Martin Mystère n. 325, bimestrale
Voci dal passato
Soggetto e sceneggiatura: Alfredo Castelli
Disegni: Giulio Camagni
Copertina: Giancarlo Alessandrini
Una busta chiusa. Un cd misterioso. La voce del padre di Martin incisa sopra. Questa sequenza di eventi porta il BVZM ad intraprendere con la memoria un nostalgico viaggio all’indietro nel tempo. Martin, con l'aiuto del fido Java e la compagnia di Diana, si getta sulle tracce lasciate da suo padre prima di morire. L'indagine lo porterà a scoprire l'esistenza di un oggetto impossibile grazia al quale, già dai tempi di Ipazia, si sarebbero potute preservare testimonianze della storia passata, senza l'utilizzo di testi scritti od immagini. La sua ricerca oltre a portare alla luce nuovi dettagli del passato del padre e della sua collaborazione con gli Uomini in Nero porrà l'attenzione di Martin Mystère su un geniale studioso del XVII secolo: Athanasius Kircher.
La parte positiva di questo albo? L'inseguimento in macchina, stile Transporter, a metà albo.
La parte negativa? Tutto il resto. Capisco l'esigenza di Castelli di porre basi per nuovi spunti narrativi per sè e per gli altri autori dell'albo bimestrale di casa Bonelli, ma, stavolta, ha voluto strafare. A me piacciono i fumetti dal testo denso. Ammetto che Watchman è da anni su una mensola e non l'ho ancora letto, ma solo perché non ho ancora trovato come dedicargli il tempo che merita. Questo albo, però, risulta eccessivamente verboso, persino per un prolisso logorroico come la buonanima di Alfredo Castelli. Tante parole, tanti concetti ripetuti più volte, come per riempire buchi di sceneggiatura, che affossano una trama creata su un oggetto altamente improbabile costruito nell'antica Grecia. Castelli sembra non ritrovarsi con i personaggi che ha creato 30 anni fa. Martin, come detto, persino troppo verboso, Java un inutile comparsa, Diana una petulante rompiballe (come agli albori), un contorno di situazioni poco chiare (un personaggio telefona a Martin ammettendo di non sapere perché lo ha fatto, il massimo) e degli Uomini in Nero eccessivamente svagati.
La scelta del disegnatore peggiora, se possibile, la situazione. Camagni ha una tecnica sua. Graffiata, anticata, vecchio stile. Accostare il suo tratto ad un testo così pesante di Castelli non fa altro che appesantire ulteriormente un albo. Disegnatore di lungo corso sulla testa Bonelli Napoleone, seria nata dalla fantasia di Carlo Ambrosini, ha un tratto molto realistico. Sinceramente lo stile del disegno utilizzato e l'eccessiva inconcludenza delle storie, sono le ragioni del mio abbandono della lettura della serie investigativo onirica dedicata all'albergatore svizzero. Per la prima volta da tanti anni ho rivissuto la stessa sensazione di insulso spreco di tempo di quei momenti. Tanto affossante da permettermi di leggere poche tavole per volta e da farmi pensare, più e più volte, di abbandonare l'albo.
Data la trama era difficile anche realizzare una buona copertina. Se graficamente è impeccabile, come tutti i lavori di Alessandrini, mi rammarico dell'effimeratezza del soggetto che poco vuole dire.
Tanto scoramento non lo provavo dai numeri precedenti a La Guerra dei Mondi di Nathan Never. Il reboot della serie è stato un'ottima scusa per abbandonare le avventure dell'investigatore del futuro al loro destino. Spero, sinceramente, in un miglioramento qualitativo delle storie del BVZM, personaggio a cui sono molto affezionato, per non dover salutare anche lui.
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