Piani 

Disegni: Corrado Roi 

Copertina: Gigi Cavenago 
  
Periodicità: mensile 
uscita: 28/07/2018 
Prezzo: 3.50€

Un problema con il suo vecchio Maggiolino costringe Dylan Dog ad una passeggiata fuori programma. La coincidenza vuole che venga riconosciuto da una giovane gallerista che espone foto BSDM, da lei scattata ad una misteriosa modella di nome Lais. La donna inizia ad apparire all'Indagatore dell'Incubo come un fantasma, per guidarlo su una pista misteriosa. Un strada che lo condurrà ad entrare in contatto con i segreti di una nobile famiglia inglese.

Era attesa. Da mesi non si parlava di altro. Finalmente è arrivato e, complice lo slittamento della data di uscita del numero 12 di Mercurio Loi, è balzato in testa alle cose da leggere di questo mese di luglio 2018: il Dylan Dog scritto da Dario Argento e da lui sceneggiato in tandem con Stefano Piani, suo collaboratore di antica data.

Ci si accorge subito di avere qualcosa di diverso tra le mani. Anche solo fosse per la copertina con il suo effetto metallico e lucido. L'illustrazione di Gigi Cavenago si ritrova, così, a beneficiare di due livelli di profondità distinti. Il primo generato dall'immagine di Dylan e dalle scritte, il secondo dalla sfondo onirico dominato dalla schiena ferita di Lais. Cavenago, come copertinista di Dylan Dog, si è da, quasi, subito guadagnato il rispetto dei lettori, ma, qui, oltre a lui sarebbe da menzionare anche lo stampatore. A beneficiare del lavoro è stata anche la copertina del Color Fest, in quarta, dedicato all'incontro tra Dylan Dog ed i protagonisti di Creepy Past.

Dentro assistiamo ai disegni del solo illustratore italiano che avrebbe potuto mettere le mani su una storia come questa: Corrado Roi. Il disegnatore di Laveno Mombello, classe 1958, è alla sua ennesima esperienza con il residente, in affitto, di Craven Road numero 7. La sceneggiatura di Argento/Piani gli mette a disposizione un vasto ventaglio di occasioni per mettere in risalto la sua arte. Oltre a Dylan, Groucho, Rania e Carpenter (per poche vignette) abbiamo l'occasione di vedere in azione un vasto panorama femminile. Ovviamente tutte le donne sono caratterizzate con il canone di Corrado Roi, ma ognuna di loro mantiene i suoi tratti distintivi, fossero anche solo presenti in poche vignette. Il taglio narrativo degli sceneggiatori ha permesso a Roi di impostare le vignette con un ritmo variabile, offrendo al lettore accelerazioni e rallentamenti, molto apprezzati. Non si è caduti, fortunatamente, in quegli eccessi di nero che avrebbero reso illeggibile la storia.

Veniamo alla sceneggiatura.
Dario Argento è stato un regista che ha dato il suo meglio con i film prodotti e diretti sul finire degli anni '70 e negli anni '90 del secolo scorso. E' inutile nascondere come per il ventennio successivo si sia trascinato, non solo per colpa sua, e come ci abbia offerto delusioni importanti (come il Cartaio), ma anche, ancora, qualche colpo interessante (Non ho sonno su tutti, La Terza Madre in parte).
Ora, alla vigilia degli ottanta anni, ha incontrato un suo figlio (illegittimo). Sclavi, nei primi anni, non ha mai nascosto di essersi ispirato alle atmosfere dei suoi film per ambientare le avventure di questo vegetariano, astemio, londinese. Ora il, virtuale, cerchio si è chiuso. Non riesco a capire quanto di Piani ci sia nella sceneggiatura passata Roi e quanto di Argento. Il soggetto, in ogni caso, è coinvolgente e sfrutta una delle doti nascoste del nostro, tanto cara a Madame Trelkovski. Grazie a questo incipit l'avventura tiene sul filo il lettore. Filo che, però, sul finale viene un po' spezzato da un "male" intrinseco del mezzo: il fumetto non mente, sia già quanto dura un'emozione. Sai, quando lo acquisti, che ha un determinato numero di pagine e sai, quindi, se sei un lettore (libri o fumetti poco importa il mezzo) che se ci sono troppo pagine ancora da leggere che qualcosa deve ancora succedere.
Tolta questa tara, però, non si possono fare che i complimenti a Dario Argento, per essersi messo in gioco per quindici mesi sulla creatura di Tiziano Sclavi, a Stefano Piani, per aver sviluppato il soggetto come sceneggiatura e per aver convinto il Maestro a scrivere per Dylan, a Corrado Roi, per avere reso al meglio graficamente il progetto, a Roberto Recchioni, per aver, immagino, convinto tutti a lavorare per questo obiettivo, ed alla Sergio Bonelli per aver permesso ai suoi lettori di poter leggere, nella serie regolare, un numero che rimarrà nella storia del fumetto italiano.

Quando ancora i blog non esistevano, quando già leggevo Dylan Dog, quando Dario Argento era più giovane, già avevo pensato che il binomio Dog/Argento sarebbe stato perfetto per una serie tv di episodi tratti dagli albi dell'Old Boy. Purtroppo la televisione italiana, pubblica e privata, non è pronta per esperimenti del genere (vedi i vari fallimenti di portare su schermo Diabolik). Si punta alla prima serata per famiglie, investimenti pubblicitari ed un successo sicuro. Speriamo che le nuove piattaforme digitali rispolverino l'idea e ci offrano un Dylan Dog su celluloide.

Questo albo potrebbe essere un buon viatico.

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