Maxi Dylan Dog 18, semestrale
Copertina: Angelo Stano
Effetti speciali
Soggetto e sceneggiatura: Andrea Cavaletto
Disegni: Luigi Piccatto
Il mondo del cinema è interessante e divertente, ma se sei uno stuntman può anche essere pericoloso. Quando diversi acrobati trovano la morte nei Pinewood Studios di Londra i loro amici superstiti assumono Dylan Dog per svelare il mistero dietro le loro dipartite. Mentre ad uno ad uno i suoi clienti muoiono, l'Old Boy, tenterà di fare chiarezza tra addetti alla computer grafica, vecchi stuntman stanchi ed il mistero del motociclista fantasma.
Andrea Cavaletto si ispira pesantemente al mondo del comics americano, citando ripetutamente Ghost Rider, ma riesce a scrivere una storia che spiazza il lettore troppo abituato a tirare conclusioni logiche. Il colpo di scena finale che svela il mistero legato alla misteriosa morte degli stuntman è un richiamo alla vecchia tradizione dylandoghiana, molto piacevole.
Questo 18° Maxi è tutto disegnato da Luigi Piccatto. Ogni storia si avvale dei suoi pennelli, matite, chine. A me il suo stile non dispiace, sarà perché è uno dei disegnatori storici della serie, anche se non si può certamente definire costante e preciso. Riesce, comunque, in questa storia nell'inusuale rappresentazione di una doppietta di Dylan in due facciate.
Il processo
Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe De Nardo
Disegni: Luigi Piccatto
Per una volta l'Indagatore dell'Incubo è assunto da un facoltoso avvocato. Il suo compito sarà quello di aiutare il professionista nello scagionare un uomo, il marito della sua assistente, dall'accusa di triplice omicidio. L'uomo, ricercatore genetico, è accusato di aver ucciso e decapitato tre suoi colleghi. Gli indizi portano tutti a lui, ma il quinto senso e mezzo del nostro pizzica forte ed accetta il caso per vederci chiaro. La verità, infatti, sarà molto più stupefacente di quanto Dylan possa mai sospettare.
Giuseppe De Nardo tocca un mondo nettamente meno etereo di quello di Cavaletto. La sua storia richiede una forte sospensione dell'incredulità, sia da parte dei protagonisti pronti ad accettare senza remore lo sviluppo della storia, che da parte del lettore. Una storia che sarebbe stata più a suo agio sulle pagine di Nathan Never, ma che con protagonista l'Indagatore dell'Incubo risulta essere ancora più interessante.
E' evidente che gli sceneggiatori hanno deciso di tirare matto Piccatto sottoponendogli soggetti i più diversi tra loro. Dopo una sceneggiatura con le radici nel piano etereo ecco prendere forma una soggetto che più materiale non può essere. Qui, però, vengono messi in evidenza i limiti del tratto del disegnatore astigiano. La richiesta di De Nardo di mettere in evidenza le mani dei protagonisti, purtroppo, mostra la caratteristica imprecisione del tratto di Piccatto nel chiudere le forme.
Le scarpe del morto
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Luigi Piccatto
Una ricca donna ultra centenaria si prepara per la sua dipartita. Chiama il suo avvocato e sistema le questioni riguardanti l'eredità e poi, stanca, si fa portare a letto dalla sua badante. Nella notte, effettivamente, ha luogo il decesso ed al funerale non va nessuno, se non l'avvocato e la badante stessa. Alla lettura del testamento la sorpresa: ai due nipoti vengono lasciati solo debiti mentre alla badante un paio di scarpe.
Da quel giorno la vita di tante donne cambia portandole alla morte. Ciò che è strano è che ogni cadavere femminile ritrovato risulta essere scalzo. Marito e figlia della prima vittima si rivolgono a Dylan Dog per far luce sui motivi della scomparsa della donna.
Giancarlo Marzano se la gioca a metà strada tre gli altri due autori del Maxi. Butta lì quella che sembra essere una storia di vita quotidiano con un elemento magico che non si capisce come possa esserlo fino a quando non fa la sua comparsa una vecchia amica di Dylan Dog. La storia è intrigante, curiosa e misteriosa fino al momento giusto. Quando si sbriglia corre ed appassiona ancora di più il lettore. Certo il finale in se, nel senso di colpo risolutore della storia, lascia un po' basiti, ma tant'è
Dopo avere sottoposto Piccatto alla tortura delle mani, nella storia precedente, eccolo alle prese con quella dei piedi. Un albo dedicato agli appassionati del fumetto feticisti con il disegnatore che si impegna a copiare da riviste di moda piedi e scarpe.
Che dire. Le storie sono tutte e tre belle ed intriganti. Sopratutto varie. I disegni di Piccatto non stancano, ma in una run così lunga mettono in evidenza i difetti dello stile del sessantenne disegnatore.
Il balenottero della prima metà dell'anno è piacevole ed è una buona, lunga, lettura. L'unico appunto è sulla carta: risulta essere abbastanza gialla. Speriamo sia solo una fase Bonelli così e che tutto si sistemi presto.
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