New Orleans è il luogo ideale dove le creature non morte si ritrovano per vivere la loro non vita accanto agli esseri umani. Il tutto si svolge da anni senza problemi, ma l'omicidio di un respirante porta alla luce vecchi problemi. Dylan Dog, trasferitosi da Londra al quartiere di Hell's Kitchen, è, ormai, solo un investigatore privato che ha messo da parte la passione per l'incubo che viene chiamato dalla figlia della vittima per indagare sulla misteriosa morte di suo padre. Tra un ripensamento e l'altro, affrontando lupi mannari e vampiri, in cerca di vendetta, vedendo trasformarsi il suo socio Marcus in uno zombie, Dylan riesce a far luce nei meandri in cui la polizia non andrebbe mai a guardare. La chiave di volta è la scomparsa di un antico artefatto chiamato il cuore di Belial, che consente al suo padrone di ricreare il demone Belial e, controllandolo, uccidere qualunque creatura.
Cosa manca: il campanello che urla, il maggiolone bianco, Londra.
Cosa c'è: il look alla Dylan Dog, il clarinetto, il galeone, giuda ballerino, la sedia, lo scrittoio, la pistola.
Cosa si intravede: Bloch e Groucho.
Tirando le somme. Senza essere troppo protettivi nei confronti di un prodotto italiano che finalmente sbarca al cinema, con soldi americani perché gli italiani non ne hanno voluto sapere per vent'anni.
Dylan Dog è un film piacevole, che fa prendere qualche spavento allo spettatore, con qualche (diverse) battuta scontata, ma che del Dylan Dog fumetto italiano mantiene solo il nome ed il look. I Platinum Studios hanno acquistato i diritti dalla Sergio Bonelli Editore ed hanno fatto del personaggio quello che volevano. Bonelli non è stato in grado, messo in condizione, reso interessato, scegliete voi, di proteggere la creatura di Tiziano Sclavi come la Marvel o la DC con i suoi figli. Ne è uscito un prodotto per le sale americane nel quale si perde parte dell'introspezione dylandoghiana sul rapporto mostri/umani, su chi è veramente tale, e la si lascia a qualche dialogo disseminato lungo la pellicola.
L'assenza di Groucho è compensata dalla presenza di Marcus. So bene che non è la stessa cosa, ma, oltre al fatto che i diritti per portare sullo schermo l'assistente originale sarebbero costati un patrimonio, la scelta non è stata del tutto insensata. Si è attribuita al personaggio parte della carica comica di Groucho, ma anche la capacità di costruire un dialogo di senso compiuto.
L'assenza del maggiolone bianco è dovuta al fatto che la Disney detiene i diritti in esclusiva per l'utilizzo di qual tipo di vettura sul grande schermo. Ammetto di non essere riuscito a leggere la targa del veicolo durante la proiezione, penso che dovrò stare più attento la prossima volta.
Oltre a Groucho è assente anche Bloch, l'ispettore di New Scotland Yard, amico di Dylan. All'inizio ho scritto che si intravedevano, nel senso che è presente una fotografia sulla scrivania di Dylan nella quale lui e la sua ragazza Cassandra sono travestiti l'uno da Groucho e l'altra da Bloch. Un piccolo omaggio ai due storici personaggi, come lungo il film ve ne saranno sia per Bonelli che per Tiziano Sclavi.
Per quanto riguarda l'impianto vero del film. Riscontriamo la presenza di caratteristi di buon spessore del cinema americano, come Peter Stormare un caricaturale padrino della mafia dei lupi mannari, e Taye Diggs, classico spacciatore di colore vampirico. Notiamo una presenza dal mondo del wrestling, che ormai sempre più fa capolino nel cinema, Kurt Angle, licantropo facilmente alterabile. La protagonista femminile è la bionda, bassa ed atletica Anita Briem, che ben si inserisce nel cast. Completa il quadro il protagonista Brendon "Clark Kent" Routh, che porta sullo schermo molto dell'esperienza che lo ha reso famoso al grande pubblico. Oltre ad espressioni ed atteggiamenti non mancano chili di muscoli in bella vista, che mancano al personaggio del fumetto. Tutto sommato una buona interpretazione, un ruolo affrontato con coraggio, sapendo di andare in contro ad un pubblico che si aspettava in quel ruolo solo e soltanto e solamente Rupert Everett.
Effetti speciali nella norma, con qualche caduta all'apparizione del primo licantropo e la realizzazione dell'artefatto, ma con qualche punta d'eccellenza, vedi Belial.
Kevin Munroe, alla seconda regia dopo TNMNT, si conferma alla regia di un comic movie di buon livello, con punte di paraculaggine nei confronti dei fan del fumetto per farsi perdonare le anomalie cinematografiche.
Ultima notazione. Solo a me sembra che la camicia di Dylan passi dal giusto rosso acceso allo strano color melanzana ogni tanto?
E' un film da vedere? Si, perché non è fatto male. Si, perché è un personaggio cult italiano che sbarca nel mondo della celluloide importante. Si, perché è divertente.
E' Dylan Dog? Ni, ma se faranno dei seguiti si impegneranno a migliorarlo. Diamo fiducia.
Titolo originale Dylan Dog: Dead of Night
Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 2010
Durata 110 min
Genere Horror, Azione
Regia Kevin Munroe
Soggetto Tiziano Sclavi
Sceneggiatura Thomas Dean Donnelly Joshua Oppenheimer
Produttore Gilbert Adler Scott Mitchell Rosenberg
Produttore esecutivo Kevin Munroe
Casa di produzione Hyde Park Films Long Distance Films Platinum Studios
Distribuzione (Italia) Moviemax
Fotografia Geoffrey Hall
Montaggio Paul Hirsch
Musiche Klaus Badelt
Scenografia Raymond Pumilia
Costumi Caroline Eselin
Interpreti e personaggi
Brandon Routh: Dylan Dog
Peter Stormare: Gabriel
Anita Briem: Elizabeth Ryan
Sam Huntington: Marcus
Taye Diggs: Vargas
Kurt Angle: Wolfgang
Brian Steele: Zombi tatuato
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