Sono ormai passate un paio di settimane da quando, in edicola, ha fatto la sua comparsa la Collezione Storica a Colori di Dylan Dog. Il gruppo L'Espresso, tramite le sue due pubblicazioni di punta La Repubblica e L'Espresso, sta tentando di replicare il successo ottenuto con la medesima operazione che aveva avuto come protagonisti Tex e Zagor. L'editore sta proponendo, ad un pubblico nuovo ed ai vecchi estimatori, il personaggio creato da Tiziano Sclavi in una nuova variante a colori ed in un maxi albo da circa trecento pagine.
Premessa: io non ho mai avuto tra le mani gli albi dedicati agli altri due personaggi Bonelli, ma so che entrambe le pubblicazioni hanno riscosso un enorme successo di pubblico. Il numero uno di Zagor sembra essere andato esaurito in pochissime ore dall'uscita in edicola, mi dicono. Il successo di Tex è stato tale che è andato ben oltre la numerazione programmata.
Approfondimento. Io ho tra le mani solo il numero 1 di questa raccolta di Dylan Dog. E quello che ho tra le mani non mi piace. Non mi piace per una serie di motivi. Il primo è proprio in copertina ed è l'illustrazione di Bruno Brindisi. Ritengo Brindisi un degno disegnatore delle avventure dell'Indagatore dell'Incubo (per il quale ha debuttato con Il Male) con un ottimo disegno realistico, per il quale ha portato a casa anche qualche premio. Il fatto è che non ce lo vedo come copertinista. L'immagine scelta per aprire questa nuova collana non ha l'impatto che una copertina deve avere. Non colpisce la fantasia, non intriga e non attira nemmeno l'occhio.
Aprendo l'albo ti accorgi di avere per le mani qualcosa realizzato con carta scadente. Mi ricorda quelle vecchie raccolte dedicate ai personaggi a fumetti (forse uscivano con Repubblica o con il Corriere della Sera, dovrei controllare nello scatolone in cui li ho messi) più di dieci anni fa. Allora ancora non c'era la cultura del fumetto come lettura, è anche grazie a pubblicazioni come quelle però che si è formata, e le storie disegnate venivano pubblicate su qualsiasi cosa che non fosse carta igienica, pur di spendere poco. Discorso che vale per le iniziative editoriali collegate a quotidiani o periodici, non certo a chi pubblicava fumetti per passione e professione. Tornando a monte. La carta scelta per questo albo lascia veramente perplessi. Sembra essere, appunto, una carta riciclata dalla stampa dei quotidiani: quella che rimane fuori dalla bobina principale e non sai che farci. La sensazione al tatto è fastidiosa e dissuasiva, peccato.
Iniziando a leggere ci si imbatte nei redazionali curati da Luca Raffaelli, Luca Crovi e Maurizio Colombo (nomi conosciuti nell'ambiente, Raffaelli in primis dalla mia generazione anche per il suo libro Le Anime disegnate) ed in una gustosa intervista a Tiziano Sclavi di Gianmaria Contro.
Poi si arriva al fumetto. Se sulla qualità delle tre storie contenute in questo numero 1, L’alba dei morti viventi, Jack Lo squartatore e Le notti della luna piena, nessuno potrebbe avere alcunché da ridire è l'aspetto grafico a sconcertare. Enormi bande bianche, sopra e sotto le vignette colorate, danno un immenso senso di vuoto, di spreco e di perdita al lettore. Lettore che, oltretutto, viene stordito da colori piatti e sgradevoli. Una quadricromia piatta che vi vanta di avere neri strabordanti ed il rosso della camicia di Dylan come faro nella nebbia. Sarebbe stato troppo aspettarsi un lavoro di alta qualità come quello iniziato sul Color Fest ufficiale di casa Bonelli, pubblicazione di cui peraltro io ho interrotto l'acquisto per l'inutilità delle storie presenti, ma trovarsi di fronte a una realizzazione qualitativamente mediocre anche per la Marvel in Italia degli anni '80 del secolo scorso è decisamente imbarazzante (forse erano stati più abili quelli de Il Messaggero a metà degli anni '90 ristampando a colori ed in formato originale il numero 1, e se non ricordo male, qualche altro albo, di Nathan Never).
Il paragone con le pubblicazioni Marvel come Le Grandi Saghe o Le Leggende Marvel, edite con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, è immediato. Gli albi di queste collane possono vantare una carta patinata di qualità elevata, colori brillanti e studiati per bene da veri professionisti, storie (anche per il classico formato americano) i cui disegni sono studiati per occupare tutta la pagina e tutto l'occhio del lettore. Il tutto a pochi Euro in più rispetto a questa proposta ridicola.
Massimo rispetto per chi ci ha provato, ma non riesco a porgere loro un plauso per il modo in cui hanno realizzato l'opera.
Apprezzo il nuovo corso di casa Bonelli, inaugurato negli ultimi anni di regno di Sergio e che sta proseguendo, col piede pigiato sull'acceleratore, con suo figlio al comando, di rinnovamento delle testate e monetizzazione dei diritti per tenere in piedi la baracca (non si spiega in altro modo il film di Dylan Dog con Brandon Ruth di qualche anno fa), ma a volte bisogna prendersi dei tempi maggiori per riflettere su quello che si sta facendo.
Il primo numero era in vendita a 1€. Questo è il valore, approssimato per eccesso, che potrebbe essere attribuito a tutti i volumi di questa saga. Non per le storie che contengono, ma per il modo in cui sono state proposte in questa Collezione Storica a Colori di Dylan Dog.
Probabilmente un'occasione per fare bene qualcosa andata sprecata .
Nessun commento:
Posta un commento